Autore Topic: Cinema, uomini, e solitudini: "Nomads"(Usa 1986) di John McTiernan. Horror  (Letto 1259 volte)

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Cinema, uomini, e solitudini:
"Nomads"

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horror, 1986, John McTiernan, {USA}
1986, John McTiernan.


Il film parte forte, con la morte in ospedale di un uomo apparentemente in preda alla pazzia, tanto che ferirà una dottoressa. La donna dopo quel fatto inizierà a vivere la vita dell'uomo stesso, sia nel presente che rievocando quanto avvenuto a egli. Si scoprirà l'uomo essere stato antropologo, docente universitario, nel passato in giro per il mondo a studiare diverse popolazioni.

Appena arrivato a Los Angeles con la compagna, Pommier aveva scoperto che la casa presa era stata teatro di delitti orrendi ed inspiegabili. Nel quartiere ed intorno alla casa sono spesso presenti strani individui, a prima vista bande "dark" giovanili, ma che hanno qualcosa di veramente strano. Scoprirà che non dormono praticamente mai, sono sempre in movimento, non risultano ad alcun registro od anagrafe. Paiono la versione moderna di alcuni spiriti che alcune etnie africane, come anche gli eschimesi, chiamano proprio Nomadi e di cui hanno timore. Paiono incarnare un potere soprannaturale e fanno paura, proprio come sempre fa paura, a prescindere da tutto, chi non è inquadrabile, definibile, con una vita da limiti e demarcazioni riconoscibili. Questo è da sempre (1986), uno dei miei film del cuore:

“If you’ve never been frightened by anything, you’ll be frightened by this!”

“A terrifying story of the supernatural”

“A Chilling Tale of Supernatural Evil.”

“A Nightmare By Daylight!”

“The tribe of the dead… Stalking the living!”

Taglines americane del film.

“Nomads” uscito la prima volta negli Stati Uniti il 23 settembre del 1986, film d’esordio di John McTiernan, è una pellicola di grande fascinazione, atmosfera e suspense, quasi sconosciuta nelle sale italiane dove potè avere solo una fugacissima visibilità, nel novembre del 1986.
Film molto “strano”, e in questo risiede anche la sua maggiore forza e il traino più potente del suo fascino, un fascino ossessivo basato su un inventivo e stupendo stile unico di McTiernan, il quale coglie in maniera molto personale lo scontrarsi presente nel film di una società altamente “urbanizzata” con un gruppo di “punk”, che altri non sono che una lontana e remotissima comunità nomade “nomads” appunto, forse addirittura alieni, dalla cultura e dallo stile di vita completamente alternativo, estremamente minacciosi ma al contempo morbosamente affascinanti per i protagonisti del film, Pierce Brosnan/Jean Charles Pommier e la dottoressa Flax , interpretata da Lesley Anne-Down.
In un certo senso “Nomads” si può anche definire come un “horror-antropologico” innestato anche su un possibile sviluppo fantascientifico della trama, e in cui lo scontro è anche tutto incentrato tra la verità oggettiva della scienza e l’irrompere del fantastico e dell’arcaico irrazionale in un contesto moderno e metropolitano.
Elemento tipico di molto cinema Ozploitation, ovvero di genere australiano, paese e cinematografia a cui “Nomads” deve molto, oltre che per esservi stato girato e ambientato, e per la presenza di attori australiani come la brava e bella Anna Maria Monticelli/Jemison di “Smash Palace”(Australia’82) di Roger Donaldson (che tra l’altro è stata moglie di McTiernan, e con cui ha avuto una figlia).
“Nomads” -tornando al film- e anche questo è un altro elemento tipico di certo cinema di genere aussie e kiwi, cerca di esplorare altre strade all’interno del proprio genere, utilizzando un approccio antropologico in un contesto di fantasia e di ambiguità (radicato nel patrimonio culturale australiano/neozelandese, che inevitabilmente si è sempre dovuto confrontare come civiltà contemporanea, con delle culture e delle mentalità tra le più antiche e alternative che l’antropologia conosca: gli aborigeni e i maori.).
Molto intelligentemente questo spunto è stato combinato con il punk e l’anarchismo, che tra la fine degli anni’70 e l’inizio degli ’80 ha fatto proprio molto de l’”ethos” e degli “stili di vita” di queste “culture alternative” inevitabilmente destinatesi allo scontro con la civiltà moderna.
In “Nomads” oltremodo talmente tanti spunti si è riusciti perfettamente a innestarli nel genere horror, con l’aura di un affascinante “cinema sommerso”, che rispecchia perfettamente questo sorprendente film del debutto di John McTiernan.
Film dal grande fascino, dicevo fin dall’inizio, che grazie alla già elegantissima e tecnicamente impeccabile regia di McTiernan (un anno prima dell’enorme affermazione e successo di “Predator”[‘87], e due prima del capolavoro dell’action anni’80 “Die Hard-Trappola di cristallo”[‘88]), si connota di un andamento onirico e di un continuo transfert tra sogni (ma sarebbe meglio definirgli incubi) e realtà, con un ritmo narrativo offuscato da questo strano fascino e dal look visivo e stilistico unico, di questo film.
Il tema ripeto rimane quello di molto cinema australiano, nel quale è prepotente la fascinazione della società dei bianchi, dell’”uomo bianco”, verso le antiche civiltà ancestrali e primigenie, anche se poi il rischio di ciò può essere per sua intrinseca inadeguatezza al confrontarsi, l’implicita consunzione e distruzione dell’individuo che rimane permeato della loro fascinazione.
Che è l’ossessione fattuale dell’interessantissimo personaggio di Brosnan, l’antropologo francese nel film, attratto dal pericolo che questa comunità “aliena” può rappresentare, però come inebriato e tonificato dalla loro esistenza, forse frustrato e depresso come sempre avviene nella vita domestica, sotto il profilo di ben altre passioni più terrene.
Il film s’incentra su di lui. Gira attorno a lui come per esplorare quella che è solo apparentemente una situazione inusuale, ma con un raro intento antropologico raramente riscontrabile in un film, quasi connotandosi di osservazioni sul comportamento come forse solo “L’Ultima onda”(The Last Wave)(’77) di Peter Weir, è riuscito a fare e a cogliere nei suoi “obiettivi”. Non a caso famoso capolavoro della “first new wave” anni ’70 del cinema aussie.
Molto bene mostra anche “Nomads”, la distruzione delle certezze individuali e obbiettive dei personaggi del film, quando non riescono più a rapportarsi con questo “qualcosa”, rappresentato e raffigurato benissimo da questi misteriosi “punk”, per cui non c’è nessuno studio sul quale si sarebbe potuto credere di fare presa, non potendo quindi riuscire a interagire con loro.
Tutto “Nomads” è costruito come quella che può essere in fondo non altrimenti che un’allucinazione, dettata magari dalla mente danneggiata della protagonista Lesley-Anne Down, forse troppo “penetrata” nel suo subconscio dall’oggetto dei suoi studi, o forse ella stessa “affetta” dalla follia come fosse un virus, trasmessogli dai “nomads”, da persona a persona, come tutte quelle che entrano in contatto con loro.
Il concetto di follia come possibile “contaminazione psichica”, che è nelle “provocazioni” echeggiate da molti horror e psyco-thriller come il qui già affrontato “Il Seme della follia”(In The Mouth of Madness)(’94) di John Carpenter.
Affascinante è anche il concetto di “alterità”, dell’”alieno” che si nasconde e mimetizza alla perfezione nella modernità urbana, e l’atmosfera metafisica che permea oltre il loro nascondersi anche e soprattutto le loro apparizioni, celando dietro l’apparenza e comportamento da “punk”, chissà quali reali intenzioni.
Anche se ciò può nascondere un’evidente paura degli altri dai quali le persone “normali” e razionali non possono che fuggire di fronte al loro sconcertante portato malefico, “Nomads” all’interno del genere thriller-horror anni’80 si approccia benissimo e in forme originali, a questo tema.
McTiernan in questo film mantiene consapevolmente uno stile “freddo” che cattura L’urbanità postmoderna e noir alla maniera del Michael Mann di quel periodo, un film con le luci di taglio e i riflessi di esse brillanti sull’asfalto bagnato, in piena estetica della prima MTV. Catturando benissimo la desolazione scintillante del mondo urbano.
Apparentemente è freddo, ma è un freddo dai colori glaciali a ben raffigurare il freddo esistenziale di tutti i personaggi, e difatti l’anarchismo individualista dei “nomads”con la sua energia infinita e instancabile non avrà difficoltà a riuscire così attraente, a contrasto vincente della stagnante, seppur elegante, America urbanizzata vista nel film.
Nei momenti in cui il film esplora le i legami e dinamiche psicologiche dei personaggi, il ritmo del film diventa più frammentato e il montaggio (di Michael John Bateman) diventa volutamente irregolare, a trasmetterci e restituire l’esperienza vissuta da Brosnan e ora rivissuta da un’altra persona nel personaggio della dottoressa interpretata da Lesley-Anne Down.
McTiernan ha in questi momenti del film alcuni scatti registici molto intelligenti e intriganti passando attraverso un punto di vista soggettivo ad un inganno visivo geniale, presente in alcune scene di raccordo.
I costumi sono un’altra delle scelte vincenti, così come il look e il design generale (di Marcia Hinds) del film, in cui si riflettono, provenienti, le diverse scelte culturali operate da McTiernan e dai suoi validi collaboratori.
La fotografia (Stephen Ramsey) notturna e ombrosa è in “Nomads” di primaria bellezza e importanza, così come gli instabili scatti a mano della cinepresa, bene imprimono stilisticamente il fascino sordido della vita di strada in un contesto metropolitano che però sa poco di “americano”, difatti “Nomads” oltre che poche scene al pontile Santa Monica, California, venne girato in Australia.
La colonna sonora –bellissima-molto atmosferica e stilizzata, molto insolita, di Bill Conti già pluri premio Oscar per le o.s.t. straordinarie di “Rocky” e “Rocky II”, si combina magnificamente con lo stile visivo anch’esso molto stilizzato ed elegantemente anni’80, dietro il quale si cela il decadimento e le esigenze perverse insoddisfatte per colpa delle solite limitazioni dettate dalla convenzionalità dei comportamenti sociali(che forse è proprio la debolezza psicologica anche del personaggio di Brosnan e la piaga in cui la follia trova di che nutrirsi). Grandissimo l’apporto alla colonna sonora del leggendario chitarrista rock Ted Nugent.
In definitiva, c’è sì molto da “temere” da certe culture “aliene” e “alternative” che potrebbero provenire anche da altri mondi, perché in “Nomads” può sembrare sia così, ma invece il film è in realtà quasi un compendiale studio di certi gruppi, seppur sotto la “contaminazione” datagli dal genere horror cui “Nomads” certamente appartiene, e infondendogli un’invitante scetticismo per cui anche se questi “punk” alieni possano rappresentare un pericolo, e nel film si mette più volte in forse l’eventuale processo negazionistico di ciò, si invertono anche consolidati credi scientifici dei protagonisti.
Ad un altro livello ancora presente nel film, il film di McTiernan ha forti connotazioni sociopolitiche ben al di là del genere horror cui McTiernan attinge per questo film.
In quanto il “punk” come anche in “Fuga da New York”di Carpenter ben rappresenta e delinea l’anarchia e la minaccia che rappresenta per l’ordine costituito.
Tuttavia, nel sottolineare l’universalità del nomade/”nomads”, il film di McTiernan fa intelligentemente ipotizzare uno “stile di vita” che trascenda tanto dai confini culturali quanto sia capace di consumarli dall’interno.
“Nomads” esplora le interrelazioni tra le proprie scelte di vita e il proprio senso di sé come una sorta di ereditata condizione psichica. I “nomads” sarebbero quindi dei “quasi-umani” senza incertezze, superiori, un’epitome di alterità culturale, un tema presentato con la stessa attenzione anche in un altro straordinario film degli anni’80, anch’esso antropologicamente “provocatorio”, e in’Italia “culto” ben poco colto, “Wolfen”(’81) di Michael Wadleigh, con Albert Finney e Edward James Olmos.
Anche in”Wolfen”, è ai margini della società americana che si nascondono i suoi pericoli più radicali in base a questi film, pericolosi perché radicati in tradizioni molto primigenie rispetto alla civiltà americana urbana, ma che segretamente si annidano ancora in essa come predatori, o in “Nomads”, l’equivalente di un’”anarchia metafisica”. E’ evidente, e McTiernan padroneggia il tema magistralmente, quanto sia radicata la paura americana del disordine e della perdita di controllo, che viene “infiltrata” con maestria in questi film horror.

La voce al telefono del professore da Boston, in originale è quella del regista, John McTiernan.

“Nomads” fu la seconda apparizione sullo schermo del leggendario cantautore Josie Cotton.

TorsoloMarioVanni

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Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.