Fonte: Le Figaro
Il contestato movimento delle Femen si spacca dall’interno. In un libro in preparazione, Alice (nome è di fantasia)– una Femen che ha lasciato il movimento dopo un anno di attivismo – ci consegna una testimonianza significativa. La «sextremista», una trentenne francese che lavora a Parigi, fa delle rivelazioni in particolare sulla «disorganizzazione» e la «discriminazione» interne al movimento, e confida a Le Figaro che «il gruppo non applica al proprio interno le pretese femministe che rivendica all’esterno».
Relativamente ai metodi, Alice ci parla della struttura, del lavaggio del cervello e della «riconfigurazione» mentale: «smetti di esistere come individuo» e «smetti di pensare per tuo conto e pensi invece in termini di gruppo e trangugi quello che ti dicono». La sua testimonianza prosegue così:
«L’appartenere alle Femen trasforma il tuo corpo ed il tuo spirito. Tutti i giorni, in continuazione, si devono ripetere i pricìpi fondamentali... questo serve a renderli automatici, devono saltar fuori nelle nostre “azioni” come accade per una cosa che hai imparato così bene che te la ritrovi sulla punta delle dita». E continua : «Davanti al gruppo ci si ritrova naturalmente spinti ad abbandonare la presa, la propria volontà ed il proprio spirito critico... chi si esprime un po’ troppo in modo personale non ci metterà molto a lasciare spontaneamente il movimento».
Disillusione
«La prima imposizione di potere sull’individuo si realizza con la richiesta della disponibilità», che deve essere totale, 24 ore al giorno. Ovvie le ricadute negative su lavoro e, come nel caso di Alice, sulla vita di coppia. Ed ancora: «Accetti gradatamente una sottomissione che rifiuti sia di ammettere all’esterno che di analizzare dentro di te. Ma che cosa sei venuta a combattere ? Ah, sì, la sottomissione delle donne al patriarcato. E cosa hai guadagnato? Il diritto di dire, la sera, quando torni a casa da sola, che ti sei battuta per una libertà alla quale tu per prima non hai diritto».
La disillusione raddoppia quando ti rendi conto di questo paradosso. Contrariamente all’ideologia che le Femen difendono, nel movimento «non c’è rispetto per le donne, i capi trattano le reclute come carne da macello».
È così che l’agente letterario di Alice – Omri Ezrati – riassume lo stato delle cose. Questa è la prima volta che una (ex) Femen osa testimoniare contro il suo clan e raccontarci in prima persona il proprio vissuto, giorno dopo giorno – ed il passaggio dal reclutamento all’indottrinamento, dagli addestramenti alle azioni a seno nudo per le strade. Alice era infatti fra quelle dobbe che il 12 febbraio 2013 hanno profanato la cattedrale di Notre-Dame de Paris.
Altra delusione: la mancanza di fiducia. Alice lamenta che nel gruppo «non c’è fiducia»: è da Facebook o da BFM che veniamo a sapere che ci sarà una nostra azione eppure da noi vogliono devozione. Come ti senti se un’ora prima ti sfruttano ed un’ora dopo nemmeno esisti? Ti senti un oggetto, usato quando serve e poi messo in disparte fino a quando non servirà nuovamente.
Per questi motivi il movimento è sotto tensione. Ed infatti, così ci dice Alice, dai quaranta attivisti è passato ad una quindicina. Alice comunque non rinnega nulla della propria esperienza e continua a difendere l’ideologia Femen. In questo senso non è una pentita ma, come sottolinea lei stessa, è una «delusa».
Metodi da setta
Mentre semplici cittadini ed uomini politici chiedono il ritiro del francobollo Marianne, i cui tratti si rifanno a quelli del volto della «capa» delle Femen in Francia, Inna Shevchenko, e mentre si avvicina la data del 19 febbraio col loro processo che si aprirà davanti al tribunale di Parigi, il deputato Georges Fenech – UMP, del Rodano – chiede che il gruppo attivista femminista venga sciolto a causa dei suoi metodi.
Lunedì, Fenech ha contattato la Mission interministérielle de vigilance et de lutte contre les dérives sectaires (Miviludes), pregando il suo presidente Serge Blisko di voler «fare conoscere la posizione del Miviludes riguardo a tale movimento», così come «le iniziative che la commissione vorrà prendere per lottare contro le sue azioni deplorevoli e gravemente lesive dei valori fondanti della Repubblica»... «tanto che si chiede lo scioglimento dell’associazione Femen in base alla legge 1901».
Il precedente presidente del Miviludes – ed attuale presidente del gruppo di studio sulle sette presso l’l’Assemblée nationale – considera che le Femen siano «un gruppuscolo che utilizza dei metodi da setta».
Fra le azioni delle Femen troviamo la contestazione violenta dell’ordine sociale, i discorsi di odio contro la religione e la laicità, l’uso di armi (nello specifico: una bomba Molotv lanciata la settimana scorsa contro l’ambasciata russa a Berlino), la profanazione e le minacce... Sono metodi da setta poi, come descritti dalla legge 12 giugno 2001 – legge che combatte tali fenomeni – quelli che consistono in atti di «intimidazione» e di «coercizione fisica o morale».
Delphine de Mallevoüe