Ben prima che il cupo norvegese Henrik Ibsen scrivesse ''casa di bambola'',prima che Olympe de Gouges,facesse i suoi reclami nella rivoluzione francese,veniva pubblicato in Europa un libro che oggi definiremo femminista il ''Declamatio de Nobilitate et Praecellentia foemini sexus'' letteralmente declamazione della nobiltà e superiorità del sesso femminile,di Agrippa Von Nettesheim Henry Cornelius,pubblicato nel 1532.
2 parole sull'autore e alcune ipotesi
Agrippa Von Nettesheim,era una sorta di filosofo di discipline ermetiche,fondatore di una società di iniziazione chiamata AGLA (acronimo imprestato dalla Cabala ebraica),ora questo si sposerebbe bene con chi vede un'origine del femminismo nella massoneria,in realtà tale tesi rischia di essere semplicista,perchè la massoneria è un'associazione esclusiva maschile,che Ambelain,aveva definito ''i figli del fuoco'',ed il fuoco è l'elemento maschile per eccellenza,inoltre molte loggie risultano chiuse al sesso femminile,compresa quella italiana,il Grande Oriente d'Italia.
Il femminismo è figlio della massoneria,dunque?
Probabilmente no.
Si potrebbe argomentare che nell'ottica massonica per cui il serpente del Genesi è una forza evolutiva,e non il maligno,dal momento che è Eva a convincere Adamo ad assaggiare dell'albero del bene e del male,anzichè essere vista come ''più maledetta di Adamo'',potrebbe essere vista,all'opposto,come la più sensibile alla forza evolutiva che gli ha permesso di conoscere il bene e il male.
Se l'interpretazione classica del genesi ''condanna'' la donna,quella alternativa la esalta?
In realtà gli esoteristi dovrebbero ritenere,a ragion veduta,che Adamo ed Eva non rappresentano,il maschile e il femminile,ma 2 componenti differenti dell'intelletto umano.
In ogni caso,è interessante sapere che un testo femminista è stato scritto nel 1532,forse Agrippa voleva solo scrivere qualcosa per bilanciare gli eccessi misogini del Malleus Maleficarum,e non poteva sapere cosa sarebbe successo nel lontano anno 2000,da Wikipedia:
''Per questo motivo Agrippa si recò a Lione, poi andò ad Autun e di qui a Dole, nella Franca Contea, allora governata, con la Borgogna e i Paesi Bassi, da Margherita d'Asburgo, zia di Carlo, il futuro imperatore allora giovanissimo e ancora sotto tutela. A lei Agrippa dedicò il De nobilitate et praeecelentia foeminei sexus (Nobiltà e preminenza del sesso femminile) un trattatello, che verrà stampato venti anni dopo ad Anversa, nel quale egli sostiene la superiorità della donna rispetto all'uomo dal momento, afferma, che già il nome della prima donna, Eva, che significa vita, è più nobile di quello di Adamo, che vuol dire terra; anche l'esser stata creata dopo l'uomo è motivo di maggior perfezione e il corpo femminile, secondo lui, galleggia in acqua più facilmente. Inoltre la donna è più eloquente e più giudiziosa tanto che «filosofi, matematici e dialettici, nelle loro divinazioni e precognizioni sono spesso inferiori alle donne di campagna e molte volte una semplice vecchietta ne sa più di un medico».
Agrippa, nel tenere la sua declamazione in lode del sesso femminile, aveva colto l'occasione per ribattere davanti a tanto uditorio quanto espresso nel sesto capitolo del primo libro del Malleus maleficarum - il manuale dell'Inquisizione voluto e approvato da papa Innocenzo VIII appena venticinque anni prima. Nel Malleus si afferma infatti che le donne, per via del loro “intelletto inferiore”, sono per natura predisposte a cedere alle tentazioni di Satana, argomentando con un'etimologia falsa, secondo la quale la stessa parola “'femmina' viene da 'fede' e 'meno' perché la donna ha sempre minor fede e la serba di meno”. Citando le stesse fonti e gli stessi episodi dei due inquisitori domenicani, ma dando delle medesime questioni (in particolare del ruolo di Eva al momento del peccato originale) interpretazioni diametralmente opposte, Agrippa aveva deciso di confutare l'opinione teologica sull'inferiorità della donna. Egli vi opponeva una visione ermetico-neoplatonica, secondo la quale “Fra tutte le creature non v'è spettacolo così meraviglioso, né miracolo tanto riguardevole, al punto che si dovrebbe essere ciechi per non vedere chiaramente che Dio radunò tutta la bellezza di cui è capace l'intero universo e la diede alla donna, acciò che ogni creatura abbia buone ragioni per stupirsi di lei e riverirla ed amarla.”
Col difendere la dignità delle donne egli inoltre aveva espresso la sua adesione a una corrente, avviata circa un secolo prima, che a buon diritto si può definire “femminista” ante litteram, di cui si trovano tracce in Francia e alla corte di Borgogna (Christine de Pizan), ma anche in Spagna (Juan Rodríguez del Padrón) e Italia, rivendicando per loro i diritti all'istruzione e alla libera attività professionale, ovvero alla conoscenza e all'indipendenza economica: “Ma prevalendo la licenziosa tirannia degli uomini sulla giustizia divina e sulla legge naturale, la libertà accordata alle donne è oggi loro interdetta da leggi inique, soppressa dalla consuetudine e dalle usanze e totalmente cancellata fin dall'educazione, perché la femmina appena nata e nei primi anni di vita è tenuta in casa nell'ozio, e, quasi che ella non sia adatta a più alte occupazioni, non le è permesso nient'altro che badare all'ago e al filo; quando sarà giunta all'età del matrimonio sarà affidata alla forza e alla gelosia del marito, oppure sarà rinchiusa nella perpetua prigione di un monastero di monache. Tutti gli uffici pubblici le sono proibiti dalle leggi. Non le è concesso di intentare un'azione legale malgrado sia prudentissima. Inoltre è esclusa dal giudicare, dagli arbitrati, dall'adozione, dalla intercessione, dalla procura, dalla tutela, dalla cura, dalle cause criminali e testamentarie. E pure le è vietato di predicare la parola di Dio, il che è assolutamente contrario alle scritture.”