In rilievo > Osservatorio sui Femministi

Papa Francesco il rivoluzionario donnista

<< < (68/72) > >>

Alberto1986:

--- Citazione da: ilmarmocchio - Novembre 21, 2016, 22:53:43 pm ---http://www.repubblica.it/esteri/2016/11/21/news/patriarca_kirill_nozze_gay_naziste-152486406/

--- Termina citazione ---

La differenza tra un clown qualunquista e modaiolo vestito da prete ed un capo della Chiesa che dice quello che un prete dovrebbe dire.

Faust:
Meglio Alessandro VI

Vicus:
http://www.maurizioblondet.it/la-chiesa-realmente-esistente-aver-visto-corpo-celeste/

La Chiesa realmente esistente (dopo aver visto “Corpo Celeste”)
Articolo di Miguel Martinez

Abbiamo visto per caso un film di quelli che non si dimenticano: Corpo celeste, di Alice Rohrwacher.

Un film che parli della Chiesa cattolica nell’Italia meridionale uno se lo immagina pieno di feroci baroni mafiosi e donne afflitte dal senso di peccato, nel contesto di una cupa bellezza barocca. Insomma, un’orgia potenziale di luoghi comuni anticlericali/antimedievali, che però si nutre di quanto di esotico  – e quindi di affascinante – c’è in quei mondi.

Alice Rohrwacher ha fatto qualcosa di diverso, usando mezzi tecnici minimi e attori eccezionali.

Il film, come sottolinea la stessa regista, non ha intenti anticlericali; infatti, il vero cuore del film non è la critica al Sud o alla Chiesa, ma un messaggio di altro tipo, presentato attraverso un delicato gioco di simboli, e che si può quindi cogliere solo guardando il film.

Qui ci limitiamo a dire qualcosa sullo sfondo su cui si presenta questo messaggio, cioè il Sud e la Chiesa.

Un Sud (credo sia Reggio Calabria) ventoso, freddo, ricoperto ovunque da un disordinato cemento, un pezzo della periferia universale. Non il Sud dei mafiosi a cavallo, ma delle conferenze di Nello Rega negli Istituti tecnici e di Magdi Allam testimonial della Borsa del Turismo Religioso, insomma.

La Chiesa che la Rohrwacher ci presenta è la Chiesa realmente esistente, quella postconciliare che continua stancamente a riprodursi senza avere più la minima idea del perché. Dove il parroco con il telefonino che squilla continuamente, sotto un crocifisso al neon che sembra la mappa di uno svincolo autostradale, si barcamena per sopravvivere tra le abitudini delle famiglie e piccole raccomandazioni politiche, nella speranza di venire mandato altrove.[1]

Agli anticlericali sfugge il patto inconfessabile che tiene in piedi una simile istituzione: mantenuta tramite fondi gestiti dallo Stato, la parrocchia ha l’obbligo implicito di dispensare una serie di servizi simbolici ma ideologicamente neutri a tutta la collettività, senza distinzioni. Il fornitore di battesimi e matrimoni deve trattare quindi la reale fede di ciascuno con la stessa indifferenza del pubblico ufficiale, e come ogni pubblico ufficiale, deve esprimere solo banalità indiscutibili.

Ecco che si scatena il temporale della violenza mediatica contro quei pochi preti che di tanto in tanto osano, coerentemente, rifiutare i sacramenti a un non credente, oppure contro l’insegnante di religione che accenna all’escatologia.

La parrocchia, in Corpo celeste, si regge sull’impegno di una figura sociale di immensa importanza in Italia: la casalinga di mezza età (nel film, la straordinaria Pasqualina Scuncia), ignorante, onnipresente, affabile, astuta, insensibile e inventiva che si occupa volontariamente di tutto, compresa la preparazione delle cresime, su cui si incentra il racconto.

Se digito “cresima“, Google mi suggerisce “cresima bomboniere”, “cresima regali” e “cresima frasi di auguri”, a indicazione del suo significato sociale; ma nella struttura della chiesa, dovrebbe segnare il passaggio, dopo un anno di duro studio, a una fede matura e cosciente.

Ora, che cosa ha esattamente da trasmettere l’entità che oggi abita il vecchio guscio della Chiesa cattolica?

La Rohrwacher coglie esattamente che cosa sia l‘istruzione cattolica di massa ai tempi nostri: un generatore automatico confuso di raccontini biblici, ammiccamenti televisivi e giovanilistici, luoghi comuni sulla bontà, accompagnati da un penoso tentativo di imitare il mondo evangelico, che però non può riuscire perché la vecchia Istituzione non è certo adatta a scatenare la violenza sciamanica della religione dei liberi imprenditori americani.

La Rohrwacher dice tutto quanto vi sia da dire sulla questione, presentandoci una schiera di brufolosi ragazzini e di femmine goffamente esibizioniste, che canta con scarsa convinzione:

«Mi sintonizzo con Dio / è la frequenza giusta / mi sintonizzo proprio io / e lo faccio apposta / voglio scegliere Gesù / voglio scegliere Gesù.»

Nota:

[1] Nel dire “postconciliare“, siamo perfettamente coscienti delle motivazioni, spesso ottime, di tanti riformatori di quegli anni; e crediamo anche che il grande cambiamento sia stato imposto dalla storia stessa e non da qualche congiura di cardinali (tra cui spicca la figura proprio di Joseph Ratzinger), come sostengono alcuni cattolici tradizionalisti. Inoltre, è ovvio che i germi di certe derive sono secolari. Facciamo salva poi l’infinita diversità dei comportamenti singoli, nella Chiesa cattolica come in qualunque altra istituzione o realtà.

Il punto è lo scatenamento delle tendenze entropiche della specie umana, che ci ha portati dal cattolicesimo di Anaïs Nin a quello di Emanuela Tittocchia.

Vicus:
Buona notizia, che mi riguarda abbastanza da vicino, essendo i FFII un ordine tradizionale, l'unico con vocazioni in attivo (800 e anche martiri dalla fondazione nel '70) dove gli altri sono in via di estinzione. Sono devoti a S. Massimiliano Kolbe, di cui seguono gli insegnamenti grazie ai quali hanno riempito chiese un tempo vuote a causa della "pastorale 2.0".
Avendo un amico entratovi nel 2012, so con certezza che tutte le accuse amplificate dai media sono calunniose e false.

http://www.marcotosatti.com/2016/11/21/padre-manelli-archiviate-le-accuse-contro-il-fondatoe-dei-francescani-dellimmacolata/

PADRE MANELLI: ARCHIVIATE LE ACCUSE CONTRO IL FONDATORE DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA

Marco Tosatti

Archiviate le accuse contro padre Stefano Manelli, il fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata. Dopo circa un anno di indagini, il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Avellino, Sost. Dott. A. Del Bene, ha chiesto l’archiviazione del procedimento nei confronti del religioso, il cui ordine é ancora commissariato, senza che sia stata data dopo anni, una motivazione valida da parte della Congregazione per i religiosi.

Padre Stefano Manelli, nel recente passato era stato oggetto di una campagna di stampa particolarmente virulenta, e che sembrava in realtà mossa e ispirata da qualcuno all’interno del suo ordine religioso. Accuse a effetto, dichiarazioni scandalistiche di ex suore, perfino il sospetto di un assassinio; la saga dei Francescani dell’Immacolata non si era fatta mancare nulla, e c’era stato nei mass media chi aveva seguito forse con troppo entusiasmo e senza grande spirito critico la marea interessata delle accuse.

Adesso che la magistratura, con la richiesta di archiviazione, fa giustizia della campagna che potrebbe essere giudicata diffamatoria, emerge che il fondatore dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, è stato ingiustamente accusato di aver leso l’integrità fisica e morale delle suore del convento di Frigento compiendo atti di  violenza sessuale e di maltrattamenti nei confronti delle stesse.

Le persone a lui vicine commentano che “L’esito delle indagini ha fatto chiarezza sulle  “ipotesi di accusa” restituendo  giustizia e dignità a Padre Stefano Mannelli da tempo oggetto di calunniosi e diffamatori attacchi amplificati dagli organi di stampa”.

E ora che la magistratura si è espressa, che sembra che padre Manelli non abbia stuprato, maltrattato e ucciso nessuno, torna la domanda, da porre alla Congregazione per i religiosi, al suo prefetto, e al suo segretario: che cosa ha fatto padre Manelli; e che cosa hanno fatto i Francescani dell’Immacolata per essere trattati con tanta durezza?

La cronaca, nella sua ironia, ha voluto che la notizia dell’archiviazione giungesse proprio alla fine dell’anno della Misericordia…

Vicus:
Ripercussioni dell’appello dei quattro cardinali

I grandi giornali lo ignorano, ma l’avvenimento è storico. L’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco è stata pubblicamente messa in questione da quattro autorevoli cardinali: Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche; Raymond Leo Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta; Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, e Joachim Meisner, arcivescovo emerito di Colonia.

Lo scorso 19 settembre i quattro cardinali hanno presentato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta dal cardinale Gerhard Müller, un ricorso formulato secondo la modalità classica dei dubia, in modo tale da esigere una risposta positiva o negativa, conformemente al linguaggio evangelico: « Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno » (Mt 5, 37).

« Di norma – ha sottolineato Sandro Magister, che per primo ha pubblicato l’appello, – le risposte date dalla congregazione menzionano esplicitamente l’avvenuta approvazione del Papa. E nelle udienze di tabella date da Francesco al cardinale prefetto dopo la consegna della lettera e delle domande, è giocoforza che i due ne abbiano parlato. Ma appunto, al loro appello i quattro cardinali non hanno avuto nessuna risposta, né dal cardinale Müller né dal Papa, evidentemente per volontà di quest’ultimo ».

Papa Bergoglio dunque tace, ma lo scontento aumenta. Magister osserva che i quattro cardinali che hanno reso pubblico il documento non sono tra gli stessi che un anno fa, all’inizio della seconda sessione del Sinodo sulla famiglia, consegnarono a Francesco la famosa “lettera dei tredici cardinali”. I tredici erano tutti membri del Sinodo e in pieno servizio nelle rispettive diocesi, oppure ricoprivano importanti incarichi in curia, come i cardinali Robert Sarah, George Pell e lo stesso Müller. Questi quattro cardinali, invece, sono privi di ruoli operativi, e dunque più liberi di parlare. Il loro appello però è condiviso da non pochi altri porporati che sono tuttora in piena attività, ma che attendono il momento di parlare. Secondo il quotidiano La Verità del 15 novembre 2016, molto vicini a questa iniziativa ci sarebbero almeno due porpore: il cardinale tedesco Paul Josef Cordes, già presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum e Svjatoslav Sevcuk, arcivescovo maggiore della chiesa greco-cattolica ucraina.

La Esortazione Amoris laetitia ha l’intenzione di cambiare il Magistero perenne della Chiesa, secondo il quale « le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta » (dubium 4)? E l’insegnamento per il quale « la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto? » (dubium 5). Evidentemente nessuno, neppure il Romano Pontefice ha l’autorità di capovolgere la Tradizione della Chiesa, ma il silenzio di papa Bergoglio spinge a credere che proprio questa sia la sua intenzione.

Maria Guarini osserva su Chiesa e posctoncilio che il documento dei 4 cardinali deve essere letto in collegamento con il precedente “Appello” inviato da un gruppo di 45 studiosi, prelati e sacerdoti cattolici al Collegio dei Cardinali con il quale è stato chiesto a Papa Francesco di “ripudiare” le ritenute “proposizioni erronee” presenti nell’Amoris laetitia. Va ricordata anche la Supplica filiale sottoscritta da 790.000 firmatari in tutto il mondo; la Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa sul matrimonio e alla sua ininterrotta disciplina, presentata da 80 personalità cattoliche, che ha raccolto in breve tempo migliaia di adesioni. Senza dimenticare la prima autorevole richiesta di chiarimenti da parte di Mons. Athanasius Schneider : Il paradosso delle interpretazioni contraddittorie di Amoris laetitia.

Come rileva sullo stesso blog il prof. Paolo Pasqualucci, autorevoli membri del Collegio cardinalizio, sicuramente in rappresentanza di cardinali e vescovi che per ora preferiscono tacere, chiedono in sostanza al Papa di chiarire in maniera definitiva ambiguità gravi presenti nella Amoris laetitia, che è un documento magisteriale emanato dallo stesso Papa: ambiguità da permettere di disattendere e contraddire norme fondamentali dell’etica cristiana, che si basa sulla Rivelazione divina. «Chi deve chiarire, giustificandosi, è, per così dire, il documento stesso, vale a dire il Papa, anche se per l’interposta persona del Prefetto dell’ex Sant’Uffizio. E potrà tacere all’infinito, continuare a sottrarsi al chiarimento dottrinale, sempre più necessario e indispensabile? ».

Circola infine in Vaticano ed è attentamente studiato da teologi e prelati lo studio di Arnaldo Xavier da Silveira, Ipotesi teologica di un Papa eretico, pubblicato a giugno dall’editore Marco Solfanelli di Chieti. L’iniziativa dei quattro cardinali si inserisce dunque in un processo di resistenza che si allarga ed è solo alle sue prime fasi. Ne vedremo gli sviluppi nei prossimi mesi. (Emmanuele Barbieri)

Navigazione

[0] Indice dei post

[#] Pagina successiva

[*] Pagina precedente

Vai alla versione completa