Autore Topic: Cristianesimo e mascolinità  (Letto 61606 volte)

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #345 il: Gennaio 16, 2014, 10:14:41 am »
questa secondo me ogni artigiano che tramanda il mestiere lo sa.
un po' banalotta come semplificazione, ma è un indicatore della potenza del pensiero filosofico italiano. Per capire cosa vuol dire Hegel non basta leggere il testo tre volte e un paio di lauree. I concetti dei filosofi italiani sono alla portata di tutti.

Citazione

1. Cartesio era francese e non ha detto niente di questo tipo.
wow  :w00t:
davvero Descartes era francese?
e davvero non ha detto "cogito ergo sum"?

Citazione
Questa non preclude che la filosofia se non è  pensata con la propria testa, sentita non è neanche filosofia.

difficile pensare qualcosa con qualcosa che non sia la propria testa: questa è tautologia
il problema non è con cosa pensi, ma come pensi. Quali sono i percorsi che garantiscono una qualche validità a ciò che pensi!
eppoi: cosa significa "sentire il pensiero!"?  :wacko:

il pensiero si pensa, il sentimento si sente  ;)
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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #346 il: Gennaio 16, 2014, 18:52:44 pm »
un po' banalotta come semplificazione, ma è un indicatore della potenza del pensiero filosofico italiano. Per capire cosa vuol dire Hegel non basta leggere il testo tre volte e un paio di lauree. I concetti dei filosofi italiani sono alla portata di tutti.
Beh, insomma, un Severino non mi sembra alla portata di tutti, anzi... intendo le opere strettamente metafisiche, quelle uscite per i tipi dell'Adelphi, non gli articoli che ha scritto sul Corriere.

Offline COSMOS1

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #347 il: Gennaio 17, 2014, 09:37:01 am »
Severino per me è suddito della filosofia tedesca
di fatto già con Croce e Gentile sostanzialmente siamo capitolati su quel versante
poi, si dovrebbe approfondire ...
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Offline zagaro

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #348 il: Gennaio 17, 2014, 10:04:48 am »
Severino per me è suddito della filosofia tedesca
di fatto già con Croce e Gentile sostanzialmente siamo capitolati su quel versante
poi, si dovrebbe approfondire ...

perchè già dal 1800 i più grandi latinisti e studiosi di diritto romano erano ...tedeschi!
vedi i fenomeno della Pandettistica

http://it.wikipedia.org/wiki/Pandettistica

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #349 il: Gennaio 17, 2014, 15:26:07 pm »
Severino per me è suddito della filosofia tedesca
di fatto già con Croce e Gentile sostanzialmente siamo capitolati su quel versante
Severino ripensa in modo originale il principio parmenideo dell'essere alla luce di tutto il percorso filosofico, e per fare ciò è chiaro che diventa impossibile prescindere dal contributo immenso della filosofia tedesca (come pure immenso è stato l'apporto di quella greca).
Almeno per quanto riguarda la filosofia, coi tedeschi dobbiamo fare i conti.  ;) Ma anche noi comunque abbiamo dato un contributo importante alla filosofia, cito a caso i vari Bruno, Campanella, Vico, Croce, Labriola, Gentile, Bontadini, Fabro, Severino, ecc., volendo anche Machiavelli, Gramsci e lo stesso Leopardi (autore - molto più complesso di quanto non si pensi - che ha un consistente spessore filosofico).

Offline Lucia

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #350 il: Gennaio 17, 2014, 16:41:33 pm »

e davvero non ha detto "cogito ergo sum"?

Pensare non ha nulla da fare con imparare a memoria, anzi, prima di cogito c e il dubbio su tutto

Citazione
difficile pensare qualcosa con qualcosa che non sia la propria testa: questa è tautologia

per me  e difficile ma la molti , incluso molti dei miei alunni preferivano che qualcuno gli dicesse come devono pensare, cioe appunto non avevano coraggio di pensare con la propria testa.

Citazione
eppoi: cosa significa "sentire il pensiero!"?  :wacko:

il pensiero si pensa, il sentimento si sente  ;)

una pensiero filosofico e autentico se viene dalla vita vissuta, dall-angoscia, dalla diperazione, dalla rassegnazione etc.

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #351 il: Gennaio 17, 2014, 17:04:00 pm »
una pensiero filosofico e autentico se viene dalla vita vissuta, dall-angoscia, dalla diperazione, dalla rassegnazione etc.
Se intendi nel senso che alle origini della filosofia c'è il thauma allora siamo d'accordo, altrimenti non so che dire  :ohmy:

Offline Lucia

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #352 il: Gennaio 17, 2014, 17:44:17 pm »
Erlebnis si chiama nella filosofia tedesca

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #353 il: Gennaio 17, 2014, 19:39:13 pm »
Erlebnis si chiama nella filosofia tedesca

 :D

tanto pe' fa' confusione ...

2+2=4 a prescindere dal tuo Erlebnis  :lol: che poi uno possa anche meravigliarsi che 2+2=4 sempre e ovunque e quindi cominci a filosofare, ci può stare, ma è altra faccenda

i tedeschi stanchi di fare i tedeschi hanno cercato di buttarsi sul romaticismo naturale italiano  :lol:
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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #354 il: Gennaio 17, 2014, 19:55:54 pm »
Thauma è l'angoscia del divenire che viene ben prima di ogni Erlebnis.

Offline zagaro

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #355 il: Gennaio 17, 2014, 20:25:03 pm »
:D

tanto pe' fa' confusione ...

2+2=4 a prescindere dal tuo Erlebnis  :lol: che poi uno possa anche meravigliarsi che 2+2=4 sempre e ovunque e quindi cominci a filosofare, ci può stare, ma è altra faccenda

i tedeschi stanchi di fare i tedeschi hanno cercato di buttarsi sul romaticismo naturale italiano  :lol:

deridire di Grozio padre del diritto moderno.................. (che poi è olandese e siamo nel 1500).

oggi sembra facile, ma dirla nel 1500 era sfatare un tabù, significava che ci poteva essere  una storia che poteva svolgersi al di fuori delle...divine faccende, ricordati che allora si era re per grazia divina,  significava che il potere lo dava Dio stesso, niente oteva esitere al di fuori di Dio
e difatti Grozio per  pararsi dall'inquisizione diceva che 2+2=4 a prescidere da Dio, ma che è peccato il solo pensarlo.

mente la morte di dio può essere considerato nell'800 l'inizio di un certo militarismo che portò alla IWW, perchè in mondo che aveva perso la sua 'rotta', alcuni, sopratuttole vecchie aristocrazie nate dalla 'grazia divina', pensarono che solo una società regolata da regole militari potesse uscire dalla confusione  in cui si era cacciata, e così nacquead esempio in Germania il prussianismo

Offline Stendardo

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #356 il: Gennaio 19, 2014, 11:59:08 am »
Sai quando dicono che la guerra è una cosa maschilista che il nuovo mondo delle donne ha abolito?
Non capiscono una cosa,oggi la sopravvivenza è di 80 anni,ai tempi dei primi Romani era sulla trentina,tu vedevi che eri appena ''maturato'' e tutti intorno a te erano morti,e ogni giorno era buono per crepare,si moriva senza esser vecchi,allora,non per darle un senso,ma per alleviare la sua tragicità,si inventarono la guerra,per dare alla morte un volto umano,accettabile,non quello impersonale e morboso della morte che uccide i malati nei letti,il suo volto era quello della morte gloriosa in battaglia,così come nel teatro si esecra le proprie tragedie,''recitandole'',drammatizzandole,e dandogli un volto,così,la guerra era il teatro della morte,la sua drammatizzazione,il suo incarnarsi nel mondo degli uomini,in un modo finalmente estetico e dunque gradito agli Dei e agli uomini.
La guerra per gli antichi Romani era l'estetica della morte,a sostegno di questa ipotesi,c'è il termine stesso che la designa presso quel popolo,Bellum,che ai nostri giorni è rimasto nel suo significato di ''estetico''.
Il bellum,era il culto della bella morte,la ricerca di una ''maschera'',sufficientemente accettabile,da far indossare alla morte,che notoriamente,come nella favola della morte rossa di Poe,sotto la maschera,nascondeva il nulla...
Solo che la morte rossa,ovvero la morte per malattia è una maschera esecrabile e invisa a tutti,la morte che indossa i panni dell'eroe che muore in battaglia,è una maschera a lei di manifestarsi in un modo gradito agli uomini e anche agli Dei,da qui l'idea che gli eroi,ascendessero nei campi elisi per stare insieme agli Dei.
La guerra per loro era teatro,il teatro della morte.
In ogni caso a torto Evola ha voluto reimpiantare un culto guerriero nell'epoca moderna,oggi i giovani vivono,e dunque si muore vecchi,e i vecchi,perdono il loro talento,i vecchi non sanno fare poesia,e morire in modo ''poetico'',i giovani sanno che possono vivere,e dunque vogliono vivere,e hanno ragione a voler vivere,se gli viene data ''vita'',anche se dolorosa,perchè teatralizzare la morte?
I moderni,in ogni caso non capiscono un tubo del mondo antico,le femministe dicono che la guerra l'hanno inventata gli uomini,ma non capiscono che è in realtà l'hanno inventata gli Dei,per permettere agli uomini,di dare al loro destino tragico,un volto che loro potessero accettare.

In realtà il "culto della morte" non c'entra proprio niente con il cristianesimo , al contrario , il cristianesimo pone le sue fondamenta nella dottrina escatologica della "vita eterna" e della "resurrezione della carne" dopo il Giudizio Universale .
Erano il fascismo ed il nazionalsocialismo che  , invece , praticavano il "culto della morte" , senza il culto della morte di derivazione nichilistica non si potrebbe mai spiegare il fanatismo con il quale combattevano ad esempio le Waffen SS .
Pochissimi sanno che le Waffen SS oltre al culto della morte avevano il culto della dea kali .
Il Prof.Pio Carlo Fulvio Filippani Ronconi , in gioventù membro delle SS italiane (decorato con la Croce di Ferro di II°classe) , docente presso l'Università Orientale di Naroli , ritenuto il massimo orientalista italiano  in questo filmato parla del culto della morte e della dea kali durante la battaglia di Nettuno da lui stesso combattuta .
Nel marzo del 1944 il battaglione "Vendetta", facente parte del reggimento comandato del tenente colonnello Carlo Federigo Degli Oddi, fu schierato a Nettuno. Il reggimento combatté duramente contro gli Alleati durante lo sbarco, tenendo un fronte di oltre 4 km per 70 giorni ed infliggendo perdite superiori di 20 volte al nemico rispetto alle proprie. Dopo gli scontri 340 su 650 volontari delle SS morirono. Ai legionari italiani, per l'alto valore dimostrato, fu permesso dall'alto comando tedesco di fregiarsi delle rune SS sul classico sfondo nero che li integrò ufficialmente nelle Waffen SS.




Pio Filippani Ronconi
Fonte Wikipedia
 
 
Filippani-Ronconi durante la seconda guerra mondiale con l'uniforme delle Waffen-SS
Pio Alessandro Carlo Fulvio Filippani-Ronconi (Madrid, 10 marzo 1920 – Roma, 11 febbraio 2010) è stato un indologo, orientalista ed esoterista italiano.
Figlio di Fulvio Benedetto Biagio Stefano Maria Filippani-Ronconi e di Anita Tamagno, nato a Madrid ("Io sono nato nel cuore della Spagna, in Castiglia, esattamente a Madrid , calle Torrijos 78..." Angelo Iacovella, "L'Oriente "in carne e ossa" di Pio Filippani-Ronconi", in: L'Orientalista Guerriero, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 197.) da famiglia aristocratica (Patrizi Romani e Conti del Sacro Romano Impero)( "Dunque, la mia famiglia è una famiglia…romana. […] Non dagli antichi Romani. Può darsi che sia così. Nel 1452, ci siamo trasferiti da Gubbio a Roma. Un anno prima che Mehmet Fatih occupasse Bisanzio. Un anno prima. Nel 1644, non il capofamiglia beninteso, ma il capo della casata, più o meno lo stesso, il mio antenato, il cardinal Pamphili, divenne Papa, col nome di Innocenzo X. Attraverso la mano sinistra (mi esprimo in termini araldici) nacque un figlio in più e questo figlio cambiò il cognome di Pamphili in Filippani. Di Pamphili ce ne sono tanti, Gubbio è piena di Pamphili. Nel 1832, ereditammo un insieme di piccoli privilegi e il titolo di "Conti". Io sono il conte Ronconi, Filippani-Ronconi. Questa è la famiglia. Per quanto riguarda mio padre, noi fummo praticamente rovinati dal terremoto di Casamicciola, nel 18…1884." Angelo Iacovella, " L'Oriente "in carne e ossa" di Pio Filippani-Ronconi", in: L'Orientalista Guerriero, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 197., in seguito allo scoppio della Guerra civile spagnola si spostò in Italia con la famiglia. Ivi successivamente si dedicò allo studio universitario delle lingue indoeuropee e di altre lingue quali il Turco, l'arabo, l'ebraico, il cinese, il sanscrito e molti dialetti dell'India. Per questo fu più tardi impiegato all'EIAR come lettore dei radiogiornali in lingua straniera. Intanto i suoi interessi spirituali lo portarono alla pratica del Tantra e alla conoscenza di Julius Evola e di altri membri del Gruppo di Ur ("Julius Evola ha rappresentato, nella cultura italiana del ventennio fascista e del secondo dopoguerra, quella corrente che si può definire come tradizionalismo pagano, in contrapposizione al cattolicesimo. Ma era una posizione intellettualmente aristocratica, destinata a rimanere inevitabilmente minoritaria. Il sogno mistico pagano di un nuovo impero non poteva sconfiggere duemila anni di credenze cattoliche. La sua formazione idealistica ed esoterica lo portò sempre a vedere gli eventi (fenomeni) come il risultato di idee (noumeni). Non è un caso che una simile visione abbia influenzato un altro nobile italiano, il Conte Pio Filippani-Ronconi, ritenuto il massimo orientalista italiano del '900 (aveva studiato, oltre alle lingue indoeuropee, arabo, ebraico, cinese e turco) e pagano dichiarato, che si arruolò nelle Waffen-SS col grado di Obersturmführer e ottenne la Croce di Ferro per la battaglia di Nettuno. Si è detto che Filippani-Ronconi avesse appreso gli insegnamenti e le tecniche di meditazione della Thule-Gesellschaft", Gianfranco Drioli, Ahnenerbe, Appunti su scienza e magia nel Nazionalsocialismo, Ritter, Milano, 2011, p. 158-159.)
Filippani-Ronconi avvertì i limiti della lettura del tantrismo fatta da Julius Evola: l'interpretazione di Evola accentuava l'aspetto della volontà dell'asceta che infrange ogni limitazione ordinaria, ma lasciava in ombra un altro aspetto fondamentale del tantrismo, quello della pura consapevolezza, del pensiero cosciente che rischiara ogni reazione interiore. "Con ogni probabilità fu proprio l'energia sprigionata dal faticoso opus additatomi dall'Evola, quella che mi permise successivamente di trovare il mio vero sentiero, che mi venne palesato proprio da qualcuno che aveva agito nell'ambiente di Ur." Pio Filippani-Ronconi, "Julius Evola: un destino", in: AA.VV. Testimonianze su Evola, a cura di Gianfranco de Turris, Roma, Ed. Mediterranee, 1985, p. 120. "Nel 1939 si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma, dove fu allievo dell'Accademico d'Italia professor Carlo Formichi, per la lingua sanscrita, dell'Accademico d'Italia professor Giuseppe Tucci (Per i rapporti tra Filippani-Ronconi e Tucci, vedi Enrica Garzilli, L’esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol 1, pp. 100-108.), per le religioni e filosofie dell'India e dell'Estremo Oriente, nonché del professor Ettore Rossi, per le lingue turca e persiana. Vi apprese anche l'arabo, il pali, il tibetano e l'avestico."
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si arruolò volontario tra i Granatieri di Sardegna, e combatté in Libia. Venne ferito due volte e ricevette alcune onorificenze. Dopo la caduta di Mussolini e la fondazione della Repubblica Sociale Italiana, si arruolò con il grado di Untersturmführer nella Legione SS Italiana, formazione appartenente alle Waffen SS europee, e per il suo impegno nella difesa del fronte a Nettuno ricevette dal comando tedesco la Croce di Ferro di seconda classe. Nel 1945 fu recluso nel Campo di concentramento di Coltano.
Dopo la Seconda guerra mondiale, fu impiegato all'ufficio radiodiffusione per l'estero della presidenza del Consiglio. Conobbe in questo periodo Massimo Scaligero (Per i rapporti tra Filippani-Ronconi e Tucci, vedi Enrica Garzilli, L’esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol 1, pp. 100-108.), attraverso il quale si avvicinò agli scritti di Rudolf Steiner; fu nello stesso tempo amico di Giovanni Colazza("Con noi studenti si proclamava "indegno discepolo" di Giovanni Colazza, medico e Maestro di antroposofia nel periodo post-bellico, fino al '53, anno della sua morte." Gabriele Burrini, "L'abile traghettatore", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 26. )("Leo" del Gruppo di Ur), un diretto collaboratore di Steiner. Filippani aderì al metodo di ascesi antroposofico, incentrato su esercizi di purificazione del pensiero, della volontà, del sentimento, del giudizio, della memoria. Rimase peraltro appartato rispetto agli antroposofi "di scuola", preferendo perseguire un cammino di ricerca individuale e non settario. ("Sono sempre stato un individuo evolizzante nel senso che non m'interessava ricalcare ciò che facevano gli altri...", mi diceva a proposito dei suoi poco ortodossi rapporti con l'ambiente antroposofico. "Sai che Colazza non mi ha voluto ammettere alla scuola esoterica?"Si riferiva a una cerchia ristretta di allievi, selezionati e ammessi a condividere certi insegnamenti steineriani più riservati. "Non mi ha ammesso e mi fa piacere raccontarlo: "Filippani ne deve vomitare di yoga prima di potervi entrare", mi diceva." Gli antroposofi, si sa, considerano lo yoga inadatto agli occidentali, ma il Professore si schermiva dicendo che per lui era un'altra faccenda, dato che sua nonna era indiana e quindi anche il suo sangue in parte lo era: ecco perché certe pratiche ascetiche lui se le poteva permettere. Ma, probabilmente, questa storia Colazza non la beveva." Luigi Capano, "Incontri con un uomo straordinario", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 32.)
Laureatosi in indologia ("sono professionalmente un indologo..." Pio Filippani-Ronconi, "Psicologia fondamentale dello shamanesimo in Asia ed in America", in: Vie della Tradizione, n. 36, ottobre-dicembre 1979, ristampato nel n. 155-156, dicembre 2010, p. 151.)con il massimo dei voti e la lode, nel marzo 1949, con una tesi su L'azione mistica in rapporto alla coscienza unitaria dell'universo, secondo la speculazione indiana. Studio introduttivo al concetto del Macrantropo, avente come oggetto la molteplicità degli stati di coscienza nella filosofia Vedanta, nel 1959 iniziò la carriera accademica all'Istituto Universitario Orientale di Napoli come assistente ordinario di Giuseppe Tucci alla cattedra di Religioni e Filosofie del Medio ed Estremo Oriente. L'anno seguente fu nominato docente di Lingua e Letteratura sanscrita e nel 1970 professore straordinario di Dialettologia iranica, per finire nel 1972 diventò ordinario nella cattedra di Religioni e Filosofie dell'India. Della sua attività di traduzione di testi e saggi sulle tradizioni orientali resta fondamentale il volume sul Canone buddhista. Parallelamente alla sua attività accademica, Filippani Ronconi pose le proprie conoscenze tecniche al servizio delle istituzioni italiane, lavorando come crittografo presso il Ministero della Difesa nonché come traduttore di lingue orientali.
Dal 1970 al 1973 fu vicepresidente dell'Istituto Ticinese di Alti Studi a Lugano e tra il 1990 e il 2002 partecipò agli incontri di Eranos. Verso la fine degli anni novanta fu interrogato dalla magistratura italiana per la strage di piazza Fontana a causa di un suo intervento al convegno dell'Hotel Parco dei Principi, dove lesse uno scritto sulla controrivoluzione che si sospettava in qualche modo legato alla pianificazione di una strategia della tensione; tuttavia le indagini esclusero qualsiasi sua forma di coinvolgimento a manovre di tipo eversivo. Nella relazione al convegno organizzato dall' Istituto di studi militari Alberto Pollio, tra le altre cose, Filippani-Ronconi configurava una scenario di "resistenza" in caso di invasione sovietica o di insurrezione comunista. Tale scenario esulava completamente - sia per i termini di riferimento che per i metodi proposti - dalle operazioni tipiche di una strategia della tensione.
Un ulteriore coinvolgimento giudiziario fu causato dal fatto che Delfo Zorzi, latitante accusato di strage (ma poi assolto), aveva seguito i suoi corsi universitari all'Istituto Universitario Orientale di Napoli e con lui si era laureato. Anche in questo caso il proscioglimento da ogni accusa fu pieno e senza conseguenze. Filippani-Ronconi conobbe personalmente lo Shah di Persia e lo Shah dell'Afghanistan, frequentando quest'ultimo nel periodo del suo esilio romano. Da Reza Shah di Persia fu invitato a partecipare alle celebrazioni del bimillenario dell'impero achemenide. Membro dell'Accademia Pontaniana di Napoli e dell'Istituto di Studi Califfali della Reale Accademia di Cordoba, Filippani-Ronconi è stato l'unico occidentale ad aver ricevuto la laurea honoris causa in Teologia e Scienze dell'Islam all'Università di Teheran[12], ed ha anche ricevuto quella in Filosofia della Storia nell'Ateneo di Trieste.
In qualità di docente e storico delle religioni, ha sviluppato ricerche sulle sette gnostiche in India e Tibet e sui movimenti mistici ed eterodossi nell'Islam orientale, specialmente in Persia. Ha indirizzato i propri interessi verso la fenomenologia religiosa, dello Yoga e dello Sciamanesimo, argomenti sui quali ha pubblicato vari scritti. Fra le sue attività, si ricorda la partecipazione alla spedizione in Marocco promossa dalla Fondazione Ludwig Keimer, presieduta da Boris de Rachewiltz, che portò alla scoperta dell'antica città di Sigilmassa.( "Al rilevamento e al ritrovamento della città carovaniera di Sigilmassa, sepolta nel deserto del Marocco, in collaborazione con la Fondazione Keimer (il sito è stato prima individuato da Filippani su scritti medievali musulmani e poi sul posto, grazie anche ad un piccolo aerostato realizzato dall'URRI per i rilievi fotografici)" Gabriele Troilo, "URRI. Un'esperienza", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 190.)Nel 2000 ha collaborato con il Corriere della Sera scrivendo articoli sulle filosofie orientali, ma il rapporto si interruppe quando un lettore denunciò al giornale la militanza di Filippani-Ronconi nelle Waffen SS nel corso della Seconda guerra mondiale.( "Il Professore fu invitato a scrivere nella terza pagina del Corriere della Sera ma ebbe appena il tempo di pubblicare a malapena un paio di articoli, di argomento orientalistico, che le proteste indignate di qualche lettore - sempre volgari motivi politici - indussero il giornale a interrompere la collaborazione." Luigi Capano, "Incontri con un uomo straordinario", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 33.)
È stato uno storico delle religioni, conoscitore di tradizioni mistiche del Vicino e dell'Estremo Oriente e di numerose lingue occidentali e orientali, è ritenuto tra i massimi orientalisti e storici delle religioni del Novecento italiano. Una cerchia di discepoli, nel corso della sua vita, si è rivolta a lui come a un autentico maestro spirituale e ancora oggi, dopo la sua morte, ne segue le indicazioni per la disciplina dello spirito.( "In realtà, Filippani-Ronconi ha rappresentato una delle personalità più importanti ed interessanti dell'ambiente esoterico italiano del Novecento e come tale, in una storia futura di tale galassia umana e culturale, il suo nome dovrà trovare un'adeguata collocazione, tenendo inoltre presente che la sua lunga vita gli ha permesso di realizzare un costante impegno in tale versante quasi sino alla fine del primo decennio del nuovo millennio." Marco Rossi, "Pio Filippani-Ronconi: la collaborazione alle riviste dell'ambiente esoterico e tradizionale italiano", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 148-149.)
I suoi funerali si sono svolti il 13 febbraio 2010 nella Chiesa russo-ortodossa romana di via del Lago Terrione 77 (zona Gregorio VII), alle ore 11, con rito russo ortodosso ("Come Mircea Eliade, il professore era di fede cristiana ortodossa, anche se di ciò poco dava a vedere", Gabriele Burrini, "L'abile traghettatore", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 26.)secondo le sue indicazioni, le sue spoglie riposano al Cimitero del Verano. Pietrangelo Buttafuoco si è ispirato a lui per il personaggio di Alì degli Aliminusa nel romanzo Le Uova del Drago .La figlia Sveva Olga è produttrice televisiva, il figlio Rodrigo lavora nel settore automobilistico.
 Croce di Ferro di II classe (1939 - 1945)

A torto o a ragione , sovente la morte assumeva nella immaginario dei fascisti e dei nazionalsocialisti le sembianze di una bellissima donna che in definitiva è la donna "ideale" della quale essi stessi erano innamorati , al contrario , nel cristianesimo il modello di donna "ideale" non era la morte ma Maria la Madre di Gesù Cristo .



In definitiva , secondo il mio punto di vista personale , ritengo che il culto della morte sia il risultato di quel pensiero filosofico nichilista e decadentista che ha permeato gran parte della seconda metà dell'ottocento e degli inizi del novecento e che si è concretizzato nella realtà contingente in particolar modo con le Waffen SS .

La migliore dimostrazione di quanto vado affermando deriva dal fatto che laddove gli americani , gli inglesi , gli australiani , i sudafricani etc. bloccavano i propri attacchi o si ritiravano non appena le perdite in vite umane raggiungevano il 10-15% della forza effettiva totale , nelle divisioni Waffen SS era "normale" arrivare al 50% delle perdite con punte fino al 95% della forza effettiva disponibile .

330 SS francesi (come i 300 spartani delle Termopili) arrivarono a Berlino il 24 Aprile 1945 , i resoconti storici affermano che il 1°Maggio , dopo 8 giorni di combattimenti , erano diventati 30 e si battevano ancora sulla Whilelmstrasse con la "linea del fronte" a meno di 300 metri dal fhurerbunker .
Come potete vedere il numero 3 ricorre spesso .


Le SS marciano verso il nemico
cantando la canzone del Diavolo
perchè nel cuore di questi ragazzi audaci
soffia un vento formidabile
A chi importa se siamo acclamati
O se il mondo intero ci maledice:
noi lo manderemo in fiamme
E ne rideremo ben volentieri.

Laddove passiamo noi, tutto trema
Ed il Diavolo ride con noi:
Ah, ahahahahah, ahaha!
Lottiamo per l'Europa, per la libertà
Il nostro Onore si chiama Fedeltà!

Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #357 il: Gennaio 19, 2014, 13:37:55 pm »
Ti sei dimenticato di dire, Standarte, che l'ultimo ad essere decorato con la Croce di Ferro nella Berlino nazista oramai occupata
quasi completamente dai russi fu un ufficiale petainista (francese) a dimostrazione di quanto il culto della morte avesse permeato
anche i simpatizzanti del nazismo, non solo i nazisti. Senza fare molte digressioni culturali, si deve concludere che il culto della
morte prese piede nell'Europa nazifascista nel 1944, quando oramai la vittoria era impossibile e quindi anche il culto della vittoria
era altrettanto impossibile: bisognava sostituirlo con qualcosa di più attuale, visto che la sconfitta si andava oramai profilando, il
culto della morte appunto. Fino a quel momento, l'inno delle SS era stato "Sieg Heil, Viktoria" e non "Sieg Heil, Tod". Era la vittoria
che il nazifascismo perseguiva, non la morte. In mancanza della vittoria, la morte in combattimento magari con la soddisfazione di
combattere contro il mondo intero. Ma per combattere contro il mondo intero bisogna essere imbecilli, prima ancora che eroici.
Detto questo, tu continui a proporre argomenti di discussione sui quali sai che non si va d'accordo e sui quali sai si va a litigare.
L'impresa che compi, conciliare il cristianesimo con il fascismo è ardua, Ideologicamente, come nella prassi, il fascismo può ben
essere cattolico ma non può essere cristiano.

Offline Stendardo

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #358 il: Gennaio 19, 2014, 16:14:31 pm »
Ti sei dimenticato di dire, Standarte, che l'ultimo ad essere decorato con la Croce di Ferro nella Berlino nazista oramai occupata
quasi completamente dai russi fu un ufficiale petainista (francese) a dimostrazione di quanto il culto della morte avesse permeato
anche i simpatizzanti del nazismo, non solo i nazisti. Senza fare molte digressioni culturali, si deve concludere che il culto della
morte prese piede nell'Europa nazifascista nel 1944, quando oramai la vittoria era impossibile e quindi anche il culto della vittoria
era altrettanto impossibile: bisognava sostituirlo con qualcosa di più attuale, visto che la sconfitta si andava oramai profilando, il
culto della morte appunto. Fino a quel momento, l'inno delle SS era stato "Sieg Heil, Viktoria" e non "Sieg Heil, Tod". Era la vittoria
che il nazifascismo perseguiva, non la morte. In mancanza della vittoria, la morte in combattimento magari con la soddisfazione di
combattere contro il mondo intero. Ma per combattere contro il mondo intero bisogna essere imbecilli, prima ancora che eroici.
Detto questo, tu continui a proporre argomenti di discussione sui quali sai che non si va d'accordo e sui quali sai si va a litigare.
L'impresa che compi, conciliare il cristianesimo con il fascismo è ardua, Ideologicamente, come nella prassi, il fascismo può ben
essere cattolico ma non può essere cristiano.

1.Hai fatto la classica "scoperta dell'acqua calda" . Certamente il culto della morte non era solo una prerogativa del nazionalsocialismo , ma anche del fascismo , dell'imperialismo nipponico e di buona parte dell'islam .

2.Per il resto , Massimo , ancora una volta mi sembra che stai dimostrando di aver studiato la storia contemporanea sul topolino .
Il culto della morte ha permeato il fascismo ed il nazionalsocialismo da ben prima del 1944 .
Già gli Arditi una specialità della fanteria d'assalto del regio esercito , durante la prima guerra mondiale , avevano il "culto della morte" . Il simbolo degli arditi infatti era rappresentato da un teschio con coltello tra di denti .
Fra le due guerre gli arditi si riunirono nell'Associazione Nazionale Arditi d'Italia (ANAI), fondata dal capitano Mario Carli, poi tra i membri del cosiddetto "fascismo delle origini", lo stesso che scrisse assieme a Marinetti l'articolo Arditi non gendarmi . Venne fondata la FNAI (Federazione Nazionale Arditi D'Italia) il 23 ottobre 1922 da Mussolini che aveva sciolto l'ANAI considerata poco affidabile per il fascismo e nella FNAI confluirono gli Arditi , successivamente gli Arditi parteciparono all'"Impresa di Fiume" assieme a Gabriele D'Annunzio .
Il culto della morte si innesta nel fascismo come anche nel nazionalsocialismo nel concetto di morte per la Patria definita come "Madre" .
Al centro della celebrazione del martire, gli anni della Grande Guerra svilupparono un ulteriore archetipo nazionale, e anche questo lo ritroveremo nella liturgia e nella pubblicistica fasciste: l’idea del “nuovo inizio” che attende la Patria, il rinnovamento e, infine, l’uomo nuovo, che apre grazie ai caduti una nuova civiltà. Come nel nazionalismo tedesco, anche in quello italiano la morte eroica non si conclude col gesto in sé, ma prelude a un futuro di gloria, di grandezza nazionale: «Ricaricata da una speranza politica nel futuro, di carattere quasi escatologico, l’idea del sacrificio acquisisce al di là della sua struttura civil-religiosa una sovrasignificazione utopica».
Per quanto riguarda la Repubblica Sociale Italiana le condizioni esasperate e drammatiche di quei brevi mesi portarono la tradizione combattentistica italiana all’estremo. Ne uscì una confidenza con la morte, specialmente tra i giovanissimi, che in molti casi fu quasi un pretendere il martirio come un lavacro. Le condizioni precarie della Patria, e i modi disonorevoli con cui l’Italia fu condotta all’armistizio, acuirono in molti combattenti fascisti – e anche in non pochi a-fascisti che militarono dalla parte di Salò – la volontà di lasciare un segno di eroismo ai posteri, cercando in qualche modo di riscattare l’onta che era stata gettata sulla nazione. Come scrive Germinario, a Salò «si muore per protesta contro la nazione e gli italiani e per dimostrare a se stessi che si appartiene al mondo dell’élite guerriera, ovvero per dimostrare davanti a un ipotetico Tribunale della Storia che non tutti gli italiani sono badogliani e affetti da codardia». Il culto della Patria e dell’offerta della propria vita, insomma, in quello spettacolo di tradimenti e di vigliaccherie che fu il periodo seguente all’8 settembre, tornò ad essere faccenda di scelte minoranze.

3.Francamente , qui , l'unico imbecille è colui il quale , passando la propria vita a parassitare dietro a un computer mangiandosi le frittate preparate dalla mamma si permette d'infangare la memoria di tanti uomini alcuni dei quali giovanissimi , che indossando una divisa che sia di una parte o dell'altra non importa , hanno comunque combattuto e sono morti valorosamente .
Mi sembra che il rispetto per l'uomo in quanto soldato che è morto combattendo eroicamente per un'idea giusta o sbagliata che sia vada sempre dato a prescindere .
Che sia un soldato russo morto a Stalingrado , un francese a Berlino o un giapponese sull'isola di Okinawa non importa .

4.Il forum è un'agorà pubblica , una pubblica piazza dove ognuno di noi esprime il proprio punto di vista personale .
Recentemente e' stato aperto un thread che incensava il regime comunista della DDR , sul quale io , personalmente , non sono entrato nel merito .
Tu stesso , pochi giorni fa , hai aperto un thread dove incensavi pubblicamente quel pezzo di merda di sharon .
Il criminale di guerra israeliano  sharon  , il "coraggioso" sharon , infatti  , oltre all'atroce massacro di Shabra e Shatila costato la vita a 3.500 civili inermi , ha ucciso barbaramente 65 palestinesi fra i quali donne e bambini, del villaggio palestinese di Qibya, avvenuta il 14 ottobre 1953 , avevano l'unica colpa di essere palestinesi .
Se  vuoi , inoltre , ti elenco tutti i crimini contro la popolazione civile inerme compiuti da Sharon e dallo stato d'Israele dal 1948 ad oggi .
E  , come solo un grandissimo ipocrita sa fare , sei la stessa persona che poi viene a fare lettermalmente le pulci per vedere cosa ha fatto di male la Decima M.A.S. !
Ma a chi vuoi prendere in giro...?

5.Io non venero nessun uomo sulla terra e men che meno gli ebrei che hanno i loro pregi e difetti come tutti gli altri esseri umani della terra . Io venero il Signore , che è il stesso D-o che venerano i cristiani , gli ebrei ed i musulmani .
Essere cristiano significa adorare il Padre (Il Signore) , il Figlio (Gesù Cristo) e lo Spirito Santo uno e trino .
Ed anche l'ebraismo non è il culto che gli ebrei fanno ad altri ebrei , perchè questa sarebbe idolatria si rammenti il vitello d'oro , ma è il culto che gli ebrei rendono solo al Signore e non anche a Gesù Cristo .

6.Dove avrei conciliato il cristianesimo con il fascismo nel mio thread precedente...?
Anzi ho detto proprio il contrario che da un punto di vista escatologico cristianesimo e fascismo sono in COMPLETA ANTITESI !
Laddove il cristianesimo VEDE NELLA MORTE LA VITA ETERNA , il fascismo ed il nazionalsocialismo vedevano al contrario IL CULMINE DELLA VITA ESATTAMENTE NELLA MORTE !
Nall'ambito del fascismo e del nazionalsocialismo esistevano due anime che erano di FATTO INCONCILIABILI ED IN COMPLETA ANTITESI !
Un'anima credente che conciliava il fascismo con il cattolicesimo  ed il nazionalsocialismo con il cristianesimo positivo ed un'anima pagana-occulta-esoterica che ebbe il suo massimo esponente in Julius Evola nel fascismo e nella società segreta Thule che costiuitì il nucleo originario del nazionalsocialismo .
La Thule attinse a piene mani dalle teorie del professore di geopolitica Karl Haushofer, convinto assertore del ritorno della grande Germania e dell'espansione ad est al fine di costituire un solido "spazio vitale" che avrebbe a sua volta garantito il dominio sul mondo, dagli insegnamenti di un singolare monaco cistercense allontanato dalla Chiesa cattolica, Adolf Lanz von Liebenfels, fondatore dell'"Ordine dei nuovi Templari", una sorta di setta che predicava l'esistenza della razza superiore formata dagli ariani, che erano ritenuti semidei col compito di liberare il mondo dagli ebrei. La Thule si ispirò molto anche al Buddhismo tibetano deformandone i contenuti ed anche alle dottrine esoteriche di madame Helena Petrovna Blavatsky, la celebre medium e occultista, fondatrice della Società Teosofica Internazionale, che sosteneva di essere in contatto telepatico con gli antichi "Maestri sconosciuti", i sopravvissuti di una razza eletta, che sarebbe vissuta tra Tibet e Nepal, i quali si sarebbero rifugiati in seguito a una spaventosa catastrofe nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato una straordinaria civiltà sotterranea, la mitica Agarthi.
Gli appartenenti a Thule miravano, attraverso la telepatia e attraverso specifici riti occulti, che si svolgevano solitamente nei boschi e vicino a corsi d'acqua, ad entrare in contatto con questa sorta di superuomini, al fine di ricostituire la razza superiore

Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Dottor Zero

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Re:Cristianesimo e mascolinità
« Risposta #359 il: Gennaio 19, 2014, 17:23:27 pm »
Stendardo, ti chiedo una cortesia. Quando scrivi post così lunghi, dovresti gentilmente aggiungere a piè di pagina un riassunto di una decina di righe, solo per me, con titolo: "Sunto per il Dottor Zero". Sai, non per altro, i romanzi mi fanno venire il latte alle ginocchia.  :(