Sai quando dicono che la guerra è una cosa maschilista che il nuovo mondo delle donne ha abolito?
Non capiscono una cosa,oggi la sopravvivenza è di 80 anni,ai tempi dei primi Romani era sulla trentina,tu vedevi che eri appena ''maturato'' e tutti intorno a te erano morti,e ogni giorno era buono per crepare,si moriva senza esser vecchi,allora,non per darle un senso,ma per alleviare la sua tragicità,si inventarono la guerra,per dare alla morte un volto umano,accettabile,non quello impersonale e morboso della morte che uccide i malati nei letti,il suo volto era quello della morte gloriosa in battaglia,così come nel teatro si esecra le proprie tragedie,''recitandole'',drammatizzandole,e dandogli un volto,così,la guerra era il teatro della morte,la sua drammatizzazione,il suo incarnarsi nel mondo degli uomini,in un modo finalmente estetico e dunque gradito agli Dei e agli uomini.
La guerra per gli antichi Romani era l'estetica della morte,a sostegno di questa ipotesi,c'è il termine stesso che la designa presso quel popolo,Bellum,che ai nostri giorni è rimasto nel suo significato di ''estetico''.
Il bellum,era il culto della bella morte,la ricerca di una ''maschera'',sufficientemente accettabile,da far indossare alla morte,che notoriamente,come nella favola della morte rossa di Poe,sotto la maschera,nascondeva il nulla...
Solo che la morte rossa,ovvero la morte per malattia è una maschera esecrabile e invisa a tutti,la morte che indossa i panni dell'eroe che muore in battaglia,è una maschera a lei di manifestarsi in un modo gradito agli uomini e anche agli Dei,da qui l'idea che gli eroi,ascendessero nei campi elisi per stare insieme agli Dei.
La guerra per loro era teatro,il teatro della morte.
In ogni caso a torto Evola ha voluto reimpiantare un culto guerriero nell'epoca moderna,oggi i giovani vivono,e dunque si muore vecchi,e i vecchi,perdono il loro talento,i vecchi non sanno fare poesia,e morire in modo ''poetico'',i giovani sanno che possono vivere,e dunque vogliono vivere,e hanno ragione a voler vivere,se gli viene data ''vita'',anche se dolorosa,perchè teatralizzare la morte?
I moderni,in ogni caso non capiscono un tubo del mondo antico,le femministe dicono che la guerra l'hanno inventata gli uomini,ma non capiscono che è in realtà l'hanno inventata gli Dei,per permettere agli uomini,di dare al loro destino tragico,un volto che loro potessero accettare.
In realtà il "culto della morte" non c'entra proprio niente con il cristianesimo , al contrario , il cristianesimo pone le sue fondamenta nella dottrina escatologica della "vita eterna" e della "resurrezione della carne" dopo il Giudizio Universale .
Erano il fascismo ed il nazionalsocialismo che , invece , praticavano il "culto della morte" , senza il culto della morte di derivazione nichilistica non si potrebbe mai spiegare il fanatismo con il quale combattevano ad esempio le Waffen SS .
Pochissimi sanno che le Waffen SS oltre al culto della morte avevano il culto della dea kali .
Il Prof.Pio Carlo Fulvio Filippani Ronconi , in gioventù membro delle SS italiane (decorato con la Croce di Ferro di II°classe) , docente presso l'Università Orientale di Naroli , ritenuto il massimo orientalista italiano in questo filmato parla del culto della morte e della dea kali durante la battaglia di Nettuno da lui stesso combattuta .
Nel marzo del 1944 il battaglione "Vendetta", facente parte del reggimento comandato del tenente colonnello Carlo Federigo Degli Oddi, fu schierato a Nettuno. Il reggimento combatté duramente contro gli Alleati durante lo sbarco, tenendo un fronte di oltre 4 km per 70 giorni ed infliggendo perdite superiori di 20 volte al nemico rispetto alle proprie. Dopo gli scontri 340 su 650 volontari delle SS morirono. Ai legionari italiani, per l'alto valore dimostrato, fu permesso dall'alto comando tedesco di fregiarsi delle rune SS sul classico sfondo nero che li integrò ufficialmente nelle Waffen SS.
Pio Filippani Ronconi
Fonte Wikipedia
Filippani-Ronconi durante la seconda guerra mondiale con l'uniforme delle Waffen-SS
Pio Alessandro Carlo Fulvio Filippani-Ronconi (Madrid, 10 marzo 1920 – Roma, 11 febbraio 2010) è stato un indologo, orientalista ed esoterista italiano.
Figlio di Fulvio Benedetto Biagio Stefano Maria Filippani-Ronconi e di Anita Tamagno, nato a Madrid ("Io sono nato nel cuore della Spagna, in Castiglia, esattamente a Madrid , calle Torrijos 78..." Angelo Iacovella, "L'Oriente "in carne e ossa" di Pio Filippani-Ronconi", in: L'Orientalista Guerriero, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 197.) da famiglia aristocratica (Patrizi Romani e Conti del Sacro Romano Impero)( "Dunque, la mia famiglia è una famiglia…romana. […] Non dagli antichi Romani. Può darsi che sia così. Nel 1452, ci siamo trasferiti da Gubbio a Roma. Un anno prima che Mehmet Fatih occupasse Bisanzio. Un anno prima. Nel 1644, non il capofamiglia beninteso, ma il capo della casata, più o meno lo stesso, il mio antenato, il cardinal Pamphili, divenne Papa, col nome di Innocenzo X. Attraverso la mano sinistra (mi esprimo in termini araldici) nacque un figlio in più e questo figlio cambiò il cognome di Pamphili in Filippani. Di Pamphili ce ne sono tanti, Gubbio è piena di Pamphili. Nel 1832, ereditammo un insieme di piccoli privilegi e il titolo di "Conti". Io sono il conte Ronconi, Filippani-Ronconi. Questa è la famiglia. Per quanto riguarda mio padre, noi fummo praticamente rovinati dal terremoto di Casamicciola, nel 18…1884." Angelo Iacovella, " L'Oriente "in carne e ossa" di Pio Filippani-Ronconi", in: L'Orientalista Guerriero, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 197., in seguito allo scoppio della Guerra civile spagnola si spostò in Italia con la famiglia. Ivi successivamente si dedicò allo studio universitario delle lingue indoeuropee e di altre lingue quali il Turco, l'arabo, l'ebraico, il cinese, il sanscrito e molti dialetti dell'India. Per questo fu più tardi impiegato all'EIAR come lettore dei radiogiornali in lingua straniera. Intanto i suoi interessi spirituali lo portarono alla pratica del Tantra e alla conoscenza di Julius Evola e di altri membri del Gruppo di Ur ("Julius Evola ha rappresentato, nella cultura italiana del ventennio fascista e del secondo dopoguerra, quella corrente che si può definire come tradizionalismo pagano, in contrapposizione al cattolicesimo. Ma era una posizione intellettualmente aristocratica, destinata a rimanere inevitabilmente minoritaria. Il sogno mistico pagano di un nuovo impero non poteva sconfiggere duemila anni di credenze cattoliche. La sua formazione idealistica ed esoterica lo portò sempre a vedere gli eventi (fenomeni) come il risultato di idee (noumeni). Non è un caso che una simile visione abbia influenzato un altro nobile italiano, il Conte Pio Filippani-Ronconi, ritenuto il massimo orientalista italiano del '900 (aveva studiato, oltre alle lingue indoeuropee, arabo, ebraico, cinese e turco) e pagano dichiarato, che si arruolò nelle Waffen-SS col grado di Obersturmführer e ottenne la Croce di Ferro per la battaglia di Nettuno. Si è detto che Filippani-Ronconi avesse appreso gli insegnamenti e le tecniche di meditazione della Thule-Gesellschaft", Gianfranco Drioli, Ahnenerbe, Appunti su scienza e magia nel Nazionalsocialismo, Ritter, Milano, 2011, p. 158-159.)
Filippani-Ronconi avvertì i limiti della lettura del tantrismo fatta da Julius Evola: l'interpretazione di Evola accentuava l'aspetto della volontà dell'asceta che infrange ogni limitazione ordinaria, ma lasciava in ombra un altro aspetto fondamentale del tantrismo, quello della pura consapevolezza, del pensiero cosciente che rischiara ogni reazione interiore. "Con ogni probabilità fu proprio l'energia sprigionata dal faticoso opus additatomi dall'Evola, quella che mi permise successivamente di trovare il mio vero sentiero, che mi venne palesato proprio da qualcuno che aveva agito nell'ambiente di Ur." Pio Filippani-Ronconi, "Julius Evola: un destino", in: AA.VV. Testimonianze su Evola, a cura di Gianfranco de Turris, Roma, Ed. Mediterranee, 1985, p. 120. "Nel 1939 si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma, dove fu allievo dell'Accademico d'Italia professor Carlo Formichi, per la lingua sanscrita, dell'Accademico d'Italia professor Giuseppe Tucci (Per i rapporti tra Filippani-Ronconi e Tucci, vedi Enrica Garzilli, L’esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol 1, pp. 100-108.), per le religioni e filosofie dell'India e dell'Estremo Oriente, nonché del professor Ettore Rossi, per le lingue turca e persiana. Vi apprese anche l'arabo, il pali, il tibetano e l'avestico."
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si arruolò volontario tra i Granatieri di Sardegna, e combatté in Libia. Venne ferito due volte e ricevette alcune onorificenze. Dopo la caduta di Mussolini e la fondazione della Repubblica Sociale Italiana, si arruolò con il grado di Untersturmführer nella Legione SS Italiana, formazione appartenente alle Waffen SS europee, e per il suo impegno nella difesa del fronte a Nettuno ricevette dal comando tedesco la Croce di Ferro di seconda classe. Nel 1945 fu recluso nel Campo di concentramento di Coltano.
Dopo la Seconda guerra mondiale, fu impiegato all'ufficio radiodiffusione per l'estero della presidenza del Consiglio. Conobbe in questo periodo Massimo Scaligero (Per i rapporti tra Filippani-Ronconi e Tucci, vedi Enrica Garzilli, L’esploratore del Duce. Le avventure di Giuseppe Tucci e la politica italiana in Oriente da Mussolini a Andreotti: Con il carteggio di Giulio Andreotti, Milano, Memori / Asiatica Association, 2012, vol 1, pp. 100-108.), attraverso il quale si avvicinò agli scritti di Rudolf Steiner; fu nello stesso tempo amico di Giovanni Colazza("Con noi studenti si proclamava "indegno discepolo" di Giovanni Colazza, medico e Maestro di antroposofia nel periodo post-bellico, fino al '53, anno della sua morte." Gabriele Burrini, "L'abile traghettatore", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 26. )("Leo" del Gruppo di Ur), un diretto collaboratore di Steiner. Filippani aderì al metodo di ascesi antroposofico, incentrato su esercizi di purificazione del pensiero, della volontà, del sentimento, del giudizio, della memoria. Rimase peraltro appartato rispetto agli antroposofi "di scuola", preferendo perseguire un cammino di ricerca individuale e non settario. ("Sono sempre stato un individuo evolizzante nel senso che non m'interessava ricalcare ciò che facevano gli altri...", mi diceva a proposito dei suoi poco ortodossi rapporti con l'ambiente antroposofico. "Sai che Colazza non mi ha voluto ammettere alla scuola esoterica?"Si riferiva a una cerchia ristretta di allievi, selezionati e ammessi a condividere certi insegnamenti steineriani più riservati. "Non mi ha ammesso e mi fa piacere raccontarlo: "Filippani ne deve vomitare di yoga prima di potervi entrare", mi diceva." Gli antroposofi, si sa, considerano lo yoga inadatto agli occidentali, ma il Professore si schermiva dicendo che per lui era un'altra faccenda, dato che sua nonna era indiana e quindi anche il suo sangue in parte lo era: ecco perché certe pratiche ascetiche lui se le poteva permettere. Ma, probabilmente, questa storia Colazza non la beveva." Luigi Capano, "Incontri con un uomo straordinario", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 32.)
Laureatosi in indologia ("sono professionalmente un indologo..." Pio Filippani-Ronconi, "Psicologia fondamentale dello shamanesimo in Asia ed in America", in: Vie della Tradizione, n. 36, ottobre-dicembre 1979, ristampato nel n. 155-156, dicembre 2010, p. 151.)con il massimo dei voti e la lode, nel marzo 1949, con una tesi su L'azione mistica in rapporto alla coscienza unitaria dell'universo, secondo la speculazione indiana. Studio introduttivo al concetto del Macrantropo, avente come oggetto la molteplicità degli stati di coscienza nella filosofia Vedanta, nel 1959 iniziò la carriera accademica all'Istituto Universitario Orientale di Napoli come assistente ordinario di Giuseppe Tucci alla cattedra di Religioni e Filosofie del Medio ed Estremo Oriente. L'anno seguente fu nominato docente di Lingua e Letteratura sanscrita e nel 1970 professore straordinario di Dialettologia iranica, per finire nel 1972 diventò ordinario nella cattedra di Religioni e Filosofie dell'India. Della sua attività di traduzione di testi e saggi sulle tradizioni orientali resta fondamentale il volume sul Canone buddhista. Parallelamente alla sua attività accademica, Filippani Ronconi pose le proprie conoscenze tecniche al servizio delle istituzioni italiane, lavorando come crittografo presso il Ministero della Difesa nonché come traduttore di lingue orientali.
Dal 1970 al 1973 fu vicepresidente dell'Istituto Ticinese di Alti Studi a Lugano e tra il 1990 e il 2002 partecipò agli incontri di Eranos. Verso la fine degli anni novanta fu interrogato dalla magistratura italiana per la strage di piazza Fontana a causa di un suo intervento al convegno dell'Hotel Parco dei Principi, dove lesse uno scritto sulla controrivoluzione che si sospettava in qualche modo legato alla pianificazione di una strategia della tensione; tuttavia le indagini esclusero qualsiasi sua forma di coinvolgimento a manovre di tipo eversivo. Nella relazione al convegno organizzato dall' Istituto di studi militari Alberto Pollio, tra le altre cose, Filippani-Ronconi configurava una scenario di "resistenza" in caso di invasione sovietica o di insurrezione comunista. Tale scenario esulava completamente - sia per i termini di riferimento che per i metodi proposti - dalle operazioni tipiche di una strategia della tensione.
Un ulteriore coinvolgimento giudiziario fu causato dal fatto che Delfo Zorzi, latitante accusato di strage (ma poi assolto), aveva seguito i suoi corsi universitari all'Istituto Universitario Orientale di Napoli e con lui si era laureato. Anche in questo caso il proscioglimento da ogni accusa fu pieno e senza conseguenze. Filippani-Ronconi conobbe personalmente lo Shah di Persia e lo Shah dell'Afghanistan, frequentando quest'ultimo nel periodo del suo esilio romano. Da Reza Shah di Persia fu invitato a partecipare alle celebrazioni del bimillenario dell'impero achemenide. Membro dell'Accademia Pontaniana di Napoli e dell'Istituto di Studi Califfali della Reale Accademia di Cordoba, Filippani-Ronconi è stato l'unico occidentale ad aver ricevuto la laurea honoris causa in Teologia e Scienze dell'Islam all'Università di Teheran[12], ed ha anche ricevuto quella in Filosofia della Storia nell'Ateneo di Trieste.
In qualità di docente e storico delle religioni, ha sviluppato ricerche sulle sette gnostiche in India e Tibet e sui movimenti mistici ed eterodossi nell'Islam orientale, specialmente in Persia. Ha indirizzato i propri interessi verso la fenomenologia religiosa, dello Yoga e dello Sciamanesimo, argomenti sui quali ha pubblicato vari scritti. Fra le sue attività, si ricorda la partecipazione alla spedizione in Marocco promossa dalla Fondazione Ludwig Keimer, presieduta da Boris de Rachewiltz, che portò alla scoperta dell'antica città di Sigilmassa.( "Al rilevamento e al ritrovamento della città carovaniera di Sigilmassa, sepolta nel deserto del Marocco, in collaborazione con la Fondazione Keimer (il sito è stato prima individuato da Filippani su scritti medievali musulmani e poi sul posto, grazie anche ad un piccolo aerostato realizzato dall'URRI per i rilievi fotografici)" Gabriele Troilo, "URRI. Un'esperienza", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 190.)Nel 2000 ha collaborato con il Corriere della Sera scrivendo articoli sulle filosofie orientali, ma il rapporto si interruppe quando un lettore denunciò al giornale la militanza di Filippani-Ronconi nelle Waffen SS nel corso della Seconda guerra mondiale.( "Il Professore fu invitato a scrivere nella terza pagina del Corriere della Sera ma ebbe appena il tempo di pubblicare a malapena un paio di articoli, di argomento orientalistico, che le proteste indignate di qualche lettore - sempre volgari motivi politici - indussero il giornale a interrompere la collaborazione." Luigi Capano, "Incontri con un uomo straordinario", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 33.)
È stato uno storico delle religioni, conoscitore di tradizioni mistiche del Vicino e dell'Estremo Oriente e di numerose lingue occidentali e orientali, è ritenuto tra i massimi orientalisti e storici delle religioni del Novecento italiano. Una cerchia di discepoli, nel corso della sua vita, si è rivolta a lui come a un autentico maestro spirituale e ancora oggi, dopo la sua morte, ne segue le indicazioni per la disciplina dello spirito.( "In realtà, Filippani-Ronconi ha rappresentato una delle personalità più importanti ed interessanti dell'ambiente esoterico italiano del Novecento e come tale, in una storia futura di tale galassia umana e culturale, il suo nome dovrà trovare un'adeguata collocazione, tenendo inoltre presente che la sua lunga vita gli ha permesso di realizzare un costante impegno in tale versante quasi sino alla fine del primo decennio del nuovo millennio." Marco Rossi, "Pio Filippani-Ronconi: la collaborazione alle riviste dell'ambiente esoterico e tradizionale italiano", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 148-149.)
I suoi funerali si sono svolti il 13 febbraio 2010 nella Chiesa russo-ortodossa romana di via del Lago Terrione 77 (zona Gregorio VII), alle ore 11, con rito russo ortodosso ("Come Mircea Eliade, il professore era di fede cristiana ortodossa, anche se di ciò poco dava a vedere", Gabriele Burrini, "L'abile traghettatore", in: L'Orientalista guerriero, a cura di Angelo Iacovella, Rimini, Il Cerchio, 2011, p. 26.)secondo le sue indicazioni, le sue spoglie riposano al Cimitero del Verano. Pietrangelo Buttafuoco si è ispirato a lui per il personaggio di Alì degli Aliminusa nel romanzo Le Uova del Drago .La figlia Sveva Olga è produttrice televisiva, il figlio Rodrigo lavora nel settore automobilistico.
Croce di Ferro di II classe (1939 - 1945)
A torto o a ragione , sovente la morte assumeva nella immaginario dei fascisti e dei nazionalsocialisti le sembianze di una bellissima donna che in definitiva è la donna "ideale" della quale essi stessi erano innamorati , al contrario , nel cristianesimo il modello di donna "ideale" non era la morte ma Maria la Madre di Gesù Cristo .
In definitiva , secondo il mio punto di vista personale , ritengo che il culto della morte sia il risultato di quel pensiero filosofico nichilista e decadentista che ha permeato gran parte della seconda metà dell'ottocento e degli inizi del novecento e che si è concretizzato nella realtà contingente in particolar modo con le Waffen SS .
La migliore dimostrazione di quanto vado affermando deriva dal fatto che laddove gli americani , gli inglesi , gli australiani , i sudafricani etc. bloccavano i propri attacchi o si ritiravano non appena le perdite in vite umane raggiungevano il 10-15% della forza effettiva totale , nelle divisioni Waffen SS era "normale" arrivare al 50% delle perdite con punte fino al 95% della forza effettiva disponibile .
330 SS francesi (come i 300 spartani delle Termopili) arrivarono a Berlino il 24 Aprile 1945 , i resoconti storici affermano che il 1°Maggio , dopo 8 giorni di combattimenti , erano diventati 30 e si battevano ancora sulla Whilelmstrasse con la "linea del fronte" a meno di 300 metri dal fhurerbunker .
Come potete vedere il numero 3 ricorre spesso .
Le SS marciano verso il nemico
cantando la canzone del Diavolo
perchè nel cuore di questi ragazzi audaci
soffia un vento formidabile
A chi importa se siamo acclamati
O se il mondo intero ci maledice:
noi lo manderemo in fiamme
E ne rideremo ben volentieri.
Laddove passiamo noi, tutto trema
Ed il Diavolo ride con noi:
Ah, ahahahahah, ahaha!
Lottiamo per l'Europa, per la libertà
Il nostro Onore si chiama Fedeltà!