![]() |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Almeno su qualche punto vorrei rispondere a neve, anche per alleggerire il carico di lavoro di Yul :)
Il disconoscimento di paternità: tu ci dici che se un uomo non è responsabile della maternità di una donna può vedere riconosciuta la sua estraneità? Be’ grazie, sono confortato. Probabilmente però Yul si riferiva al diritto di disconoscere la paternità anche quando l’uomo è effettivamente il padre. Un tempo una donna che non volesse figli poteva ritrovarsi ad avene uno, anche se contraria. Oggi la situazione è ribaltata una donna che non vuole figli non ne avrà sicuramente, un uomo che non vuole figli non è detto. Ma a parte ciò una donna sia che lo abbia voluto o no può disconoscere la sua maternità, in assoluto anonimato, assistita dallo stato, da psicologi, da legali. Un uomo deve essere padre per forza , non ci sono santi, che lo voglia o no. Le differenze nell’età pensionabile: tu dici che piuttosto che una discriminazione per l’uomo sono una discriminazione per le donna. Non mi risulta che tra le rivendicazione dei movimenti femminili ci sia anche un innalzamento dell’età pensionabile delle donne. Al contrario, da più parti c’è stata una levata di scudi contro il paventato aumento dell’età pensionabile delle donne. Cicli addestrativi meno onerosi, servizi di polizia meno impegnativi: anche questo per te è una discriminazione verso le donne. Anche questo non mi risulta essere tra le rivendicazioni né delle femministe né delle donne in genere, né ho mai sentito che le donne vogliano l’uguaglianza anche per le morti sul lavoro. la condanna del cliente e l’assoluzione della prostituta: be’ a parte che la prostituzione è colpa della domanda che c’è da parte degli uomini (come dire che la droga è colpa dei drogati, se non ci fossero, gli spacciatori non esisterebbero.); poiché in un precedente intervento hai tirato in ballo le maldive per descrivere la nostra società maschilista io mi permetto di tirare in ballo la Svezia: in Svezia, società modello delle femministe di tutto il mondo, la prostituzione non è reato, una donna è libera di fare la prostituta, quello che è proibito è compare il sesso. I clienti solo sono penalmente perseguiti. Insomma è legale vendere sesso è proibito comprarlo. facilitazioni finanziarie a fondo perduto alle imprenditrici: tu dici che le donne trovano meno facilmente lavoro. Opinabile, in italia vige una legge che impone a tutte le aziende che cercano personale di fare inserzioni riservate a entrambi i sessi. Scorrendo qualsiasi giornale di inserzioni non sarà difficile trovare inserzioni che parlano di segretarie, di cameriere, di commesse; richieste rivolte solo a uomini non ce ne sono, giustamente visto che è vietato. Poi non capisco perché se le donne sono maggioritarie in campi quali la magistratura, l’insegnamento, la psicologia, le scienze del linguaggio, è perché sono chiaramente più brave; là dove sono di più gli uomini invece , vedi l’imprenditoria, è perché la società è maschilista. Una maniera un po’ comoda di ragionare. Scusate l'intromissione. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
xman
Citazione:
Sentitamente grazie. Nuotare controcorrente è una fatica notevole; trovare qualche spintarella, di tanto in tanto, la fa sentire un pò meno. Per il resto, che dire oltre a quanto hai giustamente evidenziato? Nevealsole se la aggiusta come più le piace; credo sarebbe capace di santificare persino Lucrezia Borgia. Credo che le cose scritte si commentino da sole...... |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Su questo credo che siamo tutti d'accordo.:D |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Una donna insomma può anche rivendicare diritti femminili non ancora conquistati, e fin lì nella discussione non specificati (ma il suo atteggiamento rimane "militante"), un uomo che lo faccia nello stesso identico modo, e quindi almeno inizialmente ripeto.. aspecifico, è in sostanza un masochista, o uno che è zelante contro sè stesso.Se non ti accorgi del pregiudizio di genere (ma anche di merito) insito nel tuo modo pregiudiziale e massimalista di procedere a me davvero non sarà possibile chiarirtelo. Citazione:
Posto dunque che non volano gli insulti, che l'ironia viene sublimata e al massimo carezzata, il dibattito deve offrire all'analisi posizioni almeno in partenza inconciliabili e distanti, senza che per questo lo si possa/debba definire "compromesso alla radice nei (suoi) termini" . Con ciò, ma non solo, appare la ridondanza della tua premessa "Sono ben lontano dal voler instaurare polemiche personali" le polemiche sono solo e sempre personali e solo in quanto tali indispensabili al corso istituzionale quanto sociale degli eventi.Importa solo condurle con correttezza. Citazione:
Citazione:
Ti ho fatto notare in precedenza che il discorso sulla disparità fra sessi ha una sua attualità tutta italiana e che nell'altrove vicino che sono le democrazie europee più illuminate il diritto del lavoro e il codice civile prevedono strumenti che consentono alla specie umana di riprodursi con maggiore efficienza e con minori traumi che da noi.Dove le donne usufruiscono di servizi alla famiglia che consentono una loro partecipazione piena ed effettiva alla vita sociale e politica.Non si tratta evidentemente di cambiare sistema economico (!!) nè di abolire la selezione verso il migliore che il mercato (quello vero ahimè) attua. Citazione:
è come dire "..le donne in politica sono poche perchè... le donne in politica sono poche..."!!!!! Citazione:
|
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Guarda, il problema è uno solo: la giusta informazione sulla contraccezione... così, oltre a non avere figli non si prendono neppure malattie. Citazione:
Questa è la semplice dimostrazione che la interpretazione della realtà asserita da Iul può essere fatta in più direzioni e non soltanto in una: non soltanto quando piace a lui ma anche quando piace a me. Citazione:
A parte che confondere la non punibilità della violenza sessuale (mio esempio su maldive) con la punibilità della prostituzione mi sembra l'ennesimo discorso maschilista del fare "di tutto il sesso un fascio", quella sulla domanda di prostitute non è un'idea mia né vi è prova che sia idea femminile e non anche maschile. Per quanto attiene alla Svezia, non ho conoscenza diretta della normativa da poterti rispondere, ed attualmente neppure tempo per fare una ricerca. Citazione:
Vedi, siamo alle solite: mi fa piacere che la legge preveda che l'offerta sia rivolta ai candidati di entrambi i sessi... bisogna però vedere chi viene assunto. E, spingendosi un po' oltre, bisogna vedere chi viene assunto per quale posizione. Ti ringrazio per aver citato, quale esempio di piena realizzazione femminile, i ruoli di segretaria, commessa e cameriera. Le donne maggioritarie nel pubblico, spesso studiano di più (non lo dico io, io lo leggo nelle statistiche), in certi settori semplicemente gli uomini non concorrono... e quindi ci sono più donne. Conosci nessuno che si occupa di selezione del personale? Chiedi a loro chi viene scelto per fare cosa... Poi l'eccezioni ci sono, per carità. Citazione:
Quando l'aggiusti tu è buono e giusto, quando l'aggiusto io... santifico Lucrezia Borgia. Comunque, su Lucrezia Borgia - per inciso e senza voler apparire troppo saputella - esiste una splendida biografia di Maria Bellonci. L'autrice (una storica) evidenza come in realtà il mito di Lucrezia Borgia sia stato travisato nella storia, essendo la stessa mero strumento di accordi politici tra suo padre (Leone X se non ricordo male, o altro papa del periodo) e il fratello (il Valentino): gli assassini dei mariti li ordinavano loro per scopi politici. Certo, essendo la Bellonci una donna avrà certo manipolato i documenti storici per ricostruire i fatti a proprio piacimento... oh, no? ;) Solo per amore di dialogo... |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Ma francamente non capisco, ti dicono che in fatto di paternità c’è una legge discriminatoria a danno degli uomini e tu elargisci consigli :usate il preservativo e vedrete che questa disparità non è più un problema.
Come se sulla violenza sulle donne io dicessi : la notte statevene a casa e scegliete con più cura l’uomo che sposate. Andare in pensione più tardi poi per te è un bel guaio, torno a ripetere che questa mi è nuova. Ti dicono che una legge che impone la parità di opportunitità negli annunci lavorativi è disattesa a vantaggio delle donne e tu dici poi vediamo chi prendono, eh ma guarda che lavori. Allora intanto sappi che molti uomini e donne pagherebbero per avere quei lavori terribili, poi se le donne vogliono fare solo lavori qualificati tipo magistrati, ministri, capi di governo, e presidente della repubblica be’ allora hai ragione: per le donne ci sono meno opportunità di lavoro. Poi non ho capito un’altra cosa : gli impieghi qualificati dove le donne sono di più è perché le donne sono più brave o concorrono di più;secondo un’intuizione elementare di aritmetica, se le donne concorrono di più in alcuni settori, gli uomini concorrono di più in altri. Ma tu mi dirai che che le donne concorrono su tutto, vogliono fare tutto, vogliono essere tutto. E se così non fosse ci vogliono politiche per farle interessare alla politica, alla imprenditoria, alle miniere (no pardon, alle miniere sono più bravi gli uomini, su questo almeno siamo tutti maschilisti, uomini e donne). |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Dico semplicemente che a livello di politica legislativa è difficile immaginare una legge che imponga alla donna di abortire per scelta del partner... perché bene o male il grembo è quello materno, e il trauma lo subirebbe la donna obbligata ad abortire. Lo vedo incostituzionale, tutto qua... e siccome non è risolvibile che in via preventiva suggerisco il modo. IQuanto al resto, mi sembra che il dibattito sia divenuto un po' sterile... perciò chiudo qui. E salutami tanto gli amici della miniera, quando li vedi... c'è un bel film, con charlize teron: in effetti lei voleva il lavoro in miniera e gli altri (uomini)volevano impedirglielo, ma a me di questo importa poco... come del resto a te, che immagino - come me - comodamente seduto dietro una scrivania... |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
.…e allora facciamola questa polemica in punta di fioretto, tralasciando finalmente le divertenti amenità apparse nel corso degli ultimi interventi (tranne una di queste che, a mio avviso, merita un particolare rilievo e che commento nel P.S.). In primo luogo mi sembra utile partire da una considerazione di ordine generale. Tu sostieni che: Citazione:
Spero ora ti appaia con sufficiente chiarezza - come appare a me - che se questi sono i presupposti di un “dibattito culturale” (e questi sono i presupposti largamente praticati dalla cultura di massa, non solo i tuoi, come dimostra il proluvio di scomposti ed accalorati interventi di questa ultima parte di discussione) non si offrono “all'analisi posizioni almeno in partenza inconciliabili e distanti” ma si prefigura una semplice difesa oltranzista di quelle posizioni intese come indiscutibili ed intangibili, senza l’accoglimento di alcun elemento di analisi che non conduca, invariabilmente, alla conferma del dogma di partenza. In secondo luogo, per passare al merito, la configurazione dinamica del mondo economico e politico sarebbe, secondo te, “maschilista” in quanto forgiata dagli uomini e, pertanto, ordinata sulle possibilità maschili, senza adeguata considerazione di “quell’aggregato economico” che sarebbe (sempre a tuo avviso) “la soddisfazione femminile”. Ora, pur non essendo un economista, è la prima volta che sento parlare della soddisfazione femminile come di un “aggregato economico”; l’ho sempre considerato un indice psicologico - peraltro disaggregato in chiave individuale - ed ho soprattutto sempre pensato che la soddisfazione economica, maschile o femminile che sia, debba misurarsi come soddisfazione dei bisogni quantitativamente misurabili (appunto, gli aggregati economici). Mi piacerebbe proprio sapere, da te, quale sarebbe l’esito di una riconfigurazione del mondo svuotata della forgiatura maschile per essere conformata alle prevalenti necessità femminili. Ma è sul terzo punto, ancora più focalizzato, che credo di poter trovare le risposte più conclusive all’interrogativo posto in precedenza. Infatti, rilevo un’attenzione persino ossessiva, da parte tua, intorno alla problematica del mio asserito “pregiudizio di genere”; qualcosa che mi fa venire in mente il vecchio detto – la lingua batte dove il dente duole. Perché al riguardo noto che, singolarmente, sinora hai omesso di considerare e commentare, nella dovuta ampiezza, ciò che consentirebbe – appunto – di dare risposta a quel tuo interrogativo sul masochismo maschile; ossia tutto quanto risponde alla logica delle “discriminazioni positive” di cui ho già scritto (senza che tu, all’apparenza, te ne sia avveduto). Tu non vedi masochismo nell’affermare la giustezza di essere discriminato, in quanto uomo, nell’accesso ad alcune posizioni e privilegi; io ne vedo molto. Per te, l’affermazione “le donne in politica sono poche perché sono poche le donne che si occupano di politica” – che, magari, chiamerebbe in causa responsabilità femminili dirette e porterebbe, magari, ad analisi più pregnanti della questione - scompare per lasciare spazio alla critica dei “truismi”. Ecco, per non tirarla troppo per le lunghe, questo è il punto sul quale le nostre posizioni sono inconciliabili e distanti; non solo in partenza ma anche all’arrivo, credo. Tu trovi giuste le discriminazioni maschili finalizzate ad implementare “l’aggregato economico della soddisfazione femminile”. Io trovo aberranti tutte le discriminazioni, a qualunque titolo praticate e, soprattutto, se persino codificate ed istituzionalizzate (quali quelle già oggi in vigore). Tu trovi lecito e giusto ignorare le responsabilità femminili nella latitanza dalle responsabilità, di ogni ordine e grado. Io trovo che le responsabilità ed i privilegi debbano essere conquistati sulla base degli unici criteri ammissibili e necessari a questo scopo: le capacità ed il merito effettivo. Per quanto riguarda, infine, l’esigenza di sostegno alla famiglia ed all’infanzia, ti segnalo che ho già affrontato la cosa in precedenza. P.S. – Voglio marginalmente ringraziare nevealsole per avere fornito, ancora una volta, l’ennesima conferma ad una mia previsione. Non avevo dubbio alcuno, infatti, che sarebbe riuscita a trovare giustificazioni, attenuanti e responsabilità maschili prevalenti ed assorbenti anche intorno ad un personaggio storico dai contorni oscuri come Lucrezia Borgia (che era e rimane, comunque, un’assassina conclamata). A saperlo leggere bene, c’è in questa conferma molto più di quanto sia contenuto nelle teorizzazione precedenti. Ma bisogna volerlo leggere…..sempre per amore di dialogo. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Certo Iul, sono solo una pedina, una stupida donnetta caduta nella tua oscura trama di storico navigato... clapclap Possiamo cessare di teorizzare il maschilismo, basta metterlo in pratica per far capire cos'è... e it dirò di più: io manco ci credevo che esistessero veramente i maschilisti incalliti. E' una lezione di vita pure questa. A questo punto sono io a credere che i tuoi interventi si commentino da soli. Avrei da dire anche sulla tua capacità di utilizzo della lingua italiana, ma andrei fuori tema (oscuro... se un personaggio è oscuro si può aver certezza che fosse un'assassina conclamata? no, oscuro richiama qualcosa di non chiaro mentre conclamato richiama qualcosa di palese...) |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Mah, veramente dalla biografia di Lucrezia Borgia, scritta da Maria Bellonci e basata su documenti ufficiali, testimonianze e atti d’archivio, appare un ritratto ben diverso di questa nobildonna. Sulle sue turpitudini non c'è proprio nulla di conclamato, anzi!
|
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Citazione:
Citazione:
La soddisfazione femminile viene qui definita un "aggregato" del benessere, con termine dunque intenzionalmente "improprio" ma afferente al glossario economico, proprio per sottolineare con ironia e analogia come gli indicatori economici classici non siano in grado costituzionalmente di intercettarla nè tantomeno di risolverla. Ma ancora la definizione di soddisfazione femminile che dai come (solo, riduttivamente) di "indice psicologico" la dice lunga sul tuo approccio al tema, essendo (ai nostri fini) la medesima innanzitutto un indicatore sociale in grado di esprimere e misurare fenomeni di massa e come tale utilizzata ampiamente da quella scienza che è la sociologia. Citazione:
Citazione:
certo che vedrei masochismo nell'affermare la giustezza di essere discriminato se quella discriminazione riconoscessi come reale!! Citazione:
Tu capisci, non puoi non farlo, che l'affermazione è già da sola disarmante.A maggior ragione se poi il presupposto da cui muove sarebbe che... lo stesso basso numero di donne è presente nei partiti!!!! Stiamo analizzando un dato numerico che appare ingombrante ed ineludibile, che certo non ti "discrimina" come uomo (!!), dunque credo che abbia un senso cercare di sezionarlo in modo meno settario di come fai tu, che invece suggerisci (pregnante) di cercarne cause a partire dalla responsabilità femminile. Citazione:
Citazione:
Soprattutto a che serve se non a ribadire quel tuo pregiudizio ormai genotipico e incondizionabile per cui la rappresentanza "sociale" e politica dei due sessi sarebbe semplicemente figlia del merito rispettivo di ognuno dei due?! |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Ma lo sai che non ho capito un accidente di quello che hai scritto? Vediamo, ora, se “tasso retorico” non sia un altro gioco di prestigio verbale come gli “aggregati economici del benessere”. “Tasso retorico” starebbe - vado ad intuito nel tuo caso - come “occultamento del significato effettivo dietro una cortina fumogena verbale” o – per dirla in soldoni, nella circostanza in esame – l’ingannevole vestito della festa di una domanda trabocchetto? Se questo è quanto intendi, in realtà anche considerando gli interventi successivi dei forumisti, credo che chiunque abbia letto per intero il post di partenza abbia immediatamente capito quale fosse il significato nudo e crudo del topic - peraltro interamente esplicitato nelle domande conclusive e niente affatto occultate – il quale è poi lo stesso argomento che senderoluminoso eludeva per partito preso (il famoso utilizzo sessista della parola maschilismo). Chissà che tu e lei non siate dello stesso “partito preso”? I conti tornerebbero senz’altro. …non c’è trucco, non c’è inganno…ma, insomma, siamo alle solite: tu puoi vederci quello che ti pare. Fortunatamente scripta manent e la semantica aiuta tutti quanti noi ad adeguate comprensioni dei significati e dei significanti di ciò che è scritto. La “autoimmunizzazione della causa/oggetto di perorazione…attraverso ampie e (auto) ipnotiche circonvoluzioni” – poi – è l’interpretazione pseudo-investigativa più misteriosa e fantasiosa della conversazione, per come essa si è andata sviluppando effettivamente, che si possa immaginare (quasi una proiezione psicologica, direi, se volessi mettermi anch’io a fare lo Sherlock Holmes). Non ho ben capito come si possa autoimmunizzare una posizione da posizioni contrarie, non ho ben capito cosa siano le circonvoluzioni (tranne quella di senderoluminoso sugli affidi), non ho ben capito quale sia l’elemento ipnotico….insomma, non ho capito assolutamente nulla di quello che vuoi dire, tranne il fatto che la mia posizione non ti piace e che tu la pensi diversamente da me. Ma è proprio su quest’ultimo punto che gli interrogativi si allargano a dismisura, lasciandomi credere che il “gioco di prestigio” non sia altro che un tentativo retorico (questo sì, a mio avviso) di eludere con encomiabile sistematicità un confronto sui contenuti effettivi (riducendo la proposta singolar tenzone ad uno sterile duello verbaiolo sul nulla). La pratica certezza al riguardo la ricavo da questo insigne passaggio argomentativo: Citazione:
Discriminazioni maschili nelle quote riservate? Ma quando mai? Chissà come le chiami tu queste situazioni per farle sparire completamente dalla tua visuale in quanto discriminatorie? Qual è il trucco retorico nella circostanza? Illuminami, ti prego… Citazione:
Ecco un altro ammirevole esempio di come si possa tirare fuori dal mazzo la carta voluta e sbalordire il pubblico, parlando all’infinito in astratto senza considerare i fatti concreti. Immettere nella dinamica della competizione economica o politica quote riservate significa, infatti, svuotarla dal di dentro dell’intimo criterio di selezione su cui il sistema si regge (nel bene o nel male). E’ ciò che sta avvenendo in Norvegia, ad esempio, dove l’obbligo di garantire il 40% dei posti nei consigli d’amministrazione societari alle donne sta provocando notevoli terremoti. E’ ciò che succede nella nostra democrazia, dove il criterio della rappresentanza politica (che è affidata - lo ricordo - ai partiti e non ai gruppi di pressione) sta subendo stravolgimenti che portano, ad esempio, Livia Turco e Alessandra Mussolini ad appiattirsi sulle medesime posizioni sulle questioni femminili ed a posizioni diametralmente opposte su tutte le altre. Sbalorditivo no? Ma sono sicuro che troverai una circonvoluzione verbale anche per questo singolare fenomeno. Citazione:
Citazione:
Infatti, per stare ai contenuti piuttosto che ai giochi di prestigio verbali, sto ancora aspettando da te risposte alla mia precedente domanda…. Citazione:
Illuminami anche su questo punto, ossia, come dovrebbe avvenire in concreto, senza ricorrere alle c.d. "discriminazioni positive". Grazie. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Salve.
Avvio la mia partecipazione alle conversazioni di questo forum, che spero possano reiterarsi, con un primo commento alla domanda (ovviamente retorica) di Iul, il quale ha gettato un bel sasso in piccionaia, come s’è potuto vedere dal risultato pirotecnico che sta ottenendo. Come avesse versato sale e aceto su una piaga purulenta. Così è infatti, giacché di una piaga si tratta e purulenta lo è davvero. Ma andiamo per ordine. Le parole hanno il significato che ad esse viene attribuito. Non sta a noi decidere quale sia e sarebbe pura accademia speculare su “quale dovrebbero avere” . Maschilismo (e con esso maschilista) sono termini a connotazione negativa nei quali si intende ricomprendere tutto quel che si giudica negativo in ogni ambito della vita (privata e pubblica) se e in quanto riferito o riferibile al rapporto tra i sessi. Tutto quel che non dovrebbe esistere e che, si auspica, possa scomparire quanto prima. Vi rientrano perciò tanto i comportamenti, quanto i sentimenti, tanto le idee quanto opere di singoli e di gruppi. Istituzioni e filosofie, religioni e ideologie, attività, gesti, imprese e realizzazioni. Tutto ciò che si ritiene di origine o di afferenza maschile. Come causa o come effetto, come espressione o manifestazione di una volontà e/o di una prassi e/o di una mentalità tarata da una visione distorta delle cose, finalizzata (consciamente o meno) alla discriminazione a danno del genere femminile. Si sarebbe portati a pensare che vengano stigmatizzati/bollati con quei termini i comportamenti dei soli uomini, ma non è così. Anche azioni e gesti compiuti da donne vengono qualificati allo stesso modo se e quando si rinvenga in essi una qualche somiglianza a quelli maschili o si ritengano derivare dai primi. Parimenti si sarebbe portati a pensare che essi termini possano riferirsi ad ambiti limitati nel tempo e nello spazio, a determinati settori e segmenti della vita dei singoli e dei gruppi. Si può invece notare che tali qualificazioni riguardano ogni aspetto dell’esistenza, del presente e del passato, con riferimento non solo all’Italia o all’Europa (o all’Occidente), ma al mondo intero. Ciò è comprensibile. Infatti, posto che la storia è storia del dominio maschile e che esso è universale ne deriva coerentemente che ogni entità ed ogni evento possano venire etichettati con quei termini derogatori. Anche ambiti ed aspetti all’apparenza del tutto estranei alla relazione F-M sono stati e sono tacciati di maschilismo, quali la logica, la razionalità, l’ironia, il coraggio, la frugalità etc. Non solo la guerra, ma ogni genere di conflitto, di lotta e di sfida. E se ne intuisce il motivo. Ogni contrapposizione in ogni ambito è stata liquidata con quei termini. Di più: l’idea stessa che nella vita esistano necessariamente contrasti e conflitti è stata assegnata al maschilismo. Del resto la stessa matematica è stata qualificata come tale ed è perciò stata auspicata la creazione di una contrapposta matematica femminile. Con maschilismo/sta dunque si intende individuare e condannare tutto ciò che in ogni luogo e in ogni tempo è accaduto in quanto espressione del dominio maschile e della volontà prevaricatrice degli uomini. Tale è dunque il significato del termine, quale deve essere ricavato (sia pure obtorto collo) dal discorso pubblico degli ultimi 40 anni. Quindi il suo vero significato. Quello che ha, non quello che dovrebbe avere. Maschilismo/sta dunque indica l’aspetto negativo delle opere e delle idee che derivano dagli uomini. Dovrebbe allora esistere un termine (diverso ma pur sempre con radice masch-) che indichi l’aspetto positivo del pensiero, del sentimento e dell’azione maschili. Se esso termine non esistesse, filosofi, psicologi e sociologi (degni di tal nome ) lo troverebbero inquietante. Sarebbe per essi un’assenza allarmante. Bene: quella parola, sorprendentemente, non esiste, nondimeno nessuno se ne allarma. E’ questa la ferita. Oberon |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Salve a tutti, sono anch'io nuovo, e inizio con te questa discussione spinosa. anche perchè hai messo abbastanza carne al fuoco. Allora, vediamo... la piaga purulenta c'è eccome. Il maschilismo, inteso anche come discorsi tendenziosi sulle presunte specificità intellettive sui due sessi principali :D . Ovviamente conveniamo tutti, spero, che non va bene che il termine venga per un qualsiasi motivo evocato invano, vuoi anche da parte, com'è stato detto, da una donna viziata per puntare i piedi quando non le va bene qualcosa. Citazione:
Interessante, ma percepisco delle ambiguità. Così può sembrare che si intenda maschilista una donna che assume un comportamento negativo (es. dispotico) che fu di appannaggio quasi esclusivo dell'uomo. Ci potrebbe stare, credo che il campo debba restringersi a la donna che ha comportamenti discriminatori di qualsiasi genere verso un'altre donne. Per esempio le giudica secondo pregiudizi di matrice patriarcale (come "facile", "poco di buono", "se l' è cercata", nel caso di violenza carnale ecc.), mostrando di aver fatto propria quella cultura. Diversamente anche molte regine del passato diventerebbero maschiliste solo per essere dispotiche non da meno dei loro colleghi. O Condoleezza Rice, che non disdegna i conflitti bellici. Citazione:
Qui mi suona più strano. non sapevo di questa onnicomprensività attribuita al termine Chiaramente non intendi dire che le qualità sopra elencate siano di esclusiva maschile, avendoli definiti estranei alla relazione tra i sessi. Su questa estraneità avrei qualche dubbio, in che ambito ritieni siano estranei? Certo molte di queste qualità sono tradizionalmente attribuite all'uomo, soprattutto al guerra, la lotta, e la sfida, e qui il maschilismo può esservi attribuito in quanto esse denotano un legame con un modo di affrontare di petto le situazioni che comporta vincitori e vinti, quindi sopraffazione, spesso associata alla forza fisica. Continua. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
oberon ha scritto:
Citazione:
Sono lieto di questa nuova partecipazione alla presente discussione, anche perché l'analisi proposta mi sembra degna di ulteriori approfondimenti. Se ho ben compreso le tue parole, l'utilizzo in chiave ideologica del termine maschilismo/maschilista sarebbe giustificato dal "male" storicamente fatto dagli uomini - con ciò ponendosi il concetto stesso al riparo da ogni ulteriore considerazione problematica della storia e sulla storia, non potendosi eludere le evidenze storiche. A tale termine (concetto) riassuntivo del "male" non corrisponderebbe, tuttavia, un termine speculare e contrapposto capace di riassumere con altrettanta efficacia il "bene" che dagli uomini è stato fatto e di cui gli uomini sono stati e sono portatori: ossia un'interpretazione monca ed unilaterale della storia (alius - ideologia). Tale sarebbe, sempre se ho ben compreso, il senso della "ferita" linguistica e culturale inferta al mondo maschile. Se questo è il senso del tuo intervento, mi sembra che la discussione da me avviata (asseritamente retorica) stia producendo buoni frutti. Spero continui..... |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Sì, hai descritto bene quel che intendo dire e che avrei chiarito a conclusione di un altro paio di interventi sul tema. Poiché ne hai anticipato il senso, procedo ora più speditamente verso una prima (provvisoria) tappa. Il termine di cui ci occupiamo (ed è la ragione per la quale ne parliamo) è che: 1- esso raccoglie (e individua) un insieme di eventi (comportamenti, idee, istituzioni, creazioni etc) che afferiscono al maschile o che ad esso vengono riferiti (per origine, affinità, compatibilità con l'universo maschile quale è o era o si crede che fosse o che sia, etc.). 2- veicola ed esprime un giudizio negativo e che si intende liquidatorio. Sin qui niente di speciale. Siamo tutti legittimati a scegliere dei termini per denotare / connotare (descrivere / valutare) qualsiasi insieme di entità di questo mondo. Quel che rileva, ai nostri fini, è quanto tu hai chiarito e che si può esprimere in questi diversi modi. Richiamo preliminarmente di nuovo il fatto che il significato delle parole è quello che ad esse viene attribuito (beninteso da quella comnuità parlante che le usa) e non quello che noi, a nostro individuale piacimento, vorremmo avessero. Questa è la ragione per la quale spesso diverge da quello indicato dai dizionari, per non dire poi di quello che si rinviene nell'etimologia che può essere persino fuorviante (si pensi al caso di "persona"). L'estensione del significato di maschilismo/sta è illimitata, nel senso preciso che ad essa non è posto alcun confine. Ogni entità/evento del passato e del presente vi può essere ricompreso. Dall'architettura di una stazione aeroportuale ai contenuti di un sonetto; dalla foggia di un abito alla struttura di un poema; dai contenuti di una filosofia alla dinamica di un processo sociale; dalle forme di un saluto alle regole di uno sport; dai simbolismi di un mito al ritmo di una rappresentazione teatrale. Lascio stare ciò che è infinitamente ovvio (le gerarchie ...i grattacieli .... la boxe...). Niente di ciò che è esistito e che esiste può sentirsi al riparo dall'inclusione in quel concetto. E questo va detto non solo di quelle entità/eventi giudicati universalmente come negativi (es. la guerra) ma anche di quelli che ancora si tende a ritenere avulsi da ogni possibile inclusione in simili concetti (es. la matematica). Tutto è "maschilizzabile". Tutto senza eccezioni. Sin dagli anni Settanta tutto ciò che è considerato male (individuale o collettivo) è stato "maschilizzato", assegnato ciò ai maschi intesi come sua causa unica e originaria. Essi maschi iniziarono infatti ad essere individuati e denunciati come fonte del male universale nel momento in cui l'ondata marxista-leninista iniziò a defluire (l'epoca del c. d. "riflusso") e l'epiteto maschilismo/sta subentrò al non meno squalificante "borghese". Epoca nella quale - ed ora lo si vede bene - come araldo del Nuovo Mondo e latore della salvezza universale al Proletariato subentrò il Genere Femminile. Alla guerra di classe quella dei sessi. Il processo di etichettatura/stigmatizzazione viaggia in entrambe le direzioni, come sempre accade: non solo tutto ciò che fu e che è (che parve e che pare) male è assegnato ai maschi ma anche tutto ciò che è maschile viene liquidato come tale. Chi avrebbe mai potuto immaginare che persino l'ironia (da sempre attributo del maschile e da tutti e da tutte celebrata), potesse venir liquidata come "espressione dell'aggressività e della violenza maschili"? Maschilismo/sta è il concetto che rende "male" e "maschile" sinonimi. Ora, come si vede, al termine maschilismo/sta che ha connotazione totalmente negativa, non ne corrisponde alcuno simmetrico a individuare e connotare positivamente l'agire maschile . Come se fosse vero che tutto ciò che emana dai maschi è totalmente negativo. Tutto, totalmente ed esclusivamente negativo. Controprova di ciò è che, reciprocamente, non esiste un termine che denoti il male generato/provocato dalle femmine, come se questo semplicemente non esistesse. "Femminismo/sta" infatti è un termine antisimmetrico con il quale ci si riferisce non già al male di origine femminile ma alla lotta contro il maschilismo. Ora, mancherebbero le parole per designare la positività maschile e la negatività femminile se vivessimo in un mondo (immaginario) in cui gli uni venissero individuati come responsabili (scaturigine bio-storica) di tutto il male e solo del male e le altre (quale fonte ontologica) di tutto il bene e solo del bene. In quel mondo allora gli uni dovrebbero essere eliminati o venire rieducati, conformati e sagomati ad immagine di colei che incarna il bene. Alle altre spetterebbe finalmente il potere. Viviamo noi forse in quel mondo immaginario? Per ora, buon capodanno. Oberon |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Credo che quel mondo sia molto meno immaginario di quanto si possa supporre e che viviamo immersi sino al collo nella realtà che hai evocato. Ma confido nella forze delle idee e nella ragionevolezza degli uomini. Grazie della partecipazione e buon Capodanno a te ed a tutti gli altri forumisti. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Continua
Discorso tendenzioso, ugualmente, il presunto fatto che non esista un termine per indicare quanto di positivo fu prodotto dal "vir". Cominciamo col dire che la virilità, nella storia è sempre stata celebrata, spesso comunque nella forma di coraggio, orgoglio, prove di forza, di resistenza, riti di iniziazione(forse qui cominciamo a uscire dal "positivo":D ), in gran parte dei casi valutata nella misura in cui esso sapesse fronteggiare fisicamente i pericoli, a volte naturali, ma tante volte costituiti dallo stesso uomo_no , quindi non so quanto ciò sia lusinghiero per il maschio in se, visto che deve difendere da altri maschi (certo, non solo), a loro volta convinti di avere ragione (dico così per sintesi). Proseguendo, vediamo le invenzioni in campo bellico: attribuiamola ai "viri" e poniamo <se non ci fossero uomini così chi avrebbe messo a disposizione dei soldati i mezzi per difendere la patria> da chi? Ma da altri uomini, no? Certo ci sono anche tante belle invenzioni pacifiche e utili che non sto a elencare, i navigatori, gli avventurieri etc.. cmq tutti questi, positivi e meno hanno avuto fior di declamazioni nel corso della storia e sono apprezzati tuttora. Ma cos'è allora che non va, che cos'è che brucia_carezza? Ma certo, sì dimenticano di dire che questi erano (quasi) tutti uomini. Bene, a questo punto cosa si può aggiungere senza che il discorso potrebbe implicare che tutte le invenzioni e le opere più importanti siano di uomini e da questo dedurre che le donne sono prive di genio, di senso pratico etc. discorso un po' scorretto, ignorante, antistorico e, azzarderei timidamente, un po' vigliacco e poco poco sessista? Tutti questi giri per arrivare a dire che se il mondo fosse stato in mano alle donnicciole saremmo tutti all'età della pietra, possibile? L'oppressione della donna? Un complotto femminista per criminalizzare il maschio e fargli impersonare il male farsi mantenere e fare il bello e cattivo tempo et similia. Calma un momento, fermiamoci un'attimo. Siccome è pur vero che esistono donne stro.nze e profittatrici (come dissi post sopra) e che esistono leggi come quella sull'affido che favoriscono a volte smaccatamente la donna, alcune che si inventano di essere state stuprate che incontrano la fiducia del tribunale anche senza prove, per le quali non ci sono parole (presente "al lupo al lupo"?) etc, visto che l'autore avrà tanto di link, non bisogna dimenticare che questa è una subdola compensazione ad'una parità non ancora raggiunta, soprattutto culturalmente, scorretta verso entrambi. Quindi si fa la legge femminilista e le più arrabbiate e impregnate di ideologia gioiscono. Quelle che dei movimenti di emancipazione hanno preso i discutibili slogan rompono il freno e pensano di andare oltre la parità quando invece è ancora tanta la strada da fare. Lasciamo stare poi quelle che pensano che loro sono il sesso superiore perchè sono fesse come i loro colleghi. Tutti sottoprodotti che aborro. Reagire a ciò negando l'oppressione della donna, pur comprendendolo un pò come difesa, lo considero controproducente. Si sappia che ricordare questa oppressione non deve significare demonizzare il maschio. Infatti la donna era solo una delle tante categorie oppresse, insieme, secondo la situazione, ai deboli fisicamente, agli schiavi, ai poveri, e probabilmente molti uomini che non sottostavano alla legge della virilità. Quindi non il maschio oppressore della donna, ma la (putroppo) tuttora vigente legge del più forte e del maschio dominante. Oggi forse conta di meno la forza prettamente fisica (in media maggiore nell'uomo) motivo per cui può essere anche una donna a dominare (in senso ampio). Non prendiamocela con le donne perchè un capo donna è dispotico, soprattutto non disprezziamolo in quanto donna, ma in quanto tale. Continua(forse) |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
L'uomo e la donna sono senz'altro la più grande meraviglia che la natura abbia creato,uno assolutamente indispensabile all'altro,con relativi ruoli in base alla propria costituzione,intelligentemente abbinati al fine di raggiungere in armonia la felicità,attraverso la procreazione e la continuità della specie.Chiunque di questi cerchi di uscire dal proprio ruolo,pecca ignorantemente di maschilismo o femminismo,estremamente dannosi.
Sarà probabilmente una espressione terra terra, ma così anch'io ho voluto partecipare alla discussione. ciao a tutti. espert37 |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Nell’attesa che oberon completi la propria analisi e, come preannunciato, fornisca le sue personali conclusioni, ritengo opportuno dare ad AntOne alcuni chiarimenti.
Lo sforzo di interpretazione della realtà presente e del passato storico, che ciascuno di noi compie sulla base della propria sensibilità, della propria formazione culturale e del proprio bagaglio di conoscenze, è fondamentalmente qualcosa di diverso da un “tiro alla fune” finalizzato a mantenere in piedi la propria posizione teorica cercando di far crollare a terra quella avversa. Se è vero che sono esistite epoche nelle quali il “diritto della forza” era il diritto comunemente praticato, è altrettanto vero che si deve all’uomo – lo stesso depositario della vis roboris – l’ideazione, la creazione e lo sviluppo del diritto e delle scienze giuridiche, nelle sue successive evoluzioni sino al moderno stato di diritto, che ha delimitato gradualmente l’esercizio della forza per la risoluzione delle controversie, sostituendo ad esso la “forza del diritto”. Se è vero che sono esistite epoche nelle quali erano i “maschi dominanti” – come tu li definisci – a prevalere militarmente sugli altri, è altrettanto vero che sono stati i maschi pensanti ed i saggi, a cominciare dalla cultura ellenistica passando attraverso l’eredità romana antica, ad avere lasciato tracce profonde ed indelebili di sé stessi; conquiste dell’intelletto e della conoscenza (non solo di territori o di eserciti) che sono state conservate nel tempo e di cui l’intera umanità ha fatto tesoro. Se è vero che sono esistite epoche nelle quali la posizione femminile nella società è stata secondaria, delimitata ed anche diminutiva, è altrettanto vero che si tratta di epoche nelle quali la lotta per la sopravvivenza imponeva il possesso di certe qualità fisiche e di coraggio; se ancora oggi molte donne cercano nell’uomo un protettore, più che un compagno, questo dovrebbe far riflettere sulle possibilità di sopravvivenza che avrebbe avuto un ipotetico mondo femminile deprivato del sostegno maschile. Se è vero che sono esistite epoche nelle quali la donna veniva considerata inferiore all’uomo nelle possibilità lavorative, è altrettanto vero che - nel momento stesso in cui queste condizioni storiche sono mutate ed il lavoro si è fatto meno fisico ed impegnativo – sono bastati pochi decenni, a fronte di secoli di storia, perché le donne facessero irruzione sulla scena sociale ed economica. Se è vero, infine, che le donne rivendicano legittimamente l’abolizione di qualunque discriminazione a proprio danno nella società, nell’economia e nella politica, è altrettanto vero che non possono affermare questo sacrosanto diritto di partecipazione sociale mediante l’introduzione di nuove e rovesciate forme di discriminazione etica e giuridica a danno maschile. Come vedi, il mio punto di vista non mira a demolire il tuo (o quello di altri) ma, semplicemente, a ricordare che ogni oggetto di analisi può essere osservato sotto angolature diverse, che possono dare origine ad interpretazioni differenti della realtà sociale e della storia umana. E’ allora possibile tentare di riflettere sullo strumento concettuale del “maschilismo”, sul suo utilizzo in chiave ideologica e strumentale, senza che questo venga interpretato come un attentato alle conquiste, alla dignità ed all’integrità del mondo femminile? E’, inoltre, possibile riflettere sulla posizione maschile nel mondo attuale – in quello etico, in quello culturale ed in quello giuridico – ipotizzando che queste riflessioni possano procedere nella direzione costruttiva di un rispetto reciproco tra i sessi che è ben lontano dall’essersi mai compiutamente realizzato? A giudicare dal tenore di alcuni interventi – compreso il tuo ultimo – sembrerebbe di no perché, o l’uno emerge e l’altra affonda o, viceversa, se deve emergere l’una deve contestualmente affondare l’altro. Io invece credo (e continuerò a crederlo sino a prova contraria) che questo sia possibile e giusto. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Suvvìa, che parole dure. Ho detto la mia con un po' di ironia, solo per dare costruttivamente il mio contributo. Forse sono stato un po' "forte", ma è per assicurarmi, come accenni qualche riga sotto, che il discorso non fosse tendenzioso, appunto. Citazione:
Come ho già detto, gli uomini non sono tutti mostri, tanti contribuirono ad un progresso civile positivo, chi lo vuole negare (forse le veterofemministe??)? Donne, rassegnatevi, voi non ci sareste arrivate:D :D Dai, lo so che non volevi dire questo, ma.. Citazione:
Li ho già citati nel mio intervento di prima <<Certo ci sono anche tante belle invenzioni pacifiche e utili che non sto a elencare, i navigatori, gli avventurieri etc.. >> che tra l'altro hanno avuto fior di riconoscimenti, però come persone. Il punto è che il tuo insistere sul fatto che siano uomini e chiamarli "maschi pensanti" sembra in apparenza condurre dove temevo, ovvero all'idea che le donne non abbiano lasciato ugualmente il segno perchè non avrebbero le stesse capacità razionali, logiche e analitiche dell'uomo. Il che è sbagliato per tutta una serie di ragioni, e anche sleale. Ma suppongo volessi invece lanciare una riflessione sul perchè i fatti violenti e negativi della storia vengano a tuo parere attribuiti al concetto di virilità, demonizzandolo, e su tutte le cose positive si chiuderebbe un occhio sul fatto che fossero ugualmente un prodotto quasi esclusivo dell'uomo. Questo non toglie che in antichità non sono sempre state in grado di esprimersi al meglio (lo affermi pure tu).Comunque, per dovere di cronaca in questo sito di filosofia si parla delle pensatrici, che hanno dato un contributo non da poco, anche nell'antica Grecia. Sono relativamente poche, è vero ma teniamo conto del periodo. Non dimentichiamo che nella democrazia greca erano pur sempre meno "demos". Niente in contrario, spero.;) Citazione:
Ne approfitto per ricordare che sono esistite in antichità delle grandi società matriarcali (credo tuttora, in alcuni villaggi del Sudafrica), sui cui usi e costumi non sono però molto informato. Non per contraddire ma per dire che forse non regnò sempre e solo l'uomo. Vediamo, qui parliamo forse del neolitico, giusto? Certo all'epoca i ruoli biologici contavano molto più, eravamo molto più vicini agli animali, che pure siamo, come comportamento sociale: l'uomo che caccia e difende (stavolta soprattutto da animali). Secondo alcuni studi però, anche molte donne cacciavano, usando le lance, e non si esclude che talvolta se le fabbricassero loro stesse. Questo, ovviamente non esclude dei qualsivoglia fenomeni di prostituzione, anche quelli più sommessi e subdoli come la ricerca di un protettore ai giorni nostri. Questo oggi indica mancanza di emancipazione , che vuol dire liberarsi dalla dipendenza economica e legarsi ad un uomo in maniera paritaria e non per necessità materiale. Per fortuna sempre più donne, oggi la vedono così. Per il resto aspettarsi che certi comportamenti scompaiano del tutto, di punto in bianco, è lecito, ma è come aspettarsi che scompaiano all'improvviso le tangenti, gli abusi di potere, le grandi truffe alle casse dello stato e amenità del genere. Da non dimenticare che nei rapporti sesso-denaro si è sempre almeno in due e bisognerebbe prendersela anche con l'uomo non emencipato. Citazione:
Non per essere sessista:D ma aspetto un intervento femminile. Citazione:
Finalmente è chiaro! non è necessario che uno dei due affondi perchè emerga l'altro, come non lo è attentare alle sacrosante conquiste civili e alla pari dignità, per contestare trattamenti di favore verso le donne, spesso perpetrate da alcune leggi, come per esempio gli alimenti, in caso di divorzio, anche se lei non ne avesse bisogno. Poi è chiaro quanto è aberrante che alcune vogliano mantenere privilegi che dovrebbero essere riservati a soggetti veramente svantaggiati quali loro più non sono. Come alcune non disdegnano la galanteria, i regalini unilaterali, che non sono sempre compatibili con un rapporto simmetrico con una donna che dovrebbe essere indipendente. Finchè è per gioco, però, allora è un altro discorso. Per contro, non dimentichiamo, qui in Italia, i pregiudizi verso una ragazza che "attacca" lei per prima. Per concludere, se ti è sembrato che il mio discorso di prima volessi dire il contrario bè, ti sbagliavi. I tuoi interventi di prima però, distoglievano l'attenzione da questo concetto condivisibile per via delle parole forti verso l'uso della parola maschilismo, apparendo ad un certo punto come attacchi al genere femminile con discorsi tendenziosi su ruoli e diversità, suscitando così forti repliche, alle quali rispondevi a tua volta, provocatoriamente, tipo dando del cavalier-servente. Ma ora è tutto più chiarociaociao . |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
“Maschilismo” dunque è un’etichetta, un post-it azzurro da applicare a qualsivoglia entità del mondo designandola come appartenente a ciò che non dovrebbe esistere, ciò di cui si auspica, con l’avanzare della civiltà, che tutti di impegnino ad eliminare. E viceversa, nel senso che si ritiene che la civiltà salga verso nuove vette nella misura in cui elimina dal mondo tutto ciò che è contrassegnato da quel post-it. Ciò che denominiamo “male”.
Ora, se questa etichettatura fosse accompagnata almeno da una sua simmetrica con radice “fem-“, un post-it rosa che individuasse l’altra parte di ciò che deve essere eliminato, non vi sarebbe granché da osservare. Il male avrebbe due origini, due riferimenti, due appartenenze. Sarebbe rivolto verso le due polarità sessuali diviso suppergiù a metà tra M ed F. Avrebbe ovviamente caratteri diversi, opererebbe in forme diverse in ambiti differenti. Si tratterebbe allora di analizzarne le diverse espressioni giacché ciascuno avrebbe i suoi propri caratteri epifenomenici. Si potrebbe ipotizzare che per molti aspetti essi sarebbero semplicemente il simmetrico delle diverse virtù (e quindi del diverso bene) che i due sanno manifestare/produrre e che talvolta siano l’effetto di un “eccesso del bene”, la c.d. “ipertelìa della norma”, fatto questo che sembra paradossale solo ad uno sguardo superficiale. Un organismo vive finché i suoi parametri vitali si mantengono entro un dato intervallo di valori, quando vengono superati (in una delle due direzioni) va incontro alla morte. Il concetto è chiaro: ci si può ammalare (e si può morire) di anoressia come di bulimia. Considerazioni ragionevolissime e persino banali che furono presenti agli occhi di tutte le generazioni che ci precedettero. Le nostre bisnonne, fossero pur semianalfabete, lo sapevano e sulla base di questa conoscenza giudicavano il mondo. La ragione di ciò risiede nel fatto che veniva allora riconosciuta la radicale differenza naturale tra i due e che il reciproco bisogno era fondamento di una reciproca benevolenza (pur se non priva di invidie e risentimenti di cui sono prova le stilettate che da millenni i due si scambiano). In quel (non lontano) passato nessuno avrebbe pensato di sostenere che la guerra (ad es.) sia causata e voluta dagli uomini e che il genere femminile sia in sé e per sé pacifico e tollerante. Il fatto che la guerra sia combattuta dagli uomini non impediva di intuire che essa è sempre un fenomeno collettivo e che essi combattono per l’espansione o la difesa dell’intera comunità. Si intuiva e si dava per scontato che in essi ed attraverso essi maschi si esprimono un’aggressività, una violenza ed un brutalità che sono di tutti, come però anche un coraggio ed una generosità che appartengono all’intera collettività, benché vengano agite visibilmente dagli uomini. Era convinzione radicata che se anche vi sono dei caratteri, delle specificità rinvenibili solo in uno dei due ciò non significa(va) altro se non che la natura ha dislocato su una parte sola ciò che nel profondo appartiene ad entrambi e che, se monopolio vi è in qualche aspetto, ciò significa(va) solamente che l’uno e l’altra agiscono sia in nome proprio che come delegato dell’altro. Quel che è impressionante nelle considerazioni sin qui addotte è solamente la loro disarmante banalità, la loro stucchevole prevedibilità. Ora, se siamo giunti al punto di dover ricordare tutte quelle ovvietà è perché ci troviamo in una condizione storica mai vista. Infatti mai nella storia dell’umanità il male (=tutto ciò che deve venire eliminato dal mondo) è stato assegnato ad uno solo tra i due generi. Mai fino ad ora. Mi si farà notare che l’assegnazione del male originario ad un gruppo umano non è una novità. Le religioni combattenti, le ideologie razziste e quelle di classe hanno costruito lo stesso mito. Ma la novità è appunto questa: all’ideologia della razza e della classe è subentrata quella di genere. Ecco dunque il cui carattere essenziale del nostro tempo, la cifra del XXI secolo: nel genere maschile è stata individuata la fonte di ogni male pubblico e privato. Di tutto il male di ogni luogo e di ogni tempo. Qual era dunque il destino auspicato per le razze inferiori? Qual era quello preparato per la classe nemica? Ecco un paio di domande imbarazzanti che impongono una risposta inquietante. Questa risposta è la ferita cui accennavo nel primo post. Ma perché dissi che è purulenta? Perché la verità racchiusa nella risposta è impensabile, inconcepibile, indicibile, Esula dall’immaginario, sta oltre l’orizzonte del possibile. Rasenta il delirio. Chi solamente osi vagheggiarla - fosse solo a titolo di ipotesi fantapolitica - viene subito dileggiato e squalificato direttamente sul piano individuale. Ci vuole poco, basta insinuare che il poveretto ha dei “problemini” (quali possano essere …lo si lascia all’intuizione dei lettori, come si è gia visto qui in qualche post precedente). Lo si espone alla pubblica gogna: che arrossisca e scompaia. Tutti gli uomini sentono la minaccia di questa vergogna e per vergogna tacciono. Perciò la risposta è coperta dal più oscuro silenzio. Dall’omertà di massa. E là, nel buio, la ferita suppura. Eppure, dopo aver visto gli odii religiosi, quelli di razza e quello di classe, perché non dovremmo poter immaginare quello di genere? Mi si obietterà che un odio di genere esiste e che lo si riconosce da sempre: la misoginia. Vero. Ma per quanto grande sia stato e possa essere l’odio maschile contro le femmine, da esso non ne scaturirà mai il progetto della loro eliminazione. Per la banale ragione che i maschi hanno bisogno delle femmine e lo avranno per sempre. Ma se giungesse il giorno in cui queste potessero mantenersi e riprodursi senza i maschi, avrebbero ancora bisogno degli uomini? E se non ne avessero più bisogno, cosa impedirebbe alla misandria, all’ideologia del nuovo odio, quello impensato e impensabile, di realizzare i suoi progetti? Domande “insensate”, utili per il prosieguo della nostra conversazione. Oberon |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Sono contento che si sia raggiunta, almeno con te, una certa convergenza di vedute su alcuni punti in discussione; eppure non posso non sottolineare quanto curioso ed emblematico sia il fenomeno che possiamo tutti constatare leggendoti e che mi sembra davvero interessante. Registro, infatti, una serie pressoché continua di fraintendimenti concettuali da parte tua, associati alla frequente ricorrenza del termine “tendenzioso”, cui mi sembra opportuno dare un senso compiuto (in chiave interpretativa). Sulla falsariga della linea argomentativa proposta da oberon a cui facevi riferimento, ti ho risposto in precedenza mettendo in contrapposizione il diritto della forza con la forza del diritto, entrambe come espressioni contrapposte di “responsabilità ed atti” maschili storicamente definiti; non le capacità maschili in contrapposizione con quelle femminili – questa è una tua interpretazione “tendenziosa” ed una tua preoccupazione ideologica. Ho, poi, messo in contrapposizione uomini dominanti con uomini pensanti; non le possibilità di pensiero maschili in contrapposizione a quelle femminili - anche questa è una tua interpretazione “tendenziosa” ed una tua preoccupazione ideologica. Sto, inoltre, parlando dell’utilizzo concettuale predominante del termine “maschilismo” nelle dinamiche culturali del mondo contemporaneo, ma sembra che tu, di questo, non ti sia nemmeno accorto nell’ansiosa difesa d’ufficio delle “conquiste” femminili che nessuno ha mai messo in discussione - questa è, per l’ennesima volta, una tua interpretazione “tendenziosa” ed una tua preoccupazione ideologica. Inoltre, ciò che possiamo desumere, per via indiretta, è che il significato che tu attribuisci al termine “maschilismo” è interamente contenuto nella parola “tendenzioso”. Le cose che io ho scritto nel corso della discussione sarebbero a te parse, insomma, affette prima o dopo da “maschilismo”. Questa non è e non vuole essere la polemica del “cavalier servente” – anche se ce ne sarebbe un gran bisogno anche nel tuo caso – ma la sottolineatura del fatto che, paradossalmente, non stai ragionando intorno al “maschilismo”; lo stai combattendo senza avergli dato neanche una forma definita ed intelleggibile, quale sarebbe l’intento di questa discussione. La mobilitazione, insomma, precede la riflessione, l’assetto difensivo precede la verifica dell’esistenza di un qualunque ipotetico nemico, le ragioni ritenute avverse lo diventano anche se, ad un’analisi più attenta, non lo sono affatto, la ragionevolezza decade nelle forme inconsce della militanza. Ora dimmi: che termine utilizzeresti per definire, qualificare o identificare un modo di procedere argomentativo come il tuo? Poi te lo chiedo ancora una volta: è possibile ragionare sull’utilizzo del termine maschilismo senza che questo destabilizzi certezze ideologiche ormai radicate nel più banale senso comune e mai messe effettivamente in discussione? Ti do ancora una volta la mia risposta a questo interrogativo: no, questo non è possibile senza aver dato preventivamente prova di non essere “maschilisti” (nel senso più indeterminato di questo termine, ossia religiosamente deferenti verso il mondo femminile, ossia ancora senza dar prova di saper andare a fondo per consentire a lei di venire a galla). Questa è un luminoso esempio di ciò che chlobbygarl definirebbe un’autoimmunizzazione. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
La cattiva novella
Si sa che nazionalisti e razzisti, fanatici religiosi e millenaristi (al fine di suscitare, estendere ed elevare l’odio delle masse) usano da sempre una ricetta infallibile. Far derivare dal “nemico” (l’Altro) ogni male che colpisca i destinatari della propaganda (Noi), moltiplicando per 100 e per 1000 i danni veri a lui imputabili, inventandone di falsi, e infine, assegnando all’insieme che si vuol colpire, distinto da noi per etnia, religione, nazionalità etc., le malefatte di alcuni suoi membri. E’ quello che denominiamo criminalizzazione, contro la quale ci si erge d’istinto quando è rivolta contro l’etnia, la cultura, la religione cui apparteniamo. Se siamo leali, la individuiamo immediatamente anche quando è rivolta contro gli altri. E la respingiamo giacché sappiamo che essa è preliminare, prodromica ad azioni reali, a prassi sociali e ad atti politici contro il gruppo criminalizzato. La criminalizzazione poi è sempre accompagnata dal disprezzo, dalla descrizione dell’Altro come di un essere sporco, volgare, incivile, spregevole e vile. Il “nemico” non è solamente cattivo, ma è anche sempre brutto e sporco. Così agisce da sempre ogni campagna di aggressione ad un gruppo umano. Ora, l’affermazione che ho già in qualche modo anticipato è di tale portata e contrasta in modo così radicale il sentimento universale, che non può in nessun modo essere creduta. Non solo non può essere ritenuta vera ma nemmeno verosimile. Di più: essa è tale che ci rifiutiamo istintivamente persino di prenderla in considerazione anche solo come vaghissima ipotesi. Essa appare così irrazionale e delirante che dobbiamo respingerla immediatamente se non vogliamo perdere la stima di chi ci ascolta, se non vogliamo apparire al tempo stesso folli e ridicoli, patetici e meschini. Farneticanti. E nessuno vuole apparire tale, nessuno vuole andar incontro al disprezzo. Perciò io so bene che qui forse nessuno le darà alcun credito. Ed è proprio per questo che scrivo qui, per annunciare la cattiva novella. Tutto ciò accade benché la criminalizzazione abbia colpito storicamente in tutte le direzioni le diverse partizioni umane, secondo tutte le sezioni verticali, orizzontali e diagonali possibili e sia perciò del tutto ragionevole che anche il genere maschile possa esserne oggetto. Quale legge, quale principio vieta che ciò possa accadere? Cos’hanno di speciale i maschi che li renda immuni da una simile eventualità? La cattiva novella è questa: in Occidente il genere maschile è oggetto da 40 anni di una campagna di criminalizzazione sistematica, permanente, massiccia e capillare, veicolata da tutti i mezzi di informazione e accompagnata dalla denigrazione e dal vilipendio di tutto ciò che sotto qualsiasi aspetto possa riferirsi agli uomini. Ciò accade nella più assoluta insensibilità maschile, nel rifiuto radicale degli uomini di riconoscerne l’esistenza. A sostegno di una simile inaudita affermazione mi si chiederà, a ragione, di portare una quantità straordinaria di fatti, tutti supportati da una scrupolosa documentazione. Non farò nulla di simile. Infatti non è possibile mostrare una foresta a chi non può vederla. Egli vedrà sempre e solo alberi. Mille alberi, centomila alberi, milioni di alberi. Per quanto grande sia il numero delle piante egli non vedrà mai la foresta. Ora, gli uomini non possono vederla per molte ragioni, la prima delle quali è la paura del dileggio. Paura fondata. Non possono vederla perché il loro cuore glielo impedisce. La possono però vedere le donne. E infatti alcune l’hanno intravista. Potrei citare una quindicina di nomi di donne più o meno famose, quasi tutte ex femministe, che hanno visto la foresta e l’hanno descritta. Mi limiterò a Doris Lessing, che non ha bisogno di presentazioni. A domanda rispose che era diventata invisa alle femministe perché si rifiutava di associarsi alla loro campagna contro gli uomini. Come sarebbe a dire “contro gli uomini”? Il femminismo non è forse in lotta contro il maschilismo come si è sempre creduto e come tutti sanno? No, dice D. Lessing: è in guerra contro gli uomini. Oberon |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Citazione:
Il "femminismo", apprendiamo, esaurisce quantitativamente le categorie Uomo e Donna. Solo così può rendersi ragione dell'espressione "in Occidente il genere maschile è oggetto da 40 anni di una campagna di criminalizzazione sistematica, " diversamente come può il "genere maschile" essere oggetto di una "campagna di criminalizzazione" che dura da 40 anni, se il "femminismo" è quella minoranza in divenire che osserviamo dagli anni 70 a oggi? Perchè evidentemente le richieste odierne del mondo femminile e di cui parliamo qua non hanno nulla a che fare col femminismo se non nella conseguenzialità temporale della gènesi cronologica.Ma appunto, l'equivalenza rivendicazioni femminili = femminismo è grossolana, strumentale e debolissima. poi scusa, qual'è il senso di correlare il portato demonizzatore del maschilismo criminalizzatore al male supremo o al male cmq generico e universale? Non sai che evocare scenari abnormi toglie incisività all'arringa e che prodursi in paralleli gratuiti e poco calzanti annebbia? |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Esattamente caro chlobby, siamo arrivati esattamente a quel quantum della questione che testimonia quanto poco fosse retorico e scontato l'interrogativo iniziale:"Cos'e' veramente Il maschilismo?" e quanto, evidentemente, l'esito della conversazione disturbi la tua visione delle cose e, forse, qualche tua certezza. Mi ha sorpreso non poco, al riguardo, il fatto che lo stesso oberon abbia interpretato questa domanda come "ovviamente retorica", non fosse altro che per gli esiti assolutamente imprevisti ed imprevedibili della conversazione che lui stesso ha contribuito a raggiungere, per le acrobazie concettuali cui abbiamo assistito volte a giustificare l'impronta misandrica della cultura dominante, per le testimonianze reiterate di un assetto ideologico generalizzato intorno alla questione che prescinde da qualunque seria verifica dei fatti. Trovo, infatti, che siano puttosto questi atteggiamenti concettuali, nella loro larghissima diffusione e prevalenza, a contenere in sè quel tasso di ovvietà supina ed irriflessiva, acriticamente accolta come necessitante, che definisce il quadro del nuovo perbenismo contemporaneo: ciò che viene normalmente definito "il pensiero politicamente corretto". L'interrogativo che ho inizialmente posto aveva così poche risposte ovvie al suo interno (i famosi truismi) che, sorprendentemente, laddove si cominciasse a tirare un primo sommario bilancio della discussione, non potrei fare a meno di evidenziare alcuni aspetti paradossali. Il primo è che la posizione assunta da partecipanti come chlobbygarl, sentieroluminoso, donella, AntOne ed altri, nonostante l'asserita modernità delle posizioni è ancorata ad un significato del termine maschilismo quale è esattamente e compiutamente l'accezione dizionaristica che ho riportato nell'intervento d'apertura: la presunta perdurante concezione della superiorità maschile che determinerebbe una condizione altrettanto presunta e perdurante di inferiorità femminile. Ossia, uno strumento concettuale del passato con il quale si ha la pretesa di intepretare il presente. Tutto questo ha una sua singolarità percepibile; basta andarsi a rileggere gli interventi che si sono susseguiti per desumere come la stragrande maggioranza degli intervenuti fossero pronti ad escludere una simile impostazione di pensiero, inteso come anacronistico ed inadeguato ai tempi. Si è inteso sotituire a questo termine concetti come "sessismo", "forgiatura maschile del mondo", "discriminazione culturale e sociale" (sic!) ma, in realtà, nella loro estrema sintesi tutti questi attrezzi concettuali definiscono semplicemente quel significato originario e fondativo. Il secondo aspetto è che sfido chiunque a riconoscere questo enunciato di oberon come ovvio, banale e diffusamente praticato nella nostra cultura: Citazione:
Al momento mi limito a queste considerazioni, rinviando ad una più completa ed esaustiva esposizione delle conclusioni intorno alle quali questa conversazione mi ha condotto. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Bene, questo mi tranquillizza. Significa che, chiarito questo con iulbrinner, possiamo proseguire questa discussione con più serenità. Sentivo che dovevo chiarirlo, per me e per gli altri. Il fatto è che quando si parla di argomenti così delicati, certe cose è bene premetterle e non parlare subito di dittatura dei desideri delle donne etc.. Come se si parlasse di ipotetici privilegi dei negri dopo che sono stati per secoli oggetto di discriminazione, o degli ebrei. Non sarebbe, nel caso, piu appropriato affrontare l'argomento con più discrezione anche mettendo "le mani avanti". Politicamente corretto non è questo, secondo me.
E' invece l'ipocrisia, una correttezza subdola e formale, di superficie, quello che ,appunto, una certa demagogia politichese si aspetta. Tu mi "accusi" di fare l'avvocato o il tiro alla fune, invano, perchè come vedi è servito mettere le cose in chiaro. Ritorniamo insomma al maschilismo. Mi sembra di essermi già espresso contro una sua interpretazione strumentale o dipendente da eventuali capricci di una donna. P.S. Con me il problema non si pone più di tanto visto che non intendo "zerbinarmi" nessuna, e perchè una mi piaccia l'interesse deve essere reciproco e anch'io voglio essere da lei conquistato (non intendo esteticamente) oltre che lei da me, per es. se una cosa di lei non mi convince (nel senso più ampio), le dico ciò che penso, poi magari ci chiariamo pure. Almeno speroscarpette: Alla prossima |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Sin qui non ho ripreso i commenti ai miei stessi post e non ho a mia volta commentato alcuno di quelli altrui, che in alcuni casi trovo molto interessanti. Incomincio ora. La sola incertezza deriva dal fatto che inevitabilmente si esce dal thred per allargare la conversazione progressivamente all’intera tematica del conflitto tra i sessi. Ma io non apro un nuovo titolo perché i forum hanno questo di brutto, che uno stesso tema finisce con il disperdersi in decine di rivoli (titoli) e alla fine non ci si capisce più nulla (o almeno, …io non ci capisco più nulla.).
Scrive AntOne, sconsolato, che alla fine - con la Cattiva Novella - siamo giunti al “quantum”. Infatti. Un annuncio crudo e brutale che - nella migliore delle ipotesi - fa scrollare la testa e che in fondo risulta controproducente. E’ vero, nell’immediato non giova, ma chi vuole investire nel futuro deve rinunciare a qualcosa nel presente. Non a caso è crudo e brutale. Scrive ancora AntOne : “Come se si parlasse di ipotetici privilegi dei negri dopo che sono stati per secoli oggetto di discriminazione, o degli ebrei.” Egli suggerisce che è assurdo ipotizzare che le donne abbiano rovesciato le parti (siano diventate delle privilegiate in Occidente) e lo prova con l’esempio dei neri. Con un sottile paralogismo (un sofisma inconscio) egli prova che nessuno che sta sotto può mai rovesciare le posizioni e offre come prova il fatto che in un determinato caso ciò non è avvenuto. Sbaglia, perché allo stesso modo io potrei provare che gli animali non possono volare citando il caso degli ippopotami… L’errore è palese, ma la suggestione resta. Resta l’idea che un rovesciamento delle parti sia impossibile. Così si invitano gli uomini a mettersi comodi, li si tranquillizza. Solo essi possono prevaricare, il che mi rimanda al paragrafo di un saggio di una sociologa femminista dal titolo: “Potrò prevaricare anche se nascerò femmina?” (si chiede il/la nascituro/a). Ma cosa dici? Se nasci femmina questo è impossibile. Mettiti comoda pure tu. Invece è possibilissimo giacché nessuna legge storica, sociologica, psicologica lo vieta. Non solo come obiettivo, ma soprattutto come esito non voluto. Nessun impedimento, giacché altro sono gli obiettivi (le intenzioni) altro gli effetti. Quel rovesciamento non solo è possibile, è una realtà fattiva. Benché ovviamente da negare. Ma anche chi non vuole ammettere questo, ammetterà che le donne hanno combattuto e lottato. Ciò ovviamente avranno fatto con determinati strumenti, metodi, tecniche, tattiche. Si tratta ora di vedere quali siano quegli strumenti che il genere femminile, sotto la guida dell’ideologia femminista, ha usato e sta usando in quella che tutte e tutti definiscono la “Lotta delle donne per la loro liberazione, per la parità, l’autodeterminazione etc..” L’analisi dei modi, delle tecniche e degli strumenti usati, prescinde ovviamente da ogni valutazione sulle ragioni e sugli scopi di tale lotta. Studiare le tecniche di battaglia di Genghis Khan o quelle di lotta dell’ANC di Nelson Mandela non significa esprimere giudizi sui fini dell’uno e dell’altro. Questo è chiaro. Prescinde dalle ragioni e dagli scopi (le intenzioni) ma ovviamente non può prescindere dagli effetti (che sono cosa quasi sempre diversa dalle intenzioni.) Ora le donne occidentali hanno lottato e lottano. Come? Non hanno usato i fucili, né lo sciopero, né l’occupazione delle piazze ( a parte rare occasioni). Non hanno neanche mai usato il voto. Hanno sempre votato per gli uomini. E allora con cosa lottano? Se non è una lotta materiale (e non lo è) può essere solamente immateriale. Non una guerra ma una psicoguerra. Le psicoguerre si combattono con strumenti psicoemotivi. L’elenco non è lungo. Colpevolizzazione, criminalizzazione, dispregio, svalorizzazione, vilipendio, desimbolizzazione, intimidazione, ricatto, vittimizzazione. Evocazione, seduzione e inganno. 1- Colpevolizzazione. Consideriamo l’Otto marzo. Data simbolo della lotta femminile. Secondo la versione a tutti nota, quella data ricorda l’omicidio (il ginecidio, oggi si dice così) di oltre cento donne ad opera di un industriale americano che le avrebbe lasciate bruciare vive nella sua fabbrica. Questa versione è stata raccontata per quasi 40 anni. Solo di recente è scomparsa. La ragione di questa “evaporazione” risiede nel fatto che si è scoperto trattasi o di una colossale mistificazione o di una vera e propria bufala, a smascherare la quale ha contribuito in Italia un famoso saggio scritto da due donne. Ci si aspetterà ora che io sostenga la tesi della falsità di quel racconto. Errore. Infatti, ai nostri fini, è del tutto irrilevante che quel fatto sia accaduto o meno. Quel che conta è che è stato raccontato come vero per 40 anni. Questo è ciò che conta. E cosa narrava quel racconto? Di cosa parlava? Di un crimine maschile. Di un crimine folle e persino autolesionista portato a termine perché motivato dalla sola fonte possibile: la più radicale misoginia. Crimine autolesionista, perché racconta di un padrone che appositamente lascia bruciare la sua fabbrica pur di ardere vive 100 donne. Ci si poteva attendere che la Festa della Donna celebrasse qualcosa di diverso. Una qualche vittoria femminile, un qualche mito ginegenico dell’età classica o un simbolo della natura vegetativa (di ovvia valenza femminile). Invece no. La Festa della Donna ha (avuto) come origine, come riferimento simbolico, un crimine maschile. La Festa della Donna è il giorno della colpa maschile. Si noti poi che quel crimine non fu eseguito con i pugnali, le carabine o la nitroglicerina. No. Lo strumento fu il fuoco. Ancora donne bruciate come le antiche streghe dall’odio maschile. Il crimine maschile per antonomasia. Ecco la radice della Festa della Donna: la colpa degli uomini. Nel ’68 gridavano: “Tremate, tremate, le streghe son tornate!” Erano davvero tornate impugnando la spada della colpa maschile. E gli uomini infatti incominciarono a tremare. E da allora tremano. Tremano sotto il macigno della colpa. Oberon |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Sì, interessante, però non si rischia di generalizzare?
Io non credo che siano stati solo quelli che tu elenchi gli strumenti di lotta del genere femminile. Forse sono stati quelli più visibili, mentre qui si tace degli altri strumenti molto più pacifici e consapevoli: come il dialogo portato avanti da "femministe" che desideravano sinceramente solo gli stessi diritti di cittadinanza degli uomini. Si tace anche di quelle che questi diritti se li sono conquistati con il merito (mi viene in mente la Montalcini, prima donna a studiare medicina in Italia)... si tace di chi, a livello culturale ha lottato senza per questo aver avuto bisogno di colpevolizzare nessuno, poiché la lotta è stata condotta con intelligenza e consapevolezza. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Chiedo scusa a Chlobbygarl e ad AntOne per aver assegnato al secondo una citazione del primo. Scrive Kore: >> Sì, interessante, però non si rischia di generalizzare? >> La generalizzazione viene sempre stigmatizzata ma lo è quasi sempre erroneamente. E’ un procedimento sbagliato solo quando si attribuiscono a tutti i caratteri/comportamenti che sono di alcuni. Quando si unifica ciò che divide. Non lo è invece quando individua ciò che accomuna. Neppure quest’ultima osservazione però si può riferire a ciò che ho detto. Infatti non ho parlato del comportamento delle singole donne, ma di esse come dell’intero genere femminile in Occidente. Ho parlato del comportamento dell’organismo non di quello delle singole cellule. Mi sono occupato della nomotetica (le leggi generali che governano gli avvenimenti) non dell’idiografia (i singoli accadimenti, le biografie). >> Io non credo che siano stati solo quelli che tu elenchi gli strumenti di lotta del genere femminile. >> Allora bisogna indicarne altri. Il dialogo da te citato non rientra tra quelli, per due ragioni. La prima è che il dialogo medesimo in sé e per sé può condurre in qualsiasi direzione. Di solito conferma gli interlocutori nelle loro posizioni. Perché uno dei due le modifichi, il dialogo deve essere in grado di modificare lo stato psicoemotivo. Ciò non si ottiene con i c. d. “ragionamenti”, né con le “dimostrazioni” ma attraverso l’uso di strumenti capaci di evocare, suscitare, reprimere le forze e l’orientamento dei sentimenti. La seconda è che non è mai esistito alcun dialogo. Le donne (id est: il genere femminile occidentale) non hanno mai ascoltato, in ciò seguendo l’insegnamento femminista secondo cui era giunta l’ora di “Chiudere le gambe e aprire la bocca”. Quanto agli orecchi ...nessun cenno. E’ esistito solo il monologo femminile e si è sentito un solo racconto, una sola storia, una sola verità, una sola narrazione, che includeva anche quella degli uomini. Non è mai esistito alcun dialogo. Non solo gli uomini sono stati censurati, ma prima ancora, si sono autocensurati e non hanno raccontato la loro storia, terrorizzati dalla minaccia dell’accusa di “maschilismo”. >> “come il dialogo portato avanti da "femministe" che desideravano sinceramente solo gli stessi diritti di cittadinanza degli uomini”. >> Le intenzioni, dunque. Le intenzioni sono il bunker dentro il quale ci si rifugia per sfuggire alle conseguenze non volute delle nostre azioni. Nelle relazioni interpersonali esse sono fondamentali. Se non ne tenessimo conto saremmo alla guerra di tutti contro tutti (fenomeno in effetti già operante per i maschi nei loro comportamenti verso le femmine e di cui non mancherò di occuparmi in futuro). Nell’arena pubblica non hanno altra funzione che assolvere gli attori dalle cattive conseguenze dei loro atti. A monte di questa giustificazione sta la convinzione ingenua (primitiva e animistica e perciò diffusa a livello di massa) secondo la quale ad ogni dato scopo corrisponde un dato effetto. Oltre a ciò è ovvio che quasi tutte le azioni sono agite con ottimi intendimenti. Ma anche se fossero meno che buoni, non verrebbero mai dichiarati come tali. Né di fronte agli altri né di fronte a se stessi. In una parola, le intenzioni appaiono sempre buone agli occhi (al cuore) di chi agisce. Perciò invocare le buone intenzioni diventa una giustificazione autoassolutoria. Solo i destinatari delle nostre azioni sono titolati a parlare degli effetti dei nostri atti. >> Si tace anche di quelle che questi diritti se li sono conquistati con il merito (mi viene in mente la Montalcini, prima donna a studiare medicina in Italia)... >> Questa è biografia, ossia idiografia. In ogni caso la prima donna a laurearsi in medicina in Italia è stata Maria Montessori nel 1896. Superfluo ricordarmi il motivo per il quale pochissime altre lo facessero sino agli anni ‘70, essendo la risposta è ovvia: a causa del soffitto di cristallo. Il potere maschile e quindi la colpa maschile. >> si tace di chi, a livello culturale ha lottato senza per questo aver avuto bisogno di colpevolizzare nessuno, poiché la lotta è stata condotta con intelligenza e consapevolezza. >> Se si parla di casi individuali si tratta ancora di idiografia. Se ci si riferisce a fenomeni globali non mi stai contraddicendo, giacché non ho mai detto che non sia stata utilizzata la più grande intelligenza né che chi agiva lo facesse (e lo faccia) inconsapevolmente. E’ stata usata una finissima intelligenza ed una piena consapevolezza. Dove per consapevolezza si intende ovviamente “buone intenzioni”. Le obiezioni di Kore tendono a ridurre la portata delle mie affermazioni per la seguente ragione. Occuparsi delle strategie e delle armi usate in un conflitto, attuale o passato, non costituisce motivo di contrasto neppure tra nemici (o ex nemici) se non sul piano meramente tecnico. Diventa motivo di durissimo scontro se e solo se tra le armi impiegate vi figurano quelle biologiche, chimiche o radioattive. Solo se uno dei due denuncia l’uso di armi sporche da parte altrui. Nessuno può accusare il nemico di aver usato fucili contro fucili, granate contro granate… Ci si sente in difficoltà se e solo se si viene accusati di aver usato strumenti fuorilegge. Roba sporca. La percezione di Kore è esatta. Sto dicendo che nel conflitto dei sessi vengono usate, da parte femminista, armi sporche, dichiarazione che essa legge come un’accusa. E’ vero che le armi sono sporche, le tecniche vili, le strategie esiziali. Ma la mia non è un’accusa, ciò per la semplice ragione che quelle sono le sole armi possibili. Nel conflitto innescato dall’ideologia femminista contro gli uomini quelle erano e sono le sole armi a disposizione. Non ve ne sono altre. E’ una psicoguerra che viene combattuta con psicoarmi. Tutto questo viene percepito come un’accusa (e si capisce), ma non è un’accusa, è solo un amaro disvelamento. L'ultimo disinganno. Per chi? Per gli uomini. Oberon |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Oberon: Apprezzo la tua autocorrezione. Comunque pare che citi il mio paragone con i neri dandogli una valenza polemica che non ha. Infatti ho semplicemente detto che ci vuole discrezione nell'affrontare un argomento che tratta di eventuali privilegi di una categoria che sia e/o sia stata oggetto di discriminazione, non credo di avere escluso che ne possa in alcuni casi avere, anzi, ho ben specificato che non è una tendenza che giustifico e penso nuocia all'emancipazione stessa. Siano gli oggetti di queste (passata o meno) disparità sociale, pregiudizi, etc. gli schiavi, i lavoratori precari, sottopagati, gli immigrati, per me poco cambia. Il bello è che siamo sicuramente d'accordo sulla conclusione finale, (eppure mi metti in bocca certe cosemumble )
ovvero che un rovesciamento delle parti e una discriminazione di segno opposto vanno assolutamente scongiurati, e qui mi serve l'appoggio di qualche donna così forse ti convincerai che molte vogliono semplicemente una parità, molte altre no? Bè rendiamoci conto che il mondo è pieno di stron.zi come di stron.ze, banalissimo, no? Ho già detto che l'odio antimaschile non ha senso, come non avrebbe senso un odio contro i bianchi da parte dei neri o quello contro i tedeschi per la shoa. Il motivo è semplice e penso basti un pò di insiemistica: l'uomo opprimeva la donna? Sì, ma anche lo schiavo, uomo o donna che fosse, C'erano comunque anche le sovrane e le padrone che potevano infierire su sudditi e frustare schiavi. Visto, come pur banalizzando al limite, ho tratteggiato un sistema di rapporti di forza ben oltre uomo cattivo, donna oppressa-innocentina. Credo che le donne erano semplicemente le vittime (alcune anche carnefici) non del maschio ma di un sistema a cui sia gli uomini che le donne (meglio se in una buona posizione) contribuirono. Una certa legge del più forte, del più furbo etc., nel caso della donna, anche un miscuglio di ignoranza, superstizione e in seguito convenienza. Alcuni post fa dissi "maschio dominante" più che altro perchè si è sempre fatto vanto della forza come un segno di virilità, motivo per cui questa parola è vista con sospetto. Cmq fare allarmismo e immaginare scenari catastrofici, a mio parere non aiuta molto. Alcune donne si sono laureate prima del 900? Poche fino agli anni 70? Ma chi vuole accusare gli uomini, come ho detto non è bianco-nero, ma certo dipende da un contesto sociale che non le favoriva troppo. Ti regalo un sogno:nessuno di noi deve ereditare la colpa di un sistema culturale imposto peraltro da alte sfere e che tra le altre cose discriminava di brutto le donne:D . Purchè ovviamente non ne senta la mancanza. P.S.Non siàmo(1) succubi di un capriccio di uno spregevole esponente del sesso opposto che voglia farci scontare le proprie frustrazioni sulla memoria di una colpa maschile che non ci appartiene. Rispondiamole per le rime, se questo è il problema. Giudichiamole anche noi. Per Kore: quest'ultima era riservata alle str*ze non al genere femminile. (Lo so che l'hai capito) Per quelli che incontrano tipe così e soffrono per non aver combinato nulla, e poi pensano che sia perchè non sono stati abbastanza bastardi. Non hanno perso nulla ma per loro è una sconfitta [1]"à" per imperativo. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Un potere immateriale
Sì, AntOne, dal tuo argomentare ho estrapolato una conclusione possibile ma che non ti appartiene. Bene. Anche le femmine possono prevaricare. Eppure l’idea che il genere femminile non possa mai giungere a tanto avrebbe maggiori fondamenti che qualsiasi altra riferita a qualsiasi altro gruppo. Come potrebbe mai accadere che le donne, queste creature piccole, indifese e quasi inermi giungano a sopraffare gli uomini? Se poi si considera che il potere è da sempre in mani maschili e lo è ancor oggi, l’ipotesi stessa diventa ridicola. Chi ha in mano il potere sono gli uomini. La cultura, il denaro, le istituzioni, le forze di coercizione. Oggi in misura minore che nel passato, ma pur sempre in via assolutamente preponderante. Consideriamo le assemblee, dai consigli comunali ai parlamenti nazionali. Si tratti del 60 o del 95%, in ogni caso la maggioranza è maschile. Eppure il numero delle leggi antimaschili approvate in tutto l’Occidente è stupefacente. Basti considerare una delle più importanti, quella che autorizza la donna a sottrarre o a imporre la paternità senza che l’uomo possa profferir verbo. Gli uomini non hanno riservato a se stessi neppure il diritto di sapere se lei è incinta. Hanno consegnato la decisione più importante della loro vita in mani femminili. Prima ancora di giudicare se ciò sia bene o male, si deve riconoscere che essi hanno agito contro i propri interessi. In modo clamoroso. Come spiegare questo fatto? Che siano impazziti? Si è mai vista una classe sociale regalare all’altra una fetta enorme del proprio potere senza esserne costretta? Si è mai visto uno stato invasore ritirarsi dalle terre occupate (“Questa è terra vostra, ce ne andiamo!) e al tempo stesso fornire agli ex sottomessi navi e carri e cavalli, invitandoli a controinvaderne il paese (“Anche questa nostra è in realtà terra vostra! Venite ad occuparla, noi stessi vi daremo una mano!”). E’ quello che è accaduto. Il fenomeno è stupefacente. Deve avere una causa. Poiché quel potere che noi tutti consideriamo tale è in mani maschili (cultura, denaro, istituzioni, armi, il potere visibile, palpabile), la sola spiegazione è che esista una qualche altra forza, un altro potere capace, in determinati contesti, di piegare a sé il primo. E chi ce ne ha mai parlato? Chi lo ha mai visto? Che nome ha, dove sarebbe, come agirebbe questo potere immaginario? Era mai stato individuato e descritto da qualcuno? Certamente. Non faccio nomi (non sta bene). Mi limito a citare un grandissimo filosofo tedesco il quale disse che era quello il potere più grande di tutti e lo chiamò: il potere del bene e del male. Proprio così diceva: chi può decidere cosa sia bene e cosa sia male è il padrone del mondo. Il bene e il male sono dimensioni immateriali. Quella forza che ha piegato gli uomini è dunque un potere immateriale che agisce con strumenti immateriali. I quali sono quelli che ho già indicato e alla cui analisi mi dedicherò qui progressivamente adottando diverse forme letterarie. Depistaggi Quando si tratta il tema della guerra dei sessi si finisce sistematicamente con il dover fronteggiare alcune derive, sempre le stesse. Scappatoie che dirottano il centro d’attenzione. Una di queste è il già citato scivolamento dalla nomotetica all’idiografia che si esprime in varie forme. Un’altra è data dal passaggio dal collettivo/sociale all’individuale/personale che approda sempre ad un salomonico: ci sono i buoni e i cattivi, le buone e le cattive. Quelli/e che si comportano bene e quelli/e che agiscono male. I leali e i vili etc. etc. Ciò è mille volte ovvio, è vero da sempre e ovunque e proprio per questo non forma l’oggetto né del conflitto tra i sessi né della sua analisi. Oggetto della conversazione (per quanto mi riguarda) e del problema non è la questione se ci siano maschi picchiatori e femmine ricattatrici, non è l’analisi di quale dei due sia più buono o più cattivo, più portato a prevaricare etc. L’oggetto è la condizione sociale attuale relativamente al rapporto tra i sessi sotto ogni profilo: morale, giuridico, economico, politico, antropologico, psicologico, etc.. in Occidente (non in Arabia, nel Congo o in Cina. Qui in Occidente). Ecco esempi di questo tipo di apparenti obiezioni che sono in realtà depistaggi. Il problema: la legge assegna alla donna il diritto di decidere della paternità e le consente di ingravidarsi anche tramite la frode e l’inganno. Non le fa obbligo di rivelare il suo stato e al tempo stesso le consente di imporre la paternità anche dopo decenni esigendo mantenimenti arretrati e risarcimenti. Questa è la legge e questa è la giurisprudenza. Questa è la condizione collettiva ed è ciò di cui mi occupo. Ed ecco le “inconfutabili obiezioni” : “Ma non tutte le donne sono così!” “Ma che razza di donne avete incontrato?” “ Ci sono molte donne leali e sincere!” “Io non nasconderei mai al mio partner un’eventuale gravidanza!” “Trovo che sia un diritto femminile!” “Mi pare che sia una ingiustizia contro gli uomini!” “Ho sempre pensato che queste cose non debbano accadere”. “E delle donne abbandonate non parliamo?” Quando poi non si usa il condizionale “Se ci fosse più onestà, amore, lealtà etc. etc . … le cose in questo mondo andrebbero diversamente…” Bene: tutti questi sono depistaggi. Restiamo in pista. Oberon |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Montessori, vero, spesso confondo i nomi simili.
Citazione:
Citazione:
Non mi pare che sia esistito un monologo femminile. Nessuno è stato censurato, non mi pare. In quanto alla controffensiva maschile (e maschilista, che però è una cosa diversa) ecco alcuni siti, tanto per studiare l'arsenale della "parte avversa", alcuni sono scemi, altri ben fatti. Quelli ben fatti sono quelli che adoperano gli strumenti della ragione e ospitano un dialogo costruttivo a cui partecipano anche donne, non quelli ideologici, ovviamente. http://digilander.libero.it/uomini/history.htm (storia del movimento maschile) http://digilander.libero.it/culturamaschile/index.html http://www.maschilisti.com/maschilista.html http://www.maschilisti.com/ http://www.uomini3000.it/187.htm (sito serio) http://www.albatrus.org/italian/ordi...o_dentro_2.htm http://www.legamaschio.net/NEO-MASCHILISMO.html (spaventoso) Certo ne ho messo solo alcuni. I siti dove gli uomini raccontano la loro storia sono molti di più. Citazione:
Queste armi universali sono quelle che permettono di ridurre una persona a oggetto così è più facile ammazzarla senza provare sensi di colpa. La cosa vale per tutti, militari che devono sparare al nemico e serial killer di ambo i sessi. Queste "tecniche di battaglia" sono trite e ritrite. Esistono da secoli. Sono le stesse usate contro le minoranze, ad esempio. Le usava anche la cancelleria papale nel medioevo. Inoltre, le armi sono tutte sporche, inutile girarci intorno. Citazione:
Il dialogo è razionale, mentre i messaggi che investono la sfera emotiva sono manipolazione. Trovo la manipolazione un'operazione eticamente e moralmente scorretta. Citazione:
Segnalo il sito della Libreria delle donne di milano, libreria esistente dal 1975. http://www.libreriadelledonne.it/index.htm Tra le iniziative e gli incontri l'ultimo ha affrontato il tema: "Il posto del padre". "Qual è il posto del padre dopo la fine del patriarcato e l'avvento della libertà femminile? Questo il tema discusso nel corso dell'incontro alla Libreria delle donne del 4 dicembre, primo di una serie dedicati a questo argomento, organizzati da Laura Colombo e Sara Gandini. "Il senso politico di questi incontri per noi è affrontare la cosiddetta relazione di differenza, la relazione tra i sessi" dice Laura nel suo intervento. A discutere in questa serata è stato invitato Marco Deriu" A presto. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Il maschilismo non si dà come contrapposto a quanto di buono hanno fatto gli uomini, i paradigmi interpretativi non nascono per trovare il loro bilanciamento lessicale, allo stesso modo in cui non esistono lemmi simmetrici e opposti in valore rispetto a marxismo, costruttivismo o nazismo.Proprio l'assunzione convenzionale di quest'ultimo al ruolo di "male assoluto" identifica la necessità "animistica" del teorizzare il bene assoluto.La simmetria rigida e deterministica non esiste in fisica, matematica, filosofia e cibernetica dopo heisemberg, goedel, bateson, korzybski e popper. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Per Oberon:
Sì, ma che succede se durante una gravidanza la moglie viene abbandonata dal marito che nega la paternità e se ne scappa con l'amante? Oltre a mantenerselo da sola, questo figlio, cosa dovrebbe rispondergli se il piccino le domandasse: mamma, dov'è papà? Mamma, chi è papà? Dovrebbe dirgli che suo padre è Tizio, ma lo ha abbandonato, perché alla fine non lo ha voluto più ed è scappato con l'amante? E cosa succederebbe se lui accettasse di fare sesso senza preservativo e mettesse incinta la sua partner, magari occasionale? Lui non ha nessuna responsabilità in questo? Alcune leggi sono nate per far fronte a problemi concreti, come quella da te citata. Io sono sempre favorevole al miglioramento di una legge, ma non mi sembra corretto citare una legge nata per tutelare i figli in un determinato contesto culturale e sociale, trasformandola in una questione di potere. Qui si tratta di assumersi delle responsabilità nei confronti di chi viene al mondo. Responsabilità nei confronti di chi viene al mondo. Tanto più se la legge non tutela il menefreghismo. Mi domando, inoltre, come si fa a farsi ingravidare all'insaputa dell'uomo?L'uomo che non vuole avere figli potrebbe usare il preservativo, che si potrebbe rompere, certo, ma lui se ne accorgerebbe, e potrebbe sfruttare per tempo la legge per il disconoscimento della paternità qualora la compagna volesse fare la furba. Nel momento in cui fai sesso, il rischio c'è. O è solo la donna a doversi tutelare da una gravidanza indesiderata? Se una persona non vuole avere figli è giusto che se ne assuma la responsabilità in prima persona, senza delegarla al partner, questo mi è stato insegnato. Ma l'assunto non deve valere solo per la donna. Non capisco perché una donna che ha una gravidanza indesiderata deve sentirsi dare dell'incosciente, della stupida, una cretina che si è fidata invece di assumersi le sue responsabilità in prima persona, mentre l'uomo che si trova a subire una gravidanza indesiderata deve passare per vittima. Preservativo unito al coito interrotto, in attesa di un pillolo che non danneggi la salute, ecco come non diventare padri. Per concludere: 1) migliorare la legge, per evitare abusi. 2) adoperare metodi anticoncezionali sicuri IN PRIMA PERSONA. |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Citazione:
la tesi. Citazione:
Ricordo ahimè sommessamente che un cardine imprescindibile del discorso sarebbe dimostrare come e perchè la disparità numerica delle donne rispetto agli uomini (spesso anche retributiva) osservabile nei ruoli pubblici, politici e amministrativi, a fronte di una maggiore percentuale rispetto al totale della popolazione sui medesimi uomini, non sia assolutamente dettata dall'impronta volontaria data da quest'ultimi al generico e lato di senso "corso degli eventi". |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
hai appena dimostrato in modo ineccepibile la superiorità femminile, se con poco e "immateriale" potere son riuscite a farsi consegnare nelle mani "la decisione più importante della loro (degli uomini) vita" , e quindi direttamente dalle mani di chi quel potere detiene almeno materialmente (convieni anche tu su questo). ora se le donne sono davvero superiori come asserisci, e a meno di non crimininalizzare questa superiorità connotandola negativamente in senso etico (ma immagino che dopo aver trattato per mezzore di "criminalizzazione" la cosa non ti possa capitare) ecco che le medesime donne potrebbero esserlo (superiori) a rigore anche nell'estensione quantitativa e qualitativa di quegli aspetti maschili che alcuni hanno letto come lacune logiche e altri come invece qualità psicoemotive, vale a dire ad esempio l'aver concesso da parte loro alle donne strumenti giuridici potenti.Dunque se per ipotesi speculativa lasciassimo la predominanza anche numerica a esse donne, le medesime potrebbero ragionevolmente configurare, materialmente, scenari per nulla inaugurabili al mondo maschile. se infatti una -anche ove non meglio definita- maggiore abilità come testè dimostrata viene associata almeno ad una pari attitudine empatica ed etica (ribadisco che altrimenti discriminiamo..), il risultato non potrà che essere migliore. se invece alla maggiore abilità femminile coniughiamo anche il connotato di "cattiveria" e "prevaricazione" riferendolo a chi avrebbe in larga parte destituito legalmente gli uomini dal potere che detenevano, ebbene non facciamo che rinforzare il valore assoluto di detta abilità femminile.Secondo tale analisi dunque, più le dipingessimo come cattive più dovremmo accettarne e dedurne la conseguente sempre maggiore bravura.Nel frattempo e ovviamente saremmo in odore di maschilismo ...... |
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Citazione:
Citazione:
"Dimostrami" invece anche tu che l'unico dato sicuro che abbiamo, applicabile all'intero delle due categorie uomo e donna senza distinzione di sorta, e cioè la disparità numerica delle presenze e delle retribuzioni femminili nelle istituzioni e nelle amministrazioni, NON dipende da una 'forma' privilegiante gli uomini e da essi più o meno sostenuta nel corso degli anni (lasciando perdere i secoli...). L'onere della prova sta a chi accusa.Ora siccome solo in uno a scelta dei mondi impossibili è possibile negare che le donne siano ad oggi (anche se certo di meno) ancora discriminate e che parimenti il carattere iniziale del tuo quesito NON sia retorico, trovo più corretto che sia tu che spesso chiedi prove inoppugnabili a "dimostrare" qualcosa.Nulla di quanto sembri aver fatto finora ovviamente. Citazione:
Citazione:
Mentre la minore o maggiore libertà di questo accesso femminile ai ruoli e alle cariche, in molti casi la sua esistenza, sono proprio l'oggetto del contendere. La selezione socialmente accettabile e auspicabile deve essere preceduta dalla libertà d'accesso a sè medesima.Diversamente è come accettare la selezione darwiniana di una specie ad opera di un altra legando sulla groppa della prima un peso di svariati kili. Quindi immettere nella dinamica quote rosa ha il significato di annullare una sperequazione che di fatto viene misurata, sentita e vissuta. Citazione:
Non mi rispondere alla oberon che temi il giorno in cui le donne si coalizzeranno tutte e faranno prima blocco contro e blocco da riciclare poi del genere maschile. Citazione:
|
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Al momento mi limito ad osservare che nessuna analisi concettuale sulle parole con le quali interpretiamo le cose e, soprattutto, le cose sociali (a meno che non abbia ad oggetto termini tecnici) ha mai, per definizione, “un’intonazione a-politica”, in quanto include necessariamente una determinata visione della società e della storia quale essa è contenuta nell’evoluzione di quei termini. Le parole sono le mutevoli coordinate per mezzo delle quali ci orientiamo nel mutevole divenire storico; nulla di assoluto. Il concetto di libertà quale esso era utilizzato nel XV° sec. - ad es. – è contenutisticamente diverso dall’accezione contemporanea di quello stesso termine. Citazione:
Citazione:
Che anche tu ti possa affidare a questa visione meccanicistica dell’opinabile – obiettivamente, una caduta verticale di buon senso - non depone a favore del tuo metodo argomentativo. Se tu vuoi riconoscere plausibilità alle mie argomentazioni o meno – perdonami - è affar tuo e non certo mio. Io le propongo e basta; tu puoi accoglierle o rigettarle a tuo piacere. Citazione:
Vabbè, oltre a suggerirti di rileggere con attenzione ciò che, peraltro, non mi sembra ti sia affatto sfuggito ma che, evidentemente non ti piace osservare, te lo ripeto in modo sintetico. Quella che tu chiami “forma privilegiante gli uomini” si chiama – a secondo dei casi – struttura concorrenziale dei rapporti economici ovvero struttura competitiva dei rapporti politici. Sai darmi nozione di strutture di tali rapporti sociali (nel senso indicato) diverse da queste, prive dell’elemento concorrenziale ed altrettanto ben funzionanti? Questa è la domanda che hai eluso e che continui ad eludere. Ma l’interrogativo non è finalizzato alla dimostrazione – come in un problemino di aritmetica – di un’ipotetica soluzione data, bensì alla verosimiglianza di uno scenario futuribile, tuttora confusamente posto, a cui non hai ancora dato una forma definita. Ora, peraltro, tu osservi questo: Citazione:
Nessun criterio di selezione è mai totalmente libero nell’accesso, né potrebbe ragionevolmente esserlo. Chi entra in competizione o in concorrenza con altri lo fa sulle base di un sistema di regole di partecipazione date, le quali, giuste o sbagliate che siano, sono quelle che reggono il sistema. Citazione:
La storia del mondo occidentale, con le sue democrazie – le sue opulenze – il suo benessere diffuso, non ha mai visto una “libertà d’accesso” alle posizioni di potere nei termini in cui la poni tu; né per gli uomini, né tantomeno per le donne. Questo genere di libertà d’accesso è quella vagheggiata dalle ideologie del c.d. “socialismo reale” che hanno dato la pessima prova di sé (l’impoverimento generalizzato delle masse) che tutti conosciamo. La stessa Cina comunista di oggi ha ormai da tempo abbandonato quel vagheggiamento utopico in cui tutti devono essere uguali a tutti ed ha sposato esattamente quelle regole di funzionamento (la competizione economica capitalistica – la concorrenzialità) che rende possibile sfamare milioni di persone e dargli benessere. Tutto il resto sono chiacchiere ideologiche e non perché lo dice iulbrinner: lo assevera la storia. Citazione:
Qui seguo l’impostazione data da oberon alla questione, secondo cui chi non vuole vedere la foresta, anche di fronte a milioni di piante una vicina all’altra, vedrà sempre e solo alberi, perché la foresta non la vuole vedere. Nessuno ti obbliga a vedere foreste ma negare l’esistenza politica, ideologica e giuridica delle discriminazioni positive non è un atto di onestà intellettuale. Anche per quanto riguarda la “rappresentanza politica” – e per ora concludo – quella di cui parli tu è una “metarappresentanza” che precede ed estingue al suo interno le dimensioni della “riconoscibilità politica” e quindi della rappresentanza stessa. Citazione:
|
Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
Citazione:
Scusate se ripesco questo post di Iul, ma volevo segnalarvi un articolo molto interessante che affronta proprio questi temi, offrendo uno spunto di riflessione importante sulla posizione maschile nel mondo attuale. Riflessione che, in Italia, manca quasi completamente, nonostante i numerosi tentativi di avviarla. E' un articolo che si occupa dei "men's studies", ovvero il lavoro storiografico sul genere maschile, che oltre a offrire una panoramica sulla sua nascita e sui suoi successivi sviluppi, occupandosi anche delle esperienze maturate, o poco maturate, in Italia, riporta anche un pò di bibliografia. A presto. http://www.maschileplurale.it/cms/in...=76&Itemi d=5 |
Tutti gli orari sono GMT +1. Adesso sono le 19.30.26. |
vBulletin versione 3.5.8 Copyright ©2000 - 2009, Jelsoft Enterprises Ltd.
Content Relevant URLs by vBSEO 3.2.0
Forum attivo dal 1 aprile 2002 - Copyright ©2002-2009