Pubblico l'estratto di un articolo di Elisabetta Frezza che segue la dottrina cattolica di sempre e parla chiaro:
Le armi della strategia egemonica sovranazionale
L’attacco concentrico sferrato sulla famiglia ha come bersaglio le nuove generazioni. Recise loro le radici con gli ascendenti, con un passato e una storia, sono consegnate inermi al moloch statale. Che le rieduchi alle bellezze del pansessualismo, dell’omoerotismo e della pornografia, sulla scorta dei nuovi programmi scolastici elaborati dal Ministero competente (dai suoi consulenti LGBTQ) in via di rapido attecchimento anche in ambienti sedicenti cattolici.
Le scuole di ispirazione cattolica, va detto, stanno generalmente dimostrando una sorprendente inadeguatezza nell’affrontare questo diabolico stravolgimento del sistema di istruzione. Per impreparazione di fondo o per complicità, a seconda dei casi. Fatto sta comunque che, sull’onda del progressismo di ogni risma ormai totalmente fuori controllo amplificato dalla centrale operativa di Santa Marta, si sentono tutti in dovere di non chiudere la porta in faccia a nessuno. Nemmeno se si tratta di mostri.
Appare quantomai urgente, dunque, prendere coscienza del nemico che dobbiamo combattere; avere ben chiaro chi sia questo nemico e come si muova.
Siamo di fronte all’avanzata aggressiva ed inarrestabile di una poderosa macchina da guerra che ha l’obiettivo preciso di conquistare con ogni mezzo una società sfibrata e senza più difese, e di spegnere la sua vitalità, di annichilirne la fertilità nella realizzazione di un chiaro disegno neo-malthusiano di contenimento demografico. Dobbiamo capire che della strategia di conquista fa parte la penetrazione per gradi, fa parte la occupazione dei mezzi di comunicazione, fa parte lo sfruttamento del buonismo cristiano (che è contraffazione del suo autentico messaggio), fa parte – soprattutto – la mossa di estrarre dal cilindro delle parole magiche.
Il diritto – come l’amore – è la parola-chiave capace di aprire tutte le porte della città sotto assedio, perché privata nel frattempo del suo vero contenuto: nessuno più si cura di sapere cosa significhi, ma il suo suono funziona come infallibile parola d’ordine per aprire quelle porte, come arma di sfondamento per la presa di quella città.
Diritto e amore formano l’abbinata vincente per abbattere tutte le residue difese di una società svirilizzata eliminando l’ultimo ostacolo offerto dal senso comune.
Ma quell’amore che viene irresponsabilmente sbandierato a destra e a manca non ha nulla a che fare col principio cattolico a cui vorrebbe richiamarsi, lucrandone il credito. Perché è evidente che l’amore, se inteso come moto emozionale sganciato da ogni criterio superiore di giudizio (vale a dire dal Logos, dalla ragione superiore di Dio), può servire qualunque causa e mascherare ogni azione intrinsecamente malvagia.
La materia in cui ci si balocca è materia indisponibile perché tocca interessi che vanno al di là di opinioni, tendenze, simpatie e visioni del mondo. Infatti essa riguarda il sovvertimento della vita o delle vite altrui, che si vorrebbe piegare all’arbitrio, all’arroganza e alla prepotenza cieca di gruppi di potere ben strutturati, organizzati e protetti. Tenuti insieme da una prospettiva comune tanto libertaria quanto mortifera.
Ora, dinanzi ad un simile inganno, di fronte soprattutto all’inaudito sopruso perpetrato sui piccoli, non si può pensare di giocare d’astuzia presentandosi avvolti dal fumo dei mezzi princìpi, delle mezze verità, delle parole passe-partout, dell’abbraccio ecumenico col serpente che non potrà che stritolarci. Basti al proposito guardare ai risultati fallimentari ottenuti dai “cattolici” democristiani e dai loro movimenti satelliti con la tattica del dialogo e del compromesso su divorzio, aborto, fecondazione artificiale. È evidente che non si può cedere di un solo millimetro sui princìpi – quelli che infatti fino a non molto tempo fa si chiamavano non-negoziabili – e che alla gente, che è preda inerme di chi strilla più forte parole vuote, bisogna tornare a dire parole vere. Poche, ma inequivocabili.
Ma «tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo» e «questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede» (Gv 5,1): come ci conforta monsignor Athanasius Schneider, uno dei più luminosi fari di verità rimasti intatti in questa Chiesa in rovina, “dobbiamo credere fermamente che Dio dissiperà i piani di disonestà, infedeltà e tradimento” e che “Cristo tiene infallibilmente il timone della barca della Sua Chiesa in mezzo ad una simile grande tempesta”.
Elisabetta Frezza