Mah Cosimo, io penso anche che dovremmo smetterla per almeno un pò di pensare troppo, pianificare, non c'entra niente con lo spazio letteratura, ma la situazione permette a pochi di potere aiutare perfino sè stessi. E' come in aereo quando succede qualcosa la prima vera cosa a cui puoi pensare è soltanto quella di metterti la maschera. Altro che occuparsi del benessere dell'Africa e tutto il resto (parlo per metafora ovviamente, cercare di immedesimarsi) quando uno non riesce ad aiutare sè stesso. E quando uno si trova in certe situzioni non glielo si può neppure dire perchè tanto non ascolta, questo penso che possa succedere persino a loro, alle donne, dall'altra parte. Uno tutto quello che sente sono solo i suoi pazzi pensieri come un fiume di merda, e ancora e ancora, anche se pensa di ascoltare, e questo Bukowski proprio riusciva a trasmetterlo e a scriverlo con il suo personalissimo stile, senza pari nè imitatori. Difatti non s'è mai fatto aiutare da nessuno ed è vissuto esattamente come voleva, sopravvivendo persino a lungo dopo il tardivo, suo personale successo. Tutti i nostri pensieri invece sono quel che sono, i miei i vostri. Dovremmo innanzitutto cercare di smettere di pensare di poter aiutare ciò che è immensamente più grande di noi a cambiare, smetterla di credere di poter pianificare alcunchè, ma ad arrendersi, non c'è via d'uscita. Nè per me ma nemmeno per gli altri anche se molti ancora si illudono di sì. Viviamo ovunque noi siamo abbastanza alla fine del mondo dei rapporti interpersonali e sociali così come lo conoscevamo, o se siamo stati abbastanza fortunati anagraficamente, come lo abbiamo conosciuto. Secondo voi come sta andando, è un paradiso per alcuni di voi, una perfezione? No. Secondo me, non tutti certo molti sono per ora lucidissimi - per ora- e mi ci metto anch'io sennò non vedrei le cose così nella loro scabra nuda luce per quanto infame, ma in molti stanno impazzendo più che mai, e sono stanchi. Ma noi non siamo "gatti", non guariamo da soli soltanto sdraiandosi da qualche parte. E non serve confidare soltanto nell'eccezionale "intelligenza del corpo" quando la tua vita se ne è andata sei quasi ai quaranta e l'adolescenza solitaria o meno è soltanto un lontano e -per fortuna- sempre più diafano, spurio ricordo.