Doctor: la miglior risposta che puoi dare a Ciro è di combatterlo sul tuo piano
Sì, il piano della banalità e tu pretendi pure che mi ci adegui...
quando provoca è per portarti sul suo piano
Mah, io ho provato a portali sul mio piano, il problema è che tutte le volte che l'ho fatto, mi è sembrato di parlare un'altra lingua....
, almeno questa, la capiscono.
Cmq, vedi che appena faccio un'obiezione che richiederebbe una riflessione, seguita da risposta, preferibilmente intelligente, non quelle che da stendarto per capirci, cala il silenzio.
Ne vuoi un'altra, subito:
Il Cristianesimo è uno stile di vita basato su leggi DIVINE, non umane. Forse ti sfugge questo.
E siccome Dio non cambia idea dall'oggi al domani, ciò che era condannabile 5.000 anni fa lo è oggi.
Il cristianesimo è un
insieme determinato di sentimenti del mondo (e dello stare al mondo), come lo è ogni religione, che differisce per l'insieme dei sentimenti.
Quello che colpisce, leggendo i testi dei cristiani delle origini, come ascoltanto i discorsi negli atei di 2.000 anni dopo (i cristiani secolarizzati), è che il sentimento prevalente (cristiano, tutto cristiano) è lo stesso, ovvero, quel senso di insoddisfazione che il mondo così com'è, non va bene, che va riformato (banalizzo, ma il senso è questo) per le cose più grandi come per quelle più piccole.
Per un fuori casta indù, un intoccabile, che vive una condizione paragonabile a quella di un animale da soma, la sua condizione è "giusta" (come lo è per la vedova di una bramino gettarsi nel rogo del marito alla sua morte), perchè quel mondo è il migliore dei mondi possibili, voluto così com'e da Brahma/Vishnu/Shiva, e non potrebbe essere diversamente.
Per contro, noi (cristiani) siamo insofferenti di fronte a tutto: o fa troppo caldo o fa troppo freddo, troppo nuvoloso, troppo stress o troppa noia, si lamenta l'operaio squattrinato come l'imprenditore milionario.
E infatti, leggendo i primi oppositori della cristianità (contemporanei di Cristo), qual'è una delle critiche più importanti che gli viene mossa?
- "Che quello che ha fatto Dio non ha bisogno di essere migliorato dall'uomo, è qualcosa che il solo pensarlo è assurdo"
(è per questo che la scienza poteva nascere solo nella cristianità, i pagani greci che non erano meno stupidi dei cristiani, anzi, con le macchine a vapore ci giocavano, di usarle per far "progredire" il mondo non gli passava nemmeno per l'anticamera del cervello!)
- "Se Dio avesse voluto un altro mondo (un nuovo cielo ed una nuova terra), l'avrebbe fatto diverso."
Etc.
Ovviamente, si potrebbe fare lo stesso anche per altre "virtù" tipiche della cristianità, e si vedrebbe come le ideologie "anticristiane" (il comunismo ad es, ma anche il femminismo) siano rette dagli stessi sentimenti.
Poi arriva Standarto è pretende di confutare i sentimenti cristiani sedimentati in 2000 anni , che hanno prodotto una data civiltà, ovvero come una data religione si è manifestata nel tempo (storia), con una frase pescata dal vangelo di tizio e caio che dice che non è vero e bla bla bla
E anche la tua fissa su Hegel è ridicola, dato che Hegel non ha fatto altro che portare a livello di logica quello che Gioacchino da Fiore (un beato e venerato dalla chiesa, mica un pinco pallo) aveva espresso a livello teologico.
Ne avevamo già discusso, ma evidentemente quando uno le cose non le vuole capire, diventa anche sordo.
Quando Hegel, seicento anni dopo l’esperienza-illuminazione di Gioacchino, nelle sue Lezioni sulla filosofia della storia berlinesi formulò l’inconcepibile enunciato secondo cui ai cristiani era stata data la chiave per comprendere la storia universale ed era giunto il tempo di rendersi conto del piano della provvidenza perché ora non sapevano soltanto che Dio fosse, ma cosa fosse, e precisamente un Dio trino, egli riprese direttamente il modello metodico dell’abate calabrese. Entrambi, Gioacchino ed Hegel, applicarono un costrutto teologico al decorso storico, che doveva conseguentemente svilupparsi in modo trinitario. Indirettamente Hegel si collegò ad una tradizione gioachimita che dal XIII secolo non si era ancora logorata ed era viva specialmente nel pietismo svevo, con il quale lo Hegel studente nello Stift evangelico di Tubinga aveva familiarità. Che questo insegnamento fosse “filosofia” e non teologia subdola, era ovvio per Hegel, dato che egli riconosceva la filosofia come l’elemento in cui Dio si solleva da sé alla sua propria conoscenza. (p. 55)http://www.ildialogo.org/pace/NotizieC_1381247993.htm