Autore Topic: E' morto Hiroo Onoda, l'ultimo soldato giapponese ad arrendersi, dopo 30 anni.  (Letto 3387 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline Suicide Is Painless

  • Veterano
  • ***
  • Post: 2061
  • Sesso: Maschio
  • Le donne non voglion mai passare per puttane,prima
Dal Corriere della Sera del 17 gennaio 2014. Un uomo e una storia incredibile ma vera, quella dei "soldati fantasma giapponesi" che rimasero a "combattere" in servizio permanente effettivo, nelle giungle di isole e isolette disabitate o meno, anche per vari decenni dopo la resa incondizionata del Giappone Imperiale nell'agosto del 1945. Vicenda di uomini che hanno sprecato, spezzato, ma anche donato le loro intere vite ad un'idea (ideale?) di fedeltà e onore che non poteva trovare altrimenti radici quale nella ferrea volontà e disciplina culturale nipponica, quando il regolamento militare delle truppe e della marina imperiali era ancora forgiatosi e in gran parte basato sul Bushido, il codice d'onore dei samurai, per cui arrendersi senza perire nella lotta è un disonore e un'affronto inconcepibile e insopportabile, figuariamoci la resa dell'intera nazione. Suggestioni e fascinazioni le quali non potevano altrimenti che echeggiare grande seducenza a destra, tanto che anche in Italia, il noto Massimo Morsllo dedicò proprio una canzone, al leggendario....:
  Hiroo Onoda, «l’ultimo giapponese della giungla», è morto a 91 anni Il leggendario soldato dell’esercito che non riconobbe la resa del 1945, aveva ceduto solo nel 1974 nelle Filippine.
PECHINO - È morto in pace, a 91 anni, un uomo che aveva combattuto per 29 anni una guerra che per il mondo intero era finita. Il tenente giapponese Hiroo Onoda era uno di quei soldati dell’esercito imperiale che non uscirono dalle giungle dell’Asia quando Tokyo si arrese, il 15 agosto 1945. La sua avventura cominciò nel maggio del 1945: il generale americano Douglas MacArthur aveva mantenuto la sua promessa, era tornato nelle Filippine e le aveva liberate dai giapponesi. L’esercito del Sol Levante perse decine di migliaia di uomini in quella campagna, meglio la morte della resa. Ma quando ormai era chiaro che la battaglia era persa, il tenente Onoda aveva ricevuto l’ordine di condurre azioni di guerriglia. Si nascose nella giungla dell’isola di Lubang, vicino a Luzon, ed eseguì la sua consegna. Per 29 anni, fino al 1974. Onoda, l’ultimo giapponese che combatteva nella giungla Onoda, l’ultimo giapponese che combatteva nella giungla Onoda, l’ultimo giapponese che combatteva nella giungla Onoda, l’ultimo giapponese che combatteva nella giungla Onoda, l’ultimo giapponese che combatteva nella giungla Onoda, l’ultimo giapponese che combatteva nella giungla LA GUERRA INFINITA - «Ogni soldato giapponese era pronto a morire, ma io ero un ufficiale dell’intelligence, e l’ultimo ordine che ricevetti fu di condurre imboscate e azioni di guerriglia», raccontò in un’intervista nel 2010. Dopo quell’ultimo messaggio Onoda e tre suoi soldati furono tagliati fuori. Rimasero soli nella giungla. LA VOCE DELL’IMPERATORE - Venne il 15 agosto del 1945. Una voce che i giapponesi comuni non avevano mai sentito parlò alla radio. Era l’imperatore Hirohito che annunciava l’impossibilità di continuare la lotta, ordinava al suo esercito di «sopportare l’insopportabile»: la resa. Una voce sconosciuta, parole colte, frasi contorte. Il tenente Onoda non le capì o comunque non ci volle credere. GLI UOMINI PERDUTI - Onoda e i suoi tre soldati continuarono ad eseguire l’ultimo ordine certo ricevuto a maggio. Attaccarono villaggi, contadini. La storia dei giapponesi isolati e irriducibili che rifiutavano la fine della Seconda guerra mondiale o non ne erano a conoscenza cominciò a emergere, diventò leggenda. Ce n’erano alcune decine in diverse zone del Pacifico, fino all’isola di Guam. Furono lanciati volantini nella giungla per spiegare che era tutto finito. Onoda ne trovò più d’uno: «Ma c’erano degli errori, pensai che fosse un trucco degli americani». DA SOLO - Passarono i mesi e gli anni. Uno degli uomini di Onoda fu catturato nel 1950. Altri due morirono in combattimento, l’ultimo nel 1972. Il tenente Onoda attaccava e uccideva: 30 filippini caddero nelle sue imboscate in quei 29 anni. LA FINE - Tokyo aveva ospitato le Olimpiadi nel 1964, aveva firmato trattati per riallacciare le relazioni diplomatiche con tutti gli Stati della Seconda guerra mondiale. Bisognava mettere fine anche alla guerra privata del tenente Onoda. Il comando delle nuove Forze di Difesa capì che solo un uomo poteva dare il contrordine all’ultimo dei giapponesi: quell’uomo era il suo comandante del 1945, il superiore che gli aveva detto di resistere. Il vecchio ufficiale fu mandato a recuperarlo. Era il marzo del 1974. Dalla giungla filippina uscì un uomo che aveva ormai cinquant’anni, lo stesso berretto del 1945, una giubba logora, lo sguardo d’un fantasma. Ma ancora fiero: andò fino a Manila a consegnare la sua spada al presidente delle Filippine. Salutò la bandiera e si arrese. Il governo filippino gli garantì il perdono, nonostante Onoda si fosse lasciato dietro una scia di morti. In patria fu accolto da eroe. Emigrò in Brasile, aprì una fattoria, poi tornò a casa e tenne corsi di sopravvivenza. È morto ieri in pace. Dopo di lui, l’ultimo combattente a uscire dalla giungla fu il soldato semplice Teruo Nakamura, trovato in un’isola dell’Indonesia nel dicembre 1974. ] Hiroo Onoda, «l’ultimo giapponese
della giungla», è morto a 91 anni
Il leggendario soldato dell’esercito che non riconobbe la resa del 1945, aveva ceduto solo nel 1974 nelle Filippine

    Giappone
    17

ALTRI 2 ARGOMENTI

Marzo 1974: Hiroo Onoda si arrende nell’isola di Lubang, FIlippine (Ap)Marzo 1974: Hiroo Onoda si arrende nell’isola di Lubang, FIlippine (Ap)

PECHINO - È morto in pace, a 91 anni, un uomo che aveva combattuto per 29 anni una guerra che per il mondo intero era finita. Il tenente giapponese Hiroo Onoda era uno di quei soldati dell’esercito imperiale che non uscirono dalle giungle dell’Asia quando Tokyo si arrese, il 15 agosto 1945. La sua avventura cominciò nel maggio del 1945: il generale americano Douglas MacArthur aveva mantenuto la sua promessa, era tornato nelle Filippine e le aveva liberate dai giapponesi. L’esercito del Sol Levante perse decine di migliaia di uomini in quella campagna, meglio la morte della resa. Ma quando ormai era chiaro che la battaglia era persa, il tenente Onoda aveva ricevuto l’ordine di condurre azioni di guerriglia. Si nascose nella giungla dell’isola di Lubang, vicino a Luzon, ed eseguì la sua consegna. Per 29 anni, fino al 1974.

LA GUERRA INFINITA - «Ogni soldato giapponese era pronto a morire, ma io ero un ufficiale dell’intelligence, e l’ultimo ordine che ricevetti fu di condurre imboscate e azioni di guerriglia», raccontò in un’intervista nel 2010. Dopo quell’ultimo messaggio Onoda e tre suoi soldati furono tagliati fuori. Rimasero soli nella giungla.

LA VOCE DELL’IMPERATORE - Venne il 15 agosto del 1945. Una voce che i giapponesi comuni non avevano mai sentito parlò alla radio. Era l’imperatore Hirohito che annunciava l’impossibilità di continuare la lotta, ordinava al suo esercito di «sopportare l’insopportabile»: la resa. Una voce sconosciuta, parole colte, frasi contorte. Il tenente Onoda non le capì o comunque non ci volle credere.

GLI UOMINI PERDUTI - Onoda e i suoi tre soldati continuarono ad eseguire l’ultimo ordine certo ricevuto a maggio. Attaccarono villaggi, contadini. La storia dei giapponesi isolati e irriducibili che rifiutavano la fine della Seconda guerra mondiale o non ne erano a conoscenza cominciò a emergere, diventò leggenda. Ce n’erano alcune decine in diverse zone del Pacifico, fino all’isola di Guam. Furono lanciati volantini nella giungla per spiegare che era tutto finito. Onoda ne trovò più d’uno: «Ma c’erano degli errori, pensai che fosse un trucco degli americani».

DA SOLO - Passarono i mesi e gli anni. Uno degli uomini di Onoda fu catturato nel 1950. Altri due morirono in combattimento, l’ultimo nel 1972. Il tenente Onoda attaccava e uccideva: 30 filippini caddero nelle sue imboscate in quei 29 anni.

LA FINE - Tokyo aveva ospitato le Olimpiadi nel 1964, aveva firmato trattati per riallacciare le relazioni diplomatiche con tutti gli Stati della Seconda guerra mondiale. Bisognava mettere fine anche alla guerra privata del tenente Onoda. Il comando delle nuove Forze di Difesa capì che solo un uomo poteva dare il contrordine all’ultimo dei giapponesi: quell’uomo era il suo comandante del 1945, il superiore che gli aveva detto di resistere. Il vecchio ufficiale fu mandato a recuperarlo. Era il marzo del 1974. Dalla giungla filippina uscì un uomo che aveva ormai cinquant’anni, lo stesso berretto del 1945, una giubba logora, lo sguardo d’un fantasma. Ma ancora fiero: andò fino a Manila a consegnare la sua spada al presidente delle Filippine. Salutò la bandiera e si arrese. Il governo filippino gli garantì il perdono, nonostante Onoda si fosse lasciato dietro una scia di morti. In patria fu accolto da eroe. Emigrò in Brasile, aprì una fattoria, poi tornò a casa e tenne corsi di sopravvivenza. È morto ieri in pace. Dopo di lui, l’ultimo combattente a uscire dalla giungla fu il soldato semplice Teruo Nakamura, trovato in un’isola dell’Indonesia nel dicembre 1974.

Da Wiki:

Soldati fantasma giapponesi

Con il termine soldati fantasma giapponesi o resistenti giapponesi (in inglese Japanese holdouts o Japanese stragglers) si indicano i membri dell'esercito e della marina nipponica che non obbedirono all'ordine di resa imposto dagli Alleati, formalmente entrato in vigore il 2 settembre 1945. Il termine giapponese per riferirsi a loro è zan-ryū Nippon hei (残留日本兵, soldati giapponesi lasciati indietro?).

I motivi per cui questi militari non obbedirono all'ordine di arrendersi agli Alleati sono vari: fedeli al rigido codice etico del Bushidō, che considerava profondamente disonorevole la resa al nemico, molti soldati giapponesi ritennero impensabile che la loro nazione si fosse arresa, arrivando a considerare come propaganda le varie comunicazioni che annunciavano la fine della guerra; altri, tagliati fuori dalle loro unità dopo le offensive degli Alleati, semplicemente non vennero mai a conoscenza della fine del conflitto, o, se ne vennero a conoscenza, scelsero di non rientrare in patria. Molti di loro continuarono ad attuare azioni di guerriglia contro l'esercito statunitense o contro altre forze locali (in particolare, l'esercito e le forze di polizia delle Filippine), ma altri scelsero di restare nascosti in zone inaccessibili o in appositi rifugi.

Il 15 agosto 1945, quando l'Imperatore Hirohito accettò formalmente la richiesta di resa avanzata dagli Alleati e ne diede comunicazione alla nazione, i servizi segreti statunitensi stimarono in 550.000 uomini l'ammontare delle truppe nipponiche ancora in armi poste al di fuori del territorio nazionale giapponese (Corea e Formosa incluse), con un ulteriore milione e 600.000 militari dislocati in Cina e Manciuria e ancora impegnati in scontri con le forze sovietiche e cinesi. Fra la metà di settembre ed il dicembre 1945 la maggioranza di queste truppe si arrese pacificamente alle truppe Alleate mandate a disarmarle, ma alcuni gruppi, soprattutto nelle Filippine, continuarono con le azioni di guerriglia ancora per molti mesi. La quasi totalità dei soldati fantasma fu catturata o si arrese nella seconda metà degli anni '40, ma singoli individui o piccoli gruppi isolati furono capaci di resistere per molti altri anni.

Casi accertati
1945 - 1949
Il capitano Sakae Ōba in un ritratto del 1937

    Il 1º dicembre 1945 sull'isola di Saipan si arrende il capitano Sakae Ōba con un gruppo di 46 militari; la sua è l'ultima unità organizzata giapponese ad arrendersi dalla fine della battaglia di Saipan, ufficialmente conclusa il 9 luglio 1944.
    Il 20 gennaio 1946 soldati giapponesi si scontrano con elementi della polizia filippina poco fuori la capitale Manila; a seguito di questo e di altri scontri del genere viene avviata nel febbraio dello stesso anno una massiccia operazione di rastrellamento, condotta da reparti militari filippini ed americani. Dieci giapponesi, otto americani e due filippini rimangono uccisi negli scontri.
    In una data imprecisata del 1946, soldati francesi uccidono il maggiore Sei Igawa, arruolatosi volontario nel movimento guerrigliero indocinese del Viet Minh.
    Ai primi di aprile 1946, 40 giapponesi si arrendono ai soldati filippini sull'isola di Lubang.
    Verso la fine del marzo 1947, alcuni soldati giapponesi attaccano le pattuglie della guarnigione americana dell'isola di Peleliu, tre anni e mezzo dopo la fine ufficiale della battaglia di Peleliu; consistenti rinforzi americani sono inviati sull'isola, ma solo l'invio di un ammiraglio giapponese convince il tenente Ei Yamaguchi ed il suo gruppo di 26 soldati ed 8 marinai ad arrendersi pacificamente il 22 aprile seguente.
    Nell'aprile 1947, 15 giapponesi si arrendono agli americani sull'isola filippina di Luzon, seguiti pochi giorni dopo da altri 7 soldati sull'isola di Palawan.
    Il 13 agosto 1947 soldati olandesi catturano in un villaggio indonesiano il tenente di vascello Hideo Horiuchi, aggregatosi come ufficiale al locale movimento indipendentista.
    Il 27 ottobre 1947 si arrende l'ultimo componente della guarnigione giapponese di Guadalcanal, quattro anni e mezzo dopo la fine ufficiale della battaglia di Guadalcanal.
    Nel gennaio 1948 si arrende sull'isola di Mindanao un gruppo di circa 200 giapponesi.
    Il 6 gennaio 1949 due mitraglieri giapponesi, Matsudo Linsoki e Yamakage Kufuku, si arrendono spontaneamente ai soldati americani dislocati sull'isola di Iwo Jima, più di tre anni dopo la fine della battaglia di Iwo Jima.
    Nel dicembre 1949 si arrende l'ultimo reparto giapponese in Cina, una divisione di 15.000 uomini ancora bene armati ed inquadrati, dislocata in una zona montuosa della Manciuria e rimasta isolata dopo la ripresa della guerra civile cinese.

1950 - 1959

    Il 20 maggio 1950 è ucciso in combattimento in Indocina il maggiore Takuo Ishii, unitosi ai guerriglieri del Viet Minh.
    Nel marzo 1950, il soldato scelto Yūichi Akatsu si arrende nel villaggio filippino di Looc, sull'isola di Lubang.
    Il 30 giugno 1951 si arrende sull'isola disabitata di Anatahan un gruppo di 19 giapponesi, militari e civili (tra cui una donna); il gruppo, finito sull'isola dopo l'affondamento della nave su cui viaggiavano, era già stato scoperto nel febbraio 1945, ma si era ostinatamente rifiutato di arrendersi. La resa avvenne solo dopo il recapito di un messaggio inviato dal governatore della prefettura di Kanagawa.
    In una data imprecisata del 1953, è catturato sull'isola di Tinian il soldato Murata Susumu.
    Nel maggio 1954, il caporale Shōichi Shimada, compagno di Akatsu, è ucciso sull'isola di Lubang in uno scontro a fuoco con i soldati filippini.
    Nell'agosto 1954, al termine della guerra d'Indocina, il tenente Kikuo Tanimoto fa ritorno in Giappone dopo aver prestato servizio nel Viet Minh

1960 - 1969

    Intorno alla metà del maggio 1960, alcuni boscaioli sull'isola di Guam catturano il soldato Bunzō Minagawa; il 23 maggio seguente viene convinto ad arrendersi anche il sergente Tadashi Itō, compagno di Minagawa. I due si erano dati alla macchia fin dalla conclusione della battaglia di Guam, nell'agosto del 1944.

1970 - 1979
Il tenente Hiroo Onoda nel 1944

    Il 24 gennaio 1972, si arrende sull'isola di Guam il caporale Shoichi Yokoi, ultimo componente del gruppo del sergente Tadashi Itō; sono passati 31 anni dalla sua partenza dal Giappone, 28 dei quali passati a nascondersi nella giungla.
    Nell'ottobre del 1972, il soldato scelto Kinshichi Kozuka è ucciso in uno scontro a fuoco contro poliziotti filippini sull'isola di Lubang.
    Nel marzo 1974 si arrende sull'isola di Lubang il tenente Hiroo Onoda, ultimo componente del gruppo formato da Akatsu, Shimada e Kozuka; il tenente, in possesso della sua spada regolamentare, di un fucile e di alcune bombe a mano ancora efficienti, si arrende solo dietro esplicito ordine del suo ufficiale superiore, giunto appositamente sull'isola. Onoda era stato dichiarato legalmente morto 15 anni prima.
    Il 18 dicembre 1974 viene recuperato sull'isola indonesiana di Morotai il soldato Teruo Nakamura, scoperto qualche giorno prima da un aereo da ricognizione; poiché Nakamura non è giapponese ma nato a Formosa, il governo nipponico non gli conferisce nessun riconoscimento speciale, ma si limita a versargli gli arretrati della sua paga di soldato, pari a 227 dollari.

1980 - 1989

    Nell'aprile 1980 il capitano Fumio Nakahira si consegna spontaneamente alle autorità filippine dopo essere rimasto nascosto per quasi 35 anni nella giungla intorno al monte Halcon, sull'isola di Mindoro. La storia si è rivelata essere un falso.
    Sul finire del 1989, i soldati Kiyoaki Tanaka e Shigeyuki Hashimoto si consegnano spontaneamente alle autorità nel sud della Thailandia; i due erano a conoscenza della fine della guerra, ma avevano scelto di unirsi ai guerriglieri comunisti della Malaysia, rimanendo con essi fino al loro scioglimento. I due erano gli unici sopravvissuti di un gruppo di circa 200 giapponesi, civili e militari, che si era unito ai guerriglieri al termine del conflitto.

Casi non confermati

A parte i precedenti, ci fu una serie di avvistamenti e casi non confermati su militari giapponesi ancora nascosti su isole disabitate e in zone di giungla fitta. Nel gennaio del 1997 venne annunciato il ritrovamento del soldato Noubo Sangrayban, scoperto sull'isola di Mindoro da un'équipe di esploratori occidentali interessata alla vita degli indigeni Mangyan; in seguito, tuttavia, venne accertato che Sangrayban non era nemmeno giapponese. Nel maggio del 2005, venne comunicato il ritrovamento di altri due soldati, indicati con i nomi di Yoshio Yamakawa e Tsuzuki Nakauchi, ormai ultraottantenni, sull'isola di Mindanao; la notizia venne poi smentita dalle autorità giapponesi. Altri avvistamenti non confermati vennero segnalati in Nuova Guinea nel 1949, a Rabaul nel 1975, e a Vella Lavella, nelle Isole Salomone, nel 1989.
Soldati fantasma nel cinema

Nel film Chi trova un amico, trova un tesoro, diretto dal regista Sergio Corbucci, i due protagonisti Alan Lloyd (Terence Hill) e Charlie O'Brian (Bud Spencer) trovano un tesoro su un'isola sperduta e custodita da un soldato fantasma giapponese di nome Kamasuka (John Fujioka). Nel film L'ultimo viaggio dell'arca di Noè (1980), prodotto dalla The Walt Disney Company, i protagonisti vengono assaliti da 2 soldati giapponesi che non sanno che la guerra sia finita.

Hiroo Onoda

Hiroo Onoda (小野 田 寛 郎) (Kainan, 19 marzo 1922 – Tokyo, 16 gennaio 2014) è stato un militare giapponese, noto perché, dopo quasi 30 anni dalla fine della seconda guerra mondiale nel 1974, nella giungla sull'isola filippina di Lubang, venne arrestato perché si rifiutava di credere che la guerra fosse finita. Questo fa di lui il penultimo soldato giapponese della seconda guerra mondiale, arresosi 7 mesi prima di Teruo Nakamura.

Teruo Nakamura

Teruo Nakamura (中村輝夫 Teruo Nakamura?) (Taiwan, 8 ottobre 1919 – Taiwan, 15 giugno 1979) è stato un militare giapponese.

Fu un soldato di Taiwan, ma di origini nobili giapponesi, che ha combattuto per il Giappone nella Seconda guerra mondiale e non si è arreso fino al 1974. Questo fa di lui l'ultimo dei soldati fantasma giapponesi della seconda guerra mondiale.

Il suo nome nella sua lingua madre sembra essere stato Attun Palalin. La stampa taiwanese si riferiva a lui come Lee Hui Guang-李光輝, un nome che è stato appreso solo dopo il suo rimpatrio nel 1975.
Il servizio militare

Nakamura era un aborigeno di Taiwan, probabilmente del gruppo etnico Amis, assimilati culturalmente dal Giappone. Nacque nel 1919 e nel novembre del 1943 venne arruolato nei "Volontari di Takasago" una divisione composta da aborigeni taiwanesi dell'esercito imperiale giapponese. Viveva in un albergo in Indonesia poco prima che l'arcipelago venisse invaso dagli Alleati nel settembre 1944 a seguito della battaglia di Morotai. Non rientrato in patria alla fine del conflitto, venne dichiarato morto nel 1955.

Dopo la conquista dell'isola, sembra che Nakamura abbia vissuto con altri dispersi fino agli anni '50, abbandonandoli periodicamente per lunghi periodi di tempo. Nel 1956, a quanto pare, decise di abbandonare la "guarnigione" di superstiti sull'isola e partire per costruire un piccolo campo da solo, consistente in una piccola capanna in un campo recintato di poche decine di metri di ampiezza. Alla richiesta di spiegazioni per aver lasciato il gruppo, rispose falsamente di essersene andato perché inseguito da altri superstiti rivali.
Scoperta

La capanna di Nakamura fu scoperta casualmente da un pilota nell'estate del 1974. Nel novembre del 1974 l'ambasciata giapponese in Indonesia a Giacarta, richiese l'assistenza del governo indonesiano per organizzare una missione di ricerca, che fu condotta da un'importante compagnia aerea asiatica e portò all'arresto di Nakamura da parte dei soldati indonesiani il 18 dicembre del 1974. Fu poi trasferito a Giakarta, dove venne ricoverato. La notizia della sua scoperta raggiunse il Giappone nove giorni dopo. Nakamura decise di essere rimpatriato direttamente a Taiwan, invece che in Giappone; lì morì di cancro ai polmoni cinque anni più tardi, nel 1979.

Al rimpatrio del militare, furono moltissimi gli scontri socioeconomici e politici tra Taiwan e Giappone su chi dovesse pagare a Nakamura la pensione dovuta. Inoltre, la pensione era molto bassa, dato che fino alla riforma del 1953, i soldati semplici non avevano diritto a una pensione militare. Si pose anche fra i due paesi, il problema della cittadinanza di Nakamura (il quale non parlava all'epoca né giapponese né cinese), il quale era apolide al momento del suo arresto. Alla fine, dopo furiosi dibattiti mediatici, rimase a Taiwan, con una pensione minima.

Onoda era un membro della classe di comando Futamata Bunko "(二 俣 分校) della scuola militare di Nakano addestrato come guerrigliero. Il 26 dicembre 1944 fu inviato nell'isola di Lubang con il compito, insieme con i soldati già ivi presenti, di ostacolare l'avanzata nemica. Aveva ricevuto l'ordine di non arrendersi, a costo della sua stessa vita. Il 28 febbraio 1945 l'isola subì un attacco nemico che annientò quasi tutte le milizie nipponiche. Onoda e tre commilitoni, Yuichi Akatsu, Shoichi Shimada e Kozuka Kinshichi, si nascosero tra le montagne.

Akatsu però, nel 1949, dapprima abbandonò il gruppo di soldati e poco dopo decise spontaneamente di arrendersi. I suoi racconti convinsero la diplomazia nipponica a cercare di far arrendere anche i restanti tre soldati che erano rimasti alla macchia, perciò nel 1952 vennero lanciate da un aereo lettere e foto di famiglia per cercare di convincere i soldati fantasma a cessare le ostilità. Tuttavia la notizia della fine del conflitto non venne presa come attendibile dai tre soldati alla macchia e il gruppetto nipponico finì per considerare falsi quei documenti: Onoda e i suoi compagni rimasero quindi sull'isola continuando la "missione" e combattendo contro gli abitanti dell'isola, nascosti nella giungla. I tre vissero di furti di viveri e vestiti dei cittadini filippini.

Così, Shimada finì per perire nel 1954 durante uno scontro a fuoco, mentre in Giappone Onoda venne dichiarato legalmente deceduto nel 1959. Infine nel 1972, sempre in seguito ad uno scontro a fuoco, anche Kozuka venne ucciso. Onoda rimase quindi da solo e da quel momento furono diversi i tentativi di rintracciarlo: nel 1972 tramite la sorella e degli amici e nel 1973 tramite il padre, che morì poco dopo. Il 20 febbraio 1974, dopo quattro giorni di ricerche, il giapponese Norio Suzuki ritrovò Onoda. Successivamente Sozuki fece ritorno in Giappone con le foto del militare e convinse l'ufficiale diretto superiore di Onoda, il Magg. Taniguchi, a recarsi sull'isola per convincerlo ad arrendersi. Onoda, risbarcato in Giappone, venne accolto con tutti gli onori dal Governo.

Onoda però emigrò in Brasile come suo fratello Tishro, a causa delle difficoltà a riambientarsi; nel 1976 si sposò in Sudamerica. Successivamente scrisse anche un libro (intitolato No Surrender: My Thirty-Year War nell'edizione inglese) circa i suoi anni nella giungla, divenuto un bestseller alla fine del XX secolo. Nel 1984 tornò in Giappone e fondò la scuola per bambini Shizen Juku Onoda ("Scuola Naturale Onoda"). Nel 1996 ritornò a Lubang, donando oltre 10.000 dollari a una scuola elementare.

Curiosità

    Il cantautore romano Massimo Morsello scrisse su Hiroo Onoda la canzone Hiroo Onoda e la sua guerra.
    Carlo Lucarelli ha raccontato la storia di Hiroo Onoda nella puntata del 17 gennaio 2011 di Dee Giallo su Radio Deejay.
    Nel film "Chi trova un amico, trova un tesoro" del 1981 con Bud Spencer e Terence Hill, il personaggio di Kamasuka è ispirato a Hiroo Onoda.
    Un episodio del cartone animato Le avventure di Lupin III prende spunto proprio dalle vicende di Onoda.

Shoichi Yokoi

   Questa voce o sezione sull'argomento militari giapponesi non cita alcuna fonte o le fonti presenti sono insufficienti.
Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti.
Shoichi Yokoi

Yokoi Shoichi (横井 庄一 Yokoi Shōichi?) (Saori, 31 marzo 1915 – Nagoya, 22 settembre 1997[1]) è stato un militare giapponese.

Nel 1941 venne coscritto nell'Esercito imperiale giapponese e inviato sull'isola di Guam, sul fronte del Pacifico. Quando le forze statunitensi conquistarono definitivamente l'isola nel 1944, Yokoi si nascose in una grotta nella giungla. Ne uscì nel 1972 dopo aver vissuto nella giungla per ben 28 anni. I primi 20 anni li ha condivisi con altri due compagni che sono morti 8 anni prima del ritrovamento.

In tutto questo tempo usava come utensili la dotazione militare sua e dei suoi compagni. Si fabbricava gli abiti con fibra ricavata dagli Ibiscus. Quando fu ritrovato si nutriva di corteccia d'alberi. Riportato in Giappone e scoperti i tragici esiti della guerra, al suo arrivo dichiarò «ho vergogna di ritornare vivo». Fu accolto come un eroe in patria, tanto che nel 1972 gli fu concessa la Medaglia della Grande Asia dell'Est.

Nel 1974 cercò senza successo di concorrere alle elezioni per il governo, poi spese diversi anni girando il Giappone tenendo corsi di sopravvivenza. Su di lui è stato scritto il libro 28 Years in the Guam Jungle: Sergeant Yokoi Home from World War II nel 1972 e lui stesso pubblicò, nel 1989, le Lettere dal Pacifico insieme a Gordon. Morì a causa di un infarto e dopo il decesso venne cremato.
Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.

Offline Stendardo

  • Veterano
  • ***
  • Post: 3501
Re:E' morto Hiroo Onoda, l'ultimo soldato giapponese ad arrendersi, dopo 30 anni.
« Risposta #1 il: Gennaio 19, 2014, 12:15:34 pm »
Ciò che conta in guerra non sono gli uomini , ma l'uomo come soldato che sa battersi fino in fondo , difendendo un pezzo di terra o , contro ogni logica , un brandello d'idea .
Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti (Winston Churchill) https://storieriflessioni.blogspot.it/ il blog di Jan Quarius

Offline Suicide Is Painless

  • Veterano
  • ***
  • Post: 2061
  • Sesso: Maschio
  • Le donne non voglion mai passare per puttane,prima
Re:E' morto Hiroo Onoda, l'ultimo soldato giapponese ad arrendersi, dopo 30 anni.
« Risposta #2 il: Gennaio 19, 2014, 14:04:54 pm »
Ciò che conta in guerra non sono gli uomini , ma l'uomo come soldato che sa battersi fino in fondo , difendendo un pezzo di terra o , contro ogni logica , un brandello d'idea .

Quoto. Per me questi uomini ma anche soldati se non altro sono degli esempi di dignità che andrebbero tramandati ai posteri con grande rilevanza. Ho idea che però nello stesso Giappone di oggi siano sempre più visti come degli impossibili pazzoidi, indecifrabili nella loro ostinazione. Presa e spacciata per folle, disperata ottusità. Ma non è assolutamente così. Bisogna anche ricordare che il Giappone alla metà del '900 era uno dei pochissimi paesi al monco che non avesse praticamente mai conosciuto sconfitta nè invasione. Figuriamoci poi se occidentale. E l'Imperatore era visto come una divinità in Terra. Paese chiuso ad ogni contatto e influenza culturale esterna fino alla metà dell'800. Sono molteplici i motivi e le ragioni per cui fu possibile e vennero forgiati uomini-soldato come Honda. Certamente degli esempi eccezionali di "resilienza", come si direbbe oggi.
Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.