Dialoghi > Letteratura
"I Ragazzi del coro"(The Choirboys)(prima ed. 1975), di Joseph Wambaugh
(1/1)
Suicide Is Painless:
"I Ragazzi del coro"(The Choirboys)(prima ed. 1975), di Joseph Wambaugh.
Tanto per aprire questa si spera promettentissima e ampia di interessantissimi sviluppi, sotto-sezione. Che si occuperà in merito a libri come romanzi e/o scritti sciolti che trattino di temi maschili, e tratteggianti grandi come piccoli ma sempre grandiosi pur nella loro miseria e verità, personaggi di uomini.
Per cominciare appunto, ringraziando anche Pino Corrias, uno dei romanzi metropolitani d'ambientazione, disperati di conclusione, e di costruzione picaresco-drammatica, più belli degli anni settanta, per la letteratura americana. E di cruciale formazione per la mia (fu) giovinezza.
Poliziotti. A caccia tutti i giorni su auto con lampeggiante blu, penultimo girone d'asfalto, distretto di Wilshire, Los Angeles. Duri di cuore e di sguardo, malinconici, violenti, infelici. Bevitori di vodka a fine turno e di caffè caldo con tranquillanti e sonniferi per non sognare. Innamorati del nulla della vita e di grasse cameriere arrapate. Uomini comuni che friggono dentro alla divisa del Los Angeles Police Department e lungo i bordi peggiori della vita contemplando cadaveri dentro appartamenti infestati da scarafaggi, tossici fulminati da overdose nel vicolo, prostitute sfregiate. Guerrieri di strada che ripuliscono il sangue versato, compilano rapporti e intanto parlano dei loro rifugi privati, di mogli alcolizzate in cucina, di figli sconosciuti, di amanti con lo smalto, di dollari che non bastano, dell'ultimo divorzio, del coraggio di battersi, della paura di morire e del sonno che non arriva. Voci proprio di un coro: dolente, ironico, sboccato, violento. Voci che risuonano dentro al frastuono stonato dell'America carica di smog. Senza sottilizzare troppo tra i buoni e i cattivi: «Spara, per la miseria, spara!». Tra i torti e la legge. Tra l'adrenalina e il destino: «E poi cosa cazzo è la vita, a meno che non sia la tua?».
Torna dopo trent'anni in libreria, imperdibile per chi ama il genere, I ragazzi del coro , capolavoro dell'ex sergente di polizia Joseph Wambaugh, ammirato da James Ellroy, imitato da altri cento scrittori, trasformato in un memorabile film da Robert Aldrich, anno 1977, e poi matrice di infiniti seriali televisivi tipo Hill Street Blues , Law and Order e Homicide .
Storia di questi dieci ragazzi del distretto, tutti tra i vent'anni e la pensione, che a fine turno, un paio di notti alla settimana, si ritrovano sul pratone del Parco McArthur, proprio accanto allo stagno delle anatre. Si sfilano dalle cinture le manette, il distintivo, lo sfollagente. Bevono birra e liquori. Mangiano hamburger, spaghetti cinesi e tacchino freddo. Contemplano il nero della vita e del cielo. Aspettano l'alba. Si raccontano verità tipo: «Senti Baxter, abbiamo crimini in proporzione diretta alla libertà. Tanti crimini, tanta libertà». Parlano di arresti, inseguimenti, erezioni: «Se vai contro un muro con quella tua piccola erezione ti rompi il naso». Si massaggiano ferite, promettono vendette: «Faremo un po' di controllo delle nascite retroattivo». Qualche volta litigano tra loro, si picchiano, si minacciano con la pistola. Scroccano sesso gratis da prostitute nervose. Spaventano omosessuali notturni. Uccidono anatre, vomitano l'anima. E qualche volta, dopo aver visto a metà turno un bambino violentato e ucciso a coltellate, piangono: «Dio non esiste, credimi, Dio non esiste».
Wambaugh, ai suoi agenti, gli sta accanto e non li guarda mai dall'alto. È nato nel 1937 a Pittsburgh. A 17 anni era un Marine. Prima dei 20 un poliziotto di strada e per una decina d'anni un detective. Ha respirato negli stessi bar. Ha visto lo stesso sangue. Ha fatto sparatorie, indagini e interrogatori. Ha imparato quanto possa essere dura la lingua, oscura la vita e labile la morale. «Dovresti fare il ladro», dice uno dei suoi personaggi. E l'altro: «Troppo rispettabile. Preferisco fare l'agente». Wambaugh, ai suoi agenti, gli sta accanto e li guarda dentro. «Il miglior ritratto di come sono fatte le loro anime», ha scritto la critica americana quando il libro uscì nel 1975 scardinando quella linea narrativa che stava attenta a separare il male dalla legge, la compassione dei buoni dal furore dei cattivi. Il suo sguardo illumina il nero. Ci svela che «la violenza è rapida, obliqua, incoerente». E che un po' di quelle anime sta dentro di noi: «Erano semplicemente poliziotti. Ragazzi piuttosto comuni. Magari un po' più soli degli altri. Forse si riunivano in branco quando si sentivano più soli del solito. O avevano paura».
Ripubblicato dalla Einaudi nel 2006, collana Stile libero noir, dopo quasi trent'anni che era uscito di stampa.
Io ne ho in una bella edizione, la prima italiana (sottotitolata I Chierichetti) Bur Rizzoli stampata nel marzo 1978, pensate, i giorni del sequestro Moro. Con la splendida copertina disegnata dal grande, famosissimo John Alcorn (niente a che vedere con la al solito banale e modernista copertina dell'edizione Einaudi, che non c'entra granchè col libro). Vi posto qui le immagini fronte-retro del volume. prese da Ebay.
http://www.ebay.it/itm/BUR-rizzoli-JOSEPH-WAMBAUGH-i-ragazzi-del-coro-chierichetti-FIlm-romanzo-1978-/120937850610?pt=IT_Libri_Romanzi_Narrativa&hash=item1c287526f2
Navigazione
[0] Indice dei post
Vai alla versione completa