Qualche volta mi è capitato di parlare con donne che sostenevano con grande ardore le tipiche posizioni del movimento femminista, alcune aderendovi, altre no, lo facevano in modo inconsapevole o addirittura non ritenendosi femministe, pur dicendo praticamente le stesse cose. Tutte avevano in comune però un pessimo rapporto con il proprio padre, e me ne sono accorta perché cercando di capire le loro ragioni, chiedevo come fossero conciliabili con il loro essere anche figlie. Sarebbe interessante sapere cosa pensano le femministe dei loro padri, e non solo se li amano oppure no, bensì sapere qual è la considerazione che ne hanno, come li giudicano, cosa pensano di loro come uomini, e questo per capire quanto abbia influito la figura paterna sul loro modo di pensare.
Dico questo perché io l'ho sempre ammirato mio padre, un uomo forte, onesto e generoso, che ha rappresentato un esempio e un modello per me. Sono cresciuta pensando che tutti gli uomini fossero come lui, e anche quando poi ho capito che non era così, certamente lui ha continuato ad influenzare positivamente il mio modo di pensare gli uomini, e il mio relazionarmi a loro.
E allora penso: se non ci sono più le premesse teoriche del movimento (visto che in Costituzione o in qualsiasi altra fonte del diritto non si riscontrano elementi di discriminazione) e la donna oggi può fare ciò che più desidera, rimane, a giustificare questo fenomeno nella sua degenerazione, solo un desiderio di prevaricazione, che in parte è frutto di una mentalità approfittatrice, è vero, ma in parte potrebbe rappresentare una buona fetta di donne che trova nel movimento femminista un'occasione di rivalsa rispetto a una certa figura di 'uomo' o 'padre' con cui non riesce a relazionarsi. Sarebbe interessante, dicevo, sapere per quante di esse è così.