Fonte :
http://www.ilgiornaleditalia.org/news/politica/849819/Telefona-da-casa-tua.htmlPolitica
L'editoriale di francesco storace
02/11/2013 06:00
Telefona da casa tua
Il caso Cancellieri esempio di una casta che non smette di farsi gli affari propri
Il ministro si deve dimettere. Se non lo fa, si voti la sfiducia
Improntitudine. E indignazione.
Sono i due risvolti della medaglia del caso Cancellieri: da una parte la faccia tosta di un ministro che mobilita il potere di cui dispone per aiutare chi conosce a dispetto di tanti voi altri carcerati che non vantano amicizie tra i membri del governo; dall'altra il disgusto popolare per l'ennesima dimostrazione di una vera e propria casta che non perde il vizio di farsi gli affari suoi. Perché di questo si tratta.
Poi, c'è l'imbarazzo del premier, Enrico Letta, che ormai somiglia sempre più a quel cameriere che porta in mano un vassoio stracarico di aperitivi e a cui un bimbo dispettoso minaccia di fare la classica "scianghetta" costringendolo ad un'affannosissima ricerca di equilibrio. Cade lui o cade il vassoio, non c'è dubbio.
Così come e' evidente che il ministro Cancellieri se ne deve andare dalla poltrona che le e' stata affidata, perché il titolare della giustizia si deve occupare di tutti i detenuti e non di una sola, anche se di cognome fa Ligresti. Se ha problemi, la Cancellieri non può pensare di risolverli abusando del suo prestigioso incarico.
Reati di indubbia gravità e di natura economica, ancorché tutti da provare, non possono certo comportare la tortura in carcere. Ma il sospetto che si sia brigato per tentare di favorire una detenuta di serie A c'è tutto. Potrei raccontare al ministro vari casi di detenuti - anziani - che vivono in condizioni inumane. Se chiamo al ministero, non so nemmeno se mi passano il funzionario di turno. L'unica volta che parlai con la Cancellieri fu quando era al Viminale. La cercai con la mitica batteria del governo, e le raccontai che l'estrema sinistra non voleva farmi parlare in una città toscana. Risultato: zero. Probabilmente non vantavo un'amicizia quarantennale con Sua Eccellenza.
Chi nutre ancora dubbi, se li faccia passare alla svelta. Quando hai un figlio che per appena un anno di lavoro si becca come "liquidazione" la bellezza di cinque milioni di euro dal gruppo Ligresti - dove non risultava proprio stimatissimo, lo definivano "idiota" - il dubbio che ci sia qualcosa di più di un'amicizia ti viene.
Fatemi capire: Berlusconi viene condannato a sette anni per una telefonata sbagliata in favore di una ragazza che non stava comunque andando in carcere e il ministro della giustizia la fa franca di fronte ad una storia così brutta?
Anche a me, nel 2006, capito' di dimettermi da ministro e non per un'intercettazione, ma per un articolo del Corriere della Sera. Non esitai un secondo a lasciare la poltrona. Accadde per una balla scoperta come tale ("il fatto non sussiste") ben sette anni dopo.
La Cancellieri deve rassegnare subito le dimissioni. Se non lo fa, se l'etica ha ancora un valore in questo Paese, mi auguro che ci sia davvero la mozione di sfiducia annunciata alla Camera dai grillini e, purtroppo, non da quegli uomini e donne di destra che sanno che cosa vuol dire rispetto per la legge e senso istituzionale. La firmino anche loro, perché sarebbe davvero un pessimo esempio lasciare al suo posto un ministro che agisce in questo modo. Al governo non si sta per amicizia, ma per servire la Nazione. Per gli amici, si telefona da casa propria.
Improntitudine. E indignazione.
Sono i due risvolti della medaglia del caso Cancellieri: da una parte la faccia tosta di un ministro che mobilita il potere di cui dispone per aiutare chi conosce a dispetto di tanti voi altri carcerati che non vantano amicizie tra i membri del governo; dall'altra il disgusto popolare per l'ennesima dimostrazione di una vera e propria casta che non perde il vizio di farsi gli affari suoi. Perché di questo si tratta.
Poi, c'è l'imbarazzo del premier, Enrico Letta, che ormai somiglia sempre più a quel cameriere che porta in mano un vassoio stracarico di aperitivi e a cui un bimbo dispettoso minaccia di fare la classica "scianghetta" costringendolo ad un'affannosissima ricerca di equilibrio. Cade lui o cade il vassoio, non c'è dubbio.
Così come è evidente che il ministro Cancellieri se ne deve andare dalla poltrona che le è stata affidata, perché il titolare della giustizia si deve occupare di tutti i detenuti e non di una sola, anche se di cognome fa Ligresti. Se ha problemi, la Cancellieri non può pensare di risolverli abusando del suo prestigioso incarico.
Reati di indubbia gravità e di natura economica, ancorché tutti da provare, non possono certo comportare la tortura in carcere. Ma il sospetto che si sia brigato per tentare di favorire una detenuta di serie A c'è tutto. Potrei raccontare al ministro vari casi di detenuti - anziani - che vivono in condizioni inumane. Se chiamo al ministero, non so nemmeno se mi passano il funzionario di turno. L'unica volta che parlai con la Cancellieri fu quando era al Viminale. La cercai con la mitica batteria del governo, e le raccontai che l'estrema sinistra non voleva farmi parlare in una città toscana. Risultato: zero. Probabilmente non vantavo un'amicizia quarantennale con Sua Eccellenza.
Chi nutre ancora dubbi, se li faccia passare alla svelta. Quando hai un figlio che per appena un anno di lavoro si becca come "liquidazione" la bellezza di cinque milioni di euro dal gruppo Ligresti - dove non risultava proprio stimatissimo, lo definivano "idiota" - il dubbio che ci sia qualcosa di più di un'amicizia ti viene. Fatemi capire: Berlusconi viene condannato a sette anni per una telefonata sbagliata in favore di una ragazza che non stava comunque andando in carcere e il ministro della giustizia la fa franca di fronte ad una storia così brutta?
Anche a me, nel 2006, capitò di dimettermi da ministro e non per un'intercettazione, ma per un articolo del Corriere della Sera. Non esitai un secondo a lasciare la poltrona. Accadde per una balla scoperta come tale ("il fatto non sussiste") ben sette anni dopo.
La Cancellieri deve rassegnare subito le dimissioni. Se non lo fa, se l'etica ha ancora un valore in questo Paese, mi auguro che ci sia davvero la mozione di sfiducia annunciata alla Camera dai grillini e, purtroppo, non da quegli uomini e donne di destra che sanno che cosa vuol dire rispetto per la legge e senso istituzionale. La firmino anche loro, perché sarebbe davvero un pessimo esempio lasciare al suo posto un ministro che agisce in questo modo. Al governo non si sta per amicizia, ma per servire la Nazione. Per gli amici, si telefona da casa propria.
francesco storace