Autore Topic: Corriere:Renzi (PD) nomina la segreteria "Una squadra di 5 uomini e 7 donne ."  (Letto 2977 volte)

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Offline Suicide Is Painless

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Re:Corriere:Renzi (PD) nomina la segreteria "Una squadra di 5 uomini e 7 donne ."
« Risposta #15 il: Dicembre 11, 2013, 18:48:56 pm »
Basta piangere!
Il primo capitolo del nuovo libro di Aldo Cazzullo

Non ho nessuna nostalgia del tempo perduto. non era meglio allora. E’ meglio adesso.
Un adolescente dell’italia di oggi è l’uomo più fortunato della storia. Anche se nato in una famiglia impoverita dalla crisi, ha infinitamente più cose e più opportunità di un ragazzo di qualsiasi generazione cresciuta nel novecento.
Vive in una casa riscaldata, illuminata, con il bagno e l’acqua corrente, che i miei bisnonni da giovani avrebbero osservato con la bocca spalancata dallo stupore.
Ha un motorino o una macchinina o l’abbonamento a una rete di trasporti pubblici che nelle grandi città include la metropolitana, mentre i miei nonni erano troppo poveri per avere anche solo una bicicletta e pagarsi il biglietto della corriera.
Va al mare, in campeggio, in discoteca, all’estero su voli low cost, ai fast food o nei ristoranti etnici dove mangia piatti esotici: tutte cose che i miei genitori non conoscevano o non potevano permettersi.
Ha la tv a colori con decine di programmi a qualsiasi ora del giorno e della notte, un computer connesso potenzialmente con il mondo intero, il telefonino con cui scaricare qualsiasi canzone o film immaginabile, una varietà di social network per ritrovare i vecchi amici o entrare in contatto con gli sconosciuti. noi, quando eravamo ragazzi tra gli anni Sessanta e Settanta, avevamo la tv in bianco e nero, aspettavamo con ansia (al nord) le otto di sabato sera per vedere i cartoni animati della tv svizzera, ascoltavamo per ore le prime radio libere nella speranza che trasmettessero una canzone familiare. Quando, qualche anno più tardi, qualcuno di noi ottenne di passare due settimane in una famiglia di Londra depauperata dal thatcherismo, tornò a casa con indirizzi scritti su foglietti tremolanti di carta a quadretti, che avrebbe perso o dimenticato in un cassetto. oggi i nostri figli comunicano via mail con russi e cinesi conosciuti in inghilterra. un mio amico si era costruito un trabiccolo chiamato «cicù», grazie al quale parlava uno strano gergo con camionisti e persone sole; alle pareti della cameretta che divideva con la sorella (solo i figli unici disponevano di una stanza tutta per sé) aveva appeso una mappa, dove piantava una bandierina su ogni paese in cui aveva stabilito contatti, tipo Marconi negli anni dei primi esperimenti. ora le chat, facebook, twitter consentono agli adolescenti di conoscere chiunque, e pure di illudersi di parlare con Violetta o Valentino rossi.

L’italia su cui aprivamo gli occhi, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, non era il paradiso in terra. Anzi, era senz’altro peggiore di quella di oggi. Era un paese scosso da tensioni, talora da tragedie. Era un paese più inquinato: fabbriche in città, acciaierie in riva al mare, nubi tossiche, ciminiere, smog. Era un paese più violento: scoppiavano bombe fasciste nelle banche e sui treni; brigate comuniste sparavano a politici, magistrati, poliziotti, giornalisti, operai; la borghesia era terrorizzata dai sequestri di persona.
Era un paese infinitamente più maschilista, in cui i «femminicidi» non facevano notizia: chi trovava la moglie con un altro e la ammazzava non commetteva un crimine ma un «delitto d’onore», spesso non finiva neppure in galera. Era un paese (ancora) meno efficiente, paralizzato da scioperi e disservizi di ogni tipo, in cui operazioni banali come farsi mettere il telefono richiedevano mesi se non anni, le poste non funzionavano, l’inflazione era a due cifre, la benzina era razionata, diventava un problema pure «dare il resto» vista la cronica penuria di monete. non si festeggiava Halloween ma si piangevano i Morti. i morti per overdose erano tanti che non finivano più sui giornali. Le donne preferibilmente dovevano stare a casa. La marcia più alta era la quarta. c’erano la leva obbligatoria e i maneggi per evitarla, la visita militare, la naja, il car, il nonnismo. i calciatori andavano in vacanza in riviera sotto l’ombrellone e non in Polinesia. La mafia ufficialmente non esisteva, ma in Sicilia era molto più potente di adesso, anche perché in pochi la combattevano. A napoli c’era il colera.
L’italia era un paese di frontiera in un mondo diviso in blocchi che si combattevano e per due volte, a cuba nel ’62 e in Medio oriente nel ’73, erano arrivati a un passo dalla guerra nucleare. un mondo infinitamente più povero di beni e di opportunità rispetto a quello di oggi: la Spagna non era il paradiso delle vacanze ma una dittatura dove gli oppositori finivano alla garrota o al muro; l’Africa alla fame, l’india in miseria, la cina abitata da 600 milioni non di consumatori avidi di nostri prodotti (come adesso) ma di contadini sudditi di Mao, per i quali un piatto di riso era una conquista.
Anche l’italia di allora era molto più modesta, semplice, povera dell’italia di oggi: con meno soldi, meno consumi, meno tecnologia, meno automobili, meno aeroporti, meno autostrade. Più fabbriche, più fonderie, più reparti verniciatura, più catene di montaggio, più nubi di diossina come a Seveso, più delitti; meno parchi, meno isole pedonali, meno monumenti restaurati, meno alberghi, meno locali dove mangiare, bere, ballare, cantare, tentare di divertirsi. Ma era – soprattutto in provincia, soprattutto tra la piccola borghesia – un paese che non si lamentava. Per questo mi piacerebbe raccontarlo ai nostri ragazzi, che si lamentano molto, a volte con ragione e a volte no.
Quando più tardi ho capito cosa significassero la provincia e la piccola borghesia, non ho amato né l’una né l’altra. Ma devo riconoscere che è stato utile crescere in un’italia che andava verso il più anziché verso il meno; dove mancavano molte cose ma non il senso di quel che si doveva e non si doveva fare; in cui il futuro non era un problema, perché eravamo convinti che dipendesse da noi, e sarebbe stato migliore del presente se avessimo dato il meglio di noi stessi.

Lo so che i nostri giovani hanno di che piangere. L’italia tratta in modo scandaloso i suoi figli. ne fa pochi. Li fa studiare male. Li grava di debiti. non gli offre un lavoro. Soprattutto, non li prepara alle difficoltà che incontreranno.
Viziamo troppo i nostri ragazzi. tentiamo di accontentarli in ogni capriccio, di anticipare le loro richieste, di prevenire i loro desideri. Li sfamiamo al di là di quanto desiderino. E quando si affacciano sul mondo sono già sazi. (Spesso, anche grassi.) Provate a fare un giro davanti a un liceo romano o milanese: non c’è una bicicletta. Hanno tutti lo scooter, o il papà che li porta in macchina. E la colpa, se si deprimono davanti ai primi ostacoli, non è loro; è nostra.
Questo è pagato, e tanto, pèer scrivere certe cazzate. Ma basta vedere su IlFatto Quotidiano nella rubbrica d'osservatorio fotografico del generone romano, alla presentazione del libro, Cazzullo in perenni "vasa vasa" con Gianni Letta, Fabrizio Del Noce, Minzolini ecc., tutta bella gente che la dice più di ogni altro intervento quanto Cazzullo come Pigi Battista rappresentino ora tra i più indefessi "pennivendoli di Napolitanetta e delle grandi intese", che il Pompiere della Sera oggi come oggi appoggia allo stremo (del ridicolo).
Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.