Autore Topic: Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .  (Letto 5535 volte)

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Offline Dottor Zero

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #15 il: Dicembre 26, 2013, 08:21:55 am »
«Mettetela su un barcone. Assicuratevi che non affondi. Deve tornare in Africa da dove è venuta. Poi saranno gli oranghi e le scimmie a stabilire se la riprendono o meno in casa loro. Ma a quel punto non sarà più un problema di noi italiani»

Siamo alla follia completa.
Punto n.1, la signora Kyenge è un ministro e, in quanto tale, degno di rispetto. Che poi il colore della pelle sia nero, bianco, giallo o rosso, non fa alcuna differenza. Ciò che conta è che svolga al meglio il suo ruolo istituzionale.

Punto n.2, questi della Lega hanno un po' troppo il vizio di offendere. Dopo le ultime vicende che li hanno visti protagonisti avrebbero dovuto (questo ovviamente in un paese normale) chiudere baracca. Non solo non hanno chiuso ma si permettono anche di offendere.

Stanno accadendo cose molto brutte e preoccupanti in questo paese, e non parlo solo delle offese dei leghisti. Un popolo che nel 2014 valuta ancora una persona dal colore della pelle è veramente BARBARO e meschino.
E mi metto nei panni di questa donna, lontana dal suo paese, dalla sua cultura e dalle sue tradizioni. Una persona che è arrivata lì dov'è con studi e sacrifici (avrei voluto vedere voi in una situazione ribaltata, diventare ministri nel Congo), vedersi disprezzata da quattro ignoranti che starebbero bene (loro) in una giungla.
E dico queste cose da non comunista ma in maniera distaccata.

Offline Suicide Is Painless

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #16 il: Dicembre 26, 2013, 09:03:35 am »
Infatti penso anch'io che è meglio.
Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.

Offline Stendardo

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #17 il: Dicembre 26, 2013, 09:09:37 am »
Poi vedi una cosa Stendardo, tu sei credo ben più giovane di me quindi alquanto rigido e tendente a schematizzare gli altri. Ottenendo così altra schematizzazione anche nei tuoi confronti, che non mi appartiene. Come scrissi tempo fa mi pare, anch'io mi sono spesso scoperto paradossalmente più rigido e schematico su molte cose, e con il passare dell'eta. Pero' al contempo mi emerge sempre nella mente il pensiero se non sia tutto sbagliato, tutto inutile e oramai troppo tardivo, per soltanto credere di poter davvero comprendere, interpretare, la sempre più complessa indefinitezza dell'esistente. Sia intorno al mio/tuo pvt. che negli aspetti vastissimi veramente "pubblici". Perciò, sono davvero stanco stasera non so te ma io per rispondere ai tuoi post non mi sono neppure riuscito a rilassare un attimo vedendo o seguendo alcunche' "La Generaciòn Dracula". E dopo un Natale boia con persino un tamponamento da dietro con danno sicuramente assai costoso seppur di non esagerata entità, e perdita di un ora e mezza con i vigili sotto la pioggia, quindi figurati puoi immaginare. Non so sempre te ma non ho proprio assolutamente voglia di scontrarmi tra noi come da "galline starnazzanti per le vie del centro" a dirla con Battiato, in una miserrima replica da forum di neri contro rossi '77 o 2013 che sia. Preferisco "Nitzsche e Marx che si davano la mano", per dirla invece alla Venditti. Su molte cose ci possiamo trovare d'accordo quindi basta con sacri furori e standard ideologici che l'hanno pure un po' rotto il c. in questi frangenti. Questo dello scannarci inutilmente fra noi utenti molti o pochi che si sia, e' un aspetto sfiancante e ben presto usurante dei forum che difatti negli anni mi ha portato ad abbandonarne tanti per sopravvenuta saturazione. Sono già depresso per fatti miei che non sono nemmeno sicuro di arrivare al 31 e se lo dico io in questo
caso e' vero, perciò basta, gli sparatori ad alzo zero di Kalashnikov(cit. d'attualità) di cazzate, qui,
erano altri credo, di noi in genere.
Figurati che seppur fossi stato coinvolto sarei sicuramente stato dall'altra parte, ho rispetto per i francesi e alsaziani della Charlemagne anch'io per quello che dimostrarono immolandosi consapevolmente nell'ultima strenua e coscientemente inutile, difesa di Berlino, ma già prima nella disperata resistenza sul fronte orientale alla controffensiva determinante di Zyukov e dell'Armata Rossa. Tant'è che di questo sacrificio rimasero colpiti pure loro. Per gli italiani il discorso e' al solito ben diverso, tant'è che Mussolini per primo lo recrimina - e piuttosto su basi fondate- nelle lettere alla Petacci, che di italiani militari e non a combattere e a cercare figuriamoci immolarsi, di contrastare l'avanzata nella Penisola degli Alleati e gli sbarchi angloamericani furono ben in pochi. Anche li tutto il lavoro come a Cassino e sulla Linea Gotica lo fecero i tedeschi morendo a migliaia. Italiani tranne le eccezioni come la X Mas e pochi altri veramente convinti, praticamente non spararono un colpo.La Folgore a El Alamein certo e' un discorso diverso.

Ti rispondo dopo adesso non ho tempo .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Stendardo

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #18 il: Dicembre 26, 2013, 17:07:54 pm »

questa frase offende, ancor prima della ministra, tutta l' Africa, equiparandone gli abitanti agli  oranghi.
E' uno stupido autogol che rende non difendibili le legittime obiezioni alla politica negativa della Kyenge.
A volte ho il sospetto che personaggi tipo i 2 leghisti, siano cavalli di Troia.
Come fa un politico a non capire questo ?

Questa è la frase incriminata :

«Mettetela su un barcone. Assicuratevi che non affondi. Deve tornare in Africa da dove è venuta. Poi saranno gli oranghi e le scimmie a stabilire se la riprendono o meno in casa loro. Ma a quel punto non sarà più un problema di noi italiani».

Se la lingua italiana non è un'opinione , in questa frase non mi sembra che ci sia scritto che i "neri sono oranghi e scimmie" ma semplicemente che gli oranghi e le scimmie che fino a prova contraria sono animali e non esseri umani decideranno se riprendersela "o meno a casa loro" .
Dire che quella frase significhi in automatico che i "neri sono oranghi e scimmie" , secondo il mio punto di vista personale , mi appare un pò una forzatura .
Purtroppo sono costretto a constatare che ancora oggi la propaganda di regime riesce ad ottundere le menti di uomini che , in apparenza , dovrebbero essere immuni dal virus del politically correct .
Voglio dire :
Credo che almeno su questo tutti noi siamo concordi nell'affermare che il razzismo nei confronti di tutti gli esseri umani sia da biasimare .
Ma in Europa ed in Occidente sembra che l'unica forma di razzismo/discriminazione ammessa dalla legge degli stati europei e foraggiata dalla relativa propaganda di regime sia quella contro 2 categorie ben precise di esseri umani :
1)Gli uomini ;
2)I bianchi .

Ed infatti l'odio delle femministe è maggiormente concentrato , cito testualmente dalle parole pronunciate da molte femministe , contro : "il maschio , eterosessuale , bianco" .

Con questo non si vuol dire che un uomo giallo o nero non subisca la misandria , ma soltanto che il razzismo antibianco è l'unica forma di razzismo ammesso .

A ragione di quanto sto scrivendo , provate a scrivere su facebook , ma provate a scrivere davvero a farlo , prima le seguenti frasi distanziate l'una dall'altra di qualche settimana :
Gli inglesi sono ubriaconi ;
Gli italiani sono mafiosi ; 
Gli americani sono ciccioni ;
I francesi sono arroganti saccenti e spocchiosi ;
Gli svedesi sono effeminati ;
Gli svizzeri sono dei ladri legalizzati etc.

E poi provate sempre a scrivere su facebook :
Gli ebrei sono avidi di denaro
I neri puzzano

Cosa vogliamo scommettere che mentre nel primo caso nessuno oserebbe mai di tacciarvi di razzismo , anzi ci riderebbe anche un pò su ricamandoci sopra qualche battuta , nel secondo caso sono sicuro che nel giro di poche ore sareste subissati di insulti , di minacce e di infamie di ogni tipo e poi dopo un pò di tempo arriverebbe la polizia postale e la digos a casa vostra per arrestarvi e portarvi in galera ? 

Facciamo una prova così tanto per vedere cosa succederebbe ?   
 
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Offline Stendardo

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #19 il: Dicembre 26, 2013, 17:54:18 pm »
Ma io infatti non rendevo un "omaggio"(?) a Charles Manson vattelo a rivedere il post "incriminato", lo prendevo anzi per il culo perchè avrebbe "deciso" persino lui, il marketizzato "Satana" e "anticristo" della storia criminale e giudiziaria americana degli anni '60, di "sposarsi" con una groupie di cinquant'anni più giovane come un vecchio Keith Richard qualsiasi. Vattelo a rivedere dunque. Io posso avere delle idiosincrasie verso i  meridionali comuni a tanti dopo l'esperienza generale con loro "avuta sul campo" si potrebbe dire e non certo riconducibile all'unico fattore che con le donne ci sappiano o meno fare come i leoni con i cristiani nell'arena dei romani  :lol:, e non c'entra nulla con un movimento farlocco reazionario e razzista VERO al cui confronto persino il Frònt National e National Party sono ormai dei partiti moderatamente di destra istituzionale, e quale è invece non è l'oramai alquanto sbiadito verde padano leghista, uno dei movimenti più estremi in Europa che era persino al Governo e con dei ministeri fino a pochi mesi fa  :doh: :doh: :doh: :doh:.
Io comunque sono un marxista-leninista di scuola secchiana e amendoliana,lo sarò sempre non avendo altresì alcun problema ad ammetterlo persino per il futuro pensa un pò te che illuso. Tu non sei certamente una persona di una destra gollista o americana individualista hickeyana ma quale quella italiana, distrutta la destra costituzionale e borghese precedente da Mussolini, che tutt'ora è, immutata: reazionaria e revanscista nelle sue declinazioni clerical- religiose e di una rivincita che poi non si capisce bene da dove ormai possa provenire o su alcunchè. Miltare?!? Storica??! Non capisco perchè adesso te la prendi tanto in quanto io non me la prendo nè strepito affatto.   :hmm: :hmm: :hmm: :hmm: :hmm:
Per quanto riguarda l'equazione criminalità- immigrazione purtroppo è vera sì ma soltanto al 50% non al 99% come vorresti farla intendere tu, le cause e le motivazioni -oltre ai forti interessi criminali ed economici ma anche industriali e imprenditoriali dietro allo sfruttamento dell'emigrazione clandestina che tanto è tentata e alimentata da e nell'illegalità- sono talmente tante e pure confliggenti che ci vorrebbero paginate e paginate, ma non da direzione inconcludente PD. Però neppure da chiacchiere da osteria pedemontana nella quale si ritrovano le camicie verdi ubriache, appena al tramonto.  ;) :) :hmm: :doh: :w00t:

Ed infatti il post "incriminato" o lo hai cancellato o è stato cancellato .

Ma mi ricordo benissimo che ti riferisti a Charles Manson come , cito testualmente , "un mito" sia pur decadente ma sempre , da te definito un "mito" .
Francemente credo che mi sembra alquanto bizzarro che tu ti scandalizzi per delle semplici frasi ed al contempo osanni uno dei più efferati criminali della storia dell'umanità , aprendogli un apposito thread , e definendolo appunto come "mito" .
Se per te Charles Manson è un "mito" credo che tu abbia qualche problema che sia più che altro di pertinenza medica , e su questo io non mi esprimo ed infatti quel thread non meritava alcuna mia risposta , ma se poi questa stessa persona che attribuisce a Charles Manson l'appellativo di "mito" poi fa finta di essere scandalizzato , beh allora è il caso quanto meno di far presente che ci troviamo di fronte ad una persona essenzialmente ipocrita .
Del resto l'ipocrisia è una caratteristica di tutti i comunisti che concerne il predicare "bene" ed il razzolare male .
Ciò che tu chiami "idosincrasia" è a tutti gli effetti un reato penale .
Secondo la Corte di Cassazione infatti , il termine "terrone" ha , cito testualmente , "un'accezione offensiva" al pari di "negro/nigger" per indicare i neri . 
Ribadisco il fatto , dunque , che scandalizzarsi per un'espressione usata da due leghisti e poi chiamare i meridionali "terroni" mi sembra un comportamento alquanto ipocrita .
A questo punto qualsiasi qmminista potrebbe dirti che tu sei un cesso sfigato che nessuna donna vuole e che per questo motivo odia le donne e vorrebbe stuprarle , e poi giustificandosi dicendo che in realtà questa è un"idiosincrasia" dovuta al tuo modo di comportarti in maniera meschina nel forum .
Ed è per questo motivo che io ho sempre mal tollerato gli ipocriti , e questo al di la del datto che tu sia o meno un bolscevica , che soppesano le proprie parole ed azioni in base a ciò che più gli conviene in quel momento senza avere il coraggio di assumersi le conseguenze del proprio agire . 

Ed io torno a ripeterti che definirsi marxista-leninista e poi antifemminista è un ossimoro , una contraddizione nei termini ,dato che il marxismo-leninismo ha sempre appoggiato il femminismo e la cd "emancipazione" della donna .

Ti invito a leggerti questa fonte proprio di alternativa comunista , qundi scritta da marxisti leninisti come te dove è ampiamente dimostrata l'interconnessione ed il reciproco appoggio tra queste due grandi menzogne nell'ambito delle quali l'una serve a coprire l'altra ,:

Fonte : http://www.alternativacomunista.it/dmdocuments/Sulla%20questione%20femminile.pdf


Introduzione
Uno studio, per quanto breve, sul modo in cui il problema dell’oppressione della donna è stato trattato tra i ranghi marxisti rivoluzionari a partire dalla Prima Internazionale, ci porta a due constatazioni.
Fin dall’inizio, contrariamente a quanto affermano i suoi detrattori, il marxismo si è sempre preoccupato della questione femminile, a partire dal suo ingresso in scena più di 150 anni fa. Il marxismo ha cercato la politica migliore per risolvere questo problema in un quadro della divisione della società in classi, ciò che giustamente lo differenzia dalle correnti riformiste e borghesi. Le correnti che accusano il marxismo di non occuparsi della questione della donna sono, in realtà, contrarie all’analisi materialista dell’oppressione della donna, contrarie alla necessità di un partito marxista rivoluzionario che organizzi la classe operaia per distruggere il capitalismo e porre fine alla sua oppressione .
La seconda constatazione è che la questione della donna ha sempre suscitato polemiche all’interno del movimento socialista, dove i marxisti si contrapponevano alle più diverse forme di riformismo, proprio perché si tratta di una di quelle tematiche che più mettono in evidenza la divisione della società in classi.
Il problema dell’oppressione della donna è una questione che riguarda le donne o la classe operaia? Fino a che punto può spingersi l’unità tra donne proletarie e donne borghesi? E’ possibile risolvere il problema dell’oppressione della donna all’interno del capitalismo? La radice del problema è culturale, una questione di genere, di oppressione su un settore della società, o è piuttosto economica, con un fondamento nella divisione della società tra produttori e possessori di ricchezza? Queste e altre domande hanno sempre attraversato le grandi polemiche che ebbero luogo all’interno delle Internazionali e nel movimento socialista, e la risposta che ciascun settore loro dava, che fosse o no marxista, dimostrava in ultima istanza da parte di quale classe l’Internazionale si schierasse..
Il Manifesto del Partito Comunista: un primo passo
Il Manifesto Comunista, scritto nel 1848 da Marx ed Engels, cominciava a mettere in discussione la famiglia borghese. In risposta a quelli che accusavano i comunisti di voler porre fine all’istituzione familiare borghese, nella quale la donna era sottomessa al ruolo di semplice strumento di riproduzione, Marx argomentava:
“Su che base si fonda l’attuale famiglia borghese? Sul capitale, sul profitto individuale. La famiglia, nella sua forma acquisita, non esiste che per la borghesia; ma essa ha per corollario la completa assenza della famiglia e la prostituzione pubblica alle quali sono costretti i proletari. (…) Le declamazioni della borghesia sulla famiglia e l’educazione, sui dolci legami che uniscono il bambino ai suoi genitori, sono vieppiù nauseanti nella misura in cui la grande industria distrugge ogni legame familiare per il proletario e trasforma i bambini in semplici articoli di commercio, in semplici strumenti di lavoro. (…) In sua moglie il borghese non vede che uno strumento di riproduzione. Egli sente dire che gli strumenti di produzione devono essere di proprietà comune e arriva naturalmente alla conclusione che le mogli stesse condivideranno la sorte della socializzazione. Non suppone che si tratti appunto di sottrarre la donna al suo attuale ruolo di semplice strumento di riproduzione. Niente di più grottesco, del resto, che l’orrore ultra moralista che ispira ai nostri borghesi la presunta comunanza ufficiale delle donne che verrebbe professata dai comunisti. I comunisti non hanno bisogno di introdurla, essa è quasi sempre esistita. I nostri borghesi, non paghi di avere a loro disposizione le mogli e le figlie dei proletari, senza menzionare
la prostituzione ufficiale, traggono il più grande piacere nel corrompere le loro rispettive spose. Il matrimonio borghese è, in realtà, la comunanza delle donne sposate. Tutt’al più si potrebbero quindi accusare i comunisti di voler contrapporre a una comunanza di donne ipocritamente dissimulata una comunanza franca e ufficiale. E’ del resto evidente che, con l’abolizione degli attuali rapporti di produzione, scomparirà la comunanza delle donne che da essi deriva, ovvero la prostituzione ufficiale e non ufficiale.”
La linea sostenuta qui e in tutti gli ulteriori documenti sulla donna prodotti da Marx ed Engels è quella che traccia la distanza tra il socialismo utopico e il socialismo scientifico. I socialisti utopisti pre-marxisti, come Fourier e Owen, furono a loro volta ardenti difensori dell’emancipazione della donna. Ma il loro socialismo, come le loro teorie sulla famiglia e sulla donna, si basava su principi morali e desideri astratti, e non sulla comprensione delle leggi storiche e della lotta di classe basata sulla crescente capacità produttiva dell’umanità.
Il marxismo ha fornito, per la prima volta, una base materialista scientifica non solo per il socialismo, ma anche per la causa della liberazione della donna. Ha spiegato le origini della sua oppressione, la sua relazione con un sistema di produzione basato sulla proprietà privata e su una società divisa tra una classe che possiede ricchezza e una classe produttrice di ricchezza. Il marxismo ha spiegato il ruolo della famiglia all’interno di una società divisa in classi come un contratto economico, e nella sua funzione primordiale di perpetuare il capitalismo e l’oppressione della donna. Ha fatto di più: ha aperto il cammino alla liberazione della donna. Ha spiegato come l’abolizione della proprietà privata può fornire le basi materiali per trasferire all’insieme della società tutte le responsabilità sociali che ricadono oggigiorno sulla famiglia individuale, come la cura dei bambini, degli anziani, dei malati, l’alimentazione, l’abbigliamento e l’educazione. Liberate da questi pesi, le donne avrebbero la possibilità di rompere con la servitù domestica e coltivare pienamente le loro capacità come membri creativi e produttivi della società, e non solamente come riproduttrici. La costrizione economica sulla quale poggia la famiglia nella società borghese, così come la conosciamo, sparirà e le relazioni umane saranno trasformate in relazioni libere, di persone libere.
In questo modo il marxismo ha eliminato il carattere utopico del socialismo e della lotta per la liberazione della donna, dimostrando che il capitalismo stesso genera una forza, il proletariato, abbastanza potente da distruggerlo.
Per la prima volta i socialisti potevano smettere di sognare una società nuova e migliore e iniziare ad organizzarsi per ottenerla.
La questione della donna nella Prima Internazionale (1864)
La Prima Internazionale fu fondata da Marx ed Engels nel 1864. Rispondeva alla necessità pratica dei lavoratori europei di organizzarsi, poiché la borghesia stava unificando economicamente l’intero continente. Inizialmente la Prima Internazionale non aveva un programma chiaramente marxista (comprendeva anche gli anarchici), ma fin dai suoi primi passi definì la sua posizione in rapporto alla causa dell’emancipazione femminile. Andando contro tutti i costumi dell’epoca l’Associazione Internazionale dei Lavoratori, così si chiamava, scelse una donna per il Consiglio Generale, la sindacalista inglese Henriette Law.
Fu un passo importante e Marx riportò di aver ricevuto numerose lettere di donne che volevano affiliarsi all’Internazionale, al punto tale che egli stesso presentò personalmente al Consiglio Generale una mozione affinché si organizzassero delle sezioni speciali di lavoratrici nelle fabbriche e nelle zone industriali delle città dove c’erano grandi concentrazioni di lavoratori, mettendo comunque in allerta che ciò non doveva, in alcun modo, interferire con la costruzione di sezioni miste.
Dal 1865 fino alla metà del 1880 il movimento socialista tedesco fu diviso tra i sostenitori di Ferdinand Lassalle e i marxisti diretti da Wilhelm Liebknecht e August Bebel. Nel 1875 i due gruppi si unificarono in un solo partito, l’Spd (Partito Socialdemocratico Tedesco, il più grande
partito socialista del periodo precedente la Prima Guerra Mondiale), ma si mantennero serie divergenze all’interno dell’organizzazione. La questione della donna rappresentò una di queste differenze. I lassalliani (sostenitori di Ferdinand Lassalle) si opponevano a rivendicare uguaglianza di diritti per la donna come parte del programma del partito. Sostenevano che le donne erano creature inferiori, il cui luogo predestinato era la casa. Secondo loro la vittoria del socialismo, che avrebbe assicurato al marito un salario adeguato a provvedere a tutti i bisogni della famiglia, le avrebbe fatte tornare al loro habitat naturale, perché non avrebbero più avuto la necessità di lavorare per un salario. I primi programmi dei socialdemocratici rivendicavano solo “pieni diritti politici per gli adulti”, rimanendo ambigui sul fatto se la donna fosse o no considerata come adulta.
L’ideologia secondo cui “il luogo della donna è la casa” ebbe come uno dei maggiori promotori il pensatore francese Proudhon, le cui idee si ripercossero nei sindacati e contemporaneamente tra i dirigenti della Prima Internazionale. Quest’ultima difendeva ardentemente idee simili a quelle dei Padri della Chiesa, i teologi che costruirono i fondamenti del cattolicesimo nel Medioevo. Rispettato in ambito politico, compreso dalla sinistra, e tra gli intellettuali e gli operai di tutta Europa, Proudhon difendeva l’idea che le funzioni della donna fossero la procreazione e i lavori domestici. La donna che lavorava (fuori casa) rubava il lavoro all’uomo. Proudhon arrivò a proporre che il marito avesse diritto di vita e di morte sulla moglie che avesse disobbedito o avesse avuto un cattivo carattere, e dimostrò, attraverso una relazione aritmetica, l’inferiorità del cervello femminile rispetto a quello maschile.
I pregiudizi nei confronti delle donne avvelenarono a tal punto il movimento operaio che nel 1867 i dirigenti dell’Internazionale Socialista arrivarono a fare la seguente dichiarazione solenne:
“In nome della libertà di coscienza, in nome dell’iniziativa individuale, in nome della libertà delle madri, dobbiamo togliere dalla fabbrica che la demoralizza e la uccide questa donna che noi sogniamo libera. (…) La donna ha come meta essenziale quella di essere madre di famiglia, deve rimanere al focolare domestico, il lavoro le deve essere vietato”.
E nel 1875 al Congresso di Gotha i socialisti tedeschi, sensibili alle idee di Proudhon, si opposero al gruppo marxista guidato da Bebel, che intendeva iscrivere nel programma del partito l’uguaglianza tra uomo e donna. Il Congresso ridusse in silenzio Bebel affermando che “le donne non sono pronte a esercitare i propri diritti”.
Nel 1866 Marx presentò all’Internazionale Socialista una risoluzione a favore del lavoro dei bambini e delle donne, a condizione che fosse regolato per legge. Pensava che il lavoro non potesse essere separato dall’educazione e che fosse benefico per gli esseri umani. Nel Capitale Marx scrive che:
“Se gli effetti immediati (del lavoro dei bambini e delle donne) sono terribili e ripugnanti, contemporaneamente esso contribuisce ad assegnare alle donne, ai giovani e ai bambini di entrambi i sessi una parte importante nel processo di produzione, al di fuori dell’ambiente domestico, nella creazione di nuove basi economiche necessarie per una forma più elevata di famiglia e di relazione tra i due sessi”.
Pur se con altre parole, Engels affermò lo stesso nel suo celebre testo sull’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato:
“Sembrerebbe che l’emancipazione della donna, la sua eguaglianza di condizioni con l’uomo sia, e continui ad essere impossibile, tanto che la donna rimarrà esclusa dal lavoro sociale produttivo e dovrà limitarsi al lavoro privato domestico (…). La liberazione della donna ha come prima condizione il suo incorporamento nell’industria pubblica”.
Fino alla metà del diciannovesimo secolo, l’idea che la donna dovesse rimanere a casa non si modificò, ma la realtà si dimostrò ancora una volta più forte: a dispetto di qualunque ideologia, la donna lavorava perché aveva bisogno di sopravvivere.
Nel 1883 August Bebel pubblicò il libro La donna e il socialismo, che contribuì molto al dibattito sulla questione della donna. Anche se uscito un anno prima della pubblicazione del libro di Engels L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, il lavoro di Bebel sviluppa principalmente nello le idee di Engels. Spiega le ragioni profonde dell’oppressione della donna, le
forme che essa ha assunto nel corso dei secoli, il significato, storicamente progressivo, dell’integrazione della donna nella produzione industriale e la necessità della rivoluzione socialista per aprire il cammino alla sua liberazione. Il libro fece sensazione non solo in Germania, ma nell’intera Europa, e supportò la formazione di innumerevoli generazioni di marxisti.
Quanto al libro di Engels, è divenuto un classico che, fino ad oggi, ha guidato le discussioni sull’origine dell’oppressione della donna, della famiglia e del matrimonio borghesi. I primi storici, tra cui Bachofen e Morgan, che svilupparono i loro studi nel diciannovesimo secolo, affermarono che la donna non fu sempre oppressa e che ci fu, in alcune società primitive, un periodo di matriarcato, ossia di predominanza della donna all’interno della tribù. Queste affermazioni suonarono talmente rivoluzionarie all’epoca da provocare un vero scandalo nelle società conservatrici e soprattutto tra i religiosi. Marx ed Engels attribuirono una grande importanza a queste scoperte che incorporarono nei loro studi sull’apparire della proprietà privata dei mezzi di produzione. E’ in conformità a queste scoperte che Engels scrisse L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, pubblicato nel 1884, un’opera che servì d’incitamento perché il movimento rivoluzionario iniziasse a far propria la lotta per l’emancipazione della donna.
Le scoperte fatte dall’antropologia del ventesimo secolo ci permettono di arrivare alla conclusione che la monogamia non apparve insieme alla proprietà privata, come credeva Engels, ma prima di essa, con lo sfruttamento. La proprietà privata non fece che accentuare brutalmente l’oppressione della donna, e consolidarla. Tuttavia il gran merito di Engels consiste nell’aver associato l’apparire dell’oppressione della donna a una causa economica, e non naturale o psichica. Secondo lui la comparsa della monogamia non fu in nessun modo frutto dell’amore sessuale individuale, ma una pura convenzione. La famiglia monogamica fu la prima forma di famiglia ad avere come fondamento delle condizioni sociali e non naturali. Essa segnò soprattutto il trionfo della proprietà individuale sullo spontaneo comunismo primitivo.
Engels definì l’abolizione del diritto patriarcale come “la grande sconfitta del genere femminile”.
“Anche a casa, fu l’uomo a prendere in mano il timone; la donna fu degradata, asservita, divenne schiava del piacere dell’uomo e semplice strumento di riproduzione. Questa condizione avvilente della donna, tale a come appariva evidentemente presso i Greci del periodo eroico, e ancor di più nell’epoca classica, la schiaccia gradualmente, la riveste di false sembianze; ma questa condizione non è ancora stata del tutto soppressa”.
Preponderanza dell’uomo nella famiglia e procreazione di figli che non potessero che essere i suoi, e destinati ad essere i suoi eredi. Per il resto il matrimonio era un peso, un dovere. Engels ricorda che:
“Il matrimonio di coppia costituì un gran progresso storico, ma aprì contemporaneamente, a fianco della schiavitù e della proprietà privata, quest’epoca che si prolunga fino ai giorni nostri, nella quale ogni progresso segna allo stesso tempo un relativo passo indietro, poiché il benessere e lo sviluppo di alcuni vengono ottenuti attraverso la sofferenza e l’arretramento di altri. Il matrimonio di coppia costituisce la cellula della società civilizzata, nella quale possiamo già studiare la natura degli antagonismi e delle contraddizioni, che in essa si sviluppano pienamente”.
E’ vero che le scoperte compiute dall’antropologia del ventesimo secolo rimisero in luce l’opera di Engels e ne corressero alcune imprecisioni, ma essa continua ad essere la base del programma marxista in rapporto alla donna, perché rigetta la concezione borghese secondo cui la donna nasce oppressa e la causa dell’oppressione è la sua naturale inferiorità nei confronti dell’uomo. Engels dimostra che la causa dell’oppressione della donna è fondamentalmente economica anziché storica e che, di conseguenza, è necessario trasformare la società per mettervi fine.
La donna nella Seconda Internazionale (1889)
Se la Prima Internazionale significò per il marxismo la conquista dell’avanguardia proletaria, la Seconda Internazionale contribuì ad avvicinare milioni di lavoratori a queste concezioni. Fu l’Internazionale più caratteristica dell’era riformista, perché nacque nel periodo in cui vennero
guadagnate la maggior parte delle concessioni, come le ferie, gli aumenti salariali, la legislazione sociale e del lavoro, ecc. Riguardo alla questione della donna, la lotta per l’ottenimento dei diritti democratici (uguaglianza politica, diritto di affiliazione ai partiti e diritto di voto) fu quella che più agitò la Seconda Internazionale.
La lotta suffragista, che prese l’avvio negli Stati Uniti, fu la prima lotta femminista internazionalista. Raggruppò donne di molteplici paesi del mondo e incorporò i metodi tradizionali di lotta della classe operaia, quali marce di massa, assemblee, scioperi della fame e scontri brutali con la polizia, in occasione delle quali molte attiviste furono incarcerate e assassinate.
In campo socialista, la lotta suffragista fu diretta dalla Seconda Internazionale, divisa tra riformisti, che difendevano il diritto di voto solo per gli uomini (in quanto supponevano che le donne avrebbero votato per i partiti cattolici reazionari) e i marxisti, difensori del suffragio universale. La dirigente politica femminista marxista più importante della Seconda Internazionale, così come della Terza, fu Clara Zetkin, membro dell’Spd. Al Congresso di Stuttgart, nel 1907, difese la posizione dei marxisti, che si rivelò vincente. La Seconda Internazionale lanciò una campagna internazionale a favore del suffragio femminile, con manifestazioni di massa in diversi paesi.
Il partito più importante all’interno della Seconda Internazionale era l’Spd che, nel 1891, anno in cui l’ala di sinistra arrivò ad approvare un programma essenzialmente marxista, si mise ad esigere diritti politici per tutti, indipendentemente dal sesso di appartenenza, e l’abolizione di tutte le leggi che discriminavano la donna.
Dopo che i lassaliani cessarono di esistere come tendenza all’interno dell’Spd, una nuova corrente riformista, che esercitava pressioni per l’adattamento allo status quo capitalista, fece la sua comparsa nel partito. Clara Zetkin, dell’ala della sinistra marxista, diresse il movimento socialista delle donne durante tutto il periodo precedente la guerra e combatté, all’interno dell’Spd, per lo sviluppo di una prospettiva rivoluzionaria della lotta per l’emancipazione della donna. Nel 1914, quando la maggioranza della direzione dell’Spd capitolò di fronte al capitalismo tedesco e votò per la difesa della “propria” borghesia nella Prima Guerra Mondiale, Clara Zetkin fu una dei rari dirigenti del partito, insieme a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, a rompere con l’Spd e mantenere una posizione internazionalista rivoluzionaria.
Negli anni del 1890, l’Spd si concentrò inizialmente sull’organizzazione sindacale delle donne e ottenne alcune conquiste importanti. Nel 1896, su proposta di Clara Zetkin, il partito approvò una mozione per dare il via allo sviluppo di organizzazioni speciali per un’attività politica femminile più vasta. Oltre a lavorare per gli obbiettivi generali del partito, le compagne si concentrarono sulle bandiere del femminismo, come uguaglianza politica, a favore di una legislazione a protezione della donna lavoratrice, per l’educazione e la protezione dell’infanzia e l’educazione politica delle donne.
Fino al 1908, quasi dappertutto in Germania, l’affiliazione a qualunque gruppo politico era proibita alle donne. Per ovviare a questa interdizione, l’Spd organizzò dozzine di “società per l’auto-educazione delle lavoratrici”, organizzazioni libere che, pur se parzialmente al di fuori dei confini del partito, erano ad esso strettamente legate. A partire dal 1900, vennero organizzate delle conferenze semestrali di donne socialiste, allo scopo di unificare questi gruppi e per dar loro una direzione.
Dopo il 1908 le donne poterono affiliarsi legalmente all’Spd, e lo fecero all’interno delle organizzazioni speciali delle donne del partito. Continuarono a mantenere il loro giornale, Uguaglianza, diretto da Clara Zetkin.
Fu uno dei giornali femministi più importanti al mondo, la cui diffusione nel 1912 superava le centomila copie.
Tuttavia, malgrado questi avanzamenti, le rivendicazioni femministe non divennero realtà per la prima volta che in Russia, con la rivoluzione del 1917.
La Rivoluzione Russa e la donna
La rivoluzione socialista in Russia significò contemporaneamente una rivoluzione nella situazione della donna in tutto il mondo. Per la prima volta, un paese adottava delle misure concrete per raggiungere l’uguaglianza tra uomini e donne.
La donna russa prese parte attivamente all’intero processo rivoluzionario, malgrado (o, chissà, forse a causa di) l’enorme peso della secolare e brutale oppressione che pesava sulle sue spalle, in particolare tra le contadine. Ma il vortice rivoluzionario spinse l’operaia russa in prima linea; già all’epoca rivestiva un ruolo decisivo nella produzione, concentrata nelle grandi fabbriche.
Benché non sia sempre facile trovare delle citazioni, la storia della rivoluzione è piena di esempi dell’abnegazione, della tenacia e della rabbia dimostrate dalle lavoratrici russe nel corso di quelle giornate terribili e decisive.
La rivoluzione di febbraio del 1917 (antefatto di quella decisiva di ottobre) iniziò nella Giornata Internazionale della Donna, con manifestazioni femminili di massa a Pietrogrado contro la miseria provocata dalla partecipazione della Russia alla Prima Guerra Mondiale. La guerra aveva spinto la donna russa sul mercato del lavoro e, nel 1917, un terzo della manodopera industriale di Pietrogrado era costituita da donne. Nel settore tessile della regione industriale centrale, questa percentuale si elevava al 50%, se non di più.
Le diverse tendenze politiche si disputavano assiduamente la militanza femminile. Sia i bolscevichi che i menscevichi stampavano dei giornali speciali per le lavoratrici, come Rabotnista, dei bolscevichi e Golos Rabotnitsy dei menscevichi. I “socialrivoluzionari” (Sr), che combattevano per una democrazia borghese in Russia, proposero da parte loro la creazione di una “unione delle organizzazioni democratiche di donne”, che avrebbero dovuto unire sindacati e partiti sotto la bandiera di una repubblica democratica. Fu durante questo periodo che apparve la Lega per i Pari Diritti della Donna, che esigeva il diritto di voto per le donne e accompagnava la battaglia che queste conducevano in tutto il mondo per ottenere i loro diritti civili.
Ma in Russia, con la rivoluzione socialista, le donne conquistarono molti più diritti democratici. Per la prima volta, un paese legiferò a favore dell’uguaglianza di salario femminile e maschile a parità di lavoro. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contrariamente a quanto successe nei paesi capitalisti, nell’Urss la manodopera femminile fu conservata e si ricercarono i mezzi per permettere alle donne di raggiungere delle qualifiche maggiori. C’erano donne in tutti i settori produttivi: nelle miniere, nell’edilizia civile, nei porti, brevemente, in tutte le branche della produzione industriale ed intellettuale.
Tuttavia, all’indomani della presa di potere dei soviet, la questione della donna si dovette confrontare duramente con la realtà. Nei fatti, fu la prima volta nella storia in cui questa questione passò dalla teoria alla pratica.
In un paese come la Russia, arretrato dal punto di vista delle questioni morali e culturali, con un enorme carico di preconcetti radicati da secoli (cosa che caratterizza, in genere, i paesi principalmente agricoli), la questione della donna assunse, in questi difficili momenti per il giovane Stato Operaio, delle caratteristiche più complesse rispetto a molti altri aspetti relativi alla trasformazione verso il socialismo.
Perciò Lenin e Trotsky, insieme a molti dirigenti donna, si consacrarono a “spiegare pazientemente” alle masse, soprattutto alle donne, quali erano i compiti generali del movimento operaio femminile della Repubblica sovietica, ma non attesero oltre a prendere le prime misure su questo terreno e modificare la situazione umiliante alla quale le donne russe erano sottoposte da secoli.
Questi compiti rivestivano un duplice aspetto:
1. L’abolizione delle vecchie logiche che mettevano la donna in una situazione di ineguaglianza rispetto all’uomo.
2. La liberazione della donna dai compiti domestici, liberazione necessaria per un’economia collettiva alla quale avrebbe preso parte alle stesse condizioni degli uomini.
Per quanto concerne il primo aspetto, lo Stato Operaio concretizzò, fin dai suoi primi mesi di esistenza, il cambiamento più radicale nella legislazione relativa alla donna. Furono abolite tutte le leggi che ponevano la donna in una situazione di ineguaglianza rispetto all’uomo, tra cui quellerelative al divorzio, ai figli naturali e alla corresponsione degli alimenti. Furono ugualmente aboliti tutti i privilegi legati alla proprietà, mantenuti nel diritto familiare a beneficio dell’uomo. La Russia sovietica nei suoi primi mesi d’esistenza fece per l’emancipazione della donna molto più che il più avanzato paese capitalista nel corso di ogni tempo.
Furono introdotti dei decreti che sancivano la protezione legale per le donne e i bambini che lavoravano, l’assicurazione sociale e la parificazione dei diritti all’interno del matrimonio.
Grazie all’azione politica dello Zhenodtel, il dipartimento femminile del Partito Bolscevico, le donne conquistarono il diritto all’aborto legale e gratuito negli ospedali statali. Ma la pratica dell’aborto non era incentivata, e chi percepiva del denaro per praticarlo veniva punito. La prostituzione e il suo sfruttamento furono descritti come “un crimine contro i legami tra compagni e contro la solidarietà”, ma lo Zhenodtel propose che non fossero previste pene legali per questo crimine. Si tentò di attaccare le cause della prostituzione migliorando le condizioni di vita e di lavoro delle donne ed ebbe luogo una vasta campagna contro i “residui della morale borghese”.
La prima Costituzione della Repubblica sovietica, promulgata nel luglio del 1918, diede alla donna il diritto di votare e di essere votata per incarichi pubblici. Tuttavia l’uguaglianza davanti alla legge non corrispondeva ancora all’uguaglianza di fatto. Per la piena emancipazione della donna, per la sua effettiva uguaglianza con l’uomo, c’era bisogno di un’economia che la liberasse dal lavoro domestico e alla quale potesse prendere parte allo stesso modo dell’uomo.
L’essenza del programma bolscevico per l’emancipazione della donna consisteva nella sua liberazione dal lavoro domestico, per mezzo della socializzazione dei compiti da lei svolti all’interno di casa e famiglia. Nel luglio del 1919, Lenin insisteva sul fatto che il ruolo della donna all’interno della famiglia costituiva la chiave di volta della sua oppressione:
“Indipendentemente da tutte le leggi che emancipano la donna, ella continua ad essere una schiava, perché il lavoro domestico la opprime, la strangola, la degrada e la limita alla cucina e alla cura dei figli; ella spreca la sua forza in lavori improduttivi, senza prospettiva, che distruggono i nervi e la rendono idiota. E’ per questo motivo che l’emancipazione della donna, il vero comunismo, inizierà solamente quando sarà intrapresa una lotta senza quartiere, diretta dal proletariato, possessore del potere dello Stato, contro questa natura del lavoro domestico o, meglio, quando avrà luogo la totale trasformazione di questo lavoro in un’economia di grande scala.”
Nel contesto russo dell’epoca, questa era la parte più difficile della costruzione del socialismo e che richiedeva più tempo per concretizzarsi. Lo Stato Operaio iniziò creando istituzioni quali mense e asili per liberare la donna dai gravami domestici. E furono giustamente le donne ad impegnarsi di più nell’organizzazione di tali istituti. Questi, strumenti per la liberazione della donna dalla sua condizione di schiavitù domestica, comparvero in tutti gli ambiti possibili. Malgrado ciò, il loro numero era insufficiente per rispondere a tutti i bisogni.
In Russia c’era la guerra civile, lo Stato Operaio era attaccato dai suoi nemici, e le donne dovettero assumere insieme agli uomini i compiti di guerra a sua difesa.
Molte di queste istituzioni funzionavano alla perfezione, ottenendo successo e dimostrando la necessità del loro mantenimento ed espansione.
D’altro lato, i dirigenti sovietici, Lenin per primo, esortarono le donne a prendere parte sempre più alla gestione delle imprese pubbliche e all’amministrazione dello Stato. Ci furono esortazioni anche alla candidatura di donne a delegate dei soviet. Nel marzo del 1920, in un discorso in omaggio della Giornata Internazionale della Donna, Lenin si rivolse così alle donne russe:
“Il capitalismo coniuga l’uguaglianza di pura facciata all’ineguaglianza economica e, di conseguenza, sociale. (…) e una delle più scioccanti manifestazioni di questa incongruenza (del capitalismo) è l’ineguaglianza tra donna e uomo. Nessuno Stato borghese, per quanto progressista, repubblicano, democratico sia, ha riconosciuto l’intera uguaglianza di diritti tra uomo e donna. La Repubblica Sovietica russa, per contro, ha cancellato in un colpo solo e senza eccezione alcuna tutte le tracce giuridiche dell’inferiorità della donna, e del pari ha assicurato in un colpo solo la parità completa della donna a livello di leggisituazione giuridica della donna. Sotto questo punto di vista, solo la dittatura del proletariato, solo lo Stato socialista, possono raggiungere e raggiungono il più alto grado di cultura. Tuttavia ciò non è sufficiente. Il movimento operaio femminile russo non si accontentò di un’uguaglianza puramente formale e si assunse un compito lungo e difficile, perché l’uguaglianza esige una trasformazione radicale della tecnica e dei costumi sociali, e necessita di una battaglia per l’uguaglianza economica e sociale della donna, che si può raggiungere solo facendole prendere parte al lavoro sociale produttivo, liberandola dalla schiavitù domestica che è sempre improduttiva e la abbruttisce.
Le risoluzioni della Terza Internazionale e la questione della donna (1919)
La Terza Internazionale apparse al calore della Rivoluzione Russa e il suo programma rispetto alla questione della donna incorporò le esperienze sovietiche. Nel libro Memorie di Lenin, Clara Zetkin espose le posizioni di quest’ultimo sulla questione della donna, manifestate in occasione dei loro due incontri a Mosca nel 1920. Fu incaricata di elaborare la risoluzione sul lavoro della donna, che doveva essere presentata al Terzo Congresso dell’Internazionale, nel 1921, che fu discussa con Lenin.
Inizialmente Lenin insistette sul fatto che la risoluzione avrebbe dovuto sottolineare “la connessione inseparabile tra la posizione umana e sociale della donna e la proprietà privata dei mezzi di produzione”. Per cambiare le condizioni di oppressione della donna in seno alla famiglia, i comunisti dovevano sforzarsi di unificare il movimento femminile con “la lotta della classe proletaria e la rivoluzione”.
In merito alle questioni organizzative, la polemica che percorse il partito portò a chiedersi se le donne avessero dovuto o no essere organizzate separatamente. Su questo argomento, Lenin ricordò che:
“Non vogliamo un’organizzazione separata di donne comuniste. Una comunista è membro del partito così come lo è il comunista. Essi hanno gli stessi diritti e doveri. (…) Il partito deve disporre degli organismi (gruppi di lavoro, commissioni, comitati, sezioni, poco importa il nome) con l’obbiettivo specifico di risvegliare le vaste masse femminili”.
Clara Zetkin segnalò che molti membri del partito, per aver espresso dei propositi simili, l’accusarono di commettere una deviazione socialdemocratica, dando per scontato che i partiti comunisti, se avessero accordato la parità alle donne, avrebbero dovuto allora sviluppare il lavoro femminile non differenziandolo in alcun modo rispetto alla generalità dei lavoratori. Lenin argomentò che la “purezza dei principi” non può entrare in contraddizione di fronte alle necessità storiche della politica rivoluzionaria. Tutto questo discorso si smontò di fronte alle necessità imposte dalla realtà. Chiedendosi perché non ci fosse un numero uguale di uomini e di donne nel partito, perfino nella Russia Sovietica, e perché il numero delle donne nel sindacato fosse così esiguo, egli difese la necessità di portare avanti delle rivendicazioni speciali a favore di tutte le donne, lavoratrici e contadine e, comprese le donne delle classi possidenti, tutte quelle che soffrivano nella società borghese.
Infine, Lenin criticò le sezioni nazionali dell’Internazionale Comunista che adottavano un’attitudine passiva, di attesa, per vedere quando sarebbe giunto il momento di creare un movimento di massa di lavoratrici sotto la direzione comunista. Attribuì la debolezza del lavoro sulla questione della donna nell’Internazionale al persistere di idee maschiliste che conducevano a sottovalutare l’importanza vitale della costruzione di un movimento di massa di donne. Era per questo che credeva che la risoluzione per il Terzo Congresso dell’Internazionale Comunista sarebbe stata molto importante.
Essa, adottata in giugno del 1921, trattava aspetti politici e organizzativi per l’orientamento dell’Internazionale. In rapporto agli aspetti politici, la Tesi sul lavoro di propaganda tra le donne sottolineò la necessità della rivoluzione socialista per ottenere la liberazione della donna, e la necessità che i partiti comunisti conquistassero il sostegno delle masse femminili se volevano condurre la rivoluzione socialista alla vittoria. Nessuno dei due obbiettivi può essere ottenuto senzal’altro. Se i comunisti falliscono nel compito di mobilitare le masse femminili a fianco della rivoluzione, le forze reazionarie si sforzeranno di organizzarle contro di loro.
La risoluzione afferma anche “che non ci sono delle questioni femminili particolari”. Dicendo questo, non intendeva dire che non ci sono problemi che interessano specialmente le donne e nemmeno che non esistano rivendicazioni particolari attorno alle quali le donne possono essere mobilitate. Significa solo che non ci sono problemi che preoccupano la donna che non siano alla stessa stregua una questione sociale più vasta, d’interesse vitale per il movimento rivoluzionario, per il quale devono combattere sia gli uomini che le donne. La risoluzione non fu diretta contro l’esigenza di portare avanti delle rivendicazioni specifiche per le donne, anzi si verificò precisamente l’opposto, nell’intento di spiegare ai lavoratori e alle lavoratrici più arretrati che tali preoccupazioni non potevano essere accantonate come “preoccupazioni femminili” senza importanza.
La risoluzione condannava anche il femminismo borghese, in riferimento a quel settore del movimento femminista che era convinto che si potesse raggiungere l’emancipazione della donna riformando il sistema capitalista. Essa esortava le donne a rifiutare questo orientamento.
Per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, la risoluzione spiegava perché non poteva esserci un’organizzazione distinta per le donne nel partito e, d’altro lato, perché devono esserci degli organismi speciali del partito per lavorare tra le donne. Divenne obbligatorio, quasi come condizione per essere membro dell’Internazionale Comunista, che ciascuna sezione organizzasse una commissione di donne, struttura che avrebbe funzionato a tutti i livelli del partito, a partire dalla direzione nazionale fino alle sezioni o alle cellule. La risoluzione imponeva ai partiti di garantire che almeno una compagna avesse il compito permanente di dirigere il lavoro a livello nazionale. Creò inoltre un Segretariato Internazionale della donna che si occupasse di supervisionare il lavoro e convocare, ogni sei mesi, regolari conferenze di rappresentanti di tutte le sezioni per esaminare e coordinare la loro attività.
Finalmente, la risoluzione trattò due tipi di azione concreta che potevano essere d’aiuto per mobilitare le donne in ogni parte del mondo. Essa propose manifestazioni e scioperi, conferenze pubbliche per organizzare le donne prive di partito, corsi, scuole di quadri, l’invio di membri del partito nelle fabbriche dove lavoravano un gran numero di donne, l’utilizzo del giornale di partito, ecc.. Quale principale terreno d’azione furono presentati i sindacati e le associazioni professionali femminili. Stante il differente livello di sviluppo delle sezioni, questa risoluzione fu applicata nell’Internazionale in maniera molto diseguale.
Al Quarto Congresso, alla fine del 1922, la linea essenziale della risoluzione del 1921 fu riaffermata. Il Congresso attirò l’attenzione sul fatto che alcune sezioni, non specificate, non avessero applicato le decisioni del congresso antecedente. Ottenne speciale menzione il lavoro effettivo svolto dalla sezione cinese, che aveva organizzato le donne secondo la direttiva marcata dal Terzo Congresso. L’Internazionale Comunista dava molta importanza al lavoro tra le donne oppresse dei paesi coloniali.
Le concezioni marxiste sull’emancipazione della donna e il loro ruolo nella lotta per il socialismo furono trasposte in tesi e risoluzioni durante il Terzo Congresso dell’Internazionale Comunista, riunito nel 1921, prima quindi del periodo stalinista. Questo evento, d’importanza storica per il movimento socialista mondiale, tracciò un programma e un orientamento per il lavoro tra le donne che, per la sua chiarezza e coerenza ai principi del marxismo, a tutt’oggi non è stato superato da nessun’altra organizzazione operaia. È perciò che continua ad essere valido.
Inizialmente, l’Internazionale Comunista riaffermò la posizione secondo cui la liberazione della donna dall’ingiustizia secolare, dalla schiavitù e dalla mancanza di uguaglianza di cui ella è vittima nel capitalismo, non sarà possibile che con la vittoria del comunismo.
“Quello che il comunismo darà alla donna, non potrà mai esserle dato dal movimento femminista borghese. Finché esisterà il dominio del capitale e della proprietà privata, la liberazione della donna sarà impossibile”.La donna aveva appena acquisito il diritto di voto, e l’Internazionale mise in guardia che questo fatto, benché importante, non aveva soppresso la causa primordiale della sua servitù all’interno della famiglia e della società e che non aveva risolto il problema delle relazioni tra sessi.
“La parità reale, e non formale, della donna sarà possibile solamente in un regime in cui la donna della classe operaia è proprietaria dei mezzi di produzione e di distribuzione, prendendo parte all’organizzazione (del lavoro) e alle medesime condizioni di tutti gli altri membri della classe operaia; ciò significa che la parità sarà realizzabile solo dopo la distruzione del sistema capitalista e la sua sostituzione con forme economiche comuniste”.
Sulla questione della maternità, l’Internazionale non lasciò più trapelare dubbi sul fatto che, unicamente all’interno del comunismo, questa funzione naturale della donna non entrerà più in conflitto con gli obblighi sociali e non impedirà il suo lavoro produttivo. Rileva tuttavia che il comunismo è il fine ultimo di tutto il proletariato, “è per questo che la lotta della donna e dell’uomo deve essere condotta in maniera inseparabile”.
La cosa più importante è dunque che quella che fu una delle organizzazioni internazionali più attive per la causa dei lavoratori, conferma i principi fondamentali del marxismo, secondo i quali non esistono problemi specificamente femminili e secondo cui la donna proletaria deve mantenersi collegata alla sua classe, e non unirsi alla donna borghese.
“Tutte le relazioni dei lavoratori con il femminismo borghese e le alleanze di classe indeboliscono le forze del proletariato e rallentano la rivoluzione sociale, impedendo così la realizzazione del comunismo e la liberazione della donna”.
Infine, l’Internazionale Comunista rinforza il principio secondo cui il comunismo sarà raggiunto solo tramite l’unione di tutti gli sfruttati e non con l’unione delle forze femminili delle due classi opposte. Termina con l’esortazione rivolta a tutte le compagne dei lavoratori a partecipare attivamente e direttamente alle azioni di massa, sia nel quadro nazionale che su scala internazionale.
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Stendardo

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #20 il: Dicembre 26, 2013, 18:16:55 pm »
Ma io infatti non rendevo un "omaggio"(?) a Charles Manson vattelo a rivedere il post "incriminato", lo prendevo anzi per il culo perchè avrebbe "deciso" persino lui, il marketizzato "Satana" e "anticristo" della storia criminale e giudiziaria americana degli anni '60, di "sposarsi" con una groupie di cinquant'anni più giovane come un vecchio Keith Richard qualsiasi. Vattelo a rivedere dunque. Io posso avere delle idiosincrasie verso i  meridionali comuni a tanti dopo l'esperienza generale con loro "avuta sul campo" si potrebbe dire e non certo riconducibile all'unico fattore che con le donne ci sappiano o meno fare come i leoni con i cristiani nell'arena dei romani  :lol:, e non c'entra nulla con un movimento farlocco reazionario e razzista VERO al cui confronto persino il Frònt National e National Party sono ormai dei partiti moderatamente di destra istituzionale, e quale è invece non è l'oramai alquanto sbiadito verde padano leghista, uno dei movimenti più estremi in Europa che era persino al Governo e con dei ministeri fino a pochi mesi fa  :doh: :doh: :doh: :doh:.
Io comunque sono un marxista-leninista di scuola secchiana e amendoliana,lo sarò sempre non avendo altresì alcun problema ad ammetterlo persino per il futuro pensa un pò te che illuso. Tu non sei certamente una persona di una destra gollista o americana individualista hickeyana ma quale quella italiana, distrutta la destra costituzionale e borghese precedente da Mussolini, che tutt'ora è, immutata: reazionaria e revanscista nelle sue declinazioni clerical- religiose e di una rivincita che poi non si capisce bene da dove ormai possa provenire o su alcunchè. Miltare?!? Storica??! Non capisco perchè adesso te la prendi tanto in quanto io non me la prendo nè strepito affatto.   :hmm: :hmm: :hmm: :hmm: :hmm:
Per quanto riguarda l'equazione criminalità- immigrazione purtroppo è vera sì ma soltanto al 50% non al 99% come vorresti farla intendere tu, le cause e le motivazioni -oltre ai forti interessi criminali ed economici ma anche industriali e imprenditoriali dietro allo sfruttamento dell'emigrazione clandestina che tanto è tentata e alimentata da e nell'illegalità- sono talmente tante e pure confliggenti che ci vorrebbero paginate e paginate, ma non da direzione inconcludente PD. Però neppure da chiacchiere da osteria pedemontana nella quale si ritrovano le camicie verdi ubriache, appena al tramonto.  ;) :) :hmm: :doh: :w00t:

Guarda che sei tu non io che vieni sempre a commentare nelle discussioni da me aperte  . Se poi pensi che io debba pure tacere , beh mi sa che non hai fatto bene "i conti con l'oste" .
Ed infatti io non sono ne mi definisco di "destra" . Centro , destra e sinistra sono dei termini di derivazione marxista-capitalista che il più delle volte hanno essenzialmente la funzione di confondere i cervelli della gente mettendo in mostra una contrapposizione apparente che in realtà non esiste .
Io mi definisco semplicemente come un uomo italiano di religione cristiana .
Ancora una volta niente di più falso ed ipocrita .
La migliore dimostrazione che i tuoi vaniloqui sono falsi ed ipocriti sono riposti nel fatto che attualmente ci sono in Italia tantissimi italiani ed immigrati che pur trovandosi in una situazione economico sociale disperata non si mettono a deliquere , mentre purtroppo , sovente capita di notare albanesi , rumeni o zingari che commettono reati , trovo alquanto riduttivo e superficiale il voler a tutti i costi giustificare sempre e comunque chi fa le rapine , chi spaccia droga , chi gestisce il traffico della prostituzione , etc. etc. ed è immigrato allora bisogna per forza di cosa trovare la causa giustificativa di tipo economico-sociale .
Non lo trovo giusto perchè sarebbe un torto enorme nei confronti innanzitutto di tutti quegli immigrati che qui in Italia nonostante tutte le avversità di tipo economico e sociale lavorano duramente e non delinquono .

Da ultimo , vorrei farti notare che mentre ci sono tipologie di reati collegabili direttamente ed indirettamente a cause economiche e sociale che io comunque non giustifico dato che ci sono tantissimi italiani ed extracomunitari in analoghe situazioni che , invece , non li commettono ci sono altri reati come lo stupro dove invece le motivazioni legate allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina sono del tutto residuali .

STUPRI DATI VIMINALE:

Il Viminale ci dice che sono stati individuati 8845 stupratori. Di

questi il 61% è italiano il 39% straniero. Abbiamo quindi (all'incirca)

5395 stupratori italiani e 3450 stranieri.

La popolazione italiana statisticamente rilevante per il tipo di reato

(costituita da uomini dai 14 agli 80 anni) è di 23.634.154. Abbiamo,

quindi, un tasso di *criminalità sessuale* del 2,2 x 10000, ovvero circa 2 uomini italiani su 10.000

commettono il reato di stupro in un anno.

La popolazione straniera (regolare e dai 14 agli 80 anni) è pari a

1.373.045. Aggiungiamo con criteri statistici 400.000 irregolari ed

arriviamo a 1.773.045.

Abbiamo, quindi, un tasso di *criminalità sessuale* del 19,5 x 10000, ovvero circa 20 immigrati su 10.000(2 su 1.000)

commettono il reato di stupro in un anno.

Statisticamente parlando la differenza tra il 2x10000 e il 20x10000 è parti a DIECI volte.

Quindi gli immigrati hanno una propensione allo STUPRO che è dieci volte superiore a quella degli Italiani.

Non dimentichiamo che questi dati sono "per difetto", ovvero vi sono incluse le violenze domestiche tra marito e moglie che non sono esattamente la stessa cosa dello "STUPRO". Quindi in realtà la differenza a sfavore degli immigrati è ancora più ampia.
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Offline Suicide Is Painless

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #21 il: Dicembre 26, 2013, 19:09:07 pm »
"Albanesi rumeni e zingari". E meno male che avevo io preconcetti razzisti, comunque senti non preoccuparti che non vengo innanzitutto più a commentare alcunchè da te scritto, quindi fai lo stesso se puoi che così ci siamo reciprocamente credo, grati. Se poi la parola "terrone" ha la stessa valenza nera e oscura del storico "nigger" delle piantagioni e della schiavitu', penso che qui in tanta buona compagnia ci possiamo fare definitivamente una bella risata. Per il resto io non ho cancellato proprio nulla e nemmeno mi risultava, anche perchè non avrei proprio potuto. Dal tuo odio viscerale contro il marxismo e ogni idea anche solo vagamente di sinistra (farebbe comodo eh che non esistessero davvero più le differenze ideologiche, a chi lo vuole far credere) contraria e contrastante al tuo fanatismo poi si vede hai ragione, che sei un moderato di evidente scuola dorotea e anzi ancor più, sicuramente un liberale. Io ho perso pure del tempo a scrivere(rti) che non cercavo ancora lo scontro ideologico, mentre te sì e AMI troppo il ruolo in cui ti sei compresso e ti da la supposta statura; perchè nemmeno cogli la presa per il culo che penso ad esempio abbiano colto tutti tutti tranne te, della parola "mito" in un tale contesto come quello che citi, che già è quasi dappertutto resa ridicola da evidente smodato,trendistico abuso. Ma te della stampa satirica leva una curiosità, l'hai mai letta in vita tua. I Monthy Python l'avresti probabilmente mandati al rogo potendo. Io vivo anche di contraddizioni che sono evidenti e salutari, dubbi e ripensamenti, come in tutti gli individui davvero critici e non irrigiditi, autototemizzati neiìl loro personale impossibile Bushido, e nei loro fanatismi. Non  conosci neppure il fascino del crimine da sempre per l'ispirazione creativa e artistica, del delitto, del male assoluto o relativo che tanta creazione ha contribuito ad ispirare ad ogni arte, dai romanzi thriller, ai saggi ai film ecc,, Quindi anche in tempi più moderni dei serial killer certo, su milioni MILIONI di avidi lettori affascinati dall'arte tratta da questi fatti delittuosi e certamente terribili, MILIONI di spettatori, appassionati del genere al cinema come in televisione per programmi e serie tv che trattano di simili ambientazioni e personaggi di fatti anche reali, e realmente vissuti/accaduti. Per te tanto per citare esempi celeberrimi e di grandissimo seguito, successo commerciale globale, come "Il Silenzio degli innocenti", i libri di Thomas Harris, personaggi come Hannibal Lecter o Saw, serie tv come "Dexter" o "American Gothic"  andrebbero probabilmente banditi per leggi censorie di decenza per incitamento a Satana, induzione alla possessione diabolica o Dio solo sa cosa.
Tutto scatenato perchè nella tua rigidità che non ammette tentennamenti nè stravaganze - ma tali solo ai tuoi occhi di aspirante crociato che vuole farsi anche passare da agnello- hai preso una distinzione semplicemente di non fidarsi più di quel che dicono i leghisti checchè dicano, per tutta l'inconsistenza e l'opportunismo che hanno dimostrato al di là di ogni decenza, come una qualche "pontificazione" di che cosa poi, essendo soltanto e non potrebbe esserlo altrimenti una opinione personale di analisi politica delle dichiarazioni leghiste passate, presenti, e future a cercare di gettare benzina sul fuoco del qualunquismo e dell'allarmismo, e non come te concessa quale"verità" assoluta impossibile da mettere in discussione, da niente e nessuno.
Ma poi è veramente il colmo se proprio te mi dai del malato mentale, essendo considerato da molti uno dei più fanatici del bigoncio. Se sono necessitoso di un medicamento del SSN possiamo dunque presentarci assieme.   :hmm: :wacko:
Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #22 il: Dicembre 26, 2013, 19:11:51 pm »
Poi vedi una cosa Stendardo, tu sei credo ben più giovane di me quindi alquanto rigido e tendente a schematizzare gli altri. Ottenendo così altra schematizzazione anche nei tuoi confronti, che non mi appartiene. Come scrissi tempo fa mi pare, anch'io mi sono spesso scoperto paradossalmente più rigido e schematico su molte cose, e con il passare dell'eta. Pero' al contempo mi emerge sempre nella mente il pensiero se non sia tutto sbagliato, tutto inutile e oramai troppo tardivo, per soltanto credere di poter davvero comprendere, interpretare, la sempre più complessa indefinitezza dell'esistente. Sia intorno al mio/tuo pvt. che negli aspetti vastissimi veramente "pubblici". Perciò, sono davvero stanco stasera non so te ma io per rispondere ai tuoi post non mi sono neppure riuscito a rilassare un attimo vedendo o seguendo alcunche' "La Generaciòn Dracula". E dopo un Natale boia con persino un tamponamento da dietro con danno sicuramente assai costoso seppur di non esagerata entità, e perdita di un ora e mezza con i vigili sotto la pioggia, quindi figurati puoi immaginare. Non so sempre te ma non ho proprio assolutamente voglia di scontrarmi tra noi come da "galline starnazzanti per le vie del centro" a dirla con Battiato, in una miserrima replica da forum di neri contro rossi '77 o 2013 che sia. Preferisco "Nitzsche e Marx che si davano la mano", per dirla invece alla Venditti. Su molte cose ci possiamo trovare d'accordo quindi basta con sacri furori e standard ideologici che l'hanno pure un po' rotto il c. in questi frangenti. Questo dello scannarci inutilmente fra noi utenti molti o pochi che si sia, e' un aspetto sfiancante e ben presto usurante dei forum che difatti negli anni mi ha portato ad abbandonarne tanti per sopravvenuta saturazione. Sono già depresso per fatti miei che non sono nemmeno sicuro di arrivare al 31 e se lo dico io in questo
caso e' vero, perciò basta, gli sparatori ad alzo zero di Kalashnikov(cit. d'attualità) di cazzate, qui,
erano altri credo, di noi in genere.
Figurati che seppur fossi stato coinvolto sarei sicuramente stato dall'altra parte, ho rispetto per i francesi e alsaziani della Charlemagne anch'io per quello che dimostrarono immolandosi consapevolmente nell'ultima strenua e coscientemente inutile, difesa di Berlino, ma già prima nella disperata resistenza sul fronte orientale alla controffensiva determinante di Zyukov e dell'Armata Rossa. Tant'è che di questo sacrificio rimasero colpiti pure loro. Per gli italiani il discorso e' al solito ben diverso, tant'è che Mussolini per primo lo recrimina - e piuttosto su basi fondate- nelle lettere alla Petacci, che di italiani militari e non a combattere e a cercare figuriamoci immolarsi, di contrastare l'avanzata nella Penisola degli Alleati e gli sbarchi angloamericani furono ben in pochi. Anche li tutto il lavoro come a Cassino e sulla Linea Gotica lo fecero i tedeschi morendo a migliaia. Italiani tranne le eccezioni come la X Mas e pochi altri veramente convinti, praticamente non spararono un colpo.La Folgore a El Alamein certo e' un discorso diverso.

Questa è davvero bella...
Un "marxista-leninista" che mi taccia di rigidismo e di schematismo . Un difensore del sistema più criminale , sanguinario , dogamtico , dispotico e tirannico di tutti i tempi che accusa gli altri di rigidismo e di schematismo... :lol: :lol: :lol:
Torsolo fattelo dire , se Marx o Lenin avessero detto che gli asini volano sono sicuro che tu ed i marxisti-leninisti come te avreste trovato , tramite mille capovolte e giochi di parole , il modo di dimostrare che effettivamente anche se rasoterra gli asini volano !  :lol: :lol: :lol:
Non so tu ma io con un marxista ci ho provato a parlare e mi ha fatto la stessa ed identica impressione di quella di un testimone di geova : fanatismo ideologico .
Ho capito Torsolo il tuo appello al buonsenso , ma credimi non sono io che vengo nelle tue discussioni o che rispondo ai tuoi post piuttosto ho notato che sei tu che , il più delle volte , cerchi il pretesto per attaccare briga con qualcuno nel forum e non solo con me .
Sai che ti dico a questo punto , Torsolo ?
Che sono arrivato alla conclusione che un uomo non dovrebbe occuparsi di antifemminismo se è del tutto privo di una preparazione base sulle fondamenta ideologiche del femminismo . E' solo dopo un'indagine approfondita su questa dottrina che un uomo può avere una visione d'insieme sufficientemente completa e definitiva in relazione al pericolofemminista . 
In caso contrario ci troveremmo di fronte a 2 concrete possibilità : che un uomo cambi , come una foglia al vento ,  ripetutamente il proprio modo di pensare sulle questioni più importanti che riguardano il problema femminista , correndo il rischio di risultare contraddittorio , ipocrita e privo di una solida spina dorsale che dovrebbe , al contrario , contraddistinguere ogni uomo degno di tale nome oppure che un uomo in perenne conflitto con se stesso ,  resti attaccato a dei dogmi che invece la sua intelligenza e raziocinio lo indurebbe a respingere .
E questo è ciò che io ritengo sia il principale motivo di contrasto in seno alla questione maschile .
Così potrebbe succedere nel primo caso che un uomo privo di spina dorsale non venga mai percepito dagli altri uomini come un punto di riferimento nel mare in tempesta se lui stesso presenta in se queste evidenti contraddizioni ed ipocrisie venendo percepito dalle nostre nemiche come un soggetto debole e dal carattere ondivago .
Mentre nel secondo caso ci troveremmo di fronte alla situazione peggiore che putroppo ho avuto modo di riscontrare in alcuni qmmisti uno dei quali in particolare scompare dal forum per poi ricomparire unicamente ed esclusivamente per sparare le sue bordate contro il cristianesimo  , in tal modo nella misura in cui tali personaggi non credono più nella causa antifemminista il suo modo di fare appare privo di senso in relazione alla questione maschile ed i mezzi da esso utilizzati per attaccare non le femministe quanto piuttosto altri antifemministi si fanno sempre più volgari e meschini in modo direttamente proporzionale .
E così accade inevitabilmente che più egli non difende più la causa antifemminista in cui credeva e più aumentano invece i suoi attacchi personali nei confronti di altri qmministi ed antifemministi che non si piegano al suo ego pseudointellettuale da primadonna stizzosa e così ci vieniamo a trovare di fronte ad un uomo che si trasforma in una sottospecie di individuo la cui unica certezza è quella di non pensare più di mettere in discussione alcun caposaldo della dottrina femminista improntando al contempo il proprio agire al più becero personalismo volto a nutrire il proprio ego e ad una abilità tanto viscida quanto meschina nel gettare fango e discredito sugli altri qmmisti ed antifemministi .   
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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« Risposta #23 il: Dicembre 26, 2013, 19:44:30 pm »
Sì Stendardo ho capito il senso del tuo discorso, "Tu non sei antirazzista poichè veramente e convintamente antirazzista, ma soltanto perchè sei nato negro". Ma vedi però Stendardo, in questo caso la condizione finale in cui ti ritrovi per cui hai maturato questa coscienza di condizione di sè, non è tanto modificabile. Quindi uno volendo o non volendo, è quasi certo che oggi come oggi antifemminista dovrà anzi ti dirò di più sarà costretto, ad esserlo proprio tutta la vita.
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« Risposta #24 il: Dicembre 26, 2013, 20:52:46 pm »
"Albanesi rumeni e zingari". E meno male che avevo io preconcetti razzisti, comunque senti non preoccuparti che non vengo innanzitutto più a commentare alcunchè da te scritto, quindi fai lo stesso se puoi che così ci siamo reciprocamente credo, grati. Se poi la parola "terrone" ha la stessa valenza nera e oscura del storico "nigger" delle piantagioni e della schiavitu', penso che qui in tanta buona compagnia ci possiamo fare definitivamente una bella risata. Per il resto io non ho cancellato proprio nulla e nemmeno mi risultava, anche perchè non avrei proprio potuto. Dal tuo odio viscerale contro il marxismo e ogni idea anche solo vagamente di sinistra (farebbe comodo eh che non esistessero davvero più le differenze ideologiche, a chi lo vuole far credere) contraria e contrastante al tuo fanatismo poi si vede hai ragione, che sei un moderato di evidente scuola dorotea e anzi ancor più, sicuramente un liberale. Io ho perso pure del tempo a scrivere(rti) che non cercavo ancora lo scontro ideologico, mentre te sì e AMI troppo il ruolo in cui ti sei compresso e ti da la supposta statura; perchè nemmeno cogli la presa per il culo che penso ad esempio abbiano colto tutti tutti tranne te, della parola "mito" in un tale contesto come quello che citi, che già è quasi dappertutto resa ridicola da evidente smodato,trendistico abuso. Ma te della stampa satirica leva una curiosità, l'hai mai letta in vita tua. I Monthy Python l'avresti probabilmente mandati al rogo potendo. Io vivo anche di contraddizioni che sono evidenti e salutari, dubbi e ripensamenti, come in tutti gli individui davvero critici e non irrigiditi, autototemizzati neiìl loro personale impossibile Bushido, e nei loro fanatismi. Non  conosci neppure il fascino del crimine da sempre per l'ispirazione creativa e artistica, del delitto, del male assoluto o relativo che tanta creazione ha contribuito ad ispirare ad ogni arte, dai romanzi thriller, ai saggi ai film ecc,, Quindi anche in tempi più moderni dei serial killer certo, su milioni MILIONI di avidi lettori affascinati dall'arte tratta da questi fatti delittuosi e certamente terribili, MILIONI di spettatori, appassionati del genere al cinema come in televisione per programmi e serie tv che trattano di simili ambientazioni e personaggi di fatti anche reali, e realmente vissuti/accaduti. Per te tanto per citare esempi celeberrimi e di grandissimo seguito, successo commerciale globale, come "Il Silenzio degli innocenti", i libri di Thomas Harris, personaggi come Hannibal Lecter o Saw, serie tv come "Dexter" o "American Gothic"  andrebbero probabilmente banditi per leggi censorie di decenza per incitamento a Satana, induzione alla possessione diabolica o Dio solo sa cosa.
Tutto scatenato perchè nella tua rigidità che non ammette tentennamenti nè stravaganze - ma tali solo ai tuoi occhi di aspirante crociato che vuole farsi anche passare da agnello- hai preso una distinzione semplicemente di non fidarsi più di quel che dicono i leghisti checchè dicano, per tutta l'inconsistenza e l'opportunismo che hanno dimostrato al di là di ogni decenza, come una qualche "pontificazione" di che cosa poi, essendo soltanto e non potrebbe esserlo altrimenti una opinione personale di analisi politica delle dichiarazioni leghiste passate, presenti, e future a cercare di gettare benzina sul fuoco del qualunquismo e dell'allarmismo, e non come te concessa quale"verità" assoluta impossibile da mettere in discussione, da niente e nessuno.
Ma poi è veramente il colmo se proprio te mi dai del malato mentale, essendo considerato da molti uno dei più fanatici del bigoncio. Se sono necessitoso di un medicamento del SSN possiamo dunque presentarci assieme.   :hmm: :wacko:

Ho citato gli albanesi , i rumeni e gli zingari perchè sono le nazionalità-etnie che mi è capitato più sovente di sentire dagli echi che ci giungono dagli episodi di cronaca nera rispetto ad esempio ai venditori di fiori del bangladesh o ai filippini impegnati prevalentemente nelle faccende domestiche .
Con ciò non voglio dire affatto che tutti gli albanesi , rumeni o zingari delinquono .
Torno a ripetere , sei tu che sei venuto da me non io da te , quindi lo "scontro" mi sembra che lo abbia cercato tu . E poi hai pure la bella faccia tosta di piagnucolare come una femminuccia se uno poi esercita legittimamente il proprio diritto di difesa attraverso la replica nei thread da lui stesso aperti !
Effettivamente hai un modo alquanto singolare di prendere per i fondelli Charles Manson se lo chiami "mito che mi decade" perchè in italiano "mito che mi decade" significa in soldoni che Manson ti ha un pò deluso ma che nella tua mente rimane pur sempre un "mito" , boh sarò io allora che non comprendo la lingua italiana...chissà... :hmm:
Beh , detto molto francamente , credo che nè io nè nessun altro in questo forum possa apprezzare il "fascino del crimine" . Per me , come credo anche per il resto del forum , il crimine è un atto spregevole niente affatto "fascinoso" .
Se poi mi dici che ci sono milioni di persone che vanno pazze per il "fascino del crimine" questo non fa assolutamente una piega rispetto alla mia convinzione personale ovverosia che ci troviamo di fronte ai frutti più marci e decandenti di questa società occidentale che ha distrutto tutti i valori su cui si è fondata la nostra società e nell'ambito della quale milioni di persone sono lobotomizzate da televisione e da libri spazzatura che osannano le peggiori perversioni e patologie mentali e sessuali , i peggiori seriel killer , ed i più beceri istinti edonistici , suicidi , materialistici , consumistici e superficiali della società capitalista americana che soltanto un buon marxista seguendo la massima di Marx secondo cui "la putrefazione è il laboratorio della vita" riesce ad apprezzarne le esalazioni più fetide in tutta la loro essenza .
Non mi pare di aver difeso i leghisti in quanto tali ma solo in relazione al fatto che mi appare alquanto ipocrita da parte tua che ti scandalizzi per certe loro espressioni che sovente sono da te stesso utilizzate ed elargite generosamente in maniera proficua . Tutto qui .
Il problema in seno alla Questione Maschile nasce quando un tipo come te giunge a scrivere in questo forum  , per sventura di tutti gli antifemministi che , invece , agiscono mossi da assoluta buona fede nella causa per cui lottano , in tal modo è per me diventato  un gioco da ragazzi prevedere con largo anticipo che tutta l’”eroica” lotta di questi elementi contro il femminismo si risolverà prima o poi , come ebbe a dire giustamente  Number10 , in un patetico  tentativo di sfogo addossando le proprie sfighe , frustrazioni ed insuccessi privati di natura sentimentale e sessuale avuti con le donne come un problema che riguarda tutti gli uomini del mondo da un lato e tutte le donne dall’altro lato ed in qualche volgare tentativo di approccio da osteria nei confronti di tutte quelle donne che scrivono su questo forum poiché interessate alla Questione Maschile .
Così quanto più un tale soggetto è tenacemente ancorato nel perseguire tali losche mire tanto più questo elemento considererà suoi personali nemici tutti quegli uomini che , al contrario , si oppongono al femminismo in quanto risulta essere una dottrina in completa antitesi con i propri principi morali e spirituali , pertanto accade che in ogni antifemminista che lotta contro il femminismo perché sinceramente mosso dalla causa in cui crede , egli avrà il sentore animale di un pericolo imminente per la sua attività di carattere parassitario .
« Ultima modifica: Dicembre 26, 2013, 21:04:01 pm da Stendardo »
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« Risposta #25 il: Dicembre 26, 2013, 22:16:15 pm »
Ah ho capito te e l'altro siete dunque come la stessa persona quindi non c'è neppure bisogno di sprecare altri agglomerati di parole. Bastano le pagine già scritte a riguardo. Il problema di chiunque si avvicini alla QM senza essere provenienti da superomismi da Columbine di noiartri come te e'che la trova ostaggio sempre più di apostoli millenaristi psicotici evidentemente, credo chiunque possa rendersene conto, come te. Io figurati che pur senza essercene certo bisogno in alcune occasioni sono stato pure alle tue posizioni su taluni confronti. Altro che gratuita ricerca di scontro ma d'altronde quelli come te confondono ogni virgola che li appaia contraria alla loro sguainata spada, come essere contro il senso comune della morale altissima da loro e solo loro rappresentata e difesa dai barbari a Gerusalemme. Dato che ti sei finalmente sfogato in insulti e osservazioni personali abbastanza gratuiti, totalmente arbitrari e accanto al problema,  ti sei liberato dunque? Rispondendoti dunque da strepitante offesa femminuccia aggiungo: muori. E vai a fare una sega o un pompino al tuo Gauleiter che mai ammetteresti di amare in segreto. I precedenti di infrociati non autoaccetti tra le camicie
brune quali il carissimo Stendardo certo  non mancano. Sieg Heil, evitiamoci che e' meglio, te lo dico davvero. Non cancellate questa risposta che e' soltanto a precedenti pesanti giudizi personali questi si gratuiti, cercati anzi stupidamente di evitare e persino di pacificare, grazie.
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« Risposta #26 il: Dicembre 26, 2013, 23:56:58 pm »
Ah e per chiudere definitivamente con l'ultimo verso affinché non manchi a nessuno dei poeti, la persona che hai citato e preteso di utilizzare a" convalida" di colpevolezza" contro di me, e' solo l'ultima in ordine di tempo ad averti dato davanti a tutti gli utenti ed erano abbastanza che seguirono i nostri/vostri scambi, soavemente a mitragliate del pazzo fanatico che persino non vuole o sa, parole sue, "ammettere a sè stesso  di esserlo". Non mi pare di ricordare ci passasti sopra le sue affermazioni tanto in surplace. Cazzo mi ci stai persino in parte riconciliando con il tipo. Da provocatore professionista sa infatti almeno riconoscere subito i veri invasati cristallizzati nella loro teca. Passo, chiudo, e butto proprio il ricevitore.
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Offline Lucia

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #27 il: Dicembre 27, 2013, 08:36:24 am »

Beh , detto molto francamente , credo che nè io nè nessun altro in questo forum possa apprezzare il "fascino del crimine" . Per me , come credo anche per il resto del forum , il crimine è un atto spregevole niente affatto "fascinoso" .
Se poi mi dici che ci sono milioni di persone che vanno pazze per il "fascino del crimine" questo non fa assolutamente una piega rispetto alla mia convinzione personale ovverosia che ci troviamo di fronte ai frutti più marci e decandenti di questa società occidentale che ha distrutto tutti i valori su cui si è fondata la nostra società e nell'ambito della quale milioni di persone sono lobotomizzate da televisione e da libri spazzatura che osannano le peggiori perversioni e patologie mentali e sessuali , i peggiori seriel killer , ed i più beceri istinti edonistici , suicidi , materialistici , consumistici e superficiali della società capitalista americana

Ma davvero? E quando nei tempi d'oro della chiesa occidentale andavate tutti ad assistere ai roghi per divertirvi di come muoiono i poveracci quello non era il fascino del male, il fascino del crimine, come nei antichi riti di sacrifici umani?...


Offline Lucia

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #28 il: Dicembre 27, 2013, 09:04:17 am »
Questa è davvero bella...
Un "marxista-leninista" che mi taccia di rigidismo e di schematismo . Un difensore del sistema più criminale , sanguinario , dogamtico , dispotico e tirannico di tutti i tempi che accusa gli altri di rigidismo e di schematismo... :lol: :lol: :lol:

perché noln sa cosa parla ma non lo sai neanche tu, perché una idea forse buona al tavolino in realtà puo diventare un incubo. Ogni buona idea, ogni ideale se gli dai freno libero e diventa unica dominante rischia di diventare criminale, sanguinario, dogmatico, dispotico e tirannico. Incluso anche la religione che ammazza persone nel nome della salvezza e dell'amore.
Solo che quelli popoli sono meno abituati con l'Inquisizione e non 'hanno sopportato un regime simile per piu di 10-40 anni, mica siamo occidentali noi!



Che sono arrivato alla conclusione che un uomo non dovrebbe occuparsi di antifemminismo se è del tutto privo di una preparazione base sulle fondamenta ideologiche del femminismo . E' solo dopo un'indagine approfondita su questa dottrina che un uomo può avere una visione d'insieme sufficientemente completa e definitiva in relazione al pericolofemminista . 

Però prima di ripetere le tue scoperte livresche kilometriche sul comunismo e femminismo devi spiegarci perché non nei paesi ex comunisti: Cina, Est Europa, Russia è diventato il femminismo cosi misandrico ma proprio nei paesi occidentali dove il communismo non ha vinto mai?  :hmm:


Citazione
uno dei quali in particolare scompare dal forum per poi ricomparire unicamente ed esclusivamente per sparare le sue bordate contro il cristianesimo  , in tal modo nella misura in cui tali personaggi non credono più nella causa antifemminista il suo modo di fare appare privo di senso in relazione alla questione maschile

Provo suggerirti una risposta a cio che ti domandavo sopra, in attesa certo che ci illumini tu.
Se tu non vedi il senso di qualcosa non è che quella cosa non ha senso.
Proprio nei paesi che storicamente erano piu sessuofobici grazie alla religione, dove il desiderio sessuale era quasi il Male, e la donna doveva restare se è possibile vergine come la Maria e intoccabile,  la madre col bambino è essenziale mentre il padre deve essere contento se lo spirito santo gli fa dei figli, proprio là nei ex paesi dell'Inquisizione o puritani il femminismo trova il suo terreno fertilissimo, tanto non fa che ripetere gli stessi dogmi cristiani.
Il femminismo è il cristianesimo occidentale secolarizzato.
« Ultima modifica: Dicembre 27, 2013, 09:17:28 am da Abraxas »

Offline ilmarmocchio

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Re:Bananaland : criticano la Kyenge , licenziati .
« Risposta #29 il: Dicembre 27, 2013, 11:38:58 am »
Citazione
Questa è la frase incriminata :

«Mettetela su un barcone. Assicuratevi che non affondi. Deve tornare in Africa da dove è venuta. Poi saranno gli oranghi e le scimmie a stabilire se la riprendono o meno in casa loro. Ma a quel punto non sarà più un problema di noi italiani».

Se la lingua italiana non è un'opinione , in questa frase non mi sembra che ci sia scritto che i "neri sono oranghi e scimmie" ma semplicemente che gli oranghi e le scimmie che fino a prova contraria sono animali e non esseri umani decideranno se riprendersela "o meno a casa loro" .


Non c'è scritto, ma il concetto viene chiaramente suggerito e in una lingua i significati impliciti contano.
quei 2 leghisti hanno perso una occasione per stare zitti