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Femmine scarse in matematica perché sono ansiose

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TheDarkSider:
Povere stelline, nonostante l'enorme mole di privilegi di cui godono per legge ( quote rosa, pensioni più alte a parità di contributi, divorzi a loro favore, ecc. ) queste femmine non riescono a competere lo stesso con gli uomini perché c'hanno l'ansia :lol:



http://27esimaora.corriere.it/articolo/ragazze-basta-complessi-sulla-matematica/#more-18962

Non è vero che la matematica non è roba da signorine. Il problema non sono i numeri, ma il modo in cui le ragazze approcciano radici quadrate, parentesi ed equazioni. È una questione di autostima. Insomma non un problema scolastico ma culturale.

Dopo anni di rilevazioni che mostravano, e tutt’ora mostrano, che le ragazze a 15 anni e anche dopo sono meno brave nelle materie scientifiche rispetto ai loro coetanei mentre li stracciano nella lettura e nelle materie umanistiche, i ricercatori dell’Ocse hanno deciso di vederci un po’ più chiaro e hanno indagato nell’ultimo rapporto Pisa-Ocse 2012 le cause di questi risultati così punitivi per le studentesse nelle materie scientifiche, matematica innanzitutto.

La risposta è di cinque lettere: si tratta dell’ansia.

Sì, l’istituto di Parigi ha dedicato nel terzo dei quattro volumi dedicati alla radiografia delle competenze dei quindicenni di tutto il mondo un capitolo all’ansia che impedisce, frena, blocca, paralizza soprattutto le ragazze.

Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo e tristemente indica che è la mancanza di autostima e di perseveranza delle ragazze la causa di risultati inferiori rispetto ai ragazzi, anche quando si tratta delle studentesse migliori.

L’Italia non fa una bella figura: i dati dicono che i punti di differenza a favore dei ragazzi in matematica sono quasi venti (18, per l’esattezza: una forbice molto più larga rispetto alla media Ocse di 11 punti). Un gap che non dà segni di miglioramento dal 2003. Peggio di noi solo Perù, Austria, Liechtenstein, Costarica, Cile, Lussemburgo e Colombia. A parte i Paesi del Nord Europa – Finlandia, Svezia e Islanda – negli altri Stati europei l’ansia ha la meglio e lascia le ragazze al palo.

Spiegano gli esperti dell’Ocse che, a causa di questo sentimento di inadeguatezza, è come se le quindicenni fossero indietro di tre mesi rispetto ai loro coetanei.

Ecco che cosa scrivono nel loro rapporto: «Nella maggioranza dei Paesi e delle economie, in media le ragazze hanno risultati peggiori in matematica paragonate alla media dei maschi; e tra gli studenti migliori il gap di genere in favore dei maschi è anche più ampio. La differenza nei risultati riflette la differenza di genere nella motivazione, nella spinta e nella fiducia in se stessi. E anche le ragazze che hanno gli stessi risultati dei loro colleghi maschi hanno meno costanza, un più basso livello di apertura alla soluzione dei problemi, livelli più bassi di motivazione a imparare la matematica e più alti livelli di ansia riguardo alla matematica rispetto ai ragazzi e sono propense a attribuire la non riuscita a se stesse più che a fattori esterni».




Certo certo, quando le femmine fanno una magra figura è un problema culturale, quando sono gli uomini a farla è perché le DDDonne sono più brave, belle, intelligenti, ecc. ecc.
 :sick:

ilmarmocchio:
Ragazzi, ma è ovvio che sia così.
E'  lo stesso per la corsa :  l' uomo batte la donna perchè arriva prima :ohmy:
nei lavori pesanti : l'uomo rende di più perchè la donna è meno forte.
nella politica : l'uomo batte la donna perchè pianifica meglio
nelle scienze , la donna rende meno dell' uomo perchè fa meno scoperte o invenzioni.
Avviene anche nel mondo fisico : e s. l'acqua bagna più della farina perchè è più liquida, così  come  il sole scalda pilù della luna perchè è più caldo.
Mi  poterste obiettare : ma allora, il sole è maschilista
Gli scienziati dell' OCSE direbbero di si  :D :D :doh: :doh:

ilmarmocchio:
ah, dimenticavo , vi propongo un quiz  , vediamo se indovinate ?

Perchè un leone mangia una gazzella ?
Perchè Bolt è più veloce di Anna Finocchiaro ?
perchè Einstein è più intelligente di Gianna Fregonara e Orsola Riva ?
vi do un aiuto : la risposta è la stessa per le 3 domande   :lol:

ilmarmocchio:
http://www.lastampa.it/2013/04/26/edizioni/novara/gianna-fregonara-la-nuova-first-lady-giornalista-RI9dIQIRv9c5XssWJrRPDK/pagina.html

Gianna Fregonara invece, è brava in italiano




ilmarmocchio:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/nepotismo-sprechi-e-veline-scoppia-guerra-corsera-828933.html


Orsola Riva

Lettera durissima del sindacato interno contro il direttore De Bortoli: collaborazioni strapagate, «strane» assunzioni e troppo spazio ai politici
Luigi Mascheroni - Ven, 10/08/2012 - 15:11
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Una guerra dentro un giornale è una semplice guerra dentro un gior­nale. Ma una guerra dentro il Corrie­re è una bomba sganciata sul siste­ma dell’informazione. Perché il Corriere ,come è noto, non è un gior­nale.

È un potere. E neppure il quar­to, in Italia. Qualcosa di più.

Dentro il Corriere , storico campo di battaglie non solo giornalistiche, è da tempo in corso una guerra pe­santissima tra la base dei giornalisti e il direttore Ferruccio de Bortoli, al suo secondo, e ultimo, mandato: «La sua agonia durerà fino a marzo, poi lo fanno fuori...», assicura una gola profonda di via Solferino. An­cora un paio  di mesi fa, nel momento in cui il suo posto sembrava saltare a favore di Mario Calabresi - che la quota Fiat dell’azionariato del Corriere voleva portare a Mila­no, liberando la Stamp a dalla sua direzione poco redditizia - , De Bortoli proclamò una straor­dinaria giornata dell’«orgoglio di appartenenza al Corriere », promettendo valorizzazione professionale dei redattori e raf­forzamento dell’identità della te­stata. «Impegni disattesi», dice oggi il Comitato di redazione, cioè il sindacato interno. Però lui salvò la poltrona. Che, ieri, è tornata a cigolare, strattonata da una lettera durissima inviata dal­lo stesso Cdr al direttorissimo. Che, peraltro, è in vacanza. E di cosa il Cdr accusa De Bortoli? Uno: di non far scrivere giornali­sti interni favorendo costose fir­me esterne ( «Nonostante le ripe­tute asserzioni sulla necessità di diminuire la spesa per le collabo­razioni, assistiamo a un costante aumento dei costi relativi: che, appena un anno fa, la direzione quantificava ufficialmente in 9,1 milioni di euro e che oggi sono lievitati a 12»). Due: di trasforma­re alcune pagine del giornale in una bacheca pubblica in cui il po­litico di turno appende i propri annunci («Enormi spazi delle pa­gine più importanti vengono quotidianamente lasciati a rap­presentanti politici sotto l’ipocri­ta forma di “lettera”, dando luo­go di fatto alla diffusione di qual­co­sa di ben diverso dall’informa­zione...

Membri del governo scri­vono editoriali senza che neppu­re ne venga indicato al lettore il ruolo istituzionale»). Tre: di esse­re eccessivamente tollerante ri­spetto a un male storico nei gior­nali e nel Corriere , ma oggi ende­mico, come il nepotismo («Assi­stiamo quotidianamente alla comparsa sul giornale di compo­nenti della stessa famiglia: fratel­li, padri e figli, padri e figlie, mari­ti e mogli, mariti di..., mogli di..., generi di...». Forse chi ha scritto il j’accuse pensa a Stefano Jesu­rum, da poco in pensione, gene­ro di Enzo Biagi. O al critico cine­matografico Paolo Mereghetti, marito della collega Orsola Riva, figlia di Massimo Riva, giornali­sta amico di De Bortoli e per no­ve anni senatore del Pci. O Maria Laura Rodotà, figlia di tanto pa­dre. O Gianna Fregonara, mo­glie di tanto Letta. Enrico.

Ora, che qualche giovane cro­nista, dentro quella cattedrale del giornalismo italiano che è il Corriere della sera , si lamenti di avere poca visibilità rispetto ai grandi editorialisti, ai commen­tatori, agli inviati storici, è qual­cosa che è sempre accaduto. E che ci si lamenti dei troppi soldi e troppi spazi elargiti dai vertici del giornale ad «amici», «paren­ti » e «politici», anche. Ma in tem­pi in cui ad essere in crisi, oltre al­la politica e all’economia, è an­che la carta stampata, i nodi ven­gono più facilmente al pettine. E fanno più male. «Con Francesco Giavazzi, in prima pagina, faccia­mo furenti campagne contro il nepotismo universitario, e poi ci troviamo in casa quello giornali­stico...», spiffera una giovane fir­ma.

Insomma: il Corriere prima chiede e ottiene, di fatto, un so­stegno economico pubblico per lo stato di crisi. Allontana nell’ul­timo periodo 49 giornalisti, in­centivati al prepensionamento. E poi distribuisce soldi e rubri­che a palate a nuovi collaborato­ri esterni.

Aldo Grasso, fanno notare a via Solferino, ha sei rubriche (una di tv, quella del lunedì che era di Francesco Alberoni, una sul Corriere.it , tre sui periodici del gruppo: Io donna , Style , Set­te ).

È bravo. Ma è giusto, ci si chie­de? In più, ogni settimana, scrive due pagine su la Letturafirmate insieme con la sua allieva Cecilia Penati. Altri colleghi, invece, sot­tolineano lamoral suasion che il potentissimo Aldo Grasso eserci­terebbe sulla scelta dei collabo­ratori e redattori, di chi può scri­vere e chi no... Ma sono voci. A proposito di potentissimi. Fonti attendibili dentro il Corriere rife­riscono che Pietro Citati, barone della critica italiana, è pagatissi­mo ( 4mila euro ad articolo, si di­ce). Poco? Troppo? Giusto? Un’altra fonte ricorda, però, del­la telefonata imbarazzata che lo stesso De Bortoli dovette fare a Citati segnalandogli i malumori interni per alcuni pezzi conse­gnati alle pagine della Cultura molto simili a suoi vecchi artico­li già pubblicati su Repubblica. E l’orgoglio Corriere ne uscì sfre­giato.

E a proposito del mega-supple­mento culturale la Lettura . Qual­cuno mal sopporta il fatto che ci si avvalga di decine di nuovi col­laboratori, alcuni grandi nomi e altri sconosciuti («Scelti da chi? e perché?» ci si domanda) men­tre i redattori non vengono utiliz­zati. I più maligni hanno segnala­to poi - ma qui si scade nel gossip dei blog letterari - che alcune di queste nuove firme, come Gilda Policastro o Veronica Raimo, si presentano sui loro siti internet in pose tra l’ammiccante e il sexy. Dalle veline alle solferine. E l’orgoglioCorriere ne uscì a pezzi.

Poi c’è la contestatissima cam­pagna acquisti in altre testate (solo per caso esclusivamente di sinistra), assumendo o chiaman­do a collaborare molti giornali­st­i provenienti soprattutto dal Ri­formista , grazie alla sponsorizza­zione dell’emerito opinionista Antonio Polito (sponsorizzato a suo tempo da D’Alema), che fir­mano subito in prima pagina. Da Tommaso Labate a Luca Ma­strantonio. Una volta, invece, si assumeva gente (quasi)solo dal­l’ Unità ... dal condirettore Lucia­no Fontana al caporedattore Gianpaolo Tucci, la cui moglie, Angela Frenda, ebbe l’incarico di seguire Veronica Lario... An­che se, a pensarci, pure Lucrezia Reichlin, che oggi scrive in gran spolvero di economia sul Corrie­re , è figlia di Alfredo, altro stori­co direttore del quotidiano co­munista. Allora, forse, significa che dentro a via Solferino non cambia mai nulla.


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