Intanto non faccio in tempo ad aprire un sito di news ed ecco l'ennesima vicenda di prostitute "costrette":
http://www.huffingtonpost.it/2014/02/27/imperia-baby-prostitute-v_n_4866235.html?1393517637&utm_hp_ref=italyImperia, tre studentesse minorenni: "Volevamo imitare le baby prostitute di Roma per fare soldi"
“Volevamo imitare le baby-prostitute di Roma. Volevamo fare soldi come loro”.Da un mese tre studentesse del Ponente ligure uscivano il pomeriggio raccontando ai genitori che sarebbero andate al bar con gli amici, e invece incontravano uomini molto più grandi – dai 30 ai 50 anni – contattati attraverso un annuncio su Bakekaincontri.com, sito per maggiorenni al quale avevano avuto accesso con un nickname e falsificando la data di nascita.
A differenze delle loro coetanee romane,
non disponevano di un appartamentino né qualcuno organizzava il loro piccolo business a luci rosse: con i clienti si appartavano in macchina nei viottoli, sotto i cavalcavia, a volte negli anfratti lungo la strada. Tariffe modiche: dai trenta a cinquanta euro.
La compravendita di sesso è stata fermata soltanto quando un trentenne della zona, pensando di avere concordato un appuntamento con una prostituta adulta, aprendo la portiera della macchina ha immediatamente capito che quella era soltanto una ragazzina. Preso dalla paura, ha deciso di denunciare immediatamente l’accaduto al commissariato di Ventimiglia, al quale ha fornito i contatti. In seguito gli agenti, dopo aver fatto togliere immediatamente l'annuncio dal sito web, hanno finto di essere clienti, hanno telefonato e chiesto alle amiche se fosse possibile un incontro multiplo.
“Quando ci siamo presentati a casa delle famiglie coinvolte, i genitori non ci volevano credere”, raccontano gli inquirenti. “A quel punto sono state le stesse ragazzine a raccontare, tra le lacrime, che effettivamente avevano messo un annuncio virtuale per emulare le piccole prostitute romane”.Finora le indagini coordinate dalla Procura per i minori di Genova sono riuscite a individuare cinque clienti con nome e cognome. Provengono dalla zona di residenza delle adolescenti, che rimane segreta per proteggere la loro identità. Si tratta di uomini che vivono e lavorano a Bordighera, Imperia, Sanremo e Ventimiglia, alcuni però venivano anche da altre province della Liguria. E l'elenco non è finito qui: al vaglio della Procura ci sono centinaia di tabulati telefonici che corrispondono ai telefonini delle tre ragazzine. Un mese di chat, messaggi e telefonate che nascondono altri clienti, tutti maggiorenni secondo quanto riporta il commissariato di Ventimiglia, che presto verranno identificati e incriminati per prostituzione minorile.
Le tre studentesse non avranno alcuna conseguenza penale, ma stanno già seguendo un percorso terapeutico.
Gli inquirenti si dicono 'scioccati': "Abbiamo compreso come queste vicende possano succedere a qualsiasi genitore, perché le famiglie di queste ragazze sono assolutamente normali, con madri e padri che hanno un lavoro e vanno d'accordo, insomma non stiamo parlando di situazioni di disagio sociale o psicologico". Della loro attività segreta pomeridiana non sapevano nulla nemmeno i compagni di scuola.Le amiche, che si conoscono da quando erano piccine ma frequentano scuole diverse, avevano pubblicato un solo annuncio e decidevano di volta in volta quale delle tre si sarebbe presentata all'appuntamento sessuale. Il guadagno avveniva anche virtualmente, poiché mandavano agli uomini foto provocanti o nelle quali apparivano seminude in cambio di una ricarica. Con i soldi che guadagnavano, però, non acquistavano oggetti di lusso, trucchi costosi, borsette o indumenti griffati. Preferivano spenderli al bar con i compagni di scuola, oppure metterli da parte. D'altronde, spiegano coloro che hanno condotto le indagini, "sono ragazzine che dimostrano esattamente l'età anagrafica e non fanno nulla per sembrare più grandi. Nessuno potrebbe prenderle per maggiorenni". Normali studentesse di provincia, forse annoiate, che avevano appreso dalla televisione dell'esistenza di baby-prostitute - così i giornali avevano deciso di chiamarle - a Roma, nella grande città. E quindi avevano pensato di poter fare lo stesso percorso.
Non c'è dubbio, al parlamento europeo hanno proprio ragione: le prostitute lo fanno solo perché sono costrette