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iulbrinner 29-11-2007 14.41.14

Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Del tutto in linea con un certo tipo di cultura dominante, anche in questo forum si osserva, con allarmante frequenza, il ricorso al termine "maschilismo" per connotare alcune convinzioni individuali espresse (da pochissimi, per la verità) nel contesto delle varie discussioni.
Che cosa si intenda con questo termine è, tuttavia, in larga misura, indeterminato - così come nella realtà ordinaria - anche all'interno di queste conversazioni.
Una definizione dizionaristica identifica il maschilismo come " atteggiamento psicologico e culturale fondato sulla presunta superiorità dell'uomo sulla donna ed il comportamento conseguente a tale atteggiamento".
E' altrettanto noto e pacifico che il c.d. maschilismo, inteso in questa accezione, non è oggetto di alcuna teorizzazione strutturata, ossia, non deriva da alcun sistema di pensiero definito ed oggi accreditato (tranne i fascismi storici del novecento), da alcuna ideologia conosciuta ed oggi praticata (tranne i nostalgici dei fascismi storici del novecento) e non si lega ad alcun personaggio della vita politica, culturale e morale dei nostri tempi che ne abbia dato una giustificazione teorica e lo abbia posto a base del proprio impegno intellettuale o di movimenti d’opinione esistenti.
In altri termini, il maschilismo è, secondo la definizione corrente, un connotato comportamentale individuale che prescinde, ai nostri giorni, da qualunque sistema di convinzioni collettivamente condiviso.
Ciò premesso, tanto nella realtà comune quanto all'interno di queste pagine, questo termine viene usato (o, meglio, abusato) per qualificare ogni posizione che non sia di perfetta aderenza al “pensiero unico”, con segnato riferimento alla dinamica del rapporto tra i sessi.
Se si sostiene di non voler sostituire la donna nel suo ruolo materno si è maschilisti.
Se si denuncia la falsa informazione e la gonfiatura propagandistica praticata intorno al fenomeno della violenza sulle donne, si è maschilisti.
Se si sostiene che il mondo femminile è più irrazionale di quello maschile, si è maschilisti.
Immagino che se anche si contestassero le quote rosa si sarebbe maschilisti….e via discorrendo.
Benché in nessuna di queste posizioni sia teorizzata, implicitamente o esplicitamente, una superiorità maschile, la bollatura è, immancabilmente, quella del “maschilismo”.
L'interrogativo di fondo di questo 3d vuole essere, allora, questo:
quale accezione si deve, quindi, dare al termine “maschilismo” e di quali nuovi significati impliciti è portatore?
è maschilismo tutto ciò che non compiace ed asseconda il mondo femminile?

elair85 29-11-2007 21.27.35

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
Del tutto in linea con un certo tipo di cultura dominante, anche in questo forum si osserva, con allarmante frequenza, il ricorso al termine "maschilismo" per connotare alcune convinzioni individuali espresse (da pochissimi, per la verità) nel contesto delle varie discussioni.
Che cosa si intenda con questo termine è, tuttavia, in larga misura, indeterminato - così come nella realtà ordinaria - anche all'interno di queste conversazioni.
Una definizione dizionaristica identifica il maschilismo come " atteggiamento psicologico e culturale fondato sulla presunta superiorità dell'uomo sulla donna ed il comportamento conseguente a tale atteggiamento".
E' altrettanto noto e pacifico che il c.d. maschilismo, inteso in questa accezione, non è oggetto di alcuna teorizzazione strutturata, ossia, non deriva da alcun sistema di pensiero definito ed oggi accreditato (tranne i fascismi storici del novecento), da alcuna ideologia conosciuta ed oggi praticata (tranne i nostalgici dei fascismi storici del novecento) e non si lega ad alcun personaggio della vita politica, culturale e morale dei nostri tempi che ne abbia dato una giustificazione teorica e lo abbia posto a base del proprio impegno intellettuale o di movimenti d’opinione esistenti.
In altri termini, il maschilismo è, secondo la definizione corrente, un connotato comportamentale individuale che prescinde, ai nostri giorni, da qualunque sistema di convinzioni collettivamente condiviso.
Ciò premesso, tanto nella realtà comune quanto all'interno di queste pagine, questo termine viene usato (o, meglio, abusato) per qualificare ogni posizione che non sia di perfetta aderenza al “pensiero unico”, con segnato riferimento alla dinamica del rapporto tra i sessi.
Se si sostiene di non voler sostituire la donna nel suo ruolo materno si è maschilisti.
Se si denuncia la falsa informazione e la gonfiatura propagandistica praticata intorno al fenomeno della violenza sulle donne, si è maschilisti.
Se si sostiene che il mondo femminile è più irrazionale di quello maschile, si è maschilisti.
Immagino che se anche si contestassero le quote rosa si sarebbe maschilisti….e via discorrendo.
Benché in nessuna di queste posizioni sia teorizzata, implicitamente o esplicitamente, una superiorità maschile, la bollatura è, immancabilmente, quella del “maschilismo”.
L'interrogativo di fondo di questo 3d vuole essere, allora, questo:
quale accezione si deve, quindi, dare al termine “maschilismo” e di quali nuovi significati impliciti è portatore?
è maschilismo tutto ciò che non compiace ed asseconda il mondo femminile?


il maschilismo, al pari del femminismo, sono due espressioni di attaccamento a ideali arcani imposti dall' ambiente in cui nasci/vivi... sono sintomi di ignoranza e di una mente limitata... che cosa si intenda esattamente? innanzi tutto che c'è una differenza tra maschio e femmina.. a livello MORALE, MENTALE, PSICOLOGICO e SOCIALE, cosa che non dovrebbe alquanto c' entrare con la sessualità di una persona... fino a prova contraria l' unica differenza NOTA, scientifica, concreta e indiscutibile tra un uomo e una donna sono gli organi genitali, tutto il resto è discutibile, e dal mio punto di vista un organo genitale non influenza l' intelligenza, i gusti, i modi di pensare, e quant' altro di una PERSONA...
Femminismo e maschilismo sono sintomo di ristrettezza e di chiusura mentale di un individuo in quanto tende a classificare l' essere umano in sole 2 categorie e proprio queste due perchè le piu' ovvie...(ovvie per quello che la società di mette davanti)... è l' esempio supremo del generalizzare, e chi generalizza è a sua volta l' esempio supremo dell' ignoranza.

leibnicht 30-11-2007 00.38.42

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
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Originalmente inviato da elair85
fino a prova contraria l' unica differenza NOTA, scientifica, concreta e indiscutibile tra un uomo e una donna sono gli organi genitali, tutto il resto è discutibile, e dal mio punto di vista un organo genitale non influenza l' intelligenza, i gusti, i modi di pensare, e quant' altro di una PERSONA...
Femminismo e maschilismo sono sintomo di ristrettezza e di chiusura mentale di un individuo in quanto tende a classificare l' essere umano in sole 2 categorie e proprio queste due perchè le piu' ovvie...(ovvie per quello che la società di mette davanti)... è l' esempio supremo del generalizzare, e chi generalizza è a sua volta l' esempio supremo dell' ignoranza.


Non è vero. Le differenze di genere vanno ben al di là degli organi genitali e le principali, in realtà, riguardano l'organo più nobile, ossia il cervello.
Che non vi siano linee assolute di demarcazione, "dogane" frapposte ai margini delle categorie che sottendono e rendono definibili tali differenze è, del resto, ovvio.
Ma questo vale anche per le gonadi e l'apparato riproduttivo: per quanto rari, esistono infatti casi limite di perfetto ermafroditismo.
Ma quanto è femminile questa tendenza a stigmatizzare e rendere oggetto di giudizio ciò che ancora non si è definito...!
E quanto è maschilista, probabilmente, la mia tendenza a rilevarlo e sottolinearlo...!
Assurdo ritenere che sia ignorante chi "generalizza". Non avremmo la matematica, nè la fisica, nè ogni altra scienza se non fossero ammesse generalizzazioni.
Esse, infatti, nell'ambito conoscitivo vanno sotto il nome di "regole", "leggi di natura", "norme".
Per quanto concerne l'ambito più bislacco dei fenomeni culturali, in senso antropologico, le generalizzazioni (pregiudizi) ci permettono di orientarci nel mondo, regolare, in qualche modo, le nostre azioni e le nostre attese rispetto a quelle degli altri.
Anche affermare che è ignorante chi adoperi generalizzazioni è una generalizzazione.
Ma ben venga, se proprio la si vuole.
Non è sciocco avere pregiudizi, ma credervi fermamente.

Francamente credo che le donne siano molto meno critiche degli uomini.
E questo, sia ben chiaro, è puro maschilismo!

nevealsole 30-11-2007 09.02.47

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
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Originalmente inviato da elair85
il maschilismo, al pari del femminismo, sono due espressioni di attaccamento a ideali arcani imposti dall' ambiente in cui nasci/vivi... sono sintomi di ignoranza e di una mente limitata... che cosa si intenda esattamente? innanzi tutto che c'è una differenza tra maschio e femmina.. a livello MORALE, MENTALE, PSICOLOGICO e SOCIALE, cosa che non dovrebbe alquanto c' entrare con la sessualità di una persona... fino a prova contraria l' unica differenza NOTA, scientifica, concreta e indiscutibile tra un uomo e una donna sono gli organi genitali, tutto il resto è discutibile, e dal mio punto di vista un organo genitale non influenza l' intelligenza, i gusti, i modi di pensare, e quant' altro di una PERSONA...
Femminismo e maschilismo sono sintomo di ristrettezza e di chiusura mentale di un individuo in quanto tende a classificare l' essere umano in sole 2 categorie e proprio queste due perchè le piu' ovvie...(ovvie per quello che la società di mette davanti)... è l' esempio supremo del generalizzare, e chi generalizza è a sua volta l' esempio supremo dell' ignoranza.


Il messaggio di elair mi sembra la prova lampante che il maschile e il femminile non esistono, sono solo categorie preconfezionate... se così non è, da adesso in poi vi prego, fatemi entrare in quella maschile.

Altrimenti la mia categoria è: neve.
Se mai intervenissi in seguito, interverrò soltanto portando il punto di vista di tale categoria.

pallina 30-11-2007 09.24.22

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
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Originalmente inviato da iulbrinner

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L'interrogativo di fondo di questo 3d vuole essere, allora, questo:
quale accezione si deve, quindi, dare al termine “maschilismo” e di quali nuovi significati impliciti è portatore?
è maschilismo tutto ciò che non compiace ed asseconda il mondo femminile?


Ho sempre pensato, una volta superati gli anni della ribellione vissuti sull'onda di ritorno del '68, che femminismo e maschilismo siano solo "derivazioni" del matriarcato e del patriarcato. Il Femminismo ha avuto principalmente connotazione politica, il matriarcato e il patriarcato forse quella più sociologica. Al maschilismo invece non è dato nessun significato politico nè tantomeno sociologico: da qualsiasi parte lo si esamini ha solo un significato negativo nel quale è stato "condensato, unificato, racchiuso " tutto il rancore, il risentimento, la rivalità" ma anche "l'odio e l'invidia" che sono stati trasmessi, dalle donne alle donne, da una generazione all'altra, risalendo veramente indietro, molto lontano nel tempo. In sintesi: il primo uomo che le donne conoscono e con il quale si rapportano e si confrontano è "il padre" e di conseguenza con il patriarcato. Quest'uomo per secoli le ha "consegnate" ad un altro uomo che oltre ad avere la stessa autorità del padre ha anche un "potere" sessuale su di essa, che invece è stato sottratto al padre con la proibizione dell'incesto. Da un uomo ad un altro, come un oggetto, a volte anche di scambio, da "un padre" ad "un maschio" ed ecco servito il passaggio dal patriarcato al maschilismo. Con il passare del tempo, le rivoluzioni economiche, storiche e ideologiche, scientifiche hanno decretato la morte del modello-patriarcato ma, penso, ciò che ci è stato proposto, il modello-femminismo, come tutte le cose che arrivano come "una liberazione" (per cui si prende tutto "il passato" e lo si butta sconsideratamente a mare senza riflettere che qualcosa di buono da salvare sicuramente ci deve essere) alla fine ha dimostrato di avere anch'esso le sue pecche e di fare acqua da molte parti. Sottinteso che mai e poi mai tornerei indietro ai tempi delle mie ave, ciò che io ho sempre cercato negli uomini è la complementarietà. Siamo diversi e se ci pensiamo bene possiamo avere, unendoci, tutti gli strumenti per vivere e stare bene insieme.
Per tornare alle domande finali del tuo post, per me il termine "maschilismo" non ha nessun nuovo significato ma continua e purtroppo continuerà a racchiudere in sè implicitamente tutta la "serie nota e negativa" sino a quando molte donne percepiranno l'uomo come antagonista invece di cogliere tutto il valore e la bellezza della sua diversità. Penso, infine, che uomo e donna dovrebbero abbandonare sia modi scontati "di percepirsi e di vedersi" che clichè e luoghi comuni nel confronto, verbale e non, con l'altro sesso.

Profano 30-11-2007 10.36.36

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da elair85
il maschilismo, al pari del femminismo, sono due espressioni di attaccamento a ideali arcani imposti dall' ambiente in cui nasci/vivi... sono sintomi di ignoranza e di una mente limitata... che cosa si intenda esattamente? innanzi tutto che c'è una differenza tra maschio e femmina.. a livello MORALE, MENTALE, PSICOLOGICO e SOCIALE, cosa che non dovrebbe alquanto c' entrare con la sessualità di una persona... fino a prova contraria l' unica differenza NOTA, scientifica, concreta e indiscutibile tra un uomo e una donna sono gli organi genitali, tutto il resto è discutibile, e dal mio punto di vista un organo genitale non influenza l' intelligenza, i gusti, i modi di pensare, e quant' altro di una PERSONA...
Femminismo e maschilismo sono sintomo di ristrettezza e di chiusura mentale di un individuo in quanto tende a classificare l' essere umano in sole 2 categorie e proprio queste due perchè le piu' ovvie...(ovvie per quello che la società di mette davanti)... è l' esempio supremo del generalizzare, e chi generalizza è a sua volta l' esempio supremo dell' ignoranza.


I neuroni maschili stanno tutti alla periferia del corpo e salgono solamente per andare a prendere la birra, questa è la differenza, i genitali sono la differenza...
E' come se in ogni uomo vivessero un Jekyll e un Hide... Uno controllato dal cuore, l'altro dal p...
Sono amovibile su tale affermazione, la vivo in prima persona, la leggo negli occhi di un branco di studiosi con quella frenesia strana che si pervade ad ogni singolo nervo trasmettendo scariche elettriche da 4 o 500 v alla vista di una bella donna ipoteticamente inraggiungibile, la leggo in un allupato cronico che d'un tratto si rende conto che lui è di più del suo p... e diventa un istante triste per poi tornare allupato...

chlobbygarl 30-11-2007 11.00.00

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Il "maschilismo" è un reperto della modernità.Connota e si declina solo negativamente al contrario di quello che potrebbe/dovrebbe ma che non è il suo omologo al femminile, femminismo appunto.

è quindi uno strumento descrittivo e interpretativo creato e consumato (prevalentemente) dalla stessa sola categoria, le donne.

cerchiamo di depennare il superfluo, il termine nasce non certo o non tanto per condannare violenze fisiche e prevaricazioni palesi e oggettivamente inaccettabili, quanto per far emergere tutta la serie di "privilegi" cristallizzati nella dinamica delle interazioni sociali a sfavore delle donne, misconosciuti e conseguentemente usati ad arte dagli uomini.

atteso che tali "privilegi" esistano e che appaia ozioso mettersi a discuterli in quanto tali, si tratta di analizzarne i presupposti e le soluzioni proposte.

come si dice un pò sopra e come accennavo nell'altro topic, le differenze di genere, biochimiche e fisiologiche, influenzano profondamente e diversificano inevitabilmente l'ethos nei due sessi.Questo però avviene in circa due milioni e mezzo di anni.

l'"errore" in sostanza è leggere tale fenomeno ancestrale e primordiale come un lascito della "modernità" (rimando al concetto di "modernità") e come tale gestibile al pari di un annesso culturale circoscritto e isolato nel tempo "recente", prescindendo insomma dal suo statuto ontologico.

d'altra parte, era pensabile che prima o poi una sollevazione femminile ci fosse, seppur "rozza" e poco consapevole nell'analisi?Direi di sì, inevitabilmente, giustamente, sacrosantamente.

piena parità (reale e non teorica) di accesso a tutti i settori della vita sociale
pieno riconoscimento della stolta violenza legata al pregiudizio (sbagliato, "adesso" lo sappiamo e non possiamo non-saperlo più) tuttora esistente e spesso vigente.

però rammentiamo, un esempio tra tanti, che la pedagogia clinica ci dice che i bambini nei primi anni di vita hanno un bisogno viscerale della presenza della madre, relativamente meno di quella del padre.O sono maschilisti anche loro o la pedagogia è la prima pietra, la chiave di volta direi, dell'impalcatura sessista e maschilista.

griago 30-11-2007 15.57.00

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Apparentemente la differenza tra uomini e donne si trova solo nell'organo sessuale (o poco più).

In realtà vi sono molte differenze legate proprio alla funzione che ciascuno dei due sessi ha nella continuazione della vita.

Immagino che queste differenze funzionali scritte nel nostro codice genetico a fronte di centinaia di migliaia di anni di evoluzione abbiano un effetto anche sugli aspetti più propriamente mentali, andando quindi al di là degli aspetti corporei.

Mi immagino che le donne abbiano di natura nei confronti dei rapporti con l'altro sesso un approccio più cautelare. Una donna quando concepisce effettua un investimento molto più pesante di quello di un uomo: per circa un anno (almeno) non potrà concepire nuovamente. E' quindi per lei fondamentale la giusta scelta del "donatore" di metà del patrimonio genetico del proprio figlio.

D'altro canto un uomo può teoricamente continuare ad inseminare e generare figli, nel frattempo, con un investimento minimo. Salvo poi non avere certezze che quell'esserino (o quegli esserini) che verranno alla luce nove mesi dopo sia figlio suo. E questo cambia anche il rapporto istintivo tra madre e figli rispetto al padre e figli (e viceversa).

Anche con la nascita di rapporti stabili nella coppia (che ora stiamo lentamente rimettendo in discussione), i ruoli rimangono distinti proprio per via della differente funzione e delle differenze corporee che ne conseguono.

Molte attività diventano sempre più difficoltose per le donne man mano che avanzano nella gravidanza. Questo ha contribuito ad una differenziazione dei ruoli anche da un punto di vista culturale. E' differente la muscolatura. Ma è anche differente la tipologia di problemi che maschio e femmina devono affrontare.

Ma senza tirare per forza in ballo la procreazione (anche se per me è fondamentale per capire in cosa uomini e donne sono differenti), anche gli altri aspetti fisici legati alla sessualità hanno impatti a tutti i livelli: le mestruazioni ed i loro effetti, la differente conformazione fisica di cui parlavo, le differenti reazioni ormonali.

Insomma uomini e donne non sono diversi solo in mezzo alle gambe. Non sono diversi per motivi culturali piovuti chissà da dove. Sono diversi a causa della loro funzione nel "gioco della vita".

Ciò non toglie che comunque devono entrambi avere gli stessi diritti in tutti i campi. Poi ce ne saranno alcuni più adatti ad un sesso ed altri all'altro. Ma entrambi devono avere lo stesso diritto di accedervi.

Ora, secondo la mia percezione, il maschilismo nell'accezione negativa del termine è voler riconoscere in queste differenze funzionali, anche differenze di diritti. In tal senso sono assolutamente contrario al maschilismo.

Dall'altra parte, il femminismo nell'accezione negativa del termine è voler minimizzare o addirittura ignorare queste differenze. E spesso questo porta ad assumere comportamenti che sono esattamente la negazione della femminilità. In tal senso sono assolutamente contrario al femminismo.

Elisina 01-12-2007 15.16.45

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
Se si sostiene di non voler sostituire la donna nel suo ruolo materno si è maschilisti.

Balle la madre non è sostituibile per il bimbo... magari l'uomo potrebbe occuparsi di tutto il resto ( cucinare, stirare, lavare, ordinare ecc...)

Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
Se si sostiene che il mondo femminile è più irrazionale di quello maschile, si è maschilisti.

Meno male che noi donne siamo irrazionali! Chi l'ha detto che RAZIONALE è meglio di IRRAZIONALE? Questo è maschilismo pensare che le caratteristiche tipiche della donna siano peggiori rispetto a quelle dell'uomo!

iulbrinner 02-12-2007 11.45.03

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Intanto osservo che l’ipotesi di partenza che ho formulato in apertura di discussione è stata pienamente confermata dalla maggior parte degli interventi sinora postati.
Alla luce di quanto emerso, infatti, il termine “maschilismo” non viene normalmente utilizzato nel suo senso proprio (quello che ho ricordato in apertura), bensì quale indeterminato “strumento di antagonismo e condanna del modo d’essere maschile”; una condanna che sembra tanto più aspra ed astiosa quanto più questo modo d’essere si discosta e si diversifica dal modo d’essere femminile.
Pallina, a cui in particolare riconosco un’ammirevole onestà intellettuale, ammette con chiarezza la totale assenza nel concetto di significati politici o sociologici, ricordandoci che nel termine “è stato "condensato, unificato, racchiuso " tutto il rancore, il risentimento, la rivalità" ma anche "l'odio e l'invidia" che sono stati trasmessi, dalle donne alle donne, da una generazione all'altra, risalendo veramente indietro, molto lontano nel tempo”.
Ciò che Pallina opportunamente evidenzia è, inoltre, che l’utilizzo del termine “maschilismo” nell’accezione misandrica così delineata è attualizzato, come se nulla fosse cambiato dall’epoca delle sue ave.
Ma quello che Pallina non coglie in questa dinamica concettuale (o, forse, che coglie ma non rende esplicito) è che il ricorso alla condanna aprioristica di ogni difesa dell’identità maschile come “maschilismo” e la perdurante manipolazione psicologica finalizzata a “colpevolizzare” la maschilità risultano alla fine manifestazione evidente - oggi, non ieri o l’altroieri, quando aveva in parte ragione d’essere – di una volontà di potere perseguita attraverso la riduzione all’impotenza del presunto avversario.
Laddove l’esercizio della critica, svolta su un piano paritario, si associa inevitabilmente ad una condanna pregiudiziale che ne compromette l’esercizio, non esiste più libertà di pensiero ma semplice adesione all’ideologia di turno e tacitamento senza discussioni delle ragioni avverse. Questo è quanto....

In un’ottica più militante chlobbygarl, invece, pur senza disconoscere la valenza manipolativa del termine ne giustifica la validità “….per far emergere tutta la serie di "privilegi" cristallizzati nella dinamica delle interazioni sociali a sfavore delle donne, misconosciuti e conseguentemente usati ad arte dagli uomini”.
Personalmente non trovo affatto ozioso mettere in discussione l’esistenza e l’effettività di tali privilegi (oggi, non nel passato remoto), anche se questo approfondimento meriterebbe, per l’ampiezza del tema, una discussione specifica.
Mi limito, comunque, ad elencare una serie di privilegi goduti attualmente dal mondo femminile, in chiave sociale, cui non mi sembra corrispondano altrettanti agi per gli uomini:
- il sistematico affidamento dei figli alla ex moglie in caso di separazione;
- l’assegno di mantenimento alla ex moglie (oltre agli alimenti per i figli) in caso di separazione (ossia la trasformazione del matrimonio in un’assicurazione al mantenimento per le donne);
- l’assoluta negazione di qualsivoglia diritto agli uomini in materia di natalità;
- la negazione al diritto al disconoscimento della paternità (contro il disconoscimento della maternità che è in vigore sin dagli anni trenta);
- le differenze nell’età pensionabile, con i noti vantaggi al femminile;
- l’alleggerimento dei cicli formativi ed addestrativi per le donne che entrano in carriera nelle forze armate (Polizia, Carabinieri, esercito etc.);
- l’esonero del personale femminile dai servizi di polizia più impegnativi (l’ordine pubblico)
- il sostanziale esonero da qualunque responsabilità femminile nelle dinamiche sessuali, a fronte di responsabilizzazioni afflittive per gli uomini;
- la condanna del cliente e l’assoluzione della prostituta;
- le carriere aperte e facilitate dalla disponibilità sessuale (sì, anche questo è un privilegio; vorrei poterne godere anch’io…);
- quote riservate in numerosi concorsi pubblici;
- facilitazioni finanziarie a fondo perduto alle imprenditrici;
etc. etc. etc. potrei continuare a lungo.
Se questo è il quadro all’interno del quale si giustificherebbe l’aggressione misandrica contenuta nel termine maschilismo, sinceramente la trovo un’argomentazione piuttosto discutibile; ma lei potrà eventualmente spiegarlo (magari - nel caso e sin dove le risulterà possibile - senza ricorrere ancora una volta all’equivoco strumento concettuale del “maschilismo”).

P.S. -
"Chi l'ha detto che RAZIONALE è meglio di IRRAZIONALE? Questo è maschilismo pensare che le caratteristiche tipiche della donna siano peggiori rispetto a quelle dell'uomo!" (Elisina)
Infatti non l'ha detto nessuno; te lo sei immaginato tu e sei partita in quarta con il maschilismo. Davvero sintomatico e dimostrativo.

aile 02-12-2007 17.05.07

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner


Personalmente non trovo affatto ozioso mettere in discussione l’esistenza e l’effettività di tali privilegi (oggi, non nel passato remoto), anche se questo approfondimento meriterebbe, per l’ampiezza del tema, una discussione specifica.
Mi limito, comunque, ad elencare una serie di privilegi goduti attualmente dal mondo femminile, in chiave sociale, cui non mi sembra corrispondano altrettanti agi per gli uomini:
- il sistematico affidamento dei figli alla ex moglie in caso di separazione;
- l’assegno di mantenimento alla ex moglie (oltre agli alimenti per i figli) in caso di separazione (ossia la trasformazione del matrimonio in un’assicurazione al mantenimento per le donne);



Finalmente!
Anch'io qui sono d'accordo..sono donna,e ho già scritto alcuni post..di supporto alle donne.Ma Nel caso di matrimonio ,separazione,divorzio,sono assolutamente contraria,se non dire disgustata,dalla legge in vigore.Se fossi un uomo,non mi sposerei mai e poi mai.
E' una trappola,
e le donne,con la scusa della favola romantica e del
"ho voglia di stabilità",si ..stabilizzano sìì!!
Hanno un contratto a vita!!Retribuzione senza lavoro.

Vergogna!

A volte,quando chiedono i soldi per il mantenimento..(esempio:caso senza figli)
mi sembra proprio..una sorta di richiesta di luquidazione.E' proprio lì che la donna si umilia e si pone come oggetto sessuale,che il maschio,in quanto "datore di lavoro"
deve continuare a pagare perchè adesso lei è..
disoccupata.
Vergogna!Questo per me è qualcosa di molto vicino alla prostituzione.Significa sfruttare l'altro facendo uso della propria sessualità.I padri devono garantire il mantenimento ai figli,sempre,
e alle mogli,solo quando ci sia un contratto prematrimoniale che lo preveda.Altrimenti..andate a lavorare invece di sposarvi!!

Le donne,è bene che siano avvantaggiate nei lavori tipici da "uomo",è un bene per tutti,
ma questo non vuol dire discapito per l'uomo,è solo che nella sana e naturale competizione possa entrare a far parte anche la donna..E purtroppo se non ci fossero queste leggi sarebbe molto difficile.
Però il matrimonio e le sue conseguenze rimangono per me ancora
completamente sbagliati,soprattutto da un punto di vista economico.Un uomo benestante che si sposa,è,secondo me,
un pollo
però purtroppo non può farne a meno
perchè la società lo richiede.
E' un tranello bello e buono,e purtroppo in questo caso la legge tutela
quelle donne
che inseguono il portafoglio degli uomini,che con la scusa del figlio
si accaparrano l'uomo e ne traggono vantaggio,e se un bel giorno si scocciano,o magari si innamorano veramente,e si separano
hanno il vantaggio di ricevere un bell'assegnetto
e sicuramente anche la casa,
perchè "deve continuare a vivere nello stesso livello di vita del periodo del matrimonio".

MA per favore...vorrei vedere se certe ragazze,oggi, sarebbero disposte a passare con un uomo la propria vita senza quel maledetto contratto.
Purtroppo tante sono rimaste ancora...
all'idea dell'uomo pagante.
Mi dispiace tanto.
Credetemi,me ne vergogno!
Se gli uomini si mettessero a manifestare contro tutto ciò,
scenderei in piazza anch'io.
Per il momento credo e confido nell'intelligenza degli uomini,che si sposino
solo se siano sicuri di non essere di fronte a una sub-femmina in cerca di "sistemazione".

sentieroluminoso 02-12-2007 23.26.00

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Annoto anche io con disappunto che recentemente si è utilizzato spesso il termine maschilismo attribuendogli significati ambigui, ormai nessuno più ha la presunzione di manifestare apertamente la superiorità dell'uomo sulla donna, tantomeno è riscontrabile più un comportamento esplicitamente ispirato a tale atteggiamento. Concordo con l'autore dell'argomento, sulla necessità di definire meglio il maschilismo, la nuova veste che la presunta superiorità dell'uomo sulla donna ha assunto, il restyling del marchio, il sessismo. Una definizione dizionaristica identifica il sessismo con la propensione ed abitudine a valutare una persona soprattutto sulla base del sesso cui appartiene; in particolare la tendenza a considerare inferiori le donne. Si diceva da qualche parte "se si sostiene che il mondo femminile è più irrazionale di quello maschile, si è maschilisti", lo stesso dizionario (:D) identifica l'irrazionalità quale caratteristica di chi non è dotato di ragione. Traducendo l'enunciato su riportato "alla luce" della sua definizione usuale, l'assunto sarebbe che le donne si caratterizzano per una minore corrispondenza ai principi della ragione, che il mondo femminile sarebbe "per sesso" meno provvisto della capacità di ragionare con correttezza, secondo le regole della logica e del buonsenso.

Benchè già dalle tesi antiche si utilizzava distinguere l'uomo dall'animale (ma forse la donna no? _capelli_ ) per via dell'uso della ragione, è di recente (solo duecento cinquanta anni fa) con le idee di Rousseau che si è definito chiaramente il concetto di "libertà", quale capacità dell'uomo (e ovviamente della donna) di svincolarsi dal programma dell'istinto naturale e perfezionarsi. Contrariamente a quanto avviene per gli animali cui la natura assegna un istinto immutabile comune ad ogni specie, al punto che l'essenza particolare di ogni componente ne è totalmente determinata, nell'essere umano (donna compresa), nessuna essenza lo predetermina, nessun istinto o categoria lo imprigiona in modo tanto assoluto da non potersi svincolare. E' proprio dall'idea che esista una natura o essenza (come diceva Sartre) peculiare per ogni razza, o per sesso, che imprigioni completamente gli individui, che nasce il razzismo di cui il sessismo è un clone. Il/la sessista (spesso confuso con il/la maschilista) pensa che sia nell'essenza della donna, nella sua "natura", il fatto di essere sensibile più che intelligente, tenera più che coraggiosa, irrazionale più che logica, essendo convinto(a) che tutti gli individui di uno stesso gruppo condividano una medesima essenza. Ma nessun programma naturale può rinchiudere in modo assoluto l'essere umano, uomo o donna, è libero, indefinitamente perfettibile e mai totalmente ascrivibile a definizioni associate alla razza o al sesso.

Un appunto infine sulle leggi in vigore in materia di separazione e divorzio. L'8 febbraio 2006 (da quasi due anni) è in vigore la legge n. 54, disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli. Con la nuova legge (ma viene ormai applicata a tutti i casi di separazione da due anni) è stato capovolto il sistema in materia di affidamento dei minori, le nuove norme attuano in pratica il principio della bigenitorialità. In base a questo principio il giudice "valuta prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori" (art. 155), viene cioè assegnato di norma il regime di affido condiviso, cui si può derogare in casi particolari ed opportunamente documentati. Anche in materia economica la nuova legge ha apportato delle innovazioni sostanziali, in base al nuovo principio di bigenitorialità e di affido condiviso, entrambe i genitori sono tenuti al mantenimento dei minori durante il tempo condiviso, se il tempo è egualmente ripartito, non sussiste più la necessità del mantenimento per i figli, che con l'affidamento unico invece era previsto. Pure per l'assegnazione della casa familiare, la legge di due anni fa ha introdotto notevoli innovazioni: "Il godimento della casa familiare è attribuito tenendo prioritariamente conto dell’interesse dei figli. Dell’assegnazione il giudice tiene conto nella regolazione dei rapporti economici tra i genitori, considerato l’eventuale titolo di proprietà." (art. 155-quater). Comunque è possibile dare un'occhiata al testo completo al seguente _link_dest;) Legge n. 54 dell' 8 febbraio 2006

pallina 03-12-2007 08.47.31

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Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner


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Ma quello che Pallina non coglie in questa dinamica concettuale (o, forse, che coglie ma non rende esplicito) è che il ricorso alla condanna aprioristica di ogni difesa dell’identità maschile come “maschilismo” e la perdurante manipolazione psicologica finalizzata a “colpevolizzare” la maschilità risultano alla fine manifestazione evidente - oggi, non ieri o l’altroieri, quando aveva in parte ragione d’essere – di una volontà di potere perseguita attraverso la riduzione all’impotenza del presunto avversario.
Laddove l’esercizio della critica, svolta su un piano paritario, si associa inevitabilmente ad una condanna pregiudiziale che ne compromette l’esercizio, non esiste più libertà di pensiero ma semplice adesione all’ideologia di turno e tacitamento senza discussioni delle ragioni avverse. Questo è quanto....
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Colgo, colgo, eccome se colgo.....ma non so se definirla una condanna a priori o un "atteggiamento per partito preso", pensandoci bene penso che possa essere un pò tutte e due le cose insieme. Ci può essere una "convinzione" meditata e regionata e ritenuta "giusta" dalla donna ma ci può essere anche più semplicemente una "acquisizione", una ereditarietà di pensiero. C'è, di fondo, comunque un modo di porsi di fronte al maschio direi in "assetto di guerra", qualcuno contro cui si dà per scontato si dovrà combattere perchè, che sia meditato o dato per scontato, il pensiero primario è "difendersi". Lo ritengo il classico "mettere le mani avanti", pessimo modo di iniziare un rapporto (di qualsiasi tipo esso sia). Quello di cui non sono ben certa è se in effetti ci sia dietro un bisogno di potere o invece sia (perchè questo è l'atteggiamento che più facilmente noto) la necessità di essere continuamente in competizione, un dimostrare di saper fare sempre un "qualcosa" in più (vedi la donna che oltre a lavorare, accudisce casa e famiglia). Nelle discussioni, peraltro veramente molto antipatiche, nelle quali mi trovo qualche volta coinvolta tra coppie di amici, questo rimarcare continuo - da parte di molte donne - della molteplicità dei ruoli femminili contro l'esiguità di quelli maschili, è per me sintomo che in quelle coppie c'è qualcosa che stride. Da tenere bene a mente che spesso questo tipo di donna, di fronte ad un uomo che cerca di darsi da fare, tenderà COMUNQUE a rifiutare l'aiuto ritenendolo, in quanto uomo, incapace di fare " bene le cose come invece le fa lei". E su questo penso nessuna donna possa smentirmi.
Per finire io penso che l'errore che si continua a commettere è che ancora si confondono i ruoli con l'identità: per esempio quello che fanno molte donne -manager che dimenticandosi di essere prima di tutto "femmine" oltre al ruolo tipicamente maschile - perchè tale continua comunque purtroppo ad essere - di questo tentano di assumerne anche l'identità.

chlobbygarl 03-12-2007 09.23.31

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Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
In un’ottica più militante chlobbygarl, invece, pur senza disconoscere la valenza manipolativa del termine ne giustifica la validità “….per far emergere tutta la serie di "privilegi" cristallizzati nella dinamica delle interazioni sociali a sfavore delle donne, misconosciuti e conseguentemente usati ad arte dagli uomini”.
Personalmente non trovo affatto ozioso mettere in discussione l’esistenza e l’effettività di tali privilegi (oggi, non nel passato remoto), anche se questo approfondimento meriterebbe, per l’ampiezza del tema, una discussione specifica.
.

iulbrinner, la battuta potrebbe essere che l'equivoco nel quale incorri ha tutte le stimmate del pregiudizio che ti viene contestato!Perchè io sono un maschio.

battute a parte, davvero non ho "ottica militante", o almeno non intenzionalmente.Nemmeno giustifico la "validità" del termine, semmai
cerco di definirne il referente oggettuale.

dire che non esitono privilegi di fatto a sfavore delle donne appare paradossale e in definitiva impossibile (soprattutto in Italia) se pensiamo che a parità di doti psicoattitudinali (non di rado, test alla mano risultano migliori...) le donne oggi continuano a conoscere un gap rappresentativo percentuale ed una caratterizzazione distributiva nella gerarchia professionale e politica
imbarazzanti.

trovo ozioso discutere tutto questo per semplice onestà intellettuale dunque e non per militanza.

che poi la contrattazione sociale tra i due sessi, pur osservando perdurante disparità, abbia determinato squilibri di segno opposto e ambiguità macroscopiche, soprattutto giuridiche, costituisce il segnale preciso e la conferma del vuoto culturale prima che politico in cui si è giocata la partita.

ma non è sufficiente a mio avviso elencare una serie di norme di legge
per fare pari e patta tra uomini e donne, ancora oggi.

sarebbe lo stesso errore compiuto dal femminismo, ma di segno opposto, cioè pensare di abolire e aver risolto la disuguaglianza per legge, come prima lo si era ritenuto possibile per rivendicazione sociale.

se tale disuguaglianza affonda le radici nella storia dell'evoluzione e nella differenziazione biochimica prima che nel costume "moderno",
appare utile approcciarvi intanto con la sua presa d'atto sostanziale, superando schermaglie intersessuali e difese d'ufficio del proprio orticello.

personalmente non temo eventuali sperequazioni a favore delle donne, mi preme invece partecipare alla costruzione di uno scenario in cui tali "sperequazioni" non siano atti di compensazione, che in tal caso non fanno che rimandare l'immagine di un sistema sociale squilibrato, ancora rigido e per nulla realmente garantista non solo dei diritti, ma delle possibilità reali e percentualmente apprezzabili che le donne devono avere di esprimersi appieno.

il dibattito è ora più di ieri eminentemente culturale e non mai formale, amministrativo e giuridico.L'ethos prepara il terreno alla ratificazione della lex, che interviene comunque parzialmente e in fisiologico ritardo.Se nel processo manca il primo termine
il corpus di leggi risultante apparirà spesso, come constati anche tu, asfittico e inadeguato a disegnare contorni plausibili cui riferirsi con pregnanza di significato.

iulbrinner 04-12-2007 10.38.47

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
"iulbrinner, la battuta potrebbe essere che l'equivoco nel quale incorri ha tutte le stimmate del pregiudizio che ti viene contestato!Perchè io sono un maschio." (chlobbygarl)

Sempre per rimanere in atmosfera di battute, averti interpretato come un'utente di sesso femminile non lo definirei tanto un pregiudizio quanto, piuttosto, la perdurante mancata assuefazione ad un mondo maschile (non sei certo l'unico) così devotamente zelante contro se stesso. Persino gli interventi precedenti di alcune utentesse (trad. - utenti di sesso femminile) sono talmente ammissive da farti risultare, alla fine più realista del re, come si dice in tali casi.
Ma, per uscire dalle battute, rimane la nostra diversa visione delle cose anche in ordine alle supposte disparità di accesso alle gerarchie politiche e professionali, asseritamente a svantaggio del mondo femminile. Non è, infatti, sufficiente contare la presenza (o la c.d. rappresentanza) femminile nelle stanze dei bottoni per qualificare un fenomeno, ma sarebbe anche necessario sapere prioritariamente quante siano che tentano, effettivamente, di accedervi.
Sulla base delle pur scarse informazioni di cui disponiamo al riguardo (nessuno mai si interroga su queste statistiche propedeutiche ai conteggi successivi) si può ragionevolmente affermare che in Parlamento, ad esempio, sieda una percentuale di donne del tutto corrispondente a quella delle donne che si interessano attivamente di politica nel nostro Paese; nè più, nè meno.
Tuttavia, convengo sul fatto che sarebbe ozioso disputare su queste basi.
Diciamo che, anche in questo caso, le informazioni diffuse sul fenomeno sono, quantomeno, incomplete e deformate al punto di far credere ai più che un esercito di donne ultrapreparate siano estromesse, chissà per quali oscuri disegni, dalla rappresentanza politica.
La tua stessa onestà intellettuale, che non discuto, dovrebbe portarti a riconoscere che il quadro è ben diverso.

Per il resto convengo assolutamente e senza riserve sul fatto che il dibattito in materia sia eminentemente "culturale" e, solo in via successiva, sugli istituti esistenti.
Nel ricordarti, peraltro, che nell'elencazione dei privilegi attualmente vigenti per il mondo femminile che ho sinteticamente (e solo parzialmente) evidenziato non sono presenti solo situazioni codificate ma anche alcune più propriamente etiche rimarco che quando in un dibattito culturale ogni approccio critico alla questione viene bollato come - per tornare in tema - maschilismo, non mi sembra possa definirsi un confronto equilibrato tra posizioni diverse.
E quando il dibattito muove da premesse per le quali "dire che non esitono privilegi di fatto a sfavore delle donne appare paradossale e in definitiva impossibile", mi sembra non ci muova nell'ottica di alcun dibattito, né culturale, né sui contenuti giuridici; solo verità assolutizzate.

iulbrinner 04-12-2007 14.07.30

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da sentieroluminoso
...l'assunto sarebbe che le donne si caratterizzano per una minore corrispondenza ai principi della ragione, che il mondo femminile sarebbe "per sesso" meno provvisto della capacità di ragionare con correttezza, secondo le regole della logica e del buonsenso.

....nessun programma naturale può rinchiudere in modo assoluto l'essere umano, uomo o donna, è libero, indefinitamente perfettibile e mai totalmente ascrivibile a definizioni associate alla razza o al sesso.


Accolgo con interesse la puntualizzazione sul corretto utilizzo dei termini; hai ragione, anche in questo caso i concetti vanno esplicitati per parlare un linguaggio comune e non approssimato.
Ovviamente l'accezione del termine "irrazionalità" di cui mi sono servito non è quella che identificherebbe il comportamento privo di logica o di ragione.
Seguendo un significato più corrente e diffuso del termine (a mio avviso) irrazionalità sta, in questo caso, come sinonimo di "emotività - maggiore aderenza comportamentale al dato emotivo piuttosto che ai fatti"; per contro, sempre in questo contesto di significati, razionalità sarebbe il sinonimo di "pragmatismo - maggiore aderenza ai fatti piuttosto che al dato emotivo".
Un completo ribaltamento di prospettiva verso la vita che connota - e qui introduco la mia critica al tuo secondo enunciato - esattamente una "essenza" propria dell'essere femminile, così come un'essenza propria dell'essere maschile.
A me questo dato sembra di palmare evidenza, senza inoltre considerare che tali differenziazioni costitutive dell'identità sessuale sono ormai confermate da numerosissimi studi nelle più diverse discipline d'indagine scientifica (neurobiologia, psicologia sociale, endocrinologia, sociologia etc.).
Confondere, poi, la dimensione del razzismo con la dimensione del c.d. sessismo è, sempre a mio avviso, un approccio teorico destituito di fondamento, dal momento che si tratta di ordini di questioni completamente diversi tra loro.
Per quanto anche la razza sia elemento costitutivo dell'identità di un individuo, non ne connota i tratti comportamentali in misura così ampia come avviene per l'appartenenza ad un genere.
Se non fosse per il colore della pelle, non troveresti - in condizioni sociali analoghe - differenze comportamentali di qualche significato tra un bianco occidentale, un africano, un asiatico o un meticcio caraibico.
Tra uomini e donne si rilevano, invece, quotidianamente ed intuitivamente, differenziazioni molto evidenti che non mi sembra il caso di rievocare; ne abbiamo tutti conoscenza.
Sostenere, insomma, che non vi siano differenze di genere (questa la logica conseguenza della tesi di sentieroluminoso) e che non esista un’identità di base che diversifica i sessi rendendoli rispettivamente omogenei e reciprocamente differenziati in chiave (soprattutto, ma non solo) comportamentale è, a mio modo di vedere, un fondamentale e deformante errore di interpretazione della realtà.

Per quanto riguarda, infine, la nuova disciplina sull'affido congiunto, si tratta, effettivamente, di un significativo passo in avanti sulla strada del riequilibrio. Ma è un passettino piccolo ed estremamente timido, dal momento che la normativa in questione rimane largamente disapplicata, per questioni complesse che attengono alla c.d. "conflittualità coniugale", certificata troppo spesso da stuoli di assistenti sociali donne, con finalità chiaramente solidaristiche con il proprio sesso.
Per chi volesse saperne di più in proposito, suggerisco una visita ad uno dei tanti siti web dei padri separati (www.gesef.it ad es.), dove la materia è ampiamente trattata e dove si scoprirebbe che anche dopo l'introduzione della legge 56 le percentuali degli affidi congiunti sono estremamente basse, rispetto agli affidi materni, e dove anche la materia patrimoniale potrebbe essere osservata nella sua effettività.

vagabondo del dharma 04-12-2007 15.39.34

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Il maschilismo di potere, quello per intenderci che determina discriminazioni in tutti gli ambiti di organizzazione della vita sociale, è qualcosa di presente, latente e pervasivo nella nostra società. Quello è il maschilismo che va combattuto perchè profondamente ingiusto e incapace di mettere tutti gli individui sullo stesso piano per quanto riguarda le opportunità a disposizione. E questo (penso siamo d'accordo tutti sul fatto che esiste ancora) va combattuto e non sminuito.

Il maschilismo che genera violenza sulle donne è abietto e non lo prendo nemmeno in considerazione per quanto è schifoso. Fuori concorso. Alcune violenze femminili verificatesi durante il corteo contro la violenza maschile fanno comunque riflettere...

Il maschilismo, inteso come atteggiamento volto ad affermare che le prerogative maschili sono superiori a quelle femminili, è in fondo una presa di posizione ideologica, come del resto il femminismo. Il femminismo ha un po' più di ragione storica, perchè a differenza del primo (che non ne ha mai avuto bisogno!) si è tradotto in forme di lotta politica che hanno consentito di raggiungere importanti risultati per la donna. Diventa un po' più antipatico quando è volto a ravvisare in ogni forma di espressione postitiva nei riguardi dell'uomo segnali di maschilismo.

E credo che in questo forum sia proprio questo tipo di maschilismo-femminismo che abbia colpito l'attenzione di Iul, visto che preclude qualsiasi possibilità di presentare posizioni che non rientrino nelle categorie indicate.

Partiamo dalla considerazione che uomo e donna sono individui differenti, più che dal punto di vista genitale, dal punto di vista fisico in generale, psicologico ed emotivo. (Da un punto di vista intellettuale non saprei, meno secondo me...)

Detto questo, in genere scatta subito, all'interno di ognuna (secoli di discriminazioni hanno creato all'interno di quasi ogni donna una sensibilità spiccata verso qualsiasi considerazione che affermi che c'è una differenza tra i sessi), una sorta di allarme che mette la donna sul "chi vive" per identificare presunte forme di maschilismo o sessismo che stanno per abbattersi sulla società. E a quel punto (e su questo credo abbia ragione Iul) la comunicazione fra individui va a farsi benedire, perchè si sposta immediatamente sul versante meta-comunicativo, in cui ognuno parla per categorie quasi sempre ideologiche e schematiche. Il confronto muore, la possibilità di arricchimento reciproco pure.

Stesso discorso a livello maschile, quando l'affermazione della differenza viene subito intesa come semplice conferma (quasi per volontà divina e immutabile) della propria superiorità sulla donna.

Quando siamo così, siamo ideologici e spostiamo la comunicazione su un altro livello, dove è davvero preclusa qualsiasi possibilità di dialogo, personale e onesto, a livello intelletuale.

Per me se ogni essere rappresenta un mondo a parte, ogni donna rappresenta un mondo a parte al quadrato. Questa differenza io la intendo come possibilità di conoscere una persona che è differente da me, che mi può dare un punto di vista diverso sulla vita. L'identità maschile, allo stesso tempo, si può coniugare con una serie di valori, diversi da quelli femminili, nè superiori nè inferiori, che possono contribuire anche a livello relazionale a sviluppare rapporti più ricchi e stimolanti.

C'era la mia insegnante di filosofia che mi faceva la "capa tanta" sulla differenza di genere. Solo che il riconoscere la differenza è lavoro di fino, perchè richiede di guardare la realtà senza schemi preconfezionati, con estrema attenzione, facendo caso alle piccole sfumature dell'essere, senza avere come fine il rintracciare una superiorità o inferiorità. E' impegnativo e richiede uno sforzo conoscitivo che lo schema mentale ci evita...E poi ci chiede di guardare gli individui, maschi o femmine che siano, uno per uno...La natura umana è invece incline sempre a riconoscere il "simile" nel differente: fa meno paura ed è meno destabilizzante.

chlobbygarl 05-12-2007 10.21.05

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
Sempre per rimanere in atmosfera di battute, averti interpretato come un'utente di sesso femminile non lo definirei tanto un pregiudizio quanto, piuttosto, la perdurante mancata assuefazione ad un mondo maschile (non sei certo l'unico) così devotamente zelante contro se stesso. Persino gli interventi precedenti di alcune utentesse (trad. - utenti di sesso femminile) sono talmente ammissive da farti risultare, alla fine più realista del re, come si dice in tali casi.

la risposta tradisce però ancora lo stesso approccio, vale a dire far precedere l'analisi sul merito delle cose scritte dall'attenzione verso il genere (sessuale) di chi le scrive.Anche la spiegazione dell'osservare zelo "contro sè stesso" appare sufficientemente emblematica, configurando quello scenario di conflitto tra sessi che sembra davvero in odore di idelologia.

No si vede come diversamente, al di là della plausibilità maggiore o minore della analisi proposta, la medesima dovrebbe andare "contro" la categoria uomo/maschio e non semplicemente esprimere una posizione, certo come tale opinabile.Cosa perde un uomo ad affermare che le donne sono ancora fattualmente ed a vario titolo discriminate, per potersi affermare che, al di là dell'argomentare condivisibilmente o meno, è "zelante contro sè stesso"?!

Analogamente segue la definizione di "più realista del re" avente come presupposto l'altra per cui "gli interventi precedenti di alcune utentesse (trad. - utenti di sesso femminile) sono talmente ammissive..." .
La questione sul tavolo è oggetto di analisi che non vengono evidentemente accreditate ipso facto dall'appartenenza ad un sesso invece che all'altro.
Citazione:

Ma, per uscire dalle battute, rimane la nostra diversa visione delle cose anche in ordine alle supposte disparità di accesso alle gerarchie politiche e professionali, asseritamente a svantaggio del mondo femminile. Non è, infatti, sufficiente contare la presenza (o la c.d. rappresentanza) femminile nelle stanze dei bottoni per qualificare un fenomeno, ma sarebbe anche necessario sapere prioritariamente quante siano che tentano, effettivamente, di accedervi.Sulla base delle pur scarse informazioni di cui disponiamo al riguardo (nessuno mai si interroga su queste statistiche propedeutiche ai conteggi successivi) si può ragionevolmente affermare che in Parlamento, ad esempio, sieda una percentuale di donne del tutto corrispondente a quella delle donne che si interessano attivamente di politica nel nostro Paese; nè più, nè meno.
non so quale rigore scientifico (sociologico) abbia la tua affermazione, nonchè "ragionevole".A naso perdonami, non ne ha molto, suona un pò clamorosa.Ma le domande da farsi in questo caso sembrano altre, ad esempio quanto le donne siano messe in condizione socialmente e praticamente di interessarsi di politica.Un uomo può scegliere qualunque carriera gli permettano le sue capacità mentali senza per questo dover rinunciare ad avere una famiglia con dei figli ad esempio, ad una donna non abbiente spesso tale possibilità è preclusa.

Locuzioni non casuali e non certo desuete come "donna in carriera" dipingono ancora oggi l'immagine di chi si dedica alla vita professionale tralasciando o trascurando quella privata.Gli strumenti di gestione aziendale e amministrativa/istituzionale hanno ancora le forme del genere maschile che li ha creati a proprio uso e consumo:i tempi e i modi del lavoro, così come quelli della partecipazione pubblica sembrano voler postulare di fatto che ad una donna è consentito scegliere e nulla più, fare la madre oppure sviluppare la sua professionalità.Se ovviamente non esiste una norma che renda testualmente cogente tutto questo sembra davvero impossibile prescindere dalla sua evidenza come fenomeno osservabile.

Migliori servizi sociali, inquadramento flessibile e approccio diverso alla giornata lavorativa, maggiore e "calvinista" laicità nella gestione della res publica, risolvono già oggi nei paesi più progrediti tali problematiche femminili, ponendo le basi per le quali non solo è possibile osservare donne ai vertici politici e aziendali, ma ancor prima e come antefatto sociale propedeutico la gran massa delle persone (donne) normali nella facoltà di "esprimersi" meglio.

credo personalmente che oggi in Italia tale risultato dovrebbe interessare di più e prima dell'interrogarsi sull'esistenza o meno del maschilismo e su quale.Il dibattito è culturale nel senso che contiene viva, inevasa ed elusa la questione femminile fin qui e così delineata e sembra davvero attenere ad una lacuna culturale specifica del nostro tempo partorire un confronto dove ci si trovi nella fase in cui ancora si nega l'esistenza di detta questione.

alcune aberrazioni giuridiche ad essa afferenti non dovrebbero mai consentire di considerarla risolta, ma anzi compromessa, confusa e complicata come del resto appare un pò anche dalle tue parole.

in sintesi, che il termine oggetto della tua analisi si presti a cardine strumentalizzatore non dovrebbe distogliere dal significato concreto del quale il medesimo è ancora e prima segno palpitante.In una dinamica interazionale pragmatica non ci si dovrebbe interrogare su "altre declinazioni possibili" prima di aver accettato, o accettato che altri lo facciano parallelamente, la sostanza immanente cui tali declinazioni inevitabilmente rimandano.

iulbrinner 06-12-2007 19.44.56

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Per chlobbygarl
Sono ben lontano dal voler instaurare polemiche personali nei tuoi confronti – come nei confronti di chiunque altro, se non necessario – ma credo che le cose che sostieni sono tanto criticabili dal mio punto di vista, da meritare di essere evidenziate come espressione (questa sì) di un approccio ideologico alla questione in campo.
In primo luogo questa affermazione:
la risposta tradisce però ancora lo stesso approccio, vale a dire far precedere l'analisi sul merito delle cose scritte dall'attenzione verso il genere (sessuale) di chi le scrive
Sinceramente non capisco da cosa desumi una simile impostazione, dal momento che le mie tesi sono del tutto indipendenti dall’interlocutore ed hanno i medesimi contenuti sia che esso sia di sesso femminile sia che esso sia di sesso maschile. Hanno un carattere unisex – se mi passi l’espressione – e volerle vedere attagliate al genere dell’interlocutore mi sembra un modo propagandistico di interpretarle.
Su cosa perda, poi, un uomo dal sostenere che il mondo femminile sarebbe ancora oggi discriminato e, quindi, dall’agire sostanzialmente contro se stesso, nel seguito delle mie contestazioni ti apparirà più chiaro limitandomi, al momento, ad osservare che già un’interpretazione della realtà non corrispondente al vero (alius - a quanto è verificabile) significa alterare in modo pregiudizievole e compromettere in radice i termini del dibattito culturale in materia, di cui tu stesso, peraltro, sembri avvertire l’esigenza.

Tu sostieni, infatti, che…
“…Gli strumenti di gestione aziendale e amministrativa/istituzionale hanno ancora le forme del genere maschile che li ha creati a proprio uso e consumo:i tempi e i modi del lavoro, così come quelli della partecipazione pubblica sembrano voler postulare di fatto che ad una donna è consentito scegliere e nulla più, fare la madre oppure sviluppare la sua professionalità.”
Credo tu sia in errore.

Gli strumenti della gestione aziendale (da un lato) sono determinati ed assumono la forma della competizione imposta dal sistema economico di mercato, che è totalmente indifferente al genere sessuale dei competitors ma guarda solo ai risultati di gestione ed alla competitività – appunto – delle imprese.
Sostenere che il sistema economico capitalistico (perché di questo si tratta) sia strutturato nelle forme del genere maschile risulta, perciò, un’interpretazione deformata e deformante dell’effettiva realtà delle cose. E’ strutturato intorno alla logica dei risultati economici concreti e, ad oggi, per quanto esso sia criticabile per la selezione sociale che produce, non è stato ancora ideato e messo in pratica un sistema macroeconomico alternativo, su scala, capace di garantire altrettanti livelli di benessere materiale ed altrettanto diffusi socialmente.
Quando questo sistema economico alternativo – capace di prescindere dall’interesse privato e dai conseguenti criteri della competizione sul libero mercato - sarà ideato e concretamente realizzato, sarò il primo a rallegrarmene ed a sostenerlo.
Sino ad allora qualificare gli strumenti di gestione aziendale, i tempi e i modi del lavoro, come strumenti di discriminazione “maschilista” risulta, pertanto, un puro e semplice esercizio di propaganda ideologica (ossia guardare solo a ciò che interessa vedere, ignorando tutto il resto).

Gli strumenti della gestione amministrativa/istituzionale (dall’altro lato, perché non è affatto la stessa cosa) hanno talmente poco le forme del genere maschile che interi settori della pubblica amministrazione sono oggi, di fatto, in mani femminili; la scuola, ad esempio, ma anche altri settori del pubblico impiego (alcuni Ministeri, enti pubblici locali e non etc.) dove frequenti ricerche di settore indicano la presenza femminile ormai prossima o ben superiore al 60% della forza lavoro impiegata nelle più diverse posizioni, comprese quelle di responsabilità.
Non è casuale ma, anzi, paradigmatico che questo avvenga in un settore nel quale la “competitività” decade a mera appendice della logica produttiva, tanto da avere messo – ormai da anni – la PA al centro di riflessioni pubbliche sull’efficienza e sull’efficacia dell’azione amministrativa nel nostro Paese (da ultimo, il recente outing di Montezemolo in merito).
Ma sia chiaro che questo non vuole suonare come atto d’accusa nei confronti del mondo femminile che opera nelle amministrazioni pubbliche; i problemi in materia sono altri e molto complessi. Vuole significare, piuttosto, che le donne cercano e trovano spazio senza preclusione “maschilista” alcuna, guarda caso, proprio lì dove la competizione si fa più “leggera” e non qualificante.
Nell’ambito della partecipazione politica (sempre dal lato istituzionale della questione) la mia “clamorosa” affermazione circa la coerenza tra percentuali femminili nei luoghi del potere e partecipazione femminile effettiva, si fonda su alcuni indici numerici quali, ad esempio, la presenza femminile all’interno dei partiti politici. Sulla base delle poche informazioni che abbiamo al riguardo dagli apparati di partito, molto attenti a non compromettersi con un bacino elettorale così ampio come quello femminile, il numero delle tesserate all’interno di alcune formazioni non andrebbe quasi mai oltre il 20/25% del totale degli iscritti, oscillando molto più spesso intorno ad un modestissimo 10% (UDC, IDV ad es.) ed attestandosi, presumibilmente e complessivamente, intorno ad un “probabile” 15% di iscritte ed attiviste; forse anche meno. La parzialità di questi dati è complicata, inoltre, dalla recente nascita del PD, partito notoriamente privo, allo stato, di tesseramento e di iscrizioni formali.
Il quadro complessivo, comunque, è quello delineato, sicché – e qui introduco i motivi dell’autoflagellazione maschile di cui mi sembra tu sia esponente, peraltro autorevole – quando si invocano le “quote rosa” o altri tipi di accessi privilegiati, sulla base di percentuali così poco giustificative, si dovrebbe tenere presente che a tante candidature o incarichi assegnati forzosamente a donne in funzione del loro sesso (non di meriti commisurati), corrispondono altrettanti uomini estromessi da candidature o incarichi equivalenti. Come ho ricordato in qualche altro topic, questa dinamica risponde al noto principio delle c.d. “discriminazioni positive”; ossia la legittimazione a porre ostacoli, anche discriminatori, anzi, sostanzialmente discriminatori, al mondo maschile per agevolare quello femminile.
A te sembrerà giusto, a me no; anzi, mi sembra un principio altrettanto aberrante di quelle situazioni giuridiche che, secondo te, dovrebbero essere poste in secondo piano rispetto alla “questione femminile” che tu difendi con tanto ardore e che, guarda un po’ ancora il caso, non sono semplicemente situazioni giuridiche astratte, ma sono precedute e motivate, a loro volta, da precise situazioni culturali analoghe a questa, poi codificate in norme positive.

In definitiva (mi sembrava il caso di dilungarmi, dato che non esiste alcuna rappresentanza politica di queste tesi, a differenza della rappresentanza politica delle quote rosa e delle agevolazioni al femminile, praticamente onnipresente) se il mondo è strutturato in forme “competitive”, che possono rendere problematica la partecipazione femminile nel campo economico o politico, non lo si deve ad un “disegno maschilista”, ma solo alla struttura del mondo ed al suo funzionamento su basi competitive.
E credo, a differenza di te, che oggi ci si dovrebbe interrogare di più e prima dell’alibi del maschilismo, piuttosto che ipotizzare mutamenti sociali coattivamente indotti dai falsi presupposti del maschilismo stesso.

Elisina 08-12-2007 07.44.07

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
- il sistematico affidamento dei figli alla ex moglie in caso di separazione;
questo è per il bene dei figli non della moglie te lo assicuro!
- l’assegno di mantenimento alla ex moglie (oltre agli alimenti per i figli) in caso di separazione (ossia la trasformazione del matrimonio in un’assicurazione al mantenimento per le donne);
se divorziassi da mio marito dovrei io passargli gli alimenti dato che guadagno molto più di lui ( ed in questo la legge tutela l'uomo come la donna ). Se nel 90 % dei casi è l'uomo che deve mantenere l'ex-moglie è perchè spesso la moglie ha dovuto rinunciare a lavori più remunerativi per essere moglie-madre!
- l’assoluta negazione di qualsivoglia diritto agli uomini in materia di natalità; parli dell'IVG? Vorresti decidere sul mio corpo? Vorresti impormi una gravidanza o un aborto?
- la negazione al diritto al disconoscimento della paternità (contro il disconoscimento della maternità che è in vigore sin dagli anni trenta); questa senza ironia non l'ho capita... scusa l'ignoranza, dai più dettagli
- le differenze nell’età pensionabile, con i noti vantaggi al femminile;
- l’alleggerimento dei cicli formativi ed addestrativi per le donne che entrano in carriera nelle forze armate (Polizia, Carabinieri, esercito etc.); qui posso darti ragione
- l’esonero del personale femminile dai servizi di polizia più impegnativi (l’ordine pubblico)
- il sostanziale esonero da qualunque responsabilità femminile nelle dinamiche sessuali, a fronte di responsabilizzazioni afflittive per gli uomini;
questa poi rotolo_ me la devi proprio spiegare che significaHaha!
- la condanna del cliente e l’assoluzione della prostituta;
Su questo argomento dovremmo aprire un topic... ma perchè ci sono così tanti clienti? e ci sono sempre stati nei secoli!
- le carriere aperte e facilitate dalla disponibilità sessuale (sì, anche questo è un privilegio; vorrei poterne godere anch’io…); Bè questo è colpa del fatto che voi uomini pensate di più con @@ che con il cervello
- quote riservate in numerosi concorsi pubblici;
nei concorsi pubblici sono altre le quote riservate
- facilitazioni finanziarie a fondo perduto alle imprenditrici;
etc. etc. etc. potrei continuare a lungo.
Se questo è il quadro all’interno del quale si giustificherebbe l’aggressione misandrica contenuta nel termine maschilismo, sinceramente la trovo un’argomentazione piuttosto discutibile; ma lei potrà eventualmente spiegarlo (magari - nel caso e sin dove le risulterà possibile - senza ricorrere ancora una volta all’equivoco strumento concettuale del “maschilismo”).

P.S. -
"Chi l'ha detto che RAZIONALE è meglio di IRRAZIONALE? Questo è maschilismo pensare che le caratteristiche tipiche della donna siano peggiori rispetto a quelle dell'uomo!" (Elisina)
Infatti non l'ha detto nessuno; te lo sei immaginato tu e sei partita in quarta con il maschilismo.

Tu hai detto che ti tacciano di maschilismo quando lo dici. Ti suggerivo solo di rispondere in questo modo quando ti capita;)

Davvero sintomatico e dimostrativo
sintomatico e dimostrativo è che hai aperto almeno due topic su questo argomento! Hai avuto qualche problemino con una donna?donnatimido_
Spero di no dai scherzo.

Comunque vorrei dirti che da quando ho avuto un bimbo sto scoprendo il ruolo unico ed imprescindibile della donna. La mamma è davvero insostituibile. Forse prima ero più " femminista"...
ciao
PS potrò leggere la tua risposta solo tra qualche giorno ( non mi collego spesso)

nevealsole 08-12-2007 09.52.28

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
premetto che butto là una pseudo provocazione che mi è venuta in mente leggiucchiando qua e là le varie discussioni, di questa ho seguito poco - lo ammetto.

E se maschilismo fosse ritenere autorevole solo il modo di pensare femminile che si avvicina al pensiero maschile sul modo di pensare femminile?

donella 08-12-2007 13.57.03

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Non ho letto altro che la domanda.

Credo che il maschilismo sia quello che emerge qui:

http://www.riflessioni.it/forum/psicologia/11965-il-denaro-come-misura-del-desiderio.html

Ovvero:
chiedersi come sia qualcosa (non importa COSA) nella visione femminile.....
e rispondersi tra soli.... (al maschile dunque).... ostentatamente presumendo che una femmina sia omertoso/condizionata nel rispondere.... e vagamente incazzandosi per non essere stati lasciati.... tra maschi.... a discuterne_esclama

sentieroluminoso 09-12-2007 23.28.04

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
Per quanto riguarda, infine, la nuova disciplina sull'affido congiunto, si tratta, effettivamente, di un significativo passo in avanti sulla strada del riequilibrio. Ma è un passettino piccolo ed estremamente timido, dal momento che la normativa in questione rimane largamente disapplicata, per questioni complesse che attengono alla c.d. "conflittualità coniugale", certificata troppo spesso da stuoli di assistenti sociali donne, con finalità chiaramente solidaristiche con il proprio sesso. Per chi volesse saperne di più in proposito, suggerisco una visita ad uno dei tanti siti web dei padri separati (www.gesef.it ad es.), dove la materia è ampiamente trattata e dove si scoprirebbe che anche dopo l'introduzione della legge 56 le percentuali degli affidi congiunti sono estremamente basse, rispetto agli affidi materni, e dove anche la materia patrimoniale potrebbe essere osservata nella sua effettività.


Mi piacerebbe conoscere in particolare dove è pubblicata all'interno del sito di gesef la statistica relativa all'applicazione (o mancata applicazione) della nuova legge sull'affido condiviso. Io ne ho invece letta una del 31 luglio del 2006 (fonte sole 24 ore) dove anche a distanza di pochi mesi si evidenziava: "lo hanno disposto (l'affido condiviso), nel 90% dei casi, a Genova, Torino, Firenze, Bari, Cagliari, Trieste o Trento. Il presidente Siniscalchi precisa che anche a Milano l'istituto è molto applicato. Si differenziano Ancona(con l'11-%) e Roma (con il 60 per cento)" (archivio oua/sole). Mi piacerebbe leggere con attenzione anche dove si parla di mediazione familiare istituzionale obbligatoria che possa inficiare la disposizione dell'affido condiviso (nel sito di gesef o altrove), a me risulta che in caso di contenzioso si possano produrre riscontri di parte, si può usufruire della mediazione familiare nel caso si vogliano cercare soluzioni non giudiziali avulse dal procedimento di affidamento. Mi sembra comunque ci sia una sentenza del tribunale di Bologna già del 2006 con la quale si dispone che la conflittualità coniugale non è più motivo sufficiente per l'affido esclusivo(sentenza di Bologna). Non c'è infine nessun fondamento scientifico nel ritenere che la professionalità femminile sia soggetta ad oscillazioni legate alla solidarietà di genere, qualora si fosse in grado di produrlo, sarei curiosa di verificarne la bisessualità.

Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
a mio avviso irrazionalità sta, in questo caso, come sinonimo di "emotività - maggiore aderenza comportamentale al dato emotivo piuttosto che ai fatti"; per contro, sempre in questo contesto di significati, razionalità sarebbe il sinonimo di "pragmatismo - maggiore aderenza ai fatti piuttosto che al dato emotivo". Un completo ribaltamento di prospettiva verso la vita che connota esattamente una "essenza" propria dell'essere femminile, così come un'essenza propria dell'essere maschile. A me questo dato sembra di palmare evidenza, senza inoltre considerare che tali differenziazioni costitutive dell'identità sessuale sono ormai confermate da numerosissimi studi nelle più diverse discipline d'indagine scientifica

I dati relativi alle peculiarità di genere sono di palmare evidenza per me e sono certa lo fossero anche per Rousseau, immaginavo si deducesse già con chiarezza da quanto scritto. E' sul concetto di libertà, e di possibilità di affrancarsi dagli istinti (che comunque esistono "a palmo") cui le tesi dell'illuminismo fanno riferimento, in base a questo principio attraverso la ragione l'essere umano può (ammesso che lo voglia e che possegga sufficiente ragione) svincolarsi dal programma dell'istinto naturale e perfezionarsi. La distinzione tra le bestie e l'uomo starebbe nell'impossibilità di essere totalmente compresi in una categoria, tanto da non potersene emancipare. Vorrei poi chiarimenti ulteriori in merito all'accezione personale della parola irrazionalità, assegnata d'ufficio alle donne in qualità di emotività. Vorrei capire in quale ambito tale emotività maggiore rispetto all'aderenza al lato pratico maschile, verrebbe assegnata. Mi piacerebbe mi fosse spiegato in che modo Condoleeza Rice o Angela Merkel manifestino l'ineludibile emotività nell'assolvere i loro compiti istituzionali, chiederò anche alla mia amica Giorgia dove mette la sua endemica emotività, quando in terapia intensiva neonatale i bambini muoiono. Mi piacerebbe leggere i fondamenti scientifici sui quali basi questi enunciati, ed avere una copia del tuo personale vocabolario, decisamente più creativo e bizzarro rispetto ai tradizionali dizionari, cui fai riferimento per le doverose traduzioni.

iulbrinner 10-12-2007 13.14.16

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da nevealsole
premetto che butto là una pseudo provocazione che mi è venuta in mente leggiucchiando qua e là le varie discussioni, di questa ho seguito poco - lo ammetto.

E se maschilismo fosse ritenere autorevole solo il modo di pensare femminile che si avvicina al pensiero maschile sul modo di pensare femminile?


Citazione:

Ovvero:
chiedersi come sia qualcosa (non importa COSA) nella visione femminile.....
e rispondersi tra soli.... (al maschile dunque).... ostentatamente presumendo che una femmina sia omertoso/condizionata nel rispondere.... e vagamente incazzandosi per non essere stati lasciati.... tra maschi.... a discuterne

Nell’avvicinarsi al concetto di maschilismo nevealsole e donella manifestano diverse cose in comune:
la prima è che intervengono entrambe senza avere letto – o quasi – gli altri interventi (donella si è addirittura limitata alla domanda iniziale);
la seconda è che entrambe postulano la sussistenza di una distinzione chiara e fondativa tra i sessi che investe lo stesso “modo di pensare”, ossia un assunto che, se portato alle sue logiche conseguenze, le dovrebbe condurre entrambe a conclusioni completamente diverse sul tema in discussione.

Ciò premesso, fornisco la mia risposta ad entrambe.
Chi sarebbe, cara nevealsole, che conferisce patenti di autorevolezza nella vita? Esiste un organismo, un personaggio carismatico, una commissione o un comitato che stabilisce chi è autorevole e chi non lo è? Oppure l’autorevolezza è data, ordinariamente, da capacità universalmente o diffusamente riconosciute come tali?
Nel caso specifico - un’opinione intorno ad una determinata questione - non credi che l’autorevolezza consista nella capacità di convogliare consenso generale intorno ad un’idea, sulla base di argomentazioni fondate e verificabili, tali da essere persuasive e convincenti per chi le ascolta?
E non credi, quindi, che l’autorevolezza debba essere conquistata, nella vita, così come ogni altro traguardo di rilievo sociale?
O, forse, pensi – e qui rispondo, in parte, anche a donella – che una donna non debba “costruirsi” la propria autorevolezza con argomentazioni fondate, capaci di persuadere anche un uomo, qualunque sia l’argomento in discussione?
Perché – vedi donella – vedere del maschilismo in chi non la pensa come te e, invece di misurarsi sugli argomenti, starsi a lamentare del fatto che non la pensano come te, non è – a mio avviso – un modo autorevole di affrontare le questioni.
Se, poi, tu ritieni che le questioni al femminile non debbano essere avvalorate con argomenti adeguati ma debbano essere accolte ed accettate in modo acritico, allora l’autorevolezza non c’entra nulla. La validità di una posizione si autogiustificherebbe senza discussioni; una specie di atto di fede dogmatico.
Anch’io mi trovo a confrontarmi, su questo topic, nuotando come un salmone controcorrente rispetto alle posizioni generali. Ma, indipendentemente dal fatto che io sia o meno autorevole, non mi lamento se chlobbygarl (che, pure, è un uomo) o altri contestano le mie opinioni tacciandoli, chessò, di alimentare pregiudiziali antimaschili; controbatto questo dissenso con le mie idee e tento di dimostrarne la fondatezza.
Oltre, certo, non posso (né voglio) andare ma, personalmente, sono convinto che alla lunga sono le idee migliori ad emergere; non chi le sbandiera con foga, con impeto discorsivo, con fanatismo ideologico o accampando presunte posizioni pregiudiziali dell'interlocutore (non c’è alcun riferimento ai partecipanti – è una considerazione di ordine generale). Solo chi le ha migliori, più fondate, delle altre, com’è sempre avvenuto nella storia degli esseri umani, e così dovrebbe essere, a mio avviso, anche per le donne.

P.S. - Un parziale buon esempio di opposizione sui contenuti (solo in parte sui contenenti) è dato da sentieroluminoso, che invoca giustamente dati, cifre e riscontri oggettivi (magari lasciandosi andare a qualche giudizio di valore sulla asserita bizzarria del mio vocabolario, che lei evidentemente non condivide...). Le risponderò quanto prima; al momento credo sia utile, per chi fosse interessato alla discussione, seguire i link che lei stessa indica, dove potrà trovare come sentieroluminoso abbia omesso di riportare elementi significativi che fotografano una situazione un pò diversa di quella che lei (lui?)interpreta; ad esempio, che il 90% degli affidi congiunti riguarda solo "la prima fase dei divorzi e delle separazioni conflittuali". Nelle fasi successive la situazione è differente, ma mi riservo, appena avrò il tempo sufficiente di supportare con dei dati la questione, di metterla/o al corrente.
Anche la sentenza di Bologna è illuminante in materia; invito davvero chiunque a leggerla....grazie sentiero, a più tardi.

iulbrinner 11-12-2007 13.59.51

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Ecco la preannunciata risposta a sentieroluminoso.
A dimostrazione di come sia facile far apparire attraverso i numeri e le interpretazioni di comodo dei numeri stessi false fotografie della realtà, pubblico il testo di un’interrogazione parlamentare a risposta immediata concernente la legge sull’affido condiviso, dibattuta presso la II^ Commissione della Camera dei Deputati – Giustizia – solo un paio di mesi fa, dove la situazione effettiva sullo stato di applicazione della legge 54 e l’attendibilità di certe statistiche appare nella sua effettiva concretezza, anche attraverso la risposta del Governo:

“II Commissione - Mercoledì 26 settembre 2007
Erminia MAZZONI (UDC) … intende evidenziare come la legge 8 febbraio 2006, n. 54, recante norme sull'affidamento condiviso dei figli nel caso di separazione tra i coniugi, a più di un anno di distanza dalla sua entrata in vigore, risulti ancora scarsamente osservata nei diversi Tribunali.
Interrogazione 5-01503 Mazzoni: Sull'applicazione della legge 8 febbraio 2006, n. 54.
TESTO DELLA RISPOSTA
In risposta all'interrogazione dell'onorevole Mazzoni, relativa all'applicazione dell'affido condiviso di cui alla legge 8 febbraio 2006, n. 54, faccio presente che il Ministro ha già compiuto i necessari passi per avviare una verifica sull'attuazione della nuova normativa.
In particolare, ha dato disposizioni alla Direzione Generale di Statistica di effettuare un monitoraggio sull'affidamento dei figli nell'ambito dei processi di separazione ed ha anche assegnato al Dipartimento per la Giustizia Minorile il compito di provvedere al commento dei dati rilevati.
Una tale rilevazione - che finora sarebbe stata intempestiva e poco significativa, stante l'entrata in vigore della normativa da poco più di un anno - richiede, però, i suoi tempi fisiologici, anche perché, nella fase iniziale, è necessario impostare le modalità informatiche per la raccolta dei nuovi dati nei vari uffici giudiziari.
Peraltro, secondo quanto comunicato dalla Direzione Generale di Statistica, è in corso a cura dell'ISTAT una rilevazione dei procedimenti esauriti di separazione e divorzio, i cui risultati relativi all'anno 2006 dovrebbero essere diffusi a breve.
Inoltre, come comunicato dal Ministero delle Politiche per la Famiglia, anche a livello locale sono state già avviate alcune rilevazioni, a cura, ad esempio, di associazioni di avvocati.
Premesso tutto ciò, interessa evidenziare che il legislatore, nel prevedere l'affidamento condiviso, ha inteso introdurre uno strumento di composizione delle crisi della coppia dei genitori volto a garantire il concreto e specifico interesse dei minori, ma non ha certo ritenuto di indicarlo come l'unico o il migliore.
In questo settore, infatti, e forse ancor più che in altri, è necessario evitare qualsiasi generalizzazione, poiché ogni decisione deve risultare adeguata alla realtà del caso concreto ed ad ogni sua sfaccettatura.
Appare, pertanto, impropria sia la denuncia di «inosservanza» della legge 54/06, sia la richiesta di un'applicazione «omogenea» della stessa e ciò non solo per le considerazioni svolte, ma anche perché, come risulta dall'esame delle raccolte giurisprudenziali, gli uffici giudiziari hanno, comunque, dato un'interpretazione e un'attuazione assolutamente favorevole all'affidamento condiviso.“

…ed ancora, tratto da un’ANSA del 27 settembre:
(ANSA) - ROMA, 27 SET - La responsabile Giustizia dell'Udc Erminia Mazzoni continua ad esprimere perplessita' sul fatto che la legge sull'affido condiviso resti inapplicata nonostante l'assicurazione del ministero della Giustizia…. nonostante la risposta - spiega la parlamentare - permangono perplessita' circa gli effetti della mancata applicazione della legge, che ha il fine di garantire ai figli il diritto di mantenere significativi rapporti con entrambi i genitori''.

Mi sembra che ogni commento sui dati riportati dal Sole 24 ore nel mese di luglio – interpretabili a piacimento come ogni altro dato – sia del tutto superfluo.

Per quanto riguarda il concetto di razionalità/irrazionalità su cui, inoltre, sentiero chiede precisazioni, osservo quanto segue:
Dal concetto di "razionalità" originariamente descritto da Max Weber nella prefazione de "l'Etica protestante e lo spirito del capitalismo" al medesimo e diverso concetto enucleato più recentemente da J. Habermas (Teoria dell'agire comunicativo), il dibattito filosofico (almeno quello di cui sono a conoscenza io) non è, ad oggi, riuscito a formulare un concetto di razionalità e, conseguentemente, di "irrazionalità", universalmente accettato in forma univoca dalla comunità scientifica e depositabile senza riserve nel comune patrimonio linguistico.
Per sottolineare l’ambiguità del concetto, ricordo, inoltre, che è di comune conoscenza come la "razionalità" intesa in un senso psicologistico (razionalizzazione), individui un sistema difensivo dell'ego piuttosto che un valore aggiunto della logica individuale.
Postulando, tuttavia, che un significato accreditato identifichi la "razionalità" come ottimizzazione dei mezzi in vista del fine - accezione che sembra corrispondere in qualche modo anche al comune sentire del termine - rimane del tutto impregiudicata la pluralità dei fini ed, ergo, l'assoluta impossibilità di assolutizzare il concetto come puntuale corrispondenza alla logica astratta.
In altre parole, esistono tante logiche quanti sono i fini da perseguire, i quali non tutti hanno ad oggetto il raggiungimento di risultati pratici ma anche, spesso, di risultati immateriali o psicologici o, se si preferisce, affettivi.
Spero che la bizzarria della risposta corrisponda alle attese di senderoluminoso….

P.S. - per quanto riguarda Condoleeza Rice o Angela Merkel, mi auguro che non vorrai sostenere che queste due donne siano l'unità di misura del genere femminile. Perché in tal caso potrei sentirmi automaticamente un genio, ricordando che Einstein o Pitagora o Von Braun o Beethoven o Bill Gates o Meucci o eccetera eccetera eccetera erano/sono tutti uomini........

donella 12-12-2007 00.24.24

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
[quote=iulbrinner]Nell’avvicinarsi al concetto di maschilismo nevealsole e donella manifestano diverse cose in comune:
la prima è che intervengono entrambe senza avere letto – o quasi – gli altri interventi (donella si è addirittura limitata alla domanda iniziale);
la seconda è che entrambe postulano la sussistenza di una distinzione chiara e fondativa tra i sessi che investe lo stesso “modo di pensare”, ossia un assunto che, se portato alle sue logiche conseguenze, le dovrebbe condurre entrambe a conclusioni completamente diverse sul tema in discussione.

Caro Iul... del quotato sottolineato, perdonami, ma malgrado ogni impegno non riesco a trovargli un senso compiuto.

Tu leggi (?) dentro il pensiero di entrambe.
Io... mi sento autorizzata a parlare solo per me.

Mai pensato (giuro) che in ogni uomo alberghi un maschilista.
Per dirla tutta.... neanche ho avuto grandi spunti, nel reale personale, per domandarmi del "maschilismo". Forse ne ho avuti di più per domandarmi della "crisi del maschio".

Forse per questo avevo visto questa discussione e, semplicemente, non lo vivevo come tema per me "caldo" nè al quale avrei potuto contribuire sentitamente.

Partecipo ad un'altra discussione (quella linkata) ... e mi trovo con incredulità autentica a "sentire" che il contributo femminile è ...neanche "tollerato".... direi proprio "MAL tollerato".... giacchè dei tre uomini che partecipano... tolto l'autore del tema che ha seraficamente posto un interrogativo.... degli altri due che ricordo..... uno (che normalmente mi è anche simpatico) lì riesco a figurarmelo in piedi e di traverso, braccia serrate davanti al torace e sguardo diffidente nel pronunciare un sostanziale "taci femmina, che tu freghi: tu parli per confondere".... e l'altro... bah... l'altro ingaggia un braccio di ferro con me... del tutto estraneo all'argomento di discussione poichè il suo argomento divento IO, ma soprattutto - ritengo - del tutto dimentico del fatto oggettivo che ogni discussione diverrebbe una mostruosa agonia se a tutto il probabile e l'improbabile che già inevitabilmente emergono in ogni tema.... ci si aggiungesse anche tutto il probabile e l'improbabile che ognuno ritenesse di poter arbitrariamente esternare sull'altro (NON sull'argomento, quindi).

Fin qui niente di strano : magari accade in tante discussioni, e il maschilismo non ti viene neanche in mente (e magari c'è, ma neanche te ne avvedi): incontro un intollerante che si urta perchè non osanno la sua tesi o addirittura ne formulo una contraria? MAI MAI MAI pensato che sia un problema di genere piuttosto che di personalità individuale!

La "specialità" della discussione linkata era.... che ne fosse oggetto il "femminile".

Ora, Buon Dio, se il femminile fosse un uovo di zanzara.... beh capirei il consesso di scienziati che, infastidito dal ronzio, schiacciasse la zanzara sotto il vetrino da microscopio e spazientito tuonasse "zitta tu, adesso ti guardo bene io".

Poichè il "femminile" ....dovrebbe essere, invece, il nucleo atavico di una femmina,.... e poichè la femmina è anche dotata di parola, ....e poichè è anche disponibile a mettersi in gioco per cercare di rispondere a quella domanda... ecco là che (parlo per me) quando senti che la tua parola di femmina è equiparata in fastidiosità al ronzio di zanzara e senti che è pronto il vetrino sotto il quale schiacciarti..... poichè - ripeto - si parlava di femminile , il concetto di "maschilismo" d'improvviso illumina anche chi, come me, davvero non lo pensa mai.

TUTTO QUI.

Citazione:

Perché – vedi donella – vedere del maschilismo in chi non la pensa come te e, invece di misurarsi sugli argomenti, starsi a lamentare del fatto che non la pensano come te, non è – a mio avviso – un modo autorevole di affrontare le questioni.
Se, poi, tu ritieni che le questioni al femminile non debbano essere avvalorate con argomenti adeguati ma debbano essere accolte ed accettate in modo acritico, allora l’autorevolezza non c’entra nulla. La validità di una posizione si autogiustificherebbe senza discussioni; una specie di atto di fede dogmatico.

Credo di dover capire che non hai letto la discussione. O almeno cordialmente lo spero (che sia solo che non tu non l'abbia letta), e non per me.

In ogni caso, al di là di questa e di ogni altra discussione, e poichè ti sei molto e volentieri (sembra) intrattenuto sul tema dell'autorevolezza (...sarà un caso?...), non credi che una delle forme più elementarmente eleganti e persuasive di Autorevolezza consista nel dar spazio all'eventuale propria attraverso gli argomenti del proprio ragionare SUL TEMA ....piuttosto che rabberciarne un fumus dispensandone l'inapplicata ricetta in formato tascabile (e fregandosene del TEMA, usato invece come palcoscenico)?

ciaociao

elair85 12-12-2007 09.09.25

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da leibnicht
Non è vero. Le differenze di genere vanno ben al di là degli organi genitali e le principali, in realtà, riguardano l'organo più nobile, ossia il cervello.


Il cervello: hai conosciuto tutti gli uomini e tutte le donne per poter affermare una cosa del genere? NO, quindi il giorno in cui avrai conosciuto tutti gli uomini e tutte le donne di tutti i tempi allora potrai affermare una cosa del genere... LA PSICOLOGIA, I fantastici libricini di psicologia che TEORIZZANO su cose che non si possono provare (ripeto a meno che per le loro statistiche non analizzino tutti gli uomini e tutte le donne del mondo).. quindi prendere per verità assoluta e universale ciò che si vocifera tra un libro e l' altro... mi sembra alquanto superficiale.


Citazione:

Originalmente inviato da leibnicht
Assurdo ritenere che sia ignorante chi "generalizza". Non avremmo la matematica, nè la fisica, nè ogni altra scienza se non fossero ammesse generalizzazioni.
Esse, infatti, nell'ambito conoscitivo vanno sotto il nome di "regole", "leggi di natura", "norme".
Per quanto concerne l'ambito più bislacco dei fenomeni culturali, in senso antropologico, le generalizzazioni (pregiudizi) ci permettono di orientarci nel mondo, regolare, in qualche modo, le nostre azioni e le nostre attese rispetto a quelle degli altri.
Anche affermare che è ignorante chi adoperi generalizzazioni è una generalizzazione.
Ma ben venga, se proprio la si vuole.
Non è sciocco avere pregiudizi, ma credervi fermamente.


1- L' essere umano non è un' equazione, non va studiato matematicamente.
2- Per orientarsi si usa il proprio cervello e non i pregiudizi o i luoghi comuni
3- E' per colpa dei pregiudizi e del poco sforzo che la gente fa a prensare con la propria testa che il mondo rimane indietro, immerso nella bigottagine, nelle discriminazioni, nei luoghi comuni, e nella poca originalità...Anzichè stare a pensare a come è suddiviso il cervello dell' uomo e quello della donna (OGNUNO HA IL SUO, NON CE N'E'), cosa che non si potrà mai provare concretamente, cominciassero tutti a studiarsi il proprio di cervello...

è forse possibile dire "le donne sono TUTTE comprensive, aperte mentalmente, sensibili, precise, ordinate" come mi è capitato di leggere? No, direi proprio di no, di queste caratteristiche me ne appartiene forse una, dovrei preoccuparmi per caso? eppure potrebbe essere vantaggioso essere visti in un modo "per partito preso", a priori... ma tale affermazione non si può fare senza conoscere ogni singolo individuo...

sentieroluminoso 12-12-2007 23.26.08

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Lo stralcio riportato relativo all'interrogazione parlamentare sull'applicazione della legge 54 non aggiunge a mio avviso dati sostanziali, si ipotizza un basso tasso di applicazione ed il ministro disporrà una serie di monitoraggi e rilevazioni. Purtroppo ad oggi a parte i dati Istat pubblicati, con le supposte incongruenze relative all'applicazione in vari stadi dell'iter divorzile, non si sa molto di più. Una riflessione però scaturisce logica da tutto ciò, la legge 54 è stato essenzialmente un passo avanti rispetto alle normative precedenti in materia, che creavano uno sbilanciamento reale nei diritti dei due coniugi, ha sancito il rispetto della bigenitorialità, ha equiparato il diritto/dovere del padre all'educazione dei figli con l'istituzione del tempo condiviso, la legge aveva tra l'altro un effetto retroattivo, dalla sua emanazione si poteva richiedere la revisione delle condizioni di affido, per le separazioni antecedenti di tre anni, dove non sancite già dal divorzio.

Il fatto che ci siano ancora tanti affidamenti esclusivi, lascia riflettere su quanto ancora ci sia da lavorare nel sentire comune, perchè anche a livello culturale, sentimentale ed operativo gli uomini sentano di poter far fronte alla genitorialità totale, quella impegnativa non solo a livello economico, quella che rappresenta per noi donne il maggiore elemento ostativo per la piena realizzazione professionale. Per molti forse torna più comodo versare un assegno mensile, piuttosto che gestire due figli completamente, tre giorni a settimana, due week-end su quattro. Il passaggio da papà bancomat a papà congiunto è ancora un percorso tortuoso, a mio avviso scomodo per molti.

Per quanto invece concerne il principio di razionalizzazione nato da Weber, lo ritengo molto lontano dal significato citaz.brinner: "più corrente e diffuso del termine" razionalità, non è pertinente, la razionalizzazione attiene ad un sistema o un'attività e le pratiche ed accorgimenti per renderli più funzionali, si disquisiva sul maggiore o minore possesso delle qualità razionali riferendosi a persone (maschi o femmine), la presunta irrazionalità della donna nelle tesi precedenti avrebbe dovuto significare una maggiore aderenza ai dati emotivi, interpretazione disomogenea rispetto ai comuni parametri di riferimento. Tuttavia, qualora ci si volesse divertire ad ipotizzare un fanta-linguaggio, io invece interpreterei i processi mentali femminili alla luce della creatività, fantasia, inventiva, genialità ed estro, credo enormemente all’intelligenza femminile (non meno che a quella maschile), ma in questa fanta-accezione il fatto che l'occupazione femminile italiana ammonti allo scarso 45,1% (contro il 57,8% in Francia, il 60,2% in Germania e il 72,8% in Danimarca - dati Eurispes) risulterebbe un danno proprio per i risultati di gestione di cui si parlava.

Questo accade a mio avviso, perchè l'Italia è ancora essenzialmente spaccata a metà, i servizi alla famiglia ed all'infanzia (in ambito pubblico ma anche privato) sono molto carenti e le spese per l'istruzione ed il sostegno all'occupazione sono bassissime. Nei confronti dei paesi europei siamo penultimi seguiti solo da Malta (Fonte Eurostat), in testa alla statistica ci sono i paesi scandinavi, da sempre considerati stati familisti, dove le politiche fiscali sono anche volte al finanziamento della spesa sociale per l'offerta di servizi alla famiglia ed all'infanzia. L'introduzione delle quote rosa lì non è stato come in Italia un passaggio meramente convenzionale, ma l'esigenza di formalizzare una paritaria presenza di fatto nel tessuto sociale ed economico. Di fatto qui i nostri governi (ed i premier uomini) hanno solo convenzionalmente assegnato i soliti ministeri senza portafoglio alle donne, quelli tradizionalmente ritenuti "femminili" (sanità- pari opportunità - talvolta scuola, tra i più importanti ed altri tre marginali su 20).

Anche per le guide femminili degli enti pubblici, regionali (Mercedes Bresso in Piemonte) e cittadini (Rosa Russo Iervolino a Napoli, Letizia Moratti a Milano e Marta Vincenzi a Torino) si tratta di una presenza simbolica, per i consigli comunali, soltanto Torino supera il 20% di presenza femminile, per il resto a Roma e Milano ci sono soltanto 7 donne su 60 consiglieri, mentre a Napoli, addirittura, non c’è nemmeno una donna, sindaco a parte. Detto questo e constatato l'esponenziale incremento delle separazioni e divorzi, del considerevole tasso di famiglie monoparentali, dell'auspicata sempre maggiore applicazione della nuova legge bigenitoriale, è ipotizzabile che tra un po' di tempo anche gli uomini si dovranno preoccupare di conciliare le esigenze familiari con la competizione imposta dal sistema economico, totalmente indifferente al genere sessuale ma che guarda solo ai risultati di gestione ed alla competitività.

iulbrinner 13-12-2007 16.50.24

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Non me ne voglia la diretta interessata, ma dal mio punto di vista il modo di procedere argomentativo di sentieroluminoso è uno spaccato ideale e paradigmatico, quasi una dimostrazione di laboratorio, della modalità ideologica di guardare alla realtà, evitando, in tal modo, di osservarla lì dove ci sono cose che non si vogliono vedere.
Proviamo a verificare in che senso.
Io propongo un topic nel quale si discuta del concetto di maschilismo, del suo “eventuale” uso manipolativo finalizzato a sottrarre il mondo femminile a qualunque serio approccio critico (non per fare della ricerca filologica) e lei ci dice che il corretto significato del termine (il restyling del concetto) è il “sessismo”, ignorando bellamente che questo è esattamente l’argomento del topic: ossia l’eventuale utilizzo sessista della parola maschilismo.
Naturalmente per lei ne consegue, come dogma intangibile, che sono le donne ad essere sempre vittime del sessismo, ignorando, ancora, che qui si sta cercando di verificare – o di smentire, con argomenti fondati - la sussistenza del fenomeno contrario.

Qualcuno sostiene che il mondo sarebbe dominato da privilegi al maschile e quando io, contraddicendo questa usuale ed infondata affermazione, invece elenco una serie (solo parziale) di evidenti e conclamati privilegi al femminile – codificati in norme e non codificati – sentieroluminoso emerge sbandierando il sole 24ore per escludere, numeri alla mano, che l’affido dei figli, in caso di separazione, sia ancora largamente esclusivo in favore della madre (con tutte le conseguenze morali, psicologiche e patrimoniali a danno dei padri, che forse molti non conoscono).

Io le faccio notare, documentando la questione con atti istituzionali, che lei si sbaglia e lei che fa…? Ci dice che:
“….Il fatto che ci siano ancora tanti affidamenti esclusivi, lascia riflettere su quanto ancora ci sia da lavorare nel sentire comune, perchè anche a livello culturale, sentimentale ed operativo gli uomini sentano di poter far fronte alla genitorialità totale…”
così continuando ad ignorare, oltre a capovolgere completamente il senso del suo precedente intervento, che la legge 54 è il risultato minimale ottenuto dalle associazioni dei padri separati (e non da quelle delle donne) a seguito di battaglie civili che li vedono impegnate da anni, con risvolti personali anche drammatici per alcuni di loro, contro resistenze culturali ed ideologiche “politicamente corrette” di qualunque tipo.

Io postulo la sussistenza di una diversità di base tra il maschile ed il femminile, fondata su un diverso orientamento alla vita che osserviamo tutti i giorni, e la racchiudo all’interno di una sintesi verbale (razionalità vs irrazionalità, ossia tutto ciò che ho già detto e spiegato) ….e lei che fa?
Comincia a discettare sul significato terminologico dei termini, andando alla ricerca del cavillo semantico come un azzeccagarbugli della parola, ignorando completamente il senso della questione.
Poi, quando proprio non può più fare a meno di continuare ad escluderlo dal suo campo visivo, afferma che:
“…….qualora ci si volesse divertire ad ipotizzare un fanta-linguaggio, io invece interpreterei i processi mentali femminili alla luce della creatività, fantasia, inventiva, genialità ed estro, credo enormemente all’intelligenza femminile……”
arrivando, con un percorso logico che sinceramente non comprendo nella sua traiettoria, dalla critica al concetto di irrazionalità femminile, alle statistiche sull’occupazione lavorativa femminile in Italia, sino alle quote rosa.
Peccato che in questo percorso così accidentato sentieroluminoso abbia omesso di considerare l’elemento della “competitività”, su cui mi ero soffermato in precedenza, nell’analizzare le questioni della partecipazione femminile all’economia ed alla politica. Non posso che invitarla a rileggersi quanto ho già scritto in proposito laddove, uscendo dal labirinto ideologico in cui si è racchiusa, volesse prendere in considerazione un altro punto di vista sull’argomento (non per condividerne il senso, ci mancherebbe, ma per fare almeno finta che non esiste solo un modo – il suo - di guardare alla questione). Poi, ognuno rimanga della sua idea; ma almeno lo sforzo di misurarsi sugli argomenti concreti ed effettivi andrebbe fatto, secondo me.

C’è solo un punto sul quale convergo, seppure con qualche riserva, sulle tesi di sentieroluminoso ed è quello che riguarda “la carenza dei servizi alla famiglia ed all’infanzia”. In questo caso anch’io sostengo che ce ne sarebbe un urgente bisogno, proprio per liberare potenzialità femminili oggi inespresse.
Ma che questo dipenda da un disegno “maschilista” (tanto per rientrare in tema) e non, piuttosto, dalla scarsità cronica di risorse pubbliche in Italia, lo trovo davvero poco sostenibile.

Ringrazio, comunque, sentiero per la dimostrazione assai preziosa di come si possa interpretare la realtà in modo tanto fazioso da risultare, per alcuni, persino convincente.
Basta ignorare ad arte quanto non torna utile.

P.S. – chiedo a donella di pazientare ancora per la risposta che intendo darle (ho talmente poco tempo, causa lavoro), perché ho trovato il suo post particolarmente interessante. A dopo.

kore 14-12-2007 07.27.56

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Volevo dire la mia su un solo punto della lista di privilegi citati da Iul:

Citazione:

l’assoluta negazione di qualsivoglia diritto agli uomini in materia di natalità;

Il diritto in materia di natalità, gli uomini lo hanno gestito malissimo, per questo c'è una legge che tutela le donne. Da cosa?
Esempio pratico: il mio lui vuole un figlio, io non lo voglio, non ancora, e lui lo sa. Un bel giorno PER ERRORE (AH quanti figli non voluti e nati per sbaglio!!!) il preservativo si rompe e magari nessuno se ne accorge. Resto incinta ma voglio abortire perché non ho una casa, non ho un lavoro, non mi sento pronta a fare la mamma, insomma! A quel punto il mio lui si trasforma, pretende questo figlio, non mi concede il permesso di abortire. Io sono costretta a FARGLIELO. Quali pesanti ripercussioni avrà sulla mia vita? Tu dirai, bene, dopo il figlio se lo prende lui. Il figlio a cui, magari, verrà detto un giorno: io ti ho voluto, tua madre no.
Una legge siffatta tutela da questi abusi, da queste violenze, che possono capitare eccome.
Io non permetterò che si ritocchi questa legge, va contro i miei principi di giustizia. Non si constringe qualcuno a diventare genitore contro la sua volontà. Tu mi dirai: ma le donne lo fanno! Le donne se lo portano in grembo, se il padre non vuole il figlio è liberissimo di ignorare la cosa. Volete ritoccare la legge sul test del DNA? Liberissimi. Se c'è un referendum lo voto anche io.
Ma che io debba fungere da incubatrice umana per un figlio che non voglio, sia chiaro, questo mai.
Se passa una simile legge è la volta buona, davvero, che emigro.

iulbrinner 14-12-2007 18.24.38

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
per donella
Ho preso un pò di tempo per il semplice fatto che non avevo letto il topic che hai linkato e dal quale dovrebbe emergere che "il contributo femminile sarebbe mal tollerato" in una discussione che riguarda proprio il femminile, configurando così quello che tu descrivi come maschilismo del più bieco, da non poter essere ignorato neanche da te, che pure ti dichiari immune da ogni sessismo. Cerchiamo di verificare se corrisponde al vero (al vero delle cose scritte) o se si tratti di qualcos'altro.

Da quel poco che ho capito della discussione - a causa della sua straordinaria articolazione discorsiva - mi sembra, in primo luogo, che in quel topic hai trovato solamente opinioni contrarie, non lapidazioni verbali a causa del tuo sesso.
Se, poi, ho sempre ben compreso, ti saresti opposta all'idea che prostituirsi possa anche "piacere" ad una donna, far parte delle sue fantasie erotiche o, addirittura, essere vissuto da qualche donna come un esaltante momento di "potere personale":
Citazione:

se per prostituta intendiamo colei che accede all'incontro con lo sconosciuto sulla base del rapporto nitido "do ut des" PER DENARO....: MAIavuto sentore di donna che a questo tipo di incontro acceda per desiderio di autoaffermazione;
Il fatto che tu non ne abbia avuto sentore, lo ammetterai, non è sufficiente a certificare l'esistenza o l'inesistenza di questo fenomeno. Il mondo è grande ed estremamente vario.

...ed ancora, sempre confidando nella tua conoscenza universale del mondo:
Citazione:

...al femminile (quello che conosco io, ma credo di conoscerne un bel po').... al femminile questa somma .... porta solo un risutato nei numeri negativi!
Ma come fai a sapere tutto di tutte?

Un barlume di pregiudizio nei tuoi argomenti, però, lo si riscontra:
Citazione:

a convincermi che il teorema sia parto di mente maschile, però, conta forse maggiormente il terzo ed ultimo punto: le uniche prostitute in senso stretto....che so invariabilmente FELICI della loro vita PERCHE' in quella vita trovano continua e sempre più lusinghiera conferma (autoaffermazione).....SONO I TRANS.
A mio personale giudizio questo dato non significa nulla, sempre ammesso (e niente affatto concesso) che una visione generalizzata e generalizzante attribuisca piaceri o dispiaceri di massa, in funzione del sesso, soffocando le singole individualità all'interno di stereotipi.
La parte più illuminante, però, la trovo qui:
Citazione:

PERCHE' , per entrare nella femminilità, respingi con diffidenza quanto detto da Femmine...
laddove questo significherebbe che il non condividere il tuo punto di vista, da parte dei tuoi interlocutori di sesso maschile, costituirebbe una lesione della verità, della quale, evidentemente, ti senti portatrice.

L'utente Franco, con il quale hai dialogato, ti ha fatto notare opportunamente che ti esprimi per valori assoluti (tutte le donne, tutti i trans, tutti gli uomini....), ignorando le infinite differenze individuali che si riscontrano nella vita; sarebbe questo il becero maschilismo contro cui ti sei scontrata?
Se questa è la tua interpretazione, dal mio punto di vista sei completamente fuori strada e ti ripeto, parola per parola, quanto ho già scritto:
Citazione:

Perché – vedi donella – vedere del maschilismo in chi non la pensa come te e, invece di misurarsi sugli argomenti, starsi a lamentare del fatto che non la pensano come te, non è – a mio avviso – un modo autorevole di affrontare le questioni.

Se, comunque, vuoi continuare a vedere del maschilismo in quella conversazione, fai pure.
Io, alla prova dei fatti, non lo vedo e sarei curioso di capire in cosa consisterebbe.

Per quanto riguarda, infine, la mia presunta lettura del pensiero - senza ulteriori quote, che mi sembrano troppe - ti faccio notare che mi sono limitato a riportare quanto scritto ed espresso, in forma comune, da te e da nevealsole. Basta rileggere i post e ci si accorge che non ho inventato nulla; ti invito ad un'analisi più attenta.
Con simpatia
iul

P.S. - Tempo permettendo risponderò anche a Kore. Il fuoco di fila non accenna a diminuire di intensità, a quanto sembra.

kore 14-12-2007 19.29.40

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Caro Iul, ho aperto un 3d a parte perché l'argomento mi interessa e, secondo me, merita un approfondimento.

donella 15-12-2007 01.36.51

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Originalmente inviato da iulbrinner
per donella
Ho preso un pò di tempo per il semplice fatto che non avevo letto il topic che hai linkato



Fantastico Iul! (Lo dico sempre che dovevo fa' la Maga!)

Quindi: tu mi regali un prezioso giudizio sul mio malinteso maschilismo in una discussione....una prima volta... SENZA PROPRIO AVERLA LETTA.

Poi, non pago, reiteri lo stesso giudizio.... dicendo d'averla letta... e mostrando d'averci letto quello che ti pare.clapclap

Poichè non è certo questa la sede per rientrare nel merito di QUELLA discussione (che è sempre lì e chi vuole la trova), e poichè in essa ho trovato un significativo e persino comico (altro che "bieco"!) esempio di maschilismo salottiero (solo salottiero, per carità!)... io mi limiterei a ricordare i famosi "fatti senza le opinioni".

I fatti, in qualunque discussione....dovrebbero consistere (per l'eugenetica della discussione, non perchè lo dico io) nel trattare l'argomento, e non certo nell'autopromuoversi a improbabili e non meglio qualificati critici letterari o psicoterapeuti degli altri intervenuti.

I fatti, in lingua italiana constano anche dell'ovvio rilievo che quando dico "A ME non risulta" sto dicendo, nè più nè meno, che "per me" = "secondo me" = "per quel che ho visto o capito io". E credo non ci sia nulla di più cretino che replicare con un infantile "che ne sai tu?".... io so , come già detto, quel che risulta A ME (CASUALMENTE FEMMINA, CASUALMENTE IN PIU' CHE SODDISFACENTE POSTAZIONE PER CONOSCERE ALTRE FEMMINE - TANTE - E SENZA ALCUN OBBLIGO - RITENGO - DI CERTIFICARNE IL METODO O IL NUMERO O ADDIRITTURA COMUNICARNE I DATI SENSIBILI.... PER ESSERE CREDUTA DA UNO CHE IO ASCOLTO se voglio E CHE RESTA a propria volta LIBERISSIMO DI ASCOLTARMI O IGNORARMI , MA SENZA MAI POTER SENSATAMENTE RITENERE D'AVER TITOLO PER FARMI INTERROGATORI CHE IO NON FAREI MAI NE' A LUI NE' AD ALTRI).

I fatti, in QUELLA discussione (comunque tu scelga di rivoltarli) sono che la discussione è aperta da un uomo (il quale, più dritto di tutti, deve aver subito capìto... che la bella pietra da lui posata.... era stata prontamente attaccata da qualche tossina.... che ne faceva il classico "scoglio che non fa cozze"); seguono interventi di due donne (una ero io) e di due uomini. Uno dei due uomini parte lancia in resta a "chiudere" l'altra donna. L'altro parte lancia in resta a "chiudere" me (raccattando in extremis l'altra con una estimazione che - A ME, dato Lui e data Lei in QUEL contesto - mi sa solo di "salviamone una, se no è chiaro a tutti che parlo per partito preso" o, più semplicemente "se fingo di apprezzarne una , nessuno potrà dire che ce l'ho con tutte". NDR: pagherei per chiedere a LUI cosa ha detto, quella donna, di consonante con la SUA tesi , secondo lui!).

Se la discussione fosse stata su altro, avrei pensato d'essere incappata nel triangolo delle Bermude della netiquette. Siccome era , invece , sul femminile... mi ha dato all'occhio come salottiero esempio di salottiero maschilismo: che di bieco non ha nulla.... tranne il produrre scogli che non fanno cozze....
Che poi, se ci penso bene, forse una cozza la fa pure, anzi fa proprio una Cozza con la maiuscola! Infatti: se noi donne non interveniamo (oppure veniamo azzittite).... chissà quanti maschietti possono continuare a sognare (persino) che una donna chieda soldi per ....aver prova d'essere DA LORO (quelli che pagano) Desiderata!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ma pensa quante ne po' fa una femmina, secondo un maschio, per rincorrerlo e sapere di esistere in quanto desiderata da Lui_esclama |)))


Buona giornata Iul!timido_

webmaster 15-12-2007 09.37.45

Vi prego di tornare al tema o sarò costretto come da regolamento a chiudere la discussione,
grazie

iulbrinner 15-12-2007 14.07.14

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Donella ha scritto:
Citazione:

...tu mi regali un prezioso giudizio sul mio malinteso maschilismo in una discussione....una prima volta... SENZA PROPRIO AVERLA LETTA.

Poi, non pago, reiteri lo stesso giudizio.... dicendo d'averla letta... e mostrando d'averci letto quello che ti pare

A me sembra di avere letto quello che tu stessa hai scritto, tanto che l'ho quotato.
Poi, sulla dinamica delle opposizioni in quell'argomento non entro, raccogliendo anche l'invito del webmaster, perché mi sembrerebbe, in questo caso, di stare a fare della dietrologia; non sono avvezzo.
Direi che l'intuito mi aveva condotto correttamente anche sul primo intervento, alla luce delle verifiche fatte (non era difficile, peraltro, ipotizzare che nessuno ti avesse detto "sta zitta, femmina, e lascia parlare gli uomini").

Citazione:

Ma pensa quante ne po' fa una femmina, secondo un maschio, per rincorrerlo e sapere di esistere in quanto desiderata da Lui
Ecco, questa è la tua interpretazione del senso di quel topic; a me non sembra che fosse questo l'argomento in discussione ed il fatto che tu ci abbia letto questo, secondo me, la dice lunga. E qui chiudo la questione rientrando strettamente in tema.

Credo, infatti, che non si sia off topic nel caso specifico, considerando che lo scambio di idee con donella si è dimostrato un ottimo esempio di come ci si possa rifugiare dietro il comodo ed indeterminato alibi del "maschilismo", quando il punto di vista maschile non converge esattamente e puntualmente su quello femminile.
In questo senso direi che, ancora una volta, la presente discussione si è rivelata una fonte preziosa di conferme.

P.S. - Rispondo a kore nel topic appena avviato.

donella 15-12-2007 17.14.38

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
In effetti, Iul, non c'è alcuna necessità di svariare in altre discussioni per rilevare quello che (con molta leggiadria degli intenti, credimi) segnalavo come "maschilismo da salotto".... che... scherzando scherzando.... è quello che comunque sottende in chi lo produce la certezza di un giudice e di un correlativo giudicato oppure di un docente e di un correlativo discente.

Bastava, infatti, restare qui per comodamente osservare con quanta naturalezza si crei quella dinamica perversa per la quale.... qualcuno lancia un argomento... e dopo tre battute.... si ritrovano : una donna che tratta l'argomento... al MASSIMO ponendosi interrogativi circa il dizionario usato dall'altro (che a me sembra piuttosto strumentale all'argomento stesso).... e l'altro (uomo) che...all'argomento dedica ormai il solo 5% della successiva replica .... dedicandone il restante 95% alla PERSONA o allo stile o alla presunta psicologia della contraddittrice. (Mi sto riferendo allo scambio con Sentiero ancor prima che a quello che mi riguarda). Il che potrebbe persino essere cavalleresco segno di cortese interesse.... se non fosse reso CONCETTUALMENTE insopportabile dall'estrinsecarsi , anzichè nei corretti termini di "Tizia, da questa tua frase IO intendo questo (potendo aver capito un tubo)".... nei ben diversi termini di "Tizia, da questa tua frase IO (che nel tuo cervello ci faccio il motocross) dico (e ti assicuro!) che TU DICI questo"

Come già detto, mi è capitato spesso di assistere - anche da sola spettatrice - a questa dinamica, e mai avevo pensato al maschilismo.

Di scherzo in leggiadria... dopo gli squarci aperti da questa discussione, comincerò a prestarci maggiore attenzione.... perchè di getto, in effetti, è un modus operandi che non mi sovviene d'aver riscontrato se non in declinazione maschile.... (sarà la tenera vocazione viril/paterna a proteggerci o sarà la diversa vocazione para/divina a plasmarci.... O magari la semplice arroganza pronipote della clava, più o meno sublimata ma mai sepolta?)

Grazie Iul clapclap

nevealsole 16-12-2007 09.50.12

Il maschilismo secondo Neve
 
Come premesso, parlo esprimendo me stessa e nessun altra categoria.
Evito di ripercorrere passo, passo il detto e contraddetto perché, sinceramente, lo trovo inutile appesantimento fuorviante in un confronto che non si svolga dinanzi ad un giudice.
Utilizzo, semplicemente, gli strumenti tipici del pensiero femminile: intuito e irrazionalità.

Intuito e irrazionalità mi suggeriscono che Iul è maschilista, lo è in modo profondo, radicato e inconsapevole, ma lo è.

Non avendo alcun interesse a veder confermate o disconfermate le mie opinioni, posto che nella vita non lo frequento né conosco, rilevo solo – per inciso – come la mia impressione potrebbe essere frutto di un equivoco di massa, di piccola massa, in cui sono caduti i migliori cervelli femminili presenti in Italia ;) (visto che bene o male hai criticato gli interventi di tutte noi) ed anche alcuni cervelli maschili (quelli che si discostano dal pensiero di Iul).
Ora può darsi che la mia impressione e la mia percezione siano state prodotte dalla tipo di scrittura di Iul (magari emerge più arroccato sulle sue posizioni di quanto non sia) oppure semplicemente il suo è un maschilismo incidentale, frutto del vissuto recente. E di quello mi dispiaccio.
Forse, infine, Iul non è maschilista, ma solo presuntuoso, perché da come scrive emerge che la verità debba essere quella proposta da lui, travistati da una cultura femminista testa ad affossare l’uomo e definitivamente sconfiggerlo con informazioni false e tendenziose presenti in ogni settore.
Personalmente, la negazione sistematica della disuguaglianza esistente, dello svantaggio della donna in molti settori, mi fa sorridere.

Andiamo per ordine…

Cos’è il maschilismo?
La mia personale visione del maschilismo lo individua nella subordinazione del mondo al pensiero logico maschile, ed alle leggi economiche, tanto care all’uomo (maschio).

Il pensiero logico femminile - che esiste ed è altrettanto ferreo, perché le donne non sono solo irrazionalità - non arriva ai centri di potere e non può far girare il mondo.
Il mondo, fino ad oggi, è girato seguendo la logica maschile.
Il numero di donne esiguo nei centri di comando, politici, è dato dalla circostanza che solo le donne che comprendono e seguono il pensiero logico maschile riescono a comunicare con gli uomini e vanno avanti.
Probabilmente, la disparità nell’interessarsi di politica, in Italia, è data anche dal fatto che la donna entra in questo mondo solo con il divenire repubblica dell’Italia (non so se Iul lo sa, ma le donne fino al 1946 neppure votavano, ma forse non era discriminazione neppure quella, era favor verso l’universo femminile).
Poi, risalendo nel tempo, il fatto che lui possa citare migliaia di esempi di grandi uomini, e noi solo poche decine di grandi donne, dipende – guarda un po’ il caso – dal fatto che le donne hanno sempre contato, nella sfera pubblica come il 2 di picche, eccetto qualche regina decapitata (perché accusata di aver mandato lei in rovina un regno dando troppe feste… mica il marito con guerre insulse) e migliaia di streghe: bruciate.
Ma le donne non sono mai state pregiudicate, figurati.
Alle Maldive (sentito al tg un paio di giorni fa) la violenza sessuale non è considerata reato… sempre – immagino – per parità tra i sessi.
In politica ci sono poche donne elette: sbaglio o la legge elettorale che attualmente utilizziamo prevede la lista fissa dei candidati? No, non sbaglio.
Il che significa che sono uomini che hanno deciso chi fare eleggere, ed hanno ritenuto più giusto far eleggere ex terroristi e/o anarchici che donne.
Perché le donne non si interessano di politica, dici tu. Perché le donne non vengono votate, dico io.
Guarda la campagna elettorale di Hillary Clinton: per avere una minima possibilità di essere un presidente donna ha dovuto vivere otto anni all’ombra del marito, pupazzo, ingoiare un tradimento vergognoso, e tentare lo scontro al vertice nell’anno in cui i suoi avversari principali sono un nero (Obama) e un italoamericano (Giuliani). Un bello scontro tra minoranze. Ma i pregiudizi non ci sono.
Le donne in politica sono considerate o deficienti di bell’aspetto (Prestigiacomo, Santanché, Mussolini) o uomini in gonnella (Bindi a capo della fila): scusa ma io questo lo chiamo pregiudizio.
Pregiudizio, peraltro, che emerge ogni volta in cui sei chiamata a rivestire un ruolo di autorità, in cui il pregiudizio diventa la battutina: “per forza è acida si vede che non se la tr… nessuno”, sussurrata maliziosamente nei corridoi. Questo io lo chiamo pregiudizio.
Siccome non tutte le donne riescono a sopportare la schizofrenia del dover essere str.. in pubblico e gattine nel privato, finisce che molte donne si interessano solo del privato.
Ma la subordinazione del mondo alle leggi economiche fatta dagli uomini si ripercuote anche nella sfera privata.
Io guadagno più di te, perciò decido: tipica frase maschile per zittire la propria compagna (le variazioni sono “lo pago io lo scelgo io… chi porta i soldi a casa? Non penserai mica di usare i miei soldi per quella schifezza e via così… poi quando lui torna a casa con il necessario per mettere su un’impresa di falegnameria bisogna star zitti perché era indispensabile per attaccare due mensole al muro).
Non è il caso di Iul? Ne sono felice, però è assai comune.
La percentuale di coppie che segue il principio democratico reale è esigua.
E non lo è solo perché nella coppia (due) il disaccordo impedisce il prodursi di una maggioranza.
Lo è perché nella coppia, per tacito consenso, vige il principio oligarchico del governo di pochi (ovvero di quello che porta i soldi).
Visto che spesso si fanno battute circa il fatto che decidono le donne, vi invito a riflettere come questo, nel pensiero maschile, avviene per “concessione dall’alto”. Decide tutto lei (rimanendo implicito “perché io lo permetto”).
Il governo economico che avvolge la coppia (e che vede avvantaggiato l’uomo che ancora oggi, tendenzialmente, guadagna di più) fa sì che la donna abbia due alternative:
- decidere di lavorare e inserirsi pienamente nel mondo maschile. Per sentirsi alla pari deve lavorare quanto o più dell’uomo, oppure (se vuole essere seppur parzialmente presente nella famiglia) scegliere impieghi (quali quelli pubblici) che lasciano maggiore tempo a disposizione.
Il fatto che nei posti pubblici ci siano più donne non è casuale: studiano di più e passano i concorsi. D’altro canto la maggior parte del pubblico è fatta di ruoli meramente operativi che agli uomini non interessano, anche perché la retribuzione non è ritenuta sufficiente alla realizzazione maschile.
- Decidere di non lavorare e occuparsi della famiglia. Questa seconda ipotesi, sempre più rara, è frutto, oltre che delle ragioni economiche di sopravvivenza, della dequalificazione del lavoro familiare/educativo. Ormai tutti noi, comprese le donne che lavorano, pensiamo che quelle che stanno a casa a lavare, stirare, cucinare, portare e prendere i figli da scuola, stare con loro aiutandoli a crescere, siano delle approfittatrici/sfruttatrici dei mariti, che mirano soltanto a stare a casa senza far niente. Indegne persino di avere una pensione. Così, si fanno i figli e si mettono ovunque (nidi, nonni, baby sitter, ludoteche, area bimbi dei supermercati, etc.) eccetto che con noi… con i risultati che conosciamo: i nostri figli ci sono estranei.

Tutto questo, dal mio umile punto di vista, è frutto del maschilismo: della considerazione che l’uomo è superiore e che il modo di vivere tradizionalmente maschile è superiore e che la scelta di vivere come l’uomo, seguendone le leggi (economiche) è superiore.
In questa stessa ottica è posto l’assegno di mantenimento, che non viene dato a chiunque e senza criterio come fa intendere Iul, ma è frutto di un precedente accordo implicito: tu stai a casa, io lavoro, che poi il maschio (non l’uomo) vuole disattendere pretendendo che una quarantenne ed oltre, con figli, trovi un lavoro decoroso quando non lo trova nemmeno il 25enne laureato col massimo dei voti.
Mi fermo perché ho già scritto anche troppo, ma la mia idea di maschilismo è questa, consapevole che appartiene solo a me.

donella 16-12-2007 13.27.41

Riferimento: Il maschilismo secondo Neve
 
Citazione:

Originalmente inviato da nevealsole
Mi fermo perché ho già scritto anche troppo, ma la mia idea di maschilismo è questa, consapevole che appartiene solo a me.


Non avrei potuto aggiungere neanche una virgola (e tantomeno toglierla).
Col tuo permesso vorrei solo poterla sottoscrivere.

:abbraccio

iulbrinner 17-12-2007 15.09.15

Riferimento: Cos'e' veramente Il maschilismo?
 
Citazione:

Forse, infine, Iul non è maschilista, ma solo presuntuoso, perché da come scrive emerge che la verità debba essere quella proposta da lui
(nevealsole)

Io credo, invece, che non esista alcuna verità in materia, neanche quella che, secondo te, sarebbe sancita da “convincimenti di massa” che coinvolgono “i migliori cervelli femminili presenti in Italia …. ed anche alcuni cervelli maschili”.
Esistono interpretazioni della realtà (come ci ha insegnato Nietzsche, se non ricordo male) le quali possono essere più o meno attendibili sulla base di un unico, fondamentale, criterio di massima:
la loro maggiore o minore aderenza ai fatti verificabili che ne possano accreditare o screditare la fondatezza.
L’interpretazione ideologica della realtà (sulla quale, tempo permettendo, proporrò uno specifico 3d per l’importanza di una specifica riflessione in merito) è quella che focalizza l’attenzione solo su alcuni aspetti della realtà, rimuovendo completamente tutti gli altri aspetti che non confermano l’ipotesi valutativa di partenza.
Evidenziare questo gravoso e deformante limite argomentativo mi sembra un’operazione di trasparenza sui metodi del confronto dialettico, fermo restando che ognuno può guardare alla realtà con lo sguardo che preferisce e con l’onestà intellettuale di cui è capace (ogni riferimento è puramente ed assolutamente casuale).
Per verificare come si possa guardare alla stessa situazione con interpretazioni differenti, ti dirò, ad esempio, che a mio avviso la Clinton oggi “sfrutta” – “approfitta” della notorietà raggiunta come first lady e, in questo, è largamente avvantaggiata rispetto a molti altri potenziali candidati che non hanno goduto di analoga popolarità.
Modi diversi di guardare alla stessa cosa; io mi tengo il mio, tu ti tieni il tuo e nessuno è scontento.

Insomma, io propongo la mia interpretazione della realtà - non verità rivelate - e tento di avvalorarla riportando argomenti che reputo verificabili e sui quali la discussione è aperta; c’è chi - come te ed altri - propone interpretazioni della realtà sic et simpliciter, senza misurazioni effettive sui fatti.
Infatti, tu osservi che…
Citazione:

La mia personale visione del maschilismo lo individua nella subordinazione del mondo al pensiero logico maschile, ed alle leggi economiche, tanto care all’uomo (maschio).
Posizione, questa, non molto dissimile da quella espressa da chlobbygarl in precedenza, alla quale ho contrapposto alcuni argomenti che potrai leggerti per tuo conto, senza che mi produca in inutili ripetizioni.
Ciò che mi sembra utile sottolineare è che sono ancora in attesa di un’interpretazione dei fatti (non utopica, ma dei fatti) alternativa a quella che io ho proposto a lui, nella circostanza.
Allo stesso modo sono ora curioso di sapere da te quale sarebbe la “logica maschile” che farebbe girare il mondo; in cosa consisterebbe, in concreto, e, soprattutto, in cosa consisterebbe la logica femminile che dovrebbe prenderne il posto.
Come ho già scritto, se qualcuno saprà indicare concretamente come sia possibile eludere i criteri della competitività dall’economia e dalla politica, conservando pari livelli di benessere e di democrazia, sarò il più convinto sostenitore di queste idee.

Per quanto riguarda l’autorevolezza delle donne in politica, ti ripeto ancora una volta che, secondo me (e tu rimani tranquillamente di diverso avviso che non succede proprio nulla), l’autorevolezza è un traguardo di rilevo sociale che va conquistato e non può essere postulato a priori in relazione al sesso; così come considero Tizio un idiota e Caio una persona autorevole, allo stesso modo potrò considerare Tizia un’idiota e Caia una persona autorevole in ragione di ciò che dicono e fanno.
Sulle alternative che si offrono ad una donna nel governo economico della coppia (mai sentito parlare di “governo economico”, semmai di condivisione economica), a me risulta che la lavoratrice – oggi figura enormemente prevalente rispetto alla casalinga - non si inserisce nel mondo maschile ma in quello lavorativo; credo tu abbia in mente, al riguardo, più l’Italia degli anni ’50 che non il presente. Ma anche questa è un’interpretazione.

Ma, senza stare a sindacare punto per punto le tue osservazioni, la tua deduzione finale è, appunto, che il mondo siffatto è strutturato in forme maschiliste, perché le “regole del gioco” sono inadatte alle possibilità di impegno femminile.
Bene.
Sono curioso di sapere come debba essere modificato il mondo per renderlo più a misura di donna senza alterare l’intero sistema con conseguenze impreviste ed imprevedibili.
Sono, ancora di più, curioso di conoscere a quale sistema di vita – realistico – dovrebbe dare luogo una partita disputata tra concorrenti che dovrebbero correre legati e bendati, per favorire le concorrenti che non ce la fanno a stare al passo.
In assenza di una prospettiva chiara che tenga conto di tutte le ripercussioni sul piano economico, sociale e politico di un simile artificioso mutamento, delle nuove discriminazioni a danno maschile che comportebbe, tutto ciò che tu identifichi come “maschilismo” per me continuerà ad essere soltanto la struttura portante della realtà per come la conosciamo (e della quale godiamo, in misura diversa, tutti quanti)….e l’utilizzo del termine maschilismo per qualificare ciò che non agevola le donne, un comodo alibi ideologico.
Ma, ancora una volta, anche questa è la mia interpretazione dei fatti.

nevealsole 17-12-2007 17.54.08

la mia interpretazione della tua interpretazione
 
Io credo, invece, che non esista alcuna verità in materia, neanche quella che, secondo te, sarebbe sancita da “convincimenti di massa” ...
Esistono interpretazioni della realtà ... le quali possono essere più o meno attendibili sulla base di un unico, fondamentale, criterio di massima:
la loro maggiore o minore aderenza ai fatti verificabili ...


In un precedente intervento scrivevi...

Oppure l’autorevolezza è data, ordinariamente, da capacità universalmente o diffusamente riconosciute come tali?
...non credi che l’autorevolezza consista nella capacità di convogliare consenso generale intorno ad un’idea, sulla base di argomentazioni fondate e verificabili, tali da essere persuasive e convincenti per chi le ascolta?
...


Allora sostituisco "verità in materia" con "autorevolezza in materia". Seguendo il tuo ragionamento, la mia opinione, visto che ha ottenuto consenso (grazie Donella :abbraccio) parrebbe autorevole...

Mi limito, comunque, ad elencare una serie di privilegi goduti attualmente dal mondo femminile, in chiave sociale, cui non mi sembra corrispondano altrettanti agi per gli uomini:
- il sistematico affidamento dei figli alla ex moglie in caso di separazione;


tendenza che sta cambiando, d'altra parte se tu lavori 12 ore al giorno e tua moglie sta a casa oppure ne lavora 6 non vedo a chi dovrebbero essere affidati i figli. Forse ai servizi sociali?

- l’assegno di mantenimento alla ex moglie (oltre agli alimenti per i figli) in caso di separazione (ossia la trasformazione del matrimonio in un’assicurazione al mantenimento per le donne);

Falso. L'assegno di mantenimento è a favore del coniuge più debole. Non vuoi pagarlo? Fatti licenziare: se tua moglie lavora sarà costretta a pagarlo a te.
L'assegno di mantenimento, che presuppone non vi sia addebito della separazione a carico del percepiente, è concesso solo in situazioni di disparità economica tra i coniugi e serve per consentire il mantenimento del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. L'assunto implicito è che alla economia della coppia si contribuisce entrambi, con forme di lavoro differenti (es. se tua moglie si occupa dei figli mentre tu scali la vetta della società in cui lavori, alla tua realizzazione ha contribuito anche lei. Non è la mia opinione ma quella dei giudici). Ci sono modi per evitarlo: lavoro di entrambi, separazione dei beni. Sinceramente nella normalità delle unioni (lavoro impiegatizio full time stipendio 1000/1500 al mese di ciascuno dei membri della coppia) sono pressoché scomparsi. Se ti riconosci nella categoria descritta e lo stai pagando: cambia avvocato.


- l’assoluta negazione di qualsivoglia diritto agli uomini in materia di natalità;


vero, il motivo però è che nel nostro ordinamento l'aborto è consentito solo quando vi siano pericoli per la salute della donna (psicofisici), sebbene il modo in cui la legge viene applicata e la disinformazione fanno sì che pochi ne siano a conoscenza.

- la negazione al diritto al disconoscimento della paternità (contro il disconoscimento della maternità che è in vigore sin dagli anni trenta);

non del tutto vero. la paternità si può disconoscere, specie grazie all'esame del DNA, bisogna solo tener d'occhio i limiti di tempo per esercitare il diritto.

- le differenze nell’età pensionabile, con i noti vantaggi al femminile;

discriminazione verso la donna che al raggiungimento dell'età pensionabile ancora si senta in grado ed abbia voglia di lavorare.

- l’alleggerimento dei cicli formativi ed addestrativi per le donne che entrano in carriera nelle forze armate (Polizia, Carabinieri, esercito etc.);

discriminazione verso la donna. L'uomo sentendosi superiore concede ritmi differenti, implicitamente assumendo che le donne non li reggerebbero.

- l’esonero del personale femminile dai servizi di polizia più impegnativi (l’ordine pubblico)

discriminazione verso la donna, per gli stessi motivi espressi in precendenza.

- il sostanziale esonero da qualunque responsabilità femminile nelle dinamiche sessuali, a fronte di responsabilizzazioni afflittive per gli uomini;

su questo non aggiungo niente, perché non è chiaro. Inviterei comunque a distinguere gli uomini dalle donne e gli uomini dalle bestie (i primi oltre all'istinto son dotati anche di intelletto).

- la condanna del cliente e l’assoluzione della prostituta;

la condanna morale esiste per entrambi, quella penale per nessuno dei due. La legge si interessa prevalentemente dello sfruttamento della prostituzione (per la quale vengono arrestate anche donne) o della riduzione in schiavitù (idem).
La cretinata delle multe riguarda l'intralcio alla circolazione.

- le carriere aperte e facilitate dalla disponibilità sessuale (sì, anche questo è un privilegio; vorrei poterne godere anch’io…);

siccome non mi risulta che ai vertici di potere ci siano lesbiche, i favori sessuali sono diretti ad uomini che li richiedono... e che in cambio concedono carriere: chi è che la fa più grossa? Perché se chi sta al vertice mandasse avanti solo per meriti... il problema non si porrebbe.
Tra l'altro, con il mutamento dei costumi, ti invito a proporti ai dirigenti uomini per avanzare in carriera: chissà che non ti assecondino volentieri (in Rai mi pare qualcosa del genere sia accaduto...)

- quote riservate in numerosi concorsi pubblici;

i concorsi in questo periodo li controllo tutti, e quote riservate ne ho trovate poche (per non dire nessuna).

- facilitazioni finanziarie a fondo perduto alle imprenditrici;

uguaglianza sostanziale tesa a riequilibrare la maggior difficoltà della donna a trovare lavoro.
Ce l'hai solo con le donne o ti danno fastidio anche gli artigiani (spesso hanno contributi), le vittime dell'usura (spesso hanno contributi), e così via?
Ulteriore dimostrazione di non raggiunta parità.

L’interpretazione ideologica della realtà (sulla quale, tempo permettendo, proporrò uno specifico 3d per l’importanza di una specifica riflessione in merito) è quella che focalizza l’attenzione solo su alcuni aspetti della realtà, rimuovendo completamente tutti gli altri aspetti che non confermano l’ipotesi valutativa di partenza.

Mi pare tu sia il primo a farlo, o mi sbaglio?

fermo restando che ognuno può guardare alla realtà con lo sguardo che preferisce e con l’onestà intellettuale di cui è capace (ogni riferimento è puramente ed assolutamente casuale).

il casuale riferimento penso sia a te stesso...


Insomma, io propongo la mia interpretazione della realtà - non verità rivelate - e tento di avvalorarla riportando argomenti che reputo verificabili e sui quali la discussione è aperta; c’è chi - come te ed altri - propone interpretazioni della realtà sic et simpliciter, senza misurazioni effettive sui fatti.

Anche la mia interpretazione della realtà è basata sui fatti (come dimostrato sopra), gli stessi tuoi, per l'esattezza, letti in chiave opposta.

D'altro canto, uno dei miei argomenti preferiti - dal punto di vista filosofico - riguarda l'inconoscibilità del reale proprio perché filtrato dalla nostra interpretazione soggettiva.
Qui, però, mi pareva che la discussione fosse un po' più terra, terra.

Per quanto riguarda l’autorevolezza delle donne in politica, ti ripeto ancora una volta che, secondo me (e tu rimani tranquillamente di diverso avviso che non succede proprio nulla), l’autorevolezza è un traguardo di rilevo sociale che va conquistato e non può essere postulato a priori in relazione al sesso

scusa ma mi prendi in giro? perché quelli che stanno in Parlamento, secondo te sono autorevoli? Si sono conquistati sul campo l'autorevolezza?

Sono curioso di sapere come debba essere modificato il mondo per renderlo più a misura di donna senza alterare l’intero sistema con conseguenze impreviste ed imprevedibili.

velato pregiudizio: implicita affermazione che ciò non sia possibile, se non peggiorando il reale.

Il punto è che il raggiungimento della parità ci sarà proprio nel momento in cui non sarà più necessaria la tutela della minoranza debole (perché, bada bene, parità potrebbe essere anche un Parlamento composto esclusivamente di donne perché elette dal popolo senza limiti di quote, e viceversa).
Il punto è che questa situazione non esiste.

Sono, ancora di più, curioso di conoscere a quale sistema di vita – realistico – dovrebbe dare luogo una partita disputata tra concorrenti che dovrebbero correre legati e bendati, per favorire le concorrenti che non ce la fanno a stare al passo.

trattare in modo uguale chi è disuguale costituisce la più grande ingiustizia (Don Lorenzo Milani) Vedi Costituzione alla voce Uguaglianza Sostanziale.


In assenza di una prospettiva chiara che tenga conto di tutte le ripercussioni sul piano economico, sociale e politico di un simile artificioso mutamento, delle nuove discriminazioni a danno maschile che comportebbe, tutto ciò che tu identifichi come “maschilismo” per me continuerà ad essere soltanto la struttura portante della realtà per come la conosciamo (e della quale godiamo, in misura diversa, tutti quanti)….e l’utilizzo del termine maschilismo per qualificare ciò che non agevola le donne, un comodo alibi ideologico.

Maschilismo: il modello reale non è sostituibile se non... "a danno maschile".

Ovviamente quello che ho riportato costituisce solo la mia interpretazione dei tuoi scritti, che certo volevano esprimere altro.

Il punto è che la dialettica è un'arte... che serve a far chiacchiere.
E il mondo continua a girare nello stesso modo.

Quanto al come far girare il mondo secondo logiche femminili, ti inviterò alla presentazione del mio programma politico, appena sarà.


Ciao caro!


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