Fonte :
http://voxnews.info/2014/01/05/serafini-in-miseria-dopo-le-offese-alla-ministra-kyenge/Serafini in ‘miseria’ dopo le offese alla ministra Kyenge
gennaio 5, 2014 Paolo S.Lascia un commento
E’ il luglio 2013 quando Serafini scrive sul proprio profilo Facebook una definita “pesante” frase rivolta al ministro Kyenge che diventa oggetto di una denuncia, alla quale seguono dei servizi giornalistici. Le due cose sommate portano al licenziamento di Paolo Serafini da Trentino Trasporti a partire dal 7 ottobre.
Adesso Serafini ha esaurito qualsiasi risorsa e vive grazie alla catena di solidarietà che si è spontaneamente creata attorno a lui.
«Tutto scoppia – racconta – a seguito della visita che il ministro Kyenge ha fatto insieme al sindaco di Torino Fassino, ai campi Rom. In quell’occasione promette che si impegnerà per far avere a tutti una casa e si scatena la contestazione sul web. Qualche giorno dopo la stessa si meraviglia del tanto clamore che la sua dichiarazione ha suscitato, delle offese arrivate perfino alle minacce di morte». A quel punto cosa fa? «Scrivo nel mio profilo Facebook la mia opinione: Dopo l’insulto di Calderoli la ministra che continua a dire che l’Italia non è un paese razzista dichiara di ricevere ogni giorno, soprattutto online, minacce di morte. Ma cosa pensava di trovare questa in Italia? Forse di essere accolta e di trovare il plauso della nazione? Prenda atto che non è stata voluta dagli italiani, ma da quei quattro deficienti del Pd. Un Pd che chiede le dimissioni di Calderoli per aver detto che la ministra assomiglia ad un orango e non chiede le dimissioni di tutti i loro compari implicati nello scandalo del Monte dei Paschi. Prenda atto la ministra, che ovunque si muova viene fischiata e insultata. Ci sarà un perché! Rassegni le dimissioni e se ne torni nella giungla dalla quale è uscita.”
Qualcuno la rende pubblica, Mattia Civico (cons. prov. PD) presenta un esposto in Procura che poi rende pubblico. Arrivano i giornali ed il 27 luglio Trentino Trasporti invia a Serafini la “Contestazione di mancanza”. Il 7 ottobre lo licenziano con la seguente motivazione: “Non può sussistere rapporto di fiducia fra datore di lavoro e dipendente vista e considerata la Sua inclinazione all’apologia fascista e razzista”».
L’intenzione di Serafini non era quella di offendere, ma solo di scrivere una frase ad effetto sul proprio profilo: «Purtroppo in quel periodo Calderoli aveva acceso una polemica violenta – dice oggi – ed io ci sono finito in mezzo».
Il percorso politico di Serafini è fatto di tanta Lega, di azione sindacale all’interno di Trentino Trasporti, ma anche di una militanza in Progetto Trentino, a fianco di Grisenti. Tuttora è consigliere circoscrizionale indipendente a San Giuseppe-Santa Chiara. «Sinceramente ho creato non pochi problemi a Trentino Trasporti. A seguito della mia denuncia e dei sit-in all’Autostazione del capoluogo l’Azienda è stata costretta ad investire assoldando un servizio di guardie giurate per garantire la sicurezza all’interno della stessa. Ho contestato all’azienda l’acquisto di 33 autobus urbani Scania senza aria condizionata, sui quali dopo una serie di interrogazioni, manifestazioni che hanno coinvolto l’utenza arrabbiata, Azienda e Provincia si sono viste costrette ad un investimento milionario per l’installazione dei condizionatori che se li avessero acquistati come in origine avrebbero risparmiato un sacco di soldi. Non per ultima, la battaglia contro “i portoghesi”, a seguito della quale l’azienda ha dovuto non solo aumentare i controlli ma anche il personale addetto».
Una sorta di vendetta? «Direi che hanno sfruttato lo spunto, per mettermi fuori. Ero un dipendente “scomodo” in quanto ho messo in discussione economicamente ingenti risorse aziendali che invece di essere investite per la sicurezza e l’interesse dell’utenza andavano a rimpinguare il profit dei super pagati dirigenti ».
Serafini ha scritto ad Ugo Rossi, (pres. Della Provincia) a Berlusconi ed alla vigilia di Natale alla ministra stessa alla quale ha chiesto scusa, ma nessuno ha risposto. Nonostante siano nati dei comitati che hanno presentato all’Azienda un sostenuta raccolta di firme con la richiesta di riassunzione presentate non è mai arrivata nessuna risposta.
E da adesso inizia la fase più difficile in attesa dell’udienza davanti al Giudice del Lavoro che ancora non è stata fissata: «Lo dico senza vergogna: non ho più soldi. Vivo grazie alla solidarietà di chi mi porta dei generi di prima necessità. Spinto da alcuni amici, ho aperto una carta Postepay (numero 4023 6006 4858 0951): è un modo per chiedere la carità, senza farlo di persona».