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Forte come una donna
Posted by: Andrea V. on: mercoledì 3 giugno 2009
L’articolo è dell’agosto 1997 ma anche in questo caso non perde assolutamente di attualità. dv
Fanno mestieri faticosi o “maschili”. Praticano sport e arti marziali. Ragazze che si piacciono muscolose Sicure di sé, perché sanno difendersi. Capaci, certo, di carezze. E di pugni. Se serve
di Olga D’Alì
lxo
Donna karateka
Dopo il lavoro abbandonano tacchi e tailleur per scegliere kimono, guantoni, qualche volta perfino la sciabola. Sono le appassionate di arti marziali e sport da combattimento: muscolose quanto basta, capaci di difendersi da sole. Insomma, donne forti. Forti come un uomo? No, come una donna. Chi si aspetta guerriere metropolitane o rissose valchirie è fuori strada. La loro femminilità non è mai messa in discussione, nemmeno tra le professioniste: la campionessa italiana di pugilato, Maria Rosa Tabbuso, 27 anni, è uno scricciolo di 49 chili, mentre Chantal Menard, campionessa mondiale di kickboxing, vanta addirittura un passato da modella. La donna forte non è più la brutta copia di un modello maschile. E il cinema ha subito captato la tendenza: in Strange Days tra l’eterea Juliette Lewis e la muscolosa Angela Basset non ci sono dubbi su chi sia la vera donna, quella che sarà capace di conquistare il bel Ralph Fiennes. Magari a suon di pugni. Ma è davvero una novità, questa forza fisica che si fa valore anche femminile? Non del tutto. “Nelle diverse culture l’uso che si fa del corpo dipende dai ruoli e dai compiti assegnati a donne e uomini”, riflette l’antropologo Alberto Salza, di Torino. “In quasi tutte le tribù pre-tecnologiche, la resistenza femminile era molto apprezzata, fino a diventare un criterio di scelta al momento di prendere moglie. Del resto ancora oggi le donne boscimani fanno ogni giorno anche 10 chilometri a piedi, magari portandosi un bambino sulla schiena: devono per forza essere forti. Invece altre culture, per esempio quella mediorientale, da sempre rifiutano un modello femminile fisicamente resistente, preferendo un’immagine morbida e piena, più consona all’idea di donna che è soprattutto madre”. E le esigenze sociali non si limitano a individuare una precisa gerarchia nelle qualità fisiche, ma definiscono anche i modelli estetici femminili. “In una zona del Kenia”, continua Salza, “vivono due tribù che hanno organizzazioni radicalmente diverse tra loro. I Turkani sono pastori, e le loro donne non solo sono molto indipendenti, ma hanno anche un fisico particolare: sono alte, piuttosto muscolose, con spalle robuste e fianchi stretti, perché devono camminare molto per portare in giro i loro animali e trasportare le scorte d’acqua. I vicini Samburi, invece, sono agricoltori e le loro donne sono più minute, meno muscolose. Ciascuna tribù considera decisamente brutte le donne dell’altro gruppo”. In queste società “arcaiche” la prestanza fisica delle donne è una qualità dalla quale può dipendere la sopravvivenza quotidiana. Ma perché è diventata così positiva anche nelle società tecnologiche, così determinate a ridurre al minimo le attività che richiedono l’uso dei muscoli? Forse dipende proprio dalle donne. Da quell’universo femminile che, per natura e istinto, da sempre dà alla resistenza fisica un significato particolare. “L’uomo ha usato la forza soprattutto per conquistare e difendere il possesso di cose materiali, quindi per avere. Mentre alle donne è servita per esistere, per essere”, sostiene Mariapia Bobbioni, psicanalista di Milano. “La loro forza è sinonimo di spinta alla vita, di creatività, di intraprendenza: una dote che le ha aiutate a conoscersi meglio. La cultura femminile è fatta anche di coraggio, indispensabile per affrontare cambiamenti e trasformazioni”. Una teoria condivisa da Emanuele Jannini, sessuologo e autore di Il sesso guarito (Sperling & Kupfer Editori). “Eravamo abituati a convivere con donne attente al proprio corpo da un punto di vista solo estetico, ma adesso si intravede un atteggiamento nuovo: il desiderio di mostrarsi forti, capaci di difendersi, senza peraltro scimmiottare il comportamento maschile. Anzi, questa conquistata energia diventa un pretesto per mettersi alla prova e scoprire altre potenzialità, perché la forza fisica non rimane mai confinata a livello muscolare, ma si trasforma in sicurezza psicologica”. Diventare forti fisicamente per compensare una sensazione di inadeguatezza: una strategia, questa, messa in atto sia dagli uomini che dalle donne. “Spesso chi si avvicina alle arti marziali lo fa per superare la propria insicurezza o timidezza, perché praticando queste tecniche non aumenta solo la potenza fisica, ma anche quella interiore. Ci si sente meno minacciati e, di conseguenza, più aperti e disponibili verso gli altri”, conferma Angelo Abbruzzo, maestro di Shaolin, antica arte orientale da combattimento. “La tecnica che insegno, utile come autodifesa, è basata sulla ricerca di una forza interiore fatta di profondo equilibrio. Le donne che la praticano raccontano di sentirsi meno vulnerabili, non si sentono – come invece normalmente quasi sempre accade – potenziali vittime. E questa loro sicurezza si nota subito: cambia la postura, il modo di camminare e di occupare lo spazio. Aumenta anche l’attenzione al pericolo e la capacità di captare in anticipo situazioni che potrebbero rivelarsi rischiose, e così naturalmente si riducono le probabilità di subire un’aggressione”, aggiunge Abbruzzo. Sentirsi più sicure, padrone della propria vita e non in balìa degli eventi. È anche questo desiderio a spingere molte donne a praticare uno sport da combattimento. Senza timore di perdere in femminilità. Chantal Menard assicura che gli anni passati tra allenamenti e incontri sul ring le hanno regalato una profonda conoscenza del suo corpo e la capacità di riconoscerne le esigenze. Non solo: tirando pugni e calci è riuscita a vincere una timidezza esasperata, che le rendeva difficile perfino attraversare la sala di un ristorante per l’imbarazzo di sentirsi gli occhi addosso. Traguardi, questi, riservati non solo alle atlete professioniste. “Pratico la boxe da 5 anni ma non ho braccia da energumeno, anzi peso sempre 50 chili. Alle lezioni partecipano insieme uomini e donne, quindi il più delle volte tiro con i ragazzi, ma non è mai stato un problema né per me né per loro. Mi hanno subito accettata, senza considerarmi strana. Del resto è normale vedermi in palestra con una mise non proprio femminile – vecchie T-shirt, guantoni e paradenti – e poi incontrarmi fuori con tacchi e minigonna”, racconta Francesca, 27 anni, di Milano. “A farmi innamorare di questo sport non è stata l’illusione di sentirmi forte come un uomo. All’inizio ho provato perché mi piacevano i movimenti, poi ho continuato perché mi sentivo meglio nella mia pelle, meno nervosa e, anche se può sembrare strano, meno aggressiva. Ma più curiosa, nel senso che i cambiamenti o gli imprevisti ora non mi spaventano più: so che ho l’energia, anche fisica, per affrontarli”. Non è l’unico piacevole “effetto collaterale” di allenamenti intensi. Le donne che fanno attività hanno più consapevolezza del loro corpo. “E questo vuol dire anche maggior attitudine al piacere, fino al punto da riuscire a provare orgasmi migliori”, spiega il sessuologo Emanuele Jannini, “proprio perché l’esercizio sportivo irrobustisce tutti i muscoli, compresi quelli della cintura pelvica”. Particolare normalmente apprezzato dagli uomini, anche se non tutti sembrano pronti a convivere con una compagna fisicamente alla pari. “In realtà quelle che spaventano davvero sono le forzate del body building, quelle che arrivano a modificare il loro corpo fino a farlo diventare una caricatura di quello maschile”, interviene Giorgio Rifelli, psicosessuologo. “Ma in questi casi spesso si tratta di ragazze che hanno problemi con la loro identità femminile: non si accettano e si costruiscono un’immagine-corazza”. La reazione degli uomini è negativa, perché se ne sentono minacciati e perché percepiscono di trovarsi di fronte a donne che non hanno un buon rapporto col loro corpo. “Quelle che si mettono in esplicita competizione con lui, è quasi scontato, respingono”, commenta Jannini. Questo, in fondo, è comprensibile: ma per molti non è facile nemmeno accettare i normali cambiamenti prodotti sul corpo femminile da tanta attività sportiva (la circonferenza della vita che si allarga mentre fianchi e seno diminuiscono). Eppure bisognerà abituarsi, visto anche il progressivo accorciamento delle distanze tra maschi e femmine in molti sport. Per esempio nella corsa dei 200 metri, dove il distacco è passato dagli 8 secondi del 1922 a 2, grazie a Florence Griffith. Grande atleta e donna affascinante. Per qualcuno, però, una compagna fisicamente forte è quasi una liberazione, perché finalmente non è costretto a giocare la parte scomoda dell’eterno paladino. “Un atteggiamento diffuso soprattutto tra i più giovani, che hanno ricevuto un’educazione meno condizionata dallo stereotipo del macho”, prosegue Jannini. Uno come Filippo, architetto trentenne. “Una sera a casa di amici ci siamo ritrovati a parlare di sport, e mi sono accorto che le osservazioni più competenti arrivavano da una ragazza. La mia prima reazione è stata quasi di fastidio, come se lei stesse sconfinando in un territorio non suo. Poi la curiosità è stata più forte e insistendo ho scoperto che da anni praticava l’aikido, un’arte marziale giapponese. Calma, tranquilla, minuta, difficile immaginarla mandare al tappeto uomini più grossi di lei. Sentendo i suoi interventi ho avuto l’impressione di aver dormito per anni e di essermi perso qualche cambiamento interessante. Non è stata una brutta sorpresa, ma non sono del tutto sicuro che davvero mi piacerebbe dividere il letto con una donna capace di suonarmele di santa ragione”. Con una certa perplessità maschile fa i conti tutti i giorni Ilaria Gazzano, 30 anni, che forte lo è diventata per necessità professionale: è una delle due donne vigili del fuoco in servizio oggi in Italia. Un lavoro duro, ancora appannaggio degli uomini: “Le prove fisiche che abbiamo dovuto superare durante il corso di formazione erano molto impegnative: arrampicarsi sulle funi, scavalcare muri, fare chilometri di corsa. In quei momenti sentivo che i miei compagni di corso davano quasi per scontato un mio cedimento. Sapendo a cosa stavo andando incontro, però, mi ero allenata bene. E forse anche la voglia di vincere questa sfida mi è servita come stimolo a dare il massimo. Adesso che sono operativa, quando capito con colleghi che non hanno mai lavorato con me, capisco che siano perplessi. Più che la mia capacità di resistenza fisica, a intimorirli è il fatto che io non sia altrettanto forte dal punto di vista emotivo, perché in questo lavoro mantenere i nervi saldi è essenziale. Evito qualsiasi braccio di ferro, non perdo tempo nel cercare di convincerli: mi limito ad entrare in azione in modo professionale e lascio che si convincano da soli. Così in questi anni non mi sono rafforzata solo fisicamente, ma anche come carattere: ho un buon autocontrollo e non mi lascio travolgere dalle emozioni. Fredda? No, piuttosto il contrario: forse, e proprio grazie al tipo di situazioni che affronto quotidianamente, sono diventata più sensibile, più umana”. Gli ultimi scettici sono avvisati: in caso di pericolo, munita di casco e idrante, potreste trovarvi di fronte una fata bionda. Brava e forte.
Tratto da D – La Repubblica delle Donne del 26 agosto 1997
Particolare normalmente apprezzato dagli uomini, anche se non tutti sembrano pronti a convivere con una compagna fisicamente alla pari.
Una sera a casa di amici ci siamo ritrovati a parlare di sport, e mi sono accorto che le osservazioni più competenti arrivavano da una ragazza. La mia prima reazione è stata quasi di fastidio, come se lei stesse sconfinando in un territorio non suo. Poi la curiosità è stata più forte e insistendo ho scoperto che da anni praticava l’aikido, un’arte marziale giapponese. Calma, tranquilla, minuta, difficile immaginarla mandare al tappeto uomini più grossi di lei. Sentendo i suoi interventi ho avuto l’impressione di aver dormito per anni e di essermi perso qualche cambiamento interessante. Non è stata una brutta sorpresa, ma non sono del tutto sicuro che davvero mi piacerebbe dividere il letto con una donna capace di suonarmele di santa ragione”.
Calma, tranquilla, minuta, difficile immaginarla mandare al tappeto uomini più grossi di lei.
Mi ricordi come faceva un certo utente con una certa rumena :sleep:
Comunque caro frank voglio lasciarti con una rivelazione,dopo attente analisi ho scoperto incrociando dati informatici che il creatore di quella pagina è un certo fabrizio piluddu da albissola marittima
“Il silenzio degli uomini”: a tu per tu con Iaia Caputo
di Rita Proto / 23 marzo 2012
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Il silenzio degli uomini (appena pubblicato da Feltrinelli) è l’ultimo libro della scrittrice e giornalista Iaia Caputo. Dopo saggi intensi e originali sulle donne e sul loro mondo interiore, prende posizione sull’“altra metà del cielo”. E lo fa senza rabbia o preconcetti, ma con tanta voglia di capire quello che definisce «drammatico malessere maschile», sottolineando che «il nostro è un paese bloccato da una misoginia che ormai pervade l’intero corpo sociale».
Iaia, perchè parli di «silenzio degli uomini»? Media, tv, politica e cronaca sono pieni di dichiarazioni, parole, decisioni, anche politiche, prese da uomini più o meno importanti nelle nostre vite pubbliche e private di donne al tempo della crisi più nera degli ultimi tempi. A quale silenzio fai riferimento?
La parola maschile è per tradizione “pubblica”, e per quanto sapiente, illuminata o illuminante, può essere completamente scollegata dai sentimenti, dalle emozioni, dalla vita affettiva, dalla propria esperienza umana. Facciamo una riflessione sul caso Strauss-Kahn: uno degli uomini più potenti del mondo, grande economista, politico stimatissimo e, al tempo dello scandalo, destinato a correre alla Presidenza della Repubblica francese; ecco un uomo di tale valore intellettuale poteva essere allo stesso tempo un sex-addict, un molestatore seriale, senza che questo suo aspetto “privato” inficiasse la sua immagine pubblica. Cosa vuol dire: che viveva in un doppio silenzio, il proprio, e quello della complicità che lo circondava. Ora, potremmo mai immaginare che per una qualunque donna di potere varrebbe la medesima doppia morale? Non verrebbe giudicata per l’insieme dei suoi comportamenti pubblici e privati? Se Angela Merkel fosse un’incallita seduttrice di uomini, più o meno giovani, e abituale frequentatrice di prostituti, sarebbe la cancelliera tedesca?
Hai scritto un libro coraggioso, in cui colpisce la tua voglia di capire cosa c’è dietro quel silenzio maschile che, non espresso e non elaborato, può portare uomini feriti a violenze inaudite e bestiali contro le loro donne e soprattutto, fenomeno recente e sconcertante, contro i loro figli. Cosa hai scoperto indagando le ferite maschili?
Nel libro parlo di «condizione tragica» del maschile, si riferisce al grande malessere che colpisce tantissimi uomini, facenti parte di un genere che per millenni è stato il signore del mondo e che non lo è più. Questo cambiamento di posizione nel rapporto tra i sessi dovrebbe condurre a una ridefinizione della propria identità. Non tutti la accettano. E chi non vuole fare i conti con il cambiamento, pur provando smarrimento, paura, fragilità, l’unico sentimento che riesce a sentire è la rabbia: per essere stato lasciato, per la fine di un matrimonio, per la sentenza di un tribunale che affida i figli alla madre. Ecco che allora si abbandona al gesto violento. Che testimonia insieme la frustrazione per un’incontrastata potenza perduta e l’assoluta impotenza di fronte alla libertà e alla autodeterminazione delle donne.
Nel tuo saggio metti in evidenza che solo uomini consapevoli di sé e desiderosi di rompere la spirale di potere e privilegi possono ritrovare se stessi e uscire da una solitudine impotente, che sempre più spesso si esprime con atti di violenza bestiale. Quali i passi fondamentale da parte degli uomini per arrivare a un rapporto realmente di scambio di amore, di affetti, di diversità, tra uomini e donne?
Credo che in un paese diventato per molte e complesse ragioni un paese fortemente misogino, impregnato di stereotipi, così povero di donne nella rappresentanza politica, così affollato di uomini, e per giunta anziani, bisognerebbe partire dall’educazione, fin dalla scuola primaria. Ma sono ottimista: possiamo sperare che riportando le donne sulla scena pubblica, fornendo sempre più modelli positivi e autorevoli femminili, anche le relazioni tra i generi miglioreranno.
Il silenzio degli uomini costringe al silenzio anche le donne. Senza uomini coraggiosi e consapevoli, non conniventi a vecchi privilegi non si va da nessuna parte. Come dimostra il film appena uscito La sorgente dell’Amore in cui Radu Mihaileanu dimostra che nulla o quasi può la rivendicazione delle donne senza uomini solidali, in grado di ascoltare e sostenere. Il sentimento con cui consegni il tuo libro al pubblico è più intriso di pessimismo o di speranza nel cambiamento degli uomini?
Abbiamo tutti, più che mai in questo momento, il dovere della speranza. Molte cose stanno cambiando, penso a un modo diverso di intendere la paternità, un territorio nel quale tanti uomini hanno capito che la cura era, anche, piacere, tenerezza, vicinanza alle emozioni, e che era più quel che guadagnavano di quanto perdevano in termini di privilegi e libertà. Certo, c’è ancora molta strada da fare, ci saranno ancora colpi di coda, regressioni, molte contraddizioni con cui fare i conti, tuttavia, i cambiamenti sono, non solo necessari, ma inevitabili.
Nel libro parlo di «condizione tragica» del maschile, si riferisce al grande malessere che colpisce tantissimi uomini, facenti parte di un genere che per millenni è stato il signore del mondo e che non lo è più. Questo cambiamento di posizione nel rapporto tra i sessi dovrebbe condurre a una ridefinizione della propria identità. Non tutti la accettano.
Questo cambiamento di posizione nel rapporto tra i sessi dovrebbe condurre a una ridefinizione della propria identità.
In una società del genere gli uomini non hanno uno scopo né un posto, quindi è anche un problema di identità.
Sito molto equilibrato come tutto l'occidente moderno
https://donnevittoriose.wordpress.com/ (https://donnevittoriose.wordpress.com/)
Domanda,ma è fatto da una donna o da un ''maschietto''?
MMHH NON SO.
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Comunque caro frank voglio lasciarti con una rivelazione,dopo attente analisi ho scoperto incrociando dati informatici che il creatore di quella pagina è un certo fabrizio piluddu da albissola marittima
Basta quest'immagine per capire che razza di malato mentale si nasconde dietro una porcheria di blog del genere:
(http://donnevittoriose.files.wordpress.com/2012/09/karate-a.jpg)
:doh: :doh: :doh: :doh: :doh: :doh:
Sport
Calcio USA: le donne della nazionale chiedono stesso stipendio degli uomini
Una denuncia a livello federale contro un trattamento economico iniquo. A presentarla sono state 5 componenti della nazionale femminile statunitense di calcio. Tra loro il portiere Hope Solo.
Le calciatrici hanno portato la loro azione legale davanti alla Equal Employment Opportunity Commission sostenendo che gli uomini vengono pagati quattro volte più di loro soltanto per scendere in campo.
Il divario retributivo di genere è palese nonostante la nazionale femminile, con tre Coppe del Mondo e quattro Olimpiadi vinte, abbia contribuito decisamente di più alla diffusione del soccer negli Stati Uniti.
La battaglia per l’equità di salario arriva dopo che una decina di giorni fa Novak Djokovic aveva definito legittimi i maggiori guadagni degli uomini rispetto alle donne nel tennis.
Un commento del serbo, numero uno del ranking mondiale, giunto all’indomani delle dichiarazioni machiste di Raymond Moore direttore e amministratore delegato del torneo di Indian Wells (che aveva dichiarato: “Se fossi una donna ogni sera ringrazierei in ginocchio Dio che Roger Federer e Rafa Nadal sono nati, perché hanno portato questo sport dove è adesso”). Frasi che l’hanno poi costretto alle dimissioni.
Immediata era arrivata la replica di Serena Williams, la tennista numero uno al mondo ha seccamente replicato ai commenti sessisti dei due chiarendo che “le donne non devono inginocchiarsi proprio davanti a nessuno”.CitazioneBillie Jean King
✔
@BillieJeanKing
Disappointed in #RaymondMoore comments. He is wrong on so many levels. Every player, especially the top players, contribute to our success
22:46 - 20 Mar 2016
Un commento del serbo, numero uno del ranking mondiale, giunto all’indomani delle dichiarazioni machiste di Raymond Moore direttore e amministratore delegato del torneo di Indian Wells (che aveva dichiarato: “Se fossi una donna ogni sera ringrazierei in ginocchio Dio che Roger Federer e Rafa Nadal sono nati, perché hanno portato questo sport dove è adesso”). Frasi che l’hanno poi costretto alle dimissioni.
La battaglia per l’equità di salario arriva dopo che una decina di giorni fa Novak Djokovic aveva definito legittimi i maggiori guadagni degli uomini rispetto alle donne nel tennis.
Rio 2016, la boxe è donna: Irma Testa prima pugilatrice italiana ai Giochi. Pass anche per Mangiacapre
«Sono alta e dal fisico longilineo - le sue parole - la mia qualificazione a Rio è anche un messaggio a tutte le donne: fate boxe perchè fa bene e vi rende belle». A chi invece è contrario al pugilato femminile, Testa replica: «Dico solo che la boxe è uno sport femminile. Perchè noi donne abbiamo una marcia in più su grinta e determinazione. Questo è il nostro sport».
"Gli uomini non hanno la determinazione, l'aggressività, la capacità di sopportare il dolore e la fatica che abbiamo noi donne. Il futuro è nostro, anche qui".
E noi dovremmo (ri)costruire cosa? Una nuova società? al fianco di queste capre e di questi subnormali? Bah...
Persino i MGTOW mi sembrano troppo "morbidi".
Adunata generale alla base del muro; ordine del giorno: sfilare mattoni. Che il muro crolli, il più presto possibile. Essendo marcio, non lo si può (più) puntellare. Che venga abbattuto.
E noi dovremmo (ri)costruire cosa? Una nuova società? al fianco di queste capre e di questi subnormali? Bah...Paradossalmente i muri vecchi si abbattono con lo spirito costruttivo.
Persino i MGTOW mi sembrano troppo "morbidi".
Adunata generale alla base del muro; ordine del giorno: sfilare mattoni. Che il muro crolli, il più presto possibile. Essendo marcio, non lo si può (più) puntellare. Che venga abbattuto.
Paradossalmente i muri vecchi si abbattono con lo spirito costruttivo.
Il nichilismo e il menefreghismo aggiungono mattoni, non li tolgono.
Il sistema governa con il caos, l'unica cosa che teme è la stabilità e l'impegno.
Creare realtà positive (di informazione sociali ec.) corrode il sistema come un topo nel formaggio. Provare per credere :lol:
Sì, ma nello specifico c'è una mentalità, una "forma mentis" che va realmente spazzata via, e questo non credo possa essere fatto con uno spirito costruttivo.
Dal mio punto di vista quella mentalità è merda che va scaricata nelle fogne.
1) in un'ipotetica sfida fra la miglior selezione femminile mondiale ed una squadra di alto rango europeo, chi la spunterebbe ?
Sì, ma nello specifico c'è una mentalità, una "forma mentis" che va realmente spazzata via, e questo non credo possa essere fatto con uno spirito costruttivo.Concordo in pieno, ma secondo me quella mentalità si spazza via facendosi sentire e proponendo modelli alternativi positivi.
Dal mio punto di vista quella mentalità è merda che va scaricata nelle fogne.
Concordo in pieno, ma secondo me quella mentalità si spazza via facendosi sentire e proponendo modelli alternativi positivi.
Seoul 1988: le medaglie italiane ai XXIV Giochi Olimpici
Pubblicato il 13 dicembre 2015 da Giulio Chinappi alle ore 09:45 in All Sports, Rio Tamburo, Rubriche, Storia
L’Italia prese parte a questa rassegna con 253 atleti, conquistando sei medaglie d’oro, quattro d’argento e quattro di bronzo.
Gold
Gelindo Bordin — Athletics, Men’s Marathon
Giovanni Parisi — Boxing, Men’s Featherweight
Stefano Cerioni — Fencing, Men’s Foil Individual Competition
Vincenzo Maenza — Wrestling, Men’s Greco-Roman Light Flyweight
Carmine Abbagnale, Giuseppe Abbagnale and Giuseppe Di Capua — Rowing, Men’s Coxed Pairs
Agostino Abbagnale, Davide Tizzano, Piero Poli and Gianluca Farina — Rowing, Men’s Quadruple Sculls
Silver medal.svg Silver
Carlo Massullo — Modern Pentathlon, Individual Competition
Carlo Massullo, Daniele Masala and Gianluca Tiberti — Modern Pentathlon, Team Competition
Salvatore Antibo — Athletics, Men’s 10.000 metres
Francesca Bortolozzi-Borella, Dorina Vaccaroni, Margherita Zalaffi, Annapia Gandolfi and Lucia Traversa — Fencing, Women’s Foil Team Competition
Bronze medal.svgBronze
Maurizio Damilano — Athletics, Men’s 20 km Walk
Giovanni Scalzo — Fencing, Men’s Sabre Individual Competition
Stefano Battistelli — Swimming, Men’s 400 metres Individual Medley
Gianfranco Dalla Barba, Marco Marin, Ferdinando Meglio, Giovanni Scalzo and Massimo Cavaliere — Fencing, Men’s Sabre Team Competition
Rio 2016: l’Italia è donna. Federica Pellegrini portabandiera ai XXXI Giochi Olimpici
Come abbiamo avuto modo di analizzare nelle giornate precedenti, i Campionati Europei di Kazan’ 2016 rilanciato, da un lato, il judo italiano grazie alle medaglie conquistate da Elios Manzi (60 kg) e Fabio Basile (66 kg), ma dall’altro hanno allontanato diversi azzurri dalla zona qualificativa ai Giochi Olimpici di Rio 2016. Guardando le classifiche attuali, l’Italia qualificherebbe solamente tre judoka – tutte donne – ai prossimi Giochi Olimpici: Edwige Gwend (63 kg), Odette Giuffrida (52 kg) e, grazie alla quota continentale, Valentina Moscatt (48 kg). Una situazione che certamente potrebbe migliorare in base ai risultati degli azzurri nei prossimi tornei del circuito mondiale, ma che comunque è figlia di un quadriennio che nel complesso non ha regalato grandi soddisfazioni al judo made in Italy.
Rispetto ai nove qualificati di Londra 2012, dunque, la spedizione italiana in questo sport sarà certamente inferiore nei numeri, ma ciò non significa che i partecipanti non potranno ottenere soddisfazioni. Non va dimenticato, infatti, che il judo italiano ha conquistato nel complesso tredici medaglie olimpiche, e da Barcellona 1992 ha sempre ottenuto almeno un podio in tutte le edizioni a cinque cerchi.
A proposito di "donne vittoriose", poco fa ho letto questo articolo.Quoto in pieno Frank.
http://www.oasport.it/2015/12/seoul-1988-le-medaglie-italiane-ai-xxiv-giochi-olimpici/rio-2016/
Bene, in quella edizione dei Giochi Olimpici, l'Italia vinse un totale di quattordici medaglie, tredici da parte maschile (tra le quali sei d'oro) e solo una d'argento da parte femminile.
Domanda: all'epoca i giornalisti come commentavano tutto ciò...?
Forse scrivevano "lo sport è uomo" ?
E le atlete dell'epoca ? Come giustificavano il tutto ? Forse con le solite "discriminazioni patriarcali-maschiliste-misogine" ?
:cool2:
Proporre "modelli alternativi positivi" a chi si trova in vantaggio ? A chi gode di privilegi? Di impunità?A chi si trova in svantaggio, non gode di privilegi e non è neanche libero di soffiarsi il naso. Fossero la maggioranza? :lol:
LIVE – Nuoto, Europei Londra 2016 in DIRETTA: Doppietta bis!!! Paltrinieri oro e Detti argento! Pellegrini in finale
Pubblicato il 20 maggio 2016 da admin alle ore 18:42 in Acquaticità, Apertura, Nuoto
Non sono un appassionato di pugilato, tuttavia mi è stato segnalato questo articolo, con le relative dichiarazioni di questa stupida pugilessa diciottenne.
http://sport.ilmessaggero.it/altrisport/rio_2016_anche_la_box_italiana_e_donna_irma_testa_prima_pugilatrice_italiana_ai_giochi-1672148.html
Nell'articolo si parla anche di Mangiacapre, che al pari della Testa si è qualificato per i Giochi di Rio, ma nonostante ciò "la boxe è donna". :muro:
... :doh:
Sul web sono riportate anche queste dichiarazioni della pugilessa in questione.CitazioneGli uomini non hanno la determinazione, l'aggressività, la capacità di sopportare il dolore e la fatica che abbiamo noi donne. Il futuro è nostro, anche qui".Voglio dire: ma poi come si fa a tifare per queste dementi ?
Come ci si può augurare che vincano delle medaglie per l'Italia ?
Personalmente mi auguro che la tipa perda, insieme a tutta la spedizione azzurra di sesso femminile.
Boxe, Mondiale di Astana: Irma Testa fuori al primo turno contro Alexiusson
di Michele Galoppini - 19 maggio 2016
Non parte nel migliore dei modi il Mondiale di Boxe femminile ad Astana, in Kazakhstan. Irma Testa viene sconfitta al primo turno dei 60km dalla campionessa del mondo Youth, la svedese Alexiusson, che ora se la vedrà a sua volta con una campionessa del mondo, l’irlandese Katie Taylor. Nessun problema per l’Olimpiade, visto che la Testa è già qualificata a Rio de Janeiro.
Questo il commento del direttore tecnico Emanuele Renzini: “Peccato, perché avremmo voluto incontrare Katie Taylor prima dei Giochi Olimpici di Rio ma sapevamo che si poteva correre questo rischio prendendo parte ad un torneo cosi’ impegnativo. Il rischio era quello in cui Irma, con la qualificazione già in tasca, potesse salire sul ring non con la stessa fame di vittoria che l’ha contraddistinta sino ad ora“.
LONDRA - Federica è per sempre. La Pellegrini è ancora d'oro, nei 200 stile libero è lei la regina. Non ce n'è per nessuno. Agli Europei di Londra, nella piscina della delusione olimpica, arriva il quarto titolo continentale consecutivo sulla distanza. Un record per il nuoto italiano. La portabandiera azzurra alle Olimpiadi di Rio vince in rimonta, 1'55"93 il suo tempo, battuta (ancora una volta) l'olandese Femke Heemskerk (1"55"97), terza la francese Charlotte Bonnet, 1'56"51.
Un record per il nuoto italiano
Rino DV 7:23 pm - 21st maggio:
Ciò che le FF non possono, non sanno o semplicemente non vogliono fare non lo devono fare neppure i maschi.
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Che il sesso maschile possa essere ammirato per ciò che gli è specifico, cioè quella prestanza fisica che è stata la condizione di esistenza dell’umanità (prima dell’avvento delle macchine) è ora escluso.
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Si noti che questo gruppo di insegnanti si crede nientemeno che paladino del pensiero critico.
Questi inqualificabili araldi della morale femminista e dei valori della Tecnica (= azzeramento del valore della dinamica maschile) osano pensarsi “trasgressivi”.
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Le FF hanno il diritto pieno e assoluto di giocare sul versante dell’Estetica, (=seduzione) diritto che praticano senza limiti, i maschi non hanno quello di giocare sul loro, quello della Dinamica.
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Nessuno difenderà quei ragazzi e insieme a loro il valore della loro polarità. Il valore degli UU.
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Se accadesse qualcosa di simile nella mia scuola, allora sì che incomincerei a …divertirmi.
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http://firenze.repubblica.it/cronaca/2016/05/21/news/chianti_niente_partita_di_calcio_per_l_ultimo_giorno_di_scuola_i_prof_discrimina_le_ragazze_e_esalta_i_fighi_-140289690/?ref=HREC1-9
28 aprile 2014 / Maria Russo
A Oxford gli studenti hanno risultati migliori delle studentesse. Le ragazze accusano: “Impostazione troppo maschilista”
a oxford studenti maschi migliori delle femmine
Da anni le classifiche sul rendimento scolastico e accademico segnalano come le studentesse siano mediamente più brave dei coetanei maschi. Non è così, però, a Oxford. Nella prestigiosa università britannica, infatti, i ragazzi surclassano letteralmente le ragazze e l’associazione delle studentesse parla di un’impostazione troppo maschilista dell’ateneo, che penalizza il gentil sesso.
Il “First class degree“, il voto di laurea più alto nel sistema universitario britannico è molto più difficile da ottenere per le femmine che non per i maschi. Nel 2013, secondo le statistiche dell’ateneo, nelle tre divisioni accademiche – humanities; mathematical, physical and life sciences; medical sciences – le ragazze che ce l’hanno fatta sono state il 5 per cento in meno dei ragazzi nelle discipline umanistiche, il 10 per cento in meno in scienze matematiche, fisiche e umane, e l’8 per cento in meno nelle scienze mediche.
Non ci sarebbe nulla di strano se gli studenti maschi fossero più bravi anche a livello nazionale, ma i dati generali segnalano, invece, che tra i due sessi non ci sono differenze degne di nota: nel 2013 nel complesso degli atenei britannici hanno ottenuto il “First class degree” il 18,3 per cento delle femmine e il 18,5 per cento dei ragazzi.
La discrepanza interessa solo Oxford ed è ancor più grave perché si tratta di un’istituzione d’eccellenza, alla quale solo gli studenti migliori riescono ad accedere. Considerando che da anni le statistiche relative al rendimento scolastico alle superiori mostrano un prevalere delle ragazze tra coloro che ottengono voti “A-level“ (il massimo), non si spiega il perché a Oxford le studentesse, nonostante l’impegno, non riescano ad emergere.
O forse sì. L’associazione delle studentesse di Oxford sostiene che l’impostazione dell’ateneo sia troppo maschilista. Durante gli esami e nelle tesi di laurea viene premiata maggiormente l’audacia e chi è più propenso a confutare teorie o a proporre una propria visione ottiene risultati migliori. L’essere “combattivi”, accusano le studentesse, è una caratteristica propria dei maschi, che Oxford incoraggia, valutando meno l’impegno delle femmine che, per natura, tendono a essere più scrupolose e rigorose e ad attenersi maggiormente a ciò che è scritto sui libri.
La discrepanza interessa solo Oxford ed è ancor più grave perché si tratta di un’istituzione d’eccellenza, alla quale solo gli studenti migliori riescono ad accedere. Considerando che da anni le statistiche relative al rendimento scolastico alle superiori mostrano un prevalere delle ragazze tra coloro che ottengono voti “A-level“ (il massimo), non si spiega il perché a Oxford le studentesse, nonostante l’impegno, non riescano ad emergere.
Classifica università 2016: le migliori del mondo secondo Times Higher Education
Ecco le migliori università del mondo secondo la classifica 2015/2016 di Times Higher Education.
- 1° posto: California Institute of Technology (Caltech) – Stati Uniti
- 2 ° posto: Università di Oxford - Regno Unito
- 3° posto: Università di Stanford - Stati Uniti
- 4° posto: Università di Cambridge - Regno Unito
- 5° posto: Massachusetts Institute of Technology (MIT) – Stati Uniti
- 6° posto: Università di Harvard - Stati Uniti
- 7° posto: Università di Princeton - Stati Uniti
- 8° posto: Imperial College di Londra - Regno Unito
- 9° posto: Istituto Federale Svizzero di Tecnologia (ETH Zurich) - Svizzera
- 10° posto: Università di Chicago (Stati Uniti)
SPORT
Oxford-Cambridge: donne in gara contro gli uomini
Oggi, nella famosa sfida di canottaggio fra le due università le studentesse sfideranno i maschi per la prima volta sullo stesso percorso. Due i team in rosa che remeranno sul Tamigi
di Emily Stefania Coscione - 10 aprile 2015
Il team di OxfordIl team di Oxford
Cronisti sportivi, e non solo, la definiscono una delle vittorie più significative per le donne nello sport: oggi 11 aprile, alle 17.50 ora italiana, due equipaggi femminili si scontreranno nelle acque del Tamigi, a Londra, per l’annuale regata Oxford-Cambridge. Per la prima volta nella storia dell’evento - una delle più importanti gare di canottaggio del mondo, iniziata nel 1829 per i soli uomini – le donne delle due illustri università non solo gareggeranno nello stesso giorno dei maschietti (la cui regata inizierà un’ora dopo), ma lo faranno anche sulla stessa distanza, sullo stesso percorso, battendosi per lo stesso premio in denaro e seguite dalla stessa diretta televisiva della BBC, che prevede all’incirca 100 milioni di telespettatori in tutto il mondo. Difficile non meravigliarsi del fatto che in un paese come la Gran Bretagna, noto per i considerevoli traguardi raggiunti già agli inizi del secolo scorso nella lotta per l’uguaglianza tra i sessi, solo oggi si possa annunciare competizioni in assoluta parità tra uomini e donne per Oxford (in colore blu scuro) e Cambridge (in azzurro più chiaro).
Ci sono voluti 88 anni per far sì che la tradizione, considerata uno degli ultimi bastioni del maschilismo britannico (anche in calcio, rugby e cricket i tornei donne sono attualmente in crescita) potesse essere finalmente cancellata. La prima gara al femminile si svolse solo nel 1927, sul fiume Isis a Oxford, dopo lunghe discussioni su pantaloncini o tuniche da indossare, tanto che una delle partecipanti fu costretta a sedere su uno sgabello, di fronte alle autorità universitarie, facendo finta di remare per dare dimostrazione del kit più appropriato per una signorina. Gareggiare non si addiceva a una “lady” del tempo, per cui agli equipaggi femminili fu proibito di allinearsi l’una accanto all’altra. Invece le ragazze furono costrette a gareggiare a turno, circondate da una folla poco incoraggiante, al suono di insulti e minacce, e sotto lo scrutinio di arbitri ancora ostili. In mancanza di fondi appropriati, nel corso delle decadi i team femminili sono stati costretti ad autofinanziarsi, allenandosi come potevano e prendendo in prestito tutto l’occorrente, incluse vecchie canoe.
le donne delle due illustri università non solo gareggeranno nello stesso giorno dei maschietti (la cui regata inizierà un’ora dopo),
Oxford-Cambridge: donne in gara contro gli uomini
I dati degli atenei britannici: tra i nuovi ammessi 235 mila ragazze, 60 mila più dei maschi. È la stessa tendenza che si registra anche nelle università italiane e statunitensi
Il salto delle studentesse all’università
di Fabio Cavalera
Forse, un giorno, le donne governeranno il mondo. Non che adesso ne manchino, o ne siano mancati, esempi illustri: la regina Elisabetta o Angela Merkel in testa, Hillary Clinton in ascesa, Margaret Thatcher nel passato. Ma i numeri sono davvero marginali. Sui 193 Paesi rappresentati alle Nazioni Unite o sui 195 riconosciuti dal Dipartimento di Stato americano solo 22 hanno una signora al vertice dello Stato. Una su dieci. Il che la dice lunga sullo squilibrio di genere e di potere. I maschi dominano. Ma per quanto?
Sarà pure azzardato guardare al futuro lontano però gli indizi statistici vanno colti. E la lettura dei dati sull’accesso all’istruzione terziaria, università e master, ci aiuta a prefigurare un ribaltone o, anche con meno enfasi, un cambiamento importante. Se le competenze per l’esercizio del potere economico e politico nascono negli atenei, allora si può affermare che le donne nei Paesi avanzati stanno scalando posizioni. Quanto meno nelle aule di lezione.
Il Times di Londra ha osservato con un certo stupore che nel Regno Unito sui 409 mila nuovi immatricolati nelle università, 235 mila sono studentesse, 60 mila più degli studenti, e che le proporzioni fra laureandi sono invertite rispetto a 40 anni fa: 43 per cento di uomini e 57 di donne. Il divario cresce. La svolta era già stata sottolineata nel 2010 ma da allora il trend si è consolidato, portando a un’assoluta predominanza femminile nel campo della legge, delle scienze sociali e della medicina.
Ma ciò che il Times non ha fatto è stato di allargare l’orizzonte oltre Manica. Altrimenti avrebbe scoperto che le università, non solo britanniche, stanno incubando un domani con le professioni, le conoscenze, le abilità intellettuali declinate con maggiore decisione verso l’universo femminile.
Siamo poco propensi a guardare in casa nostra ma l’Italia è da tempo che va di corsa anticipando Londra. Scorrendo gli ultimi numeri del ministero si legge che nel 2013-2014 le ragazze immatricolate sono state 140 mila e i ragazzi 122 mila. Poi: che complessivamente le iscritte sono 943 mila e gli iscritti 728 mila. Non mancano le eccezioni, come al Politecnico di Milano dove i maschi sono il doppio delle femmine. Ma persino alla Bocconi, ormai siamo al 50 e 50. Mediamente la popolazione universitaria italiana, iscritti e laureati, è composta dal 56% di ragazze e dal 44% di ragazzi. Come negli Stati Uniti che da anni registrano il sorpasso. Con il caso a parte di Yale, che nel 2014 ha segnalato una sostanziale parità fra gli iscritti, 6.295 maschi e 6.041 femmine. Ma con Berkeley, altra eccellenza, che va in direzione opposta: le ragazze sono 13.722 contro i 12.598 ragazzi.
Il Regno Unito, nonostante il capo di Stato sia una signora, nella politica è un Paese a fortissima vocazione maschile. Due istituzioni come Oxford e Cambridge, tradizionali serbatoi di ministri e premier, lo confermano. A Oxford, dove l’Italia ha 333 iscritti (secondo Paese europeo dopo la Germania, esclusa la Gran Bretagna) gli studenti «undergraduate», la nostra triennale, sono il 53% (6.262) e le studentesse il 47 (5.441). A Cambridge poco cambia: 54% e 46%. Non c’è la parità ma, anche qui, poco alla volta si avvicina.
Nelle università sta avvenendo la «rivoluzione silenziosa» che muterà la mappa del sapere e del potere. L’Economist, due mesi fa, titolò in copertina: «Il sesso più debole». Si riferiva proprio ai maschi. Non era una provocazione. Il futuro è segnato. Lo si voglia o no.
Non poteva mancare quella fogna a cielo aperto denominata la 27esimaora.
Ed ovviamente non poteva mancare il solito articolo scritto dal solito servo strisciante: tal Fabio Cavalera.
http://27esimaora.corriere.it/articolo/il-salto-delle-studentesse-alluniversita/
Se sarò ancora vivo il giorno in cui la società capitalista crollerà, vorrò proprio vedere cosa faranno lor signore e signorine.
Tempo al tempo.
Ciao maschio il super potere è femmina - PressReader
www.pressreader.com/italy/il-messaggero/20160801/281986081928958
Ciao maschio il super potere è femmina. Il Messaggero - 2016-08-01 - COMMENTI, OPINIONI, E LETTERE - Gloria Satta Francesco Alò ... che il prossimo Thor , supereroe biondissimo armato di martello, sarà una donna: molti sono convinti ...
Ma chi le legge poi 'ste robe?
Io l'ho letto casualmente ieri mattina, in un bar, mentre stavo sorseggiando un caffè.Intendo chi mai si interesserebbe a leggere fumetti o vedere film di supereroi al femminile?
Intendo chi mai si interesserebbe a leggere fumetti o vedere film di supereroi al femminile?
Sembrerebbe quasi che facciano di tutto per non vendere, andando contro i gusti del pubblico. E' una 'pista' dalle implicazioni non banali, appena ho tempo apro un topic.Vero, credo che si tratti di un aspetto della nuova "educazione al consumo", nella quale i gusti del consumatore devono piegarsi alla standardizzazione dei prodotti, che divengono sempre più indifferenziati.
Vero, credo che si tratti di un aspetto della nuova "educazione al consumo", nella quale i gusti del consumatore devono piegarsi alla standardizzazione dei prodotti, che divengono sempre più indifferenziati.Ci sono altre due ipotesi, che non si escludono a vicenda:
Gli esempi non mancano: dalle automobili (tutte con la stessa forma), agli elettrodomestici "made in china", ai prodotti alimentari che contengono ormai tutti l'olio di palma, eccetera.
Purtroppo i consumatori sono ormai diventati dei soggetti pavloviani, ai quali basta vedere il telefonino di ultima generazione per attivare la salivazione :sick:
Ci sono altre due ipotesi, che non si escludono a vicenda:Direi che l'ipotesi 1 è già visibile in molti cartoni animati (destinati ai bambini), che sono veramente assurdi nella loro stupidità.
1. Le eroine femminili servono a condizionare il pubblico a un'umanità transumana senza sesso
2. Servono a creare una reazione negativa che ridesti il pubblico e lo renda consapevole della mitologia femminista imperante. E lo sproni a trovare nuovi archetipi.
Direi che l'ipotesi 1 è già visibile in molti cartoni animati (destinati ai bambini), che sono veramente assurdi nella loro stupidità.Intendo ritrovare gli archetipi maschili oscurati dal femminismo. Esistono valori e simboli senza tempo che vanno riscoperti in ogni epoca per farli rinascere in una nuova forma.
Non ho capito invece il discorso sui nuovi archetipi, alludi alla creazione di nuovi archetipi femministi?
abbiamo preso in considerazione le prime due serie dei maschietti.
Tiro a segno: pazzesca Petra Zublasing! Demoliti i punteggi maschili! +14 su Campriani!
Pubblicato il 21 giugno 2015 da Federico Militello alle ore 08:58 in All Sports, Precisione, Tiro a segno
Terminate le qualificazioni della carabina 3 posizioni maschile ai Giochi Europei di Baku 2015, per gioco abbiamo confrontato i punteggi con la medesima competizione femminile.
Va chiarito subito che le donne eseguono solo due serie per ogni posizione, contro le quattro degli uomini. Per stabilire il confronto, abbiamo preso in considerazione le prime due serie dei maschietti. Il risultato è stupefacente: Petra Zublasing, in qualifica, avrebbe battuto nettamente tutti! Per correttezza, serve sottolineare come le donne possano usufruire di appoggi più stabili per la carabina.
Vediamo nello specifico i risultati ottenuti dalla fuoriclasse altoatesina, vincitrice dell’oro in terra azera:
– Serie in ginocchio: 96 + 99= 195 punti
– Serie a terra: 98 + 99= 197 punti
– Serie in piedi: 97 + 100= 197 punti
Totale: 589 punti
In campo maschile il miglior punteggio è stato realizzato dal bielorusso Vitali Bubnovich. Vediamo i punteggi delle prime due serie:
– Serie in ginocchio: 97 + 97= 194 punti
– Serie a terra: 97 + 97= 194 punti
– Serie in piedi: 96 + 92= 188 punti
Totale: 576 punti
Petra dunque batte il primo delle qualificazioni maschili di ben 13 punti! Ancora più impietoso il confronto con il fidanzato Niccolò Campriani, rimasto escluso dalla finale. Vediamo…
– Serie in ginocchio: 97 + 99= 196 punti
– Serie a terra: 94 + 97= 191 punti
– Serie in piedi: 96 + 92= 188 punti
Totale: 575 punti
Numeri che lasciano comprendere l’immensità di Petra Zublasing, al momento la miglior tiratrice al mondo in assoluto.
Andrea 7115
22 giugno 2015 alle 20:00
Che Petra Zublasing sia una fuoriclasse è indubbio, ma da qui a dire che avrebbe “demolito i punteggi maschili” ce ne passa.
I motivi sono ben elencati nell’articolo: le donne eseguono solo due serie per ogni posizione, contro le quattro degli uomini, ed usufruiscono di appoggi più stabili per la carabina.
Per cui, dal punto di vista psicologico, anche l’approccio alla gara è differente.
Prima di arrivare a conclusioni del genere, bisognerebbe obbligare le donne ad eseguire quattro serie come gli uomini e togliere loro il vantaggio degli appoggi più stabili…
Ecco, in quel caso non avrei alcunché da obiettare, qualora Petra facesse registrare punteggi migliori; ma fino a quel momento certi paragoni lasceranno sempre il tempo che trovano.
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P.S. In un certo senso, e forzando un po’ la mano, è come paragonare i risultati dei pugili dilettanti a quelli dei professionisti, poiché i primi combattono sui tre round, i secondi sui dodici.
L'unico sport femminile che riesco a guardare è la ginnastica artistica femminile al tappeto e alla trave,sono i tipi di sport che enfatizzano la femminilità a differenza di altri in cui le donne cercano di essere la copia sbiadita e grottesca di un uomo.
Idem e al riguardo aggiungo le pattinatrici.Si assolutamente anche le pattinatrici e anche la ginnastica ritmica.
Quando vedo quella boriosa lottatrice di Ronda Rousey so che sto vedendo la ridicola imitazione di un uomo.
L'unico sport femminile che riesco a guardare è la ginnastica artistica femminile al tappeto e alla trave,sono i tipi di sport che enfatizzano la femminilità a differenza di altri in cui le donne cercano di essere la copia sbiadita e grottesca di un uomo.Effettivamente anch'io apprezzo la ginnastica artistica
Non immagini quanto mi piacerebbe lottarci contro quella stronzetta femminista...Diversi anni fa' ho avuto a che fare con una lottatrice americana professionista in un camp in thailandia,modi di fare da bulla e atteggiamento da sbruffona.
Una bella gara di judo: il 45enne Frank, campione italiano cadetti molti anni fa, contro la 29enne Ronda; un 1° dan di judo contro un 4° dan di judo, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Pechino; e vediamo chi finisce per terra. :alien:
In passato mi è capitato di avere a che fare con delle ginnaste e anche con delle ballerine di danza classica,la cosa che spicca subito e'che i loro modi di fare sono aggraziati e femminili(poi per carità sempre donne sono mica sante).Effettivamente questo l'ho notato anch'io quando facevo karate, ma c'era qualche eccezione
Praticando MMA ed essendomi allenato in varie palestre estere ho avuto il dispiacere di avere a che fare con numerose lottatrici.
Sia nella lotta che nella vita di tutti i giorni hanno assunto modi di fare maschili,addirittura il body language è simile ad un uomo.
Tentano di sfoggiare una femminilità artificiale abusando di trucchi pesanti e abiti da zoccole ma la loro rozzura non riescono a nasconderla.
Che poi riescono ad imitare gli uomini solo nei lati peggiori ma non riescono ad imitarli nei lati migliori.
Veramente l'antierotismo in persona.
Questo perché a furia di cercare di entrare in ambienti maschili tendono per osmosi ad assomigliare agli uomini.
Olimpiadi, atletica: la Semenya non è più sola. Gli 800 sono intersex
Un podio possibile con la burundiana Francine Niyonsaba e la keniana Margaret Wambui. La sudafricana da record dopo l’ok a sospendere le cure che limitavano il suo livello di testosterone. Il dietrofront dopo la sentenza del Tas sulla sprinter indiana Chand. Polemiche per i benefici del terzetto rispetto alle rivali
6 agosto 2016 - RIO DE JANEIRO (Bra)
L'hanno scritto alcuni giornali britannici: è una bomba a orologeria pronta a esplodere. Pochi, tra i 306 ori in palio a Rio, sembrano avere un padrone certo come quello degli 800 femminili. Salvo clamorose sorprese, finirà al collo di Caster Semenya. E a quel punto, se non nel momento stesso in cui la sudafricana poggerà piede sulla pista olimpica, la bomba esploderà. Perché il caso che la riguarda, deflagrato ai Mondiali di Berlino 2009, dove la ragazza, 18enne, si presentò per la prima volta al grande pubblico dominando la scena e poi via via sgonfiatosi, tornerà di strettissima e fragorosa attualità. Colpa di leggi e regolamenti mutati, non certo della Semenya che – è bene sottolinearlo – di tutta la situazione è sostanzialmente una vittima. Il problema è quello del mutamento delle caratteristiche sessuali di chi, secondo gli standard, non può essere riconosciuto né uomo né donna. Con tutto ciò che questo nello sport comporta. E’ una vicenda che, anche a livello olimpico, si trascina da anni. Con uomini che hanno tentato di gareggiare da donna o con donne con acclarate condizioni intersex dalle quali, al cospetto delle avversarie, ricevono chiari vantaggi. Come Caster.
le regole — Nel tempo, per verificare l’eleggibilità degli atleti, sono stati introdotti diversi test di genere: esami fisici, verifiche cromosomiche e, più di recente, ormonali. Sulla scorta del caso-Semenya, anche sui livelli di testosterone (iperandrogenismo). La Iaaf, nell’aprile 2011, dopo averle imposto un anno di stop, in materia ha adottato nuove regole. Ponendo quale limite di accettabilità 10nmol/L. Chi avesse presentato un livello superiore, per poter gareggiare, avrebbe dovuto assumere ormoni per rientrare nei parametri. E’ quel che ha dovuto fare Caster. La quale, non a caso, da quel momento ha notevolmente peggiorato il proprio rendimento. Se nel 2009, negli 800, era scesa a 1’55”45, tra il 2014 e il 2015, non ha fatto meglio di 2’02”66.
la sentenza — Fino al luglio 2015. Quando la sprinter indiana Dutee Chand, esclusa in extremis dai Giochi dal Commonwealth di Glasgow 2014 appunto per iperandrogenismo, ha vinto il ricorso presentato al Tas. La corte di Losanna ha sostenuto che le prove che alti livelli di testosterone favoriscano le prestazioni, non sono sufficienti per negare a un’atleta l’eleggibilità. Imponendo di conseguenza alla Iaaf di sospendere temporaneamente il proprio regolamento relativo e chiedendo di presentare migliori e più dettagliati riscontri entro il luglio 2017. Gli avvocati della Chand hanno sostenuto che la ragazza non fosse da condannare per gli ipotetici vantaggi e che la "legge" della Iaaf era discriminatoria ed arbitraria, visto che i livelli di testosterone maschili non vengono controllati.
le conseguenze — Risultato? La Semenya, che nel mentre ha sposato la fidanzata Violet, ha potuto sospendere le cure ormonali e quest’anno, d’incanto, è tornata a volare. Fino all’1’55”33 centrato passeggiando a Montecarlo il 15 luglio, personale e miglior crono mondiale dal 2008, più altre cinque prestazioni inferiori all’l’58”50. L’impressione è che sin qui abbia giocato al risparmio proprio per non destare scandalo. Ma che se spingesse veramente a fondo, potrebbe addirittura arrivare all’1’53”28 del record del mondo della ceca Jarmila Kratochvilova, con oltre 33 anni (26 luglio 1983), il più longevo primato di tutta l’atletica. E a Rio, forse, correrà anche i 400.
il terzetto — Mentre molti specialisti in materia confermano che gli aiuti derivanti dall’iperandrogenismo sono innegabili, le polemiche, dopo quelle roventi del passato, sono naturalmente dietro l’angolo. Anzi, sono già divampate. Tra dichiarazioni al vetriolo (per esempio della statunitense Brenda Martinez e dalla ex grande maratoneta britannica Paula Radcliffe) e accuse nemmeno tanto velate. I sospetti sono forti. Anche perché l’intero podio olimpico della specialità "rischia" di venir monopolizzato da atlete intersex o, almeno, presunte tali. La 23enne burundiana Francine Niyonsaba, sesta a Londra 2012 e in marzo iridata indoor, nelle ultime settimane è cresciuta fino a 1’56”24 e la 20enne keniana Margaret Wambui, campionessa del mondo junior 2014, a 1’57”52. Valgono la seconda e la quinta prestazione mondiale stagionale. La finale degli 800 è in programma sabato 20: quando esploderà la bomba a orologeria?
Dal nostro inviato Andrea Buongiovanni @abuongi
© riproduzione riservata
Oro a sorpresa. Il belga Greg Van Avermaet trionfa nella prova olimpica (237,5 km) battendo in volata il danese Jacob Fuglsang, argento
Domenica 7 invece è la volta delle donne con la gara in linea lunga 136,9 km.
Sempre riguardo ai motivi per cui i risultati delle atlete non sono paragonabili a quelli degli atleti.Il percorso che hanno scelto comunque è da assassini: dove si è fatto male Nibali ieri una olandese si è rotta la spina dorsale!
http://www.gazzetta.it/Olimpiadi/2016/06-08-2016/rio-ciclismo-uomini-van-avermaet-d-oro-aru-sesto-rimpianto-nibali-cade-la-fuga-160623138681.shtml
Il percorso che hanno scelto comunque è da assassini: dove si è fatto male Nibali ieri una olandese si è rotta la spina dorsale!
Donne al top, il difficile è restarci
Si apre oggi a Roma la Win Conference, tre giorni di incontri internazionali sulla leadership femminile. Tra gli ospiti, la sindaca di Roma Virginia Raggi
28/09/2016
kristin engvig*
La leadership femminile parte dal non avere paura di rivendicare il proprio ruolo
Quest’anno come ogni anno le leader del mondo si incontrano alla WINConference. Per loro è importante condividere le esperienze: quali sono gli ostacoli, le sfide e le opportunità. Arrivare al top è solo parte del cammino. Una volta arrivate bisogna rimanerci, e per le donne può essere più difficile: guardiamo alle critiche a Laura Boldrini in Italia, Hillary Clinton negli Stati Uniti, fino a Maria Teresa di Calcutta. Nessuna è immune dagli attacchi a volte infondati e gratuiti comunque sempre brutali.
Incontrandosi, celebrando insieme i risultati ottenuti ciascuna nel proprio ambito, trovano nuove soluzioni che vanno da come organizzare meglio la propria famiglia, a che tipo di vestito indossare in una particolare occasione, fino a come risolvere il problema della mobilità in una grande metropoli. Due anni fa abbiamo ospitato alla WINConference la governatrice di Tokyo Yuriko Koike che ha parlato della sua visione della politica, l’anno scorso la presidente della Camera Laura Boldrini ha raccontato della sua famiglia, quest’anno la sindaca di Roma Virginia Raggi ci descriverà la sua visione di Roma e del mondo. A WIN non ci interessano le appartenenze politiche e privilegiamo il mix di culture perché crediamo che solo cosi possano nascere nuove idee e soluzioni. Il tema che abbiamo scelto è “Leading the way”, come creare nuove opportunità per le donne e per il pianeta.
Oltre a Raggi, avremo la politica indiana Shazia Ilmi, un personaggio controverso in patria, l’artista Sonam Kalra che mixa con la sua musica, i gospel, i testi sacri indiani e il corano. E poi, ci saranno rappresentanti del mondo delle imprese come il capo delle risorse umane di una delle più grandi multinazionali del settore alimentare, rappresentanti del Conscious capitalism, imprenditrici che riescono ad unire profitto e rispetto dell’ambiente. Come Ditta Sandico, fashion designer filippina che utilizza la banaca, una fibra naturale per le sue sciarpe e giacche, intessute a mano dai pescatori dell’isola Catanduanes, nel sud est del paese. Avremo donne che hanno combattuto il cancro, e hanno superato la sfida più grande, quella per la vita.
Riuniamo le donne leader per aiutare le giovani a fare carriera e ad essere riconosciute per il loro merito e coloro che sono già in corsa a restare sé stesse e a usare intuizioni e creatività per sopravvivere in ambienti maschili che conoscono solo la competizione e l’efficienza come parametri di misura del successo. Per noi leadership vuol dire andare avanti insieme aiutandoci a vicenda, cooperando invece di gareggiare. Un consiglio per coloro che vogliono essere leader è integrare la vita professionale a quella famigliare: trovare un lavoro in cui si crede profondamente, una mission – anche piccola agli occhi degli altri – da perseguire, aiuterà a prendere più facilmente le decisioni e in modo non autoritario, creando così maggior consenso. Trovare il proprio posto nel mondo o ritrovarlo se lo si ha perduto è fondamentale, in modo autentico, con uno sguardo globale e preservando la propria femminilità.
Oggi ci sono tante donne in politica, nell’economia, rispetto al passato eppure il mondo manca ancora di riconoscerne i meriti. Portiamo il nostro sguardo femminile sul mondo e facciamo la differenza. Per le aziende questo comporta un cambiamento. Come ha espresso magnificamente Avivah Wittenberg Cox, coautrice del libro ’Rivelazione Womenomics’, e tra le nostre speaker quest’anno, non sono le donne a dover cambiare ma le aziende a diventare più inclusive, abbracciando le differenze di genere e non negandole. Incominciamo da prima noi a non negare la nostra differenza e il mondo ci ringrazierà.
*fondatrice di WIN, Women’s International Networking, e WINConference
Per noi leadership vuol dire andare avanti insieme aiutandoci a vicenda, cooperando invece di gareggiare.
Riuniamo le donne leader per aiutare le giovani a fare carriera
La "carriera", ossia l'ossessione delle femmine moderne.Il mito della carriera (leggi: precaria in un call center) è la cartina al tornasole di quanto le donne moderne abbiano perso femminilità (e infatti si lamentano in continuazione che nessuno si "innamora" di loro).
Boldrini docet
Sardegna, la prima legge dove si dovrà dire "sindaca" (per legge)
13 ottobre 2016
"Sindaca", "consigliera", "prefetta", "assessora", "commissaria": da ora la comunicazione istituzionale della Regione Sardegna dovrà declinare ruoli e professioni al femminile. Lo prevede, in un articolo dedicato allo sviluppo delle politiche di genere e alla revisione del linguaggio amministrativo, la legge sulla semplificazione appena approvata.
Il presidente della Camera Laura Boldrini sarà soddisfatta. E se qualcuno avrà da storcere il naso perché "suona male", dovrà vedersela con la professoressa Cecilia Robustelli dell'Accademia della Crusca che, per complimentarsi, ha chiamato la consigliera e autrice dell'emendamento passato in Consiglio regionale, Annamaria Busia del Centro democratico, affermata avvocata penalista.
Del resto, spiega lei stessa, "perché avvocata è brutto e invece maestra e impiegata no? La verità è che il nome del mestiere declinato al femminile diventa cacofonico nella misura in cui si avanza di livello nella scala professionale".
Allora Clapton è un chitarristo, il mio amico Roberto un guardio, mio zio Aurelio un autisto e Aronne Piperno (scherzato da Onofrio del Grillo) un ebanisto. :lol:
Lo posto qui per non aprire un'altra discussione.
http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11992965/sardegna-prima-regione-obbligo-parola-sindaca.html
8 marzo: il rugby è sempre più donna
Di DuccioFumero martedì 8 marzo 2016
Il 25% di chi gioca a rugby nel mondo è donna. Numeri inimmaginabili fino a pochi anni fa, con la soglia dei 2 milioni di rugbiste superata lo scorso anno, con un incremento dal 2014 al 2015 del 17% delle ragazze che giocano a rugby. 310mila nuove rugbiste in un solo anno in tutto il mondo, numeri che mostrano come lo stereotipo del rugby sport "maschio" sia sempre più uno stereotipo.
L'interesse e la passione per la palla ovale tra le donne va dalla semplice tribuna (il 53% delle britanniche ha dichiarato di aver seguito l'ultima Rugby World Cup) al campo di gioco, fin dalla più giovane età. Il 36% dei bambini e ragazzi che nel 2015 si sono avvicinati al rugby giocato grazie al programma "World Rugby's Get Into Rugby" sono ragazze. E con l'arrivo del rugby alle Olimpiadi di Rio 2016 il boom del rugby in rosa promette un nuovo balzo in avanti.
Il 25% di chi gioca a rugby nel mondo è donna.
Niente, non ce la fanno proprio ad accettare una cosa talmente ovvia, e cioè che del calcio femminile non interessa un cacchio a nessuno, in primis alle stesse donne, hanno una capacita' di occuparsi di inezie al posto dei reali problemi della vita di oggi che definirei diabolica.
A Sassari avevamo (ora non c'è più, perché fallita) una squadra di calcio femminile, la Torres F, pluriscudettata ed io sono andato a vedermi qualche partita. Beh, al di là della passione per i colori del cuore, si vedeva la differenza a vantaggio degli uomini tra la squadra plurititolata e la Torres maschile che contemporaneamente giocava in campionati minori.
alta 1,87, pesante 111 kg, praticante di MMA, nonché nove volte campionessa del mondo di BJJ.
La Normale di Pisa e le donne
Storia di una scalata paradossale
di Maria Grazia Colombari
La Scuola Normale di Pisa, superando finalmente l’odiosa discriminazione sessista, ha deciso di aumentare il numero delle insegnanti donne, che attualmente sono solo 4 a fronte di 35 docenti maschi. Un grande passo avanti per l’università che, fin dalla fondazione nei primissimi anni dell’Ottocento, è sempre stata una roccaforte maschile, forse più per consuetudine che per decreto. Un dato su tutti: nell’anno accademico 1887-’88, su 606 studenti iscritti solo 3 erano ragazze. Certo è che, nel corso del tempo, le donne che hanno varcato la soglia della Scuola in Piazza dei Cavalieri si possono contare sulle dita di una mano.
Le prime donne laureate alla Normale sono state Paolina Tacchi nel 1895 e Cornelia Fabri nel 1891. Quest’ultima discusse una tesi in Idrodinamica, sconvolgendo il pensiero comune che voleva la donna inadatta ed incapace di studi matematici. Lì si sono formate le menti di molti illustri personaggi: da Enrico Fermi a Carlo Rubbia e a Carlo Azeglio Ciampi. È un’eccellenza italiana, ed è paradossale che l’apertura mentale che si respira nelle aule non abbia fatto decidere prima d’ora l’apertura ai docenti di genere femminile.
Il sapere è un sostantivo di genere maschile; ma va tranquillamente sotto braccio alla cultura, che è un sostantivo di genere femminile. Ora, un altro pezzettino del tetto di cristallo è caduto.
2 dicembre 2016 (modifica il 2 dicembre 2016 | 07:27)
La Scuola Normale di Pisa, superando finalmente l’odiosa discriminazione sessista, ha deciso di aumentare il numero delle insegnanti donne, che attualmente sono solo 4 a fronte di 35 docenti maschi.
Nella scuola, ad esempio, in tutti i paesi dell'OCDE, gli insegnanti della scuola
dell'infanzia e della scuola elementare sono in maggioranza femmine, con una media del 94%. Nel ciclo della scuola secondaria inferiore OCDE la media delle
insegnanti femmine è del 62,7%; in Italia siamo al 73,3%, contro il 62,8% della Francia e il 56,7% della Germania. Alle superiori, di fronte a una percentuale
femminile media OCDE del 48,9%, in Italia siamo al 58,8% (Francia 50,6%, Germania 39%). Quello che è più "interessante", in proiezione futura, è la percentuale femminile secondo i gruppi di età. Nella scuola superiore, le insegnanti femmine sono già il 60% tra i 30 e i 60 anni. La tendenza alla femminilizzazione del corpo docente è irreversebile, in tutti i paesi esaminati.
(Solo all'Università il numero degli insegnanti uomini è maggiore; per ora.)
Lì si sono formate le menti di molti illustri personaggi: da Enrico Fermi a Carlo Rubbia e a Carlo Azeglio Ciampi. È un’eccellenza italiana, ed è paradossale che l’apertura mentale che si respira nelle aule non abbia fatto decidere prima d’ora l’apertura ai docenti di genere femminile.
"Chiamatemi sottosegretaria". La prima circolare della Boschi
Come già la Boldrini e la Raggi, anche la Boschi in fissa con il femminismo lessicale. Fa scrivere una cricolare per ordinare di essere chiamata "sottosegretaria"
Sergio Rame - Gio, 15/12/2016 - 10:34
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Il primo atto di Maria Elena Boschi nel nuovo governo è una "boldrinata".
Ieri mattina, come racconta la Verità, i vertici della presidenza del Consiglio hanno ricevuto una circolare firmata da Paolo Aquilanti, segretario generale di Palazzo Chigi in predicato di traslocare al Consiglio di Stato. Il pezzo di carta dispone che "tutti gli atti alla firma o in visione al sottosegretario di Stato dovranno essere scritti con la sotto indicata dicitura: 'la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Onorevole Maria Elena Boschi'".
"Non è che la politica finisca, domani, nessuno chiede di andare a casa, ma ci sono dei riti che in politica, secondo me, vanno rispettati. Se la Boschi non avesse fatto parte del governo, si sarebbe dato un segnalo chiaro al Paese". Le parole del deputato dem Davide Zoggia, che, ospite del programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora, sintetizzano molto bene il malcontento che serpeggia nel Paese. Anche tra le file del Partito democratico sono molti quelli che hanno mal digerito la promozione di Paolo Gentiloni da ministro per le Riforme a sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il tutto dopo la tranvata al referendum e in barba alla promessa di dimissioni e di un addio alla politica nel caso in cui avesse vinto il No (guarda il video).
Quando la Boschi diceva: "Se vince il No lascio la politica"
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La Boschi non solo resta, ma lo fa alzando subito la testa. La sua prima circolare è un ordine perentorio. Ha, infatti, messo per iscritto di essere chiamata "Onorevole Sottosegretaria". Una battaglia degna del presidente della Camera Laura Boldrini e del sindaco di Roma Virginia Raggi. Tutte in fissa con il femminismo lessicale, sembrano più preoccupate a dettare legge su come parlare e scrivere che amministrare e governare.
Filippo Facci: "Valeria Fedeli si dimetta. Oltre alla laurea le manca il buonsenso"
21 Dicembre 2016
Anche il governo Gentiloni ha il suo ministro punching-ball, inteso come una testa di casta che funga da parafulmine mentre altri lavorano al coperto: e ovviamente il punching-ball è lei, Valeria Fedeli, neo ministra dell’Istruzione senza istruzione. Le puntate precedenti già le conoscete: nel curriculum ha scritto «diploma di laurea» ma poi è risultato che non aveva nessuna laurea (solo la maturità) ma poi è risultato che non aveva neanche la maturità (solo un diploma triennale) e che insomma all’università non avrebbe neppure potuto iscriversi: si confida che sia vero almeno il certificato di battesimo.
Tra uno sputtanamento e l’altro la ministra ha però mostrato una buona capacità di lavoro nel rilasciare interviste: era difficile peggiorare la situazione, ma c’è riuscita grazie alle formidabili dichiarazioni rilasciate a Repubblica («Ho lavorato una vita nel sindacato, posso fare la ministra anche senza laurea») laddove ha lasciato intendere di non avere la minima contezza di come siano considerati i sindacati in questo Paese. Era difficile peggiorare la situazione, ma c’è riuscita dopo che le avevano chiesto, pure, come si sarebbe sentita nell’incontrare dei precari con due lauree o una scienziata come Elena Cattaneo; ha risposto che «il mio metodo è l’ascolto, e ascolterò con attenzione». La comprensione è un optional.
Era difficile peggiorare la situazione, ma c’è riuscita, ancora, quando le hanno chiesto che coerenza c’era tra l’aver detto «se vince il no non puoi andare avanti, io non penso alla mia sedia» ed essersi subito precipitata sulla sedia da ministra; lei ha risposto che «l’aver detto che bisogna prendere atto della sconfitta è coerente con la nascita di un governo che deve affrontare le urgenze del Paese». È coerente: basta dirlo. Era possibile peggiorare ancora la situazione? Ebbene sì, Valeria Fedeli c’è riuscita con una lettera-capolavoro spedita ieri a l'Avvenire e in cui spiega bene «da dove intende partire», ossia da quale emergenza verrà sviluppato il programma d’emergenza di questo governo d’emergenza. Da dove, quindi? Vuole smontare la legge sulla “Buona scuola”? Vuole modificarla? Si occuperà delle assunzioni per le maestre d’asilo? La riforma della scuola d’infanzia proseguirà? E i bonus di merito? I “super presidi”? I supplenti rimasti fuori dai concorsi? Siete fuori strada.
Eccola l'emergenza: «L’attuazione dei principi di pari opportunità... l’educazione alla parità dei sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dalla legge 119/2013 sul femminicidio». Prego? «Vorrei che tornassimo a parlare di uguaglianza tra donne e uomini, in linea con le normative nazionali e internazionali... in particolare la Convenzione di Istanbul del 2013».
Avete letto bene. Il ministro dell’Istruzione ha scambiato il suo dicastero per quello alle Pari Opportunità - che a questo punto potrebbe occuparsi d’Istruzione - oppure, peggio, crede davvero che gli studenti e i genitori e i docenti italiani abbiano come massima urgenza quella di essere sensibilizzati sulla parità dei sessi o sulla legge sul femminicidio: che peraltro, opinione nostra, è una legge orribile. A scanso di equivoci, ripetiamo, l’ha scritto lei: «È proprio da qui che intendo partire».
E il resto della lettera? Dopo essersi soffermata sugli «stereotipi che escludono le donne dalla politica e dal mondo del lavoro» si passa alla teoria dei gender: una parte del mondo cattolico infatti aveva accusato la ministra di esserne seguace. Ma lei rassicura: «Vorrei che la parola gender uscisse dal nostro vocabolario in questa accezione minacciosa». Noi, invece, vorremmo che la parola Fedeli uscisse dal nostro ministero. In questa accezione inutile.
di Filippo Facci
Sci, Lindsey Vonn: "Voglio gareggiare con gli uomini"
La sciatrice che ha vinto più gare in Coppa del Mondo (76, a 10 dal record di Stenmark) rilancia un suo vecchio progetto fin qui bocciato dalla Fis. Ci sarebbero già data e luogo della sfida: Lake Louise (dove ha vinto 18 volte) nel 2018
18 gennaio 2017 - New York
Lindsey Vonn non demorde. E’ un progetto che le rimbalza in testa da anni, e ora vuole rilanciare quell’idea forse un po’ folle: vorrebbe per una volta avere la possibilità di misurarsi contro gli uomini. Ne parlò apertamente già nel 2012 (anche con la Gazzetta), ma la Federazione internazionale si oppose. Lei, però, non si è mai arresa a quel no considerato un po’ maschilista. E così l’altro giorno ha riproposto il piano al Denver Post, il quotidiano di casa: "Mi alleno con gli uomini da sempre e mi diverto tantissimo. Mi spingono a dare il meglio di me stessa, a essere una sciatrice più brava. Dò più del cento per cento quando mi confronto con i maschi". E ha aggiunto: "Cerco di entrare nella loro testa, guardo quello che fanno e come risultato, scio più veloce".
il progetto — Lindsey, con l’appoggio del direttore tecnico della federsci Usa Patrick Riml, ha in mente anche il luogo e la data della possibile sfida: "A Lake Louise, a novembre del prossimo anno". Non è una discesa qualunque, è la pista canadese, uguale per uomini e donne, con poche difficoltà tecniche che lei ha addomesticato in carriera 18 volte (14 in discesa e 4 in superG), come mai riuscito a nessuno. Nel 2012 la Fis fu chiara: "Un genere non può partecipare in competizioni con l’altro sesso". Ma ora pare ci siano delle aperture alla sua idea, che genererebbe un grande interesse mondiale, di cui lo sci ha tremendamente bisogno. Dice Lindsey, che è recentemente tornata a gareggiare in Coppa del Mondo dopo una lunga assenza (322 giorni) a causa di una frattura al braccio: "Credo di aver vinto abbastanza fra le donne da meritare rispetto e un’opportunità di questo tipo". Ha vinto esattamente 76 gare di Coppa (più un oro olimpico e due mondiali), più di tutte nella storia dello sci femminile, non lontana da Ingemar Stenmark a quota 86, il dominatore assoluto. Mette le mani avanti Lindsey, perché sa bene che gli uomini, soprattutto in discesa, sono imbattibili: "So che non vincerei, ma mi piacerebbe tantissimo avere comunque l’occasione di provarci".
Uomini vs Donne — Il connazionale Steve Nyman è favorevolissimo a concederle la chance. La collega Lara Gut, invece, rispetta la sua idea, ma non ha alcun interesse a seguirla: "Con gli uomini mi basta allenarmi, nessuna intenzione di misurarmi contro di loro in gara", ha detto la svizzera in lotta per la Coppa generale. Ci hanno provato in tante a sfidare gli uomini. Nelle corse in auto è stato realizzato in molte occasioni. La golfista Annika Sorenstam non riuscì a passare il taglio a Forth Worth nel 2003. Billie Jean Jing batté Bobby Riggs 6-4 6-3 6-3 nella celebre Battaglia dei Sessi del 1973 a Houston. Nel 1992, Manon Rheaume divenne la prima donna (come portiere) a giocare in una partita di hockey (di precampionato) della Nhl. E a Tokyo 2020, all’Olimpiade estiva, uomini e donne gareggeranno insieme nel tiro a volo, specialità fossa e nel tiro a segno, pistola e carabina 10 metri.
Dal nostro corrispondente Massimo Lopes Pegna
© riproduzione riservata
Mandrake 18:03, 21 Gennaio 2017
gia' stanca di giocare a golf con Tiger Woods ?
Italiano in Scozia 19:23, 19 Gennaio 2017
ci piacciono gli uomini, questa e affamata.....
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stefer74 18:27, 19 Gennaio 2017
Più che l'improbabile confronto con gli uomini, sarebbe interessante vedere una gara femminile sulla Streif, a Wengen, sulla Birds of Prey, magari con tracciature ad hoc. Penso che in queste piste la Vonn avrebbe molta difficoltà a vincere, tra le donne. Con le sue inclinazioni la Steilang o la Mintschkante sarebbero per lei ostacoli durissimi.
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PerseoViola 18:23, 19 Gennaio 2017
Io sono dell'idea che potrebbero darle l'occasione; prima di tutto é una campionessa e ha vinto abbastanza da meritarlselo, poi solo di pubblicitá sarebbe una cosa importante per lo sci, in piú hanno dato a Pistorius la possibilitá di correre con persone normalli, perché no a lei quella di correre una volta con gli uomini? se poi arriva ultima a 20 secondi, beh, la figuraccia la fa lei e nessun altro.
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PerseoViola 18:23, 19 Gennaio 2017
Io sono dell'idea che potrebbero darle l'occasione; prima di tutto é una campionessa e ha vinto abbastanza da meritarlselo, poi solo di pubblicitá sarebbe una cosa importante per lo sci, in piú hanno dato a Pistorius la possibilitá di correre con persone normalli, perché no a lei quella di correre una volta con gli uomini? se poi arriva ultima a 20 secondi, beh, la figuraccia la fa lei e nessun altro.
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bruno.c25 18:09, 19 Gennaio 2017
con gli uomini può puntare al record di vittorie...non è molto lontana.
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stefer74 18:24, 19 Gennaio 2017
Record che lascia il tempo che trova, vista l'improponibilità del confronto. Ha già il record femminile, non le basta?
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fla_for 17:34, 19 Gennaio 2017
Povera... un'altra che crede nell'uguaglianza uomo / donna...
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akiraryo 16:06, 19 Gennaio 2017
La Steif ? li prende 180 punti di sutura se va bene al primo saltooooooo........ lei si è espressa male diciamo che voleva alloggiare nello stesso albergo degli uomini...
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sanmames 12:20, 19 Gennaio 2017
Lake Louise, ovvero la pista quasi di casa e la più facile del mondo per la discesa. Vuole gareggiare con gli uomini? Bene, li sfidi con la stessa tracciatura sulla Birds of Prey, al Lauberhorn o sulla Streif con condizioni uguali per tutti. Poi quando si accorgerà di prendere 15 secondi o al peggio di non finire la gara magari diventerà un po' più umile.
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Mette le mani avanti Lindsey, perché sa bene che gli uomini, soprattutto in discesa, sono imbattibili: "So che non vincerei, ma mi piacerebbe tantissimo avere comunque l’occasione di provarci".
Non sono un esperto di sci, ma pretendere una gara con gli uomini vuol dire aver smarrito totalmente il senso della realtà.
Almeno se ne rende conto.
"Mi alleno con gli uomini da sempre e mi diverto tantissimo. Mi spingono a dare il meglio di me stessa, a essere una sciatrice più brava. Dò più del cento per cento quando mi confronto con i maschi". E ha aggiunto: "Cerco di entrare nella loro testa, guardo quello che fanno e come risultato, scio più veloce"
Come ho già avuto modo di scrivere in passato, le c.d. "palestre miste" portano vantaggi solo alle femmine, le quali beneficiano moltissimo della presenza maschile, mentre i maschi vengono soventemente condizionati in maniera negativa da quella inopportuna presenza femminile.
Il motivo ? L'avversario naturale del maschio è l'altro maschio e non la femmina; mentre per quest'ultima il "parametro di riferimento", e quindi il nemico da sconfiggere, è il maschio umano.
Ergo, mentre gli uomini raramente si impegnano sul serio contro le donne (anzi), quest'ultime fanno di tutto per sconfiggerlo e possibilmente umiliarlo.
Diciamo pure che l'uomo ha un atteggiamento protettivo verso la donna; quest'ultima no, nella maniera più assoluta.
Un maschio, per percepire e considerare la femmina una nemica (in quel contesto), deve essere addestrato a farlo.
La femmina no.
La femmina, soffrendo di insopprimibili complessi di inferiorità nei confronti del maschio, trova naturale considerare l'uomo il suo nemico numero uno; sia sul tatami che sul ring, oppure in un ottagono.
Frank
Ergo, mentre gli uomini raramente si impegnano sul serio contro le donne (anzi), quest'ultime fanno di tutto per sconfiggerlo e possibilmente umiliarlo.
Diciamo pure che l'uomo ha un atteggiamento protettivo verso la donna; quest'ultima no, nella maniera più assoluta.
Un maschio, per percepire e considerare la femmina una nemica (in quel contesto), deve essere addestrato a farlo.
La femmina no.
La femmina, soffrendo di insopprimibili complessi di inferiorità nei confronti del maschio, trova naturale considerare l'uomo il suo nemico numero uno; sia sul tatami che sul ring, oppure in un ottagono.
Tanto per restare in tema...Si è così.
CLUBBER, tu che pratichi le MMA, hai mai ricordato il caso di un campione di tale disciplina, che va in giro per gli studi televisivi a dar dimostrazioni di abilità lottatorie contro una femmina, attrice o meno che sia...?
http://www.mixedmartialarts.com/forums/UnderGround/Nunes-chokes-Christian-Slater-on-Live-wKelly:2628549-1?utm_content=buffer8069a&utm_medium=social&utm_source=facebook&utm_campaign=buffer_GabiGarcia
No, vero?
@@
ps: tralascio il discorso relativo a tutti quei maschietti che si prestano a tali pagliacciate.
Si è così.
A prestarsi a queste stronzate sono sempre degli uomini.
Come ho scritto diverse volte sul forum io alle volte mi sento un alieno quando mi confronto con la maggior parte degli altri uomini:sento veramente di non aver niente da spartire con loro.
Già a 6 anni le bambine pensano
di avere meno talento dei maschi
Lo studio: gli stereotipi che associano un più alto livello di prestazioni intellettive agli uomini emergono in tenera età e influenzano interessi e carriera delle ragazze. Come uscirne? Comportarsi in modo univoco da subito e puntare sul valore dell’impegno
di Antonella De Gregorio
Se il soffitto di cristallo è duro da rompere, è perché poggia su basi solidissime a pianoterra. Potrebbe essere l’abstract della ricerca di un team di studiosi delle università di Princeton, New York e Illinois, pubblicata su Science che individua il punto esatto in cui si produce quella crepa nell’autostima di una persona, che la porta a sentirsi «meno». Meno brillante e dotata di talento naturale, per esempio. Nello specifico, le femmine «meno» dei maschi.
I protagonisti
Lo studio, condotto su 400 bambini, colloca quel momento a cavallo tra i cinque e i sei anni. Prima, maschietti e femminucce chiamati a dare valutazioni sul proprio genere, danno risposte identiche; dopo - intorno ai sei anni (e ancor più dai sette) - le risposte cambiano traiettoria. Gli esperimenti fatti dai ricercatori consistevano nel raccontare una serie di storie su qualcuno che era davvero brillante, furbo, geniale, senza svelare chi fosse il protagonista. Chiesto poi ai piccoli di cinque anni di indicare, tra due figure maschili e due femminili, quale fosse, secondo loro, i bambini sceglievano quasi sempre un maschio e le bambine una femmina. Solo un anno più tardi, i maschi davano la stessa risposta e le femmine la modificavano: per lo più indicavano anche loro il maschio.
Il gioco per bambini «intelligenti»
In un altro esperimento ai bambini venivano proposti giochi da tavolo di due categorie: per bambini «molto intelligenti» e per bambini «che si impegnano al massimo». Le femmine di sei, sette anni, dimostravano di apprezzare quanto i maschi il secondo gioco; meno dei maschi il primo. Insomma, secondo uno dei ricercatori, Andrei Cimpian, docente della Nyu, con l’inizio della scuola, l’esposizione ai media, il giudizio dei pari, ai bambini viene somministrata la prima massiccia dose di stereotipi sul «genere» dell'intelligenza, e si dà loro in pasto il messaggio che il genio è una qualità più consona ai maschi. Per i piccoli (anzi, le piccole) che si vedono con gli occhi degli adulti, uno schiaffo all'autostima che si sta formando e si nutre della concezione di sé che credono di suscitare negli altri.
IL GAP DELLA PAGHETTA, di C. Belloni
Strada in salita
«Sconforta vedere quanto precocemente emergono questi condizionamenti. Da lì in poi la strada è tutta in salita», ha dichiarato alla Bbc lo studioso. Che in precedenza aveva già analizzato le possibilità di carriera correlate con la percezione di doti innate predittive di successo. Risultato? Più le persone ritenevano che l’ingrediente chiave della riuscita fosse un sovrappiù di ingegno, più quella carriera diventava appannaggio maschile.
Valanga
«A cinque anni non si ragiona certo in termini di carriera, ma è come una valanga che parte da un grumo di neve grande quanto un pugno», hanno detto ancora i ricercatori. Perché l’autostima può influenzare l’apprendimento, condizionando il bambino a credere di non riuscire bene in una determinata attività, ad esempio di studio, proprio perché ha una bassa considerazione di se stesso e delle sue capacità. Ecco risolto, insomma, il peccato originale che vede ancora troppe poche donne portare avanti carriere in ambito scientifico o matematico. O studi di filosofia, fisica, ingegneria. Un problema circolare, che può condizionare tutta la vita.
L’impegno
Come uscirne? I ricercatori suggeriscono di iniziare fin da subito a comportarsi in modo univoco con i bambini, trattandoli come esseri completi. E di enfatizzare a beneficio di tutti, maschi e femmine, l’importanza dell’impegno: «Si rende di più quando è questo l’elemento cui imputare la riuscita». Una strategia che preserverebbe le ragazze e consentirebbe loro di non partire schiacciate fin dalla prima casella della vita.
28 gennaio 2017 (modifica il 28 gennaio 2017 | 08:48)
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Si è così.
A prestarsi a queste stronzate sono sempre degli uomini.
Come ho scritto diverse volte sul forum io alle volte mi sento un alieno quando mi confronto con la maggior parte degli altri uomini:sento veramente di non aver niente da spartire con loro.
In passato ho visto dei film ("pensati" da appartenenti al sesso maschile), in cui la wonder woman di turno, pesante al massimo una sessantina di chili, ma "espertissima" di arti marziali e "più veloce" di Bruce Lee, :doh: buttava giù armadi come questo,
alti 1,93 e pesanti 117 kg...
Insomma, un delirio.
Una cintura nera di karate , anche femminile, può facilmente bloccare anche 3 persone .
sabato 28 giugno 2014
Le arti marziali non funzionano!
Verso la fine degli anni '90 i ricercatori statunitensi del Rocky Mountain Combat Application Training (R.M.C.A.T.) hanno eseguito un interessante esperimento.
Costoro hanno dimostrato che la semplice conoscenza di un'arte marziale, per quanto completa ed avanzata, non comporta significative chances di sopravvivenza, quando l'avversario è un vero combattente da strada.
Gli autori dell'esperimento hanno proceduto dapprima convocando un gruppo di élite in qualche modo rappresentativo di varie arti marziali: Karate, Tae-kwon-do, Boxe, Thai boxe, Kung Fu, Ju-jitsu, Kickboxing, ecc.
Ognuno di questi esperti, venne messo da solo al cospetto di un vero avanzo di galera, un autentico picchiatore da strada, equipaggiato con una speciale tuta imbottita in grado di proteggere tutto il corpo, testa compresa.
Le istruzioni date a ciascun partecipante, erano quelle di non attaccare, fintanto che l'energumeno, il quale si produceva in comportamenti ostili e pesanti insulti, non avesse a sua volta attaccato. In caso di attacco, però, sarebbe stato possibile reagire con tutte le forze e con qualsiasi tecnica.
I risultati sono stati sconcertanti.
Ad ogni occasione, il bandito da strada, dopo aver insultato pesantemente il soggetto, aveva attaccato improvvisamente avendo la meglio sul malcapitato. Solo in pochissimi casi il soggetto, ovvero un esperto di arti marziali, era riuscito a reagire tempestivamente ed in modo efficace. Le reazioni, quando ci sono state, sono state scomposte, impacciate e comunque non in grado di fermare la furia dell'attacco.
Cosa è successo, quindi?
Tutti quelli che che hanno preso le botte, a prescindere dal loro livello tecnico, hanno sperimentato il cosiddetto shock adrenalinico da stress emotivo. Di fronte al comportamento minaccioso, sicuro di sé, di un vero delinquente, e malgrado il contesto "controllato" dell'esperimento, gli interessati hanno avuto paura quanto basta per trovarsi in difficoltà a reagire:
Alcuni, pur percependo l'imminenza dell'attacco, hanno esitato quell'attimo che ha permesso all'assalitore di colpire per primo ed avere la meglio
Altri, accorgendosi di essere sul punto di essere colpiti, sono rimasti indecisi e confusi su quale tecnica usare, tra le molte conosciute, dando il tempo all'avversario di attaccare
Altri hanno trovato il tempo di reagire, ma in modo goffo, rigido ed inefficace, senza riuscire a fermare la furia dell'energumeno
Altri ancora sono rimasti semplicemente paralizzati ed incapaci di reagire, mentre quello gli metteva una mano in faccia e li sbatteva in terra
Perché tutto questo?
Perché atleti eccellenti nelle arti da combattimento, capaci di performance straordinarie nelle rispettive palestre, hanno dato una prova così deludente? Molto semplicemente perché, pur essendo allenati sul piano tecnico, non conoscevano le loro reazioni di fronte alla paura e non erano addestrati ad affrontarle. Vi lascio trarre le conseguenze sulle reazioni di chi non ha la minima conoscenza ed esperienza di combattimento.
La paura.
La paura è un intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto. Essa è un'emozione dominata dall'istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una suffragata situazione pericolosa.
La paura irrompe ogni qualvolta si presenti una possibile minaccia per la propria incolumità e di solito è accompagnata da un'accelerazione del battito cardiaco e dal rilascio di un ormone (fra gli altri) chiamato adrenalina. Senza entrare nei particolari, l'adrenalina prepara il corpo a fronteggiare l'imminente pericolo, anche interrompendo ogni funzione che non sia utile alla sopravvivenza immediata.
Questo però presenta diversi inconvenienti: fisici, psicologici, motori e cognitivi.
Fra i tanti possiamo elencare:
dilatazione delle pupille;
perdita della visione periferica (effetto tunnel);
percezione uditiva alterata;
errata percezione del tempo e dello spazio;
respirazione accelerata o affannosa;
rigidità muscolare;
perdita della mobilità fine;
diminuzione della temperatura corporea;
blocco mentale;
amnesia;
Mano a mano che la frequenza cardiaca aumenta, il corpo subisce una serie di significativi cambiamenti fisiologici.
A 100 -110 bpm le abilità motorie complesse degradano considerevolmente. Le mani tremano, le dita perdono di precisione ed anche le azioni moderatamente complesse, come l'infilare una chiave nella serratura, diventano frustranti e problematiche.
A 115 - 145 bpm le abilità motorie complesse si disintegrano del tutto. I sistemi di risposta condizionata che si basano sulle abilità complesso-motorie come il karate, il kung-fu, il krav maga, o la kick-boxing, diventano semplicemente inutilizzabili.
Gli unici movimenti utilizzabili in un contesto di stress indotto da paura sono quelli chiamati “grosso-motori” e questo rende praticamente inutili le arti marziali tradizionali, a meno di non provvedere ad un lungo addestramento speciale.
Per contro i sistemi di autodifesa più efficaci al mondo si basano invece proprio sullo sfruttamento dei movimenti “grosso-motori”.
Le tecniche “grosso-motorie” sono semplici ed istintive, vengono apprese rapidamente ed applicate con facilità ed efficacia, anche nei momenti di maggior tensione, trasformando in questo modo gli inconvenienti dello stress e della paura in una risorsa per la sopravvivenza.
Ecco il "segreto" del nostro metodo!
http://herpestes-sd.blogspot.it/2014/06/le-arti-marziali-non-funzionano.htmlIl punto è uno solo Frank,nessuno lo vuole dire per evitare litigi tra varie "fazioni",ma la pura verità è che ci sono Arti Marziali totalmente inutili,Arti Marziali estremamente efficaci e tutto ciò che c'è nel mezzo.
Lungi da me nel voler esaltare lo sport femminile come qualcosa di addirittura superiore, però faccio notare che la notizia dell'eco di bergamo (fermo restando che il suddetto giornale non è il massimo di affidabilità) , non è per forza campata in aria . Una cintura nera di karate , anche femminile, può facilmente bloccare anche 3 persone .Jason io mi confronto giornalmente con varie cinture nere di diverse arti marziali...UOMINI con cinture nere...alcuni di essi oltre il livello nazionale...solo una piccola parte di loro POTREBBE riuscire a spuntarla contro una SERIA aggressione di 3 persone disarmate contemporaneamente..e non parlo di BLOCCARE 3 aggressori ma cercare di distruggerli prima che loro distruggano te...addirittura dare il vantaggio a 3 persone di non infierire e di non far loro del male è una cosa di una difficoltà assurda...
Il punto è uno solo Frank,nessuno lo vuole dire per evitare litigi tra varie "fazioni",ma la pura verità è che ci sono Arti Marziali totalmente inutili,Arti Marziali estremamente efficaci e tutto ciò che c'è nel mezzo.
Parlo di efficacia in un combattimento di strada.
L'articolo parla di paralisi dovuta alla paura di uno scontro fisico...questo può avvenire in atleti che non praticano arti marziali o sport da combattimento a Contatto Pieno...
Un atleta di élite' di Muay Thai,un atleta di elite' di MMA o un membro della famiglia Gracie al 99,9% potrebbe essere la più brutta esperienza della vita di un teppista navigato (se non l'ultima)...ovviamente parlo di uno scontro fisico senza vantaggi qualitativi da fuoco,armi da taglio o simili eccetera.
Jason io mi confronto giornalmente con varie cinture nere di diverse arti marziali...UOMINI con cinture nere...alcuni di essi oltre il livello nazionale...solo una piccola parte di loro POTREBBE riuscire a spuntarla contro una SERIA aggressione di 3 persone disarmate contemporaneamente..e non parlo di BLOCCARE 3 aggressori ma cercare di distruggerli prima che loro distruggano te...addirittura dare il vantaggio a 3 persone di non infierire e di non far loro del male è una cosa di una difficoltà assurda...
Parlo di 3 persone medie...ovviamente se sono 3 anziani rachitici come Woody Allen allora è una cosa diversa....
Ci sono diversi siti che sbugiardano queste bufale..uno di questi siti è BUTAC(acronimo di Bufale Un Tanto Al Chilo) e una delle bufale più ricorrenti è proprio quella della ragazzina esperta di arti marziali che malmena diversi criminali contemporaneamente.
Un giovane nordafricano stava cercando di derubarla. Lei non ci ha pensato un attimo e, con una mossa di arti marziali, lo ha immobilizzato. Poi accortasi che c’erano altri due individui che lo accompagnavano, lo ha usato come scudo, mettendoli tutti e tre in fuga.
e una delle bufale più ricorrenti è proprio quella della ragazzina esperta di arti marziali che malmena diversi criminali contemporaneamente.
Frank ci scommetto un rene che anche tu hai incontrato diversi individui millantare incredibili conoscenze nelle arti marziali per poi rivelarsi solo degli sbruffoni incompetenti.
Nell'articolo viene riportato quanto segue:
Dunque, la ragazzina in questione avrebbe usato "come scudo" il ragazzo nordafricano immobilizzato, "mettendoli tutti e tre in fuga"... ?!?
Dico, ma di cosa cazzo si parla? Ma che film è?
E' così.
Ogni tanto, diciamo pure ciclicamente, capita di leggere la tot notizia in cui la tot esperta di pugilato, di karate o di krav maga avrebbe "steso tre uomini", generalmente stranieri provenienti dal Nord Africa o da qualche paese mediorientale... :doh:
A 'sto punto un Jon Jones potrebbe stendere un battaglione di Marines o di Navy Seals...
La dinamica evidenziata da Frank è poco plausibile ma la cosa stupefacente è che non suscita dubbi nelle menti dei lettori una dinamica del genere. Come può una persona (tralasciando per un attimo il discorso uomo/donna/femminismo/mediafemministi/etc.) bloccare un malvivente a mani nude e allo stesso tempo far scappare gli altri due che lo seguono?
La dinamica evidenziata da Frank è poco plausibile ma la cosa stupefacente è che non suscita dubbi nelle menti dei lettori una dinamica del genere. Come può una persona (tralasciando per un attimo il discorso uomo/donna/femminismo/mediafemministi/etc.) bloccare un malvivente a mani nude e allo stesso tempo far scappare gli altri due che lo seguono?Esatto!!!
E' così.
Ogni tanto, diciamo pure ciclicamente, capita di leggere la tot notizia in cui la tot esperta di pugilato, di karate o di krav maga avrebbe "steso tre uomini", generalmente stranieri provenienti dal Nord Africa o da qualche paese mediorientale... :doh:
A 'sto punto un Jon Jones potrebbe stendere un battaglione di Marines o di Navy Seals...
Tanto per restare in tema...Hahahahahahahaha
CLUBBER, probabilmente avrai già visto questo video falso più di Giuda.
http://video.corriere.it/israele-tre-bar-molestano-donna-sbagliata-campionessa-lotta-li-mette-tappeto/09d2aa80-e6cb-11e5-877d-6f0788106330
Il bello è che la tipa, alla fine del "match", prende la bottiglia e se ne va.
Da vera dura. :doh:
Orazio Leggiero Care amiche e compagne di Non Una Di Meno, sono un socio di Maschile Plurale da dieci anni, cioè da quando si è costituita in associazione nazionale, e faccio parte del gruppo di autocoscienza maschile Uomini in Gioco di Bari. Vi scrivo perchè non riesco a comprendere - e con me tantissime altre persone - la ragione per la quale negli otto punti del vostro programma non si faccia cenno alla terribile piaga della tratta delle schiave del sesso, che tutte/i noi consideriamo come la forma peggiore di violenza maschile alle donne. Altra cosa è la complessa problematica della prostituzione e delle "lavoratrici del sesso", sulle quali vi sono opinioni differenti quanto rispettabili. Ma qui parliamo di tratta, sulla condanna della quale esiste certamente una totale convergenza di vedute. Perchè allora tenere fuori proprio questa pratica immonda, che ad unanime giudizio è la più terribile forma di violenza maschile contro le donne? Mi auguro vogliate rispondere, non a me ma alle tantissime persone che vorrebbero capire.
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Complessate all'attacco.
https://www.facebook.com/nonunadimeno/videos/1933315163555366/
E senza coglioni in ginocchio.
Ce ne fosse uno, tra questi coglioni leccaculo, in grado di spendere due parole sulla violenza in versione femminile.
Ma, a parte questo, mi chiedo come sia possibile che da parte femminile (e non solo femminista) non si sentano mai delle parole di apprezzamento verso il sesso maschile.
Mai una parola positiva verso l'opera e le fatiche degli uomini.
Niente di niente.
Il maschio? Oggi e' il SESSO DEBOLE!
Celebrata la giornata della donna, vale la pena oggi affrontare la questione maschile, oggi non meno problematica di quella femminile.
Milano
14:00 del 20/03/2017
Scritto da Luca
Celebrata la giornata della donna, vale la pena oggi affrontare la questione maschile, oggi non meno problematica di quella femminile. A scanso di equivoci, non si negano le discriminazioni che subiscono ancora le donne in varie parti del mondo. Ma nei paesi più evoluti si riconosce il disagio maschile come problema di genere. Negli Stati Uniti e anche in Europa numerose ricerche hanno accertato che nelle assunzioni e nelle carriere non esistono più pregiudizi di genere per quanto riguarda le capacità e la remunerazione. L’Italia è in ritardo nel prenderne coscienza. Inchieste e studi sulle discriminazioni delle donne abbondano. Meno conosciute e praticate sono le ricerche sui disagi odierni dei maschi in quanto tali.
Alcuni problemi sono già emersi, tra cui quello dei padri separati, ma si limitano per lo più agli aspetti economici. Non ci si preoccupa troppo di come la tendenza all’affidamento dei figli alle madri abbia ricadute psicologiche negative su molti uomini. Si presume, in contraddizione con la realtà e le aspirazioni delle donne stesse, che dal marito dipenda ancora il mantenimento della famiglia.
ISTRUZIONE E LAVORO
Un altro esempio sono i risultati scolastici. Da oltre quarant’anni nel Veneto le donne diplomate sono più numerose dei maschi. Succedeva che i maschi, durante il boom economico trovavano subito lavoro mentre le donne aspettavano, studiando, di trovare marito. La maggiore istruzione ha consentito alle donne di accedere in misura maggiore (il doppio) almeno ad attività impiegatizie e direttive lasciando ai maschi quelle manuali. Non si può presumere che una maggiore istruzione abbia consentito alle donne di gestire meglio le situazioni nel privato e nel pubblico? E la cultura non le ha rese più sensibili e aperte al cambiamento? Non si può pensare che una maggiore istruzione avrebbe consentito agli uomini di superare stereotipi antichi se a quattordici anni non fossero stati subito imprigionati nel lavoro?
Da una ventina d’anni anche le laureate e le dottoresse di ricerca sono più dei maschi: una vera rivoluzione culturale rispetto a mezzo secolo fa quando le donne non studiavano proprio. Considerando tutta la popolazione, nel Veneto abbiamo già 270 mila donne laureate a fronte di 216 mila maschi, ma tra la popolazione con meno di quarant’anni, la maggiore competitività delle donne appare ancora più netta. Il 66% degli iscritti all’università è femmina, ma tra i laureati le donne sono il 75%! Per ogni donna che abbandona gli studi, ci sono più di due uomini. Stando così le cose, non sarebbe opportuno pensare a rendere scuola e università (e società) adatte anche ai maschi? Negli anni Sessanta, le classi “miste” furono salutate come una conquista della modernità. La divisione era motivata da una società che attribuiva ruoli sociali molto diversi ai due generi principali. Ora la cosa va ripensata su diverse basi come da tempo si sta facendo negli Stati Uniti.
ADOLESCENZA
È possibile che l’assenza di un sistema formativo e scolastico adatto ai maschi induca a comportamenti aggressivi? La violenza maschile è giustamente condannata, ma con altrettanta violenza. Poco, invece, si fa per comprenderla. La si spiega ancora con gli stereotipi superati di una cultura che non esiste quasi più. Il fatto che sia in aumento – in tutti i paesi occidentali – non dovrebbe indurre a riflettere sui veri motivi anziché continuare a interpretarla con i parametri di un secolo fa? La scuola nel periodo dell’adolescenza potrebbe riconsiderare programmi e classi miste per interessi ed età tra gli 11 e i 18 anni e ancor più tra i 13 e i 16. Le frustrazioni che maschi ancora immaturi subiscono durante l’adolescenza,costretti nelle stesse classi di ragazze più mature che li dominano può riflettersi per tutta la vita scolastica e in generale. Anche dal punto di vista fisico, un ragazzino costretto per cinque ore di scuola seduto in un minuscolo banco soffre molto di più di una ragazza la quale, essendo più matura ottiene nella media migliori risultati e l’approvazione sociale. Di tutto abbiamo bisogno fuorché di maschi frustrati.
SUICIDI
I dati sui suicidi sono drammatici per i maschi, ma se ne parla poco o nulla. Per ogni donna che si toglie la vita, ci sono 4,5 maschi che fanno altrettanto! Non dipende solo da fattori sociali, così come molti altri comportamenti. Non è questo un problema di differenza di genere più importante del fatto che nei ranghi più elevati – alti magistrati, primari, rettori, politici – effettivamente prevalgano ancora i maschi? Ma riguarda poche persone ai vertici di organizzazioni del cui funzionamento le donne sono già pienamente responsabili ai livelli intermedi. Tra l’altro, si tratta anche di una questione di età: alle posizioni elevate si giunge tardi e le statistiche su tutta la popolazione non prendono in considerazione che sta già verificandosi una graduale sostituzione di molti maschi anche nelle posizioni di vertice e nei prossimi dieci/vent’anni lo sarà con maggiore incisività.
Il rischio di non prendere in considerazione il crescente disagio maschile riguarda tutta la società. Incluse le donne che invece di rivendicare diritti ormai acquisiti e una paternalistica (sic!) protezione, dovrebbero cominciare a comprendere i problemi della società nel suo complesso: di maschi e femmine entrambi indissolubilmente parte di una stessa umanità
Paolo 20/03/2017 16:24:16
Sì è proprio vero che noi maschi siamo molto più deboli ma c'è da dire che la donna senza l'uomo è niente, pur essendo più forte dell'uomo. In due si vince la battaglia.
Vi racconto questa storia a lieto fine. Ieri negli USA c'è stata l'ennesima manifestazione anti-Trump, condita dai soliti tafferugli dei cosiddetti "antagonisti", "antifascisti" o come cavolo si fanno chiamare lo sanno solo loro che però hanno trovato pane per i loro denti, cioè i sostenitori incazzati di Trump, che li hanno corcati di mazzate.
Ebbene, questa tizia (a quanto pare famosa sul web) scriveva questo su FB qualche ora prima della manifestazione: "Diretta a Berkeley per interrompere la riunione dei nazisti/suprematisti bianchi. Molto nervosa, ma determinata a portarmi dietro 100 scalpi nazisti".
Diciamo che ora ha forse ha capito la differenza tra vita vera e spazio virtuale... oltre che l'applicazione del principio della parità dei sessi.
Al primo commento trovate la gif da vedere in loop per 10 minuti prima di andare a dormire questa ser
Mi confortano i commenti sotto.
Detryck Von-Doom Look at the rest of the video! The girl IMMEDIATELY got back up and kept fighting!!!
Adolf Pillowhands over here!!!
La differenza che passa tra la realtà e la fantasia.
https://www.facebook.com/radicalchicboriosi/photos/a.1527731144163211.1073741828.1527426437527015/1871527179783604/?type=3&theater
https://media.giphy.com/media/l4FGBi70k3f07wb4I/giphy.gif
Louise Rosealma (Venus Rosales, Emily Rose Marshall, Emily Rose Nauert)
Louise Rosealma (aka Emily Rose Marshall [35][34], Emily Rose Nauert [38][39][48] ) is a 19-year-old pornographic actress, independent model, and photographer from Southern California.[47] [3] It appears that Louise Rosealma is a pseudonym and that her real name is Emily Rose Nauert.[15][9] She describes herself as Antifa, queer, and a free soul.[6] Louise has a boyfriend. who is also apart of Antifa.[47]
Source: https://www.everipedia.com/louise-rosealma-venus-rosales/#ixzz4ebDuqiKc
Age 19
Height
5'1''
Weight
98 lbs
«Regole e passione, ora il calcio impari dalle ragazze»
di Maria Silvia Sacchi
Patrizia Panico ha vinto molte sfide. Dai campetti delle borgate romane («dove mettevi le giacche in terra per fare i pali della porta, e non sapevi mai quando un tiro era palo-gol o palo-fuori… Per guadagnarmi il rispetto dei ragazzi ed essere confermata, i miei dovevano sempre essere almeno tre palo-gol»), a 41 anni è una leggenda vivente del calcio femminile e dello sport. Più di 700 gol segnati nel massimo campionato, 14 volte capocannoniere di serie A, 10 scudetti, 5 Coppe Italia, 8 Supercoppe italiane. E adesso, che ha appena appeso le scarpette al chiodo, si è seduta in panchina: prima donna nello staff tecnico di una nazionale di calcio maschile. Ha guidato due amichevoli della Under 16, una persa e una vinta, e quella vinta è stata con la Germania, la prima vittoria con i concorrenti tedeschi. Ma oggi che ha rotto l’ennesimo tabù, l’ex capitano della Nazionale si presta a tornare a scuola. Per dire alle ragazze (e ai ragazzi) che si può fare. Che non esistono barriere. La campionessa, infatti, è una delle role model, ovvero delle persone da prendere come esempio, del progetto Inspiring Girls (vedi sotto). «Lo faccio – dice – perché trovo giusto confrontarsi con le ragazze e con i ragazzi. Quando ero giovane, più che ostacoli, diciamo non sono stata incentivata a fare questa professione. Così mi metto nei panni di chi ha un sogno da raggiungere: è importante che abbia l’esempio tangibile che con la forza di volontà e il sacrificio si arriva ovunque». Soprattutto nello sport, che è la sua passione e una scuola di vita del tutto lontana dalla violenza degli stadi. Anzi, se c’è qualcosa che il calcio maschile dovrebbe prendere da quello femminile – dice Panico – è la correttezza: «Le donne portano un calcio puro, con molto rispetto delle regole, dei ruoli e di quei canoni di sportività che spesso vengono violati nel calcio maschile. È un calcio privo di qualunque interferenza illegale. Probabilmente la donna è più attenta al dovere… Poi, forse, ha il suo peso il fatto di essere dilettanti». Già perché, nonostante i successi e le capacità tecniche, il calcio maschile e il calcio femminile sono distanti anni luce. Ingaggi milionari per il primo; l’impossibilità di essere classificate come giocatrici professioniste e un guadagno massimo di 24mila euro l’anno per il secondo. Nessuna copertura pensionistica, nessuna tutela per chi diventa madre. Per questo, se le si chiede quali riforme vorrebbe per il “suo” sport, dice per prima cosa «pari opportunità». E come seconda «che il calcio si faccia messaggero di altre problematiche sociali». Come la lotta contro la violenza sulle donne, «una tematica che mi sta particolarmente a cuore, trovo angosciante aprire il giornale e leggere ancora di un femminicidio. Non c’è solo un problema di mancata educazione per il rispetto della donna. Manca anche la giusta pena per chi commette tali orrori, credo che sarebbe più giusto introdurre il reato di femminicidio». Eppure, almeno nel calcio qualcosa sta cambiando, dice Panico, e se cambia il calcio forse cambia anche il Paese. «Per forza o per volontà siamo di fronte a un miglioramento. Si vede proprio nel momento in cui qualcuno esce con frasi sessiste o pregiudizi, c’è una reazione sociale importante che prima non c’era. Ormai l’Italia è stanca di una mentalità retrograda». Il progetto Sarà presentato oggi Inspiring Girls, progetto per incoraggiare le ragazze a seguire le proprie aspirazioni organizzato da Valore D, l’associazione presieduta da Sandra Mori, con il supporto di Intesa-SanPaolo ed Eni e il Corriere come media partner. In 3 anni donne che hanno raggiunto i vertici nella professione porteranno la propria testimonianza in 200 scuole medie italiane coinvolgendo 25 mila giovani. Tra le presenti oggi, Patrizia Panico, allenatrice della nazionale Under 16, Anna Polico, capitano dell’Esercito, Chiara Cerutti, capo della sicurezza sulle piattaforme Eni. 18 aprile 2017 (modifica il 18 aprile 2017 | 22:21) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Eccone un'altra.
Come entrano (anzi, vengono fatte entrare...) in un ambito maschile, subito iniziano a scassare la minchia con le loro vaginate da eterne complessate.
http://27esimaora.corriere.it/17_aprile_18/inspiring-girls-regole-passione-ora-calcio-impari-ragazze-71800c24-246c-11e7-9ccc-1412672da04e.shtml
Naturalmente da parte maschile non vola una mosca.
Come sempre tutto tace e le complessate si espandono sempre di più.
Alberto86 : Inquinano e distruggono tutto quello che infettano
Inquinano e distruggono tutto quello che infettano.
Sport Storie
Irma Testa vola a Rio: «Perché la boxe è (anche) femmina»
20 Apr, 2016 di Nicola Bambini
Irma Testa vola a Rio: «Perché la boxe è (anche) femmina» Sfoglia gallery
Diciotto anni e idee chiare, è la prima pugile italiana della storia a qualificarsi per un'Olimpiade, schivando pugni e pregiudizi. E marinando la scuola per andare in palestra...
«Boxe: sostantivo femminile». Il dizionario parla chiaro, Irma Testa pure. Diciotto anni compiuti a dicembre, una mensola già stracolma di trofei e l’animo leggero di chi scrive la storia: la «farfalla» è la prima pugile donna dello sport italiano a qualificarsi per un’Olimpiade. Lo ha fatto a Samsun, un cittadina turca affacciata sul Mar Nero, dove si è andata a prendere il pass per Rio 2016 battendo in semifinale la bulgara Staneva, nella categoria pesi leggeri.
Alta, bella, atleta delle Fiamme Oro, il fisico più da indossatrice che da boxeuse, nata e cresciuta a Torre Annunziata ma «rapita» giovanissima dal pugilato. Il primo titolo mondiale juniores nel 2013, quando qualcuno già strabuzzava gli occhi. L’anno successivo l’argento olimpico ai Giochi giovanili, poi il bis iridato nella categoria youth. Volteggia sul ring, poi scarica la sua rabbia agonistica: «Come un treno che va, va, va… ora però ho preso la botta».
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Oltre a scrivere una pagina di storia dello sport italiano, possiamo dire che ha sfatato il tabù donne e boxe.
«Per me la boxe è uno sport femminile. Noi donne abbiamo una marcia in più, maggiore determinazione e sopportiamo meglio il dolore. L’ho già detto più volte e sono stata sommersa di critiche».
In effetti è un po’ strana come affermazione.
«Io non sto sminuendo i miei colleghi uomini, ci mancherebbe. Dico solo che se una donna vuole emergere in uno sport come questo deve per forza avere più fame. Per i maschi è più normale».
Questione di pregiudizi?
«Come un uomo che fa danza. Molti pensano che noi pugili ci diamo le carezze. Ma non è così, noi donne siamo capaci di fare questo sport».
E la passione dov’è nata?
«Da mia sorella, l’ho sempre seguita in tutto. Anche quando ha iniziato a fare pugilato».
Poi lei ha smesso e tu hai continuato.
«Dopo pochi mesi di allenamento iniziai a smettere di uscire con gli amici per andare a correre. Marinavo la scuola per la palestra: lì mi accorsi che la boxe mi aveva ‘rapita’».
Una dipendenza.
«Esatto, la boxe per me è dipendenza. Se un giorno non vado in palestra mi manca l’aria, ho bisogno di allenarmi. Non dico che è tutto nella mia vita, perché c’è anche la famiglia, però sicuramente conta tantissimo».
Appunto, la Irma Testa extra-boxe?
«Tempo libero ne ho poco. Da tre anni vivo nel centro nazionale ad Assisi e torno a Torre Annunziata tre giorni al mese. Mi manca casa, ma non è un peso. Sono all’ultimo anno di ragioneria e adoro leggere biografie».
Quindi quest’estate maturità e poi Olimpiade. Come vedi il tuo futuro?
«Un domani mi piacerebbe continuare la carriera da poliziotta».
Intanto c’è da pensare a Rio. Sensazioni?
«Ottime, sto lavorano bene e sono seguita dai tecnici fantastici come Emanuele Renzini. L’esperienza al preolimpico di Samsun mi ha dato consapevolezza: ora so che ai Giochi posso e devo puntare alla medaglia d’oro. Medaglia: sostantivo femminile».
Noi donne abbiamo una marcia in più, maggiore determinazione e sopportiamo meglio il dolore.
«Per me la boxe è uno sport femminile. Noi donne abbiamo una marcia in più, maggiore determinazione e sopportiamo meglio il dolore. L’ho già detto più volte e sono stata sommersa di critiche».
Queste dovrebbero affrontare un corso psico-terapeutico serio ed adeguato, invece vengono assecondate, permettendo che la loro patologia peggiori.
Athena Bylon
Le donne sono più determinate degli uomini, più tenaci
e non mollano mai, dice Athena Bylon, 27enne pugilessa panamense, campionessa
del mondo nella categoria 69 kg e in gara nei 75 kg alle Olimpiadi di Rio.
Ad allenare questa potenziale "Million Dollar Baby" c'è un tecnico italiano.
Nino Fracasso, foggiano e veterano della preparazione pugilistica a livello
nazionale e internazionale. E' lui che definisce le donne sul ring "migliori degli uomini".
Il motivo, spiega, è soprattutto di testa. Le ragazze si allenano con un'intensità diversa.
Gli uomini sono più scansafatiche".
Boxe: Arthur Abraham "re di dolore", titolo mondiale con la mandibola rotta
Nuova impresa del supermedio tedesco, che ha letteralmente stretto i denti e sabato notte ha messo al tappeto il connazionale Stieglitz nella sfida per la cintura Wbo
22 luglio 2015 - Milano
"King of pain", re di dolore, cantavano i Police. Uno stoico "re di dolore" si è confermato Arthur Abraham, 35 anni, King Arthur per gli appassionati di pugilato. Il supermedio tedesco di origini armene, 43 vittorie (29 per ko, il 67%) e 4 sconfitte in 12 anni di carriera professionistica che l'ha visto battersi 21 volte per una cintura iridata, ha difeso sabato notte ad Halle (Germania) il titolo Wbo dall'assalto del connazionale Robert Stieglitz (47-5-1) mettendolo ko al 6° round, vincendo la terza sfida su quattro della loro saga teutonica e tenendo incollati alla tivù in seconda serata 3,61 milioni di spettatori tedeschi.
stringere i denti — Un netto successo divenuto epico ora che, dopo le analisi mediche fatte nelle 48 ore successive la match, si è saputo che King Arthur ha vinto con la mandibola sinistra fratturata. Evidentemente la sua soglia di dolore è così alta che dal quarto round, quando ha iniziato a sentire male, gli ha permesso comunque di stringere letteralmente i denti, incassare i colpi dell'avversario e accentuare l'efficacia della sua azione per trovare al più presto possibile il k.o. decisivo. Abraham non è nuovo a simili imprese. Una ancora più stoica l'aveva portata a termine nel 2006, quando contro Edison Miranda il mondiale Ibf la mascella si era rotta al 5° round e lui aveva continuato imperterrito fino al 12° vincendo il match ai punti. Un vero King of pain.
Ivan Malfatto
© riproduzione riservata
Comunque, tanto per non smentirsi, un paio di giorni fa la judoka romana che risponde al nome di Odette Giuffrida - medaglia d'argento a Rio, nei 52 kg femminili -, ad una domanda posta dal mensile di salute, nutrizione e sport dell'Università Nicolò Cusano,CitazioneQuest'anno è stato record di qualificazione fra donne
ha risposto così:
CitazioneOdette Giuffrida
Diciamo la verità, noi donne siamo più combattive. Piano piano stiamo prendendo sempre più spazio, come è giusto che sia.
Questo nonostante i paragoni tra uomini e donne nello sport siano un nonsenso, perché se la gare fossero miste anziché divise in base al sesso, dello sport al femminile resterebbero solo le macerie.
Il motivo è ovvio: la superiorità fisica maschile.
Esempio: quale donna potrebbe sfidare Teddy Riner nel judo, Usain Bolt nell'atletica o Michael Phelps nel nuoto...?
Ovviamente nessuna.
Non solo: alle recenti Olimpiadi di Rio si sono qualificati 170 atleti italiani e 144 atlete italiane, ragion per cui, usando il suo metro, chi è stato più combattivo...?
Di più: alle Olimpiadi di Rio gli uomini italiani hanno vinto diciotto medaglie, di cui ben sette (su otto) d'oro, mentre le donne si sono aggiudicate dieci medaglie, di cui solo una d'oro.
Perciò chi si è comportato meglio? Chi è stato più combattivo, più determinato, più grintoso? Ovviamente gli uomini.
Non c'è niente da fare: il problema di Odette Giuffrida, così come quello di Irma Testa e di tante altre giovani donne di oggi - atlete o meno che siano -, è la presunzione e parimenti la mancanza di umiltà, nonché l'incapacità di riconoscere i meriti altrui.
E nello specifico i meriti della controparte maschile.
Viceversa gli uomini non hanno alcun problema a riconoscere i meriti femminili.
Non solo: nessun atleta di sesso maschile (italiano e non) fa mai sparate "anti-donna", mentre il contrario è la norma; e i motivi sono da ricercare negli insopprimibili complessi di inferiorità di cui le donne sono affette e afflitte.
@@
Per inciso: Fabio Basile, che ha vinto la medaglia d'oro nei 66 kg maschili, non ha fatto minimamente sparate del genere verso le donne.
E lui, se solo lo volesse, potrebbe farle certe sparate.
Mi risulta che di casi del genere ce ne sono stati tanti nella lunga storia del pugilato maschile.
Mentre non mi risulta altrettanto nella recente storia del pugilato femminile.
Venerdì, 20 Settembre 2013 - 10:04
Boxe: addio a Ken Norton, fratturò la mascella di Ali
L'uomo che visse due volte. Ko inflitti e subiti, sul ring e nella vita. Un terrificante incidente stradale, viti di ferro conficcate nel cranio, l'uso delle gambe pregiudicato, una rinascita al limite dell'impossibile, i 'soliti' problemini con la giustizia, il ritorno sul ring. Di uno come Vincenzo Pazienza, in arte Vinny, non poteva non accorgersi il mondo dello spettacolo. Prima chiamandocelo direttamente, guest star nella serie Police Academy e ospite nello show di Jay Leno, molto seguito negli Stati Uniti. Ora con un film sulla sua storia firmato dal regista Ben Younger: 'Bleed - Più forte del destino", che uscirà nelle sale italiane il prossimo 8 marzo. Una vicenda drammaticamente vera, che ha affascinato anche Martin Scorsese, del quale è inutile sottolineare il legame con la boxe ('Toro scatenato') e che del film è produttore esecutivo.
Di origini italiane, Pazienza è stato campione di buon livello, non eccelso, ma il tipo di amore che gli americani gli hanno riservato e gli riservano, è di quelli tributati ai fuoriclasse. Non un caso, perché quel tipo con la faccia da schiaffi venuto dal Rhode Island, una volta sul ring è sempre stato un amico della gente. Nessuna tattica, nessuna prudenza: solo per lo spettacolo, solo per chi pagava il biglietto. Attacchi a viso aperto, poco spazio alla difesa, rischio perenne per gli altri e se stesso. Figlio dell'America del pugilato esagerato, quella pazza per Ray Boom Boom Mancini e le sue esibizioni oltre la razionalità. In una di queste si spezzò la vita del coreano Duk Koo Kim e il paisà, ma forse tutto il mondo del pugilato, non fu mai più lo stesso.
di Alessandro Pasini, inviato a Budapest
Mondiali di nuoto, le pagelle. Italia promossa a pieni voti: Pellegrini con lode, Paltrinieri e Detti con 10. Solo la pallanuoto è rimandata
Federica Pellegrini: 10 e lode
Divina. Regina. Infinita. Leggenda. Il suo storico oro - il terzo mondiale nei 200 stile, la settima medaglia consecutiva nella specialità (record assoluto) - ha scatenato tutti i cercatori di aggettivi. Che però, naturalmente, sono ormai finiti. Forse allora la descrizione migliore è quella di Giovanni Malagò, il suo antico padre sportivo: la più grande atleta italiana di sempre. Lo pensavamo da tempo. Ora non ci sono più dubbi (qui le foto e il video dell'impresa costruite in un albergo in stile «Shining»)
CALCIO FEMMINILE: ESCLUDIAMO I PREGIUDIZI
ILENIA MENALE
Uno sport intramontabile quello del calcio. Eppure la maggior parte di noi associa a questa disciplina sportiva il sesso maschile: il calcio è una attività per uomini. Ed ora smentiremo queste credenze meramente popolari perché non solo il calcio femminile esiste ma è anche uno sport che vede la partecipazione di professioniste di ottimo livello. Nulla da invidiare agli uomini, insomma. Anzi, finirà che saranno gli uomini ad invidiare la prestazione sportiva delle donne.
No, non si tratta di una polemica di gender o dell’essere femminista o meno, diciamo solo che le donne smentiscono le credenze ed hanno delle capacità agonistiche davvero sorprendenti, come testimonia la Roma Calcio femminile che, nata ufficialmente nel 1965, dal 1971 è affiliata alla Federcalcio.
Vincitrice di uno scudetto nel 1969 e una Coppa Italia nel 1971 nel 2007 ottiene un Premio Roma Coni come miglior società sportiva del Lazio per gli eccellenti risultati. La Roma Calcio Femminile è inoltre una delle migliori società di calciatrici femminile per la Scuola Calcio. Presieduta da Marco Palagiano, la società ha oltre 100 ragazze tesserate e nella scorsa stagione ha vinto la Coppa Disciplina e numerosi tornei di prestigio. Il Calcio a 11 gioca presso il Danilo Vittiglio del Pro Roma in zona Largo Preneste. Intervistiamo una delle calciatrice il giorno 13 novembre, poche ore dopo il derby di Serie B Roma Femminile – Lazio Women 2015. La vittoria della squadra introduce il clima di entusiasmo con il quale Noemi Visentin, classe 2000 e quindi davvero giovanissima, affronta le domande. Il calcio femminile è davvero da sempre percepito come una disciplina tipicamente maschile. Forse si tratta di un ingenuo sessismo che è tipico degli italiani, donne e uomini di ogni età.
Eppure Noemi, nonostante la sua giovane età afferma convinta: “Ho scelto questo disciplina perché è una rivincita per le donne. Noi sappiamo dimostrare che possiamo essere anche più forti degli uomini”.
Anche Fabrizio Pantanè, preparatore atletico della Roma Calcio Femminile, sembra darle ragione, anche se in modo differente. Sostiene infatti Pantanè che nella sua vita professionale allena anche uomini: “Le differenze di genere a livello strutturale sono soprattutto di natura fisica ma la determinazione delle donne è davvero molto più forte, insuperabile. Le trovo più predisposte al lavoro già a 14, 15 anni. Chi denigra il calcio femminile non sa di cosa parla.” Eppure Noemi parla di una differenza di concezione del calcio femminile che si concretizza proprio attorno a lei, tra i suoi amici, tra i suoi conoscenti. Afferma la calciatrice: “I miei amici maschi non sono d’accordo con questa mia scelta: loro credono che il calcio sia uno sport solo per uomini”. E allora viene spontaneo domandare del rapporto con la famiglia, con il padre in particolare: “Mio padre mi ha sempre sostenuta, da quando avevo 8 anni e già giocavo a calcio. Anche mia madre mi ha sempre supportata ed è sempre stata disponibile con me. Ho anche un fratello che gioca a calcio ed una sorella che, anche se non è giocatrice, mi sostiene e viene sempre a vedere tutte le mie partite”. E’ così entusiasmante sentire parlare Noemi che suona davvero strano pensare che in Italia esistono poche squadre di calcio femminile ed anche pochi investimenti relativi a questa attività sportiva. Forse anche per colpa dei pregiudizi e delle dicerie. Però è curioso pensare che sebbene il calcio sia sport da uomini, Pantanè sostiene: “I numeri che nel nostro Paese riguardano il calcio femminile sono un fenomeno tutto italiano. All’estero la concezione di questa disciplina è completamente diversa.” Che la Roma Calcio Femminile sia una squadra forte e coesa lo conferma anche Noemi eppure se proviamo a fare “l’avvocato del diavolo” e a chiedere se esiste un difetto che si possa associare ad una squadra femminile lei esita e poi risponde ingenuamente: “forse un difetto potrebbe essere la presunzione che a volte domina tra noi”.
Non dovremmo contraddirla ma nello sport la presunzione, a volte è lecita. Però come diceva un grande del calcio, Arrigo Sacchi: “A pallone ci possono giocare tutti. A calcio soltanto in pochi.”
E non ha distinto uomini da donne.
“I numeri che nel nostro Paese riguardano il calcio femminile sono un fenomeno tutto italiano. All’estero la concezione di questa disciplina è completamente diversa.”
“Le differenze di genere a livello strutturale sono soprattutto di natura fisica ma la determinazione delle donne è davvero molto più forte, insuperabile. Le trovo più predisposte al lavoro già a 14, 15 anni. Chi denigra il calcio femminile non sa di cosa parla.
il calcio è una attività per uomini. Ed ora smentiremo queste credenze meramente popolari perché non solo il calcio femminile esiste ma è anche uno sport che vede la partecipazione di professioniste di ottimo livello. Nulla da invidiare agli uomini, insomma. Anzi, finirà che saranno gli uomini ad invidiare la prestazione sportiva delle donne.
Anzi, finirà che saranno gli uomini ad invidiare la prestazione sportiva delle donne.
Sinora l'unica fuoriclasse di sesso femminile proveniente dall'ambiente calcistico tricolore è Carolina Morace (grazie a lei, la Torres femminile di Sassari ha vinto il suo primo scudetto, quindi sono di parte, per quanto la compagine "rosa" sia andato a vederla nel corso degli anni poche volte contrariamente a quella maschile), troppo poco per parlare di rivincita o surclassamento.
Sci, discesa con gli uomini? Vonn spera: "Si decide a maggio, qualcuno per il sì"
La proposta di gareggiare a Lake Louise nell’autunno 2018 è stata presentata all’esecutivo della federazione internazionale. Riml, direttore della Ussa: “Ci sono ancora molti punti da chiarire”. Il capoallenatore austriaco Puelacher: “Solo pubblicità”
04 ottobre 2017 - Milano
Non è un sì, ma nemmeno un no. La richiesta di Lindsey Vonn di gareggiare contro gli uomini in una gara di Coppa del Mondo di sci è stata presentata martedì dalla federazione statunitense (Ussa) all’esecutivo della federazione internazionale, riunito a Zurigo, che lo metterà all’ordine del giorno nella riunione del maggio prossimo.
La Vonn vorrebbe prendere parte alla discesa di Lake Louise in programma nell’autunno 2018, su una pista che l’ha vista vincere già 14 volte nelle gare di Coppa della specialità più veloce.
Secondo Patrick Riml, direttore della Ussa, “alcuni membri dell’esecutivo supportano l’idea, ma si sono anche molti punti da chiarire”. Secondo il capoallenatore austriaco Andreas Puelacher, la proposta è “una pura questione di immagine”. Con 77 vittorie in Coppa, Lindsey Vonn insegue il record assoluto di Ingemar Stenmark. E’ annunciata anche tra le protagoniste dei Giochi di PyeongChang in febbraio.
VeryHardCoder 11:48, 5 Ottobre 2017
Non capisco bene: ma le libere delle donne sono preparate diversamente da quelle degli uomini? Se no, si potrebbe anche fare; il problema credo sia più di qualificazione: mica chiunque voglia partecipa ad una gara di Coppa del Mondo, occorre prima avere un certo punteggio nelle gare minori... sarebbe interessante vedere se riuscirebbe a battersela con gli ultimi classificati
ElMagicoGonzalez 12:33, 5 Ottobre 2017
Si, sono diverse. Solitamente sono proprio diversi i tracciati , ad esempio le donne a Kitz o Wengen non gareggiano proprio, e anche quando si gareggia sulle stesse piste i tracciati sono diversi, più "morbidi" soprattutto nei curvoni e nei salti, perché la potenza richiesta per restare in traiettoria e non finire con la testa nelle reti in determinati punti di alcune gare le donne non possono averla.
sanmames 17:19, 4 Ottobre 2017
a Lake Louise... pista ridicola dove chi anche non sa sciare starebbe in piedi. Fatela gareggiare con gli uomini sulla Streif, al Lauberhorn, a Wengen o sulla Birds of pray. Se su quelle piste prende meno di 25 secondi di distacco è un miracolo.Le donne gareggino con le donne, gli uomini con gli uomini. Pure una superba Shiffrin faticherebbe ad ottenere un buon piazzamento in uno slalom maschile
sanmames 17:30, 4 Ottobre 2017
volevo scrivere 15 secondi, ma il concetto non cambia. Cambia la pista invece, che si chiama Birds of prey.
stefer74 18:53, 4 Ottobre 2017
Ad Aspen (altra pista non certo trascendentale) nel marzo scorso ha perso oltre mezzo secondo nel piano iniziale dalla Stuhec che (lei sì) ha fatto tempi paragonabili a quelli degli uomini, in quel tratto. Se c'è una che potrebbe "sfidare" gli uomini non mi sembra che sia la Vonn.
charliehawk 17:58, 4 Ottobre 2017
Ho sempre fatto un gran tifo per Lindsey, da quando ancora si chiamava Kildow, ma alcune uscite (e non parlo di pista...) già lo scorso anno e questa storia , trita e ritrita della libera con i maschi, mi fanno sempre più pensare che, fatalmente, si stia sempre più trasformando in un fenomeno mediatico a scapito del fenomeno sportivo. Spero di sbagliarmi e che in Corea mi smentisca, ma per adesso...
stefer74 18:49, 4 Ottobre 2017
A me pare che (anche) fenomeno mediatico lo sia da tempo, e non unicamente per responsabilità sua.
stefer74 18:48, 4 Ottobre 2017
Fossi in lei a Lake Louise penserei a battere Ilka Stuhec nel 2017 (e la vedo molto dura), altro che a gareggiare con gli uomini nel 2018.
ElMagicoGonzalez 17:27, 4 Ottobre 2017
A QUAle scopo ? O corri su una pista monca oppure se il tracciato presenta tutte le prerogative di una discesa maschile sottoponi l'atleta donna a rischi molto maggiori non avendo paragonabile massa muscolare e forza per "tenere" su dossi, contropendenze , curve e salti.
E se non si fa male arriva con 4 secondi di ritardo
....a che pro?
Michy981 17:15, 4 Ottobre 2017
Mah...se fosse per raccogliere fondi lo capirei, ma in Coppa del Mondo?
Vedremo...
Michy
panteranera 16:56, 4 Ottobre 2017
Ha ragione il capo allenatore, solo pubblicità. Ridicola
stefano79 16:10, 4 Ottobre 2017
lasciatela provare. poi quando prenderà 2/3 secondi dal primo tornerà a far le gare con le donne..
Claudio Di Flumeri 16:45, 4 Ottobre 2017
Se prendesse 2/3 secondi dal primo sarebbe un risultato incredibile! E' molto più probabile che ne prenda 2/3 dal trentesimo arrivato, senza ovviamente sminuire la sua grandezza (in campo femminile)
kenzaki 16:04, 4 Ottobre 2017
Sfida al limite dell'assurdo. Pur brava che sia non è che alle altre donne dia 4-5 secondi, che poi sarà il distacco che becca dagli uomini.
Sicuramente farà audience
Con 77 vittorie in Coppa, Lindsey Vonn insegue il record assoluto di Ingemar Stenmark
La Vonn è geniale.
Chiede qualcosa che sa che non avverrà mai.
Così fa credere di essere quello che non sarà mai dimostrabile.
Naturalmente fiuta l’aria (femminismo sportivo...l'ultima frontiera) e apre la bocca. Deve avere un ottimo addetto stampa.
Patetica.
Questa è più forte di Ingemar Stenmark.
Suppongo tu stia ironizzando
No, le calciatrici non meritano di avere lo stesso stipendio dei calciatori
In Norvegia lanciano la proposta di equiparare le buste paga di uomini e donne. Il genere vale più del mercato
di Jack O'Malley
10 Ottobre 2017 alle 21:28
Londra. Non so se sia colpa della soporifera Nazionale guidata da Giampiero Ventura, che durante la sfida contro l’Albania ha fatto venire voglia a molti italiani di cambiare canale e guardare il Grande Fratello Vip con il bacio lesbo senza nemmeno una punta di lingua. O più probabilmente del campionato italiano in generale, sempre più simile a una Liga bis, con squadre così incapaci di difendersi da fare sembrare fenomeni attaccanti come Insigne, Dybala e Immobile, che le prendono a pallonate ogni weekend come nemmeno all’oratorio i ragazzi delle medie contro quelli delle elementari. O più probabilmente è tutta colpa del boldrinismo, virus in continua ricerca di qualcosa di nuovo da infettare. Il calcio era rimasto uno dei pochi luoghi ancora orgogliosamente maschilisti, anche se ero pronto a scommettere una pinta di birra che sarebbe successo. Il football, non più politicamente scorretto da troppo tempo – gli ultras che fanno parte della criminalità organizzata si siedono al posto segnato sul biglietto – né tanto meno autoironico – i tifosi del Manchester United sono stati accusati di razzismo perché cantano un coro sulla lunghezza da record del pene del loro attaccante di colore, Lukaku, che vergogna questi stereotipi signora mia – era rimasto un luogo non dico eterosessuale, ma almeno maschile per eccellenza. Le donne che giocano a calcio sono senz’altro brave, divertenti e appassionate, ma fanno lo stesso effetto dei video sulla homepage di Corriere.it: in mancanza di altro, meglio loro che un calcio nelle palle.
In Norvegia hanno molto tempo libero, e quando non lo passano a ubriacarsi o a suicidarsi si fanno venire in mente idee come quella, annunciata un paio di giorni fa, di equiparare gli stipendi di calciatori e calciatrici in Nazionale. Sorvolando sul fatto che la Nazionale norvegese è forte come la redazione di Sette a calcetto, questo annuncio ha ricevuto naturalmente il plauso politicamente corretto di tanti uomini e (soprattutto) donne del mondo del calcio, con l’inevitabile eco italiana, forse per i motivi elencati all’inizio dell’articolo. Il ministro Boschi ha annunciato l’apertura di un tavolo per studiare un provvedimento analogo anche in Italia. Massì, che Buffon prenda lo stesso stipendio di Laura Giuliani (chi è?, vi chiederete voi. Appunto, rispondo io) e De Rossi riceva la stessa busta paga di Sandy Iannella. Ma perché fermarsi qui. Dato che il merito non conta, né il fatto che la sola presenza di un Buffon in una squadra produce un indotto di soldi – tra diritti tv, sponsor e biglietti venduti – che Laura Giuliani manco in dodici vite, perché non dare lo stesso stipendio di Colin Firth alle comparse donne dei film di Kim Rossi Stuart? La Fifa da anni tenta di parificare il calcio femminile e quello maschile organizzando teatrini imbarazzanti in occasione della consegna dei vari premi al gol più bello, il giocatore più forte, l’allenatore più vincente… L’effetto è quello che abbiamo ai matrimoni dei cugini di secondo grado, quando al pranzo ci presentano parenti sconosciuti e amici di infanzia: grandi strette di mano, qualche pacca sulla spalla, due parole di cortesia e poi ci si torna a ignorare. Capisco che nell’attesa della fiducia sulla legge elettorale ci sia molto tempo libero, ma neppure nei suoi sogni più sfrenati un Karl Marx ubriaco avrebbe teorizzato la necessità di equiparare calciatrici a malapena tifate dai parenti e calciatori che spostano un mercato da milioni di euro, sterline e dollari ogni volta che scendono in campo.
Perché è ipocrita parlare di stipendi uguali fra calciatori e calciatrici
Buoni motivi per dire che non ha senso la parità di compenso tra uomini e donne
di Antonio Gurrado
10 Ottobre 2017 alle 19:43
Essendo convincente in linea di principio, di sicuro si trasformerà in hashtag forsennato l’idea che l’Italia equipari gli stipendi di calciatori e calciatrici come la Norvegia. Nella ridente terra scandinava, celebre per l’elevato tasso di suicidi, i giocatori della nazionale hanno accettato di ridurre i propri compensi in maniera tale da far aumentare quelli delle giocatrici, fino a raggiungere il pareggio. In Italia è subito scattata la corsa a chi invitava per primo a seguirne l’esempio, a mo’ di novello Checco Zalone tinto di biondo, con annessa retorica sui calciatori che guadagnano troppo e sui soldi che snaturano il gioco. Questo però non considera alcuni elementi. Anzitutto, i risultati della nazionale maschile norvegese sono peggiori di quella femminile, ergo l’abbassamento dello stipendio può essere ritenuto provvedimento punitivo; in Italia va peggio la nazionale femminile, quindi cosa facciamo, abbassiamo lo stipendio alle signorine?
Inoltre parlare di stipendio è improprio, in quanto gli emolumenti ricevuti per le gare della nazionale non corrispondono alle mensilità – anche esorbitanti – che i calciatori incassano dai club di appartenenza. In tal caso i datori di lavoro sono privati che investono quanto reputano opportuno nei servizi di calciatori che garantiscono un indotto continuativo alla società; se i club femminili, o le sezioni rosa di queste società, non garantiscono lo stesso indotto, allora parlare di stipendi uguali fra calciatori e calciatrici è più ipocrisia che ingenuità. Infine l’interesse per il calcio maschile in Italia – anche smodato – è il frutto di decenni di lavorio in grande stile che il calcio femminile, per una ragione o per l’altra, non ha saputo garantire. Forzare quest’interesse pensando che il pubblico italiano debba dedicarsi al calcio femminile a scopo etico, su istanza educativa dello Stato e della Federcalcio, significa che la nostra nazionale ambisce a prendere nove gol dalla Germania, arrivare davanti solo ad Azerbaigian e San Marino nelle qualificazioni mondiali, piombare al settantatreesimo posto del ranking Fifa, proprio #comelanorvegia.
Guardate un po' qui...
L'unica sfida mista vinta...
con un uomo 55 enne e deallenato...
Grazie al cazzo!
Di tutte le altre sfide dove sono state distrutte,nonostante dei vantaggi tecnici, non se ne parla e tantomeno ci si fa un film.
Non ho mai visto un trailer così schifosamente anti-uomo.
Billie Jean King ha cambiato la vita di tutte noi a colpi di racchetta (e andrebbe studiata a scuola)
Tutto ciò che il film La battaglia dei sessi non vi racconta sulla tennista che ottenne per le donne gli stessi premi degli uomini.
di Debora Attanasio - 23 Ottobre 2017 - 17:10
Confessate: siete andate a vedere il film La battaglia dei sessi, avete forse fatto con poca eleganza (ma con gran soddisfazione) il gesto dell’ombrello nel momento clou (niente spoiler per chi deve ancora vederlo) e ora Billie Jean King è la vostra eroina per la vita, il vostro modello da seguire e volete sapere tutto quello che il film non racconta su di lei. In effetti la vita di questa grande, grandissima tennista è tutta da scoprire e andrebbe insegnata a scuola. Perché nella storia dell’umanità si contano sulla punta delle dita le persone che per cambiare il destino degli altri hanno accettato di rendere più difficile il proprio, invece di accoccolarsi in una comoda celebrità. E poche fra le ragazze che oggi impignano una racchetta perché sono fan di Serena Williams, e prima di Steffi Graf, sanno che la supremazia del tennis femminile di oggi era un miraggio che le loro proto colleghe non avrebbero mai nemmeno sperato, 45 anni fa. La domanda di rito in questi racconti, quella con cui iniziare la favola è quindi: chi è Billie Jean King?
la supremazia del tennis femminile
Debora Attanasio: nove anni la segretaria di Schicchi.
la supremazia del tennis femminile
Questa si che di "cazzate" se ne intende...
(http://images2.corriereobjects.it/audiovideo/La_Confessione/2013/07_Luglio/01/confessioniattanasio/confessioniattanasio-v2--298x223.jpg)
(https://i.pinimg.com/236x/16/ea/50/16ea5057595012447af7b3b5083851b7--icons.jpg)
Eccola mentre ritira il premio Pulizer per il giornalismo...
*marieclaire si guarda bene da aprirsi ai commenti....
CLUBBER, leggi queste vaginate.Ma quanto si può arrivare ad essere false e patetiche?
http://www.marieclaire.it/Attualita/gossip/billie-jean-king-biografia
Gran brutta bestia i complessi di inferiorità.
A distanza di quasi venti anni dai due incontri fu organizzata una terza battaglia dei sessi al Caesars Palace di Las Vegas. Inizialmente gli organizzatori invitarono Martina Navrátilová, John McEnroe e Ilie Năstase, ma la tennista americana rifiutò. Poi si pensò a un match tra Jimmy Connors (quarantenne) e Monica Seles (numero 1 del mondo). Infine la Navratilova accettò di giocare contro Connors, il campione statunitense definì la sfida come una "guerra" e la prese molto sul serio cercando di vendicare la sconfitta del genere maschile di venti anni prima.
Data la minore differenza di età (40 a 35) stavolta le regole furono modificate per favorire la Navratilova. Infatti Connors aveva a disposizione un solo servizio invece di due e alla Navratilova fu permesso di mandare la palla anche in una porzione dei corridoi riservati al doppio.
La partita fu tesa solo nel primo set, vinto da Connors per 7-5; la seconda frazione di gioco fu dominata dal tennista statunitense che grazie alla sua potenza e precisione da fondo campo si impose per 6-2. Connors fu applaudito e ricevette le congratulazioni dal mondo tennistico, poiché diede grande prova di forza di volontà vincendo la partita nonostante le modifiche al regolamento per favorire la Navratilova.
Debora Attanasio: nove anni la segretaria di Schicchi.
Debora Attanasio
Non sono fiera di sapere che la colpevolizzazione di Asia Argento e delle altre attrici molestate stia succedendo solo in italia, che la stampa estera se ne sta accorgendo e sta mettendo alla gogna il nostro Paese, riscavando vergogne come quella dello stupro considerato reato contro la morale e non contro la persona fino al 1996, e di come per approvare la nuova legge ci vollero sei legislature e 20 anni, come fosse una cosa su cui bisognava ragionare. Stiamo facendo la figura dei talebani, sappiatelo.
Rita Ricciardelli Perché una donna talentuosa deve decidere tra sacrificare la sua libertà sessuale o sacrificare il lavoro per cui ha studiato, si è sacrificata? Il problema è l'induzione alla scelta tra due cose che spettano alla donna per il SUO diritto naturale, quindi nessuna di queste scelte intacca la dignità della donna nel sistema prostituente italiano, perché è proprio la scelta tra pompino e lavoro che non si deve fare. Come la scelta tra madre e lavoro, è la stessa cosa.
· 16 ottobre alle ore 10:40
Elisa Fabbri Concordo. Di fatto, però, succede. E che fai? E' talmente radicata l'idea che le donne che fanno carriera la facciano così che non verrebbero credute.
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· 16 ottobre alle ore 12:14
Gestire
Rita Ricciardelli Il problema non è quello che fai ma che facciamo fare all'uomo di turno, se lo vogliamo inchiodare con le funi o con i chiodi...poi ci possiamo sbizzarrire.
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· 16 ottobre alle ore 12:24
Guardate un po' qui...
L'unica sfida mista vinta...
con un uomo 55 enne e deallenato...
Grazie al cazzo!
Di tutte le altre sfide dove sono state distrutte,nonostante dei vantaggi tecnici, non se ne parla e tantomeno ci si fa un film.
Non ho mai visto un trailer così schifosamente anti-uomo.
Il corpo delle donne
19 ottobre alle ore 11:11 ·
Vorrei parlare della MIA STANCHEZZA
Vorrei dirvi dell'umiliazione incontenibile quando uscì' "Il Corpo delle Donne", e non avevo 20 anni, e "Striscia la Notizia," 7 milioni di spettatori tutte le sere, prese la mia faccia e il mio documentario e, in prime time, per diverse sere, mi sbeffeggiò insistentemente.
Vorrei dire di mia figlia che era piccola, che piangeva guardando la tv e diceva "mamma perché ti scherzano?" e molti che mi consigliavano di togliere il doc dalla rete perchè "non ci si può far prendere per il c..o così"
Vorrei dire del cuore che ti si affonda perchè le "sciurette" della sinistra bene non mi difendevano e mi davano della moralista.
Vorrei dire del mio curriculum che fa impallidire i 3/4 di quelli che stanno in parlamento, ma che non mi è servito a nulla qui.
Vorrei dire della stanchezza MOSTRUOSA che mi prende quando al mattino scrivo il post numero 2000 e ripeto ripeto ripeto cose semplici sapendo che dall'altra parte non tutte le troveranno semplici.
Vorrei dire la FATICA immensa di dover diventare paziente, molto paziente quando mi chiedete cose che ho gia spiegato mille volte.Da anni.O quando le giornaliste mi chiedono cose che ho gia detto da anni.
O quando il nostro lavoro nelle scuole, riconosciuto nel mondo, non passa qui per una Ministra incompetente o per ripicche di partito.
E dirvi della FATICA che mi fa piangere, quando mi invitano in tv e non mi pagano e non mi interessa nemmeno una cippa, e devo andare fino a Roma. E farlo perche spero che servi a chi ascolta almeno un po di femminismo sui diritti. E poi incontrare autori registi conduttori ai quali di me non importa nulla e non mi rispettano nemmeno e non mi danno ascolto.
E sapere che fuori da questo PAese spesso miserabile io quel rispetto l'ho avuto e ce l'ho ancora.
E nel frattempo vedere quell'intellettuale o quell'altra/o che tanto piace, ah ma come piace! scrive e scrive e scrive bei libri con calma. Perche intanto ha uno stipendio da deputato di un partito che magari intanto ripudia, ma si sa che 12mila euro al mese ti permettono di fare l'intellettuale da salotto.
E ciò che è peggio è che voi che leggete siete spesso, non tutte non tutti, così ignari sui cosa si muove alle vostre spalle, che alla gente che si fa il c..o sul serio senza appoggi e senza soldi, non dimostrate nemmeno solidarietà e nemmeno vi accorgete di quanto certe/i personaggi che idolatrate si siano vendute l'anima.
E stanca dell'umiliazione a cui questo Paese ti costringe non riconoscendo mai il valore delle persone.
E ciò nonostante
SCEGLIERE DI RESTARE.
STANCA CHI?
Francesca Vicenzi Anche io sono stanca, stanca come te, sono stata maltrattata e picchiata dal mio ex marito, ho provato a denunciarlo, ma persino i carabinieri non mi hanno aiutata, anzi mi hanno detto che avevo passato una serata alternativa, lui non era italiano, era neozelandese, quando l ho lasciato ho perso il mio lavoro a 40anni, un attività in proprio che funzionava bene a cui avevo dato tutte le mie ore e la mia intelligenza, ma siccome lui era socio è finito tutto in una vendita pari a zero, ho perso tutto e pensare che più di una volta,anzi sempre, mi rubava i soldi dalla cassa per giocarli e berli,in paese tutti sapevano tutto, ma nessuno e nessuno mi ha appoggiata. Sono riuscita a scappare solo incontrando un’altra persona, non mi avrebbe mai permesso niente altro se non continuare a chiamarmi sempre idiota. Il fatto si è rigirato su di me, ho preso le più brutte parolacce da tutto il paese, per continuare a vivere sono dovuta andarmene via io,lui nonostante fosse di un paese dove hanno tutto, ha fatto finta di stare qui a far il martire perché cosi mi distruggeva per bene. Persino tutta la mia famiglia mi ha girato le spalle, ancora sono in contatto con lui. Mio padre, padrone che ha avuto un passato molto burrascoso, mi ha anche detto, preferirei che te ne andassi tu e non lui. È stato più di un lutto, ancora ora dopo 4 anni sono molto molto stanca, stanca perché alla fine i meriti dell mia attivita se li godono altre persone, io lotto sempre contro una famiglia patriarcale dove solo gli uomini possono dire e fare quello che vogliono... e nonostante tutto .. io ci provo ancora... ma sono stanca e chissa quando potrò ricominciare davvero a vivere...
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28
· 19 ottobre alle ore 16:31 · Modificato
Chiara Rodighiero Anche io sono stanca... unica donna in un'equipe di uomini, a dover gestire altri uomini (profughi).
Un ambiente in cui il confine tra complimenti e molestie è davvero esile...
Quante volte ho pensato di scappare? Quante volte avrei voluto lasciare tutto e andarmene?
Gia, sono stanca, ma in fondo insieme alla stanchezza ci sono anche io!
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10
· 19 ottobre alle ore 12:06
Laura Signori Evengodalontano Insegno in una università francese e faccio vedere quel documentario praticamente tutti gli anni ai miei studenti per discutere della condizione della donna in Italia. È sempre un pugno in faccia, ma suscita tante riflessioni e gli studenti, dopo, sono sempre pieni di cose da dire. Quindi GRAZIE
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100
· 19 ottobre alle ore 12:14 · Modificato
Francesca Baleani Mi hai fatto commuovere poiché nel mio piccolo impegno di testimone mi sento esattamente come descrivi, stanca e soprattutto ad ogni vigilia di 25 novembre quando per vivere fai altro e devi ragionare come raggiungere parti d'Italia lontane. Senza appoggi, senza soldi, senza un libro da presentare e che non vorrò scrivere mai. Dono la mia storia in maniera totalmente disinteressata nella speranza, sempre, che anche una sola mia parola possa essere d'aiuto ad un'altra donna, Grazie.
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18
· 19 ottobre alle ore 11:25 · Modificato
Sara Mortoni coraggio! Sembra di parlare al vento ma non è così! SERVE qualcuno che parli, che dica cose forse scontate per chi riflette, ma che aprono gli occhi a chi è ancora impastoiato in troppi lacci che sono eredità dell'oppressione patriarcale. Per le nostre figlie, per i nostri figli. Ci sono in gioco delle vite.
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1
· 19 ottobre alle ore 11:37
Chiara Andreini La prima volta che ho visto il corpo delle donne è stata una folgorazione. Ho pianto per tanta brutalità, ho pianto di vergogna per le donne, per le mie nonne, ho pianto perché ho sempre percepito un fortissimo fastidio di fronte a certe immagini, ma non avevo le parole per dirlo. Il corpo delle donne mi ha dato parole per esprimere concetti e per essere consapevole. Grazie.
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2
· 20 ottobre alle ore 17:27
Gabriella Gatelli Voglio solo dirle forza!Fin da piccole noi femmine siamo umiliate spesso dagli uomini(compreso i padri) e continua così durante il percorso della nostra Vita.Le stesse nostre mamme succede che ci sono contro,essendo loro sottomesse ad un marito padrone,ignorante.. fragile...Nel lavoro poi è un continuo sottofondo(neanche tanto)di apprezzamento sessisti ecc..Anche gli stessi figli maschi sono...sconosciuti...Forza!
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· Rispondi · 19 ottobre alle ore 11:32
È un bombardamento continuo!
Bentornato.
E' il MINCULPOP femminista, sempre attivo a gettare nuova benzina sul fuoco e indottrinare le femminucce. Tanto, oramai, si attaccano a qualsiasi puttanata per dimostrare quanto sono sempre più imbecilli, complessate e fallite in ogni singola cellula del loro misero cervellino. Sinceramente mi provoca più nausea pensare a quei castrati nostrani di maschietti che andranno a vederlo e regaleranno soldi a quei pagliacci che l'hanno prodotto.
Mi son sempre chiesto come mai non esistono, praticamente, attrici comiche (che risultino comiche ad entrambi i sessi).Io già da ragazzo avevo notato una cosa:
Campionati del mondo di tiro con l’arco in Messico.Gli uomini hanno per motivi genetici una maggiore cordinazione "mano-occhio".
Mi piace il tiro con l’arco. Arceria, pratica antica.
L’Italia è nella finale per il 3° e° 4° posto specialità doppio misto compound.
Avversaria l’Olanda.
L’Italia schiera Irene Franchini (F) e Sergio Pagni (M).
L’Olanda: Sanne De Laat (F) e Mike Schloesser (M) (chiamato mister Perfect)
Vince l’Italia: 156 - 151
I due uomini completano i tiri con tutti i centri (10).
Le due donne vari dieci. Parecchi nove. Alcuni otto.
Gli archi sono praticamente dei macchinari tecnologici.
Leggerissimi e perfetti.
La prestanza fisica fa pochissima differenza (come immaginabile in una disciplina del genere).
E’ quasi come sparare con un fucile...ma senza nemmeno il rinculo.
Eppure…
Cosa ha fatto la differenza?
L’ansia*?...i nervi?
Cosa? :hmm:
* I primi piani sulla De Laaft mentre scoccava erano esemplari. E pure dopo.
From world champions to humbling defeat against Under 15s side... World Cup-winning USA women's team suffer 5-2 loss against Dallas academy boys...
USA women's team played warm up for Russia friendly against Dallas Under-15s
Informal game did not go to plan for international side as they lost 5-2
Result did not seem to matter with USA beating Russia 4-0 in main fixture
Players' spirits were still high after humbling loss as they posed for photos
By Will Griffee For Mailonline
Published: 10:16 GMT, 7 April 2017 | Updated: 10:38 GMT, 7 April 2017
The USA women's football team were convincingly beaten by a team of adolescents in a embarrassing defeat for the world champions.
They were roundly outplayed, losing 5-2 against FC Dallas Under-15s academy side who took full advantage of their big day.
The players did not appear to allow the display to subdue their spirits and posed with the opposition for photos after the game.
The Dallas academy boys posed for photos with the international USA women's side
+2
The Dallas academy boys posed for photos with the international USA women's side
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They were roundly outplayed, losing 5-2 against FC Dallas Under-15s academy side who took full advantage of their big day.
Quote rosa alla Volvo Ocean Race: ecco chi sono le prime partecipanti femminili
La Volvo Ocean Race, in vista dell’edizione 2017/2018, ha introdotto nuove regole per incoraggiare la formazione di equipaggi misti maschili/femminili ed aumentare la partecipazione delle donne, che potrebbero altrimenti essere escluse a causa della mancanza di forza fisica o di esperienza.
Secondo le nuove regole per gli equipaggi, i team interamente maschili saranno limitati a soli sette atleti, ma le squadre che includono donne potranno scegliere se imbarcare 7 uomini + 1 o 2 donne, 5 uomini + 5 donne oppure un equipaggio totalmente femminile composto da 11 elementi.
Il Dongfeng Race Team ha selezionato Carolijn Brouwer e Marie Riou: le due donne apportano un notevole bagaglio di esperienza al team di Charles Caudrelier, tra cui cinque partecipazioni olimpiche e una lunga serie di titoli mondiali, e vanno ad aggiungersi a Jérémie Beyou, Stu Bannatyne e Daryl Wislang, annunciati nei giorni scorsi come equipaggio per la campagna 2017/18.
La Brouwer, 43 anni, è una tra le più famose veliste olandesi, veterana della Volvo Ocean Race in virtù delle due precedenti partecipazioni (con Amer Sport Too nel 2001/02 e con Team SCA nel 2014/15), ex Velista Mondiale dell’Anno e tre volte olimpionica.
Sarà affiancata dalla 35enne francese Marie Riou, che ha gareggiato per due volte alle Olimpiadi, compresa Rio 2016, ed ha vinto quattro campionati del mondo nella classe Nacra 17.
La coppia è stata selezionati a seguito di un ampio programma di valutazione, sia inshore che offshore, svoltosi in Australia e in Portogallo.
Carolijn Brouwer Dongfeng Race Team Volvo Ocean Race
Carolijn Brouwer
Marie Riou Dongfeng Race Team Volvo Ocean Race
Marie Riou
Caudrelier, nuovamente skipper di Dongfeng dopo aver ottenuto il terzo posto nel 2014/15, è felice per l’aggiunta di coloro che egli descrive come due atlete femminili eccezionalmente dotate.
“Ho scelto Carolijn perché ci ha battuto molte volte durante l’ultima edizione, quando conduceva il Team SCA“, ha spiegato. “Sapevamo tutti che lei è un ottimo timoniere, ma le sue campagne olimpiche l’hanno trasformata in un driver molto veloce che sa dove mettere la barca.”
Caudrelier ha aggiunto che anche gli anni di gare olimpiche e la formazione di Marie Riou saranno di grande beneficio per la sua squadra: “Marie è un’ottima velista olimpica con un grande bagaglio di esperienza. Inoltre, venendo dalla Bretagna, è anche esperta di vela in mare aperto. E’ forte, ha un buon spirito – che è la cosa più importante per me – ed è abituata a navigare con i maschi. Per Marie la Volvo Ocean Race è un sogno e, come Carolijn, vuole vincere“.
La selezione di Brouwer e Riou è il primo segnale che il cambiamento regolamentare portato dalla Volvo Ocean Race avrà un impatto significativo sullo sport.
Dongfeng Race Team Volvo Ocean Race
Carolijn Brouwer Dongfeng Race Team Volvo Ocean Race
La Brouwer dichiara che vincere la Volvo Ocean Race è un suo sogno da molti anni ed è felice di entrare a far parte della squadra cinese che ha ammirato molto durante l’ultima edizione. “Sono molto orgogliosa di far parte del team“, ha detto Brouwer. “Una delle ragioni per cui ho voluto unirmi al Dongfeng Race Team è il loro forte spirito di squadra. La Volvo Ocean Race è unica: è la sfida definitiva fisicamente e mentalmente e, dal momento che fai parte di una squadra, è necessario tirare fuori il meglio da ogni altro“.
La Riou invece sarà al debutto in questa regata. “Desidero prendere parte alla Volvo Ocean Race da quando avevo 10 anni “, ha detto. “Sebbene la mia esperienza principale sia in regate inshore, ho sempre voluto cimentarmi nelle regate d’altura e per me la Volvo Ocean Race è l’apice dell’altura con equipaggio“.
L’annuncio dei restanti membri dell’equipaggio del Dongfeng Race Team sarà effettuato nelle prossime settimane. Il team cinese è una delle tre squadre ad aver annunciato la propria campagna fino ad ora, insieme a Team AkzoNobel (Paesi Bassi) e MAPFRE (Spagna). Un quarto team è confermato e sarà annunciato alla fine di marzo, con gli altri a venire nelle prossime settimane e mesi.
La Volvo Ocean Race, in vista dell’edizione 2017/2018, ha introdotto nuove regole per incoraggiare la formazione di equipaggi misti maschili/femminili ed aumentare la partecipazione delle donne, che potrebbero altrimenti essere escluse a causa della mancanza di forza fisica o di esperienza.
Secondo le nuove regole per gli equipaggi, i team interamente maschili saranno limitati a soli sette atleti, ma le squadre che includono donne potranno scegliere se imbarcare 7 uomini + 1 o 2 donne, 5 uomini + 5 donne oppure un equipaggio totalmente femminile composto da 11 elementi.
Secondo le nuove regole per gli equipaggi, i team interamente maschili saranno limitati a soli sette atleti, ma le squadre che includono donne potranno scegliere se imbarcare 7 uomini + 1 o 2 donne, 5 uomini + 5 donne oppure un equipaggio totalmente femminile composto da 11 elementi.
Complessate all'attacco.
http://www.svilupponautico.com/site/quote-rosa-volvo-ocean-race-ecco-chi-sono-prime-partecipanti-femminili/
... roba da matti.
Mondiali di calcio, le donne faranno meglio degli uomini?
Le azzurre di Milena Bertolini guidano il girone di qualificazione a pari punti col Belgio e martedì sono attese da una difficile partita col Portogallo. Arrivare seconde nel girone non garantirebbe i play-off. Tutti i numeri e le statistiche della Nazionale femminile
di Enrico Bergianti 26 novembre 2017, 07:46
Martedì 28 novembre la Nazionale di calcio femminile dell’Italia è attesa dalla sfida contro il Portogallo per le qualificazioni al Campionato del Mondo di Francia 2019.
Le ragazze di coach Milena Bertolini sono prime nel Gruppo 6 insieme al Belgio a quota 9 punti, frutto di 3 vittorie in altrettante partite: rotondo 5-0 all’esordio contro la Moldavia, 1-0 in Romania e seguente 3-0, sempre alla Romania, in casa.
Vincere e rimanere a contatto con le belghe è fondamentale per le azzurre, soprattutto in vista dello scontro diretto che si giocherà nell’aprile 2018. L’unica certezza di andare ai Mondiali la offre il primo posto nel girone. Il secondo posto non garantisce nemmeno l’accesso al girone degli spareggi: ad esso si qualificheranno solo le 4 migliori seconde (su 7) e di queste 4 solo una andrà in Francia.
Le azzurre mancano la rassegna iridata dal 1999: fra le squadre che almeno una volta hanno disputato un mondiale femminile, l’Italia è la squadra che manca da più tempo se si esclude Taipei Cinese, presente sono nel 1991 e poi mai più qualificatasi.
Invertito nostro malgrado il trend di qualificazione fra gli uomini (sempre presenti da Cile 1962 a Brasile 2014 compresi), riusciranno le giocatrici capitanate da Sara Gama (capitana anche della squadra femminile della Juventus) di riportare la Nazionale italiana fra le 24 finaliste di un Mondiale?
Enrico Bergianti
Mondiali di calcio, le donne faranno meglio degli uomini?
http://www.corriere.it/sport/16_maggio_27/calcio-femminile-l-australia-battuta-7-0-ragazzini-under-15-cf073d78-2417-11e6-b229-67fb25338505.shtml
Calcio femminile, l’Australia
battuta 7-0 da ragazzini under 15
In un’amichevole in preparazione ai Giochi Olimpici di Rio le Matildas, numero 5 del ranking, umiliate dai giovani. L’allenatore: «È stato solo per la condizione fisica»
Mercoledì è accaduto l’imponderabile. A Parklea, Sydney, la nazionale australiana femminile, quinta nel ranking mondiale, è stata sconfitta per 7-0. Avversaria di giornata, nell’amichevole, una squadra Under 15 con qualche rinforzo di 16enni e 17enne. Si trattava dei ragazzini del Newcastle Jets.
Assenze e attenuanti
Come parziale attenuante per le «Matildas», che si stanno preparando per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro (affronteranno nel girone il Canada, lo Zimbabwe e la Germania, la finale del torneo è il 19 agosto), le assenze delle giocatrici che militano all’estero come Kyah Simon. Erano però presenti altre delle stelle della nazionale Down Under, come Lisa De Vanna, Caitlin Foord, Michelle Heyman, Katrina Gorry e Clare Polkinghorne.
Non succede solo nel calcio
La disfatta è arrivata nella settimana di preparazione alla doppia sfida amichevole contro la Nuova Zelanda a Ballarat e all’Etihad Stadium di Melbourne. Secondo l’allenatore in seconda delle Matildas Gary Van Egmond la sconfitta è stata dovuta ai carichi di preparazione per l’Olimpiade. «Al momento le Matildas non sono in grado di giocare con regolarità, quindi erano tutte un po’ arrugginite. Non è una questione di calcio: capiterebbe anche a una tennista, o a una nuotatrice, che si trovasse contro degli adolescenti in fase esplosiva».
Neanche per i veri portatori di handicap si sono mai sognati di varare regole tanto vergognose e squallide quanto follemente anti-meritocratiche. Anzi, loro si allenano e lottano duramente nelle loro competizioni (spesso anche con più impegno e tenacia di chi è sano) e non mi pare che qualcuno di essi si sia mai sognato si pretendere regole speciali per accedere alle competizioni dei normo-dotati.condivido tutto.
Con queste sempre nuove follie discriminatorie femministe, ci stanno praticamente dicendo che le donne sono geneticamente ed immodificabilmente la più bassa forma di minoranza biologica esistente a questo mondo (almeno io questo evinco da queste notizie).
....
tenacia e determinazione sono caratteristiche tipicamente maschili e questo è un fatto che non si può cambiare nonostante la ridicola propaganda femministoide sbraiti il contrario.
A fianco a un grande uomo c’è sempre una grande donna!
stephen-king-e-Tabitha
“Donne…” Quante volte abbiamo sentito questa parola pronunciata con sufficienza, magari scherzosamente (o anche no!), per liquidare un discorso portato avanti da un uomo? In un mondo in cui si dice ci sia la parità dei sessi (spesso solo apparente o per mera convenienza), la donna rimane spesso circondata da un alone di pregiudizio, accusata di luoghi comuni ormai superati, e nel peggiore dei casi, vista come un essere inferiore al proprio corrispettivo maschile.
Per fortuna, un altro detto comune é: “Dietro un grande uomo c’é sempre una grande donna”. Certo, le femministe (me compresa!) più agguerrite possono giustamente ribattere che le grandi donne possono essere grandi anche da sole, senza dover vivere all’ombra del proprio compagno, ma la frase in sé é positiva .
La sua origine é incerta: alcuni la attribuiscono alla nota scrittrice Virginia Woolf, altri la ritengono ben più antica, risalente all’epoca dei latini, poiché un loro proverbio diceva: “Dotata animi mulier virum regit”, cioè “Una donna provvista di coraggio (di spirito) sostiene e consiglia il marito”.
Comunque che siano latini o la Woolf ad aver coniato questa espressione, entrambi hanno ragione. Lasciando da parte esempi di coppie che vivono in simbiosi in ambiti più disparati, un esempio perfetto si può trarre da una figura molto diversa, quella di Tahita King.
Moglie del celeberrimo re degli horror Stephen King, é anche lei una scrittrice di talento, sempre rimasta alle spalle del marito come popolarità, ma soprattutto per sostenerlo nei momenti difficili… perché una cosa é certa: King non sarebbe mai diventato uno degli autori più pagati e famosi del mondo se sua moglie non gli fosse stato accanto. Nel libro che racconta il suo percorso e la sua carriera, intitolato”On Writing:: autobiografia di un mestiere“, King stesso ha spiegato che gli inizi nel mondo dell’editoria non sono stati affatto facili per lui. Per anni non ha fatto altro che appendere a un grosso chiodo conficcato nel muro, quasi volesse “impallarli”, decine e decine di racconti rifiutati e mai pubblicati.
Preso dallo sconforto per i numerosi tentativi andati a vuoto, l’autore cestinò (di sua iniziativa) anche un romanzo scritto a metà, oramai rassegnato a rinunciare al suo sogno.Era ancora giovane e si era sposato da poco, in più aveva problemi economici perché era riuscito a diventare insegnante dopo anni di lavori mediocri e sottopagati… insomma era al limite! Probabilmente lo era anche Tahita.
Eppure fu proprio lei a recuperare quel manoscritto affinché lo terminasse, perché tra le righe aveva visto del talento. Non fu l’unica. Il manoscritto in questione era “Carrie” ed è oggi conosciuto come il primo, grande successo di King. Da allora, grazie alla quota dei diritti dell’edizione economica e alla vendita dei diritti per la trasposizione cinematografica, King poté abbandonare l’insegnamento e dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Era il 1974 e da lì in poi il suo successo fu in ascesa
Ma scrivere, si sa, è un mestiere duro, e ancora di più lo è sfornare best seller in continuazione: per questo King cadde ripetutamente nella spirale dell’alcolismo, ma nel 1999 toccò il fondo. Mentre passeggiava sul ciglio di una strada, lo scrittore venne investito da un’auto e rischiò la morte e perciò fu costretto a un lungo periodo di convalescenza, prima in ospedale e poi in casa. Ancora una volta fu Tahita ad assisterlo e aiutarlo a trovare la forza per smettere di bere, annientando il dolore non attraverso l’alcool, bensì attraverso la scrittura. Un’altra moglie avrebbe potuto gettare la spugna e cercarsi un altro compagno, o almeno dedicare più tempo a se stessa. Invece rimase accanto a lui, e insieme superarono l’ennesimo momento difficile.
Oggi Stephen King conta più di sessanta libri di successo pubblicati e tradotti in diverse lingue. Tahita ne ha conclusi solo otto. Perciò, forse, si può dire che abbia meno talento del marito, ma non certo meno tenacia e coraggio.
Perché magari è vero, come affermano le malelingue, che essere la moglie di uno scrittore famoso può aiutare nella pubblicazione, ma é anche vero che quello scrittore non sarebbe divenuto tale , o avrebbe impiegato più tempo, senza l’appoggio di una donna come Tahita!
Allora, sarebbe meglio dire che non dietro, ma “a fianco ad un grande uomo c’é sempre (o almeno spesso) una grande donna”.
STRIDER*
view post Inviato il 21/4/2006, 01:21
Citazione
Utente cancellato
"Dietro ogni grande uomo c'è sempre una grande donna".
Una frase che ciascuno di noi ha sentito ripetere innumerevoli volte, ma che al tempo stesso fa sorgere spontanee due domande (banali?... boh!...):
1- Dietro ogni piccolo uomo c'è sempre una piccola donna? (esempio: la moglie di Alessi)
2- Dietro ogni grande donna c'è sempre un grande uomo? (esempio: il marito della Merkel)
Qual è la vostra opinione in merito?
silverback
view post Inviato il 23/10/2007, 12:43Citazione(*STRIDER* @ 21/4/2006, 02:21)
2- Dietro ogni grande donna c'è sempre un grande uomo? (esempio: il marito della Merkel)
Una delle rarissime donne che io ricordi aver elogiato pubblicamente il proprio compagno, è l'ex nuotatrice tedesca Francisca van Almsick, che alcuni anni fa dichiarò (più o meno, perché vado a memoria):
"E' merito del mio uomo se sono tornata ad essere una campionessa".
http://it.wikipedia.org/wiki/Franziska_van_Almsick
Fu in occasione degli europei di nuoto 2002, a Berlino.
CITAZIONE
* 2002 campionati Europei (Berlino)
o 100 m stile libero - Prima posizione
o 200 m stile libero - Prima posizione e record mondiale (1'56"64)
o 4x100 stile libero - Prima posizione e record mondiale (3'36"00)
o 4x200 stile libero - Prima posizione
o 4x100 mista - Prima posizione e record europeo
Viene nominata "Sportiva dell'anno" in Germania per merito degli ottimi risultati del campionato europeo in considerazione degli infortuni dell'anno precedente.
Certo, le femministe (me compresa!) più agguerrite possono giustamente ribattere che le grandi donne possono essere grandi anche da sole, senza dover vivere all’ombra del proprio compagno, ma la frase in sé é positiva .
Arianna Fontana portabandiera: "Orgogliosa, un segnale per tutte le donne"
Ufficializzata al Coni la scelta della pattinatrice per PyeongChang 2018. "Credo che sia importante che io arrivi dopo Federica Pellegrini: noi donne siamo forti, senza di noi gli uomini sarebbero persi"
http://video.gazzetta.it/arianna-fontana-portabandiera-orgogliosa-segnale-tutte-donne/d5483ac2-b8b1-11e7-8129-5858f2326282dello sport femminile non mi è mai importato niente già da ragazzino, con alcune eccezioni:in passato mi è capitato di seguire con piacere la ginnastica artistica femminile e la ginnastica ritmica...adesso,grazie a tutto il veleno che le atlete hanno sparso,ho perso anche quel poco interesse che avevo per quelle tipologie di sport(che ho sempre considerato,per loro natura,molto femminili).
Son fatte con lo stampino: non ce n'è una che non ripeta come un mantra le solite vaginate.
Gli uomini son realmente l'ossessione di queste povere complessate, per le quali ogni occasione è buona per sputare veleno.
Non per niente mi è assolutamente impossibile tifare per le nostre connazionali.
Anche alle prossime Olimpiadi invernali tiferò solo ed esclusivamente per gli atleti italiani di sesso maschile.
... inconsciamente devono avere una effettiva percezione di inferiorità che la raccontano per poterci credere anche loro....
E’ la più vincente della storia a stelle a strisce. Ma è anche molto di più dei numeri e dei record. Intanto, è una bellissima donna col sorriso da attrice e le cicatrici del guerriero. Che, ostinato, dopo ogni sgambetto della fortuna, si rialza sempre e comunque, per abitudine, per orgoglio, per un sogno, e riparte, affamato di riscatto: “Il mio obiettivo non si chiama oro o Olimpiade, si chiama Stenmark, il suo record di 86 successi di Coppa, è quello il limite che ho in testa, la leggenda, il campione più forte di sempre, qualcosa di insuperabile e di indimenticabile”.
Soprattutto con una motivazione extra, gareggiare con gli uomini, un vecchio pallino femminista che la statunitense rilancia da anni. “Mi sono sempre allenata con gli uomini, mi diverto tantissimo, sono super stimolata e riesco a dare il cento per cento. Perché non posso anche gareggiare contro di loro?”. La biondona ruba ancora ai miti del tennis: “A parte la mia soddisfazione personale, se vediamo la questione da una prospettiva più ampia, quello che Billie Jean King ha fatto ha avuto un impatto enorme e duraturo. Dobbiamo continuare a spingere avanti le donne nello sport”.
Ma in soldoni qual è l'utilità (e la necessità) sociale dello sport professionistico femminile (a parte specialità come ginnastica e pattinaggio)?Ridurre il periodo di fertilità e mascolinizzare la donna... oggi per esempio la rai invece di far vedere il Sei Nazioni di rugby, uno degli sport virili per eccellenza, ha proposto calcio femminile... già quello maschile fa pena, figurarsi quando giocano le donne.
Ma in soldoni qual è l'utilità (e la necessità) sociale dello sport professionistico femminile (a parte specialità come ginnastica e pattinaggio)?
20.1.15
di Paolo Viberti
La bionda del Minnesota lunedì scorso a Cortina ha spodestato un’icona austriaca dal trono delle pluri-vincitrici in prove di Coppa del Mondo di sci: Lindsey Kildow Vonn ha toccato quota 63 successi, lasciando Annemarie Moser Proell a 62. Ma chi è la più forte? Come sempre, l’accostamento di atleti appartenenti a epoche diverse finisce per essere un esercizio più emotivo, che logico.
Sto con la Proell perché quest’ultima non aveva a disposizione i superG, che allora non esistevano. Più completa, Annemarie, perché capace di spalmare le sue vittorie in modo poliedrico, con 36 discese, 16 giganti, 3 slalom e 7 combinate. Di giganti invece Lindsey ne ha conquistati soltanto 3, più 2 slalom e 5 combinate. Ma a fare la differenza, guarda caso, sono stati proprio i 20 superG vinti dall’americana. E poi, dai tempi della Proell a quelli della Vonn, lo sci è cambiato moltissimo: una volta contava assai di più l’estro dell’atleta, mentre oggi i materiali possono fare la differenza. E sotto questo profilo, la Vonn è sorretta dalla “corazzata” Red Bull, che convince a suon di euro/dollari i migliori atleti in circolazione ad avvalersi di strutture e di centri di preparazione di primissima qualità.
Concludo con un’equazione. Moser Proell sta alla Vonn come Miller sta a Raich. Che si legge così: l’americana Vonn è un mostro di preparazione e di dedizione allo sci, esattamente come l’austriaco Benni Raich. Ma se anche l’americano Bode Miller e l’austriaca Annemarie Moser Proell avessero fatto altrettanto, invece di concedersi spesso e volentieri umanissime… digressioni sul tema, be’, oggi la Proell avrebbe almeno 85 vittorie in Coppa e crazy-Bode sarebbe diventato il più importante sciatore di tutti i tempi.
Ovviamente, la statunitense dimentica di evidenziare che se Stenmark avesse gareggiato contro le donne, anziché tra gli uomini, avrebbe vinto centinaia di gare e non "solo" 86.
Mentre lei, contro gli uomini, non solo non ne avrebbe mai vinta una di gara, ma non sarebbe mai salita neppure sul podio.
Ragion per cui la suddetta potrà pure vincere 90 o 100 gare tra le donne; ma nei fatti non batterà mai il record dello svedese.
Trattasi di un "piccolo particolare" che nessun giornalista, tantomeno alcun sciatore (Stenmark compreso), fa notare alla complessata statunitense.
Tra l'altro c'è pure chi in un recente passato ha fatto giustamente notare* che i paragoni tra atleti di epoche diverse, lasciano il tempo che trovano (per tutta una serie di ragioni), figuriamoci quelli tra i due sessi (aggiungo io).
14/02/2017
ALBERTO DOLFIN
SANKT MORITZ
Metti due leggende dello sci nella stessa stanza. Lindsey Vonn e Ingemar Stenmark si sono incontrati ieri nell’ambito dell’evento organizzato dall’azienda di abbigliamento statunitense Under Armour all’Hotel Waldhaus am See, che si trova lungo il lago ghiacciato di Sankt Moritz. Un fitto scambio di battute tra i due assi di epoche diverse con l’americana che detiene il record di vittorie in Coppa del Mondo tra le donne (77) e lo svedese che, invece, domina nella graduatoria maschile all-time (86). Grande gioia per la Vonn nell’incontrare per la seconda volta (i due si erano incrociati un anno fa a Stoccolma) colui al quale vuole strappare il primato quale più vincente di sempre senza distinzioni di sesso.
«All’inizio volevo provare a vincere la Coppa del Mondo assoluta, ma dopo che hanno cambiato le regole, non potevo più conquistarla e così ho cercato di concentrarmi sul vincere più gare possibili e sul farlo con margini sempre più ampi– racconta Stenmark -. E certo non mi sarei mai aspettato che una donna avrebbe potuto avvicinare il mio primato, ma lei è troppo brava».
«No… – ribatte umilmente la Vonn, che poi risponde alla provocazione dell’asso lappone che le chiede se le sarebbe piaciuto sciare ai suoi tempi -. Non scherziamo. Voi avevate quegli attacchi degli sci così pericolosi che sembravano delle trappole per orsi. Magari avrei potuto vincere qualche slalom, ma la discesa era una sfida da folli, in cui si rischiava di morire. Niente reti di protezioni e per me sarebbe stato disastroso, dato che mi schianto sempre».
Stenmark, invece, è di altro avviso: «Mi sarebbe piaciuto gareggiare in quest’epoca. Mi trovo bene con gli sci moderni ed è più facile condurli. Sì, sono convinto che sia più semplice sciare, ma più difficile vincere perché anche i materiali fanno la differenza».
Ma in soldoni qual è l'utilità (e la necessità) sociale dello sport professionistico femminile (a parte specialità come ginnastica e pattinaggio)?
Olimpiadi 2018, Michela Moioli oro nello snowboard cross
La 22enne bergamasca ha vinto l’oro, il secondo per l’Italia. Quattro anni fa a Sochi era caduta
di Gaia Piccardi, inviata a Pyeongchang
PYEONGCHANG Treccia d’oro, quattro anni dopo, mantiene ciò che aveva promesso. Michela Moioli, bergamasca, 22 anni, regala all’Italia il secondo oro della spedizione in Corea del Sud (dopo quello bellissimo di Arianna Fontana nei 500 m di short track), il primo della storia nostrana nello snowboard, dominando le avversarie nella specialità del cross, che consiste nel buttarsi giù a rotta di collo per un dislivello di 228 metri sopravvivendo a una raffica di salti.
«Un sogno»
«Un sogno che mi ripaga di tutto» dice Michela tra le lacrime al traguardo, ha battuto la 16enne francese Pereira de Sousa e la ceca Samkova, ha sbranato la gara sin dalla prima run e adesso può finalmente alzare la braccia al cielo. E poi spiega: «Le donne sono le donne, abbiamo una marcia in più. Aver visto vincere Arianna (Fontana ndr) mi ha dato la carica e mi sono detta: non voglio argento o bronzo, io sono qui per l’oro». La giovane sorride e si commuove insieme parlando dello storico oro nello snowboardcross conquistato al Phoenix snow park ai Giochi di PyeongChang. Ripete di non «aver vinto per caso, l’obiettivo ora è ripetersi e vincere la coppa del mondo». Ma la vigilia l’aveva vissuta con paura: «Avevo visto la gara degli uomini e avevo avuto paura: ieri sera ho pianto, poi sotto la doccia mi sono fatta un discorso automotivante, sono stata a cena con la mia famiglia e ho dormito serena. E oggi è stato tutto perfetto». Tra i primi pensieri c’è proprio la famiglia. come spiega con le lacrime agli occhi: «La dedica di questa medaglia va a loro, perché da loro è partito tutto. Li volevo tutti qui, a festeggiare o piangere, ma ho preteso che fossero qui: mia mamma e mia sorella che si è appena sposata e mi aveva detto che il viaggio era impegnativo, costava troppo. Ve lo pago io, ma dovete stare con me le ho detto. Ed è stata una delle scelte più belle della mia vita».
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La pista
L’Olimpiade di Pyeongchang per un giorno è ai piedi di questa ragazza italiana atletica e preparata, niente a che vedere con la cultura popolare (americana) del surfer sballato e dalla vita sregolata, come ci tiene a sottolineare il d.s. azzurro Cesare Pisoni: «I nostri snowboarder sono atleti veri, seri e professionali, che non hanno niente a che vedere con gli acrobati sballoni che ci ha tramandato l’America». La pista del cross, che ieri nella gara maschile aveva mandato all’ospedale 11 atleti su 40, è stata modificata. Pisoni ci va giù pesante: «L’avevano disegnata gli americani, che vogliono il sangue. E l’hanno avuto. Vergognoso, inaccettabile: abbiamo preteso che venissero modificati i salti. Per noi la priorità degli atleti è la precedenza»- Sana e salva in fondo alla vertigine bianca, Michela è il ritratto della felicità. Quattro anni fa, in finale (18enne) ai Giochi di Sochi, era caduta per colpa di un’avversaria rompendosi i legamenti del ginocchio. Un’Olimpiade finita all’ospedale. Questa di Pyeongchang invece finirà a Casa Italia per la festa di rito. E a quel punto un sorso di spumante sarà, finalmente, ammesso.
16 febbraio 2018 (modifica il 16 febbraio 2018 | 06:49)
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«Le donne sono le donne, abbiamo una marcia in più.
La pista del cross, che ieri nella gara maschile aveva mandato all’ospedale 11 atleti su 40, è stata modificata
1983
First girl to enter and win a children’s amateur regional male motocross championship in Italy
1986
First girl to enter and win a children’s amateur national male motocross championship in Italy
Un caso di eccezionale singolarità in cui il sogno è andato oltre il sogno: perché se vincere i campionati di motocross femminile non bastava, Stefy Bau si è anche impegnata per gareggiare contro i professionisti del genere opposto. E vincere.
“Volevo diventare la prima donna a correre nel mondiale del motocross maschile. Ma questo non mi è stato permesso dalla Federazione Italiana.”
E allora, nel 1999, la scelta di trasferirsi là dove Stefy avrebbe avuto l’opportunità di coronare il suo sogno. Perché in America, la possibilità per le donne di gareggiare contro gli uomini nel motocross non era esclusa.
AUGURI STEFY!
Stefania Bau, Stefy per tutti, è nata a Saronno in provincia di Varese 28 anni fa, il 17 febbraio. Tra poco perciò sarà il suo compleanno. A due anni andava in bici senza rotelle, a quattro voleva già una moto. I genitori sono sempre stati appassionati di moto, soprattutto quelle da cross. Le regalarono una Malaguti 50 con la quale Stefy cominciò a girare nel campetto dietro casa. A sei anni andò per la prima volta ad allenarsi in un campetto da cross assieme ai ragazzini e dimostrò subito il suo talento e le sue qualità. La invitarono a partecipare ad alcune gare per bambini e lei non si fece scappare l’occasione. La sua prima gara fu nel 1983, ad Arosio, e fu un terzo posto assoluto al suo debutto. Fu l’inizio di 22 anni di grandi risultati e titoli nazionali e mondiali. Ad un certo punto della sua vita decide di migrare negli USA e diventare pilota professionista, vincendo nel 1999 il primo titolo americano femminile AMA, l’anno del suo debutto nel mondo delle gare americane. Nel 2000 prende la licenza professionistica nel campionato più importante di categoria, la formula 1 delle moto da cross. Nel 2003 a Budd Creek, in un trofeo National, è la prima donna a partire in pole in una gara con gli uomini. Da allora, oltre al suo impegno nelle gare gare, Stefy è stata commentatrice TV, ha guidato una formula Indy, è l’eroina di due giochi della playstation e addirittura una nota casa di caschi, la M2R, le ha dedicato un casco replica.
Sono nata a Saronno (VA) il 17 febbraio 1977. Non frequentavo ancora la scuola elementare ma già «leggevo» le riviste di motociclismo, distinguevo i vari modelli di moto e conoscevo il nome di tutti i campioni. Ho partecipato alla prima gara di minicross all'età di sei anni e da allora ho preso parte a tutti i campionati di questa specialità. Nel 1983 ho vinto il campionato italiano di minimoto, nel 1986 il trofeo delle regioni e il campionato italiano minicross debuttanti, poi ho incominciato a competere con le moto vere classificandomi sempre nelle prime posizioni fino a vincere nel 1991 il primo trofeo nazionale motocross femminile. Nel '92 e nel '94 ho gareggiato con piloti affermati in due importanti competizioni internazionali negli Stati Uniti dove mi sono classificata seconda. Nel '94 ho vinto il campionato italiano motocross femminile riconfermandomi campionessa italiana nel '95 e vincendo contemporaneamente il campionato italiano maschile UISP. Ho partecipato anche a gare di velocità su pista nel campionato sport production. Lo scorso anno ho fondato insieme alla mia amica e compagna di squadra, Paola Cazzola, il Wonder Team, il primo team italiano di cross femminile.
La coppa mondiale
Venerdì 28 agosto, a Bighampton, New York, regalando a me e all’Italia la soddisfazione di essere ancora una volta sul gradino più alto del podio, ho dimostrato come l'impegno perseguito nel tempo dà prima o poi i suoi frutti. Due manche della durata complessiva di cinquanta minuti mi sono bastate per coronare un sogno: due partenze nelle prime posizioni, un paio di giri e via fino alla bandiera a scacchi, davanti alle mie avversarie, la statunitense Kelly Kan e la neozelandese Tania Schellen. Sul podio mi hanno premiato, poi quando me ne sono andata, l'americana ha fatto reclamo e il titolo è ancora sub judice. Pazzesco! Ho vinto sul campo e almeno questa sodisfazione non possono certo togliermela. Aspetto ancora la sentenza definitiva ma sono pronta a difendere quello che ho inseguito per tanto tempo. Vedremo in questo caso come sono le regole dell'AMA National che ha organizzato questa Coppa del Mondo femminile.
Stefania Baù Stefania e le moto
Nella mia carriera ho pilotato Honda, Cagiva, Kawasaki, Suzuki e Yamaha. Tra tutte, la Kawasaki è quella che mi ha dato maggiori soddisfazioni perché ha un'ottima guidabilità grazie al suo telaio perimetrale anche se, dal punto di vista motoristico, la ritengo leggermente inferiore alla Yamaha il cui motore è senz'altro migliore.
Stefania e le piste
La pista che preferisco è senz'altro quella di Asti Valmanera, sia come tracciato con le sue salite e discese a differente grado di difficoltà, che come logistica. E’ perfettamente organizzata sotto tutti i profili. La peggiore in senso assoluto non esiste poiché a mio parere tutte le altre si equivalgono.
Gioie e delusioni
La vittoria più bella è stata sicuramente quella della coppa mondiale che è la meta più ambita di ogni pilota. La gara che più mi ha deluso è stata l'ultima prova del campionato italiano 1997 quando, in testa alla classifica dopo avere vinto tutte le prove, sono stata messa fuori gioco dalla mia avversaria la cui scorrettezza mi è costata venti giorni di ospedale per trauma cranico. Ma oltre al danno fisico ho subito anche le conseguenze dell'indifferenza dei giudici di gara che hanno permesso a questa persona di continuare la gara e vincere così il campionato.
Stefania e la preparazione
Mi alleno più volte alla settimana e gareggio praticamente ogni domenica. Per mantenermi in forma pratico anche jogging, nuoto, snowboard, jet ski e montain bike. E’ stata soprattutto la perseveranza a consentirmi di acquisire nel tempo quella maturità che mi permette di mantenere un costante equilibrio psico-fisico. Sono convinta delle mie possibilità, credo in me stessa e questa è la mia fortuna più grande. Già al cancello di partenza di ogni gara so di essere la più forte indipendentemente dal risultato che otterrò.
Stefania e la FMI
La mia è una passione istintiva che si è sviluppata nella giusta direzione grazie all'aiuto costante e alla comprensione dei miei genitori. Fin dall'inizio ho avuto simpatia e incoraggiamento da parte dei miei sostenitori ma nei momenti più difficili ho potuto contare soltanto sui miei genitori. invece non ho ricevuto alcun aiuto da parte della Federazione Motociclistica Italiana che, non credendo nel futuro agonistico di noi ragazze, arriva quasi ad ostacolarci. A questo proposito vorrei dire ai responsabili che noi donne pilota non abbiamo niente da invidiare ai colleghi uomini. Personalmente l'ho dimostrato parecchie volte vincendo anche il campionato italiano maschile UISP del '95. Se l'ho vinto io, può benissimo vincerlo anche un'altra ragazza.
Stefania e gli sponsor
Lo sponsor più generoso è Ufo che ringrazio vivamente. Mi ha aiutato fin dall'inizio ed è uno dei pochi che crede in tutti e cerca di aiutare tutti. Purtroppo il cross è uno sport costoso: è difficile guadagnare per ripagarsi tutte le spese a cui si va incontro, quindi il contributo economico degli sponsor risulta veramente fondamentale.
Stefy e il guaio più curioso
Essermi presentata in gara senza casco. All'ultimo momento ho dovuto cercare qualcuno che fosse disposto a prestarmene uno.
L’idolo di Stefania
Il campione statunitense di motocross Jeremy McGrath, per me il migliore al mondo.
Sogni e rimpianti
Il mio sogno è quello di trasferirmi negli Stati Uniti e vincere tutte le gare del campionato per dimostrare che, anche se le americane sono molto forti in questo sport, le italiane non sono da meno. Mi attira molto tornare laggiù per due motivi: come pilota professionista potrei dedicarmi esclusivamente alle competizioni e poi perché là esiste spazio e considerazione per ogni sport e non soltanto per il calcio come invece avviene nel nostro Paese. Mi piacciono anche gli americani perché sono disponibili ad insegnare come migliorare sia le proprie capacità che il proprio stile. Ho un unico rimpianto, quello di non essermi trasferita giovanissima negli USA. Quando nel '94 arrivai seconda nel campionato del mondo femminile avevo ottime possibilità di rimanere in quel Paese ma non mi fu possibile perché ero ancora minorenne...
Stefania e i media
Nel nostro Paese il motocross viene pressoché ignorato dalla stampa e dalla televisione mentre negli USA è tutta un'altra cosa. A dare risalto alla mia impresa nel mondiale ci ha pensato la ESPN2, una delle più grandi reti televisive d'oltreoceano, che ha trasmesso in diretta la gara e una lunga intervista subito dopo la vittoria. Al momento del mio ritorno in Italia, quando mi trovavo all'aeroporto di New York, sono stata riconosciuta da molti appassionatí che mi hanno circondato calorosamente complimentandosi con me. Ero felice e convinta che anche in Ita ia sarei stata accolta con lo stesso entusiasmo. Invece il mio arrivo in Italia è passato inosservato grazie soprattutto al fatto che non è stato dato nessun rilievo alla conquista di questo titolo. Eppure qualche giorno dopo, a Civitella del Tronto, mi sono aggiudicata anche la gara che mi ha permesso di vincere per il quarto anno anche il titolo italiano femminile 1998.
Stefania e il futuro
Al di là dell'agonismo sportivo, per ora preferisco non pensare al mio futuro. Ho tanta voglia di divertirmi, di conoscere il mondo e di farmi conoscere dalla gente. Quando ho un po' di tempo libero mi piace stare in compagnia dei miei amici, leggere libri di avventura, andare in discoteca e al cinema. Ho poco tempo libero perché questo sport mi impegna a viaggiare e ciò non si accorda con il fatto di avere dei legami stabili e tanto meno una famiglia.
Stefania e le ragazze
Le ragazze che corrono con me spesso, stupidamente, si mostrano invidiose. Trovo assurdo un atteggiamento di questo tipo quando, invece di farci la guerra, dovremmo essere solidali il più possibile tra noi. Se ne incontrano poche di ragazze interessate a questo sport; talvolta qualcuna mi chiede cosa dovrebbe fare per emularmi. A tutte consiglio di imparare bene e senza fretta, magari cominciando con una motocicletta vecchia purché efficiente e sicura. Raccomando di non scoraggiarsi alle prime difficoltà perché questo è uno sport difficile ma che ripaga abbondantemente, a patto che si riesca ad entrare in sintonia con la moto.
Stefania e i ragazzi
In gara generalmente non ammettono di essere superati da una ragazza e arrivano a compiere qualche scorrettezza per impedire che ciò avvenga. Quelli che in gara mi precedono nutrono sempre molta simpatia nei miei riguardi mentre non posso dire altrettanto per chi in gara non riesce a superarmi. Fuori dal mondo del cross chi è a conoscenza della mia attività sportiva mi ammira molto mentre chi non mi conosce al primo approccio si mostra impressionato oppure incredulo.
LASCIATEMI SOGNARE LA F1'
COME in un film. "Mi sembrava di stare in guerra, tra i carri armati: tamponamenti, auto che mi entravano nella fiancata, l' asfalto di Varano viscido. Volevo mollare tutto e telefonare a mia madre, ma ho continuato. Alla fine la scocca era rotta, la macchina accartocciata, da buttare. Quel giorno, dopo quel quarto posto, ho capito di poter vincere il campionato". Ebbene sì, hanno ragione i film: quelli con l' eroina coraggiosa, con il pilota che supera lo choc psicologico e corre verso il traguardo. Hanno ragione, "loro" esistono e non sono fatti di pellicola. Prendete Tamara Vidali. Bella, spericolata, da domenica scorsa prima donna a vincere il campionato italiano della categoria Turismo. Prima davanti a fior di piloti maschi, con la sua Alfa 33. Sembra un film, è una storia vera. C' era una volta Lella Lombardi, Donna Coraggio in una Formula 1 senza le misure di sicurezza di oggi. Poi venne Divina Galica, l' inglese che ancora adesso si butta a duecento all' ora sugli sci nel KL. Poi, è cronaca recente, Giovanna Amati con le sue sfortunate apparizione nelle prove della F1. Piccoli ritratti in uno sport che alle donne ha sempre lasciato poco. Per stress, mancanza di fiducia, fatica fisica. "In mezzora di gara - racconta Tamara - perdo ogni volta un chilo e mezzo-due di peso. Sulle nostre macchine, senza aria condizionata, non si lasciano aperti i finestrini per non scatenare turbolenze all' interno, in estate è un inferno. Eppoi abbiamo addosso le tute ignifughe...". La sofferenza e il sudore come compagni di viaggio, con ragazzoni assatanati che ti stringono in curva e ti coprono il parabrezza di fango: non male per una ragazza che prima o poi prenderà la laurea di architettura a Venezia, e che la madre voleva casalinga. Tamara ha 26 anni, a Fossalta Maggiore di Chiarano, il suo paese vicino a Treviso, il fan club che porta il suo nome sta già preparando una grande festa. Suo padre ha un' azienda di prefabbricati in cemento e una passione smisurata per i motori: avvia i due fratelli di Tamara ai kart, e più tardi comincia anche lei. "A 18 anni - dice - avevo già smesso, ma ogni tanto papà mi portava un kart e diceva: guarda che bello, facciamo una gara". Ha fatto anche i rally, Tamara ("che disastro all' inizio, finivo sempre nei fossi"), e ha incontrato sul serio - come nei film - un team manager che dice ispirato: vai troppo forte, ti offro un' auto, corri per me. Ora potrebbe passare al campionato Superturismo, ma il sogno resta la F1 ("Chissà, Schumacher guidava una Mercedes gruppo C..."). Il suo titolo, intanto, l' ha dedicato a suo fratello Adolfo, scomparso l' anno scorso in un incidente stradale. Anche così, la sua è diventata una storia di tutti.
di MATTIA CHIUSANO
20 ottobre 1992 sez.
Michèle Mouton (Grasse, 23 giugno 1951) è un'ex pilota di rally e dirigente sportivo francese, tra le poche donne ad avere vinto gare valide per competizioni di serie mondiali, e dal 2010 dirigente della Federazione Internazionale dell'Automobile.
Indice
1 Biografia
2 Palmarès
2.1 Mondiale rally
2.2 Risultati completi
3 Altri risultati
4 Note
5 Voci correlate
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Biografia
Nel 1975 aveva preso parte alla 24 Ore di Le Mans in un team tutto femminile classificandosi 21ª a 67 giri di distacco dai vincitori Jacky Ickx e Derek Bell.
Nel 1981, in coppia con la sua navigatrice italiana Fabrizia Pons, stabilì un record diventando, al Rally di Sanremo, la prima donna ad aggiudicarsi una tappa del Campionato Mondiale Rally[1]. Nel 1982 vinse tre gare (Portogallo, Brasile e Acropoli) alla guida di un'Audi quattro e arrivò vicina al titolo, battuta da Walter Röhrl a causa della rottura della trasmissione della sua vettura che non le permise di vincere il Rally della Costa d'Avorio.
Mouton (a destra) e Fabrizia Pons festeggiano la loro storica vittoria al Rally di Sanremo 1981, la prima per un equipaggio femminile nel campionato del mondo rally.
Nel 1984 e 1985 vinse con l'Audi Sport quattro la Pikes Peak International Hill Climb negli USA, prima donna a riuscirvi stabilendo anche il record del tracciato.
Nel 1986 passò con la squadra Peugeot Talbot Sport Deutschland, vincendo il campionato tedesco rally con la Peugeot 205 Turbo 16, corse alcune prove mondiali di cui l'ultima fu il Tour de Corse 1986 nel quale si ritirò per problemi al cambio, in seguito all'abolizione delle vetture di Gruppo B decise di ritirarsi dalle corse. Nel 1988 promosse, insieme a Fredrik Johnson, la Corsa dei Campioni in onore di Henri Toivonen.
Nel 2008, a 22 anni di distanza dal suo ritiro, Mouton tornò al volante all'International Rally of Otago in Nuova Zelanda, prova del campionato montagna, di nuovo con Fabrizia Pons al suo fianco; la coppia chiuse al 34º posto[2].
Fa parte, insieme alla tedesca Jutta Kleinschmidt, vincitrice del Rally Dakar 2001, e la statunitense Danica Patrick, che si aggiudicò la Indy Japan 300 del 2008, del ristretto gruppo di donne capaci di conseguire la vittoria in gare valide per competizioni di serie mondiali[3]. Dal 2010 è presidente della commissione Women & Motor Sport della FIA[4].
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F1 | La troppa velocità delle macchine 2017 potrebbe far perdere conoscenza ai piloti
Paul Hembery sulle forze G: "Sono sicuro che un normale essere umano non sarebbe in grado di gestirla" Commenti
Le vetture 2017 di Formula 1 potrebbero essere pericolose: è questa la notizia che sta circolando nelle ultime ore. Le macchine di F1 di questa stagione, infatti, saranno più grandi e molto più veloci rispetto a quelle del passato anche più recente, con l’aerodinamica molto più sviluppata e pneumatici più ampi. L’obiettivo della riconfigurazione era quello di migliorare i tempi sul giro di ben cinque secondi su alcuni tracciati in particolare. Tuttavia questo potrebbe in realtà portare a qualche problema, o rappresentare un pericolo per la salute dei piloti.
Mentre questi ultimi infatti hanno affrontato la fase di preparazione fisica per essere pronti a forze G più elevate e movimenti particolari di corpo e testa, il capo della Pirelli Paul Hembery ha espresso molta più grave preoccupazione: la carica di potenza potrebbe causare situazioni di black out dannose per i piloti.
I pneumatici 2017 andranno a generare anche dei 5G in alcune curve: “Forse alcuni medici intelligenti ci diranno che ci stiamo avvicinando al punto di blackout”, ha detto Hembery. “Ma certamente, quello che ho notato in curva 3 sul circuito di Barcellona è stato abbastanza impressionante. Sono sicuro che un normale essere umano non sarebbe in grado di gestire questa forza”, ha continuato. Le forze G infatti sono davvero elevate, ma non sono l’unico fattore aggravante per i piloti. Le gare di mezza estate si svolgono a elevate temperature all’interno delle cabine di guida e i lunghi stint ad alta velocità, nel calore, con quei carichi e quella velocità, potrebbero essere davvero pericolosi.
Fabiola Granier
Resta un fatto: le donne e in particolar modo le atlete di varie discipline sportive, son veramente ossessionate dagli uomini, che erano, sono e resteranno il loro termine di paragone, nonché l'avversario da battere (generalmente... nei sogni).
Moto3, la vita spericolata di Maria Herrera: "Che gusto battere un uomo"
E' spagnola, ha 20 anni ed è l'unica donna in pista al motomondiale in Argentina: "Ho la treccia ma sotto il casco dovete guardare il pilota. È soprattutto una questione di tecnica, talento e coraggio. Il fisico c'entra poco"
dal nostro inviato MASSIMO CALANDRI
07 aprile 2017
TERMAS DE RIO HONDO - "Non sono una ragazza. Sono un pilota: quando mi metto il casco e corro a 230 all'ora, nessuno nota la differenza. A parte la treccia di capelli, naturalmente". E due piccole perle ai lobi, forse un filo di lucidalabbra. Maria Herrera, box numero 35 del circuito argentino. In attesa di infilarsi la tuta in pelle e gli stivali, porta un paio di infradito bianche ai piedi. Gli occhi grandi truccati appena, il sorriso dolce di una ventenne che già si vede come mamma, tra qualche anno ("perché adoro i bambini"), però adesso no. Adesso la domenica rischia la vita in pista e pensa ad una sola cosa: "Vincere il titolo di Moto3".
Il solo pilota donna del motomondiale. "Un talento puro", dicono di lei Marc Marquez e Alvaro Bautista.
"Sarà perché in passato ho battuto il fratello di Marc, Alex".
E non solo.
"Tanti altri giovani campioni affermati, più o meno miei coetanei: Alex Rins, che ora corre in MotoGp, "Pecco" Bagnaia, Fabio Quartararo, Lorenzo Baldassarri, Jorge Navarro".
Come l'hanno presa?
"Qualcuno con un pizzico di rabbia... Non fa piacere essere superati da una donna in un ambiente "macho" come questo".
È così difficile sopravvivere nel paddock?
"Come donna devi sempre dimostrare qualcosa in più. Ma perché la gente non ha fiducia in me se faccio lo stesso tempo sul giro di chi vince la gara? Ma non posso farci nulla, anzi: è una motivazione ulteriore. Per batterli".
Lo scorso anno è andata male: miglior risultato, un 14° posto qui sul circuito di Termas.
"Annata sbagliata, non c'erano i soldi per la squadra e non riuscivo a rimanere concentrata".
Per il 2017 papà Antonio è riuscito a trovare gli sponsor giusti. Tra loro un rinomato chef basco (e conduttore tv, attore, imprenditore): Karlos Arguiñano...
"Adesso sono più tranquilla: il materiale con cui lavoriamo è buono, abbiamo un team tutto nostro (MH6, ndr). Durante l'inverno mi sono allenata come mai. Spero di riuscire a esprimere tutte le mie potenzialità".
Salita in sella la prima volta a 4 anni. A 5 i genitori le hanno comprato una moto, come fatto con la sorella maggiore...
"Mi sono subito innamorata di questo sport. Mio padre lo ha capito, mi è stato vicino senza mai mettermi pressione. Mamma aveva un po' paura, lui no: sfidare i bambini non era un problema, lo sapeva. A 12 anni ho scelto di diventare pilota: sono state stagioni di sacrificio, lontano da casa e dalle amiche. Ma ho corso, lottato, vinto. Tre successi nel Campionato Europeo di velocità, il titolo del Mediterraneo nel 2011. L'esordio nel mondiale di Moto 3 due anni dopo".
Dicono che le moto non siano roba da ragazze: troppo pesanti da guidare...
"Falso. Magari la MotoGp, però non la mia categoria. È soprattutto una questione di tecnica, talento e coraggio. Il fisico c'entra poco. Qualche stagione fa andavo tanto in palestra: ero grossa, che errore. Mi serviva lavoro aerobico, rapidità. Adesso va molto meglio: nuoto e ginnastica. Sono un atleta come loro, i maschi. E poi, le donne hanno qualcosa in più quando si tratta di ragionare in situazioni di estrema tensione come accade durante le gare".
Paura, mai?
"Non sarei qui, se avessi paura. Rispetto sì, ma l'obiettivo è solo uno: aprire il gas al massimo, sempre. Ho collezionato parecchie cadute e altrettante frattura. Ma non mi fermo".
Un campione a cui si ispira.
"Alvaro Bautista (come lei della provincia di Toledo, a sud di Madrid, ndr). Ci alleniamo insieme, a volte 30 minuti tiratissimi di flat track. Ho imparato tanto".
Nessun italiano?
"Uno mi piace tanto: Franco Morbidelli (22 anni, vincitore in Qatar nella Moto2). Un bravo ragazzo, umile e di grande talento. Una persona come si deve, che ha superato tante avversità nella vita. E ha la faccia pulita".
Maria e la lunga treccia, le perle ai lobi, un filo di trucco.
"Mi piace essere carina. Come qualsiasi altra ragazza, no? Soprattutto dopo aver passato una giornata intera in un ambiente di uomini. Però amo giocare a calcio: da centrocampista...".
Si vede come mamma, tra qualche anno. Però non ha
ancora un fidanzato.
"Meglio restare concentrata sulle gare: non ho tempo per andare al cinema o in discoteca come tanti miei colleghi. Il fidanzato verrà quando sarà il momento. Ma non sarà uno di questo ambiente, giuro. Lontano dalla pista non voglio parlare di moto".
Invece, ora...
"Ora mi infilo il casco. Così non mi riconoscono più. Perché qui sono un pilota, non una ragazza ".
Moto3, la vita spericolata di Maria Herrera: "Che gusto battere un uomo"...
E' spagnola, ha 20 anni ed è l'unica donna in pista al motomondiale in Argentina: "Ho la treccia ma sotto il casco dovete guardare il pilota. È soprattutto una questione di tecnica, talento e coraggio. Il fisico c'entra poco"
Sono un atleta come loro, i maschi. E poi, le donne hanno qualcosa in più quando si tratta di ragionare in situazioni di estrema tensione come accade durante le gare".
Carriera nel Motomondiale
Esordio 2013 in Moto3
Miglior risultato finale 29ª
Gare disputate 52
Punti ottenuti 17
María Herrera Muñoz (Toledo, 26 agosto 1996) è una pilota motociclistica spagnola.
Indice
1 Carriera
2 Risultati nel Motomondiale
3 Note
4 Voci correlate
5 Altri progetti
6 Collegamenti esterni
Carriera
Inizia a correre nel 2002 con le minimoto, dal 2004 prende parte ai vari campionati minori spagnoli, fino ad arrivare al campionato velocità del Mediterraneo (CMV), vincendolo nel 2011 a 15 anni. Nel 2012 debutta nel campionato velocità spagnolo, che conclude al 30º posto.
Nel 2013, sempre nel CEV, in sella a una KTM RC 250 GP, conclude al 4º posto, lo stesso anno ottiene una wild card nel motomondiale per il Gran Premio d'Aragona, concludendo in 29ª posizione.
Nel 2014 partecipa nuovamente al CEV, stavolta in sella alla Honda NSF250R dello Junior Team Estrella Galicia 0,0,[1] ottenendo tre wild card nel motomondiale, concludendo in 17ª posizione a Jerez, ritirandosi in Catalunya e finendo in 27ª posizione a Valencia.
Nel 2015 viene ingaggiata dal team Husqvarna Factory Laglisse che le affida una Husqvarna FR 250 GP, il compagno di squadra è Isaac Viñales. Nel Gran Premio di Catalogna si piazza al 15º posto ed ottiene il primo punto iridato della sua carriera nel motomondiale.[2] Riesce ad arrivare a punti anche ad Aragon dove arriva 13ª e in Australia dove giunge 11ª. Chiude la stagione al ventinovesimo posto con 9 punti.
María Herrera a Jerez nel 2014.
Nel 2016 inizia la stagione nello stesso team, nel frattempo rinominato MH6 Laglisse, questa volta alla guida di una KTM RC 250 GP, anche se dopo i primi quattro GP stagionali il contratto con la squadra viene rescisso. Herrera continua ugualmente a correre nello stesso campionato, con una squadra finanziata dalla sua famiglia, nominata MH6 Team (riprendendo le iniziali ed il numero di gara della pilota).[3] Ottiene i primi punti nella seconda gara dell'anno con un 14º posto in Argentina. In questa stagione è costretta a saltare il Gran Premio di Germania a causa di una frattura al polso sinistro rimediata durante le qualifiche[4] e il Gran Premio della Comunità Valenciana a causa di una frattura a una clavicola rimediata nel precedente GP della Malesia. Chiude la stagione al trentunesimo posto in classifica con sette punti all'attivo, con tre quattordicesimi posti (Argentina, Olanda e Austria).
Nel 2017 si trasferisce nel AGR Team dove guida ancora la KTM RC 250 GP. Il team chiude la stagione dopo il Gran Premio d'Aragona. Herrera corre però in Australia e Malesia in sostituzione dell'infortunato Albert Arenas sulla Mahindra MGP3O. Ha totalizzato un punto che le consente di chiudere al trentacinquesimo posto in classifica piloti.
Nel 2015 viene ingaggiata dal team Husqvarna Factory Laglisse che le affida una Husqvarna FR 250 GP, il compagno di squadra è Isaac Viñales. Nel Gran Premio di Catalogna si piazza al 15º posto ed ottiene il primo punto iridato della sua carriera nel motomondiale.[2] Riesce ad arrivare a punti anche ad Aragon dove arriva 13ª e in Australia dove giunge 11ª. Chiude la stagione al ventinovesimo posto con 9 punti.
Nel 2015 passa al team Husqvarna Factory Laglisse; la compagna di squadra è María Herrera. Ottiene un terzo posto in Argentina. Viene sostituito dopo il Gran Premio di Germania da Lorenzo Dalla Porta. Corre a Indianapolis e in Repubblica Ceca sulla KTM del team RBA Racing in sostituzione dell'infortunata Ana Carrasco. In questo stesso team prende il posto di Niklas Ajo a partire dal Gran Premio di Gran Bretagna. Chiude la stagione al nono posto con 115 punti mondiali.
Esordisce in Moto3 nel motomondiale 2015 con il team Husqvarna Factory Laglisse nel Gran Premio di Indianapolis, prendendo il posto di Isaac Viñales. Totalizza 13 punti mondiali che gli valgono il venticinquesimo posto in classifica finale.
Tra l'altro, il lato comico di questa ridicola storia, è che nel momento in cui una femmina di una tot nazione vince una medaglia d'oro, per forza di cose un'altra femmina di un'altra nazione la perde.
Idem per i maschi che gareggiano contro altri maschi.
Un altro particolare che va sottolineato e di cui ho già parlato in passato, è che una medaglia d'oro femminile, non ha lo stesso peso specifico di una medaglia d'oro maschile.
Il motivo è ovvio: se le gare fossero miste,* anziché divise in base al sesso, Moioli e tutta la compagnia cantante femminile non vincerebbe(ro) neppure una medaglia di legno.
Mentre atleti di sesso maschile, che tra gli uomini vengono soventemente bastonati, farebbero incetta di medaglie tra le donne.
Trattasi di ovvietà di cui in altre epoche non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di discutere.
Ma siccome oggigiorno bisogna spiegare anche l'ovvio, allora è giusto rimarcarlo.
VOLA VOLA
MICHELA
L'ORO E' DONNA
INCHINIAMOCI ALLA BOLT DELLA NEVE
L'ORO E' UOMO...
La prosopopea per la vittoria della Goggia sul Tg2 :doh: ...
Al di là del fatto che è stata davvero brava, bisogna riconoscerlo, tutta questa retorica in rosa è insopportabile.
Ma che c'entra Bolt con la Goggia?
Basta citare il fatto che ad ogni vittoria femminile, quotidiani come la Gazzetta, Il Corriere dello Sport, la Repubblica, la Stampa, etc, se ne escono regolarmente fuori con titoli del tipo:
"L'oro è donna", "l'Olimpiade è donna", "la boxe è donna" , "il rugby è donna", "la velocità è donna" , "potere rosa", "Italia: lo sport è rosa", etc etc.
Sono le Olimpiadi delle donne! Goggia, Fontana e Moioli, gli ori arrivano solo dalle guerriere d’Italia!
21 febbraio 2018 13:59 Stefano Villa
Sono le Olimpiadi delle donne, sono le guerriere dell’Italia, sono le Leonesse azzurre, sono le nostre eroine, indomite Campionesse che stanno incantando alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018. Il nostro medagliere luccica proprio grazie a loro, il gentil sesso ci sta trascinando sulla neve e sul ghiaccio della Corea del Sud, conquista medaglie a raffica, esalta lo sport italiano e ci fa sognare con grande classe.
Combattenti agguerrite che hanno impugnato sci, snowboard e pattini come armi gentili per infilzare le avversarie e trionfare da vero fuoriclasse. L’Inno di Mameli suona e risuona, scalda l’aria in estremo Oriente e rimpingua il bottino della nostra spedizione: Arianna Fontana, Michela Moioli, Sofia Goggia. Strettamente nell’ordine temporale in cui hanno conquistato la medaglia d’oro: l’Italia ha portato a casa tre titoli, tutti per mano di donne che tengono in alto il tricolore. La nostra portabandiera ha rotto il ghiaccio imponendosi sui 500m e poi è anche diventata la più medagliata di sempre nello short track (7 volte sul podio a cinque cerchi, superata Wang Meng), Michela ha dominato nello snowboardcross, Sofia ha pennellato in discesa e ha esultato in maniera autoritaria.
Hanno trionfato da favorite della vigilia, senza farsi schiacciare dalla pressione, senza crollare psicologicamente, senza lasciare margini ad avversarie molto quotate: una valtellinese e due bergamasche, tra l’altro molto amiche tra loro, compagne di palestra e insieme sull’Olimpo. La Fontana si è tra l’altro messa al collo un altro alloro (l’argento con la staffetta) e, infatti, se guardiamo il medagliere complessivo composto da 9 medaglie emerge che 5 sono totalmente femminili, una è mista e tre sono state ottenute da uomini (l’argento di Federico Pellegrino nella sprint di sci di fondo, il bronzo di Nicola Tumolero sui 10000m di speed skating e il bronzo di Dominik Windisch nella sprint di biathlon). A completare il il bottino delle nostre guerriere ci sono il bronzo di Federica Brignone nel gigante e il già citato argento della staffetta di short track mentre Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi sono state parte fondamentale della mista di biathlon insieme a Lukas Hofer e Dominik Windisch.
Ho letto anche "donne di ghiaccio", mi pare sulla Gazza o sul Corriere... adesso ci fracasseranno i maroni per mesi con 'ste medagliette. :mad:
Tanto per restare in tema...
Articolo scritto da un appartenente al sesso maschile.
https://www.oasport.it/2018/02/sono-le-olimpiadi-delle-donne-goggia-fontana-e-moioli-gli-ori-arrivano-solo-dalle-guerriere-d'italia2/
Frank
WikiQM
Storico
***
Posts: 5963
Gender: Male
Re:La superdonna onnivincente e rappresentativa ha fatto FLOP
« Reply #125 on: August 29, 2016, 20:25:24 PM »
Comunque, tanto per non smentirsi, un paio di giorni fa la judoka romana che risponde al nome di Odette Giuffrida - medaglia d'argento a Rio, nei 52 kg femminili -, ad una domanda posta dal mensile di salute, nutrizione e sport dell'Università Nicolò Cusano,CitazioneQuest'anno è stato record di qualificazione fra donne
ha risposto così:CitazioneOdette Giuffrida
Diciamo la verità, noi donne siamo più combattive. Piano piano stiamo prendendo sempre più spazio, come è giusto che sia.
Questo nonostante i paragoni tra uomini e donne nello sport siano un nonsenso, perché se la gare fossero miste anziché divise in base al sesso, dello sport al femminile resterebbero solo le macerie.
Il motivo è ovvio: la superiorità fisica maschile.
Esempio: quale donna potrebbe sfidare Teddy Riner nel judo, Usain Bolt nell'atletica o Michael Phelps nel nuoto...?
Ovviamente nessuna.
Non solo: alle recenti Olimpiadi di Rio si sono qualificati 170 atleti italiani e 144 atlete italiane, ragion per cui, usando il suo metro, chi è stato più combattivo...?
Di più: alle Olimpiadi di Rio gli uomini italiani hanno vinto diciotto medaglie, di cui ben sette (su otto) d'oro, mentre le donne si sono aggiudicate dieci medaglie, di cui solo una d'oro.
Perciò chi si è comportato meglio? Chi è stato più combattivo, più determinato, più grintoso? Ovviamente gli uomini.
Non c'è niente da fare: il problema di Odette Giuffrida, così come quello di Irma Testa e di tante altre giovani donne di oggi - atlete o meno che siano -, è la presunzione e parimenti la mancanza di umiltà, nonché l'incapacità di riconoscere i meriti altrui.
E nello specifico i meriti della controparte maschile.
Viceversa gli uomini non hanno alcun problema a riconoscere i meriti femminili.
Non solo: nessun atleta di sesso maschile (italiano e non) fa mai sparate "anti-donna", mentre il contrario è la norma; e i motivi sono da ricercare negli insopprimibili complessi di inferiorità di cui le donne sono affette e afflitte.
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Per inciso: Fabio Basile, che ha vinto la medaglia d'oro nei 66 kg maschili, non ha fatto minimamente sparate del genere verso le donne.
E lui, se solo lo volesse, potrebbe farle certe sparate.
Record
Da aggiornare
Specialità Nome Nazione Tempo Data Località
500 m Donne Elise Christie Regno Unito 42.335 13.11.2016 Salt Lake City
1000 m Donne Shim Suk Hee Corea del Sud 1:26.661 21.10.2012 Calgary
1500 m Donne Choi Min-jeong Corea del Sud 2:14.354 12.11.2016 Salt Lake City
3000 m Donne Jung Eun-Ju Corea del Sud 4:46.983 15.03.2008 Cina
3000 m Staffetta Corea del Sud Corea del Sud 4:04.222 12.11.2016 Salt Lake City
500 m Uomini J.R. Celski Stati Uniti 39.937 21.10.2012 Calgary
1000 m Uomini Hwang Dae-heon Corea del Sud 1:20.875 12.11.2016 Salt Lake City
1500 m Uomini Sjinkie Knegt Paesi Bassi 2:07.943 13.11.2016 Salt Lake City
3000 m Uomini Noh Jin-kyu Corea del Sud 4:31.891 19.03.2011 Varsavia
5000 m Staffetta Canada Canada 6:30.958 19.10.2012 Calgary
Tanto per restare in tema...
Articolo scritto da un appartenente al sesso maschile.
https://www.oasport.it/2018/02/sono-le-olimpiadi-delle-donne-goggia-fontana-e-moioli-gli-ori-arrivano-solo-dalle-guerriere-d'italia2/
Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018: Italia promossa e di nuovo competitiva. Donne al potere, ma non manca qualche ombra
24 febbraio 2018 17:50 Federico Militello
Bilancio più che positivo per l’Italia alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018. Raggiunto l’obiettivo delle 10 medaglie fissato dal presidente del Coni Giovanni Malagò, anche se è lecito pensare che il numero uno dello sport italiano avesse stabilito un traguardo minimo e prudenziale, ben consapevole al tempo stesso di poter contare su potenzialità addirittura superiori. La spedizione azzurra ha dimostrato in effetti di poter valere anche un numero maggiore di podi.
Il bottino finale va considerato dunque in linea con le aspettative. Per la sesta volta nella sua storia l’Italia ha raggiunto la doppia cifra, dato che ci fa comprendere come si tratti di un risultato tutt’altro che disprezzabile: non accadeva dall’edizione casalinga di Torino 2006. In una sola Olimpiade, inoltre, il Bel Paese ha triplicato il numero di ori vinti nelle due edizioni precedenti. Non che ci volesse molto, a dire il vero. I tre successi, tuttavia, non apparivano per niente scontati alla vigilia dei Giochi e più di ogni altra cosa certificano la ritrovata competitività dell’Italia nel panorama internazionale.
Dieci le posizioni guadagnate nel medagliere rispetto a Sochi 2014: dalla ventiduesima alla dodicesima. Non è mancato molto per la top10, rimasta a portata di mano praticamente fino all’ultimo giorno. Nelle ultime due decadi, i tempi sono cambiati. A Nagano 1998 l’Italia colse 10 podi come a PyeongChang 2018, ma con un oro in meno: finì decima nel medagliere. L’asticella si è alzata notevolmente. Sono aumentate non solo le discipline, ma anche le nazioni che concorrono alle prime posizioni. Come già preventivato alla vigilia, per ambire alla top10 servono ormai tra i 4 ed i 6 ori.
Rispetto alle Olimpiadi estive, all’Italia mancano un paio di sport ‘serbatoio’ come scherma e tiro a volo da cui attingere un buon gruzzolo di medaglie d’oro. L’Olanda punta quasi tutto sullo speed skating, la Corea del Sud sullo short track. Per il Bel Paese non esistono invece podi o, ancor di più, ori ‘sicuri’. Siamo competitivi nella stragrande maggioranza degli sport, senza però poter contare sul dominatore alla Martin Fourcade che, da solo, riesce a portare a casa tre titoli.
I Giochi di PyeongChang ci lasciano in eredità due fuoriclasse come Sofia Goggia e Michela Moioli che, se lo vorranno, saranno destinate a segnare un’era dello sport tricolore, mentre una terza, Arianna Fontana, si è addirittura consacrata come una delle più grandi leggende di tutti i tempi. La valtellinese non ha ancora sciolto i dubbi sul proprio futuro: qualora proseguisse per altri quattro anni, sarebbe una benedizione. Bisognerà altresì comprendere le cause che hanno portato diversi atleti di punta a smarrirsi proprio nell’appuntamento clou della stagione: alcuni di questi, spesso formidabili in Coppa del Mondo, non hanno retto la pressione del grande evento.
Verrà ricordata inoltre come l’Olimpiade delle donne: il 60% delle medaglie sono state conquistate dal gentil sesso, senza dimenticare la gara mista di biathlon. E dire che gli ultimi ori al femminile risalivano addirittura al 2002 con Daniela Ceccarelli, Stefania Belmondo e Gabriella Paruzzi. La sensazione è che tale tendenza possa addirittura accentuarsi in vista di Pechino 2022.
L’avventura coreana ha poi messo in risalto alcune discipline dove è stata attuata una programmazione mirata che, con impegno e tanto lavoro, sta portando e poterà risultati nel lungo periodo: pensiamo in particolare a biathlon (malgrado il tallone d’Achille dell’ultimo poligono…), snowboard, speed skating, sci alpino femminile (molto preoccupante, invece, la situazione degli uomini) ed anche slittino. Altri settori potrebbero faticare a breve qualora le proprie stelle decidano di abbandonare l’attività agonistica (pattinaggio artistico e short track), mentre restano dei vuoti allarmanti. Non è possibile, ad esempio, che l’Italia sia completamente sparita nel bob, sport in cui vanta una gloriosa tradizione. Non bene neppure skeleton (pur con l’attenuante dell’infortunato Mattia Gaspari) e combinata nordica. C’è poi un atavico problema: non si investe nelle discipline acrobatiche, né nello snowboard né nel freestyle. Prendiamo come esempio i moguls e gli aerials: non solo non erano presenti azzurri, ma non esiste neppure una Nazionale italiana, né tanto meno una scuola che si preoccupi di insegnarli ai giovanissimi. L’indirizzo del CIO è ben chiaro: per andare incontro alle esigenze delle nuove generazioni, questo tipo di gare sarà destinato a crescere progressivamente. Non investirci significa rinunciare ad una fetta importante di eventi che assegnano medaglie pesanti.
In conclusione, l’Italia aveva ottenuto risultati molto importanti nell’arco del quadriennio, imponendosi come una nazione eclettica e capace come poche altre di eccellere su più fronti. Serviva però la prova a cinque cerchi per certificare una ritrovata competitività sul proscenio mondiale. L’esame è stato superato con un bel 7,5. Dopo i tormenti di Vancouver 2010 e Sochi 2014, ghiaccio e neve ci sono tornati amici.
federico.militello@oasport.it
Donne al potere
Non a caso evidenzio certe cose.
Io ero un judoka e anche se "ai miei tempi" c'erano molte meno femmine nelle palestre, ho comunque avuto modo di "relazionarmici", per così dire, e consequenzialmente di conoscerle bene; ragion per cui so bene cosa pensano e come ragionano.
E non per niente dico e scrivo che mi è impossibile tifare per le atlete italiane.
Atlete che in ipotetiche gare miste scomparirebbero letteralmente.
Calcola che a livello mediatico, e ormai da lustri, le vittorie delle donne contro altre donne, sono sinonimo di "vittoria contro gli uomini " e parimenti di "superiorità sugli uomini".
Insomma, un autentico delirio.
Basta citare il fatto che ad ogni vittoria femminile, quotidiani come la Gazzetta, Il Corriere dello Sport, la Repubblica, la Stampa, etc, se ne escono regolarmente fuori con titoli del tipo:
"L'oro è donna", "l'Olimpiade è donna", "la boxe è donna" , "il rugby è donna", "la velocità è donna" , "potere rosa", "Italia: lo sport è rosa", etc etc.
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PS: sulla pista dove Sofia Coggia ha vinto la medaglia d'oro, contro i migliori atleti di sesso maschile, la suddetta avrebbe beccato come minimo 4 secondi.
24 febbraio 2018 - PYEONGCHANG (SCor)
Giovanni Malagò si congeda dall'Olimpiade coreana facendo a Casa Italia il bilancio della spedizione che ha conquistato 10 medaglie di cui 3 ori tutti al femminile: Arianna Fontana, entrata nel pantheon dello sport italiano, Michela Moioli primo oro italiano nello snowboard, Sofia Goggia primo oro femminile in discesa, orgoglio lombardo. "Abbiamo aumentato del 25% il bilancio rispetto a Sochi. Complimenti alla Lombardia, regione da dove vengono i tre ori che ha scavalcato l'Alto Adige, che per il Coni è importantissimo. Non abbiamo mai avuto tanti medagliati così giovani, l'età più bassa di sempre. Le vere protagoniste sono state le femmine, mai successo nella storia delle Olimpiadi invernali. Un 3-0 agli uomini - ha aggiunto il numero uno dello sport italiano -. L'età media delle donne presenti alle Olimpiadi era la più vecchia di sempre. La cosa che mi lascia ben sperare è che l'età media degli uomini è stata la più giovane di sempre. Il percorso verso Pechino (Giochi invernali del 2022, ndr) è stato tracciato. 6,5 è un voto scarso, io darei 7".
Fondo, leggendaria Bjoergen: ottavo oro. È lei la regina delle nevi
La norvegese si aggiudica la 30 km a tecnica classica che ha chiuso le gare di questi Giochi, salendo al vertice della classifica dei plurimedagliati invernali: per lei 15 podi, meglio di Bjoerndalen e Daehlie
25 febbraio 2018 - PyeongChang (S. Cor)
Tutti per Marit. La vichinga prende la bandiera e saluta in 1h22''17"6. Un treno inarrestabile. Apoteosi finale per Marit Bjoergen, la regina di tutti gli sport della neve. La più medagliata con 15 podi, di cui 5 solo in questa edizione con 2 ori, uno in staffetta e uno da sola. Rispettivamente il 7° e l'8° di una luminosa carriera che consentono alla quasi 38enne norvegese di eguagliare per numero di titoli il biathleta norge Ole Einar Bjoerndalen. Lo precede però nel medagliere ristretto dei plurimedagliati, come sta davanti anche all'ex fondista Bjoern Daehlie. Eccoli nell'ordine: Bjoergen: 8-4-3, Bjoerndalen 8-4-1, Daehlie 8-4-0. La 30 km a tecnica classica arriva dopo i complimenti del presidente del Cio, Thomas Bach, che la considera leggenda ma anche esempio dello sport pulito.
la gara — La sua superiorità è schiacciante sin dai primi chilometri, 21" agli 11 km, 51" a metà gara, 1'23" ai 18, 1"30" ai 22.5 km. Una sola donna al comando mentre si lotta per argento e bronzo con l'altra norvegese Oestberg e le finlandesi Parmakoski e Niskanen (sorella del fresco re della 50 km) a contendersi il podio. La crisi arriva inesorabile anche per il primo oro di questi Giochi, la svedese Charlotta Kalla, a oltre 2' ai 22 km. Le italiane si staccano subito: Elisa Brocard a 6 km pativa un gap di 1'19. Insomma non c'è stata lotta tant'è stato il divario tra la prima e le altre. Finisce con la finlandese Krista Parmakoski argento solitario a 1'49"5, e la volata per il bronzo regolata dalla svedese Stina Nilson a 1'58"9 e la noge Ingvild Oestber quarta a 2'00"4. Quinta è la Kalla a 2'57"2, sesta Kerttu Niskanen a 3'01"6, settima l'americana Jessica Diggins a 3'37"2, ottava la leader di Coppa del Mondo, la norvgese Heidi Weng a 4'07"9, nona l'austriaca Teresa Stadobler, protagonista di un incredibile errore di pista, a 4'14"1, decima la nipponica Masako Ishida a 4'20"9. Bello il pianto della finlandese Saarinen, al passo olimpico d'addio. Elisa Brocard è la miglior azzurra, 27ª a 11'15"9, davanti a : Anna Comarella 34ª a 13'31"1, 35ª Sara Pellegrini a13'49"7 e 41Ì Lucia Scardoni a 18'08"7.
commenti — La Bjoergen: "E' stata una giornata pazzesca, ho realizzato tutti i miei sogni". Elisa Brocard racconta: "Mi assegno un voto di 6,5/7, sono partita per ottenere qualcosa in più nella skiathlon. Sapevo che oggi sarebbe stata dura, in più sono partite subito forte, i primi due giri difficili, poi al cambio i nostri tecnici hanno lavorato bene per migliorare lo sci e così sono riuscita a sciare meglio e a recuperare qualche posizione. Sono contenta di avere tenuto duro, era una neve difficile. Le gare che mi hanno dato la maggiore soddisfazione sono state quelle di squadra come le team sprint e la staffetta, gareggiare di sera è sempre suggestivo. Adesso vediamo di concludere bene la stagione, guardiamo alle prossime settimane che presenteranno la 30 km di Oslo, un appuntamento importante che sarà in pattinato e al quale tengo molto, poi l'anno prossimo ci sono i Mondiali di Seefeld". Anna Comarella la deb: "E' stata una gara durissima, l'ho presa con il mio ritmo, mi è piaciuta anche se è stata faticosa e al tempo stesso emozionante. L'insegamento di questa esperienza è che c'è molto da migliorare, nei prossimi anni dovrò crescere perché bisogna andare più forte". Sara Pellegrini: "All'inizio non avevo una gran tenuta sugli sci, quando ho cambiato sono andata via meglio, ma è stata una gara dura".
Giochi invernali 2018. Da Bjorgen alle due Kim: le Olimpiadi delle donne
Dall'oro storico di Marit Bjorgen a quello di Chloe Kim, un fenomeno dello snowboard. Le donne sono state le vere protagoniste a PyeongChang
di Danilo Freri
Una veterana che entra definitivamente nel mito, Marit Bjorgen e le giovanissime Zagitova e Chloe Kim, fenomeni di precocità. Ma un’altra Kim passerà alla storia per un gesto meno atletico ma più significativo: una semplice stretta di mano
Marit Bjorgen
La mamma di Trondheim farà 38 anni il prossimo mese. Li festeggerà con il suo Marius, nato nel dicembre 2015. La maternità non l’ha fermata, se non per i pochi mesi strettamente necessari. Era già la donna più vincente nella storia del fondo, ma non le è bastato. Diventa lei l’immagine di PyeongChang 2018 con le sue 5 medaglie: 2 ori, 1 argento e 2 bronzi. Soprattutto chiude con un’oro alla sua maniera, dominando la 30 km a tecnica classica, imponendo un ritmo che ha stroncato le avversarie. L’oro più prezioso per la Norvegia che grazie al suo successo vince il medagliere sulla Germania e fa il record assoluto nella storia con 39 medaglie. Non poteva che essere lei, la Lady di Ferro, a segnare il momento più importante di questa edizione dei Giochi Invernali. Non entra nel mito, perché nel mito c’era già. Ma ora diventa probabilmente irraggiungibile. Il suo record assoluto di medaglie nella storia olimpica arriva a 15, sorpassa Bjorndalen e Daehlie e li raggiunge anche a quota 8 medaglie d’oro. Sembrava un traguardo anche difficile da immaginare. Ma per Marit Bjorgen ci sono solo traguardi da tagliare prima delle avversarie. Le ha battute sulla neve, poi ha cominciato a fare la sua gara contro la storia, contro i più grandi di sempre. La sua rincorsa olimpica non era iniziata nel migliore dei modi. Nessuna vittoria a Salt Lake City e a Torino 2006 dove si era presentata con una bronchite presa ad una settimana dall’appuntamento olimpico. Non è stata però la fine dell’avventura, ma solo l’inizio. Le sue Olimpiadi sono diventate 5, le sue medaglie 15, i suoi ori 8 e tutti nelle tre edizioni successive. Nel frattempo ci ha messo anche 112 vittorie in Coppa del Mondo, 12 Coppe tra titoli assoluti e di specialità. Non l’ha fermata la bronchite, non l’ha fermata l’asma nel 2009, l’aritmia cardiaca nel 2012 ed un infortunio all’anca nel 2016. Più forte di tutto e di tutti, sempre inseguita dai sospetti per le esenzioni all’uso di farmaci che ha ottenuto per sopportare questi guai. La maternità l’ha cambiata. Questo, almeno, è quello che sostiene. L’ha resa più rilassata, le ha fatto capire che ci sono cose nella vita più importanti di una gara di fondo. Non l’hanno vista molto cambiata le sue avversarie, però. Una cannibale delle nevi. Una cannibale gentile, che nel 2014 ha vinto anche un premio per la sua sportività e per il suo fair play. Una che ti batte ma che poi ti aspetta all’arrivo e ti abbraccia. Ormai la sua priorità non può più essere solo la prossima gara. Perché c’è Marius. Che quando è tornata alle gare è sempre stato con lei, rompendo il suo solito approccio alla competizione. Certo l’ha aiutata suo marito, Fred Borre Lundgren, una leggenda nella combinata nordica e anche lui campione olimpico. Fantastico non solo nel saltare con gli sci, anche nell’occuparsi del piccolo Marius. Vuoi vedere che dovremo cominciare a dire che accanto ad una grande donna c’è sempre un grande uomo. Ma l’edizione 2018 passerà alla storia come l’Olimpiade delle donne. La più anziana è stata la migliore. Ma il futuro è già diventato presente. Piccole donne sono già diventate grandi.
Alina Zagitova
Una storia incredibile, quella di Alina Zagitova. Non solo perché a 15 anni trionfa in una delle gare più affascinanti e seguite dei Giochi, il singolo donne del pattinaggio artistico. Una gara che ha segnato la storia olimpica con nomi come Katarina Witt o Yu Na Kim. L’incredibile è come ci è arrivata. A 12 anni la Zagitova era ancora nella sua Izevsk, capitale dell’Udmurtia. Era la migliore a Izevsk, ma sapeva fare pochi salti e praticamente tutti doppi. Troppo poco per sognare davvero una carriera ad alto livello. Per riuscirci bisognava andare a Mosca, da Eteri Tuberidze, una allenatrice che sta costruendo piccole campionesse ad un ritmo impressionante. Per una bambina di 12 anni però il trauma è stato troppo grande. Lontana da casa, spremuta dai metodi rigidi e improntati all’eccellenza della Tuberidze, la piccola Alina non ha retto. Non si è adattata alla qualità e alla quantità di lavoro che era necessario. L’allenatrice dopo qualche mese emette la sua sentenza: non ci siamo, così non si arriva da nessuna parte. Poi arrivano prima una frattura ad una mano, poi ad una gamba. Alina riparte da zero, anzi riparte dall’imparare ad appoggiare il piede, a camminare di nuovo. Figurarsi pattinare. E saltare, poi. Guarisce, ma nel frattempo capisce. Capisce che il pattinaggio ad alto livello non fa per lei. Evidentemente non è destino. Compra un bel mazzo di fiori e li porta ad Eteri Tuberidze. “Grazie di tutto, io torno a casa”. Il capolavoro che abbiamo visto a PyeongChang è nato esattamente in quel momento. Quando Eteri l’ha guardata e le ha detto: “Ma perché non ci diamo un’altra possibilità? Io ci credo. Che ne dici?”. Non se l’aspettava Alina. Ma ha abbracciato l’occasione, ha ricominciato a sognare come prima. Più di prima. E in allenamento è cambiato qualcosa, poi ancora qualcosa. Alla fine è cambiato tutto. Salti tripli come non si era mai visto. O meglio, come Alina vedeva tutti i giorni perché la sua compagna di allenamento è Evgenia Medvedeva. Un fenomeno, già più volte campionessa europea e del mondo a 18 anni. Che diventa l’esempio da seguire. Tutte le ragazze a Mosca imitano il suo modo di rendere più belli e difficili i salti, alzando le braccia sopra la testa. Alina impara dall’amica e comincia a mettere insieme combinazioni di salti tripli ancora più difficili. E comincia ad eseguire tutti i salti nella seconda parte dei suoi programmi. Perché il regolamento così le assegna un punteggio più alto. Nessuna altra pattinatrice è in grado di farlo. Prende i limiti da record del mondo stabiliti dalla Medvedeva e va più in là. Diventa insuperabile fino al trionfo di PyeongChang. Ha fatto tutto in tre anni partendo da Izevsk, capitale dell’Udmurtia. Ha fatto tutto in pochi mesi in realtà perché solo a settembre ha lasciato la categoria junior. Ora la più piccola è diventata la più grande. Ed ha un’altra missione. Non sparire come capitato a Sotnikova e Lipniskaya, eroine a Sochi, dimenticate oggi. L’incredibile storia di Alina è solo all’inizio.
Chloe Kim
Se parliamo di precocità, nessuno come lei. Chloe Kim è un fenomeno dello snowboard ed è diventata a 17 anni la ragazza più giovane a vincere un’oro nello snowboard, specialità halfpipe. Ma l’ha vinto come fosse una veterana. Perché in un certo senso lo è. A 13 anni Chloe era già in grado di competere con le migliori. Ma non poteva andare a Sochi, le regole non lo permettevano. Avrebbe potuto già lottare per le medaglie. E in effetti lo ha sempre fatto negli X Games, dove già nel 2014 ha vinto l’argento nell’halfpipe. Poi sono arrivati 4 ori e un argento agli X Games, prima di fare le prove generali dell’oro olimpico nei Giochi giovanili. Nel 2016 a Lillehammer la piccola Chloe che fa con la tavola evoluzioni strabilianti porta a casa due ori. Ed è anche la portabandiera della squadra USA, prima volta per un’atleta dello snowboard nella storia olimpica americana. Non male per una ragazza che diventa la regina della tavola sulla neve dopo essere nata a Long Beach ed essere cresciuta nella vicina a Torrance, California. Il papà l’ha avviata allo snowboard a 4 anni, comprando l’attrezzo su eBay e portandola a Montain High, California del Sud. E a 6 anni Chloe ha inziato a fare le prime gare nel Team Montain High. Poi a 8 anni si è trasferita in Svizzera dove è rimasta un paio d’anni per allenarsi sul serio, vivendo a casa degli zii. Perché la mamma di Chloe è svizzera e lì ha incontrato Jong Jin Kim. Indovinate un po’? Si, Jong Jin Kim, padre di Chloe è sud coreano. Emigrato negli USA nel 1982 per laurearsi in ingegneria. Finito in California ma con una passione per la neve. Immaginate che cosa ha voluto dire per la famiglia Kim poter vedere Chloe a PyeongChang. E’ diventata l’occasione per Jong Jin di ritornare in Sud Corea, per tutti di riunire una famiglia intorno ad un piccolo fenomeno. Chloe ha potuto conoscere la nonna, che ha visto in questi mesi la foto della nipote sempre sui giornali, perché i coreani hanno aspettato la sua Olimpiade come se fosse una di loro, una delle maggiori attrazioni dei Giochi coreani. In effetti è per metà una di loro. La sua vita continuerà negli Stati Uniti. Dove centinaia di migliaia di seguaci la seguono sui social, dove una decina di aziende stanno sgomitando per metterla sotto contratto e dove i magazine più importanti l’hanno già messa in copertina. A lei basta una tavola. E i 100 dollari che la mamma le dà il primo giorno di ogni mese. Rimane una ragazza californiana di 17 anni, che dopo aver fatto i suoi trick a qualche metro d’altezza, si mette il pigiama e i guarda un film sul divano. La normalità di una ragazza straordinaria.
Kim Yo-Jong
L’altra Kim che ha fatto la storia a PyeongChang 2018. Nell’Olimpiade delle donne non poteva mancare. Non è un’atleta, non ha vinto medaglie. La sua grande impresa è stata semplicemente una stretta di mano. Kim Yo-Jong è la sorella del dittatore della Corea del Nord Kim Jong-Un. Una minaccia costante per i Giochi della Corea del Sud prima di un disgelo che ha aperto una nuova strada. Il simbolo di tutto questo è stata la stretta di mano in tribuna tra il presidente della Corea del Sud Moon Jae-In e Kim Yo-Jong, inviata dal fratello in missione diplomatica. E’ accaduto in tribuna alla cerimonia d’apertura. Forse si è trattato di un’apertura di significato più grande. Ecco un gesto olimpico destinato a rimanere.
https://sport.sky.it/olimpiadi/2018/02/25/olimpiadi-invernali-donne-protagoniste.html
Giochi invernali 2018. Da Bjorgen alle due Kim: le Olimpiadi delle donne
Dall'oro storico di Marit Bjorgen a quello di Chloe Kim, un fenomeno dello snowboard. Le donne sono state le vere protagoniste a PyeongChang
di Danilo Freri
le Olimpiadi delle donne...
Bene, andiamo a vedere i risultati degli atleti norvegesi, ovvero della nazione che ha dominato le Olimpiadi invernali appena concluse.
https://it.wikipedia.org/wiki/Norvegia_ai_XXIII_Giochi_olimpici_invernali
Totale delle medaglie vinte: 39
Medaglie vinte dagli uomini: 24
Medaglie vinte dalle donne: 12
Medaglie vinte in gare "miste": 3
Medaglie d'oro vinte dagli uomini: 10
Medaglie d'oro vinte dalle donne: 4
Medaglie d'argento vinte dagli uomini: 8
Medaglie d'argento vinte dalle donne: 5
Medaglie d'argento vinte in gare "miste": 1
Medaglie di bronzo vinte dagli uomini: 6
Medaglie di bronzo vinte dalle donne: 3
Medaglie di bronzo vinte in gare "miste": 2
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Ed ora i risultati della nazione classificatasi seconda, cioè la Germania:
https://it.wikipedia.org/wiki/Germania_ai_Giochi_olimpici
Totale delle medaglie vinte: 31
Medaglie vinte dagli uomini: 19
Medaglie vinte dalle donne: 10
Medaglie vinte in gare "miste": 2
Medaglie d'oro vinte dagli uomini: 8
Medaglie d'oro vinte dalle donne: 4
Medaglie d'oro vinte in gare "miste": [b]2[/b]
Medaglie d'argento vinte dagli uomini: 6
Medaglie d'argento vinte dalle donne: 4
Medaglie di bronzo vinte dagli uomini: 5
Medaglie di bronzo vinte dalle donne: 2
...
Goggia, Fontana, Moioli: tre firme d'oro per l'8 marzo
Le campionesse olimpiche raccontano come vivono la Festa della donna. Ecco le loro riflessioni
08 marzo 2018 - Milano
Pensi alle donne, e subito il ricordo s’illumina nelle fresche emozioni olimpiche: Sofia Goggia, Arianna Fontana e Michela Moioli hanno anticipato a Pyeongchang il loro 8 marzo, la festa delle donne che oggi si celebra in tutto il mondo. Come vivono le neo olimpioniche della neve questo giorno davvero particolare? Tra ori e mimose, ecco le loro riflessioni.
Goggia — "Tre ori dalle donne e tre ori dalle lombarde". Dopo il trionfo nella discesa ai Giochi, Sofia Goggia aveva posto l’accento sulla tripletta siglata con Arianna Fontana nello short track e Michela Moioli nello snowboard cross. Ora, alla vigilia del gigante di Coppa del Mondo a Oftershwang, la bergamasca cerca di dare continuità al filo rosa che ha legato i momenti più belli in Sud Corea. "È stato un segnale forte — racconta l’azzurra — e sono felice di aver condiviso con loro un momento di gioia del genere".
Cosa vi lega?
"Non credo sia stato un caso che gli ori siano venuti proprio da noi tre. Nei pronostici eravamo le più papabili. Con quelle di PyeongChang 2018 Arianna è arrivata a otto medaglie olimpiche, Michela era pronta e io sentivo di esserci. Dopo le preolimpiche avevo sognato un oro ai Giochi, anche se l’avevo tenuto nascosto per non subire la pressione dei media".
Proprio quella pressione sotto la quale i maschi da medaglia si sono sciolti. Come avete fatto?
"Come scrive Nadia Comaneci in Letters to a young gymnast, la pressione non esiste. La senti soltanto quando ti deconcentri rispetto alle cose essenziali. Volevo l’oro ma sapevo che non sarebbe dipeso solo da me, che io avrei potuto badare alla mia performance sciistica".
Non così facile, soprattutto se non si è al 100%
"Avevo problemi fisici, ho fatto un’Olimpiade fuori forma. Però avevo una forte consapevolezza. Sentivo che con la testa sarei potuta arrivare lì dove il corpo non avrebbe voluto portarmi. Dopo il gigante mi sono detta: “Svindal zoppica eppure vince quindi tengo fuori dalla mia mente i problemi perché so che nonostante tutto posso farcela”. Se ti concentri su ciò che non va, non fai altro che perdere energie".
Festeggia l’8 marzo?
"Non più di tanto. Qualche messaggio con le amiche, con la mamma, qualche mimosa e qualche cioccolatino".
Nello sport si è mai sentita limitata dal fatto di essere donna?
"No. In altre discipline magari succede, ma da noi il tutto è abbastanza livellato anche grazie ad atlete come Vonn o Shiffrin, che sanno trasformare il loro valore di atlete in visibilità".
Fontana - È il momento della gloria. Domenica è stata ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, su Rai 1. Martedì – mentre le compagne di staffetta Arianna Valcepina, Lucia Peretti e Cecilia Maffei erano a La vita in diretta, sempre sulla rete ammiraglia Rai – ha fatto una comparsata a Sky Sport24. Stasera, alle 23.35, sarà invece a Eppc di Alessandro Cattelan, su Sky Uno. Arianna Fontana si gode la popolarità della tripletta olimpica (oro, argento e bronzo). Senza trascurare gli allenamenti per i prossimi impegni: domani e sabato, a Courmayeur, i campionati italiani, il prossimo weekend, a Montreal, i Mondiali. E senza dimenticare, soprattutto in una data come quella odierna, le responsabilità dell’atleta-simbolo che, grazie anche al ruolo di portabandiera, è diventata.
Otto marzo, festa della donna: che significato ha per lei?
"È una ricorrenza importante, anche se la donna, coi suoi diritti e i suoi valori, dovrebbe essere celebrata 365 giorni all’anno".
Quale messaggio vuole lanciare?
"Invito tutte e tirar fuori gli artigli, a non chiudersi in se stesse. Ognuna di noi ha forze sufficienti per non abbassare la testa. Certi slanci non vanno repressi: occorre essere sempre se stesse".
Perché a volte non succede?
"Dipende da come si è cresciuti, dal carattere, da chi ti sta vicino, da tante situazioni. Non ci si tiri mai indietro: nella vita, nel lavoro e nello sport, dove è giusto che si sia trattate come gli uomini, dato che sacrifici e fatica son gli stessi".
Riscontra disparità?
"L’uomo che vince fa più notizia della donna che vince. Per fortuna, in questa Olimpiade, all’Italia abbiamo dato più lustro noi dei maschietti".
C’è un motivo?
"Forse noi donne subiamo meno la pressione che, anzi, sfruttiamo a nostro favore".
L’aver fatto da portabandiera da più peso ai suoi discorsi?
"Il Coni ha scelto di aprire con me e di chiudere con Carolina Kostner: è stato un bel segnale".
Festeggia l’8 marzo?
"È capitato, spesso è sotto gara... Però mio marito Anthony mi regala mimose ed è un gesto che apprezzo".
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Moioili - Per fare uno sport come quello di Michela Moioli c’è una regola: non bisogna avere paura. Il cross è la più tosta delle specialità dello snowboard: ci sono salti da affrontare, partenze a caduta libera, paraboliche. C’è, soprattutto, da fare a spallate con le avversarie per prendere la migliore traiettoria. A PyeongChang, poi, tutti questi elementi erano presenti in formato maxi: le strutture dello snowpark di Alpensia sono state criticate durante i Giochi perché ritenute al limite della pericolosità. Dopo l’oro di Michela Moioli, il d.t. Cesare Pisoni aveva attaccato gli americani "che vogliono il sangue" e che hanno pensato a una gara "per saltimbanchi, non per atleti", ricordando gli 11 maschi che sulla stessa pista il giorno prima erano finiti all’ospedale. Episodi che avevano convinto i tecnici a risparmiare le azzurre più acciaccate e meno esperte, Belingheri e Gallina.
Moioli, nella sua carriera di sportiva si è mai sentita penalizzata per il fatto di essere donna?
"No, non ho mai avuto quella sensazione. Ho sempre avuto grandi opportunità nello sport, tutti mi hanno sempre aiutato. Però la discriminazione c’è".
Quando la percepisce?
Quando dicono che il nostro è uno sport da maschi. Io la vedo diversamente.
Tant’è che ha vinto l’oro olimpico sulla loro stessa pista
"Rispetto al giorno prima avevano sistemato solo qualche salto, ma per il resto era uguale. Non vedo proprio perché il nostro deve essere ritenuto uno sport da uomini".
C’è un filo che lega la sua vittoria con quelle di Sofia Goggia e di Arianna Fontana?
"Certo. Quella di Arianna era la prima medaglia d’oro, quando l’ho vista mi sono emozionata e ho pensato che io avrei voluto essere la seconda a farcela. Con Sofia, poi, abbiamo condiviso tanto lavoro. Il legame che unisce le nostre medaglie c’è ed è bellissimo".
Cosa avete dimostrato ai Giochi?
"Che valiamo tanto, che siamo forti. E tengo anche al fatto che siamo tutte e tre lombarde".
Festeggia l’8 marzo?
"Sì, in quanto donna. Non lo celebro molto però, penso che ogni giorno debba essere valorizzato, per le donne come per gli uomini. Se qualcuno mi regala una mimosa la ricevo volentieri, ma in vita mia credo di averne regalata una sola, a mia mamma".
Calcola che a livello mediatico, e ormai da lustri, le vittorie delle donne contro altre donne, sono sinonimo di "vittoria contro gli uomini " e parimenti di "superiorità sugli uomini".
Insomma, un autentico delirio.
Basta citare il fatto che ad ogni vittoria femminile, quotidiani come la Gazzetta, Il Corriere dello Sport, la Repubblica, la Stampa, etc, se ne escono regolarmente fuori con titoli del tipo:
"L'oro è donna", "l'Olimpiade è donna", "la boxe è donna" , "il rugby è donna", "la velocità è donna" , "potere rosa", "Italia: lo sport è rosa", etc etc.
8 marzo: sul Tgv la locomotiva è donna
Roberta e Stefania, giovani campane al comando su rotta del Nord
(ANSA) - PARIGI, 07 MAR - Sono le "donne del treno" al servizio di migliaia di passeggeri tra l'Italia alla Francia. Una viene dall'esercito italiano, l'altra dal trasporto su gomma. Ma ora hanno entrambe cambiato vita accettando di trasferirsi a Milano ed assumere il posto di comando nel Treni ad Alta Velocità che ogni giorno sfrecciano tra il capoluogo lombardo e Parigi. Una rotta verso il grande Nord, con tanto di traversata delle Alpi, per queste due ragazze nate e cresciute tra il sole e il mare della Campania.
Roberta, 27 anni, è di Somma Vesuviana. Stefania 29 anni, viene da Portici, dove nacque la prima ferrovia italiana. Il compito di entrambe è pilotare il treno fino a Modane, dall'altra parte delle Alpi, dove cedono il testimone ai colleghi francesi prima di riprendere il comando del Tgv di ritorno verso Milano: un viaggio di circa 600 chilometri con partenza alle 6 del mattino e ritorno alle 21:50.
la locomotiva è donna
Sinceramente parlando, è l'atteggiamento dell'uomo ad essere normale, cioè dando il valore minimo ad un espressione detta, sbagliata o no, da un singolo individuo.
"noi donne siamo forti, senza di noi gli uomini sarebbero persi"
Vorrei chiedervi: se le donne sono così brave in tutti gli sport, come mai non hanno mai inventato nessuno sport?
Frank, ho letto i link che hai messo: quelli sono più che atleti, sono personaggi carismatici, studiosi, filosofi.
Chi era capace di aspettare anni per essere ammesso ad un monastero dove si insegnava il Karate, doveva veramente essere motivato...
Questa disciplina fu ammessa ufficialmente ai Giochi olimpici nel 648 a.C.
Il pancrazio era un agone da combattimento totale in cui tutte le tecniche erano ammesse, tranne il mordere e l'accecare: queste venivano punite severamente con frustate dall'arbitro o dall'allenatore di turno.
Pankration è l'unione di due termini greci: Pan, tutto, e Kratos, potenza. Il significato di questo legame è proprio "Onnipotenza", che annuncia già lo scopo e il fine di questa disciplina: sottomettere l'avversario ed assurgersi a diventare il più potente. Logicamente con questo asserto, le prese e i colpi di potenza e la spettacolarità nel sottomettere con forza, la facevano da padrone.
Questa disciplina era un insieme di tecniche prese dalla lotta (Pale) e dal pugilato (Pygme), e adattate ad un nuovo sistema di combattimento; inoltre erano inserite tecniche sviluppate solo per questo contesto, le Pankration techne, che davano modo di fluire durante l'azione totale e permettere l'uso di qualsiasi abilità che in uno sport totale è ed era ritenuto essenziale. Infatti la caratteristica peculiare era il poter combattere a tutti i livelli di altezza e a tutte le distanze. Fino all'arrivo contemporaneo delle nuove discipline come il vale tudo prima e le arti marziali miste poi, il pancrazio fu l'unico "sport" da combattimento totale dell'umanità.
Gli incontri di pancrazio venivano effettuati a mani nude.
Non c'erano né riprese e né limiti di tempo, si combatteva fino alla resa di uno dei due che poteva essere per cedimento, per il classico ko o dichiarata dallo stesso atleta, che onorava, quando poteva fisicamente, il vincitore mostrando la sconfitta alzando l'indice in su verso l'arbitro. Talvolta e non di rado un atleta si ritirava per timore di scontrarsi con qualche campione che vinceva senza "sporcarsi di sabbia", l'Akoniti.
Una delle storie più famose è quella di Arrachione che spezzò un dito del piede dell'avversario ma, nel farlo, morì soffocato proprio mentre quello si arrendeva; i giudici furono costretti a decretarlo vincitore da morto.[1]
Neanche il quadrato (ring) o la gabbia come li concepiamo noi erano presenti ma sia le gare, sia gli allenamenti, si svolgevano in uno spazio con sabbia predisposto nello stadio o nella palestra chiamato Skamma; questo attutiva tra l'altro le cadute e dava maggior stabilità nelle tecniche effettuate in piedi.
Una delle particolarità delle antiche Olimpiadi era l'abitudine a combattere sotto il sole cocente estivo a metà della giornata. La maggior parte delle manifestazioni avvenivano in piena estate, e competere sotto la coltre di calore con i raggi perpendicolari poteva essere un nemico in più per la ricerca dell'agognata vittoria e non di rado atleti famosissimi altrove, persero proprio per il disagio derivato da questa situazione ambientale.
Vorrei chiedervi: se le donne sono così brave in tutti gli sport, come mai non hanno mai inventato nessuno sport?Beh, non è vero, lo sport di rompere i maroni l'hanno inventato loro... :lol:
Basta citare il fatto che ad ogni vittoria femminile, quotidiani come la Gazzetta, Il Corriere dello Sport, la Repubblica, la Stampa, etc, se ne escono regolarmente fuori con titoli del tipo:
"L'oro è donna", "l'Olimpiade è donna", "la boxe è donna" , "il rugby è donna", "la velocità è donna" , "potere rosa", "Italia: lo sport è rosa", etc etc.
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PS: sulla pista dove Sofia Coggia ha vinto la medaglia d'oro, contro i migliori atleti di sesso maschile, la suddetta avrebbe beccato come minimo 4 secondi.
Parigi fa 42 e si scopre sempre più donna
Sono 55mila gli iscritti alla maratona della capitale francese: occhio al cronometro per la competitiva
7 aprile 2018
Domenica prossima, non si correrà solo a Roma e Milano. Un’altra grande capitale europea, Parigi, chiuderà parzialmente al traffico per fare spazio alla sua annuale maratona, giunta all’edizione numero 42, come i chilometri che i 55000 iscritti percorreranno sulle strade della capitale francese. Gli organizzatori di Aso Sport per questa edizione hanno messo il focus su due punti: la partecipazione femminile, in costante aumento, e l’impatto ambientale di una corsa che a livello di numero di partecipanti è seconda solo alla regina New York (42441 finishers nel 2017, con un tasso del 3% di ritirati).
La prima novità riguarda le donne. In Francia, come in altri Paesi europei, il pubblico femminile è in costante crescita. Il sogno degli organizzatori è di arrivare, nel 2020, al 30% di partecipazione femminile. Per ora si attesta al 25%, ma da quest'anno gli organizzatori hanno deciso un'importante variante al programma. Le top runners donne partiranno infatti alle 8h09 di domenica mattina, seguiti dai top runners maschi. Il tempo fra le due partenze è costituito dalla differenza fra i due vincitori (uomo e donna) delledizione 2017: 16 minuti e 26 secondi. Ci sarà anche un premio di 5000 dollari per l'uomo o la donna che taglieranno il traguardo per primi: Non vogliamo mettere uomini contro donne, ma solo dare maggiore visibilità mediatica alle ragazze che corrono. Facendo delle partenze in decalage, gli arrivi dei migliori uomini e delle migliori donne dovrebbero essere più o meno nello stesso momento, anche se non possiamo prevedere i ritmi di gare al minuto, spiega Thomas Delpuech, direttore dell’organizzazione della Schneider Electric Paris Marathon. I premi in denaro sono già gli stessi, per gli uomini e le donne, da anni. Ma quest’anno potremo fare anche i due podi praticamente nello stesso momento, con delle belle foto, continua Delpuech che svela un’ultima novità. Per legare in un certo senso i primi arrivati agli ultimi, abbiamo deciso che l’ultima persona taglierà il simbolico nastro del traguardo tenuto dai due vincitori. E un’attenzione che dobbiamo portare a tutti i partecipanti della nostra maratona. Appuntamento dunque verso le 16h2O sul traguardo dell’Avenue Foch per immortalare questo momento di sport.
A livello ambientale gli organizzatori, di concerto con il comune di Parigi, mirano al riciclo al 100% dei rifiuti provenienti dai rifornimenti (tipicamente i bicchieri e le bottiglie di plastica) e dagli abiti indossati al mattino in attesa della partenza. Gli organizzatori sostengono anche un progetto di riforestazione in Kenia.
Dal punto di vista agonistico il favorito fra gli uomini sembra il keniano Paul Lonyangata, vincitore dell’anno scorso. Fra le donne gara apertissima vista l’assenza della defending champion Purity Rionoripo. Le etiopi Gobena, Chala, Afework, Merga e Bekele se la dovranno vedere con le keniane Chepngentich, Barsosio, Saine e Mosop.
Facendo delle partenze in decalage, gli arrivi dei migliori uomini e delle migliori donne dovrebbero essere più o meno nello stesso momento, anche se non possiamo prevedere i ritmi di gare al minuto, spiega Thomas Delpuech, direttore dell’organizzazione della Schneider Electric Paris Marathon.
Le top runners donne partiranno infatti alle 8h09 di domenica mattina, seguiti dai top runners maschi.
https://running.gazzetta.it/news/07-04-2018/parigi-fa-42-e-si-scopre-sempre-piu-donna-42419Verissimo.
E' veramente impressionante l' "impegno" che tanti uomini (?) - francesi, italiani, spagnoli, statunitensi, etc - mettono nel leccare il culo alle donne.
Un leccaculismo che al contrario non esiste neppure di striscio.
Anzi, la controparte femminile non perde occasione per sputare veleno sugli uomini, ma nonostante ciò i nostri simili - letteralmente ossessionati dalle donne - seguitano imperterriti a fare i cavalieri.
Siamo veramente circondati da un oceano di irrecuperabili coglioni.
Altro che "soluzione della QM".
Verissimo.
ieri su Fight Network stavo guardando alcuni incontri di MMA,ovviamente c'erano infilati i soliti incontri in salsa rosa e quindi,come di consueto,mi sono alzato per prepararmi un frullato dato il mio totale disinteresse per i combattimenti femminili:dalla cucina sento il cronista leccaculo dire"ehhh devo dire che le DONNE hanno più grinta agonistica dei lottatori MASCHI,più rabbia,più determinazione"..
che misero imbecille,che viscido zerbino.
alla testa di cazzo chiedo solo una cosa:"se le donne sono grintose,tenaci e determinate gente come Chris Leben,Mauricio Rua e Takanori Gomi cosa sono?"
Dominik Grzegorczyk Your wife is going to do the same with your balls when you will get home
Che Yeung I'll help next time with the hugs! That will save you from your wife! But someone save me from my wife..
Michael Stiglmayr No Muay Thai can save a man when the wife gets angry
Man Li Questo è il motivo per cui ogni uomo dovrebbe andare a imparare muay thai...
alla testa di cazzo chiedo solo una cosa:"se le donne sono grintose,tenaci e determinate gente come Chris Leben,Mauricio Rua e Takanori Gomi cosa sono?"
Boxe: Arthur Abraham "re di dolore", titolo mondiale con la mandibola rotta
Nuova impresa del supermedio tedesco, che ha letteralmente stretto i denti e sabato notte ha messo al tappeto il connazionale Stieglitz nella sfida per la cintura Wbo
22 luglio 2015 - Milano
"King of pain", re di dolore, cantavano i Police. Uno stoico "re di dolore" si è confermato Arthur Abraham, 35 anni, King Arthur per gli appassionati di pugilato. Il supermedio tedesco di origini armene, 43 vittorie (29 per ko, il 67%) e 4 sconfitte in 12 anni di carriera professionistica che l'ha visto battersi 21 volte per una cintura iridata, ha difeso sabato notte ad Halle (Germania) il titolo Wbo dall'assalto del connazionale Robert Stieglitz (47-5-1) mettendolo ko al 6° round, vincendo la terza sfida su quattro della loro saga teutonica e tenendo incollati alla tivù in seconda serata 3,61 milioni di spettatori tedeschi.
stringere i denti — Un netto successo divenuto epico ora che, dopo le analisi mediche fatte nelle 48 ore successive la match, si è saputo che King Arthur ha vinto con la mandibola sinistra fratturata. Evidentemente la sua soglia di dolore è così alta che dal quarto round, quando ha iniziato a sentire male, gli ha permesso comunque di stringere letteralmente i denti, incassare i colpi dell'avversario e accentuare l'efficacia della sua azione per trovare al più presto possibile il k.o. decisivo. Abraham non è nuovo a simili imprese. Una ancora più stoica l'aveva portata a termine nel 2006, quando contro Edison Miranda il mondiale Ibf la mascella si era rotta al 5° round e lui aveva continuato imperterrito fino al 12° vincendo il match ai punti. Un vero King of pain.
Le femmine hanno solo una cosa in più rispetto ai maschi: i complessi di inferiorità.rivoltanti questi omuncoli,sono veramente patetici i loro commenti.
Il problema è farlo capire a questi irrecuperabili imbecilli, che peraltro infestano un po' tutto il pianeta.
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PS: Leggi qua.
(Lo chiamano "umorismo thailandese"...)
https://www.facebook.com/SaenchaiOfficial/videos/2101180336578439/
Non praticavano le MMA, ma lo stesso discorso potrebbe essere fatto per Andy Hug e Ramon Dekkers.due fuoriclasse nei loro sport.
Purtroppo il maschio medio è un autentico coglione, dal quale non c'è nulla da aspettarsi, ogni volta che ci son di mezzo delle femmine.
Questo articolo me lo segnalò circa tre anni fa un mio amico esperto di pugilato.esatto.
http://www.gazzetta.it/Sport-Vari/Boxe/22-07-2015/boxe-arthur-abraham-re-dolore-titolo-mondiale-la-mandibola-rotta-120656762117.shtml
Non mi risulta che tra le varie "wonder woman" che calcano i vari ring, ottagoni e tatami del pianeta si siano mai registrati fatti del genere.
esatto.
tralasciando le indiscutibili differenze di capacità atletiche tra uomini e donne anche a livello di determinazione sportiva NESSUNA raggiunge questi livelli.
aggiungo anche che c'è un abisso dal punto di vista creativo:sto ancora aspettando che qualche supergirl del cazzo inventi una tecnica(dico una)efficace negli sport da combattimento.
Nazionale donne, Italia-Belgio 2-1: il Mondiale è a un passo
galwaybay1966
Coraggio ragazze risollevate voi le sorti di questo malandato stivale.... tra i brocchi tatuati in maglia azzurra e la nuova classe politica .... stiamo toccando il fondo...... Fatevi Onore! Brave!
paki53
Che figura, maschietti!....
http://www.dailymail.co.uk/sport/football/article-4389760/USA-women-s-team-suffer-5-2-loss-FC-Dallas-U-15-boys.htm
...
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Queste sono le campionesse del mondo
http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2015/07/06/news/mondiale_calcio_femminile_usa_campione_battuto_il_giappone_5-2-118430479/
battute da adolescenti maschi di 15 anni.
E non è la prima volta che accade un fatto del genere.
Basta dire che una buona under 15 (o 16) maschile può battere anche le campionesse del mondo.Un aneddoto che mi è tornato in mente: tempo fa mi avevano invitato a giocare una partita di basket amatoriale e avevo accettato, non so perché dato che avevo ormai quarant'anni e quindi assai lontano dalla forma atletica della gioventù, nonché fuori allenamento visto che non scendevo in campo da decenni.
Figuriamoci cosa accadrebbe alle femminucce se dovessero competere contro le nazionali maschili...
Un aneddoto che mi è tornato in mente: tempo fa mi avevano invitato a giocare una partita di basket amatoriale e avevo accettato, non so perché dato che avevo ormai quarant'anni e quindi assai lontano dalla forma atletica della gioventù, nonché fuori allenamento visto che non scendevo in campo da decenni.
Insomma ho pensato divertiamoci un po' in allegria e finita lì...
In realtà poi le squadre erano miste, nel senso che contro di me c'era in particolare una ex giocatrice di serie A e anche nazionale, che poi aveva preso la partita molto seriamente mentre io ero talmente scazzato che poco prima ero andato farmi una magnata in pizzeria di quelle olimpiche e poi ho giocato in souplesse solo per divertirmi.
Nonostante ciò le ho cacato sulla testa senza problemi, inchiodandola più volte in maniera perentoria... e come si incazzava la suddetta campionessa. :lol:
Tenete presente che da giovane non ero assolutamente un campione, anzi, normalissimo giocatore come milioni di altri, infatti oltre un campionato di serie D (giocando poco e male... :wacko:) non sono mai andato.
Non oso pensare cosa sarebbe successo se l'avessi affrontata da giovane, tirato fisicamente, allenato e mettendoci la necessaria intensità agonistica.
Un aneddoto che mi è tornato in mente: tempo fa mi avevano invitato a giocare una partita di basket amatoriale e avevo accettato, non so perché dato che avevo ormai quarant'anni e quindi assai lontano dalla forma atletica della gioventù, nonché fuori allenamento visto che non scendevo in campo da decenni.lo sport femminile di livello mondiale ha per me il valore dei tornei sportivi organizzati dalla parrocchia di San Girolamo.
Insomma ho pensato divertiamoci un po' in allegria e finita lì...
In realtà poi le squadre erano miste, nel senso che contro di me c'era in particolare una ex giocatrice di serie A e anche nazionale, che poi aveva preso la partita molto seriamente mentre io ero talmente scazzato che poco prima ero andato farmi una magnata in pizzeria di quelle olimpiche e poi ho giocato in souplesse solo per divertirmi.
Nonostante ciò le ho cacato sulla testa senza problemi, inchiodandola più volte in maniera perentoria... e come si incazzava la suddetta campionessa. :lol:
Tenete presente che da giovane non ero assolutamente un campione, anzi, normalissimo giocatore come milioni di altri, infatti oltre un campionato di serie D (giocando poco e male... :wacko:) non sono mai andato.
Non oso pensare cosa sarebbe successo se l'avessi affrontata da giovane, tirato fisicamente, allenato e mettendoci la necessaria intensità agonistica.
È andato tutto secondo i piani. L'esordio, il match, la vittoria. Una serata che Ronda Rousey ricorderà per tutta la vita, e i tifosi di wrestling con lei. L'incontro al fianco di Kurt Angle contro la coppia Triple H e Stephanie McMahon era tra i più attesi di WrestleMania 34. Le promesse sono state mantenute alla grande, forse anche di più.
Gli 80mila del pubblico sono letteralmente impazziti per la performance dell'ex campionessa UFC al suo esordio in un match WWE.
4) Lo scontro con Triple H
Triple H era stato chiaro al momento della stipulazione dell'incontro. Sarebbe stata l'Authority a stabilire le regole del match. E quando le cose si stanno mettendo male per Stephanie, è proprio The Game a intervenire in soccorso della sua compagna: sul ring rimangono solo lui e Ronda Rousey. L'arbitro cerca di evitare lo scontro, ma Triple H lo sposta di peso. Ci vuole ben altro per spaventare Rowdy, che parte senza paura e colpisce l'avversario con una serie interminabile di pugni al corpo. Non si accontenta e cerca di schienarlo dopo averlo sollevato (esatto, sollevato di peso) e scaraventato a terra.
hai fatto bene Duca,specie nel non dare vantaggi ed aiutini"cavallereschi" che molti omuncoli zerbini danno alle atlete.Beh, niente cavalleria certo, ma ricordo di non essermi impegnato granché. un po' perché avevo voglia solo di divertirmi, un po' per il pranzo luculliano pre partita... :lol: per fortuna della suddetta campionessa, perché il basket non sarà mma però è uno sport abbastanza duro, non da fighette, quindi sotto canestro sono botte da orbi considerando le stazze in campo.
CLUBBER, se vuoi vomitare un po' leggi qua.triplo disgusto:
https://www.foxsports.it/2018/04/09/wrestlemania-34-i-7-momenti-del-debutto-in-wwe-di-ronda-rousey/
Tipiche pagliacciate statunitensi, che tanto entusiasmano i suddetti rincoglioniti.
Guarda, nonostante i miei 47 anni di età, se potessi la sfiderei io Ronda Rousey...
Sul serio, però, e non facendo incontri finti come quelli che si vedono in WWE.
Vorrei proprio vedere come farebbe a sollevare e poi scaraventare a terra i miei 97 kg... (non di ciccia).
Un 4° Dan di judo (Ronda) contro un 1° Dan di judo ("Frank").
Donne che allenano uomini? Funziona, si può e si fa
Dal basket americano al calcio francese e italiano, le tre vicende che (forse) stanno dando inizio a una rivoluzione silenziosa
«Gli uomini sono troppo grandi e forti. Una donna non potrebbe mai giocare con loro. Ma quando la faccenda diventa mentale, come allenare, stendere un piano gara, avere a che fare con schemi, non ci sono motivi per i quali una donna non possa avere un ruolo nello sport maschile». Altro che i vecchi sfottò legati alla cucina e alla guida. I tabù sono come i record: destinati a cadere. E la prossima sarà ricordata come la stagione che fece crollare i muri degli spogliatoi maschili. Nel regno del machismo che fu, fanno capolino bionde trecce dal polso di ferro. E la spiegazione più semplice la fornisce proprio una donna, una delle tante che siederà sulla panchina di una squadra di uomini. Sigillo di un’estate che definire rivoluzionare non è un’esagerazione, perché nello sport, dove comanda il campo, le quota rosa non passano per leggi e leggine. Le storie sono tre e l’ultima in ordine di tempo certifica che nessun livello è precluso.
La firma sul “Manifesto delle donne che allenano gli uomini” è di Becky Hammon, ex giocatrice WNBA e nuova assistant-coach dei San Antonio Spurs. Quindi Tim Duncan e Kawhi Leonard prenderanno ordini dalla regina dei canestri e durante i time out della prossima stagione il sergente Gregg Popovich si confronterà con lei, oltre che con l’italiano Ettore Messina. Alla multinazionale degli Spurs, che ha dipinto con i colori di sette bandiere diverse l’ultimo titolo Nba, mancava un tocco di rosa. Ci penserà Hammon, consacrando un percorso personale fatto di 15 stagioni nel basket femminile tra States ed Europa, oltre cinquemila punti segnati e la collaborazione con gli Spurs subito dopo il suo ritiro. Diventa così la prima donna assistente a tempo pieno in uno staff Nba. Nulla a che vedere con Lisa Boyer che all’alba del nuovo millennio si sedette per qualche partita sulla panchina dei Cleveland Cavaliers, ma gratis e senza viaggiare con la squadra.
Il basket americano è avanti anni luce? Non proprio, visto che le altre due storie dell’estate le stanno scrivendo, nel calcio, un’allenatrice francese e una manager italiana. E a scorrere gli almanacchi, la prima donna in panchina la mise addirittura Luciano Gaucci. Era il 1999 e la ‘lei’ era Carolina Morace. L’esperienza durò un lampo: due partite alla guida della Viterbese e l’ex capitana della nazionale italiana dovette lasciare l’incarico. Si preannuncia molto più lunga quello di Corinna Diacre, tecnico del Clermont, serie B francese. Almeno a giudicare dai risultati del pre-campionato dove la quarantenne ha vinto cinque partite, pareggiandone una e perdendone due. All’esordio in campionato è arrivata una sconfitta, accompagnata da un mazzo di fiori regalatole dal collega del Brest. Anche se Diacre l’ha già detto chiaramente: «Vorrei che il Clermont fosse visto come una squadra normale con un’allenatrice normale».
La rivoluzione estiva è vera, insomma. E vorrebbe essere anche silenziosa. Sottotraccia è passata la scelta della Fiorentina che ha voluto Laura Paoletti nel ruolo di team manager. Prima donna in Italia a ricoprirlo. Classe ’80, laurea in psicologia, è stata ‘mental coach’ delle giovanili viola. Da fine giugno, quando i Della Valle le hanno affidato l’incarico, non ha ancora rilasciato interviste. Forse perché non sono più ‘casi’. Ha probabilmente ragione Becky Hammon: “There’s no reason why a woman couldn’t be in the mix”.
CLUBBER, questo è un articolo risalente a quasi quattro anni fa, che però evidenzia bene, una volta di più, gli infiniti complessi di inferiorità femminili, nonché il leccaculismo maschile.la cosa buffa è che affermando che allenare od arbitrare squadre maschili è un gran risultato per le donne implicitamente ammettono che lo sport maschile è di un livello superiore.
Del resto non è certamente una novità il fatto che le donne non hanno mai inventato alcun sport; ma nonostante ciò seguitano a rompere i maroni e a parassitare ogni ambito maschile, grazie alla schifosa compiacenza dei nostri simili, perennemente piegati a novanta gradi.
https://www.gqitalia.it/sport/2014/08/06/donne-che-allenano-uomini/
(l'unico contatto che ho avuto con il Basket è stato allenare un mio amico giocatore per fargli aumentare l'elevazione)Piccolo OT: c'eri riuscito? Quanti anni aveva? Che esercizi gli hai dato?
Quindi chiedo a qualcuno esperto in questi sport:una donna ha mai inventato una tecnica,un modo di tirare,uno schema,una tattica eccetera che ha rivoluzionato questi 2 sport?Nel basket ovviamente zero assoluto.
la cosa buffa è che affermando che allenare od arbitrare squadre maschili è un gran risultato per le donne implicitamente ammettono che lo sport maschile è di un livello superiore.
Quindi chiedo a qualcuno esperto in questi sport:una donna ha mai inventato una tecnica,un modo di tirare,uno schema,una tattica eccetera che ha rivoluzionato questi 2 sport?
Piccolo OT: c'eri riuscito? Quanti anni aveva? Che esercizi gli hai dato?All'epoca aveva 28 anni,era in stallo con il salto da diversi anni,in 8 settimane è migliorato di 12 cm.
Nel basket ovviamente zero assoluto.
Neppure io sono un esperto di calcio e basket, ma so per certo che nessuna donna ha mai rivoluzionato quei due sport.Non ne avevo dubbi
All'epoca aveva 28 anni,era in stallo con il salto da diversi anni,in 8 settimane è migliorato di 12 cm.Ottimo lavoro! :clapping:
Wrestling, Ronda Rousey in Italia: il 18 maggio sarà al Pala Alpitour di Torino
L'ex atleta di arti marziali miste, dopo aver vinto a WrestleMania nel suo match di debutto, parteciperà anche ai live event in Europa. E Sasha Banks parla della sua carriera: "Ronda? Un bene per tutti. Il mio miglior match è stato contro Bayley"
13 aprile 2018 - Milano
Insieme a Kurt Angle ha appena battuto Triple H e Stephanie McMahon (sottomettendo proprio la figlia del proprietario della WWE) nel suo match di debutto. Ronda Rousey, ex atleta di arti marziali miste, è la donna del momento e sta per arrivare in Italia. Ronda farà parte dei live event che la WWE svolgerà in Europa nel mese di maggio. Si parte da Ginevra (16 maggio), si chiude a Parigi (19 maggio) e si passa da Vienna (17) e Torino, dove il 18 maggio le stelle della federazione di wrestling più importante al mondo si esibiranno al Pala Alpitour.
boss — E l’arrivo di Ronda, secondo le altre Superstars donne della WWE, non fa altro che dare lustro alla federazione. “Ha alzato il livello – dice Sasha Banks -. Con lei guarderà il wrestling anche chi non si è mai avvicinato alla disciplina, questo è un motivo di orgoglio”. Sasha, conosciuta anche come Legit Boss (questo è il suo soprannome), è impegnata in una faida con l’amica/nemica Bayley e a WrestleMania è stata eliminata da quest’ultima nella prima Battle Royal femminile della storia, vinta da Naomi. Tra le più amate di sempre, Sasha ha vinto 4 volte il titolo di campionessa femminile. “Preferisco recitare il ruolo della cattiva, è più divertente. Ma da ‘buona’ mi diverto molto e incontro tante bambine, rivedendomi in loro”.
la storia — A WrestleMania 32, due anni fa, ha compiuto un ingresso trionfale, accompagnata dal rap di suo cugino Snoop Dogg, tra i migliori nel suo ruolo. “Ho sempre voluto essere una wrestler, fin dall’età di 10 anni. Ho lottato per tutta la vita per esserlo, trasformando il primo personaggio di Mercedes KV (suo vero nome, ndr) in Sasha Banks”. Insieme a Bayley, Charlotte e Becky Lynch, fa parte delle Four Horsewomen, che hanno rivoluzionato la divisione femminile del wrestling, facendo impazzire i fans per la qualità dei match. “Il migliore in assoluto, per me, rimane quello contro Bayley a Nxt Takeover: Brooklyn, terminato con l’abbraccio fra noi 4”.
Giuseppe Di Giovanni
Baruchspinoza 19:16, 14 Aprile 2018
Personaggio puramente mediatico.
Mediocre atleta che vinceva quando le donne che praticavano MMA erano quattro raccattate e le poteva battere con due mosse di judo ( sport nel quale non è mai stata una numero uno, peraltro ). Appena qualcuna pugile donna ha capito che si facevano più soldi ( solo le donne ,beninteso ) combattendo nella gabbia invece che tra le corde il bluff è stato scoperto.
Ora infatti si dedica a una cosa che è più uno spettacolo da circo che uno sport.
Perfetto :D :D :D
Baruchspinoza 19:16, 14 Aprile 2018
Personaggio puramente mediatico.
Mediocre atleta che vinceva quando le donne che praticavano MMA erano quattro raccattate e le poteva battere con due mosse di judo ( sport nel quale non è mai stata una numero uno, peraltro ). Appena qualcuna pugile donna ha capito che si facevano più soldi ( solo le donne ,beninteso ) combattendo nella gabbia invece che tra le corde il bluff è stato scoperto.
Ora infatti si dedica a una cosa che è più uno spettacolo da circo che uno sport.
Perfetto :D :D :D
Pensa che all' epoca ci fu pure chi la paragonò a lui...Non ci posso credere, sarà stato qualche ubriaco...
Non ci posso credere, sarà stato qualche ubriaco...
Dana White: Ronda Rousey was our Mike Tyson
echo adrotate_group(4, 0, 0, 0); When Mike Tyson went on his initial run through…
By Oscar Willis - 10 Aug 2017
When Mike Tyson went on his initial run through the boxing heavyweight division, he brought with him a mixture of both spectacle and devastation the likes if which we didn’t see again for years.
As boxing’s popularity started to decline and mixed martial arts grew into the phenomenon we see today, plenty of fighters started to be compared to the boxing legends of old. Ask UFC president Dana White who the UFC’s Tyson was, however, and he’ll give you an easy answer.
“Our Tyson was Ronda Rousey, man,” White said. “Ronda had this aura of invincibility that we’ve never seen before. That’s why everyone was calling Ronda our Mike Tyson because she was the most dominant athlete on the planet. Conor [McGregor] is different. Conor is completely different than a Tyson – his verbal game, his picking the round.”
Also similarly to Tyson, Rousey’s time at the pinnacle of the sport appears to be over nearly as soon as it started. With two back-to-back losses, both exceptionally devastating, it seems the former champion is preparing for life away from fighting.
“People ask me, ‘Do you think Ronda is coming back?’ No. I think Ronda’s going to retire,” White said to MMA Junkie earlier this year. “Ronda hasn’t retired, but my opinion is, I think she will.”
Uno di questi è lo stesso presidente dell' UFC, ovvero Dana White.In questo caso è comprensibile, lo fa pro domo sua; ma una persona normale non può dire una cosa del genere, bisogna essere completamente rincoglioniti. :doh:
09/04/2018 01:52
Il Rugby? Sport da Donne!Le attitudini femminili innate per il rugby
Mental Coach Stefano Nicoletti FemminileMental CoachOvalmenteRugby Femminile
Le reali differenze tra uomo e donna sono sempre state oggetto di barzellette, scherzi e pseudoverità molto dibattute. Con gli studi sul cervello umano portati avanti dagli scienziati negli ultimi trent'anni, il tema è stato affrontato in modo oggettivo e i risultati sono stati sorprendenti, tanto da portarci a dire che tra uomini e donne... forse il rugby è uno sport più adatto a queste ultime.
Prima o poi, ogni uomo si trova davanti a una donna che lo rimbrotta dicendogli: “Voi uomini non riuscite proprio a svolgere più compiti insieme come invece facciamo noi donne”. Beh, nonostante le nostre resistenze maschili, questa frase è molto vicina a essere una verità scientifica e la ragione sta proprio nella diversità di genere a livello di struttura del cervello.
Si è pensato per moltissimo tempo che la parte più interessante del cervello umano fosse costituita dalla materia grigia, cioè dalla struttura neuronale. Più recentemente si è scoperto che anche la sostanza bianca è importantissima, perché serve a connettere le aree cerebrali responsabili di funzioni diverse. Qui arriva la sorpresa: il cervello femminile presenta in media dieci volte la quantità di materia bianca presente nel cervello dell'uomo. Uno studio del 2014 pubblicato da ricercatori dell'Università della Pennsylvania ha potuto così mostrare che “i cervelli maschili sono strutturati per facilitare la comunicazione tra le percezioni e il movimento coordinato, mentre i cervelli femminili sono disegnati per facilitare la comunicazione tra i processi analitici e quelli intuitivi”.
Il rugby, come altri sport, presuppone la capacità di reagire a molti stimoli esterni contemporanei ed estremamente diversi tra di loro. In più richiede la resistenza a impatti fisici stressanti sia nel numero che nell'intensità. La sola componente fisica non è sufficiente per ottenere una prestazione rugbystica completa. Come ha sottolineato Pasquale Presutti nell'ultimo workshop organizzato a Firenze da I Medicei, la prestazione ottimale deve contemplare anche “creatività e capacità di adattamento”, che sono effettivamente innate nel cervello femminile più che in quello maschile. Quindi, care lettrici, giocate a rugby!
C'è un rovescio della medaglia. Gestire più stimoli insieme potrebbe aumentare la probabilità di un sovraccarico di tensione, del sopraggiungere di ansia da prestazione o difficoltà di concentrazione. Nel dubbio, consiglierei a una giocatrice di rugby di alto livello di conseguire una preparazione in gestione dello stress di livello ancora superiore rispetto a un suo corrispettivo di sesso maschile.
Il rugby, come altri sport, presuppone la capacità di reagire a molti stimoli esterni contemporanei ed estremamente diversi tra di loro. In più richiede la resistenza a impatti fisici stressanti sia nel numero che nell'intensità
03/05/2018 15:57
Rebecca Braglia: la procura di Ravenna apre un fascicolo sulla morteParla l’allenatore, l’ultimo ad averla vista in vita
FemminileDaniele GoeganCoppa Italia FemminileCronacaFemminileRugby Femminile
La scomparsa di Rebecca ha scosso tutta la comunità del rugby emiliano ed italiano, i messaggi di cordoglio sono arrivati da tutta Italia, dalla Federazione e dal Capitano della Nazionale Sergio Parisse, fino all’Amatori Parma Rugby, l’ultima squadra di Rebecca.
Rebecca Braglia è deceduta ieri all'ospedale Bufalini di Cesena dopo 3 giorni di coma causati da uno scontro di gioco durante una partita di Coppa Italia Femminile giocata a Ravenna.
Parla l’allenatoreFrancesco Messori, l’ultima persona ad avere visto Rebecca in vita: “sono corso in campo con il medico appena la abbiamo vista a terra. Lei mi ha guardato dicendomi che aveva male alla testa, poi è arrivata anche mia moglie, infermiera, che insieme alle nostre tre figlie era in campo assieme a lei. Però il suo sguardo si è fatto assente, e i suoi occhi pesanti; è svenuta, e non si è più svegliata. Conosceva le mie bimbe, e veniva spesso a casa nostra: nel nostro sport si dice che un rugbista non muore mai, ma passa solo la palla” ricorda l’allenatore dal Resto del Carlino.
Il padre Giuliano ha acconsentito alla donazione degli organi della figlia. “Non aveva ancora sei anni quando cominciò nel minirugby del Rugby Reggio. Era una ragazza vivace, intelligente e con una forte predisposizione artistica” dichiara i padre da Parma Repubblica.
Le compagne e l’allenatore hanno dichiarato che si trattava di un normale placcaggio ma la Procura di Ravenna ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza indagati ne ipotesi di reato, sulla morte della ragazza. Il fascicolo raccoglie i referti dell’ospedale e gli accertamenti sulla dinamica dell’incidente di gioco.
La Fir nel frattempo ha annunciato che nel weekend verrà rispettato un minuto di silenzio in tutti i campi d’Italia in ricordo di Rebecca.
Il Padre ha lasciato nei canali social questo messaggio:
“Rebecca era una rugbista e ringrazia tutti i rugbisti, ora gioca nel Campionato dei Cieli, voi dovete continuare quello terreno”
CLUBBER, leggi qua. :sick:
https://www.gazzetta.it/Sport-Vari/13-04-2018/wrestling-ronda-rousey-italia-18-maggio-sara-pala-alpitour-torino-260504704180.shtml
Leggi anche il commento di un lettore. :cool:
Uno di questi è lo stesso presidente dell' UFC, ovvero Dana White.Quanto sono patetici questi viscidi omuncoli.
Siamo a livelli di idiozia stellari.
In quel periodo alcuni "esperti" statunitensi - per non parlare dei tifosi della suddetta - affermarono anche che Ronda avrebbe potuto battere il 50% dei combattenti UFC di pari peso (parole di Joe Rogan),
https://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Rogan
mentre secondo qualcun altro la spocchiosa statunitense avrebbe dovuto essere inserita tra i primi cinque combattenti UFC di pari peso, proprio a causa delle sue "stratosferiche abilità".
Un altro scrisse "fra i primi tre" e se la lotta si fosse svolta a terra, "la numero uno sarebbe stata Ronda".
Insomma, puttanate che in altre epoche sarebbe stato impossibile leggere e ascoltare, ma che oggi sono la norma, considerando il livello di idiozia raggiunto dal maschio medio, occidentale e non.*
@@
* Puttanate del genere le ho lette anche da parte di indiani, malesi e filippini...
Quanto sono patetici questi viscidi omuncoli.
Ronda ha avuto una schiera di leccaculo pronti ad osannarla ad ogni passo.
è una ragazzina viziata e boriosa che alle prime difficoltà ha mostrato tutta la sua debolezza psicologica.
Tra l'altro questa cretina è una di quelle dementi che vantava la presunta maggiore forza caratteriale delle donne...dopo essere stata sconfitta è andata in depressione e pensava al suicidio.
A chiacchiere siamo tutti buoni.
Lindsey Vonn ora sfida gli uomini nella discesa libera
La campionessa americana vuole il via libera per la competizione di Lake Louise
Lucio Di Marzo - Gio, 28/09/2017 - 20:00
Una carriera da record nello sci femminile e quel desiderio mai sopito di mettersi alla prova anche contro i colleghi maschi, per dimostrare che ce la può fare e che se magari non vincerà, almeno potrà dire di averci provato.
È questo il desiderio ancora irrealizzato di Lindsey Vonn che presto, se la federazione statunitense avrà successo, potrebbe essere accontentato.
Dopo 77 vittorie e 130 podi, Lindsey si sente di dover affrontare un'ultima sfid e per questo ha chiesto l'aiuto della sua federazione per intercedere presso quella internazionale e ottenere di scendere in pista nella gara maschile di Lake Louise, nel 2018.
"Penso di essermi guadagnata abbastanza rispetto per avere quest'occasione", ha dichiarato la Vonn, che a 33 anni e con in mente di ritirarsi al termine della prossima stagione, sa di non avere più molto per provarci ancora. Contro gli uomini questa volta. Per dimostrare che la stoffa del campione non è un fatto di sesso.
Per dimostrare che la stoffa del campione non è un fatto di sesso...
Feyerabend
Ven, 29/09/2017 - 09:53
Chiunque capisca un poco di sci sa che che la Von dai maschietti, in una discesa tecnica di 2 minuti prenderà circa 6 secondi dai primi. Non capisco perchè, se non per soldi, grandi campioni si umiliano in queste farse da circo equestre. Per fare un esempio, nel pattinaggio di velocità sul ghiaccio (quindi in situazioni tecniche paritarie), dove reattività e forza fisica (come nello sci) sono fondamentali, in gare di meno di due minuti la differenza tra i due sessi è di circa 10 secondi.
schiacciarayban...
Ven, 29/09/2017 - 11:31
Tanto per fare un esempio, quando avevo 20 anni ed ero buon Gigantista a livello regionale, ma nulla più, ho avuto modo di allenarmi con Claudia Giordani, ai tempi probabilamente tra le prime 5 al mondo, e l'ho quasi sempre battuta! La differenza tra maschi e femmine allora era abissale, e non credo che sia cambiata molto al giorno d'oggi. Basta vedere le coscie della Vonn e quelle di Innerhofer... Io credo che la Vonn da Inner prenderebbe sicuramente più di 5 secondi.
Claudia Giordani (Roma, 27 ottobre 1955) è una dirigente sportiva ed ex sciatrice alpina italiana.
Vincitrice di una medaglia d'argento olimpica e iridata e di tre gare di Coppa del Mondo, fu un'atleta di punta della nazionale italiana femminile degli anni settanta (la "Valanga rosa").
Carriera sciistica
Stagioni 1970-1975
Figlia del giornalista sportivo Aldo Giordani e della cestista Francesca Cipriani, e trasferitasi sin da bambina a Milano dove risiede, iniziò a sciare a dieci anni[1][2][3]. Approdata allo Sci Club Sestriere, a quindici anni vinse i Campionati italiani juniores[1] ed esordì in Coppa del Mondo[1][2], manifestazione nella quale ottenne il primo piazzamento di rilievo il 10 febbraio 1973 a Sankt Moritz (5ª in discesa libera). Il 15 marzo 1973, a diciassette anni, salì per la prima volta sul podio in Coppa del Mondo nello slalom gigante di Naeba, in Giappone (2ª); nella stessa stagione vinse un oro e un bronzo ai Campionati europei juniores[1].
Il 9 gennaio 1974 arrivò la prima vittoria in Coppa, nello slalom gigante di Les Gets in Francia; partecipò quindi ai Mondiali di Sankt Moritz 1974, classificandosi 5ª nello slalom speciale.
Stagioni 1975-1981
La sua carriera culminò con la medaglia d'argento nello slalom speciale ai XII Giochi olimpici invernali di Innsbruck 1976 (medaglia valida anche ai fini del Mondiali 1976), mentre nello slalom gigante fu 13ª.
Vinse il suo primo slalom speciale in Coppa del Mondo a Maribor nel 1977, in quella che fu la sua migliore stagione nel massimo circuito internazionale: chiuse infatti all'8º posto nella classifica generale e al 3º in quella di slalom speciale. L'anno dopo si piazzò 8ª nello slalom speciale dei Mondiali di Garmisch-Partenkirchen
Nel 1980 partecipò ai XIII Giochi olimpici invernali di Lake Placid 1980 (10ª nello slalom gigante, 5 nello slalom speciale) e vinse la sua terza e ultima gare di Coppa del Mondo (a Saalbach l'11 marzo) . Si ritirò alla fine della stagione 1980-1981, a venticinque anni.
Concordo.
Già che ci siamo, leggi qua:
http://www.repubblica.it/sport/calcio/nazionale/2018/04/10/news/nazionale_donne_vince-193512702
Non seguo molto il calcio, ma so per certo che la nazionale femminile italiana non ha mai vinto un mondiale femminile - quindi un mondiale di serie B, perché è chiaro che non si può paragonare il livello femminile con quello maschile - mentre quella maschile ne ha vinti quattro.
Basta dire che una buona under 15 (o 16) maschile può battere anche le campionesse del mondo.
Figuriamoci cosa accadrebbe alle femminucce se dovessero competere contro le nazionali maschili...
Bene, leggi questi commenti.
Capito ? Le calciatrici italiane, che son seguite da quattro gatte e un paio di gatti, dovrebbero "risollevare le sorti del Paese".
Non parliamo poi del paragone con la nazionale maschile italiana, che purtroppo non si è qualificata ai mondiali, prima volta da 60 anni a questa parte.
E non parliamo di quello che ho letto sul web, sia da parte maschile che femminile.
Paragoni da vomito, che evidenziano un bassissimo quoziente intellettivo generale, nonché lo spaventoso leccaculismo di tanti omuncoli e parimenti gli insopprimibili complessi di inferiorità femminili, "infarciti" di un altrettanto impressionante risentimento verso il sesso maschile.
Dipendesse da me, ne avessi il potere, abolirei immediatamente le gare divise in base al sesso, dando finalmente il via alle competizioni miste.
Uomini contro donne e non se ne parli più.
Lo sport femminile così scomparirebbe ?
Bene.
Anzi, benissimo.
Sarebbe una straordinaria medicina per farle tornare sul pianeta terra.
Atletica, Caster Semenya si ribella! Ricorso contro le regole per gli atleti iperandrogini
20 giugno 2018 09:43 Stefano Villa
Caster Semenya ha presentato ufficialmente ricorso al TAS di Losanna contro le nuove regole imposte dalla Federazione Internazionale di atletica leggera nei confronti degli atleti iperandrogini. La due volte Campionessa Olimpica degli 800 metri ha così dichiarato nel suo documento: “Mi dispiace molto essere stata messa di nuovo sotto i riflettori. Non mi piace parlare di queste nuove regole, voglio solo correre naturalmente, come sono nata“.
Le atlete iperandrogine, a partire dal 1° novembre, dovranno abbassare il loro livello di testosterone per partecipare alle gare di mezzofondo. Una vera e propria mazzata per la sudafricana la cui sessualità è sempre stata al centro dell’attenzione, accusata più volte di essere un uomo. L’atleta era anche stata sospesa, poi era tornata dopo aver abbassato i livelli di testosterone (riducendo la propria massa muscolare) ed era riuscita a vincere la medaglia d’oro a Rio 2016. Staremo a vedere cosa deciderà di fare il Tribunale di Arbitrato dello Sport.
ghost
20 giugno 2018 alle 10:46
continuo a pensare che non le si sarebbe mai e poi mai dovuto permettere di schierarsi al via di una gara femminile.
e anche le nuove regole: perchè limitarle a poche competizioni? dovrebbero valere per ogni singola disciplina di ogni sport in cui la struttura fisica e la forza giochino un minimo ruolo. punto.
se uno ha un organismo con “valori” comparabili a quelli degli uomini, deve gareggiare contro gli uomini.
perchè francamente, pur essendo io nella vita quotidiana di mentalità aperta e anti-discriminatoria al 100%, vedere una finale come quella degli 800m donne (donne?) dei mondiali di Londra o, peggio ancora, come quella dei mondiali giovanili di Nairobi, lo trovo semplicemente aberrante.
Ma come fanno a diventare 'iperandrogine'? Solo con la dieta?
Ciclismo su pista, Europei 2018: ITALIA DA IMPAZZIRE! Gli azzurri piegano la Gran Bretagna nell’inseguimento a squadre!
3 agosto 2018 16:34 Federico Militello
Un’Italia da antologia sconfigge in semifinale i favoriti padroni di casa della Gran Bretagna ed approda in finale nell’inseguimento a squadre maschile agli Europei di ciclismo su pista in corso di svolgimento a Glasgow (Scozia).
Una vera impresa quella firmata da Filippo Ganna, Liam Bertazzo, Elia Viviani e Francesco Lamon, capaci di piegare il quartetto campione del mondo in carica (rispetto alla rassegna iridata di Apeldoorn, accanto ai confermatissimi Hayter, Emadi e Tanfield, il solo Burke è subentrato al posto di Clancy).
Gli azzurri, come di consueto, sono partiti piano, per poi iniziare una progressione inarrestabile. Indietro di 1″4 ai 2000 metri, la compagine tricolore ha toccato un distacco massimo di 1″9. Nell’ultimo chilometro e mezzo, tuttavia, i portacolori del Bel Paese hanno innestato il turbo, trascinati da un superlativo Ganna, campione del mondo in carica nell’inseguimento individuale.
Il vantaggio si è via via assottigliato, sino al sorpasso arrivato a 500 metri dall’arrivo. L’Italia ha così prevalso con un tempo davvero ottimo, vicinissimo al record nazionale: 3’54″778, contro il 3’56″007 della Gran Bretagna.
Nell’atto conclusivo il quartetto nostrano affronterà la Svizzera, capace di piegare la Francia con un crono molto importante (3’56″542), anche se i transalpini, a lungo in testa, si sono completamente disuniti nei 1000 metri conclusivi. La finale per il bronzo vedrà invece di fronte Gran Bretagna e Germania.
In vista della sfida per la medaglia d’oro, il ct Marco Villa dovrebbe effettuare un cambio, inserendo Michele Scartezzini al posto di Elia Viviani, impegnato anche nello scratch. Dopo aver compiuto una grande impresa, ora gli azzurri devono completare l’opera.
federico.militello@oasport.it
Ciclismo su pista, Europei 2018: azzurre sul podio! Battuta la Germania, è finale nell’inseguimento a squadre!
3 agosto 2018 17:05 Federico Militello
Dopo la finale raggiunta dagli uomini, è toccato anche alle donne approdare nell’atto conclusivo dell’inseguimento a squadre agli Europei di ciclismo su pista a Glasgow (Scozia).
Pronostici rispettati in semifinale. Letizia Paternoster, Marta Cavalli, Elisa Balsamo e Silvia Valsecchi si sono imposte sulla Germania con il tempo di 4’21″005, rifilando ben 2″7 alle teutoniche.
Una sfida mai in discussione, che le nostre portacolori hanno dato la sensazione di gestire, pensando anche a risparmiare energie in vista dell’atto conclusivo.
Per l’oro il quartetto tricolore affronterà la favoritissime padrone di casa della Gran Bretagna, capaci di rifilare quasi dieci secondi di distacco alla Francia con un crono di assoluto valore mondiale: 4’17″882.
Per quanto visto sinora, appare difficile che le azzurre possano riuscire a spuntarla sulle britanniche. Servirà una prestazione coraggiosa, soprattutto nelle battute iniziali. Con una medaglia già in tasca, a questo punto le portacolori del Bel Paese non hanno più nulla da perdere.
Foto: Twitter Federciclismo
Il vantaggio si è via via assottigliato, sino al sorpasso arrivato a 500 metri dall’arrivo. L’Italia ha così prevalso con un tempo davvero ottimo, vicinissimo al record nazionale: 3’54″778, contro il 3’56″007 della Gran Bretagna.
Pronostici rispettati in semifinale. Letizia Paternoster, Marta Cavalli, Elisa Balsamo e Silvia Valsecchi si sono imposte sulla Germania con il tempo di 4’21″005, rifilando ben 2″7 alle teutoniche.
(...)
Per l’oro il quartetto tricolore affronterà la favoritissime padrone di casa della Gran Bretagna, capaci di rifilare quasi dieci secondi di distacco alla Francia con un crono di assoluto valore mondiale: 4’17″882.
Dopo la "vittoria della Francia multietnica"Ohibò, Parigi e Marsiglia sono già occupate, restano la Costa Azzurra e Tolosa altrimenti meglio andare in vacanza altrove.
A me basta che una certa persona vada a casa... ma, purtroppo, ho sentito che è già in finale. :mad:
Mi preparo a staccare internet e TV per un mesetto abbondante.
Fortunatamente ho molti libri da leggere all'attivo.
Dopo la "vittoria della Francia multietnica" si paventa la "vittoria della piddina diversamente pigmentata".
Nun glie la fo.
Atletica, Europei 2018: Daisy Osakue si scatena, eccellente quinta nel disco! Che risposta dopo la violenza, quinto oro per Perkovic
11 agosto 2018 22:17 Stefano Villa
Daisy-Osakue-2-min.jpg
Daisy Osakue è stata eccezionale nella Finale del lancio del disco valida per gli Europei 2018 di atletica leggera. L’azzurra ha risposto in maniera chiara e squillante alla brutale violenza di cui era stata vittima la scorsa settimana quando un gruppo di ragazzi le aveva lanciato addosso un uovo colpendola sul volto e mettendo a rischio la sua partecipazione a questa rassegna continentale.
All’Olympia Stadium di Berlino, l’azzurra è andata ben oltre le più rosee previsioni e ha chiuso la gara al quinto posto riuscendo a lanciare il suo disco a 59.32 metri, ad appena 40 centimetri dal personale che aveva siglato lo scorso 8 aprile a San Angelo. La 22enne, primatista nazionale U23, aveva incominciato la sua gara con un nullo poi è riuscita a strappare l’ingresso tra le migliori otto con un buon 58.09 al secondo tentativo. Altri due lanci finiti in gabbia prima del 59.32 che la spedisce nella top 5 del Vecchio Continente: questo risultato dovrà essere un trampolino di lancio per il prossimo futuro.
A vincere la gara è stata la favorita croata Sandra Perkovic che ha faticato fino al quinto lancio dove ha piazzato un eccezionale 67.62: la due volte Campionessa Olimpica e Campionessa del Mondo ha così conquistato il quinto oro continentale consecutivo, un vero e proprio dominio indiscusso. Alle sue spalle le due tedesche Nadine Mueller (63.00) e Shanice Craft (62.46) che hanno cullato sogni di gloria fino al risveglio del fenomeno.
Tanto per evidenziare ulteriormente la superiorità fisica maschile e perché se le gare fossero miste, anziché divise in base al sesso, dello sport al femminile resterebbero solo le macerie.
Trattasi di gare identiche.
LIVE Nuoto di fondo, Europei 2018 in DIRETTA: FANTASTICA ARIANNA BRIDI! ORO!!!!!!!!!!
15.35 Il podio della prova femminile
1 BRIDI Arianna ITALIA 5:19:34.6
2 VAN ROUWENDAAL Sharon Olanda 5:19:34.7 (+0.1)
3 GRANGEON Lara 5:19:42.9 (+8.2)
14.58 FURLAN E’ DI BRONZO!!!!!
15.00 Ordine d’arrivo 25 km maschile...
1 RASOVSZKY Kristof (Ungheria) 4:57:53.5
2 BELYAEV Kirill (Russia) 4:57:54.6
3 FURLAN Matteo 4:57:55.8
4 REYMOND Axel 4:58:03.4
5 RUFFINI Simone 4:58:04.3
Da Kazan una riflessione sulle gare uomo-donna che dividono l'opinione pubblica: belle o inutili?...
Ilaria Bottura
Il 09/08/2015 alle 15:09 Aggiornato Il 09/08/2015 alle 16:46
L'Australia polemicamente non prende parte alla staffetta 4x100 sl mista perché "non è una priorità" e la Pellegrini spiega che per le donne nuotare nelle onde degli uomini è faticoso. Ma anche nel nuoto sincronizzato e nei tuffi ci sono state polemiche dopo l'apertura delle gare miste e in alcuni casi le riprese tv ci rimettono
I Mondiali di Kazan in Italia saranno ricordati per tanti motivi, probabilmente perché saranno gli ultimi per tre grandi delle vasche: Tania Cagnotto, Federica Pellegrini e Filippo Magnini.
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Le gare uomo-donna: tradizione per alcuni sport, novità per altri
A livello internazionale, però, saranno per sempre quelli che hanno dato il la alle gare miste, quelle in cui uomini e donne gareggiano insieme. Il mondo dello sport non è nuovo a offrire questo genere di spettacolo, anche se le commistioni di sessi sono ancora piuttosto rare: nel pattinaggio artistico (sia su ghiaccio, sia a rotelle) vedere uomo e donna insieme ormai è un'abitudine consolidata, ma anche il tennis ha una lunga tradizione con il doppio misto; altri sport, più di recente, sono arrivati a contemplare gare come i team event o le staffette miste, come per esempio lo sci alpino nel primo caso e lo sci di fondo nel secondo. Esistono squadre miste anche nella pallavolo, per esempio, ma i campionati in questione non sono riconosciuti a livello federale: quello italiano del CSI, per esempio, prevede che la rete sia a 2,35 m di altezza, con grande vantaggio per gli uomini (abituati a 2,43 m) e grande svantaggio per le donne (rete regolamentare a 2,24 m).
E' una novità di quest'ultimo periodo, quindi, vedere in vasca uomini e donne gareggiare insieme. E' successo in ben quattro discipline diverse a Kazan: nel nuoto sincronizzato, nei tuffi, nel nuoto in acque libere e nel nuoto in corsia. Ma è davvero così divertente vederli gareggiare insieme, oppure sono gare di cui si potrebbe fare a meno?
Il nuoto sincronizzato e la parità dei sessi al contrario
Il mondo è sempre stato abituato a vedere le donne lottare per far valere i propri diritti, quindi il caso del nuoto sincronizzato è più che mai singolare: era uno sport totalmente al femminile e ora aperto anche agli uomini dopo numerose battaglie da parte di alcuni aspiranti "sincronette" che non potevano partecipare a manifestazioni ufficiali. Si è partiti per ora con le gare del duo, in cui ci sono un uomo e una donna, e l'Italia ha anche vinto due medaglie di bronzo. Purtroppo, però, a molti la novità non è piaciuta: per ora ci sono ancora poche differenze con il duo al femminile e queste gare a molti sono sembrate dei cloni delle prove delle sole donne, anche per la struttura fisica dei ragazzi visti in acqua, magri ed esili quasi quanto le compagne. Eppure c'è ampio margine di crescita, soprattutto nelle spinte, per esempio: le figure lanciate possono venire molto più alte e quindi elaborate se si riuscisse a sfruttare al massimo la potenza muscolare dell'uomo della coppia. Insomma, per il momento siamo soddisfatti così, ma con uno sguardo al futuro.
Il nuoto in acque libere: nessuna controindicazione
L'Italia ha sfiorato il podio nel team event in acque libere; in questo caso, però, non esistono grandi interazioni, ma si tratta semplicemente di una somma di tempi per squadra, un po' come accade nello sci. Perciò, è semplicemente un modo per dare un senso di squadra a uno degli sport più individuali e solitari che mai ed è una buona occasione per aggiungere un numero in più nel proprio medagliere. E difatti nessuno ha avuto da ridire su questo tipo di gara (le polemiche sono sorte contro l'organizzazione russa che ha completamente perso il controllo dei cronometraggi, ritardando di molto l'ufficializzazione della classifica).
I tuffi e il famigerato "fritto misto"
Nei tuffi, però. si è vista l'introduzione di tre gare miste: la prima è il team event sulla falsariga di quelli classici, con uomo e donna giudicati separatamente per le singole prestazioni e poi con i punteggi di entrambi sommati a formare la classifica. Gli altri due, però, hanno sucitato qualche perplessità: il sincro misto dalla piattaforma e soprattutto il sincro misto dal trampolino 3 m. Posto che già dalla piattaforma qualcuno storce il naso, dai 3 m la gara (il famoso "fritto misto" per l'ambiente dei tuffi) è abbastanza paradossale per gli addetti ai lavori. In realtà il pubblico si diverte, ma ci sono numerose variabili da valutare. In primis il peso: di solito le donne sono più leggere degli uomini; questo, oltre a una diversa potenza erogata dalle rispettive muscolature, comporta una disparità nella spinta. Ciò vuol dire che, per avere un sincro perfetto, la donna deve fare il suo massimo, mentre l'uomo deve inevitabilmente eseguire con una spinta (e quindi un'altezza) minore un tuffo che normalmente fa "a propria misura", quindi con punti di riferimenti e automatismi nell'apertura del salto diversi. E' un po' come snaturare il tuffatore maschio e renderlo la fotocopia di una donna. E infatti, in questa gara ai Mondiali, le coppie che si sono preparate al meglio e con più serietà (come i nostri Tania Cagnotto-Maicol Verzotto) hanno trovato dei buoni piazzamenti, ma per le coppie meno esperte si sono visti tuffi mal eseguiti, mancanza di sincro totale e in generale esecuzioni non all'altezza di una kermesse iridata. Noi il nostro bellissimo bronzo ce lo teniamo stretto, tuttavia è comprensibile che qualcuno non sia favorevole.
In corsia le onde affossano le ragazze e l'inquadratura si perde
Il nervo scoperto, però, è quello che riguarda il nuoto in vasca, messo in luce dall'Australia che, nonostante fosse iscritta, ha clamorosamente snobbato le batterie della 4x100 sl mista, spiegando che "non era di certo una priorità". Beh, insomma, parliamone... Perché anche questa è una gara che incide sul medagliere e difficilmente Missy Franklyn e Ryan Lochte saranno stati scontenti di avere un altro oro al collo. Eppure, questa è una gara difficile: la nostra Federica Pellegrini ha infatti spiegato che per le donne nuotare insieme agli uomini è molto faticoso: le masse superiori e una più alta velocità di fenditura nell'acqua da parte dei maschi creano onde cui le donne non sono abituate, costringendole così a uno sforzo maggiore. Lei stessa si è ritrovata a dover prolungare la propria fase subacquea dopo il tuffo di partenza per evitare le onde di ritorno formatesi nel cambio con Filippo Magnini.
Si è creato inoltre, in questo tipo di gare, un altro problema: quello delle inquadrature televisive. Abbastanza in questa gara, ma soprattutto nella 4x100 misti mista si è vista una chiara disparità prestativa tra uomini e donne. Detto in parole povere, le donne vanno nettamente più lente degli uomini e in alcuni casi scomparivano del tutto dalla vista. Surreale, in questo senso, è stata la prova a rana, con l'impietoso confronto tra i due campioni del mondo nella gara individuale: là davanti il britannico Adam Peaty che andava come un treno, fuori dal fuoco della telecamera Julija Efimova , ultima della frazione e inesorabilmente fuori dallo schermo. Agli atleti, però, alla fine piace gareggiare insieme in queste prove miste, quindi se sono d'accordo loro non dovrebbero esserci ulteriori questioni. Il pubblico si diverte, anche se gli allenatori dissentono. E lo spettacolo, a volte, ha qualche falla. In definitiva, queste gare ci piacciono oppure no? Magari con qualche accorgimento in più si riuscirà a mettere tutti d'accordo.
La stampa, zitta zitta e senza farlo vedere, sta cominciando a cambiare rotta? Il grande circo sta cominciando a sbaraccare?:ok:
intenditor 15:22, 4 Ottobre 2018
La squadra femminile, al contrario della maschile, è davvero da annoverare tra le migliori al mondo, attualmente.Questo non vuol dire che vinceranno sicuramente il mondiale, ma che potranno provarci .E chiunque incontrerà le nostre ragazze , dovrà davvero fare una prestazione eccezionale per batterle.A patto che, naturalmente, ci sia tenuta sul piano mentale nei momenti di difficoltà.Ma mi sembra che sotto questo aspetto Mazzanti abbia lavorato davvero bene.Resto in fiduciosa attesa.
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Rispondi
user_13630545
user_13630545 18:28, 4 Ottobre 2018
La maschile non si può dire che non è tra le migliori al mondo ( arrivare al 5 posto non è certo un disonore) ma le nostre ragazze a sensazione hanno quel qualcosa in più.... Speriamo e forza ragazze.
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iugen
iugen 18:43, 4 Ottobre 2018
Aggiungerei che la femminile è anche una squadra molto futuribile e con ampi margini di miglioramento, considerata l'età media delle ragazze. La maschile, invece, ha delle prospettive future tutt'altro che rosee: Juantorena ha 33 anni e probabilmente con la nazionale ha chiuso, chi giocherà al suo posto? Maruotti-Lanza non sono di certo schiacciatori di livello internazionale. L'unico giovane di livello è Giannelli, poi non mi pare ce ne siano altri
ma le nostre ragazze a sensazione hanno quel qualcosa in più....
La squadra femminile, al contrario della maschile, è davvero da annoverare tra le migliori al mondo, attualmente
Hanno "quel qualcosa in più" contro chi...?
Se dovessero competere contro uomini che saltano più in alto, son più rapidi ed esplosivi e "sparano" bordate a 134 km orari, cosa combinerebbero ?
Motori - Nasce la W Series, dal 2019 un campionato riservato alle donne
Sei appuntamenti previsti, le vetture saranno delle Tatuus di Formula 3
10/10/2018 Motori
Un campionato automobilistico per sole donne. Ora è ufficiale, nasce la W Series e prenderà il via nel maggio 2019. La nuova categoria vedrà in pista vetture tutte uguali, delle Tatuus di Formula 3 e si comporrà di sei appuntamenti, in Europa, della durata di 30 minuti. Tra i promotori di questo campionato David Coulthard, il cui obiettivo è quello di formare le ragazze per un possibile salto futuro in Formula 1.
W Series fornirà vetture identiche per 18-20 piloti: per partecipare al campionato sarà necessario superare una rigorosa preselezione. Verrà attivato un programma di test sulla pista, al simulatore oltre ad altre prove, anche fisiche. Chi supererà questa fase verrà poi "allenata" da un gruppo di esperti: David Coulthard, Adrian Newey, Dave Ryan, Matt Bishop. Si correrà sui circuiti più famosi d'Europa. La W Series avrà un montepremi complessivo da 1,5 milioni di dollari, con la vincitrice che incasserà 500mila dollari. L'iscrizione al campionato sarà gratuita.
We believe any woman with talent, passion and commitment should have a chance in motorsport. We’re here to create those chances and increase participation in a sport we love. #RethinkRacing pic.twitter.com/Ilhq0ZhfLL
— W Series (@WSeriesRacing) 10 ottobre 2018
IL CEO CATHERINE BOND MUIR: "CHIUNQUE ABBIA TALENTO DEVE AVERE UNA CHANCE"
"La nostra missione è importante: pensiamo che chiunque abbia talento, passione e impegno debba avere una chance nel motorsport. Questo campionato nasce per dare questa opportunità". È il Ceo della W Series Catherine Bond Muir a dare la linea riguardo alla nascita di questo nuovo campionato. "Guardando le statistiche, poche donne negli ultimi anni hanno guidato in categorie superiori alla Formula 4". David Coulthard ha spiegato bene i motivi dell'impegno per dare vita alla W Series: "Le ragazze tendono a raggiungere una sorta di 'soffitto di vetro' al livello della GP3 o della Formula 3, spesso più a causa della mancanza di fondi che non di talento. Ecco perché è necessario un campionato riservato esclusivamente alle donne, per creare un habitat competitivo e costruttivo in cui i piloti saranno in grado di dotarsi delle competenze necessarie per fare il passo successivo nelle categorie più importanti e confrontarsi alla pari con i loro rivali maschili". Coinvolto nel progetto anche Adrian Newey: "Sono convinto che ci siano poche donne nel motorsport non per incapacità ma per mancanza di opportunità".
You've heard our mission, now hear from some of the people behind #WSeries. We believe anyone with talent, passion and commitment should have a chance in motorsport. We're here to create those chances. #RethinkRacing pic.twitter.com/Bk2DiMKxJU
— W Series (@WSeriesRacing) 10 ottobre 2018
https://www.gazzetta.it/Volley/04-10-2018/volley-mondiale-femminile-italia-cina-3-1-300397540153.shtml
Dunque, in questi giorni si stanno disputando i mondiali femminili di pallavolo e puntuali come un orologio svizzero non potevano mancare i soliti commenti del menga, che definire senza senso è poco.
Un esempio:
Dunque, chiunque si intenda un po' di sport e non abbia la mente inquinata dal politicamente corretto femminista, sa che un quinto posto di una nazionale maschile tra gli uomini, vale più di un ipotetico (al momento) primo posto di una nazionale femminile tra le donne.
Il motivo è ovvio: la superiorità fisica degli uomini.
Viceversa le gare sarebbero miste anziché divise in base al sesso.
Nonostante ciò è quasi impossibile trovare qualcuno che non faccia i soliti ridicoli confronti tra i risultati della nazionale maschile e quelli della nazionale femminile.
Altro particolare da sottolineare: questi assurdi paragoni è molto più frequente che li facciano degli uomini piuttosto che delle donne.
Questo tanto per evidenziare come e quanto sono messi male tanti appartenenti al sesso maschile, i quali di fronte alle donne non capiscono più una beneamata mazza.
Sempre rimanendo alla questione delle nazionali di pallavolo: dal 1996 ad oggi la nazionale maschile è sempre salita sul podio olimpico - con la sola eccezione del 2008 - mentre quella femminile il suddetto podio lo ha sempre visto col binocolo.
Ovvero, non è mai salita sul podio olimpico.
Ebbene, posso assicurarvi che in questi casi è praticamente impossibile leggere o ascoltare certi ridicoli paragoni, nonché certe feroci critiche, nei confronti delle atlete.
Ed anche in questo caso i più "teneroni" sono soventemente degli uomini.
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Hanno "quel qualcosa in più" contro chi...?
Se dovessero competere contro uomini che saltano più in alto, son più rapidi ed esplosivi e "sparano" bordate a 134 km orari, cosa combinerebbero ?
Se per ipotesi qualcuno obbligasse le atlete delle nazionali femminili a disputare dei tornei contro le nazionali maschili, questa gente come potrebbe continuare a fare certi ridicoli discorsi?
Son cose talmente banali che non dovrebbe esserci nemmeno bisogno di commentarle.
Eppure oggi bisogna cercare di spiegare che 2+2 fa quattro.
Italia, stringiamoci a coorte. Azzurre, fateci sognare: battaglia campale con la Serbia, serve l’impresa per vincere i Mondiali
20 ottobre 2018 08:40 Stefano Villa
esultanza-italia-volley-giappone.jpg
L’Italia si stringe a coorte, pronta a tifare nella speranza di poter festeggiare, viviamo con il sogno di salire sul tetto del Pianeta, con l’auspicio che questo sabato 20 ottobre entri nella storia della pallavolo come un giorno lieto e che non si dimentichi mai più. L’attesa si fa spasmodica, un Paese intero non vede l’ora di sostenere le proprie beniamine, la volley mania è scoppiata all’impazzata negli ultimi giorni seguendo passo dopo passo la cavalcata della Nazionale che contro ogni pronostico della vigilia si è guadagnata l’accesso alla Finale dei Mondiali 2018 di volley femminile.
Ci stringeremo tutti davanti a un televisore, non solo i grandi appassionati ma anche chi si è avvicinato a questo sport durante questi due mesi, prima con gli uomini e poi con le ragazze. Il sestetto guidato dal CT Davide Mazzanti vuole confezionare un’impresa monumentale contro la Serbia, un’autentica corazzata che ha vinto gli ultimi Europei e l’argento alle Olimpiadi di Rio 2016: servirà il numero da leggenda per consacrarsi, per sovvertire i pronostici della vigilia e per fare suonare l’Inno di Mameli a Yokohama (Giappone), teatro dell’atto conclusivo di una rassegna iridata in cui abbiamo fatto vedere tutte le nostre potenzialità.
L’Italia del futuro è nata qui, 23 anni di media e tanta grinta, grande tecnica e ampi margini di miglioramento, gruppo eccezionale e amalgama perfetta. Dieci vittorie consecutive prima del ko contro la Serbia nella terza fase, poi la semifinale contro la Cina vinta al tie-break e ora la possibilità di sfidare la corazzata slava in quella che sarà la sesta Finale per la pallavolo italiana: tre vinte consecutivamente al maschile (1990-1998) e quella trionfale al femminile nel 2002, l’unica persa risale al 1978 quando il Gabbiano d’Argento si spense contro l’URSS.
Paola Egonu e Miriam Sylla emblema di una nuova Italia multirazziale, Ofelia Malinov figlia di genitori bulgari, Cristina Chirichella la capitana più giovane di sempre affiancata da Anna Danesi, l’esperienza di due veterane di lusso come Lucia Bosetti e Monica De Gennaro: alle loro spalle tutta l’Italia che a pranzo si fermerà per trascinare la Nazionale dei sogni e delle magie, si cercherà un difficile assalto all’oro. Non fermiamoci sul più bello.
Il sestetto guidato dal CT Davide Mazzanti
A questo punto forza Serbia!
:cool:
Ma siamo seconde al mondo... Non dice nulla questo? Io sono fiera di queste ragazze come se fossi la loro madre. Hanno dato quello che potevano e con grande cuore senza superbia o presunzione cosa che forse è mancata ai maschietti. E hanno fatto spettacolo facendoci vedere partite bellissime. Ma i voli della Egonou o le impresa della Bosetti alta quanto un pulcino in quella rosa di giganti (per fare solo due esempi) non sono rimasti impressi a nessuno?
A me la pallavolo ha sempre fatto cagare, ma devo dire non solo a me perché ai miei tempi quando a scuola nell'ora di ginnastica (che giustamente facevamo separati dalle femmine) il prof. ci faceva giocare a pallavolo eravamo tutti incazzati perché in realtà per noi non era uno vero e proprio sport ma un gioco da ragazze... ma non eravamo certo come i giovani maschi di oggi che sono quasi tutti delle mezze checche.
Comunque per fortuna hanno vinto le serbe, ché altrimenti i media ci avrebbero fracassato i maroni per una vita con la storia del mondiale che è donna. :lol:
SPORT
20 ottobre 2018
Il miracolo delle pallavoliste azzurre: unire l’Italia nel nome delle donne e del gioco di squadra
La finale dei mondiali non è solo la testimonianza che lo sport femminile è interessante e coinvolgente quanto quello maschile, ma anche che il modo femminile di avvicinarsi alle discipline sportive ha delle caratteristiche non replicabili dai maschi
Forse per la prima volta in assoluto abbiamo sentito uomini commentare una partita di pallavolo femminile, sapere il nome della capitana e dell'opposto, parlare di un pipe o di una fast con la competenza che di solito riservano al fuorigioco o alla Var. La vittoria più bella della Nazionale azzurra, che contro la Cina si è conquistata la finale ai mondiali dopo una striscia di successi con pochi precedenti (11 partite vinte su 12), è aver rotto le barriere dello sport di nicchia per diventare qualcosa che appassiona a largo raggio. C'entra senz'altro l'attenzione conquistata un mese fa dai colleghi maschi, che però si erano fermati alle semifinali, e forse pure il momento politico – abbiamo tutti bisogno di una boccata d'aria fresca – ma tuttavia sentire che di volley femminile si parla nei bar fa un certo effetto, non ci siamo abituati.
Fino a non molto tempo fa c'era l'idea che lo sport giocato dalle donne suscitasse emozioni più tiepide di quello maschile e non potesse comunque aspirare alla stessa popolarità. C'era oggettivamente qualcosa di vero, e su questo qualcosa resta ancora incardinata la nostra organizzazione sportiva dove per le atlete ci sono meno sponsor, meno soldi, meno tv, zero possibilità di professionismo e quasi nessuna opportunità di trasferirsi dal campo alle responsabilità societarie e federali. Il Mondiale in Giappone potrebbe davvero rovesciare lo stereotipo e rendere chiaro il valore aggiunto dello sport femminile. Magari le ragazze sono meno potenti, meno veloci, meno muscolari, ma il loro spendersi sul campo ha un plus emotivo che è risultato chiaro a chiunque abbia visto le partite. La caparbietà, la spavalderia, l'efficacia delle soluzioni. La furbizia che esce fuori nei momenti difficili. La fragilità dopo i punti persi – la Egonu che morde il bordo della maglietta, la Chirichella pietrificata in un'espressione da principessa di ghiaccio – e la capacità di trasformare lo smarrimento in contrattacco dopo un battito di ciglia.
Magari le ragazze sono meno potenti, meno veloci, meno muscolari, ma il loro spendersi sul campo ha un plus emotivo che è risultato chiaro a chiunque abbia visto le partite
Per molto tempo la dirigenza sportiva nazionale e internazionale ha pensato che la sola strada per valorizzare i campi femminili e renderli “appetibili” fosse puntare sulla sessualizzazione delle atlete. Cominciò Sepp Blatter, il vecchio presidente della Fifa, chiedendo di imporre alle calciatrici calzoncini sexy, e quel tipo di visione ha resistito nel tempo tanto chè solo poche settimane fa a Vicenza è successo un putiferio per un gruppo di pallavoliste Under-16 mandate su campo da calcio mezze nude, a fare le raccattapalle. Ecco, il Mondiale giapponese segna una rivincita anche su questa tendenza, dimostrandoci che una partita femminile può essere sexy, sì, ma per le schiacciate, i punti, le beffe agli avversari, i muri. Speriamo che si faccia una riflessione anche su questo, anziché prenderlo come un sottotema di scarso interesse.
Forse dovremmo sostituire ai molti modelli di assertività che nel tempo sono stati proposti alle donne – la grande scienziata, la politica influente, l'attrice carismatica – l'idea di un gruppo che si spalleggia
Poi, oltre lo sport, c'è quello che un commentatore su Fb ha definito «l'ultimo piccolo grande baluardo sul quale indirizzare lo sguardo dei figli», che è poi l'idea di poter divertirsi moltissimo, e avere successo, e conquistare traguardi, facendo gioco di squadra in un epoca che suggerisce al contrario di coltivare l'individualismo e il “fatti gli affari tuoi”. Forse dovremmo sostituire ai molti modelli di assertività che nel tempo sono stati proposti alle donne – la grande scienziata, la politica influente, l'attrice carismatica – l'idea di un gruppo che si spalleggia. Ricezione, alzata, schiacciata, punto. Ciascuna con un ruolo suo, tutte insieme per fare una forza che spaventa. Ed è buffo che questo tipo di lezione non arrivi dalle adulte o dalle anziane che solitamente vediamo in cattedra ma da un collettivo di ragazzine giovanissime, intorno ai vent'anni, che si è giocato la sfida della vita come vorrebbe fare ognuna di noi: senza paura, senza mai darsi per vinte.
Ps. Questo articolo ha evitato l'esaltazione della cosiddetta «squadra dell'integrazione» perché lo ritiene un argomento di retroguardia: se c'è ancora qualcuno che si stupisce dell'esistenza di italiane con la pelle scura e di quanto siano affiatate con le italiane bianche, vive davvero nel secolo scorso.
Flavia Perini
C'era oggettivamente qualcosa di vero, e su questo qualcosa resta ancora incardinata la nostra organizzazione sportiva dove per le atlete ci sono meno sponsor, meno soldi, meno tv, zero possibilità di professionismo e quasi nessuna opportunità di trasferirsi dal campo alle responsabilità societarie e federali.
Lo impedisce il fatto che lo sport femminile è una cosa pietosa, fa ridere. :lol:
Chi impedisce alle donne di attrarre sponsor e pubblico pagante, nonché di costruire una propria stampa specializzata, dei propri canali televisivi, etc, in modo da poter permettere alle atlete di passare al professionismo e di guadagnare milioni di euro...?
Perché nonostante si definiscano "superiori agli uomini", hanno sempre bisogno di appoggiarsi ai suddetti ?
Quindi non devono neanche fare la corsa, la ginnastica e il tennis? Non condivido.Corsa e ginnastica vanno bene, purché non si arrivi al delirio di quelle psicopatiche che invece di pensare alla famiglia pensano solo a prepararsi a quelle cazzo di maratone, che poi sono talmente magre che non hanno neanche il mestruo... :doh:
Lo impedisce il fatto che lo sport femminile è una cosa pietosa, fa ridere. :lol::D :D :D Duca for president!!!
Secondo me le donne non dovrebbero fare sport; ok, dovrebbero tenersi in forma perché non si possono vedere tutte queste fancazziste panzone di oggi, però lo sport lo lasciassero agli uomini e pensassero a far da mangiare, lavare, stirare e non rompere i coglioni.
La verità è che in questo, come in tutti i campi, le donne sono uno Stato nello Stato. Sono una cosa a sè. E sono nostri nemici. A me ormai pare evidente. Starne alla larga il più possibile, è l'unica ancora di salvezza, per chi ha un minimo di amor proprio.
Ma infatti anch'io son contento che abbiano vinto le serbe invece che le italiane.
Quando si tratta della c.d. guerra dei sessi non sono assolutamente nazionalista.
Del resto come si fa a tifare per chi sputa quotidianamente veleno verso i propri connazionali ?
Considerando poi che al contrario nessun atleta italiano di sesso maschile fa altrettanto ?
La loro è una vera e propria ossessione; anzi, una patologia psichiatrica.
Hanno reso il mondo a loro immagine e somiglianza.
sam gough
1 settimana fa
where's the english subtitles ?????
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StaryKawaii Co
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1 settimana fa
it's like like a movie, Humble guy will win after all ! <3
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z zz
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1 settimana fa
this is not russia, this is some shthole dagestani islamic airport no girls allowed and only jihadi welcome
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1 settimana fa
if he went to moscow airport no one would give a ratts ass
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nobody
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1 settimana fa
27 : 0 - your little bitch tapped like a fooking backwards cunt
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ANKO-Chan Baker
ANKO-Chan Baker
1 settimana fa
Where are the women?
Esiste un bel giro di soldi anche negli sport femminili. Evidentemente a qualcuno interessa. E poi se non hanno le mestruazioni contente loro, mica è scritto da nessuna parte che devono partorire e fate famiglia.Chiaro che c'è un bel giro di grano attorno allo sport femminile.
Nel grande libro della Natura sta scritto che le donne devono figliare e occuparsi della prole nonché del marito, possibilmente senza rompere troppo i maroni.In queste poche righe c'è la soluzione della Questione Maschile.
Sport, guerra, politica, cultura, scienza, ecc. quelle sono cose che competono a noi, se si vuole che la civiltà continui.
Spero che siate coscenti che questa netta divisione per ruoli sessuali porterebbe dei fastidiosi effetti collaterali. In primis un sovraccarico di responsabilità sull'uomo negli ambiti di sopravvivenza, ad esempio il procacciamento di cibo. La deve contribuire con l'uomo alla ricerca del cibo altrimenti si superpaga i servizi specialistici femminili.
Lo sport è la sublimazione anche di attività di procacciamento cibo (es. Lancio del giavellotto, Biathlon, corse con ostacoli, sport equestri...)
alba94 14:34, 12 Gennaio 2019
Complimenti all'immensa Lisa, a 23 anni nella storia si uno sport (e non solo italiano) tanto affascinante quanto duro e complesso. Ulteriore conferma che le donne italiane hanno una marcia in più...(detto da un uomo).
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Da uno a cento quanto è idiota il maschio medio ?
Risposta: centouno.
https://www.gazzetta.it/Sport-Invernali/12-01-2019/biathlon-coppa-mondo-vittozzi-super-fa-bis-nell-inseguimento-320307286259.shtml
Altro sarebbe dire o scrivere che "le atlete italiane hanno una marcia in più rispetto alle atlete di altri Paesi".
Invece, implicitamente e come sempre, il riferimento è verso gli atleti italiani (e non solo).
Il maschio medio è veramente un irrecuperabile imbecille, che di fronte a qualsiasi portatrice di una vagina - specie se giovane e fica -, non capisce più un beneamato cazzo.
aereus26 19:47, 12 Gennaio 2019
Immensa Lisa.
Mi piace da morire perché e' un'italiana con il sangue freddo, cosa non così comune (soprattutto tra gli uomini).
Ricordiamoci che ha dato 2 volte il cambio della staffetta in prima posizione alle olimpiadi.
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Video: Woman punched in the face by male rival on SAS: Who Dares Wins...
She was the first woman to pick a male rival to box with.
sauro2174 15:53, 16 Febbraio 2019
Leggo certe castronerie che fan venire la pelle d'oca. "Shriffrin stanca" "Vhlova ormai è al suo livello" ecc ecc. Ragazzi aveva l'influenza e porta a casa 2 ori e un bronzo. Fosse stata in salute? La Petra (che per carità a me piace tantissimo) si è presa 1 secondo in questa seconda manche. Mikaela diventerà lo sciatore (sì, al maschile perchè intendo overall) più forte di ogni tempo. Basti pensare che a 25 anni raggiungerà Stenmark.
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giacomo.mandelli 16:25, 16 Febbraio 2019
bravo sauro concordo su tutto , nel giro di un paio d'anni si lascera' dietro anche la Vonn
Suppongo tu stia ironizzando, perché Stenmark è un uomo che gareggiava contro altri uomini, mentre Vonn è una donna che compete contro altre donne.
Ergo, se il primo avesse gareggiato contro le donne avrebbe vinto centinaia di gare e non "solo" 86, mentre la seconda non solo non ne avrebbe vinta una di gara, ma anche il podio lo avrebbe visto con il binocolo.
In definitiva quello che i media si guardano bene dall'evidenziare - per non parlare delle stesse atlete - è che nella quasi totalità dei casi lo sport femminile esiste solo in virtù della separazione dei sessi.
E consequenzialmente le campionesse, che in scontri diretti contro dei campioni della stessa disciplina sportiva non sarebbero più tali, venendo non solo battute ma anche regolarmente umiliate.
Il supergigante è la più giovane fra le discipline dello sci alpino (ad eccezione della supercombinata), infatti, è stato ufficialmente introdotto dalla Federazione Internazionale Sci (FIS) nella stagione 1982/1983, con due gare all'anno, fino alla stagione 1985/1986, nella quale vennero introdotte 6 gare l'anno da disputare nelle varie piste classiche della discesa libera, e la conseguente introduzione della Coppa di specialità.
miviendaridere 17:31, 16 Febbraio 2019
Si ma l'influenza mica ce l'aveva dal SG,altrimenti sarebbe tornata a casa. Non capisco poi dove stia la contraddizione: chi ha l'influenza non é stanco?E da quando? La Vlhova ha una sciata troppo aggressiva per far bene su tracciati stretti e con neve fradicia e comunque non é al livello di Shiffrin,fisico a parte. Shiffrin sciatore piu' forte di sempre? Ancora con sta storia di paragonare epoche e generi differenti? Ti rispondo con una provocazione: quindi sei convinto che partendo in uno speciale o gigante maschile (per pudicizia tralasciamo il SG...) la Mikaela vincerebbe comunque? Sei tu che la paragoni agli atleti maschi eh...
Shriffin o Vlhova meglio di Stenmark o Thoeni? :lol:
Per non parlare della libera poi... dai non facciamoci ridere con questi confronti, avete mai visto un Ghedina qualunque?
Back to the kitchen, altro che sciare...
Collovati si scusa: "Non volevo offendere nessuno". Ma la Rai valuta la sospensione
L'ex campione del mondo che aveva detto che le donne non possono parlare di tattica nel calcio, scrive su Twitter: "Chi mi conosce sa quanto io rispetti l'universo femminile". La moglie lo difende, mentre l'ad della tv di servizio pubblico, Fabrizio Salini, prenderà forse provvedimenti
18 febbraio 2019
Collovati si scusa: "Non volevo offendere nessuno". Ma la Rai valuta la sospensione
Fulvio Collovati (ansa)
ROMA - Lui si scusa, ma la Rai valuta una sua sospensione. L'ex campione del mondo del 1982, Fulvio Collovati, ieri è intervenuto durante la puntata di 'Quelli che il Calcio' parlando di donne e calcio e soffermandosi soprattutto sull'aspetto tattico. "Quando sento una donna, anche le mogli dei calciatori, parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco. Non ce la faccio! Se tu parli della partita, di come è andata e cose così, bene. Ma non puoi parlare di tattica perché la donna non capisce come un uomo, non c'è niente da fare". Queste le parole sotto accusa.
LE SCUSE SU TWITTER - Dopo che queste dichiarazioni hanno scatenato tante polemiche e l'accusa di sessismo, Collovati in serata si è scusato: "Mi scuso se le frasi pronunciate in chiusura di trasmissione a "Quelli che il Calcio" pure in un clima goliardico, abbiano urtato la sensibilità delle donne. Me ne dispiaccio ma non era mia intenzione offendere nessuno, chi mi conosce sa quanto io rispetti l'universo femminile", ha scritto l'ex giocatore su Twitter.
Calcio, bufera su Collovati: "Quando sento una donna parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco"
LA RAI VALUTA LA SOSPENSIONE - L'ad della Rai, Fabrizio Salini, ha chiamato stamattina i vertici di Raidue esprimendo forte irritazione per le affermazioni fatte ieri da Collovati. Salini - a quanto si è appreso - ha invitato a tenere sempre ben presente che la Rai è un servizio pubblico e che il contratto di servizio ricorda esplicitamente all'articolo 9 che la Rai si impegna a promuovere la formazione tra i propri dipendenti, operatori e collaboratori esterni affinché in tutte le trasmissioni siano utilizzati un linguaggio e delle immagini rispettosi, non discriminatori e non stereotipati nei confronti delle donne. Per questo l'ad della Rai sta valutando la sospensione dell'opinionista.
LA MOGLIE CATERINA STA CON FULVIO - In difesa di Collovati, è intervenuta la moglie Caterina, nota presentatrice di trasmissioni sportive, che sempre su Twitter ha risposto ad alcune domande di utenti che chiedevano il suo parere. "Carissima, mio marito ha parlato di tattica... La tattica spiegata da una donna non mi convince... Quando presentavo le trasmissioni di calcio non ho mai avuto la pretesa di spiegare il 4-4-2. La visione del mondo unisex non mi appartiene", le parole della signora Collovati che ha anche aggiunto: "Parlare di calcio certo, ma la tattica è altra cosa. Parlare, tutti possiamo farlo, dire cose giuste è diverso. Saluti dalla moglie di un uomo che rispetta le donne più di molti altri ...questa sì che è una certezza!". Anche l'ex ct della Nazionale femminile, Antonio Cabrini, appoggia l'ex compagno: "Io le parole di Fulvio non le ho sentite e penso si tratti solo di una battuta. A ogni modo conosco Fulvio da una vita e non è affatto sessista, infatti a casa Collovati i pantaloni li porta la moglie Caterina..."
Passo indietro anche da parte di Alessandro Billy Costacurta, che durante una trasmissione Sky parlando della vicenda Wanda Nara-Icardi si era lasciato scappare un "fosse stata mia moglie l'avrei cacciata di casa''.
"Mi è uscita una frase infelice - ha detto Costacurta -. E' una brutta frase, anche se è stata estrapolata da un discorso. E' una frase però che non sento mia. Ho fatto un'uscita poco elegante. Ma lavoro qui, mi conoscete, ho partecipato anche alla gestione commissariale del calcio e ho incontrato delle donne straordinarie".
valeria bonfiglio
Collovati va sospeso. Non è accettabile che la TV pubblica (pagata anche da donne!) lasci passare parole tanto sciocche e maschiliste. Le scuse di Collovati, poi, sono solo apparenti. L'unica cosa che avrebbe dovuto dire per cercare di riparare sarebbe stata: "ho detto una scemenza; le donne possono intendersi di calcio come e più degli uomini". Ma, evidentemente, al di là della dichiarazione di non maschilismo, non corrisponde al "Collovati "pensiero". Una buona volta, il signore dovrebbe vergognarsi di ciò che ha pensato e detto nell'occasione.
lynx6871 .Se davvero “non aveva intenzione di offendere nessuno”, allora mi dispiace dirlo, ma Collovati dovrebbe consultare un medico di quelli bravi, perché evidentemente non si rende conto di quello che gli esce dalla bocca.
Teresa Malavasi
caro collovati tu sei una merda di uomo
... le donne possono intendersi di calcio come e più degli uomini"
Adesso i confronti sono tra maschi stranieri e femmine straniere?
Non conviene più farlo tra italiani e italiane, èh?
Adesso i confronti sono tra maschi stranieri e femmine straniere?Non l'ho capita... :hmm:
Non conviene più farlo tra italiani e italiane, èh?
Veramente, roba da manicomio... poi per il mio conterraneo sono due settimane di sospensione addirittura. :ohmy:
Ed anche Collovati - che è stato pure sospeso per due giornate dalla Rai -,
https://www.repubblica.it/sport/calcio/2019/02/19/news/collovati-219545998/?ref=drac-1
https://video.repubblica.it/sport/frasi-sessiste-collovati-la-moglie-caterina-lo-difende-basta-politically-correct-lasciamo-commento-calcio-ai-maschi/327490/328091
Comunque a me 'sta cosa degli uomini che si fanno difendere dalle mogli, fa veramente girare le palle.Ha solo detto la sua, anche se in questa società ginocentrica la parola di una donna vale doppio.
E se non le sa gestire, è anche e soprattutto a causa del suo disinteresse, che lo rende letteralmente disarmato di fronte a queste stronze.Per opportunismo, non vuol passare per la gogna almeno finché non incappa in un divorzio.
E contrariamente a quanto credono anche molti antifemministi, non è che ragionano in quel modo perché son state "indottrinate" dai media,Ho conosciuto diverse donne anche della mia generazione che non si credono superiori agli uomini ma ammettiamo pure che sia così.
Per opportunismo, non vuol passare per la gogna almeno finché non incappa in un divorzio
Ho conosciuto diverse donne anche della mia generazione che non si credono superiori agli uomini ma ammettiamo pure che sia così.
Cent'anni fa nessuna donna si sarebbe neppure sognata anche solo di volersi dedicare a queste cose
A parte il fatto che Thoeni e Ghedina sono italiani, dov'è il problema ?Ma mica sto parlando di voi. Sto dicendo che normalmente, basta scorrere le pagine dietro, la frase "le donne hanno fatto meglio dei maschietti", si riferiscono al confronto tra i risultati della nazionale maschile ITALIANA e quelli della nazionale femminile ITALIANA.
in questa società ginocentrica la parola di una donna vale il triplo (non il doppio, il triplo) di quella di un uomoLa parola di una donna vale il triplo perché è la donna stessa a valere il triplo, e se vale il triplo, è soltanto perché quello è il valore che gli diamo noi.
Soprattutto per vigliaccheria.Certo ma non era la società patriarcale a tenerle lontano dal pugilato. Che poi le donne vadano tenute a bada, non ci piove.
Chiamiamo le cose col loro nome, perché se oggi ci troviamo a discutere su forum come questo, da autentici "carbonari", è anche grazie alla vigliaccheria maschile.
O meglio, la vigliaccheria, mista a inconsapevolezza, delle odierne generazioni maschili di questa parte di mondo.
Ma moltissime lo pensano.
Basta "leggere" tra le (loro) trighe.
Ovvio, perché cent'anni fa, oltre a dover sopravvivere, le donne erano immerse in una c.d. società patriarcale che limitava certi eccessi femminili, mettendo dei ben precisi paletti alla loro indole.
Ne parlammo più volte anche anni fa.
Comunque, io seguito a chiedermi chi fu il primo imbecille che definì quello femminile "il gentil sesso".
Certo ma non era la società patriarcale a tenerle lontano dal pugilato.
La parola di una donna vale il triplo perché è la donna stessa a valere il triplo, e se vale il triplo, è soltanto perché quello è il valore che gli diamo noi.
Purtroppo, qui da noi, l'uomo medio è sostanzialmente una mezza sega che, senza una donna al fianco, si suicida dopo due giorni, da cui questo comportamento da poppanti.
Tu Non la Dovrai Deludere'
di Marc Rudov, 3 Agosto 2008
Soldi e Bambini
Non c'è niente che simboleggi la smidollata deferenza quanto l'immagine di un uomo in ginocchio che chiede alla propria ragazza di sposarlo. Quando le dice quelle parole senza tempo - "Mi vuoi sposare ?" - sta prendendo il più grande rischio della sua vita: quello di deluderla. Attraverso questo atto di demascolinizzazione, le sta davvero chiedendo di scavargli la fossa.
E se lui dovesse, Dio non voglia, deludere il suo fiorellino delicato, uno può solo immaginare come lei potrebbe reagire. Gli americani, che odiano vedere le proprie donne deluse, le darebbero molta libertà di azione — sia che lei getti i suoi vestiti dalla finestra, che lo schiaffeggi (come Teri Hatcher, in preda alla rabbia, fa a Pierce Brosnan in Tomorrow Never Dies), o che lo uccida con impunità, come ha fatto Mary Winkler mentre suo marito dormiva, usando poi la difesa dell'abuso o del disordine bipolare.
Quando ricevono proposte di matrimonio dai loro fidanzati, in diretta davanti alle telecamere della TV, le donne generalmente saltano su e giù, strillano e spargono lacrime. Nonostante ciò, considerato che i divorzi ormai si attestano sul 50%, che le donne iniziano le procedure di separazione in almeno il 70% dei casi (un barometro accurato del disappunto femminile), e che le inevitabili battaglie in tribunale distruggeranno delle vite, uno finisce per sospettare su quell'entusiasmo che le donne esibiscono quando per la prima volta si infilano l'anello di fidanzamento. Senza dubbi, non sono di certo commosse per gli uomini che sposeranno. Allora, perchè tutta questa eccitazione ?
Lungo tutta la storia miliardi di uomini hanno iniziato il rito della proposta di matrimonio per svariati motivi. Apparentemente, le basi del matrimonio sono cambiate con il tempo — evolvendosi dalle unioni scelte dai genitori e incentrate sulla proprietà, la ricchezza, la condizione sociale e la discendenza, alle unioni moderne dove i fidanzati si scelgono liberamente sulla base della compatibilità e dell'amore.
In realtà, più le cose sono cambiate e più sono rimaste le stesse. I matrimoni, nel 2008, sono ancora incentrati sui soldi e sui figli, come anche il loro disfacimento prova senza alcun dubbio. Quando una pallina da baseball si disfa, uno ne può vedere le interiora; un matrimonio è la stessa cosa. Ironicamente, nei documenti sul divorzio non viene menzionato l'amore, cioè quello che si presume sia l'ingrediente principale, e che è invece un concetto che poche persone capiscono o mettono in atto.
Eterna Infanzia
La delusione, che si può definire come il gap tra l'aspettativa e la realtà, è una costante parte della vita. I veri adulti — quelli che sono mentalmente ed emotivamente maturi — accettano, maneggiano e superano le delusioni, non aspettandosi che altre persone impediscano a queste delusioni di verificarsi.
I bambini invece, sia che abbiano 5 o 35 anni, non sono in grado affrontare le delusioni. Nonostante tutte le chiacchere sul femminismo e la parità, gli americani, attraverso un'antiquata cavalleria e leggi anticostituzionali sulla riproduzione, la custodia dei figli, lo stupro e la violenza domestica, mantengono le donne in uno stato di perenne infanzia. Sì, le donne americane si sono ormai abituate a vedersi risparmiare il rischio, il dolore, e la delusione.
Dato che la maggior parte degli uomini sono stati cresciuti con la missione di dover rendere felici le donne, per chiudere quel doloroso gap che passa tra l'aspettativa e la realtà, la punizione per il fallimento in questo è tremenda. Per aiutare questi uomini ingenui a navigare in queste acque pericolose, AOL ha pubblicato una bussola chiamata "Le 5 Cose che Non Dovresti Mai Dire ad una Donna". Immagina la rappresaglia contro qualsiasi uomo che osasse violare anche solo una di queste regole.
L'altro giorno sono stato ospite su Fox Business Network per discutere con Alexis Glick e Tracy Byrnes circa un nuovo studio che sostiene che c'è un aumento dell'infelicità nelle donne a partire dai 48 anni. Io ho opinato dicendo che la miseria per le donne inizia dall'infanzia, quando a queste viene insegnato che la felicità deriva dalle scarpe, dai gioielli, dalle tette al silicone e dai piedistalli. Naturalmente, le donne della Fox hanno reagito con indignazione, accusandomi di conoscere le donne "sbagliate" e di vivere nel medioevo. Il Medioevo ? Come spiegano Alexis e Tracy le richieste PMS (la sindrome della mentalità da principessa) della loro concorrente della CNBC, Erin Burnett, che ha scritto "8 Modi per Fare Colpo su di Me" su MensHealth.com ? Il suo obiettivo: insegnare agli uomini come evitare di deluderla. Sui pezzi grossi della CNBC non ha fatto colpo.
Le donne semplicemente non vogliono ammettere che il feminarcisismo è la regola, non l'eccezione. Perchè questo ? Perchè la maggior parte degli uomini lo tollerano e lo permettono per via di una falsa necessità: loro credono ingenuamente che le donne hanno una libido debole. Una simile ignoranza sulla sessualità femminile porta ad ogni tipo di comportamento irrazionale maschile, come ho scritto in 'Under the Clitoral Hood'. Infatti è vero l'opposto: le donne sono più libidinose degli uomini. Fino a quando gli uomini non capiranno questo, continueranno a strisciare per terra e accontentarle — e le donne continueranno a pretendere, e ricevere.
Avete mai sentito lo slogan, 'Se la Mamma è felice, tutti son felici' ? Ovviamente l'avete sentito. Questa corbelleria viene praticata in molte famiglie, come se la Mamma fosse il genitore "speciale" che tutti devono far felice, e Papà, l'uomo, fosse superfluo. Questo è il motivo perchè il femminismo ha avuto così tanto successo, e i diritti degli uomini sono ormai quasi morti in tutti i paesi occidentali. Gli uomini non sono semplicemente dei robot costruiti per rendere felici le donne; sono dei robot volenterosi e desiderosi di rendere felici le donne!
Circa un anno fa sono stato ospite in un programma radiofonico nel Massachusetts. Il conduttore, maschio, mi ha chiesto cosa c'è di così intrinsecamente sbagliato negli uomini perchè rovinano sempre le relazioni. Io sono rimasto sgomento. "Perchè ritieni che le donne sono esperte in relazioni, piccole angiolette perfette senza nessuna colpa ? Perchè presumi automaticamente che ad essere in torto siano gli uomini ?", ho risposto. Il conduttore non aveva risposte da dare perchè era il tipico uomo che si odia e che crede che gli uomini siano la feccia. Ahimè, ce n'è parecchi come lui fra di noi.
In un altro programma radio a DC, il conduttore maschio mi ha chiesto cosa sono i diritti degli uomini e perchè gli uomini hanno bisogno di qualche diritto — non sto scherzando. Altri conduttori maschi hanno ripetuto come dei robot il mantra femminista, "le donne non hanno votato per 100 anni, noi uomini dovremmo dargli una pausa". La moglie di Dennis Miller l'ha avvisato, con un messaggio durante la nostra discussione, di non invitarmi più nel suo programma. Altri conduttori hanno ammesso che le loro mogli li hanno mandati in bianco per una settimana dopo averli sentiti alla radio che concordavano con me.
E' triste che gli uomini americani si siano ridotti a vivere nel terrore delle donne, facendo si che le donne sentano che il non rimanere deluse è un loro diritto inalienabile. Le conseguenze ? Quando Barack Obama, durante il Giorno del Papà, ha criticato unilateralmente gli uomini per la piaga delle famiglie senza padre, ha ricevuto solo elogi. Tuttavia, non dicendo nemmeno una parola sulle donne nel Giorno della Mamma — sulla stessa questione — nemmeno un giornalista o conduttore televisivo l'ha criticato.
Com'è che le donne che accusano falsamente di stupro o di violenza domestica gli uomini non vengono condannate ? Com'è che Hollywood e Madison Avenue rappresentano perennemente gli uomini nelle sitcom e negli spot TV come degli stupidi e impotenti servi delle loro mogli ? E com'è che quando le donne abbandonano i loro figli non voluti nelle stazioni dei vigili del fuoco, senza che nessuna domanda venga posta, la società volta lo sguardo dall'altra parte ? Altre coccole e protezione per le donne dal rischio, dal dolore e dal disappunto.
Dopo che Hillary Clinton ha ammesso la vittoria di Barack Obama, il 7 Giugno 2008, ha iniziato la sua campagna vittimistica, incolpando i media di aver fatto sessismo che, lei ha sostenuto, le ha fatto perdere la nomination. Allo stesso tempo, la Senatrice Clinton si vantava di aver ricevuto 18 milioni di voti per le primarie, un record per gli Stati Uniti. Ma se il sessismo è così in voga, come ha fatto ad ammassare 18 milioni di voti, molti dei quali di uomini ? Infatti la Clinton è un'ipocrita. La sua campagna presidenziale e il suo sito web erano tutti concentrati sulle donne, donne, donne — che è sessismo bello e buono.
Coccolamento Perverso
Ho detto prima che la maggior parte degli uomini vengono cresciuti per mettere le donne su dei piedistalli ed evitare di deluderle. Vediamo un esempio. In questo ben noto video, un padre fa una sorpresa a sua figlia, Mackenzie, con una macchina sportiva rossa nel giorno del suo sedicesimo compleanno. Invece di ringraziarlo, lei si lamenta e sbatte i piedi — perchè non le piace il colore. Perchè questo comportamento ingrato ? Perchè il patetico, arrendevole padre di Mackenzie le ha baciato il culo fin dalla sua nascita, proteggendola dalle delusioni. C'è una Mackenzie anche a casa tua ? E' tua figlia, la tua ragazza, o tua moglie — oppure tutte e tre ?
Nella svertebrata America, Mackenzie troverà molti uomini che seguiranno le orme di suo padre. E vi garantisco che il masochista che eventualmente le proporrà di sposarla si inginocchierà ai suoi piedi, perchè lui, come il padre di Mackenzie, vede le donne come esseri superiori. Sfortunatamente, costui avrà la compagnia di parecchi uomini della stessa mentalità in questo paese: mariti, poliziotti, procuratori, giudici, giurati, politici, giornalisti, produttori di film, pubblicità e telefilm.
Dite ad una donna che è troppo debole per essere una dirigente nella tua compagnia, o la comandante in capo delle Forze Armate USA, e vedrete con quale velocità riceverete una telefonata dalla EEOC [Ndr. Equal Employment Opportunity Commission - La Commissione Pari Opportunità sul Lavoro]. Ora, ditele che è troppo forte per avere una speciale protezione dalla VAWA, l'incostituzionale Violence Against Women Act creato da Joe Biden, il più grande "amico delle donne" del Senato USA. Ora, guardate come il suo lato vittimistico emergerà per spiegare le sue debolezze. Praticamente, le donne sono forti quando gli conviene e deboli quando gli conviene, e gli uomini, che soffrono di vaginafobia, semplicemente vanno avanti tollerando tutto questo come se niente fosse.
Questo perverso coccolamento delle donne è radicato nella paura di deluderle. E', nella realtà, una plateale mancanza di rispetto nei loro confronti, una convinzione fondamentale che siano deboli e vittime indifese. Ma se le donne si sentissero insultate da questo coccolamento accondiscendente, protesterebbero, vero ? Avete mai sentito una donna protestare perchè riceve speciali privilegi ?
Come Cenerentola
Recentemente un mio amico mi ha raccontato dell'incidente di quando la sua ex-moglie violò gli accordi sulla custodia (dei figli). Lui la portò in tribunale, dove il giudice maschio decise, illegalmente, in favore di lei. Il giudice disse al mio amico: "Non voglio deluderla (la ex-moglie)". Chi se ne frega delle leggi quando c'è in ballo la fragilità di una donna ? Ne incontro sempre di uomini, come questo giudice, che si genuflettono alle loro ragazze e mogli per paura di deluderle.
Due settimane fa stavo discutendo con Lis Wiehl, nel programma Your World with Neil Cavuto di Fox News Channel's, circa una donna abbandonata che ha vinto un accordo di 150'000 dollari da una giuria della Georgia perchè il suo fidanzato l'aveva lasciata. L'uomo fece così perchè, dopo aver pagato 30'000 dollari di debiti della donna, cosa che lui non era obbligato a fare, ha poi scoperto che i debiti di lei in realtà erano molto più grossi di quanto avesse inizialmente detto. In altre parole, il matrimonio era per questa donna un modo per pagare i suoi debiti. Allora l'uomo decise di non sposarla. Suona ragionevole, giusto ? Sbagliato. Le relazioni sono una prova senza rischi prima di prendersi un impegno che dura tutta una vita, giusto ? Sbagliato. Questo uomo ha commesso il peccato di deludere una donna. Nonostante questa non avesse alcuna base legale per portarlo in tribunale, la giuria formata da 12 persone, metà delle quali maschi, si è sentita dispiaciuta per lei. Se la situazione fosse stata a parti invertite, vi potete immaginare una giuria che premia un uomo deluso con 150'000 dollari ?
Shayne Lamas, la figlia ventiduenne di Lorenzo Lamas, e vittima dell'altamente intellettuale show televisivo, The Bachelor, ha rotto il suo fidanzamento con Matt Grant. Nonostante ciò, lei vuole tenere l'anello e racchiuderlo in una scatola di vetro, come Cenerentola. E' buona norma, e anche richiesto legalmente in molti stati, che quando un fidanzamento finisce, la donna restituisca l'anello all'uomo che gliel'ha dato. Ma, dato che Shayne vive in un paese che odia deludere le donne, lei crede che alla fine l'avrà vinta. Se davvero venisse obbligata a restituire l'anello, io sarò il primo ad essere sorpreso.
Lo scorso mese Cynthia Rodriguez ha presentato la domanda di divorzio contro il grande degli Yankee Alex Rodriguez, conosciuto anche come A-Rod, dopo che sono emerse notizie su una sua storia con Madonna. A-Rod e Cynthia vivono in Florida, uno stato 'no-fault' dove l'infedeltà coniugale non può fare da base per la richiesta di divorzio. Nel 2002, la coppia firmò un accordo prematrimoniale, un contratto vincolante che dettagliava come i loro beni sarebbero stati divisi in caso di divorzio. Durante il loro matrimonio, A-Rod, che adesso guadagna 27 milioni di dollari all'anno, è stato più volte visto con molte donne. Nonostante sapesse questo, Cynthia è rimasta con lui ed ha anche avuto un secondo figlio. Dato che i contratti legali evidentemente non valgono per le donne deluse, Cynthia sta illegalmente usando le accuse di infedeltà per convincere il giudice a mettere da parte il loro contratto prematrimoniale e darle molti più soldi. A-Rod sta lottando affinchè il giudice ignori le accuse di infedeltà (come dice la legge) e rispetti il patto prematrimoniale (come, anche qui, dice la legge). Cynthia proverà a sostenere di aver firmato il patto sotto costrizione — perchè le ragazze, si sa, non capiscono... cose come... i contratti. Se non dovesse averla vinta, io sarò il primo ad essere sorpreso.
Il Capolinea del Nonsenso
Per coesistere con una donna in un paese che odia la delusione femminile, adesso un uomo ha bisogno di un contratto per fare conversazione, un contratto per un appuntamento, un contratto per fare del sesso, un contratto per un aiuto-lavoratore, un contratto per la convivenza, un contratto per il fidanzamento, un contratto per il matrimonio — e nessuno di questi è garantito che varrà qualcosa. Una miniera d'oro per gli avvocati !
Il benessere di un uomo, in questa ginocrazia che gli uomini hanno costruito, dipende dall'umore di una donna, dalla sua morale, dallo stato in cui vive, e dalla riluttanza di un futuro e sconosciuto giudice o giuria di "deluderla". Il campo di gioco non è pari perchè gli uomini — che hanno paura di venir chiamati misogini e hanno paura di andare in bianco — hanno lasciato che tutto questo accadesse, continuano a tollerarlo, e non lo combatteranno.
Se Peter Cook fosse stato la parte colpevole nel suo divorzio da Christy Brinkley, e avesse scelto di rendere noto al pubblico i loro fatti privati, il giudice, i media, e le associazioni di donne l'avrebbero denigrato universalmente come un villano e un terribile padre. Invece, quando Christy ha fatto esattamente questo, nessuno gliene ha reso conto. Infatti, la figlia più vecchia di Brinkley si è detta "fiera" del circo pubblico messo in piedi dalla madre. La società accetta rovinose ed irrazionali emozioni e comportamenti da parte delle donne come una sorta di compenso per le loro delusioni.
Non credete che le donne si aspettino di essere coccolate e di ottenere una posizione di vantaggio nella vita ? Guardatevi intorno in un ristorante, la prossima volta che uscite; contate quante donne stanno pagando la cena agli uomini. Poi, ascoltate i politici parlare, di entrambi gli schieramenti; contate quanti stanno promettendo di condannare le donne che falsamente accusano gli uomini di stupro. Le donne pretendono e ricevono coccole. E finchè uomini con il mantello si precipiteranno a salvare le donne dalle loro delusioni, questo gioco di manipolazione continuerà ad andare avanti.
Il desiderio di coccolare è tanto immaturo e disfunzionale quanto quello di essere coccolati. Una simile codipendenza porta ad una spirale ascendente di aspettative e delusioni — come simboleggiato dalla relazione tra Mackenzie e suo padre. Il coraggio di deludere una donna è un segno di rispetto nei loro confronti. L'accettazione delle delusioni come parte della vita, e che gli uomini non sono responsabili nel prevenirle, è un segno di rispetto per se stesse delle donne.
Se sei anche tu un uomo il cui mantra è 'Tu Non la Dovrai Deludere' — con la cena "sbagliata", conversazione, scherzo, diamante, macchina, casa, vacanza, accordo di divorzio, salario o legislazione — devi proprio farti crescere un paio di testicoli.
[ FONTE]
TRADUZIONE: http://antifeminist.altervista.org
Le donne semplicemente non vogliono ammettere che il feminarcisismo è la regola, non l'eccezione. Perchè questo ? Perchè la maggior parte degli uomini lo tollerano e lo permettono per via di una falsa necessità: loro credono ingenuamente che le donne hanno una libido debole. Una simile ignoranza sulla sessualità femminile porta ad ogni tipo di comportamento irrazionale maschile, come ho scritto in 'Under the Clitoral Hood'. Infatti è vero l'opposto: le donne sono più libidinose degli uomini. Fino a quando gli uomini non capiranno questo, continueranno a strisciare per terra e accontentarle — e le donne continueranno a pretendere, e ricevere.
Ma guarda un po', io senza una donna accanto ci guadagno in salute!Pure io.
Sì, ma questo non è un problema che riguarda solo gli italiani, perché in altri paesi è lo stesso.Ciò, tuttavia, non significa che non sia un problema, anzi, IL problema.
Ma guarda un po', io senza una donna accanto ci guadagno in salute!
La libido femminile è diversa, in assenza degli stimoli giusti* è generalmente dormiente. Ma non la sottovaluterei: le olandesi e le francesi per esempio hanno una vita sessuale molto (ma molto) movimentata e non lo affermo per sentito dire: ho visto e sentito "cose che voi umani non potete immaginare".
* Che includono, tra l'altro, il negro e il poco di buono che le prende a sberle, come abbiamo visto proprio oggi.
Ciò, tuttavia, non significa che non sia un problema, anzi, IL problema.
Ho forse sostenuto il contrario ?No.
No.
Tuttavia, se lo stesso problema ce l'abbiano o meno pure altri, per noi cambia poco, da questo punto di vista.
Se io ho un dente cariato, nel momento in cui un dente cariato ce l'hai pure tu, a me, dal punto di vista pratico, non cambia nulla.
Non è che la cosa mi faciliti in alcun modo.
Semplicemente, lo stesso problema ce l'abbiamo in due, ma questo non cambia nulla per nessuno dei due.
"Noi viviamo in Italia e dobbiamo occuparci delle nostre magagne".In realtà non è esattamente questo che volevo dire.
Le 5 calciatrici americane che hanno fatto causa per discriminazione sessuale
Il giorno della Festa della Donna, le cinque giocatrici più forti della nazionale campione del mondo che fra tre mesi difendono il titolo, hanno fatto causa a nome delle 28 compagne di squadra alla Federcalcio degli Stati Uniti per “istituzionalizzata discriminazione sessuale”. Hope Solo, Carli Lloyd, Becky Sauerbrunn, Megan Rapino e Alex Morgan contestano la stridente differenza di trattamento economico dei colleghi uomini
di VINCENZO MARTUCCI 09 marzo 2019,15:53
calciatrici americane gender gap
Afp
Hope Solo
CALCIO USA CLASS ACTION HOPE SOLO MEGAN RAPINOE CARLI LLOYD BECKY SAUERBRUNN ALEX MORGAN
Tanto tuonò che piovve. Dopo tante proteste e minacce e denunce, proprio il giorno della Festa della Donna, le cinque giocatrici più forti della nazionale campione del mondo che fra tre mesi difendono il titolo, hanno fatto causa a nome delle 28 compagne di squadra alla Federcalcio degli Stati Uniti per “istituzionalizzata discriminazione sessuale”. Guidano la rivolta le superstar Hope Solo, Megan Rapinoe, Carli Lloyd, Becky Sauerbrunn e Alex Morgan, che contestano la stridente differenza di trattamento economico dei colleghi uomini.
calciatrici americane gender gap
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Becky Sauerbrunn
Molto meno vincenti, eppure retribuiti il 40 per cento in più. Il premio individuale per le giocatrici della nazionale è 99mila dollari se vincono almeno 20 amichevoli (niente bonus se superano questa soglia), con una retribuzione quindi di 5000 dollari a partita vinta, mentre per gli uomini la cifra sale a 263mila dollari – più di 13mila per ogni successo - con in più un garantito di 100mila a testa e un extra di 5-17mila dollari dalla ventunesima partita disputata in poi.
La questione va avanti da anni. Dopo che invano le ragazze si erano rivolte tre anni fa alla Equal Employment Opportunity Commission. “Siamo le migliori, abbiamo vinto tanto, ma la nazionale maschile viene pagata molto di più”, dichiarava già prima dell’Olimpade di Rio 2016 il portiere, Hope Solo. Portando alla luce l’eclatante disparità di retribuzione per spiegare la pubblica denuncia con un comunicato: “Siamo state noi il motore di questo sport che è finalmente decollato negli Stati Uniti”.
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Alex Morgan
Impossibile dar loro torto. Mia Hamm è ancora per molti il simbolo del soccer Usa, uomini compresi. I 90.185 spettatori della finale dei Mondiali del 1999 contro la Cina rappresentano tuttora il record per questo sport in America. Così come i 25 milioni di telespettatori per la trionfale finale dei Mondiali 2015. Ed è proprio da quell’anno, esattamente dal 4 febbraio, che oggi le pioniere del calcio negli Stati Uniti chiedono giustizia nella causa arcimilionaria che hanno intentato alla corte distrettuale di Los Angeles contro la USSF (United States Soccer Federation).
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Megan Rapinoe
Con tanto di risarcimento danni per tutte le giocatrici che hanno vestito la maglia della nazionale e il chiaro obiettivo di sfruttare la sentenza per dividere la torta anche delle sponsorizzazioni e dei diritti televisivi. In considerazione del +20 milioni di dollari nei ricavi dell’ultimo anno della Federcalcio Usa.
L’aggravante della causa e della richiesta di arretrati è la continua, inascoltata, protesta negli anni. A cominciare da quella, clamorosa, della stella Alexandra Patricia Morgan Carrasco – la popolare Alex Morgan - attaccante dell’Orlando già nel 2016 i microfoni della NBC: “Ogni singolo giorno lavoriamo e facciano sacrifici esattamente come gli uomini. Resistiamo allo stesso livello sia di fisico che di testa. I nostri tifosi ci dimostrano continuamente quanto ci apprezzano. Come ci hanno confermato anche ai Mondiali. Perciò, davvero, chiediamo, e insistiamo, perché la nostra federazione, che il nostro datore di lavoro aumenti e apprezzi anche noi".
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Carli Lloyd
Nell’aprile del 2017, dopo l’oro olimpico conquistato dalle ragazze a stelle americane, le parti avevano raggiunto un accordo complessivo quinquennale, ma le differenze di trattamento economico uomo-donna erano rimaste talmente clamorose da alimentare il malcontento.
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Hope Solo
Ecco quindi l’ultima, clamorosa, reazione, appena tre giorni dopo che la nazionale donne si è assicurata il secondo posto nella SheBelieves Cup, grazie all’1-0 sul Brasile. «Per anni, siamo state pazienti nella speranza che la federazione avrebbe fatto la cosa giusta retribuendoci nel modo che meritavamo. Invano”, attacca l’ultimo Pallone d’Oro, Carly Lloyd. A nome della nazionale numero 1 del mondo per dieci degli ultimi undici anni.
«Per anni, siamo state pazienti nella speranza che la federazione avrebbe fatto la cosa giusta retribuendoci nel modo che meritavamo. Invano”, attacca l’ultimo Pallone d’Oro, Carly Lloyd. A nome della nazionale numero 1 del mondo per dieci degli ultimi undici anni.
From world champions to humbling defeat against Under 15s side... World Cup-winning USA women's team suffer 5-2 loss against Dallas academy boys
USA women's team played warm up for Russia friendly against Dallas Under-15s
Informal game did not go to plan for international side as they lost 5-2
Result did not seem to matter with USA beating Russia 4-0 in main fixture
Players' spirits were still high after humbling loss as they posed for photos
By WILL GRIFFEE FOR MAILONLINE
PUBLISHED: 10:16 GMT, 7 April 2017 | UPDATED: 10:38 GMT, 7 April 2017
The USA women's football team were convincingly beaten by a team of adolescents in a embarrassing defeat for the world champions.
They were roundly outplayed, losing 5-2 against FC Dallas Under-15s academy side who took full advantage of their big day.
The players did not appear to allow the display to subdue their spirits and posed with the opposition for photos after the game.
Jillian Ellis' team were preparing for an international friendly but the humbling by a group of youngsters did not seem to affect their performance on a bigger stage.
The USA ran out 4-0 victors against Russia, a welcome respite after two difficult defeats in the SheBelieves Cup.
Having lost 1-0 to England and 3-0 to France, the friendly against Dallas U-15s will have caused concern but it seems the result was a blip in an informal contest.
Perhaps it served as motivation as the Americans totally dominated Russia with 33 shots to five during the 90 minutes.
'It's always good to rebound,' coach Jill Ellis said. 'Everything right now is looking forward to the next game and trying to get better.'
Ellis' side are building towards the World Cup in 2019 and will hope their humbling loss to teenagers is merely a footnote on the path to defending their crown.
In Australia we are having women's sport rammed down our throats at the moment with a lot of hype and propaganda trying to convince us that it is equal to men's sport. The Women's Australian Football League (WAFL) was launched recently and already people are calling it 'AWFL'. By all means have women's sport but please stop trying to make out that it is something it is not.
Sci nordico, Mondiali: quel gap d’oro che la Wierer ha colmato con gli uomini
Cinque titoli mondiali maschili nel biathlon, e mai un titolo femminile: la lacuna è colmata grazie a Dorothea, che adesso fa compagnia al gruppo maschile e insieme a Lisa Vittozzi la prossima settimana a Oslo può fare il sorpasso agli uomini con la prima Coppa del Mondo azzurra
17 MARZO 2019 - MILANO
E venne il giorno, di domenica, nell’anno di grazia 2019 in cui il gap uomini-donne nel biathlon italiano fu colmato per sempre. Grazie a Dorothea Wierer, regina magnifica della Mass Start, donna che ha conquistato più medaglie di tutte le altre azzurre. Non poteva che essere lei, Doro a dire che gli uomini che sciano e sparano non sono più soli. Sono infatti 5 i precedenti trionfali dell’Italia ai Mondiali: il primo nel 1990 a Kontiolahti grazie alla staffetta d’oro composta da Carrara, Pallhuber, Passler e Zingerle, che ora è nello staff tecnico di Fabrizio Curtaz. L’anno dopo, a Lahti, l’oro arrivò da un’altra staffetta: Leitgeb, Taschler, Demetz e ancora Pallhuber nella prova a squadre. Solo nel 1993 a Borovetz, in Bulgaria, Andeas Zingerle riuscì a conquistare il primo titolo iridato azzurro nella 20 km individuale, lo stesso Zingerle contribuì al titolo in staffetta insieme a Pallhuber, Passler e al bergamasco Pierabelto Carrara. E l’Italia fece il Triplete consecutivo a squadre nel 1994 a Canmore, in Canada, con Carrara, Leitgeb, Zingerle e Pallhuber. Dopo il bronzo di Cattarinussi nel 1996 a Ruhpolding, e quello in staffetta, maturerà l’ultimo trionfo prima di oggi e firmato da Willy Pallhuber nella 10 km Sprint.
I VIDEO DI GAZZETTA TV
Dal 1997 ad oggi una sequenza di argenti e bronzi per un totale di 25 podi. Fino a questa gemma che dice che niente è più impossibile per le donne d’Italia. C’è la donna Doro nel parziali di 6-1 tra ragazzi e ragazze in fatto di titoli iridati, visto che nel frattempo è maturato un altro oro al maschile con Dominik Windisch. E non è finita: anzi, da domani a domenica prossima l’Italia farà il tifo per la Wierer e Lisa Vittozzi che si contenderanno - partendo a pari punti - la Coppa del Mondo. Ma stavolta, le donne potrebbero battere sul tempo gli uomini. Nessun italiano infatti ha mai vinto la sfera di cristallo.
Stefano Arcobelli
Cinque titoli mondiali maschili nel biathlon, e mai un titolo femminile: la lacuna è colmata grazie a Dorothea, che adesso fa compagnia al gruppo maschile
la lacuna è colmata grazie a Dorothea, che adesso fa compagnia al gruppo maschile e insieme a Lisa Vittozzi la prossima settimana a Oslo può fare il sorpasso agli uomini con la prima Coppa del Mondo azzurra
CONFRONTI — In precedenza, nell’ambito di un match vissuto con grande furore agonistico, erano andate a segno Stefan (al 20’ del primo tempo), Sillari (al 5’ del secondo) e Bettoni (al 19’), exploit ai quali vanno aggiunti 11 punti della stessa Sillari al piede. Per le ospite una meta di Boujard, quella del 5-5 e una di Jason trasformata da Tremiliere per il 21-12. Quel che più ha del clamoroso è che le giocatrici transalpine, messe sotto scacco dal primo pallone, sono professioniste, contrariamente a quelle italiane. Anche per questo il successo e il secondo posto nel Torneo equivalgono a un’impresa. Soprattutto all’indomani dell’ennesimo flop della Nazionale maschile che sabato, contro la Francia, all’Olimpico di Roma ha subito il 22° k.o. consecutivo e incassato il quarto cucchiaio di legno in quattro anni.
TommyHowlett 21:10, 17 Marzo 2019
Movimento in crescita e mentalità vincente. Il rugby femminile è ancora piuttosto indietro rispetto al maschile (solo in Inghilterra esiste il professionismo e si vede) ma intanto stiamo dimostrando a tutti cosa si può fare quando i talenti vengono cresciuti bene. Il paragone con i maschi non regge, troppa differenza come detto prima.
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Rispondi
Becks
Becks 20:12, 17 Marzo 2019
Il solito confronto con i maschi... Chi scrive l'articolo almeno lui potrebbe sorvolare visto che senza loro non avrebbero quel poco di visibilità
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Rispondi
Flaviuz 19:10, 17 Marzo 2019
Orgogliosi di voi! Brave! Ora serve dalla federazione un vero e serio investimento nel rugby femminile sia a 15 che a 7. Almeno qui la crescita è palese!
https://www.gazzetta.it/Sport-Invernali/Sci-Nordico/17-03-2019/sci-nordico-mondiali-quel-gap-d-oro-che-wierer-ha-colmato-gli-uomini-3202274946515.shtml
E' o non è una malattia mentale ?
Dico, questi giornalistucoli non perdono mai l'occasione per fare paragoni senza senso.
Dunque: tralasciando per un momento il fatto che in ipotetiche e improponibili competizioni miste le femmine non vincerebbero una beneamata fava, un titolo mondiale femminile colmerebbe il divario con gli uomini, che ne han vinti cinque ? :hmm: :doh:
Capito ?
Una vittoria delle donne contro altre donne, equivarrebbe ad un "sorpasso" agli uomini.
... e niente, ormai siam circondati da analfabeti funzionali, perennemente piegati a novanta gradi.
'STRUCK A NERVE' Rapper Zuby beats female weightlifting records while ‘identifying as woman’ in response to transgender athlete row
Hip-hop artist and Oxford graduate Zuby posted 'tongue-in-cheek' video as part of mission to show athletes who are genetically male should not be allowed to compete alongside women
By Gary Stonehouse
3rd March 2019, 2:08 pmUpdated: 3rd March 2019, 2:24 pm
A RAPPER has weighed in to the transgender athlete row by beating a host of female weightlifting records while “identifying as a woman”.
Hip-hop artist and Oxford graduate Zuby is on a mission to show athletes who are genetically male should not be allowed to compete alongside women.
He was filmed last week beating Britain’s women’s deadlift record while and the video has been watched over a million times since he shared it online.
Zuby, 32, also went on to smash the UK women’s bench press record and tongue-in-cheekily claimed his work was “strong, stunning and brave”.
His actions are in response to the debate surrounding participation of transgender athletes in sport.
Cyclist Rachel McKinnon received more than 100,000 hate messages on Twitter after winning the UCI Masters Track World Championship title in October.
Rival Jen Wagner-Assali, who finished third, claimed it was “unfair” and called on cycling's international governing body to change its rules.
Tennis star Martina Navratilova, a long-term LGBT rights campaigned, is among those claiming it is unfair for born males to self-identify as women to participate in female events.
She said: “It is not a transphobic thing… there needs to be a fair and level playing field.”
apologises to fans
But some have argued back claiming that point of view is prejudice and all athletes have advantages over each other such as height or hormones.
In an interview with The Times, Southampton-born Zuby has waded in to the dispute now and says his video has “struck a nerve”.
He said: “It was done in a humorous way, but it made it more real: it showed the fallacies of the arguments on the other side.
“I have seen people saying there is no inherent biological strength difference between men and women.
“I posted it being a bit tongue-in-cheek, showing what I think is the obvious absurdity of their argument.”
“I said four or five years ago that you are going to start having biological males competing against women [in sporting events]. People thought I was being alarmist.”
A fierce backlash ensued following Navratilova’s comments, but Zuby insists the reaction to his video has been “98 per cent positive”.
Zuby added: “There was a small number of people who tried to make out that I had evil intent. Among my trans followers, most agreed. Some said to me, ‘This thing is clearly silly.’”
Under guidelines introduced in 2016, the IOC allows athletes transitioning from female to male to participate without restrictions.
Male to female competitors are required to have kept their levels of testosterone - a hormone that increases muscle mass - below a certain level for at least 12 months.
https://www.gazzetta.it/Sport-Invernali/Sci-Nordico/17-03-2019/sci-nordico-mondiali-quel-gap-d-oro-che-wierer-ha-colmato-gli-uomini-3202274946515.shtml
E' o non è una malattia mentale ?
Dico, questi giornalistucoli non perdono mai l'occasione per fare paragoni senza senso.
Dunque: tralasciando per un momento il fatto che in ipotetiche e improponibili competizioni miste le femmine non vincerebbero una beneamata fava, un titolo mondiale femminile colmerebbe il divario con gli uomini, che ne han vinti cinque ? :hmm: :doh:
26 marzo 2019
Malagò, le medaglie rosa e il professionismo: anche in acqua le donne si fanno valere di più
di Stefano Arcobelli
Il governo dello sport oggi a Matera ha approvato il bilancio, e poi nella classica conferenza stampa finale Giovanni Malagò ha parlato di tanti temi, a cominciare da quello attualissimo delle donne. Il presidente del Coni ha argomentato poi ad un evento: «Ho visto la sfida tra Juventus e Fiorentina, complimenti. Il movimento femminile sta crescendo: la Federcalcio ha il diritto e il dovere di valorizzare al massimo questo prodotto che ha dimostrato di essere una disciplina leader in quasi tutte le nazioni sportivamente più evolute. È chiaro che poi tutto è sdoganato, come spesso succede, dai risultati di vertice: l’Italia si è qualificata per i Mondiali e c’è stata una crescita mediatica esponenziale. Professionismo strada giusta? Secondo me non si deve rimanere vincolati al concetto di professionismo sì o professionismo no: è chiaro che le atlete debbano essere tutelate, soprattutto quando ci sono aspetti previdenziali che riguardano maternità, infortunistica e tutta una serie di loro diritti, però non penso che chi gioca a calcio in Serie A femminile sia meno o più professionista di Dorothea Wierer o Lisa Vittozzi, di Federica Pellegrini o di Eleonora Lo Bianco. Non ci deve essere un assioma: dato che sei un atleta di calcio automaticamente sei una professionista, perché le altre si allenano ugualmente, se non spesso anche di più. Questo concetto deve essere chiarito bene». L’effetto-Fede s’è visto nel boom del nuoto azzurro-rosa. C’erano trasferte in cui la Pellegrini era l’unica a salire sul podio e le altre a fare le belle statuine, poi con Alessia Filippi non è stata più sola, e ora siamo alla generazione Panziera-Quadarella-Cusinato, mentre le millenials crescono ai Criteria. Nei giorni della Isl, dei contratti e del sindacato fondato da Katinka Hosszu, è davvero significativo come le donne si siano avvicinate agli uomini dopo tante battaglie – non dimentichiamo quando il Setterosa riceveva premi inferiore finché ci fu l’equiparazione e in vasca anche il sorpasso tecnico – e ora vincono anche di più. Perché s’allenano di più senza truccarsi di meno.
Fifa, il presidente Infantino: “Il mondo del calcio è ancora molto macho”
Di Alessandro Della Guglia -10 Aprile 2019
Roma, 10 apr – Per Gianni Infantino, presidente della Fifa, “quello del calcio è un mondo ancora molto macho”. Neppure lo sport, è ormai cosa nota, è immune dalla bacchettate politicamente corrette. Urge insomma porre rimedio e allinearlo, soprattutto il calcio fucina di appassionati colpevoli di essere uomini. Pardon, machi. Secondo Infantino molti ancora “nel vedere una donna africana e musulmana in una posizione importante nella Fifa reagiscono scuotendo la testa. Ma Fatma Samoura, il segretario generale, lavora molto bene”.
Non si capisce che tipo di statistiche abbia davanti il dirigente italo-svizzero, non ci risulta che vi siano state proteste a suon di teste scosse, riguardo al segretario generale, da parte di schiere di machi indispettiti. Intervistato a Rio de Janeiro dai network del gruppo Globo, Infantino ha poi precisato che “piano piano, come si dice in italiano, le cose stanno cambiando”. Il presidente della Fifa si è dichiarato “convinto che il Mondiale di quest’anno aiuterà molto a cambiare il modo in cui le donne sono viste nel calcio”.
Alla domanda sul perché la Fifa paghi 400 milioni di dollari in premi per i Mondiali maschili e solo 30 per quelli femminili, Infantino ha risposto che “intanto quest’ anno i premi per le donne li abbiamo raddoppiati perché finora erano di 15 milioni. Se poi contiamo anche i venti che diamo alle squadre per la preparazione, il totale arriva a 50”. Ma, a suo avviso, “è chiaro che non basta, e ci lavoreremo”. Certo, non penserete che si tratti di ascolti, presenze agli eventi, interesse generale degli spettatori. Non fate i machi.
Alessandro Della Guglia
Calcio, domenica si scriverà la storia in Francia: per la prima volta una donna arbitrerà in Ligue 1
23 aprile 2019 20:05 Alessandro Farina
Domenica sera si scriverà una nuova pagina di storia del calcio in Francia: la sfida tra Amiens e Strasburgo sarà infatti diretta da Stéphanie Frappart, che diventerà così la prima donna ad arbitrare una partita in Ligue 1. Non era infatti mai accaduto prima negli 87 anni dalla fondazione della massima serie francese, anche se non sarà un primato assoluto a livello europeo, visto che già nel settembre 2017 la tedesca Bibiana Steinhaus aveva diretto una gara in Bundesliga.
Si tratta comunque di un passo in avanti importante per tutto il mondo del calcio, considerando anche i recenti fatti avvenuti in Italia, con gli insulti recapitati da un telecronista ad un arbitro donna nel campionato eccellenza. Per Stéphanie Frappart, a 35 anni, si tratta invece di un grande riconoscimento della sua carriera, dopo le tante partite di livello dirette in ambito internazionale, tra cui quelle del Mondiale femminile 2015, le Olimpiadi del 2016 e l’Europeo femminile del 2017, oltre alle gare della Ligue 2. Sugli spalti dello Stade de la Licorne, ad assistere al suo debutto, ci sarà anche Clément Turpin, che ha arbitrato la sfida di Champions League tra Juventus e Ajax.
L'invasione degli spazi maschili non sembra arrestarsi, dal calcio ai froci in TV. Ma come disse Falcone, tutto ha una fine, anche gli arbitri donna.
The End of Women’s Sports: Biological Male Wins NCAA Women’s Track Championship — VIDEO
Cristina Laila by Cristina Laila May 28, 2019 761 Comments
Transgender competitor Cece Telfer (center); screenshot
A biological male who identifies as a woman won the NCAA women’s track championship over the weekend.
Cece Telfer. a biological male (transgender), won the women’s 400 meter hurdles on Saturday night and beat the second place competitor by over a full second.
The coach praised Cece Telfer for being the first student-athlete in Franklin Pierce history to collect an individual national title.
“It was tough conditions out here with the wind and the heat over the last three days but, as she has over the last six months, CeCe proved herself to be tough enough to handle it,” head coach Zach Emerson said.
“Today was a microcosm of her entire season; she was not going to let anything slow her down. I’ve never met anybody as strong as her mentally in my entire life,” Emerson said.
The NCAA boasts of its “inclusion of transgender student-athletes” because they believe in and are committed to “diversity, inclusion and gender equity among its student-athletes, coaches and administrators. We seek to establish and maintain an inclusive culture that fosters equitable participation for student-athletes and career opportunities for coaches and administrators from diverse backgrounds.”
The left is completely destroying women’s sports.
Recall, “Rachel” McKinnon is a man who won the women’s cycling world championship in October of last year — all he had to do was show up and say he was a woman named Rachel and next thing you know he’s the world champion.
Two biological males have also crushed female competitors in high school track in Connecticut, ultimately destroying scholarship opportunities for young girls.
Meanwhile the feminists are silent on this issue.
A biological male who identifies as a woman won the NCAA women’s track championship over the weekend.
During Fox's fight against Tamikka Brents, Brents suffered a concussion, an orbital bone fracture, and seven staples to the head in the 1st round. After her loss, Brents took to social media to convey her thoughts on the experience of fighting Fox: "I've fought a lot of women and have never felt the strength that I felt in a fight as I did that night. I can't answer whether it's because she was born a man or not because I'm not a doctor. I can only say, I've never felt so overpowered ever in my life and I am an abnormally strong female in my own right," she stated. "Her grip was different, I could usually move around in the clinch against other females but couldn't move at all in Fox's clinch..."[18]
Renée Richards (New York, 19 agosto 1934) è un'ex tennista statunitense. È stata la prima tennista transessuale della storia. Nata Richard Raskind, chirurgo oculista, sposato con un figlio, nel 1975, a seguito di un intervento chirurgico, divenne donna. La USTA le negò il permesso di giocare agli US Open, ma una sentenza della Corte Suprema di New York nel 1977 le accordò la partecipazione[1].
Il contrario è improponibile.Fino alla prossima sentenza della Corte Suprema. ;)
Fino alla prossima sentenza della Corte Suprema. ;)
Left Vows To Topple Patriarchy By Allowing Biological Males To Dominate Women's Sports
June 3rd, 2019
U.S.—Declaring that "the future is female" and that they would "no longer bow to toxic male faux-dominance," Americans on the left of the political spectrum solemnly vowed Saturday to topple the Patriarchy once and for all by allowing biological males to dominate all women's sports.
"The Patriarchy needs to be smashed, women need to be empowered, and men who identify as women need to be active in women's contact sports!" one Portland LGBT activist told reporters. "Once every single female sport in America is utterly dominated by biological males who identify as women, the criminal hierarchy of men utterly dominating all aspects of life will be broken---this is not hard!"
"Not allowing men who identify as women to participate in women's sports is patriarchal oppression, and probably transphobic, or maybe sexist, we think?" she added sternly.
Questioned about CeCe Telfer---formerly Craig Telfer---the biologically male NCAA runner who went from a ranking of 390th to becoming national champion in one year after identifying as transgender and switching from competing against men to competing against women, the activist said "what CeCe has done is affirming and marvelous."
"Crushing the hopes and dreams of females who've trained their whole lives only to be suddenly forced to compete against physically superior biological males is the perfect way to uplift women."
"Crushing the hopes and dreams of females who've trained their whole lives only to be suddenly forced to compete against physically superior biological males is the perfect way to uplift women.
La Gazzetta dello Sport presenta:
SPECIALE TUTTO IL ROSA DELLA ROSEA
UN NUMERO SPECIALE DEDICATO AL CALCIO FEMMINILE E ALL’ENORME CONTRIBUTO OFFERTO DALLE DONNE ALLO SPORT ITALIANO. LA PRESENTAZIONE DELLA NOSTRA NAZIONALE, IL RITRATTO, LE AMBIZIONI E COSA RAPPRESENTA L’APPUNTAMENTO FRANCESE PER IL MOVIMENTO DEL CALCIO FEMMINILE.
IN EDICOLA SABATO 8 GIUGNO
ma l'obiettivo non è tanto il "potere alle donne", ma l'obliterazione di spazi e simboli maschili (e anche femminili) per creare un unico sesso neutro indistinto, se non nel fisico quantomeno nel comportamento.
Quindi questa invasione femminile (e oggi anche LGBTQ+...) di spazi e simboli maschili (il calcio, le AAMM, i supereroi, le automobili ecc.) va inquadrata nell'ambito di tale strategia.
Non mi stancherò mai di ripetere che al Questione Maschile non è un semplice fatto di parità legale (anche se va benissimo occuparsene), che si risolve con la semplice ripartizione dei diritti al 50%, ma soprattutto un fatto simbolico
il calcio, come lo sport in genere, altro non è che l'ultima frontiera delle eterne complessate e del femminismo, perennemente supportato dagli evirati mentali di sesso maschile che infestano i media.
Ossia, questi mondiali femminili non sono (e non saranno) un semplice evento sportivo, bensì una "guerra femminista non ufficialmente dichiarata" verso gli uomini e tutto ciò che è maschile.
L'obliterazione di spazi e simboli maschili conferisce automaticamente potere al femminile (che per altri versi è già naturalmente potente di suo), perciò a rimetterci sono soltanto gli uomini e non le donne.Frank questo gran matriarcato non lo vedo. Le donne sono mancipio del potere, che le usa come pedoni (per quanto consenzienti) contro gli uomini, la loro è una forza vicaria.
Il problema è rendere consapevoli di tutto ciò i nostri simili, notoriamente ciechi e sordi...Il che rimanda al discorso sulla manipolazione simbolica per mantenere gli uomini in uno stato di apatia e impotenza. Il cinema (specialmente i generi seguiti dagli uomini: azione, bellico, apocalittico, catastrofico, horror) ha un ruolo primario in questo.
Sì, ma le donne ci mettono moltissimo di loro, ed inoltre tale "strategia" (se così la si vuol chiamare) funziona proprio perché le femminucce sono ultra consenzienti e disponibilissime a... "farsi manipolare". :shifty:Certo che sono consenzienti, anzi mostrano una furia ferina nel difendere questo potere nichilista che le favorisce col 30 politico all'università, l'Erasmus (che sarebbe più esatto chiamare Orgasmus), il favore nel pubblico impiego e in molte realtà professionali private. Ma quelle delle generazioni passate resistevano a queste assurdità.
Frank questo gran matriarcato non lo vedo.
Gli uomini di ogi hanno molta più dipendenza psicologica dalle donne di quelli di ieri.
Per di più, ormai persino una donna obesa è fuori dalla portata di un uomo normale.
Per quel che vedo le obese sono le più colleriche e presuntuose.
Sulla Gazzetta sportiva di oggi ho letto quanto segue.CitazioneLa Gazzetta dello Sport presenta:
SPECIALE TUTTO IL ROSA DELLA ROSEA
UN NUMERO SPECIALE DEDICATO AL CALCIO FEMMINILE E ALL’ENORME CONTRIBUTO OFFERTO DALLE DONNE ALLO SPORT ITALIANO. LA PRESENTAZIONE DELLA NOSTRA NAZIONALE, IL RITRATTO, LE AMBIZIONI E COSA RAPPRESENTA L’APPUNTAMENTO FRANCESE PER IL MOVIMENTO DEL CALCIO FEMMINILE.
IN EDICOLA SABATO 8 GIUGNO
E ancora non è niente.
Come ho già avuto modo di scrivere in un recente passato, il bello deve ancora arrivare, perché se le suddette vinceranno delle partite e andranno avanti nel mondiale (femminile, ovvio), e per ipotesi dovessero arrivare alle fasi finali, ci fracasseranno i genitali da qui al prossimo Natale.
Ovvio, proprio perché sono delle trombone, che fanno sostanzialmente schifo. *Esatto. Almeno la soddisfazione di dire a una di buttare giù un po' di lardo me la sono tolta.
E questo le rende a dir poco acide e rompicoglioni.
E ancora non è niente.Una qualche reazione all'invasione di spazi maschili c'è. Una generazione di uomini svilita da lavori frustranti in ambienti ad alto tasso di estrogeno si è messa a fare i gladiatori, i giochi di guerra o a collezionare carri armati. Non è il mio genere di interessi però, a suo modo, è un segnale di vita.
Come ho già avuto modo di scrivere in un recente passato, il bello deve ancora arrivare, perché se le suddette vinceranno delle partite e andranno avanti nel mondiale (femminile, ovvio), e per ipotesi dovessero arrivare alle fasi finali, ci fracasseranno i genitali da qui al prossimo Natale.
Per dire: se vado a fare una ricerca su google, mi trovo tutte immagini di femminucce calciatrici...
E' un' ossessione.
Una generazione di uomini svilita da lavori frustranti in ambienti ad alto tasso di estrogeno si è messa a fare i gladiatori, i giochi di guerra o a collezionare carri armati. Non è il mio genere di interessi però, a suo modo, è un segnale di vita
Perché oggi le donne si vedono come uomini mancati
PRETENDIAMO CHE SIA FEMMINA
marzo 27, 2010 | Da: Marina Terragni | Tags: amore, donne, futuro, lavoro, uomini
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Speriamo, anzi pretendiamo che sia femmina. Quando fanno un bambino con fecondazione assistita, 2 coppie americane su 3 scelgono rosa. Se in Cina mancano all’appello per aborto selettivo 100-200 milioni di bambine, nel nostro West femmina=prosperità, meno problemi, sonni tranquilli. “Beata te che hai una ragazza”, è la litania delle madri di maschi. Determinate, idee chiare, brave a scuola: 6 laureate su 10. Fra vent’anni saranno il 70 per cento delle matricole. Vere guerriere. Le uniche a poter competere con i giovani lupi in arrivo dall’ex-terzo mondo. “Dimenticate la Cina, l’India e Internet: la crescita economica sarà trainata dalle donne”. Saranno loro a portarci fuori dalla man-cession, scrive The Economist, che all’onda Womenomics sta dedicando grande attenzione.
Eccolo, il nuovo mainstream. Un mondo sempre più women friendly per Giulia, Martina ed Emma che avranno vent’anni nel 2016. Le nostre bambine terranno le briglie della loro vita, e a quanto pare anche del mondo. Più ricche dei loro partner: tempo 20 anni e guadagneranno più degli uomini.
Quanto ai consumi, sono già leader. In America l’80 per cento degli acquisti è deciso dalle donne -qui siamo sul 60-. 53 auto su 100 le comprano loro, tanto che “i designer hanno cambiato perfino la forma delle maniglie delle portiere perché si adattassero alle nostre unghie più lunghe”, informano Claire Shipman e Katty Kay in Womenomics-Scrivi le regole per il tuo successo (Cairoeditore). Giulia, Martina ed Emma le vorranno più sicure e capienti, con il posto per spesa, bambini e cani. Ma anche più convenienti ed ecosostenibili. Le nostre bambine saranno consumatrici accorte, consapevoli, interattive. Non sarà facile prenderle in giro. Vorranno emozioni, non solo cose. Sempre meno fashion-oriented, orientate a una neo-frugalità. E acquisteranno online: secondo Forrester Research fra 5 anni un italiano su 3 comprerà in rete. Anche la tecnologia dovrà tenere conto delle “native digitali”: le donne comprano già metà dei computer. Dice il neocommendatore Roberta Cocco, direttore Marketing Centrale di Microsoft Italia, e responsabile di futuro@lfemminile che “se i ragazzi usano le tecnologie anche per giocare, le ragazze le utilizzano soprattutto per socialità e amicizia”. Sono l’80 per cento, sui social network. Il design dovrà essere meno freddo, più empatico.iodonna_V
E’ per fare profitti, e non in omaggio alla parità, che il mercato dovrà diventare womenomics. Il malloppo sarà in questa metà del cielo. Per capire che cosa vogliono le donne dovrà ascoltare Giulia, Martina ed Emma, e chiamarle a decidere nei board e nelle stanze dei bottoni. Ma lì le nostre ragazze vorranno starci a modo loro, non come uomini, ridisegnando organizzazione del lavoro, processi decisionali, idea di leadership. Cucendosi addosso il potere come un vestito su misura. Le imprese dovranno darsi una mossa per non restare fuori dal giro. Come spiegano Avivah Wittenberg-Cox e Alison Maitland in Rivoluzione Womenomics (Sole24ore), già oggi quelle con 3 o più direttori donne segnano +83 per cento del capitale netto, +73 per cento di utili sulle vendite, +112 per cento di rendimento del capitale investito.
Anche la politica dovrà essere women friendly. Le nostre bambine hanno uno spiccato senso civico, sono meno portate al “bowling alone” dei maschi. Se il mondo, come proclama il Fondo delle Nazioni unite per la popolazione, si aspetta di essere salvato da loro, dovrà aprire le orecchie e stare a sentirle.
Con tutti questi pesi sulle spalle, le nostre bambine saranno stressate. Tenderanno a fumare, a bere, a mangiare male. Bisognerà insegnare loro a prevenire. Meditazione e yoga, per restare in equilibrio. Uno stress aggiuntivo verrà dal nostro connaturato maschilismo. “Il modello globale, nordico e anglosassone, si scontrerà con le resistenze italiane” dice Francesca Sartori, docente di sociologia generale a Trento. “La tensione fra le aspettative e la realtà potrebbe farsi insopportabile”. Conferma Carmen Leccardi, docente di Sociologia della Cultura a Milano-Bicocca, da sempre attenta ai giovani: “Le ragazze vivono con grande slancio, si sentono pari, protagoniste. Il rischio è che non trovino nella società quello che si aspettano. Bisogna insegnare loro un maggiore realismo”.
Qualcuna sente già odore di bruciato. Negli Usa molte studentesse brillanti fuggono dalle facoltà di Economia.
Anche da noi ci sono ragazze che “si bloccano negli studi” dice Marisa Fiumanò, psicoanalista che anima “Edipo all’Università”, consultorio psicologico della Bicocca “come schiacciate dal carico di aspettative”. Il prezzo del protagonismo potrebbe essere alto. Anche sul fronte della vita personale.
“Sono deluso dalle ragazze di oggi” scrive su un blog un giovane maschio. “Acide, nevrotiche, perfide, fredde, egoiste, arroganti, strafottenti... fredde robot senza sentimento, stronzette orgogliose. Si sentono superiori, e a te che le guardi ti fanno sentire un idiota”.
“Ogni autoaffermazione femminile riduce le capacità di seduzione”, avvertiva nonna Simone de Beauvoir. Gli uomini non ci trovano affatto adorabili per i nostri successi. L’ambizione femminile affatica le relazioni. Per Giulia, Martina, Emma potrebbero essere faticosissime. How To Be The Best At Everything, Come essere meglio in tutto: titola un manuale americano per fanciulle. Ma sul fronte corpo-sessualità-sentimenti le stiamo lasciando sole. Ed ecco certi strani acting-out.
Meno di due anni fa in un liceo di Gloucester, Massachusetts, 17 ragazzine si sono fatte mettere incinte in simultanea per “crescere i bambini insieme”. Sul Corriere una prof milanese racconta di una decina di ragazze in attesa nella sua scuola. Ogni cento bambini che nascono alla Mangiagalli di Milano, 10 non hanno papà: di questi, almeno 5 per scelta delle mamme. In Italia ci sono 10 mila teen-mother, con tendenza ad aumento. Negli Stati Uniti sono 800 mila l’anno. La fantasia fai-da-te è piuttosto diffusa. Realizzabile, avendo soldi in tasca. Quel che è certo, la maternità si è riposizionata al centro, enorme novità rispetto alle prime emancipate. Se la coppia con il partner è eventuale, il nucleo madre-bambino è essenziale.
Le nostre bambine perfette usciranno di casa prima dei maschi. Faranno sesso senza inibizioni: “La frigidità non esiste più” dice Marisa Fiumanò “i problemi semmai si pongono sul legame”. A intermittenza, sogneranno l’amore: “Sono più addestrate al sogno infranto” dice Chiara Gamberale, che ha scelto una ragazzina sui 15 come protagonista del suo nuovo romanzo. Ma la solitudine, vista l’esperienza delle madri, sarà messa nel conto. Per questo le amiche saranno sempre più importanti. Fare network, e non solo per la carriera. La rete ti protegge, ti fa sentire a casa. L’invidia tra donne diventerà un vecchio arnese.
pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 27 marzo 2010
EMANUELA 9 anni 2 mesi fa
Sono convinta del fatto che noi donne siamo atavicamente consapevoli di aver portato avanti il mondo consentendovi di lavorare spianandovi il terreno,ora,le nuove generazioni hanno deciso di dimostrare la loro superiorita’ fregandosene di dispiacere il ‘maschio’……….ecco perche’ non scriviamo su questi argomenti,non c’e’ bisogno di studi chr dimostrino l’evidenza dei fatti….
Mestruazioni, rischio di rimanere gravida (e non "incinta"...), maggiori possibilità di contrarre malattie a trasmissione sessuale, minor forza fisica, seghe mentali a go go, originate da un superiore cervellino iper complessato, etc etc.Sono continuamente alla ricerca di un equilibrio, Dev'essere tremendo avere la testa così confusa.
Capito perché io non gliene passo neanche mezza a queste povere cerebrolese ?Complimenti zerbineschi non ne faccio mai. Mai.
SARA' SORPASSO. O NO?
03 gennaio 1992
ROMA - Spodestati anche qui? Dalla California viene l' annuncio di morte dell' ultima supremazia maschile sulla donna, la superiorità sportiva. E' un avviso secco, breve, due colonnine di piombo a pagina 25 del primo numero del 1992 di Nature, forse la più autorevole rivista scientifica del mondo. Nel 1998 le donne correranno la maratona nello stesso tempo impiegato dagli uomini, nel 2027 li uguaglieranno sui 1500 metri, mentre un pochino più lunga l' attesa sarà per la parità sui 200, l' appuntamento è per il 2050. Uno studio che si presenta serio, in una rivista serissima e che dice cose oggi letteralmente incredibili, allo stato attuale dei risultati e delle conoscenze. Che si tratti di un altro caso di scienza-spazzatura o di una rivoluzione del sapere, è una notizia che sta facendo il giro del mondo perchè va a toccare il più profondo dei tabù maschili, quello della forza fisica. E' solo una lettera - Sono stati abili da Little Essex Street, la redazione di Nature, a mandare fax ed ispirare note d' agenzia. In realtà quella di Brian J. Whipp e di Susan A. Ward dell' Ucla (Univesity of California Los Angeles) è appena una lettera, che comincia con l' educatissimo Sir nell' intestazione. Gli autori sono sì due fisiologi ma hanno condotto uno studio esclusivamente statistico, limitandosi al campo delle specialità dell' atletica leggera. I dati sono relativi agli ultimi 75 anni. Le fonti bibliografiche sono il Matthews, in pratica la Bibbia degli appassionati di atletica, e sei studi di fisiologia. Fra questi, due sono di autori italiani, di Pietro Enrico Di Prampero il primo, di Paolo Cerretelli e Rodolfo Margaria il secondo. Il professor Margaria è uno dei padri fondatori della fisiologia del lavoro muscolare. Il passo della donna - I dati sono di grande evidenza, il miglioramento delle prestazioni nell' atletica varia nelle donne a passi da gigante, di molto maggiore che negli uomini. Gli autori avvertono però che per ora sembra improbabile che la loro previsione possa avverarsi: con i risultati di oggi, se ci fosse parità nei minimi di ammissione ai Giochi olimpici, a Barcellona non esisterebbero le gare femminili. E tuttavia affermano: "Sono i tassi di miglioramento che sono sorprendentemente alti". Cioè il passo delle donne è più lungo. La conclusione dello studio pone quattro interrogativi alla fisiologia mondiale. Uno, l' ultimo, è particolarmente intrigante: perchè la progressione dei risultati nelle donne è così rapida rispetto agli uomini?". Una domanda-mito - In realtà è una domanda mito, uno dei pochi chiodi fissi dello sport moderno. L' altro è quando l' uomo potrà correre al di sotto dei 9 secondi, e quali siano i limiti umani nella prestazione più veloce, più forte, più intensa. Già nel 1988, Lionel Blackman, uno statistico calcolava fra i 70 e i 35 anni il ritardo fra donne e uomini nelle diverse specialità dell' atletica (in pratica le donne starebbero ora dove gli uomini erano 35-70 anni fa, a seconda della gara, la distanza è minore nella maratona). La mezzofondista più veloce di oggi batterebbe già tranquillamente Emil Zatopek che le Olimpiadi le ha vinte appena 40 anni fa, nel 1952. La verità è che lo sport femminile, che è partito più tardi, ha beneficiato del progresso scientifico e tecnologico maturato in campo maschile. Gli uomini hanno fatto da cavie, secondo Marcello Faina, fisiologo presso l' istituto di scienza dello sport di Roma: "I metodi di allenamento sono stati affinati sull' uomo e poi trasferiti in campo femminile". E Giorgio Santilli, direttore dell' istituto di scienza dello sport di Roma chiama in causa la rivoluzione femminista: "La prestazione della donna è migliorata soprattuto in senso psicologico: la donna ha modificato il proprio rapporto allenamento-professione". Nel nuoto ce l' hanno fatta - Peccato che Ward e Whipp non abbiano applicato la loro ricerca al nuoto o non abbiano sfogliato meglio i testi italiani che hanno consultato. In un librodel 1985 scriveva Pierangelo Mognoni: "Negli 800 metri stile libero e nelle gare di durata superiori ai 4 minuti le prestazioni delle donne sono particolarmente buone". Insomma nel nuoto la parità è quasi fatta, perchè il corpo femminile galleggia meglio e perchè la donna, che certo non sarà più potente dell' uomo, è però più resistente per la sua capacità di usare meglio i grassi. Ma c' è un' altra conclusione. Sostiene Faina: "La verità è che dello sport femminile sappiamo molto poco".
Nel 1998 le donne correranno la maratona nello stesso tempo impiegato dagli uomini,
2:01:39 Eliud Kipchoge Kenya 16 settembre 2018 Berlin Marathon
2:15:25 Paula Radcliffe Regno Unito 13 aprile 2003 Maratona di Londra
Insomma, nel periodo in cui siam rimasti lì mi son dovuto sorbire quella visione, ed a un certo punto, durante un contrasto tra un'italiana e un'australiana, una ragazzina (avrà avuto 16-17 anni) che era ad un tavolo vicino al mio, ha sentenziato:
"Fosse stato un maschio sarebbe morto!"... :hmm: :doh:
Testuale.
Vedi, il punto non è tanto chi lo seguirà, bensì tutta la propaganda mediatica femminil femminista che tale evento si porta dietro.
Perché il punto è proprio questo: il calcio, come lo sport in genere, altro non è che l'ultima frontiera delle eterne complessate e del femminismo, perennemente supportato dagli evirati mentali di sesso maschile che infestano i media.
Ossia, questi mondiali femminili non sono (e non saranno) un semplice evento sportivo, bensì una "guerra femminista non ufficialmente dichiarata" verso gli uomini e tutto ciò che è maschile.
Vicus, siamo in guerra (anche se si tratta di una guerra immateriale, quindi invisibile alla massa), c'è poco da fare.
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PS: naturalmente puoi pure star certo che nessuna calciatrice o allenatrice (Bertolini docet...) chiederà mai di poter sfidare le nazionali maschili, magari in un torneo mondiale del tipo:
"Le migliori dieci squadre maschili contro le migliori dieci squadre femminili"...
(Campa cavallo ché l'erba cresce...)
Del resto la vigliaccheria femminile, mista a slealtà, è semplicemente... leggendaria.
Il Mondiale di calcio femminile è il più atteso di sempre. L'Italia si gioca il tutto per tutto nel suo girone. Abbiamo provato a selezionare cinque cose da sapere per essere pronti all'avventura della Nazionale
Il 7 giugno, in Francia, inizia l’ottava edizione del Mondiale di calcio femminile. In questi anni si stanno facendo piccoli ma decisivi passi nel calcio femminile. Potrebbe sembrare assurdo, ma soltanto nel 2018 si è istituito il Pallone d’oro femminile (prima di questo è esistito il Fifa Women’s World Player of the Year, dal 2001 al 2015), mentre il Mondiale di calcio per nazioni è stato inaugurato nel 1991; due date per far capire quanta strada ci sia ancora da fare. Siamo lontani da un’equità (soprattutto remunerativa) e da un’esposizione mediatica come quella maschile, ma il Mondiale francese è sicuramente il più atteso di sempre, e questo è un segnale positivo e da non dimenticare.
Si svolgerà dal 7 giugno al 7 luglio e verrà disputato in nove stadi francesi (Parigi, Lione, Nizza, Montpellier, Le Havre, Reims, Rennes, Grenoble, Valenciennes). Sono 24 le squadre classificate: tipico girone all’italiana dove le migliori due accederanno agli scontri a eliminazione diretta. La partita inaugurale vedrà il paese ospitante, la Francia, contro la rappresentativa della Corea del Sud (ore 21, diretta su Rai Sport e Sky Sport Mondiali, canale 202 del telecomando Sky e 473 del digitale terrestre). A sorvegliare la regolarità di tutto ci sarà, come è ormai consuetudine, la Var.
Grazie all’ingresso di club femminili in società come Juventus, Milan, Inter e Fiorentina il calcio delle donne è cambiato, quantomeno sotto l’aspetto organizzativo, sottolinea Serra, «le calciatrici sono messe nelle stesse condizioni organizzative delle loro controparti maschili e non devono preoccuparsi di altro».
Sara Gama, il capitano della nazionale italiana e giocatrice della Juventus in una seduta di allenamento in vista dei mondiali
Ma se per le atlete della Nazionale l’ingresso in grandi club ha finalmente aperto la strada a un inquadramento quasi professionistico, per molte altre giocatrici di serie A «la scelta è ancora tra il calcio e il lavoro e molte sono ovviamente costrette a scegliere il lavoro», ribadisce Vignotto.
tutto ci sarà, come è ormai consuetudine, la Var.
La nazionale di calcio Usa è la più forte
(Foto: Robin Alam/Icon Sportswire/Getty Images)
Almeno sulla carta parrebbe così, dato che sono le campionesse in carica, vincitrici del Mondiale 2015 che in finale si erano imposte 5-2 sulla nazionale giapponese, con una tripletta del capitano Carli Lloyd. Il palmarès parla chiaro: tre mondiali vinti (1991, 1999, 2015) su sette disputati da quando nel 1991 venne indetto dal presidente Fifa João Havelange. In più vantano anche quattro Olimpiadi (1996, 2004, 2008, 2012), dieci Algarve Cup (un torneo a invito molto importante per il calcio femminile) e otto Concacaf Women’s Championship (una competizione calcistica continentale riservata alle nazionali dell’America del Nord). Attualmente la nazionale a stelle e strisce femminile è al primo posto del ranking Fifa/Coca-Cola, davanti a Germania, inghilterra e Francia. Il livello del soccer americano è tenuto alto dalle ragazze, vista la 24esima posizione della controparte maschile nel ranking Fifa/Coca-Cola per nazioni. Disparità di risultati tra le due nazionali, e anche di stipendi, visto che le calciatrici hanno fatto causa alla U.S. Soccer per discriminazione di genere nei confronti per la disparità delle paghe dei maschi. Il problema dell’equo compenso vede in prima fila la capitana degli Usa, Megan Rapinoe, che ha anche annunciato che non canterà l’inno neanche al Mondiale in segno di protesta contro l’amministrazione Trump.
La nazionale di calcio Usa è la più forte
Phil Neville ct della nazionale femminile inglese e i tweet sessisti
(Foto: Catherine Ivill – FIFA/FIFA via Getty Images)
Tra le (e i) ct delle varie nazionali c’è anche Phil Neville, storico calciatore della fantastica “classe del 1992” che fece grande il Manchester United insieme al fratello Gary, Paul Scholes, Ryan Giggs,Nicky Butt e David Beckham. Nel 2018 ha preso il comando della nazionale inglese femminile ma dopo pochissimo sono iniziati a trapelare vecchi tweet del 2012 tutt’altro che di buon gusto verso l’altro sesso, con frasi come: “Le donne sono troppo impegnate a preparare la colazione, occuparsi dei figli e rifare i letti” o “Voi donne reclamate l’uguaglianza fino a quando non c’è da pagare il conto: ipocrite”. Dopo un comunicato della federazione, le scuse dell’ex calciatore e la cancellazione del profilo, il suo ruolo gli è stato confermato fino comunque fino al 2021.
HOME » NOTIZIE » UFC APRE ALLE DONNE: RONDA ROUSEY ENTRA NEL ROSTER
UFC apre alle donne: Ronda Rousey entra nel roster
Fino allo scorso anno Dana White, presidente dell’Ultimate Fighting Championship, aveva sempre escluso in maniera categorica la possibilità di creare una divisione femminile all’interno dell’UFC, affermando anche di non gradire gli incontri tra donne.
Oggi le cose sono ufficialmente cambiate: l’organizzazione ha aperto le porte al gentil sesso ed ha già messo sotto contratto Ronda Rousey.
La Rousey, già campionessa Stikeforce della categoria dei pesi gallo, diventa così di diritto campionessa in carica UFC (così come successo con Jose Aldo e Dominick Cruz) e dovrà difendere il proprio titolo nel corso del 2013 contro un’avversaria da definirsi. Scelta che sicuramente ricadrà su una tra Sara McMann, Cris Cyborg e Miesha Tate, con quest’ultima come avversaria più probabile.
Ronda Rousey diviene così la prima donna messa sotto contratto dall’Ultimate Fighting Championship e questo segna l’inizio di una nuova era per quello che riguarda la storia dell’UFC.
Cosa ne pensate dell’ingresso delle donne in UFC?
Avreste preferito rimanesse un’organizzazione per soli uomini o l’introduzione della categoria femminile sarà di vostro gradimento?
Le donne più ricche del mondo nel 2018: la classifica in rosa di Forbes
Come ogni anno Forbes ha stilato la classifica delle donne più ricche del mondo: 10 quote rosa che dominano il mondo commerciale e non. Giovani o meno, sono loro le donne da tenere d'occhio per sapere come andranno gli affari di tutto il pianeta.
Pubblicato da Gaia Magenis Mercoledì 7 marzo 2018
https://www.wired.it/lifestyle/sport/2019/06/07/5-cose-mondiale-calcio-femminile-francia-2019/
Il livello del soccer americano è tenuto alto dalle ragazze, vista la 24esima posizione della controparte maschile nel ranking Fifa/Coca-Cola per nazioni. Disparità di risultati tra le due nazionali, e anche di stipendi, visto che le calciatrici hanno fatto causa alla U.S. Soccer per discriminazione di genere nei confronti per la disparità delle paghe dei maschi. Il problema dell’equo compenso vede in prima fila la capitana degli Usa, Megan Rapinoe, che ha anche annunciato che non canterà l’inno neanche al Mondiale in segno di protesta contro l’amministrazione Trump.
Madonna che fracassamento di maroni 'sto calcio femminile, è un bombardamento vero e proprio che la maggioranza delle persone subisce passivamente.
A qualcuno di voi risulta che alle donne, qui in Occidente, (ma anche in Oriente) sia impedito di creare delle proprie federazioni, dei propri campionati?
Qualcuno impedisce loro di creare una FIFA al femminile ?
Qualcuno vieta alle (tante) ricche imprenditrici che ci sono al mondo, di investire nel calcio e nello sport femminile in genere ?
Ovviamente no.
Ma nonostante ciò le suddette seguitano a lagnarsi e a pretendere - da brave parassite quali sono - che degli uomini spendano per loro e pensino a creare divisioni femminili, squadre femminili e quant'altro.
Calcio Femminile
La FIFA investe sulle donne: 500 milioni di dollari nei prossimi quattro anni
Alla convention di Parigi sul calcio in rosa ha partecipato anche la responsabile della Divisione Calcio Femminile della FIGC Francesca Sanzone
sabato 8 giugno 2019
La FIFA investe sulle donne: 500 milioni di dollari nei prossimi quattro anni
Cinquecento milioni di dollari per i prossimi quattro anni. E’ questo l’investimento della FIFA sul calcio femminile, un budget che finanzierà i programmi di sviluppo, la Coppa del Mondo e le competizioni giovanili. Ad annunciarlo il presidente della FIFA Gianni Infantino in occasione della convention sul calcio femminile organizzata a Parigi, che proprio ieri al ‘Parco dei Principi’ ha salutato l’inizio del Mondiale con il rotondo successo (4-0) delle padrone di casa della Francia sulla Corea del Sud.
Nel corso della convention, a cui ha preso parte anche la responsabile della Divisione Calcio Femminile della FIGC Francesca Sanzone, è stato firmato anche il primo memorandum tra la FIFA e il Comitato Onu per l'uguaglianza di genere. "Questo è un momento significativo per la FIFA - ha dichiarato Infantino - poiché uniamo le forze con le donne delle Nazioni Unite per realizzare l'uguaglianza di genere per tutte le donne, sia dentro che fuori dal campo. Insieme aumenteremo la consapevolezza sul calcio femminile e il suo impatto in termini di salute, crescita e modelli di sviluppo".
"Questa Coppa del Mondo - ha sottolineato il ministro francese per lo sport Roxana Maracineaunu - è una grande opportunità. Spero che incoraggi sempre più persone ad essere arbitri, allenatori e amministratori nei nostri club e federazioni. Lo sport ha bisogno delle donne perché portino una mentalità nuova ".
La due volte campionessa del Mondo con gli Stati Uniti Mia Hamm ha chiesto alla FIFA di trovare nuove risorse per il calcio in rosa: "Abbiamo la possibilità di cambiare la vita di tante ragazze. Io sono un esempio vivente di ciò che il Calcio può fare, sono stata anche in grado di creare una fondazione per aiutare molte persone. Il Calcio è più di un semplice gioco".
Solo commentatrici donne per il Mondiale: la Bbc accusata di sessismo (al contrario)
Il quartetto femminile della Bbc al commento per Inghilterra-Scozia
Calcio: tutte
le notizie
Per Inghilterra-Scozia in video una giornalista e tre ex giocatrici. La moglie di Vardy: “Che ne è stato della parità?”
11 giugno - 12:25 - MILANO
Dalle quote rosa alle quote azzurre. La Bbc è stata accusata di sessismo al contrario dopo la scelta di raccontare la partita tra Inghilterra e Scozia, al Mondiale di calcio femminile in corso in Francia, con quattro donne. E certo non donne qualsiasi: di fianco alla giornalista Gabby Logan c’erano tre ex giocatrici, l’inglese Alex Scott, la scozzese Gemma Fay e la statunitense Hope Solo.
Rebekah Vardy
✔
@RebekahVardy
Umm what happened to equality...... 🧐
32.500
19:55 - 9 giu 2019
6.880 utenti ne stanno parlando
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IL DIBATTITO —
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Ma tra gli spettatori, come riporta il Sun, c’è chi si è lamentato per l’assenza di giornalisti o commentatori uomini. Tra questi anche una “wag” come Rebekah Vardy, moglie dell’attaccante del Leicester, che ha twittato la foto del quartetto femminile col commento: “Uhm... che ne è stato della parità?”. E ancora: “Supporto totalmente le donne in ogni aspetto della vita ma penso che sia ipocrita: gli uomini devono essere più coinvolti nel calcio femminile per portarlo dove deve e merita di stare”. Ad alimentare la polemica anche lo scambio tra la giocatrice di hockey Sam Quek (“C’è mai stata una squadra di presentatori più bella e competente?”) e l’attaccante del Charlton Lyle Taylor (“Cosa c’entra l’aspetto?”). Cortocircuiti di un nuovo fenomeno, sportivo e di costume, quello del calcio femminile.
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Actarus72
2019-06-11 17:24:54
Sessismo al contrario??...Quale sarebbe la direzione giusta, di grazia...?
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faxfaxfax
2019-06-11 15:03:22
Non' è sessismo al contrario è sessismo punto e basta. Perfino il titolo (sessismo al contrario) è sessista.
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faxfaxfax
2019-06-11 14:52:04
Mi spiace ma hanno cominciato malissimo! Se questo sport vuole restare una nicchia femminile invece hanno cominciato benissimo.
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faxfaxfax
2019-06-11 14:47:37
Solo arbitri donna in campo, si fanno battaglie per il pluaraismo di genere, si esaltano gli arbitri donna che arbitrano nelle partite maschili, e non metti neanche un ragazzino guardialinee ??
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lupo²
2019-06-11 14:10:48
si chiama misandria ed oggi i media ne sono strapieni, essendo l'epoca del femminismo radicale
Tsigalko
2019-06-11 14:02:11
Beh, se vogliono che il calcio femminile rimanga una cosa di nicchia, seguito solo da pochi appassionati (o forse meglio dire, poche appassionate) questa è la strada giusta.
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skinny_fiend
2019-06-11 12:33:13
Questo è solo l'inizio, sessismo e razzismo al contrario. Il futuro dell'Europa
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Fiore8
2019-06-11 14:01:12
quanta ipocrisia nel mondo femminile, sta sfuggendo di mano questa cosa
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Fiore8
2019-06-11 13:59:30
_RBKalle_ mi hai tolto le parole di bocca...
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_RBKalle_
2019-06-11 12:51:49
Per la serie: "la parità è una scusa per ribaltare i rapporti di forza". Non per niente, le minoranze oppresse (e quelle "oppresse") sono spesso più tossiche dei vecchi gruppi di potere una volta che riescono a ottenere un minimo di influenza. Il calcio femminile poi è l'apoteosi della doppiezza e dell'ipocrisia... Partite da Serie C/D spacciate per "eventi epocali" in quanto giocati da donne.
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FrankFausto
2019-06-11 13:58:58
Perché al contrario. È sempre sessismo. La parola sessismo non necessariamente deve riguardare un sesso solo, ma entrambi sono da condannare quando uno esclude, attacca o esclude l’altro. Come il razzismo. Esiste anche il razzismo contro i bianchi. Detto questo, seguito ieri sera una partita mondiale femminile su Sky, il commento tecnico femminile è stato pietoso con voce penetrante fastidiosa. Insomma se ne può fare a meno.
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user_13232879
2019-06-11 12:54:06
si, si, ...mi piace il sessismo al contrario
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Ragnar93
2019-06-11 12:53:35
Va benissimo così!!! Più potere alle donne
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_RBKalle_
2019-06-11 12:51:49
Per la serie: "la parità è una scusa per ribaltare i rapporti di forza". Non per niente, le minoranze oppresse (e quelle "oppresse") sono spesso più tossiche dei vecchi gruppi di potere una volta che riescono a ottenere un minimo di influenza. Il calcio femminile poi è l'apoteosi della doppiezza e dell'ipocrisia... Partite da Serie C/D spacciate per "eventi epocali" in quanto giocati da donne.
Il ct Bertolini: «No alla riduzione del campo e del tempo di gioco»
Lunedì 10 Giugno 2019
«Riduzione del campo e del tempo di gioco per le donne? Se fosse così, ieri non avremmo vinto 2-1... C'è un fondo di verità, considerando che le ragazze hanno un 20-30 per cento di forza in meno rispetto agli uomini, ma a livello pratico credo sia molto difficile e quindi va bene così». Lo ha detto il ct della Nazionale femminile azzurra, Milena Bertolini, a Radio anch'io Sport su Rai Radio 1 rispondendo alla proposta di Evelina Christillin. »Credo che il livello di questo Mondiale si alzerà nelle altre fasi, ma già si vedono partite spettacolari«, ha proseguito Bertolini che sui compensi uguali per uomini e donne, ha aggiunto: «Non so quando ci arriveremo ma quella è la direzione che occorre prendere. Una nazione come l'Italia non può permettersi più queste differenze di genere».
Lo ripeterò all'infinito: con le femmine non possono esistere rapporti paritari, proprio perché le suddette basano i rapporti con gli uomini sul dominio, sulla manipolazione psico-emotiva, sulla supremazia e consequenzialmente temono e rispettano solo gli uomini non leccaculo e con una forte personalità.E' così ma (ancora) non si può dire senza suscitare reazioni avverse, c'è ancora troppo femminismo a inquinare le coscienze.
E' così ma (ancora) non si può dire senza suscitare reazioni avverse, c'è ancora troppo femminismo a inquinare le coscienze.
Noi abbiamo aperto gli occhi per una varietà di ragioni. Hai presente la saga di Matrix, che parla di un'umanità totalmente manipolata dagli algoritmi, salvo alcuni soggetti inspiegabilmente refrattari, definiti "anomalie matematiche"? Noi siamo quelli là :lol:
May 3 2019
Girls and Women Deserve Single-Sex Sports
via National Review
by Carrie L. Lukas
Our culture is so steeped in the idea of equality (in most ways, a very good and noble commitment) that we lose sight of obvious but important facts that we must acknowledge if we are to create a truly level playing field and make functioning equality possible.
Take sports. Today, most people recognize that participating in athletics is associated with positive benefits for both males and females. It’s just as important to encourage our daughters to join a team as it is to encourage our sons. Individuals of both sexes have the capacity to be great athletes.
This is why, over the last 40-plus years, our policymakers have been focusing on making sure that both men and women have access to athletic programs. They have often gone overboard in trying to require colleges and universities to have as many female athletes as male athletes — going so far as to cut men’s teams to make the numbers show gender parity in athletic participation.
Yet now, with growing concern about those who do not fall neatly into the category of one sex, we are revisiting the reasons that we separate people into girls’ and boys’ teams in the first place. Is the existence of single-sex teams just another manifestation of our culture’s propensity to put girls in pink tutus while handing boys trucks?
No. These distinctions are made, not to discriminate against girls and keep girls out of athletics, but to encourage and facilitate their participation in it. There are separate girls’ and boys’ teams to help girls, to make sure they are competitive, and to prevent boys from dominating athletic competitions.
Let’s be clear: If we let boys enter girls’ competitions, girls, with rare exceptions, simply won’t win.
The records don’t care about political correctness: The world record holder in the 100-meter dash for men had a time of 9.58 seconds. The women’s best time is nearly a full second (about 10 percent) slower, at 10.49 seconds. The men’s world record for running a mile is three minutes and 43 seconds; the women’s record is just under four minutes and 13 seconds — a half minute slower. When you look at the world records in weightlifting, the women’s best lifts are generally around two-thirds of what the male record holders lift. These female weightlifters are extremely strong, but they would not qualify for any championships if they had to compete against men.
It is no surprise at all that a biological male, Mary Gregory, who was allowed to enter the 100% Raw Weightlifting Federation competition this week, smashed four women’s weightlifting records and won the nine events in which she competed. Olympic swimmer Sharron Davies got it exactly right when she explained that “a woman with female biology cannot compete” and characterized this as a “pointless, unfair playing field.” People who experience puberty as a male become stronger and have greater lung capacity and speed. Women simply don’t have the same physical capacities. Recognizing this isn’t rejecting women’s equality. It’s accepting reality, which we have to do if we are to protect women’s interests and ensure that they can fairly and fully participate in athletics.
Just as athletic associations around the world have had to create rules for the use of performance-enhancing drugs, they now need clear rules governing who qualifies to participate in women’s athletics. The rules must give priority to the interests of biological women. If they do not, then expect a growing number of women’s world records to be held by people who did not begin life as biological women. Expect more and more professional and college athletic teams to be dominated by former males. This trend threatens to undo recent decades’ progress in encouraging more women to play sports. And it sends the message to girls that they really shouldn’t bother competing in sports, since they are doomed to lose.
It is no surprise at all that a biological male, Mary Gregory, who was allowed to enter the 100% Raw Weightlifting Federation competition this week, smashed four women’s weightlifting records and won the nine events in which she competed.
“Un'atleta transgender vincerebbe in partenza”. Chiariamo l'ultima delle polemiche sullo sport
Da un tweet di un'ex campionessa si innesca il dibattito: "Non sarei felice di competere con un'atleta transgender". Solo colpa del testosterone?
DI FEDERICA CAIAZZO
07/03/2019
“Non ho nulla contro chi vuole diventare transgender. Tuttavia, credo ci sia una differenza fondamentale tra il sesso con cui nasciamo e quello in cui ci si identifica. Per proteggere lo sport femminile, le donne avvantaggiate da una nascita di sesso maschile non dovrebbero competere”: la polemica ha preso fuoco proprio qui, dall’accorato tweet dell’ex campionessa olimpica Sharron Davies.
Nuotatrice britannica aggiudicatasi l’argento alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, Sharron Davies non sembra intenzionata a cedere: il suo pensiero non starebbe veicolando odio contro i transgender (come è stata accusata su Twitter, ad esempio) ma semplicemente cercando di portare l’attenzione su una disparità in termini di doti fisiche e ormonali che, per natura, avrebbero influenza sulla performance sportiva. E non è un caso se il suo pensiero ha incontrato (già) molte approvazioni: ad oggi, sono oltre 36mila i like ricevuti dal tweet e oltre 6mila gli utenti che l’hanno retwittato. A suo supporto ci sono anche le addette ai lavori: l’ostacolista e velocista Sally Gunnell, la boxer vincitrice di oro Nicola Adams e la mezzofondista britannica Kelly Holmes (due medaglie d’oro ai Giochi olimpici di Atene 2004). L’opposizione comunque è altrettanto solida, e i sentimenti che lasciano spazio a riflessione e perplessità sono delusione e amarezza. “Nessuno sceglie di essere transgender – scrive un utente su Twitter - e tu non hai idea di cosa significhi esserlo. Vergogna”. “Mi lacera il cuore scoprire che le star dello sport del Regno Unito si rivelino omofobe”, commenta un altro. Ma Sharron Davies corre ai ripari e alla BBC concede un’intervista in cui afferma: “Il punto non ha a che fare con l’essere transgender. Ci tengo a ribadire che non abbiamo alcun problema verso chi è transgender”. Quindi, in parole semplici, la questione è soltanto puramente sportiva?
La risposta è sì. “Ogni singola donna atleta con cui ho parlato - ribadisce Sharron Davies – come ogni amico nello sport internazionale, ha compreso il mio punto di vista e la pensa allo stesso modo”. La polemica segue l’onda della dichiarazione di un’altra sportiva, che precede quella della nuotatrice: Martina Navratilova, giocatrice di tennis della Repubblica Ceca, ha affermato che permettere a una transgender di scendere in campo con altre donne significherebbe “barare”. “Sono felice di rapportarmi con una donna transgender in qualsiasi modo, ma non sarei felice di giocarci contro. Non sarebbe onesto”, ha scritto su The Sunday Times. E ancora, prosegue: “Rendiamo semplice l’argomento: un uomo può decidere di essere donna, prendere ormoni se necessario per quanto gli sia concesso dalla sua organizzazione sportiva, vincere tutto ciò che c’è in ballo, magari guadagnare una piccola fortuna e poi ritornare sui suoi passi, lasciare lo sport e avere bambini se è ciò che desidera”.
Stanca di essere considerata omofoba e piena di pregiudizi, uno degli ultimi tweet di Sharron Davies invita i follower e “la stampa che sta trattando la questione” ad approfondire la relazione che corre tra sport e transgender anche e soprattutto dal punto di vista scientifico. La campionessa olimpica ci rimanda così via link a un’attenta analisi della dottoressa Antonia Lee su medium.com di cui, per ovvie ragioni di sintesi, proporremo qui un breve estratto utile alla nostra riflessione. Il passaggio che segue proviene da un saggio scientifico pubblicato dalla Oxford Academic all’interno di Endocrine Reviews (fascicolo 5, volume 39) lo scorso ottobre 2018. Titolato Circulating Testosterone as the Hormonal Basis of Sex Differences in Athletic Performance, l’analisi dimostra che “prima della pubertà non c’è differenza né nella concentrazione di testosterone né nella performance atletica. Dalla pubertà maschile in poi, la differenza sessuale nella performance emerge perché le concentrazioni di testosterone in circolo aumentano fino a 30 volte rispetto a quelle presenti prima della pubertà, risultando in una concentrazione dalle 15 alle 20 volte superiore a quella dei bambini e delle donne in qualsiasi età. Questa grande differenza nella concentrazione di testosterone e il chiaro responso che la massa muscolare ha rispetto alla dose di ormoni, come anche il livello di emoglobina, chiarisce come le differenze sessuali abbiano impatto nella performance atletica”.
Gli studi scientifici che precedono il dibattito scaturito dal tweet di Sharron Davies aprono un varco che, sì, deve essere assolutamente sormontato quanto prima. Partecipare attivamente al mondo dello sport è un diritto imprescindibile di ogni essere umano. E poiché siamo nel 2019 e siamo riusciti a garantire dignità atletica anche nel settore sportivo dedicato ai diversamente abili, è essenziale che inclusione e senso di appartenenza vengano garantiti anche agli atleti transgender. Come e quando dovrà essere fatto saranno gli esperti a deciderlo. Purché accada presto.
e la maschilità è sempre più considerata "tossica", "aggressiva", "fascista"* ecc.
* Di recente un pregiato attivista dei diritti maschili ha aggiunto: "violenta e stragista".
Marta, chi è la fuoriclasse del Brasile/ Pelè con la gonna sfida l’Italdonne
18.06.2019 - Stella Dibenedetto
Marta Vieira da Silva, o semplicemente Marta, chi è la numero 10 del Brasile al Mondiale 2019 che oggi sfida l’Italdonne.
Marta - Foto Instagram da https://www.instagram.com/martavsilva10/
Marta Vieira da Silva, meglio conosciuta nel mondo come Marta, è la numero 10 del Brasile che, questa sera, in diretta su Raiuno, al Mondiale 2019 sfida l’Italdonne. Una partita fondamentale per il primo posto del girone e che, data l’importanza, sarà trasmessa in prima serata. L’atleta più attesa è sicuramente Marta, considerata come la più grande calciatrice del pianeta. Con i suoi piedi è l’autrice di 111 gol con la maglia della Nazionale ed è stata premiata sei volte dalla Fifa. Marta è una vera fuoriclasse del calcio femminile e sarebbe in grado di battere anche i più famosi colleghi uomini. L’Italdonne, questa sera, dovrà stare attentissima al suo taento. Marta, infatti, è pronta ad incantare, ancora una volta, il mondo calcistico.
Marta, numero 10 de Brasile: ecco chi è Pelè con la gonna
Classe 1986, Marta gioca nella squadra statunitense dell’Orlando Pride. E’ una stella mondiale del calcio femminile, considerata un modello da seguire da tutte le ragazzine che sognano di diventare calciatrice. Abbandonata dal padre quando aveva solo un anno, ha vissuto con la madre e tre fratelli. Nata e cresciuta in un piccolo paese del Brasile dov’era l’unica bambina a giocare a calcio, sin da piccola mostra la sua predisposizione a questo sport. Nel calcio trova così il suo riscatto diventando la più grande calciatrice del mondo. Marta è stata premiata sei volte come miglior giocatrice al mondo per la FIFA (2006, 2007, 2008, 2009, 2010 e 2018). E’ stata eletta miglior marcatrice nella storia dei Mondiali femminili (16 gol in cinque edizioni, come Miroslav Klose, che detiene lo stesso record per il calcio maschile); è stata portabandiera del Brasile alle Olimpiadi di Rio 2016, ambasciatrice Unicef e simbolo di beneficenza.
Marta è una vera fuoriclasse del calcio femminile e sarebbe in grado di battere anche i più famosi colleghi uomini.
E’ stata eletta miglior marcatrice nella storia dei Mondiali femminili (16 gol in cinque edizioni, come Miroslav Klose, che detiene lo stesso record per il calcio maschile)
Marta è una vera fuoriclasse del calcio femminile e sarebbe in grado di battere anche i più famosi colleghi uomini.Puro delirio.
Puro delirio.
Vedi, il punto non è tanto chi lo seguirà, bensì tutta la propaganda mediatica femminil femminista che tale evento si porta dietro.
Perché il punto è proprio questo: il calcio, come lo sport in genere, altro non è che l'ultima frontiera delle eterne complessate e del femminismo, perennemente supportato dagli evirati mentali di sesso maschile che infestano i media.
Ossia, questi mondiali femminili non sono (e non saranno) un semplice evento sportivo, bensì una "guerra femminista non ufficialmente dichiarata" verso gli uomini e tutto ciò che è maschile.
Vicus, siamo in guerra (anche se si tratta di una guerra immateriale, quindi invisibile alla massa), c'è poco da fare.
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PS: naturalmente puoi pure star certo che nessuna calciatrice o allenatrice (Bertolini docet...) chiederà mai di poter sfidare le nazionali maschili, magari in un torneo mondiale del tipo:
"Le migliori dieci squadre maschili contro le migliori dieci squadre femminili"...
(Campa cavallo ché l'erba cresce...)
Del resto la vigliaccheria femminile, mista a slealtà, è semplicemente... leggendaria.
Tra l'altro son pure convinto che in questi giorni le partite femminili siano più seguite dai maschi* piuttosto che dalle femmine.Ci puoi scommettere. Come dicevo l'obiettivo non è il potere alle donne, ma la cancellazione dei sessi.
Tra l'altro son pure convinto che in questi giorni le partite femminili siano più seguite dai maschi* piuttosto che dalle femmine.
Non è certamente un caso il fatto che i commenti più feroci verso chi osa contrastare la narrazione femminil-femminista, sulle femmine calciatrici (e non), son proprio quelli dei nostri simili.
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* Questo accade anche nelle arti marziali come nelle discipline da combattimento.
Gli uomini odierni (italiani e non) son veramente messi male.
Conosco ultras di varie squadre , e anche semplici tifosi che frequentano lo stadio più o meno assiduamente, mai metterebbero il calcio femminile sopra quello maschile , nemmeno per scherzo, e tutti quelli che seguono le squadre femminili lo fanno unicamente perchè rappresenta la loro città, ma non per la stronzata del calcio femminile che sarebbe "superiore" .
Avviso che PayPal sta facendo una campagna per sostenere le squadre di calcio femminili: parte del ricavato degli acquisti andrà in "beneficenza" alle calciatrici!
Ci puoi scommettere. Come dicevo l'obiettivo non è il potere alle donne, ma la cancellazione dei sessi.
Non so voi, ma 'sta minchiata del mondiale femminile mi ha rotto i maroni in modo totale... 'ste mezze seghe sono ogni momento su media e reti sociali, non se ne può più! :sick:
Mondiali femminili: ora le calciatrici vogliono più soldi e più rispetto
E a chi vuole ridurre il campo e le dimensioni delle porte rispondono: non se ne parla
di Gaia Piccardi, inviata a Valenciennes
Mondiali femminili: ora le calciatrici vogliono più soldi e più rispetto
Nessuna delle 552 calciatrici impegnate al Mondiale è venuta in Francia solo per giocare a calcio. Ogni traversone è una raccomandata con ricevuta di ritorno: vogliamo essere trattate come i calciatori, chiediamo più soldi, esigiamo rispetto. Gli Usa di Alex Morgan 95 giorni prima del torneo hanno fatto causa per discriminazione di genere alla Federazione statunitense, le argentine combattono per vedersi riconosciuta una diaria decente (8,50 dollari attualmente), la stella norvegese Ada Hegerberg è rimasta a casa per protesta e la compagnia delle celestine, nel suo piccolo, lotta per il premio più grande: uscire dal ghetto del dilettantismo e approdare allo status di professioniste dello sport.
Ogni conquista ha un prezzo, però. E quello che le ragazze del Mondiale devono pagare è l’eterno dibattito su un calcio non all’altezza (all’altezza di chi?), rilanciato sulle pagine del Times da una donna, Emma Hayes, manager della squadra femminile del Chelsea: «Le cestiste usano una palla di dimensioni inferiori, proporzionata alle loro mani, le ostacoliste saltano ostacoli più bassi, le pallavoliste utilizzano una rete meno alta di quella degli uomini, le tenniste giocano due set su tre anziché tre su cinque. Perché mai dovrebbe essere sessista chiedere per le calciatrici un campo più piccolo e porte ridotte?». Potrebbe forse essere d’accordo il portiere della Thailandia, Sukanya Chor Charoenying, 31 anni e 165 cm d’altezza sprofondati nell’immensità di due pali lontani tra loro 7,32 m, un pulcino sotto una traversa alta 2,24 da terra. Diciotto gol incassati in 180 minuti (13 dagli Usa e 5 ieri dalla Svezia) depongono a favore di un’urgente revisione delle regole, ma anche di una più equa distribuzione dei fondi ai Paesi emergenti se la Fifa vuole mantenere un Mondiale a 24 squadre (eccome, se lo vuole). Però Laura Giuliani, numero uno dell’Italia e titolare del ruolo più esposto a critiche nel calcio femminile, è assolutamente contraria a campi e porte mignon («Abbiamo imparato a giocare così, sarebbe sbagliatissimo cambiare: il calcio, uomini o donne, è uguale per tutti») e 552 giocatrici al Mondiale meno una (Sukanya Chor Charoenying) sono pronte a schierarsi al suo fianco.
Aggiungo un'altra cosa per rinforzare quello che ho detto: è vero che nella pallacanestro femminile il pallone è diverso ma i canestri sono come quelli maschili. Motivazione? Semplicemente che i canestri sono quelli e sarebbe comodo metterne altri ogni volta che si cambia categoria. Bisogna tenere conto che non tutte le società sono di serie A e navigano nell'oro.
SPORT MARKETING 4 Luglio 2018
Calcio Femminile: le nuove sfumature rosa dello Sport Marketing 4.0
di Fabio Lalli
Dai una palla a una ragazza e avrai un giocatore di calcio, diceva un tweet pubblicato lo scorso marzo sul profilo ufficiale del Manchester City. E, in effetti, la sostanza è tutta qui: dietro i numeri in crescita, dietro un fenomeno che è ancora in divenire, dietro a tanta retorica – di cui pure non possiamo fare a meno – , c’è prima di tutto questo: una ragazza, undici ragazze, e un pallone da calcio.
La popolarità del calcio femminile continua a crescere – coinvolgendo sempre più donne di varie età -, soprattutto dopo che l’anno scorso si è svolto, in Olanda, il più grande Campionato Europeo femminile della storia: l’evento ha registrato un doppio record di pubblico, in stadio e a casa, segnando una tappa importantissima nella storia di questo sport. Il 2017 è stato anche l’anno in cui la UEFA ha dichiarato una crescita – relativamente alle ragazze e alle donne iscritte nelle 55 federazioni affiliate – del 7,5% con cifre e proiezioni in aumento per quest’anno e i successivi.
Dopo il successo nei Paesi Bassi sarà l’Inghilterra ad ospitare, nel 2021, i prossimi Europei femminili. E non è difficile comprendere perché: è in Inghilterra, più che in ogni altra nazione europea, che questo sport sta incontrando il consenso e l’interesse del grande pubblico sia sui social media che sui canali TV dedicati. Interesse su cui la Football Association ha dirottato cifre milionarie, allo scopo di finanziare una serie di nuove iniziative che avranno un impatto significativo su tutto il calcio inglese.
Nel frattempo, nel nostro Paese, si è da poco spenta l’eco dello scudetto vinto dalla Juventus Women che, guidata da Rita Guarino – riconfermata sulla panchina per il prossimo anno – è stata protagonista di una lotta serrata e appassionante, proprio come quella sostenuta da Dybala e dai suoi compagni. Anche se il campionato è appena finito, si parla già di nuovi obiettivi: la Juventus in rosa avrà la possibilità di giocarsi la Champions League il prossimo anno, proprio in virtù del risultato ottenuto: una possibilità che apre a nuove entusiasmanti prospettive. E, se alla Juventus non dormono sugli allori, la stessa cosa si può dire del Milan: è di pochi giorni fa la notizia che Carolina Morace – allenatrice ed ex calciatrice – sarà seduta sulla panchina della squadra femminile.
“L’Italia, rispetto agli altri paesi, è dietro di circa 20 anni. Ma siamo famosi per la cultura del dettaglio. Il Milan può dare moltissimo sotto questo punto di vista, perché sa cosa va fatto per vincere“ ha dichiarato la Morace, proponendo un modello nuovo – in cui il femminile ha un contatto diretto con l’amministratore delegato – che renderà il Milan un punto di riferimento per altre società. Sostenendo un movimento che, già oggi, a differenza di quello maschile, porterà il tricolore al prossimo Mondiale, che si giocherà nel 2019 in Francia.
Calcio femminile: un nuovo target
Il calcio, dunque, è donna, e c’è un enorme pubblico pronto a recepire questo messaggio, lesto a spostare gli equilibri dell’attenzione sul calcio femminile: un capitale fatto di interesse che è arrivato il momento di far fruttare. Viviamo in un’era in cui l’esposizione mediatica ha raggiunto i suoi livelli più alti aprendo allo sport una possibilità di espressione – e di produzione di contenuti – mai viste: il calcio femminile si colloca nell’universo dello Sport 4.0 come voce necessaria, complementare e vitale di un apparato che ha bisogno di sempre nuove risorse vitali.
E di contenuti.
Interessante è notare come siano stati spazzati via, in poco tempo, anni di diffidenza, per non dire di silenzio, nei confronti di questo sport. Non che il calcio femminile sia un’invenzione moderna: le sue radici sono antiche e profondamente radicate, tuttavia i percorsi e le sorti sono diverse, rispetto al calcio maschile. Paradossalmente l’atteggiamento più equo nei confronti di questo sport viene proprio dagli Stati Uniti e, cioè, da dove il calcio non è considerato uno sport nazionalpopolare: in America le squadre femminili non sono in ‘soggezione’ rispetto alle squadre maschili, quando si parla di popolarità o investimenti. Al contrario, nei paesi in cui il calcio è più seguito, si è fatta sempre sentire la mancanza di una cultura economica specifica, mancanza che si è tradotta in una patologica anemia di investimenti che ha recato danno tanto allo sport quanto al business.
Tuttavia – e per fortuna – gli scenari cambiano. In nome dell’etica, del progresso e, perché no, anche di un potenziale commerciale da sfruttare che questo sport possiede. Come espressione di modernità, il calcio femminile si inserisce bene nello stile di vita contemporaneo: proprio perché rappresenta i valori della modernità e usa – deve usare – un tono di voce diverso quando si tratta di marketing e comunicazione, che può rappresentare la chiave per il coinvolgimento di nuove fasce di consumatori.
calcio femminile e sport management 4.0
Calcio femminile: valori e valore
La crescita di questo sport, le potenzialità in esso insite, lo qualificano come un valore su cui puntare e da cui la Sport Industry 4.0 non può più prescindere se non ne vuole pagare il dazio in un futuro prossimo. Prima di tutto perché la ricerca e la promozione della parità di genere sono tra le esigenze più importanti e sentite della nostra epoca: i marchi che preferiranno adottare un atteggiamento più impegnato in questo senso saranno, giocoforza, anche quelli ricompensati dalla conquista di uno dei target più ambiti della società, dal punto di vista economico.
Le donne.
L‘economia femminile è in rapido sviluppo: sempre più donne svolgono un lavoro e gestiscono entrate indipendenti, anche in seno alle famiglie, senza contare che sono in aumento i nuclei familiari gestiti da donne single o che rivestono il ruolo del tradizionale capofamiglia. Hanno aumentato prepotentemente la loro stabilità finanziaria – e ridotto il divario rispetto all’uomo – ottenendo un enorme potere d’acquisto e questo vale anche per quanto riguarda lo sport. Ignorarlo potrebbe rivelarsi, in futuro, una pessima mossa per i brand. Molti grandi marchi sportivi – tra cui Nike e Adidas – hanno imparato la lezione molto in fretta e hanno puntato sul calcio femminile. Per i prossimi Europei, per esempio, la Nike ha realizzato le maglie per la squadra olandese: su di esse era impressa la sagoma di una leonessa, a simboleggiare il coraggio delle donne, e, un altro gesto importante, è stato quello di mettere in vendita, negli Stati Uniti, le magliette delle giocatrici anche in taglie da uomo.
Il calcio femminile rappresenta un ventaglio di opportunità che si aprono agli sponsor, anche a quelli non per forza legati al mondo dello sport o del calcio: ispirare le donne a far parte di un cambiamento, ad abbattere le barriere sociali e a sfidare gli stereotipi facendo ciò che amano, soprattutto, è il messaggio che ha inteso veicolare Avon come main sponsor del Liverpool Ladies Football Club, diventando, di fatto, il primo grande brand tutto al femminile a sponsorizzare una squadra di calcio di un certo livello. Anche in questo caso, quindi, la campagna si è adornata di ideologia: Avon, infatti, a sostegno della stessa, ha commissionato un rapporto da cui è risultato che le donne hanno quattro volte più probabilità degli uomini di dire di aver subito degli impedimenti nella loro carriera, a causa del loro genere.
Nuove aree di crescita in un mercato già saturo o vicino alla saturazione: questo il calcio femminile sta cominciando a rappresentare per sponsor e partner commerciali, sempre più attratti dagli alti livelli di sviluppo che ha raggiunto.
Calcio femminile: l’identità e i social media
Per le squadre è fondamentale promuovere il calcio femminile annullando il divario che lo separa da quello maschile. Per farlo, è necessario porre l’accento non più sulle differenze, ma sulle uguaglianze: passione, abilità, emozione, sono concetti che trovano la loro espressione ovunque venga calciata una palla, al di là del genere. È fondamentale che il pubblico percepisca questo messaggio, è determinante soprattutto per uno sport che, una volta conquistato il suo posto al sole, sta lottando per tenerselo e per rendere più solidi la propria posizione e il proprio futuro.
Il ruolo chiave nel portare al pubblico questo messaggio è ovviamente affidato ai social media, che rappresentano un ponte diretto e disintermediato tra club e fan. Esemplare, in tal senso, è la campagna lanciata lo scorso gennaio dai Citizens, “Same City, Same Passion”, che ha segnato l’unione dei canali social media maschili e femminili del club.
“Same City, Same Passion è stata creata per sottolineare che le similitudini tra calcio maschile e femminile sono molto più grandi delle differenze e, indipendentemente da chi gioca, è solo calcio. La fusione dei canali social come parte di questa campagna ci offre un’opportunità unica per aumentare la visibilità del nostro team femminile e per offrire ai nostri sostenitori la possibilità di godere dell’emozione e della passione che caratterizza ogni squadra del Manchester City” ha dichiarato Omar Berrada, Chief Operating Officer del Club inglese allenato da Guardiola.
Il successo della prima campagna è stato bissato a marzo con l’iniziativa #SameGoals: l’aver raggiunto la posizione più alta di sempre – per la precisione anche la posizione più alta mai raggiunta da una squadra inglese – nella classifica mondiale della FIFA, ha visto il calcio femminile aumentare di molto il suo appeal sul pubblico. Talenti internazionali, squadra affiatata e in grado di combattere ai vertici un’entusiasmante battaglia con il Chelsea, conclusasi solo a fine stagione: non c’è da meravigliarsi se la società stia sta spingendo forte per cavalcare l’onda più alta e unire, in un destino mediatico condiviso, calcio femminile e calcio maschile.
Con #SameGoals si è cercato di riprodurre sui social quell’atmosfera che molti di noi hanno ancora bene in mente dall’infanzia: un parco dove giocare, una palla e tutti che provano a divertirsi. Il senso del messaggio è che chiunque può divertirsi dove vuole. Con un video, le ragazze sono state invitate a diventare parte attiva di tutto questo: riprendendosi mentre giocano a calcio, segnano un gol e poi esultano. Nessun limite alla fantasia nell’uso dei palloni o in quale porta tirare, proprio come da bambini: per ogni video ricevuto il Manchester ha inviato un pallone ufficiale della squadra. In questo modo, i social si sono fatti veicolo di un messaggio profondo: ispirare una futura generazione di giocatrici e fan, e, il Manchester, ha compiuto un passo molto importante, come club, ponendosi come punto di riferimento.
Tanto divario da colmare, tante similitudini da sottolineare, dicevamo. Eppure, se da un lato il riscatto del calcio femminile passa attraverso la rivendicazione di una parità con quello maschile, non cadiamo nelle sabbie mobili delle facili assimilazioni: il calcio femminile ha il diritto e la possibilità di affermare una propria identità – come succede per altri sport – con il suo linguaggio e le sue figure. A tal proposito vale la pena ricordare che la UEFA ha separato i diritti di sponsorizzazione femminili da quelli maschili proprio allo scopo di attirare un pubblico diversificato, a cui parlare in termini diversi e pronto – a sua volta – a percepire il calcio in maniera differente.
Calcio femminile: girl influencer, comunicazione e opportunità di business
Aumentare la partecipazione di ragazze al calcio facendo leva sulla spinta esercitata dalle giocatrici nella veste di sport influencer: è questa la strategia messa in atto dalla UEFA attraverso la sua ultima serie di vlog che hanno mostrato alle supporter adolescenti il calcio come stile di vita.
La campagna Press Play fa parte dell’iniziativa UEFA ‘Together #WePlayStrong’ – incentrata sui benefici fisici, emotivi e psicologici del calcio femminile – e si concentra sulla figura e sullo stile di vita di quattro calciatrici: l’attaccante scozzese dell’Arsenal Lisa Evans, l’attaccante tedesca dell’FC Basel Eunice Beckmann, e le austriache Sarah Zadrazil e Laura Feiersinger, attualmente reclutate nei club tedeschi FFC Turbine Potsdam e SC Sand.
L’utilizzo della tecnologia è un tramite fondamentale tra il calcio femminile e le adolescenti, soprattutto quando lo scopo concreto è quello di aumentare il numero delle donne impegnate. “I social media stanno prendendo il sopravvento ed è la cosa più importante per attrarre le persone a qualsiasi cosa – notizie, sport o divertimento. Instagram, Snapchat, YouTube, sono i mercati in crescita per adolescenti. Quindi usarli è un modo per raggiungere la fascia di età che stiamo prendendo di mira e, si spera, li incoraggi a giocare a calcio ” ha sottolineato Linda Evans.
E la giocatrice, fuori dal campo, interpreta il ruolo di vlogger per il canale YouTube UEFA per mostrare alle persone quello che serve per essere una professionista: dall’addestramento ai giorni della partita, dalla dieta al fitness, per poi passare a momenti di vita quotidiana. Far comprendere ad altre ragazze com’è la vita da atlete di professione e ispirarle, se possibile, a intraprendere lo stesso percorso. La promozione dei valori e degli atteggiamenti positivi sta maturando, come conseguenza, una più solida fanbase che, a sua volta, diventerà terreno fertile per sponsor e finanziamenti, in funzione di alcune valutazioni che gli sport manager 4.0 sono chiamati a fare:
Il successo del calcio femminile deve essere sfruttato in maniera intelligente dalle leghe e dalle federazioni. È necessario che le opportunità commerciali vengano esplorate in maniera sempre più approfondita e, soprattutto, separatamente rispetto al gioco maschile. Sicuramente, un ruolo importante, sarà giocato dagli eventi dal vivo: più frequenti e più vicini alle città – addirittura ai loro centri – lì dove c’è la gente e non lontano da essa.
È fondamentale che i brand si rendano conto appieno del potenziale economico del segmento femminile anche nello sport, e che adeguino funzionalmente le loro strategie. È altresì necessario fare scelte impegnate – ad esempio riconoscere che il calcio femminile ha abbastanza forza per stare in piedi nel mercato sulle sue gambe – e investire di conseguenza. Ignorare verità come questa potrebbe significare un’enorme perdita futura.
Come in ogni sport, l’eccellenza tecnica è la chiave per aggiungere o accrescere il valore commerciale: anche in questo caso il futuro del calcio femminile è chiaro ed è segnato da un percorso di sviluppo con standard sempre più alti che non possono prescindere da risorse investite da parte dei club, per migliorare il livello individuale e collettivo, aumentando il livello di attrazione dello spettacolo.
Ecco perché, non è più solo una previsione, lo sport management 4.0 avrà sfumature rosa da declinare.
E da monetizzare.
Fabio Lalli
AUTORE / FABIO LALLI
CEO di IQUII, digital company specializzata in progetti Mobile, Wearable, Internet of Things e strategie digitali, e di IQUII Sport, unit orientata sullo sport con focus su Sport Marketing, Sport Technology, Fan Engagement, Insight e Report. Docente all’Università di Perugia in human computer interaction, ha insegnato ed insegna presso IED e ilSole24ore. Da sempre appassionato di innovazione digitale, attualmente immerso nell'esplorazione e nello studio di nuove esperienze ed opportunità legate a Internet of Everything, Sport Tech e Data Monetization.
Vedi, il punto non è tanto chi lo seguirà, bensì tutta la propaganda mediatica femminil femminista che tale evento si porta dietro.
Perché il punto è proprio questo: il calcio, come lo sport in genere, altro non è che l'ultima frontiera delle eterne complessate e del femminismo, perennemente supportato dagli evirati mentali di sesso maschile che infestano i media.
Ossia, questi mondiali femminili non sono (e non saranno) un semplice evento sportivo, bensì una "guerra femminista non ufficialmente dichiarata" verso gli uomini e tutto ciò che è maschile.
Vicus, siamo in guerra (anche se si tratta di una guerra immateriale, quindi invisibile alla massa), c'è poco da fare.
@@
PS: naturalmente puoi pure star certo che nessuna calciatrice o allenatrice (Bertolini docet...) chiederà mai di poter sfidare le nazionali maschili, magari in un torneo mondiale del tipo:
"Le migliori dieci squadre maschili contro le migliori dieci squadre femminili"...
(Campa cavallo ché l'erba cresce...)
Del resto la vigliaccheria femminile, mista a slealtà, è semplicemente... leggendaria.
Italia-Brasile: telecronache al femminile molto più interessanti di quelle al maschile
19 GIUGNO 2019LINK
https://video.corriere.it/italia-brasile-telecronache-femminile-molto-piu-interessanti-quelle-maschile/f3e988a8-92a0-11e9-8993-6f11b6da1695
EMBED
Il fenomeno del calcio femminile che ha riscosso successo in tv - Aldo Grasso /CorriereTv
Italia-Brasile: telecronache al femminile molto più interessanti di quelle al maschile. Il fenomeno del calcio femminile che ha riscosso successo in tv
Più interessanti? Con quali ascolti? :lol:
Io, di norma, non seguo il calcio.Neanch'io. Solo AAMM (specialmentye pugilato*), vela e sci. ;)
Ormai sono ovunque.Ci sono le quote rosa, anche se non ufficialmente.
Torna "Scheggino Donna" fino a domenica
Il borgo rievoca evento del 1522, con tante iniziative
(ANSA) - SCHEGGINO (PERUGIA), 19 LUG - Torna a Scheggino dal 19 al 21 luglio "Scheggino Donna", la rassegna voluta dall'amministrazione comunale per ricordare un evento storico realmente avvenuto nel 1522. Era il 23 luglio di quell'anno, infatti, quando, mentre gli uomini erano in montagna intenti nei lavori dei boschi e nella mietitura, Scheggino - fedele al Regno Pontificio - fu assediata da una spedizione punitiva organizzata dai comuni limitrofi. La difesa fu sostenuta unicamente dalle donne, che si scagliarono contro gli aggressori con qualsiasi mezzo e lanciando oltre alle pietre anche le pentole, riuscendo così a respingere gli attacchi degli assedianti e salvando il paese. Anche quest'anno, dunque, quell'episodio verrà rivissuto con una rievocazione storica, in programma sabato 20 luglio. Ma in cartellone ci sono anche tantissime altre iniziative.
Si inizierà venerdì 19 luglio con l'inaugurazione della mostra fotografica (ore 18, presso la chiesa di San Nicola) "Le Donne di Scheggino sempre Protagoniste" ed a seguire il taglio del nastro della mostra collettiva che sarà ospitata allo Spazio arte Valcasana con: MaU Maura Coltorti "...colori, forme, emozioni...", Silvia Piconi "A Quantum experience #2", Stefania Rosichetti "the sound of body". Sabato 20 luglio, invece, alle ore 8, partirà la passeggiata attraverso la "greenway" del Nera e la ex ferrovia Spoleto - Norcia "Pink is good" a sostegno della Fondazione Veronesi. Tra le altre iniziative in programma, dalle 10 apertura delle esposizioni, della mostra mercato "La Quarta di Scheggino", al parco di Valcasana, e del mercato medievale con i mercanti del centro Italia in piazzetta del Borgo. Nel pomeriggio, alle ore 18, ci sarà la consegna della seconda edizione del "Premio Scheggino Donna".
L'appuntamento clou è previsto alle 22: "A spasso nella storia dell'antico Borgo di Scheggino", rievocazione storica e rappresentazione scenica per le vie del Borgo a cura del "Giardino di Matisse" e "Scheggino Attiva". Alle ore 23 invece spettacolo delle Fontane danzanti. Domenica 21 luglio, alle ore 10 "Torneo dei giochi popolari dei paesi della Valnerina", in piazza Carlo Urbani. Alle ore 17, gourmet experience: il gelato e il croissant al tartufo, a cura dello chef Fabio Ferretti, con degustazione gratuita.
Saranno 9 le donne distintesi per vari meriti che riceveranno sabato 20 luglio la seconda edizione del premio "Scheggino Donna": Beatrice Coletti, consigliere Rai; Carolina Botti, direttore centrale di Ales, società in house del ministero dei Beni culturali; Irma Conti, avvocato; Silvia Vaccarezza, giornalista; Cesara Buonamici, giornalista; Elena Petrini, sportiva e campionessa di Triathlon; Antonella Rizzato, imprenditrice; Alessandra Cappiello, stilista; Elisa Del Genio, giovanissima attrice della serie televisiva "L'Amica Geniale". La consegna del riconoscimento avverrà a partire dalle ore 18, nel giardino nelle adiacenze del museo del tartufo "Urbani".
Sul succitato volantino c'è anche scritto:
"Scheggino è donna e lo sa fin dal 28 luglio del 1522 quando i ribelli della valle armati decisero di attaccarla sapendo gli uomini impegnati in montagna per la mietitura. I ribelli non potevano immaginare tanto coraggio e tanta determinazione, una pioggia di sassi, di frecce, di spingarde, li costrinse ad una ritirata. Una corona di donne sulle mura e sulla torre mise in salvo un comune arroccato che oggi risplende in tutta la sua bellezza guidato da un sindaco donna".
...
Quanto è davvero virile la Russia che oggi celebra la festa degli uomini?
Regali per fidanzati, figli e mariti, un presidente che più macho non si può e una ferita sempre più profonda: una figura paterna che sbiadisce in fretta
di MARTA ALLEVATO 23 febbraio 2018,08:39
Una parata dell'Armata Rossa
RUSSIA MACHISMO ARMATA-ROSSA
La Russia festeggia il Giorno del difensore della patria, ricorrenza nata in onore di chi svolge e ha svolto servizio militare e diventata nel tempo semplicemente la festa di tutti gli uomini, dai bambini agli anziani, una sorta di contraltare al più popolare 8 marzo delle donne.
Istituita nel 1918, in ricordo del primo reclutamento di massa dell'Armata Rossa, il 23 febbraio ha cambiato nome e status più di una volta fino a quando nel 2002 è stato dichiarato anche giorno non lavorativo. La data è attesa da tutti gli uomini per ricevere regali o più semplicemente per avere una scusa per riunirsi in compagnia e fare festa.
Si tratta di una giornata il cui significato originale si è allontanato da quello prettamente militare, arrivando ad abbracciare l'idea di un patriottismo basato sulla difesa non solo della patria, ma anche della famiglia, quindi esteso a tutto il sesso forte.
Quanto è davvero virile la Russia che oggi celebra la festa degli uomini?
Eugene Odinokov / Sputnik
La ricostruzione di una battaglia tra Armata Rossa ed esercito nazista
Gli stessi militari guardano con sufficienza al 23 febbraio, convinti che la vera festa dell'orgoglio patriottico e delle forze armata sia solo il 9 maggio, l'anniversario della Vittoria dell'Armata Rossa su Hitler. La ricorrenza è quindi più vissuta come un pretesto per riunire gli amici, bere e fare regali non solo agli adulti, ma anche ai più piccoli e a chi non ha mai prestato servizio nell'esercito.
Quest’anno, però, con la coincidenza delle elezioni presidenziali (18 marzo) e anche del centenario della fondazione dell’Armata Rossa, il 23 febbraio è caratterizzato da toni più militareschi: il presidente Vladimir Putin domani è atteso in visita al primo forum nazionale del movimento giovanile ‘Yunarmia' (‘Giovane esercito'), che riunisce 8.000 attivisti da tutto il paese al Parco ‘Patriota’, fuori Mosca.
Accanto alle celebrazioni ufficiali - concerti nei parchi, film di guerra in tv e fuochi d'artificio - per la maggior parte degli uomini russi si tratta di una scusa per riunirsi in banya, la tradizionale sauna, o in ristoranti e locali, accompagnati preferibile da molto alcol.
Per chi, invece, cerca situazioni meno rilassate, si può prenotare un safari su un vero carro armato: ci sono diverse società che fuori Mosca offrono questi servizi per gruppi più o meno grandi di amici. I festeggiamenti per il 23 febbraio iniziano già alcuni giorni prima negli uffici, dove le donne organizzano sempre almeno un piccolo buffet - torte, frutta e vino - per ringraziare i colleghi uomini del loro "coraggio e della loro forza" nel farle sentire protette, almeno così recitano alcuni dei brindisi più ricorrenti.
Le grandi aziende organizzano attività ricreative per i dipendenti che vanno dai giochi di ruolo, ai servizi fotografici in divisa militare fino a lezioni di bricolage, perché le donne possano così preparare con le proprie mani il regalo per il loro amato. La maggior parte delle russe, però, si affida a regali già pronti: se calzini, biancheria intima e set da barba sono associati a una relazione ormai consolidata e forse un po' stanca, le donne cercano di stupire il proprio uomo con idee più originali. L'importante è che l'oggetto abbia un alto contenuto di virilità: attrezzature per la caccia o la pesca, alcolici pregiati, ma anche armi a salve e coltelli da collezione, sono tra gli articoli più richiesti.
La virilità sovietica era incarnata da figure di lavoratori e soldati, replicate in numerosi monumenti in tutte le città dell'Urss. Oggi l'immagine che la Russia offre al mondo è associata all'idea di nuova grande potenza militare, guidata da un leader che nella narrazione di sé si serve dei cliché piu' macisti, in netta opposizione con un Occidente che apre ai matrimoni omosessuali e si allontana dalla famiglia tradizionale.
Ma la 'festa degli uomini' mette in evidenza anche una delle 'malattie' della società russa, in cui la figura dell'uomo, inteso come padre, è piuttosto debole: il tasso dei divorzi è tra i più alti d'Europa, gli uomini russi vivono in media 13 anni in meno delle donne, anche per uno stile di vita in cui non mancano massicce dosi di alcol e mediamente la famiglia russa è composta da una donna single che vive sola con un figlio e la nonna.
In merito al succitato episodio, sul web ho letto la solita caterva di commenti idioti dei soliti italiani medi, che soventemente ignorano la differenza che passa tra i film e la realtà.
Mi riferisco anzitutto al carabiniere che si è fatto sfilare la pistola.
A leggere e sentire molti nostri connazionali, sembra che "certe cose accadono solo in Italia".
Mentre, in realtà, accadono pure altrove (non è una "consolazione", bensì una semplice constatazione).
Ad esempio: nei tanto decantati USA. *
Nessuna come Federica Pellegrini nella storia dei Mondiali, mai nessuno (uomo e donna che sia) è riuscito a salire sul podio della rassegna iridata per otto volte consecutive nella stessa specialità.
[...]
Oggi la veneta, all’alba dei 31 anni che compirà il prossimo 5 agosto, è riuscita a staccare Ryan Lochte nella speciale classifica: lo statunitense si mise al collo una medaglia sui 200 misti dal 2005 al 2015 (tre ori, un argento e un bronzo). Federica Pellegrini ha fatto risuonare l’Inno di Mameli per ben quattro volte (2009, 2011, 2017, 2019), collezionando anche tre argenti (2005, 2013, 2015) e un bronzo (2007).
Sono dell'idea che lo sport professionistico femminile apra inevitabilmente la porta alle grancasse, e che sia il trampolino di lancio per competizioni intergenere tra uomini, donne e altri esseri imprecisati, tutti geneticamente modificati e ormonizzati per competere con i sempre più rari uomini.
Dal punto di vista fisiologico, uomini e donne sono diversi e questo aspetto va tenuto in debita considerazione anche per quanto concerne la programmazione dell’allenamento, dove il sostantivo “complessità” e “variabilità” la fa da padrone.
Sussistono importanti differenze qualitative ormonali tra le donne, che in talune di loro determinano cambiamenti improvvisi ed in altre no.
Il corpo femminile è biologicamente portato ad adattarsi in maniera più efficace e repentina a tutti gli stress esterni, dal punto di vista evolutivo questo ha permesso loro di sopravvivere anche a situazioni estremamente precarie per garantire la continuità della specie, inoltre hanno anche una percentuale maggiore di grasso essenziale, non da sottovalutare.
Dal punto di vista muscolare, non sussistono differenze anatomiche a livello delle fibre, ma la diversità di forza tra i due sessi è dovuta nella differente percentuale di tessuto muscolare, il 36% nella donna rispetto al 45% dell’uomo, e nel minor quantitativo di testosterone, il quale esplica sul sistema neuromuscolare un effetto eccitatorio, potenziando la contrazione.
Questo si traduce in una spesa energetica minore a parità di intensità, volume e durata degli allenamenti rispetto ad un uomo.
ma la diversità di forza tra i due sessi è dovuta nella differente percentuale di tessuto muscolare,
ragazze ci hanno donato meno muscoli ma vinciamo sul cervello
Ma resta il fatto che viviamo in un periodo storico in cui è impossibile fermare tutto ciò, salvo cataclismi naturali e guerre termonucleari.O bolle speculative globali, demografia islamica... c'è da scegliere e a parere di molti questa fase storica è agli sgoccioli.
Del resto non è certamente una novità il fatto che per le femminucce gli uomini siano tutti un branco di ritardati.Forse da come si comportano con loro. E dire che io penso esattamente la stessa cosa delle femminucce odierne; se qualcuno non è d'accordo, attendo le prove del contrario.
* Nel 2200?Ho cominciato un po' prima. :cool:
Frank, non farti illusioni: già domani la vittoria del Settebello sarà bell'è dimenticata. I successi maschili non fanno notizia: qui fanno notizia solo i fallimenti e i crimini maschili. La quasi totalità dei cittadini di sesso maschile quando grida "Forza Settebello" allude solo alla tenuta di una marca di preservativi.
mi spiace deluderti, ma nonostante gli uomini abbiano un maggior numero di neuroni, sono le donne ad aver più connessioni sinaptiche. Un po' come avere il pane e non avere i denti. Così giusto per precisare
Alla scimunita si potrebbe rispondere che il pane si può sempre sminuzzare e poi ingerire e così nutrendosi, mentre chi ha i denti ma non ha niente da mangiare crepa di fame. Avere tante connessioni sinaptiche ma usarle solo per parassitare non serve a far progredire tutta l'umanità. Serve avere più neuroni e usarli per dare un FATTIVO contributo alle arti, alla tecnica, alle invenzioni, alla cultura, alla tecnologia e al sapere, come il genere maschile ha fatto. Facendo fare, in tutti questi campi, al genere femminile la figuraccia del sesso di serie B.
L'ho citato perché FB è il termometro dell'idiozia nazionale.
L'unico modo per riuscire a stimare le donne è standone lontani.
Leggo spesso su FB che siamo un branco di sfigati, frustrati ecc. ma opinioni come le nostre possono essere solo il frutto di esperienze sistematiche in un lungo arco di tempo. Se esistessero eccezioni in numero apprezzabile non staremmo a discutere delle altre.
Il bello è che tutte le donne si credono esempi di virtù e intelligenza, ma poi scopri che si sono impancate in storie assurde e che prima di incontrare te (mi si passi l'espressione) sono state attraversate da un treno. Senza contare che certe tengono casa loro come una zona smilitarizzata e molte "professioniste affermate" di elevata condizione sociale affollano i centri venereologia.
Poi si meravigliano che nessuno le voglia :lol:
Supercoppa Europea 2019, chi è l'arbitro donna di Liverpool-Chelsea
Stephanie Frappart sarà il primo arbitro donna della storia della Supercoppa Europea: a Istanbul dirigerà Liverpool-Chelsea
di SIMONE GAMBERINI
Ultimo aggiornamento il 2 agosto 2019 alle 22:09
Roma, 2 agosto 2019 - Grande novità in vista per la Supercoppa Europea 2019 tra Liverpool e Chelsea: il 14 agosto al Besiktas Park di Istanbul a dirigere la gara sarà Stephanie Frappart che diventerà così il primo arbitro donna a dirigere una finale internazionale europea di calcio maschile.
La Frappart era già diventata famosa in Francia per essere stata la prima donna ad arbitrare una partita di Ligue 1 nel corso di questa stagione, ma già nel 2014 le fu affidata la direzione di una partita di Ligue 2. Sarà femminile proprio tutta la squadra arbitrale in cui sarà presente anche un'italiana: la romana Manuela Nicolosi sarà infatti una delle due assistenti, lei che arbitra in Francia dopo essersi trasferita anni fa varcando il confine alpino. L'altra guardalinee sarà irlandese, Michelle O'Neal mentre il quarto uomo sarà maschio, il locale Cuneyt Cakir che rappresenta la massima istituzione turca per quello che riguarda gli arbitri internazionali. Al VAR, ci sarà il nostro Massimiliano Irrati, considerato ormai il migliore in questa funzione.
A commentare la notizia dell'arbitraggio di Stephanie Frappart è stato anche Ceferin, il presidente della Uefa, molto orgoglioso di questa novità. "Ho detto in molte occasioni che il potenziale per il calcio femminile non ha limiti e sono felice che Stephanie Frappart sia stata scelta per dirigere la Supercoppa insieme a Manuela Nicolosi e Michelle O'Neal. Come organizzazione, diamo la più grande importanza allo sviluppo del calcio femminile in tutte le aree. Spero che le doti e l'impegno che Stephanie ha mostrato nel corso della sua carriera per arrivare fino a questo livello sia di ispirazione per milioni di ragazze e donne in Europa e mostri loro che non ci devono essere barriere per raggiungere un sogno".
Anche l'ex arbitro Rosetti, attuale presidente della Commissione Arbitri della UEFA, ha accolto con buone parole la decisione di affidare alla Frappart l'arbitraggio. "Stephanie ha mostrato che è una delle migliori arbitri donne non solo in Europa ma in tutto il mondo. Ha la capacità per arbitrare ai più alti livelli, come ha dimostrato nella finale dei Mondiali di quest'anno. Spero che il match di Istanbul le dia ancora più esperienza mentre si avvia al picco della sua carriera arbitrale".
Quando c'è anche di mezzo la pagnotta, è scontato.
Nell’inseguimento a squadre femminile è un epilogo da brividi a consegnare oro e titolo iridato alle azzurrine: Giorgia Catarzi, Camilla Alessio, Eleonora Camilla Gasparrini e Sofia Collinelli chiudono in 4’26″060 e battono per appena 0″007 la Nuova Zelanda, che si deve accontentare dell’argento. Completa il podio la Gran Bretagna, che supera la Russia nella sfida per il bronzo facendo segnare il crono di 4’27″853 contro 4’31″559 degli avversari.
Nell’inseguimento a squadre maschile vince l’oro la Germania con il crono di 3’58″793, nuovo record del mondo di categoria (pr. prec. Russia 4’00″972), battendo il finale la Francia, all’argento in 3’59″543, mentre il bronzo se lo mette al collo la Russia, che supera nella finale per il terzo posto, con il crono di 3’59″955, la Nuova Zelanda, quarta in 4’02″711. Quinto posto assoluto per l’Italia di Lorenzo Balestra, Niccolò Galli, Mattia Pinazzi ed Alessio Bonelli.Tempo: 4'03"587.
Il tempo di 4 minuti 3 secondi 587, decisamente lusinghiero e nuovo record italiano di categoria, non è bastato per puntare al podio, chiudendo comunque con un ottimo piazzamento al quinto posto, dove Pinazzi è stato costante protagonista.
Il mondo del nuoto pensa in grande e non si pensa solo a Europei, Mondiali e Olimpiadi di Tokyo 2020. Il riferimento è alla ISL (International Swim League) del magnate ucraino Konstantin Grigorishin, circuito di gare totalmente esterno alla Federazione Internazionale. Dopo le Championships Series della FINA, è la volta di questa importante rassegna, creata per garantire agli atleti una competizione di alto livello e con premi economici rilevanti.
http://www.dailymail.co.uk/sport/football/article-4389760/USA-women-s-team-suffer-5-2-loss-FC-Dallas-U-15-boys.htm
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Queste sono le campionesse del mondo
http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2015/07/06/news/mondiale_calcio_femminile_usa_campione_battuto_il_giappone_5-2-118430479/
battute da adolescenti maschi di 15 anni.
E non è la prima volta che accade un fatto del genere.
27 settembre 2019 - 10:16
Ranking FIFA Donne – Le azzurre meglio degli uomini! Continua il dominio USA
La graduatoria mondiale femminile per nazionali aggiornata
Classifica
di Roberto Vinciguerra, @RobWinwar
Ranking FIFA
Grazie ai buoni risultati ottenuti dalle azzurre alle recenti gare di qualificazione per il campionato Europeo l’Italia è riuscita a confermare il 14° posto nel Ranking FIFA (una posizione in meno rispetto alla recente graduatoria degli azzurri [CLICCA]). Da notare il fatto che il 14° posto sia una posizione che le donne che non occupavano da 3 anni, esattamente dal marzo 2016. Ricordiamo che il record assoluto in fatto di migliori posizioni occupate dalle azzurre nella graduatoria mondiale è rappresentato dal 10° posto, in cui l’Italia ha stazionato ininterrottamente fra il 2003 ed il 2006 e, successivamente, nell’agosto 2012. Per quello che concerne il vertice della graduatoria possiamo sottolineare la conferma al primo posto degli USA, seguiti sempre da Germania e dall’Olanda.
-> CLICCA PER LEGGERE IL RANKING FIFA DONNE AGGIORNATO
Frank i giornalisti scrivono quello che gli dicono di scrivere
Non sarebbe obbligatorio ma questo devono scrivere se vogliono tenere il posto.
Altro che "oppressione delle donne da parte degli uomini"...
La grande menzogna del femminismo: seconda intervista con Santiago Gascó Altaba
Pubblicato il aprile 30, 2019di werbinik | Lascia un commento
Santiago Gascó Altaba, autore de La grande menzogna del femminismo, ci ha concesso una seconda intervista (qui il link alla prima). Abbiamo colto l’occasione per approfondire insieme a lui alcune questioni chiave: il potere informale, la libertà di movimento delle donne, il legame tra voto e leva, e infine la caccia alle streghe. Cominciamo!
Per comprare il libro di Santiago su Amazon seguite questo link!
Domanda #1: Nel tuo libro parli di come, nell’ambito religioso, “la religione del padre muore con il padre mentre quella della madre si trasmette nei figli e parenti”. Fai anche l’esempio di numerose mogli di re potenti che su questo fronte hanno promosso riforme religiose convincendo i mariti. Ti chiedo dunque: a tuo avviso esiste un potere informale femminile anche nelle decisioni politiche? Come si esplica? Era codificato, e se sì, come? Come funzionava e che tipi di potere femminili esistevano? Ovviamente escludiamo in questo discorso e per il momento le numerose monarche di sesso femminile.
Risposta: La comprensione del potere informale femminile è fondamentale per la comprensione del mondo, delle relazioni tra i sessi e del femminismo. Non soltanto sospettiamo tutti della sua esistenza, ma ne siamo convinti: tutti sappiamo che esiste un potere visibile, perlopiù maschile, e un potere meno visibile, informale, perlopiù femminile. Ci sono molti modi in cui le donne esercitano questo potere, e l’argomento difficilmente si lascia racchiudere nelle poche righe di questo colloquio. Nella mia opera ve ne sono numerosi esempi, anche se questo argomento viene trattato più approfonditamente nel secondo volume. L’arma degli uomini per imporre la propria volontà è principalmente una, esplicitamente dichiarata dalle femministe: la forza fisica. Invece le armi delle donne sono molteplici: la seduzione, la bugia, l’intrigo, l’amore, la bellezza,… ; armi più complesse e più difficili da codificare. L’esistenza di questo potere informale è pienamente ammessa persino dalle femministe, e soprattutto nel secondo volume ho inserito molte loro citazioni a riguardo. Faccio due esempi veloci sulle tipologie di donne che più rappresentano questo potere: la madre e la moglie (o compagna, o amante). Quante sono state le decisioni politiche prese nei saloni, e soprattutto nelle stanze da letto del palazzo reale? Simone de Beauvoir scrive ne Il secondo sesso: “Le grandi favorite attraverso i loro potenti amanti presero parte al governo del mondo”, e ancora “ardite, pronte a dar consigli, intriganti, le donne si assicurano sempre in modo obliquo, indiretto, la parte più efficace [del governo]“.
Oltre ad altre ammissioni del genere, la mia opera include (nel II Volume) una lunga lista di donne che, senza essere né regine né reggenti, hanno esercitato nella Storia un potere di governo incontrastato: erano madri, amanti, spose, sorelle, figlie…
Parlando di madri nello specifico, la loro influenza è immensa: non soltanto per quanto riguarda le religioni (ammessa nelle diverse fonti storiche riportate nelle citazioni del libro), ma anche per le lingue (la lingua materna), per le culture o per qualsiasi trasmissione di valori (anche quelli “patriarcali”). Qualche anno fa l’inno femminista dell’One Billion Rising, “Break The Chain”, recitava: “Noi siamo madri, noi siamo maestre” (“We are mothers, we are teachers”). Anche il proverbio «una mamma che educa un bambino educa un uomo, una mamma che educa una bambina educa un popolo» è stato di recente popolarizzato dalle femministe. In entrambi i casi l’ammissione femminista della decisiva influenza materna è esplicita. Come ulteriore esempio posso citare, poiché abbiamo iniziato parlando di religioni, quello del primo miracolo di Cristo durante le nozze di Cana. La madre ordina al figlio, Dio in terra, di compiere un miracolo che lui non vuole fare, perché non è ancora pronto. Lui obbedisce: comanda dunque gli uomini e diventa il potere visibile, mentre la madre, potere invisibile e unica volontà di questo miracolo, rimane nel retroscena (pag. 368).
Lo stesso femminismo col suo immenso potere immateriale nel mondo, dovuto al suo carattere prettamente femminile, è un perfetto esempio di questo modo di procedere. Il femminismo non possiede eserciti, partiti e sedi politiche; non possiede grandi templi materiali da dove diffonde la propria ideologia. Eppure, possiede un immenso potere immateriale.
Finisco con un ultimo esempio simpatico e con una citazione di un’altra femminista. Vi invito a tutti, poiché siamo in Italia, a riguardare un capolavoro comico del cinema italiano: Johnny Stecchino, di Roberto Benigni. Nel corso del film è una donna a controllare le azioni di tutti i personaggi, in un’ambiente mafioso fatto da uomini, burattini senza fili. Il film fu molto apprezzato dal pubblico, consapevole della sua verosimiglianza con la realtà.
Che conclusione possiamo trarne? Flora Tristan sostiene: «[…] la donna è tutto nella vita dell’operaio: come madre esercita un’influenza su di lui durante l’infanzia; è da lei, e unicamente da lei che lui attinge le prime nozioni di quella scienza così importante da acquisire, la scienza della vita, quella che ci insegna a vivere in modo conveniente per noi e per gli altri, secondo il posto che la sorte ci ha assegnato. Come amante, esercita un’influenza su di lui durante tutta la giovinezza, e che azione potrebbe esercitare una ragazza bella e amata. Come sposa, esercita un’influenza su di lui per tre quarti della vita. Infine come figlia esercita un’influenza su di lui nella vecchiaia» (pag. 400)
Domanda #2: Nel tuo libro parli di come, essenzialmente, uscire fosse sinonimo di avventurarsi in un mondo di pericoli, di violenza e soprusi, motivo per cui per le donne la società preferiva la sfera domestica a quella pubblica, dato che gli uomini erano considerati maggiormente sacrificabili. Al tempo stesso però fornisci numerosi esempi di come questo non significasse una reclusione totale, visto che mansioni come il lavare i panni e comprare da mangiare, nonché eventi pubblici ritenuti sicuri (celebrazioni pubbliche e religiose, mercatini, spettacoli di ogni tipo) richiedevano la presenza delle donne, anche solo per funzionare (se devi lavorare, qualcuno che esca a lavare i panni deve pur esserci). Mi chiedo però, pensando ad esempio a posti come l’Arabia Saudita o l’Afghanistan, dove la donna deve richiedere il permesso del guardiano per uscire, o ancora peggio deve essere da lui accompagnata, era a tuo avviso possibile che costui la recludesse? O sussisteva un meccanismo di qualche tipo che evitasse che i mariti più gelosi (anche a loro danno, visto che molte funzioni pubbliche richiedevano appunto l’uscire fuori di casa) potessero decidere di recludere le loro mogli in casa? L’uomo quindi, oltre che fare da scudo umano della donna quando l’accompagnava, aveva anche l’obbligo a farla uscire o ad accompagnarla? La società mediorientale e quella antica vedevano di cattivo occhio un simile marito geloso? Gli impedivano di recludere la moglie?
Risposta: La storiografia femminista ha effettuato una bipartizione concettuale dello spazio vissuto di uomini e donne, tanto da un punto di vista simbolico quanto fisico: lo spazio pubblico maschile e lo spazio privato femminile. Anche se esistono dei forti vincoli tra di loro, lo spazio simbolico e lo spazio fisico non coincidono pienamente. Questi spazi diversificati in linea di massima sono effettivamente esistiti, così come erano diversificati i ruoli sociali, i doveri, i compiti. Il mio dissenso con la storiografia femminista sorge all’ora di spiegarne il perché. Secondo l’ottica femminista il motivo è chiaramente la discriminazione e il patriarcato. Per rispondere all’oggetto della domanda, lo spazio fisico, dovrei prima fare un paio di precisazioni alla domanda stessa. Primo, “il mondo esterno è parco di donne solo quando è percepito come pericoloso” (pag. 440). Il libro include numerosi esempi, di ogni epoca e luogo, della libera mobilità delle donne. Risulta assurdo concepire i mercatini senza donne, qui o in qualsiasi altra parte del mondo. Se oggi le strade delle nostre città e dei nostri paesi sono piene di donne, anche di notte, il motivo principale è il fatto che esse si sentono sicure.
Dall’altra parte, il mondo una volta era molto più rischioso di ora. Non solo nelle foreste, dove raramente si vedevano donne da sole, ma anche all’interno delle città, soprattutto di notte. Il mondo esterno era un mondo pericoloso, lo spazio dei servi e degli sfortunati, al contrario dello spazio chiuso, che era il privilegio del ceto signorile. Il femminismo ha giudicato con parametri attuali, e capovolto, una percezione storica che era sempre stata quella opposta.
Per quanto riguarda l’ultima parte della domanda, per correttezza bisogna dire che l’analisi di culture specifiche richiederebbe un approfondimento ulteriore. La mia opera è generica, e risponde alle centinaia di opere di storiografia femminista che sono a loro volta generiche. Bisognerebbe approfondire in ogni luogo ed epoca, perché ci possono essere grandi differenze. Tra i tuareg, ad esempio, le donne hanno molte prerogative: libere di muoversi, prima del matrimonio possono avere numerosi amanti, e in caso di separazione rimangono con tutta la proprietà. Se voi andate oggi in un qualunque bazar di un qualunque paese arabo, vedrete che ci sono tantissime donne, anche da sole.
Quello che però è logico pensare è che il controllo della mobilità delle donne si sia applicato (e continui ad applicarsi in alcuni paesi del Medio Oriente) solo per proteggerle da luoghi considerati poco sicuri. Una simile giustificazione non regge quindi quando questi posti vengono considerati sicuri, o quando vi sono le condizioni per attraversarli in sicurezza (ad esempio venendo accompagnate dal marito).
Un uomo che impedisce alla propria moglie di uscire non la sta proteggendo e dunque non ha una giustificazione accettabile per gli standard della società. Qualora recludesse la propria moglie in casa, la sua verrebbe sicuramente vista come un’azione ingiustificabile (letteralmente, perché non sussisterebbero giustificazioni valide come la protezione), come un’anomalia, e pertanto anche come una malefatta, come un sopruso da condannare. Questo ovviamente implica che nessuna società abbia mai permesso la “reclusione delle donne in casa”: anche quelle mediorientali o comunque islamiche spesso spingevano per l’accompagnamento della donna da parte dell’uomo, come suo “scudo umano personale” come giustamente evidenziato, ma che è cosa ben diversa dall’impedire alle donne di uscire di casa. E se vi erano dei casi in cui cuò avveniva, si trattava semplicemente di abusi domestici che si presentano ancora oggi indipendentemente dal tipo di società in cui si vive e dal sesso della persona che li compie, dato che dipendono esclusivamente dalle personalità dei due coniugi.
Prendo ora come esempio il caso più estremo. Non sono mai stato in Afghanistan e non ho mai approfondito nello specifico quella realtà, ma tutti abbiamo visto delle immagini, nei film e documentari, di contadini e pecorai in quegli agresti e spesso impervi paesaggi. E tutti abbiamo esperienze dirette o di studio di realtà simili, ad esempio il mondo contadino siciliano “patriarcale” del XIX secolo – inizio XX secolo. Un mondo in cui gli uomini andavano in campagna, talvolta restandoci per diversi giorni. Nei paesi rimanevano donne, anziani e bambini. Il controllo sociale sulle donne, era fatto dalle altre donne, dai bambini o dagli anziani? Quando nei documentari vediamo quei pecorai molto lontani da casa loro, o quei gruppi di mujaheddin, chi esercita il controllo sociale nei paesi spopolati di uomini?
Domanda #3: Che relazione c’è tra voto esclusivamente maschile e obbligo maschile alla leva? E tra voto maschile e pagamento delle tasse?
Risposta: C’è un legame logico, innegabile, tra voto e obbligo alla leva, sottolineato da numerosi pensatori in ogni epoca, dai greci fino ai nostri giorni, passando per i romani. Il libro contiene parecchi esempi, compreso quello di Olympe de Gouges. Il legame tra le due cose divenne infatti più evidente che mai durante la Rivoluzione francese. La Corte Suprema Americana lo rese esplicito, per gli uomini, nel 1918. Di fatto, fino a poco tempo fa, e ancora oggi in alcuni paesi occidentali, i renitenti alla leva perdevano il diritto di voto. Per le donne, invece, era tutto diverso. Credo che la svolta si possa trovare nella “guerra delle coccarde”, nell’ambito della Rivoluzione francese, dove al contrario di quanto aveva sostenuto Olympe de Gouges, la maggior parte delle rivoluzionarie non volevano partecipare alle operazioni belliche ma pretendevano diritti. Della stessa idea sono Condorcet o Wollstonecraft. Il voto femminile fu un diritto slegato dai doveri.
C’è anche un legame tra voto e pagamento delle tasse (o meglio corvée), ma storicamente non è stato così forte e ha acquisito importanza solo successivamente. Il voto censitario è stato per la maggior parte legato anche a questa logica e le suffragette invocavano proprio questo aspetto, ovvero il fatto che loro pagavano le tasse, e che dunque avrebbero dovuto poter votare.
Per lungo tempo, in un mondo dove la guerra era la preoccupazione assillante di regni e nazioni, il soldato risultava molto più importante del contribuente (basti pensare che danari e corvée potevano arrivare anche tramite la schiavitù). Per cui, nella logica di chiunque, chi voleva partecipare al potere doveva prender parte alle battaglie.
Domanda #4: Secondo te, perché la Caccia alle Streghe colpì maggiormente donne? C’entrano particolari dinamiche sociali o semplicemente, come affermano alcuni, le streghe venivano viste come donne per via del legame che la chiesa vedeva tra stregoneria e rimanenze pagane di culti femminili (ricordiamo che il Canon Episcopi parla di “donne scellerate che credono di andare di notte con Diana, dea dei pagani”)? Secondo te, oltre a questo aspetto meramente religioso/culturale, entrano in gioco altri motivi per questa maggioranza femminile?
Risposta: Prima di tutto credo sia necessario chiarire, contro la percezione della narrativa dominante, che il fenomeno della “caccia alle streghe” (in realtà, “caccia alla stregoneria”) non era rivolto nello specifico contro le donne. Per assurdo si potrebbe affermare il contrario, ovvero che la caccia veniva attuata per proteggere le donne. La Bolla papale di Innocenzo VIII (1484) afferma di voler proteggere le donne tormentate da questi esseri sciagurati, che impediscono loro di concepire e distruggono la loro prole.
In secondo luogo credo sia necessario contestualizzare la cosa. Tra i tanti eventi tragici e cruenti che hanno afflitto l’umanità, la caccia alla stregoneria è molto lontana dal rientrare tra i primi cento per numero di vittime. E tenendo conto solo dei massacri per motivi religiosi, la caccia alla stregoneria occupa solo il 29esimo posto. Del numero complessivo di persone giustiziate per criminalità nello stesso periodo, le vittime della caccia alla stregoneria non rappresentano che una frazione modesta.
Quindi la prima questione su cui bisognerebbe riflettere riguarda l’importanza attribuita a questo triste accadimento storico rispetto a tutti gli altri. Una delle possibili spiegazioni, tra le molte che mi vengono in mente, risiede nel fatto che un cane che morde un uomo non fa notizia, mentre un uomo che morde un cane sì. Effettivamente l’80% delle vittime furono donne, il 20% uomini. In una Storia lastricata di eventi orribili che colpiscono per la stragrande maggioranza uomini, trovarne uno che colpisca di più le donne fa notizia.
Il secondo quesito è: perché proprio questo evento storico colpì maggiormente le donne? Una domanda che è già viziata in partenza, e dice tanto su di noi, che diamo per scontato che siano gli uomini a dover morire o soffrire, sempre e comunque, al posto delle donne.
Infatti la domanda che ci poniamo non è quella più logica. Dovremmo chiederci, in realtà, perché la stragrande maggioranza degli eventi storici tragici colpiscono gli uomini. È curioso che non lo facciamo, sembra quasi che sorga in noi la necessità di proteggere le donne, di preoccuparci solo di loro e di capire i motivi che hanno provocato la loro sofferenza, la loro e quella di nessun altro. Una forma mentis (innata o culturale?) che guida continuamente le nostre azioni. Nel mio libro ho analizzato ad esempio lo sterminio nazista, denominato genocidio perché c’erano donne e bambini. Lo sterminio degli uomini invece è sempre esistito, e da sempre si è chiamato guerra.
Mi rendo conto di non aver risposto all’ultima domanda, ma l’obiettivo primario della mia opera è quello di cambiare il punto di vista con cui analizziamo il mondo, di trasformare un punto di vista perennemente femminile e femminista in un punto di vista anche maschile. Credo che saremo in grado di dire con più precisione perché nel fenomeno della caccia alla stregoneria le donne sono state maggiormente colpite quando ci saremo chiesti (tutti, anche le femministe) perché nella stragrande maggioranza delle altre tragedie umane verificatesi sono stati gli uomini i più colpiti, e perché nessuno se ne cura.
Ringraziamo ancora una volta Santiago per le sue preziose osservazioni e ne approfittiamo per invitarvi all’acquisto del suo interessantissimo libro (qui il link per ordinarlo su Amazon).
E allora confermi indirettamente ciò che sostengo da tempo, e cioè che non esiste soluzione alla QM, anche e soprattutto perché gli uomini di oggi, nella gran parte dei casi, son degli autentici vigliacchi (oltre che inconsapevoli).Già però non esistono solo i giornali, controllati e prezzolati, c'è anche la rete e là gli uomini hanno talvolta diverse opinioni.
Credo bisognerebbe pure iniziare a prendere atto del fatto che l'odierno e moderno contesto civilizzato, ha fatto emergere in maniera evidentissima gli enormi limiti maschili nel rapporto con l'inesistente gentil sesso, che a livello psicologico-emotivo-sessuale domina letteralmente i nostri simili.
Altro che "oppressione delle donne da parte degli uomini"...
FrankSono anch'io abbastanza d'accordo ma anche stavolta ho l'impressione che Santiago stiri un po' i concetti: i fondatori di religioni sono uomini, come gli estensori dei libri sacri. Quale che sia l'influenza femminile, non è preponderante.
In merito condivido in toto queste parole di Santiago.
https://antisessismo.wordpress.com/2019/04/30/la-grande-menzogna-del-femminismo-seconda-intervista-con-santiago-gasco-altaba/
Risposta: La comprensione del potere informale femminile è fondamentale per la comprensione del mondo, delle relazioni tra i sessi e del femminismo. Non soltanto sospettiamo tutti della sua esistenza, ma ne siamo convinti: tutti sappiamo che esiste un potere visibile, perlopiù maschile, e un potere meno visibile, informale, perlopiù femminile. Ci sono molti modi in cui le donne esercitano questo potere, e l’argomento difficilmente si lascia racchiudere nelle poche righe di questo colloquio. Nella mia opera ve ne sono numerosi esempi, anche se questo argomento viene trattato più approfonditamente nel secondo volume. L’arma degli uomini per imporre la propria volontà è principalmente una, esplicitamente dichiarata dalle femministe: la forza fisica. Invece le armi delle donne sono molteplici: la seduzione, la bugia, l’intrigo, l’amore, la bellezza,… ; armi più complesse e più difficili da codificare. L’esistenza di questo potere informale è pienamente ammessa persino dalle femministe, e soprattutto nel secondo volume ho inserito molte loro citazioni a riguardo. Faccio due esempi veloci sulle tipologie di donne che più rappresentano questo potere: la madre e la moglie (o compagna, o amante). Quante sono state le decisioni politiche prese nei saloni, e soprattutto nelle stanze da letto del palazzo reale? Simone de Beauvoir scrive ne Il secondo sesso: “Le grandi favorite attraverso i loro potenti amanti presero parte al governo del mondo”, e ancora “ardite, pronte a dar consigli, intriganti, le donne si assicurano sempre in modo obliquo, indiretto, la parte più efficace [del governo]“.
Oltre ad altre ammissioni del genere, la mia opera include (nel II Volume) una lunga lista di donne che, senza essere né regine né reggenti, hanno esercitato nella Storia un potere di governo incontrastato: erano madri, amanti, spose, sorelle, figlie…
Parlando di madri nello specifico, la loro influenza è immensa: non soltanto per quanto riguarda le religioni (ammessa nelle diverse fonti storiche riportate nelle citazioni del libro), ma anche per le lingue (la lingua materna), per le culture o per qualsiasi trasmissione di valori (anche quelli “patriarcali”). Qualche anno fa l’inno femminista dell’One Billion Rising, “Break The Chain”, recitava: “Noi siamo madri, noi siamo maestre” (“We are mothers, we are teachers”). Anche il proverbio «una mamma che educa un bambino educa un uomo, una mamma che educa una bambina educa un popolo» è stato di recente popolarizzato dalle femministe. In entrambi i casi l’ammissione femminista della decisiva influenza materna è esplicita. Come ulteriore esempio posso citare, poiché abbiamo iniziato parlando di religioni, quello del primo miracolo di Cristo durante le nozze di Cana. La madre ordina al figlio, Dio in terra, di compiere un miracolo che lui non vuole fare, perché non è ancora pronto. Lui obbedisce: comanda dunque gli uomini e diventa il potere visibile, mentre la madre, potere invisibile e unica volontà di questo miracolo, rimane nel retroscena (pag. 368).
Lo stesso femminismo col suo immenso potere immateriale nel mondo, dovuto al suo carattere prettamente femminile, è un perfetto esempio di questo modo di procedere. Il femminismo non possiede eserciti, partiti e sedi politiche; non possiede grandi templi materiali da dove diffonde la propria ideologia. Eppure, possiede un immenso potere immateriale.
Finisco con un ultimo esempio simpatico e con una citazione di un’altra femminista. Vi invito a tutti, poiché siamo in Italia, a riguardare un capolavoro comico del cinema italiano: Johnny Stecchino, di Roberto Benigni. Nel corso del film è una donna a controllare le azioni di tutti i personaggi, in un’ambiente mafioso fatto da uomini, burattini senza fili. Il film fu molto apprezzato dal pubblico, consapevole della sua verosimiglianza con la realtà.
Che conclusione possiamo trarne? Flora Tristan sostiene: «[…] la donna è tutto nella vita dell’operaio: come madre esercita un’influenza su di lui durante l’infanzia; è da lei, e unicamente da lei che lui attinge le prime nozioni di quella scienza così importante da acquisire, la scienza della vita, quella che ci insegna a vivere in modo conveniente per noi e per gli altri, secondo il posto che la sorte ci ha assegnato. Come amante, esercita un’influenza su di lui durante tutta la giovinezza, e che azione potrebbe esercitare una ragazza bella e amata. Come sposa, esercita un’influenza su di lui per tre quarti della vita. Infine come figlia esercita un’influenza su di lui nella vecchiaia» (pag. 400).
Come ulteriore esempio posso citare, poiché abbiamo iniziato parlando di religioni, quello del primo miracolo di Cristo durante le nozze di Cana. La madre ordina al figlio, Dio in terra, di compiere un miracolo che lui non vuole fare, perché non è ancora pronto. Lui obbedisce: comanda dunque gli uomini e diventa il potere visibile, mentre la madre, potere invisibile e unica volontà di questo miracolo, rimane nel retroscena (pag. 368).
Già però non esistono solo i giornali, controllati e prezzolati, c'è anche la rete e là gli uomini hanno talvolta diverse opinioni.
I limiti maschili nei rapporti con le donne sono dovuti al fatto, secondo me, che gli uomini sono rammolliti da 50 anni di femminismo sciorinato in tutte le salse fin dall'asilo (ne so qualcosa).
Chi non si adatta sin dalla scuola (e soprattutto dall'università) a questo modello, è fuori dai giochi ed è anche per questo che solo a maschiopentiti è "concesso" trovare un lavoro decente e metter su famiglia.
Le parole di Santiago che condivido in toto sono queste:Bene ma anche la storia della "moralizzazione solo dannosa per l'uomo" mi sembra andare contro l'evidenza.
Ho sorvolato su questo passaggio
perché sai bene che sono ateo...
I "miracoli" possono esistere solo per i credenti, non per i non credenti.
Di certo c'è che il rincoglionimento maschile è andato ben oltre l'Occidente.Questo perché il mondo globale è una specie di "stanza dei bambini", privati di ruoli e obiettivi gli uomini pargoleggiano.
Bene ma anche la storia della "moralizzazione solo dannosa per l'uomo" mi sembra andare contro l'evidenza.
Sì, ma non è che uno può star sempre a puntualizzare tutto.Certo Frank, ma non mi pare un dettaglio da poco. Con tutto il rispetto per chi sta dalla stessa parte, resta l'impressione che determinate ideologie si propongano a rimedio del male da loro stesse creato.
Stare dalla stessa parte non equivale a pensarla nello stesso modo, in merito ad ogni argomento.
Per dire: la "moralizzazione" esistente ai tempi dei miei nonni - ma anche dei miei genitori - non è che fosse 'sta roba meravigliosa.*Io invece la trovavo fantastica :w00t:
Al di là di libere scelte personali, uno studio recente indipendente (che ho postato qui) dimostra che l'astinenza prima del matrimonio riduce di molto il tasso di divorzio, perché non ci sono le tipiche tensioni e capricci delle coppie moderne.Per forza, perché poi si deve recuperare le trombate perdute... :lol:
In generale l'intesa di coppia è notevolmente migliore anche sul piano sessuale, e molto più duratura.
Io invece la trovavo fantastica :w00t:
non era mica tutta 'sta meraviglia sbattersi solo per fare una pomiciata...
Anche quand'ero ragazzo io, non è che fosse così facile arrivare al dunque con una ragazza (in genere, eh...).
Per dire: mi ricordo di una tipa (oggi 47enne, all'epoca poco più che 20enne), che dopo mille miei tentativi si fece spogliare, me lo prese in mano (guai a ciucciarlo, però...) e nel "fatidico momento" mi disse no. *
Eh sì, eran proprio tempi meravigliosi. :cool2:
Anche quand'ero ragazzo io, non è che fosse così facile arrivare al dunque con una ragazza (in genere, eh...).:lol:
Per dire: mi ricordo di una tipa (oggi 47enne, all'epoca poco più che 20enne), che dopo mille miei tentativi si fece spogliare, me lo prese in mano (guai a ciucciarlo, però...) e nel "fatidico momento" mi disse no. *
Eh sì, eran proprio tempi meravigliosi. :cool2:
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* "Non mi sento pronta", "un'altra volta", "sono ancora innamorata del mio ex", etc... queste furono le spiegazioni ufficiali.
Ma dai...Anche 20 anni fa, avrei gettato il mio ateismo-razionalismo alle ortiche per una all'antica.
Son sicuro che se ci fossimo (virtualmente) conosciuti 20 anni fa, avresti scritto l'esatto contrario.
Ripeto: tralasciando le puttanate odierne (in cui il web contribuisce alla grande), non era mica tutta 'sta meraviglia sbattersi solo per fare una pomiciata...Come ha detto Jason, anche oggi è così con l'aggravante che le donne sono ancor meno attratte dalla maggior parte degli uomini.
* "Non mi sento pronta", "un'altra volta", "sono ancora innamorata del mio ex", etc... queste furono le spiegazioni ufficiali.Son tutte scuse, col tipo "giusto" (per lei) avrebbe agito in ben altro modo.
Come ha detto Jason, anche oggi è così con l'aggravante che le donne sono ancor meno attratte dalla maggior parte degli uomini.
Son tutte scuse, col tipo "giusto" (per lei) avrebbe agito in ben altro modo.
Anche 20 anni fa, avrei gettato il mio ateismo-razionalismo alle ortiche per una all'antica.
Son tutte scuse, col tipo "giusto" (per lei) avrebbe agito in ben altro modo.
:lol:
Tutto vero, purtroppo... a suo tempo era molto impegnativo riuscire a concretizzare; ricordo una mia fiamma dell'epoca che mi disse significativamente (più di trent'anni fa) "sei fortunato ad avere una che te la dà"; allora inizialmente pensavo mi avesse dato dello sfigato :D, però poi riflettendoci su... nessuna ragazza ammetterebbe mai di stare con uno sfigato.
Intendeva dire invece che trombare così senza impegno tipo fidanzamento, o anche essendo fidanzati (tipo con una di chiesa) era cosa non semplice da ottenersi, per cui potevo ritenermi privilegiato.
Vabbe'...Frank anche un tale Linoge qui, ha detto che una brava donna se la sarebe sposata o sarebbe andato a vivere con lei.
Vicus, guarda che io non ho un passato da educanda, eh...Non mentono, solo che si comportano in modo radicalmente diverso con altri.
Perciò so (e sapevo) bene quando le femmine mentono e quando hanno veramente dei problemi col sesso...
E di problematiche ne ho conosciute diverse, al pari di molti miei coetanei (o giù di lì).
Ci sono rapporti che oggigiorno, se interessi a una donna, son quasi la norma; ma che un tempo non lo erano affatto, a cominciare dai pompini...Ci possono anche essere uomini cui questo tipo di rapporti non interessano.
E in questo influiva anche la mentalità di molti uomini, i quali trovavano "sconveniente" farselo ciucciare dalla propria fidanzata.*
Per "sconveniente" intendo dire che le avrebbero considerate delle "troie".
Sai, anche al masochismo maschile non c'è limite né cura.
E forse, anzi, SOPRATTUTTO nel passato.
Per "sconveniente" intendo dire che le avrebbero considerate delle "troie".
Sai, anche al masochismo maschile non c'è limite né cura.
Non MITIZZIAMO il passato. La condizioni maschile non è mai stata facile nemmeno nel passato. E forse, anzi, SOPRATTUTTO nel passato.In riferimento alla condizione maschile nei riguardi delle donne, non mitizzeremo mai troppo. Poi c'erano più povertà e guerre, ma staremo avedere tra qualche anno.
E' così, Duca.Eh gia... :D
Fra "vecchietti" :D ci capiamo.
Non mentono, solo che si comportano in modo radicalmente diverso con altri.
In realtà le prime ad etichettare come "troie" le donne sono altre donne, ma vabbè....
Poi c'erano più povertà e guerre, ma staremo avedere tra qualche anno.
Molte donne mentono, mentre molte altre hanno (e soprattutto avevano) parecchi problemi dal punto di vista sessuale.Che le donne mentano* non c'è dubbio, per loro è tutto un teatro. Ma molte di loro, con certi uomini non hanno gli stessi "problemi".
Dico solo che io, una femmina porca quanto sono porco io (in senso buono, eh...), non l'ho mai conosciuta.Io invece una santarellina, o almeno una che fosse davvero come sembrava, non l'ho mai conosciuta.
Per molti aspetti chi è nato dopo la seconda guerra mondiale, in questa parte di mondo, di cui anche l'Italia fa parte, è stato a dir poco fortunato.Sarei stato sicuramente più fortunato ad avere 18 anni negli anni '50-'60.
mentre quest'ultime si impegnano sempre al massimo e cercano soventemente di far male a coloro che considerano "i nemici da abbattere".
Del resto è un dato di fatto che le femmine siano l'ossessione delle moderne società industrializzate.E sai perché? Per affossare quelle stesse società. Vedi se in Cina o in India c'è tutto questo femminismo. Lì il sistema deve funzionare e produrre, mica solo consumare merci.
E sai perché? Per affossare quelle stesse società. Vedi se in Cina o in India c'è tutto questo femminismo. Lì il sistema deve funzionare e produrre, mica solo consumare merci.
Sì ma all'acqua di rose a paragone di noi
Tanto le forze dell'ordine non possono arrestare più nessuno... se un africano colpisce un poliziotto, quest'ultimo se ne va a sirene spiegate senza reagire (successo realmente).
E ovviamente lei viene salvata da un uomo, bianco, probabilmente eterosessuale. Insomma, viene salvata dall'essere vivente che nel sistema a piramide dell'Occidente egaliano sta nel punto più basso.Sistema che include anche gli animali, ben al di sopra dell'uomo...
per integrare la discussione sull'inutilità, anzi, meglio dire dannosità della femmina reclutata nei corpi di Polizia ecc ecc incorporo un articolo fresco:
La colluttazione, poi il tunisino sfila la pistola alla vigilessa: ecco il video
http://www.ilgiornale.it/news/palermo/ruba-pistola-vigilessa-arrestato-tunisino-1767041.html
Vorrei ripescare un articolo ancora più comico ma non riesco a trovarlo. Sempre una viglilessa alle prese con una risorsa nigeriana. Un fatto accaduto poco tempo fa.
Praticamente la tizia voleva arrestare il "profugo" negro, ovviamente spacciatore, e finisce con lui che, dopo aver rubato una bici, insegue lei per "accoppiarsi", che a sua volta sta scappando con una bici.
E ovviamente lei viene salvata da un uomo, bianco, probabilmente eterosessuale. Insomma, viene salvata dall'essere vivente che nel sistema a piramide dell'Occidente egaliano sta nel punto più basso.
Femmine, certe mansioni non fanno proprio per voi. Dovreste smetterla con questa fisima, volete dimostrare che potete far qualsiasi cosa che fanno gli uomini ed ottenete esattamente il contrario. Ovvero, dimostrate sistematicamente che non potete fare qualsiasi cosa facciano gli uomini.
Quelli del Montenegro sono i più alti del mondo - e infatti là migranti non ce ne sono! :shifty:
Ci vuole gente tipo i poliziotti serbi, un metro e novanta quando va male, e le donne che se ne stiano in ufficio.
E' chiaro che avrebbero comunque le mani legate per colpa della magistratura, però sarebbero comunque un deterrente maggiore di adesso perché qualcuno di loro potrebbe perdere la pazienza e reagire adeguatamente ai delinquenti provocatori.
E' la stessa notizia che avevo riportato poc'anzi.
Seriamente: ma come si può anche solo pensare che una donna come quella possa minimamente competere contro tunisini, nigeriani, senegalesi e compagnia cantante ?
Concordo.
Checché se ne dica, la stazza unita alla (vera) preparazione fisica è un deterrente, eccome se lo è.
Aggiungo che i tutori dell'ordine, oltre a non dover avere le ali continuamente tarpate dalla magistratura, dovrebbero essere addestrati nel Judo e nel Brazilian Jiu Jitsu, volendo anche nelle MMA.
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PS:
http://www.batatinhateamroma.it/blog/index.php?id=6wiv0wju
https://maxbjj.blogspot.com/2018/08/un-agente-di-polizia-usa-il-brazilian.html
Sì, ma sai bene che non sono quelli i motivi per cui in Montenegro, Serbia, Bosnia, etc, non ci sono migranti.Era ovviamente una battuta. Anche se ho l'impressione che, poliziotti o no, se un negro delinque in Montenegro non vanno tanto per le spicce.
Nuoto, Europei 2019: donne al potere nelle prime due giornate. Pilato e Quadarella i riferimenti
5 Dicembre 2019
Michele Brugnara
È un’Italnuoto davvero convincente quella che si è presentata ai blocchi di partenza di questo Europeo 2019 in vasca corta. A Glasgow la principale manifestazione continentale sta presentando un team azzurro compatto, determinato e soprattutto in gran forma, che continua a sfornare risultati di rilievo sull’onda dello strepitoso Mondiale di Gwangju di quest’estate.
Nelle prime due giornate sono arrivati già otto podi, che hanno portato la nostra Nazionale ad issarsi fino al secondo posto provvisorio del medagliere (2 ori, 1 argento e 5 bronzi) dietro solamente alla corazzata russa. Eppure, esaminando attentamente la situazione si può notare come, al momento, esista una netta predominanza femminile: 2 ori, 1 argento e 2 bronzi per le donne a fronte di “soli” 3 bronzi per la controparte maschile.
Il motivo principale, anzi, i motivi principali di questo squilibrio di genere sono principalmente due. Parliamo naturalmente di Simona Quadarella e di Benedetta Pilato, le due stelle più luminose di queste prime finali che sono arrivate in Scozia con un obiettivo in testa ben preciso, quello di vincere. La giovanissima ranista pugliese ieri ha perfettamente dominato la pressione del grande palcoscenico, non solo imponendosi nei suoi 50 e cogliendo in tal modo il primo titolo internazionale tra le grandi, ma migliorando anche il record italiano (nuovo record del mondo junior) abbassandolo fino a 29.32. Dall’altra parte troviamo la nuotatrice romana, definitivamente esplosa a livelli d’eccellenza mondiale ormai da oltre un anno, che è scesa oggi in acqua concentratissima, conscia che sarebbe bastato evitare errori grossolani per portarsi a casa quello che per lei è il primo oro in una competizione in vasca corta. Quadarella non ha cercato il tempo, né i riflettori. Tutto ciò che importava era il successo, e la missione è stata compiuta in totale tranquillità.
Dietro a queste due eclatanti prestazioni però c’è molto altro, e tanto di questo “altro” è relativo ancora al settore femminile. Martina Carraro è stata battuta nella spettacolare battaglia interna dei 50 rana dalla giovane Pilato, ma è stata comunque in grado di trovare il primato personale nelle batterie con un ottimo 29″53. Luci (e poi ombre, come ci ha un po’ troppo spesso abituato recentemente) da Margherita Panziera che ieri aveva davvero stupito tutti nelle semifinali dei 100 dorso quando è stata in grado di raggiungere il 56″57, sbriciolando di otto decimi il record italiano ottenuto coi costumi in gomma da Elena Gemo. Oggi la veneta ha mostrato enorme difficoltà nell’atto conclusivo, di fatto vanificando quanto costruito ieri, ma la sua gara restano i 200 e solamente domani si potrà trarre un bilancio effettivo ed onesto della sua situazione. L’ultimo lampo della giornata odierna è arrivato anche da Elena Di Liddo, capace di migliorare il proprio personale dei 50 farfalla (25″37) proprio in finale, rischiando addirittura di trovare la medaglia dopo l’esclusione col nono tempo nelle semifinali di un’ora prima.
michele.brugnara@oasport.it
CLUBBER
Re:La superdonna onnivincente e rappresentativa ha fatto FLOP
« Reply #39 on: August 12, 2016, 21:53:52 PM »
Non sono assolutamente d'accordo.
Il fatto che sia DIFFICILE primeggiare nel loro genere sessuale non significa che i loro risultati siano uguali.
Chi vince nello sport non è chi si È IMPEGNATO di più ma chi porta a casa il risultato.
Non c'è la medaglia d'oro all'impegno, c'è la medaglia a chi è più veloce,a chi ha saltato più in alto,a chi ha sollevato più chili e a chi ha mandato KO l'avversario.
Le donne quindi competono tra loro perché a parità d'impegno comunque hanno prestazioni inferiori e se gareggiassero con gli uomini di medaglie non ne avrebbero neanche una,quindi possiamo affermare tranquillamente senza inutile buonismo che SI,LE LORO MEDAGLIE VALGONO MENO.
Lo sport femminile è uno sport di serie B e lo sport maschile di serie A.
Non è neanche oggetto di discussione ma è una questione di puri numeri e risultati
29.06 | 23:24 FLANEUR
Le medaglie, come le gare, sono divise per sessi altrimenti lo sport femminile non esisterebbe neanche. Dunque in questo caso il separatismo giova alle donne ed è ben accetto, diversamente da altri campi. Ma a parte questo, se in una nazione le donne conquistano più medaglie degli uomini in una Olimpiade, è matematico che in un’altra siano gli uomini a conquistarne di più. Ma allora che senso ha parlare di sorpassi al femminile, di maggior tenacia, di capacità di fare squadra delle donne, di maggior spirito di sacrificio e via banalizzando? E si è mai letto qualcosa del genere quando sono i maschi a vincere più medaglie? Mai, ovviamente e giustamente. Quindi sia l’articolo che i commenti entusiasti non hanno senso alcuno, sono solo l’espressione del maintream in cui siamo immersi che obnubila menti e ragione.
Sulla differenza di retribuzione fra sport maschile e femminile: avete mai letto di ingiustizia retributiva fra le modelle e i modelli maschi(di cui nessuno ricorda il nome)?
No, ovvio. Le modelle smuovono un business e un interesse che i maschi non si sognano. Lo sport al femminile, per diventare visibile e interessante per gli spettatori dal vivo e in TV, deve penosamente ridurre oltre il limite i cm quadrati dei costumi di scena delle atlete, le quali da parte loro accettano ben volentieri questa esposizione del “corpo delle donne” sia per guadagnare di più, sia, diciamocelo, per narcisismo. E allora di che si lamentano? Sarebbe come se un romanziere che vende mille copie pretendesse di essere pagato come quello che ne vende 100.000. Assurdo! Ma viviamo, appunto, nel teatro dell’assurdo, come questa discussione e l’articolo che ne è all’origine dimostra.
Online Frank
WikiQM
Storico
Re:La superdonna onnivincente e rappresentativa ha fatto FLOP
« Reply #131 on: August 30, 2016, 00:14:12 AM »Citazionefrom: Frank on August 22, 2016, 00:12:44 AM
Dunque, le Olimpiadi si sono concluse e l'Italia è rimasta tra le prime dieci nazioni del mondo, classificandosi nona.
http://olimpiadi.gazzetta.it/medagliere.shtml
Le medaglie vinte sono state ventotto.
Diciotto ne hanno vinte gli uomini - di cui sette d'oro, su otto - e dieci le donne.
Il che sta a significare che anche stavolta la Repubblica, il Corriere della sera, la Gazzetta dello sport, il Corriere dello sport, la 27ora, Io Donna, Donna Moderna e tutta la compagnia cantante di stampo femminista, non potranno sparare in prima pagina titoloni del tipo:
"L'Olimpiade è donna", "Viva le donne", "Uomini superati dalle donne", "Donne sesso forte: battuti i maschi"*, etc etc.
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Le "donne" e i "maschi" è un classico.
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PS: gli USA - primi nel medagliere - hanno vinto ben 121 medaglie, di cui 46 d'oro.
Impressionanti.
Impressionante in negativo, invece, l'India; ossia un paese popolato da 1.276 miliardi di persone, ma capace di vincere solo due medaglie: una d'argento e una di bronzo.
Ci hanno messo una settimana a scriverlo e pur essendo decisamente "mitigato" rispetto al solito (i motivi sono ovvi...), su Il Messaggero di ieri, 29 agosto 2016, è stato pubblicato un articolo intitolato:
"ITALIA, LO SPORT E' ROSA"
"Dai record durante le gare all'impegno sociale, le stelle azzurre rappresentano sempre più un esempio vincente"
"Lezione di stile femminile anche nelle scelte di vita.
Pennetta e Cagnotto lasciano per costruire una famiglia"
E ancora:
"I numeri lo dicevano già in partenza. L'Italia team a Rio era composto da 163 uomini e 144 donne.
La più numerosa rappresentanza femminile di sempre, sia a livello di numero assoluto, sia a livello percentuale: 46,9%, parecchio più del 43,78% registrato a Londra 2012. E che bottino. Dieci medaglie sulle 28 azzurre sono state conquistate dalle donne. Un oro su otto, quello dell'umbra Diana Bacosi, che si è giocata il primo posto nello skeet con l'altra italiana, Chiara Cainero, entrambe mamme. Sei argenti su dodici. Tre bronzi su otto. Ma la forza delle donne nello sport ha anche il volto delle campionesse che questa volta hanno mancato il podio. Lacrime e coraggio.
Come quelle di Vanessa Ferrari con un secondo difficilissimo quarto posto alle Olimpiadi dopo Londra. Adesso deciderà quale strada prendere per il futuro. Come farà Federica Pellegrini - quinta
portabandiera azzurra donna nella storia a cinque cerchi -, dopo il quarto posto nei suoi 200.
Con una gran voglia ancora di mettersi in gioco, anche nell'impegno sociale. E c'è un altro record che porta il nome di Irma Testa, prima pugilessa azzurra ai Giochi".
Alessandra Camilletti
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Insomma, come ti rigiro la frittata e trasformo una Olimpiade (femminile) mediocre in un successo.
Al contrario la tipa parlerebbe di "disfatta maschile" e "potere rosa".
La lealtà femminile, questa sconosciuta.
In poche parole vi (mi) rode che la società ha i riflettori continuamente puntati verso le donne mentre noi maschietti siamo messi sempre in secondo piano.
Ogni parola , ogni azione , ogni rivoluzione , ogni rinnovamento è sempre un hype di entusiasmo se si tratta di donna ; se è maschio o viene sminuito o passato in sordina. Tutto questo perche' per molto tempo la donna salvo casi molto molto rari era era l'ultima ruota del carro oggi si è invertito ed è la donna il modello sociale da rincorrere ed imitare.
Donne che sfidano la natura , donne che entrano nei guinness , donne che salvano vite , donne che sorpassano i maschi . . . tutto viene amplicato all'ennesima potenza ; a parti invertite è considerato scontato , banale e poco velatamente fastidioso .
In cosa siamo "primi" vi chiedere e vi rispondo : nel picchiare i gay , nei femmicidi , nel molestare bambini , nella misoginia , nella corruzione . . .. Insomma la società ipersviluppata & neoliberale pone la donna al centro del mondo esaltandone le qualità positive , il povero maschietto viene relegato nella zona d'ombra e messo in luce solo per le qualità negative.
Si puo concludere che la donna lesbica è comune , la donna etero è una devianza ; l'uomo etero è comune , l'uomo frocio è una devianza.
In poche parole vi (mi) rode che la società ha i riflettori continuamente puntati verso le donne mentre noi maschietti siamo messi sempre in secondo piano.
Ogni parola , ogni azione , ogni rivoluzione , ogni rinnovamento è sempre un hype di entusiasmo se si tratta di donna ; se è maschio o viene sminuito o passato in sordina. Tutto questo perche' per molto tempo la donna salvo casi molto molto rari era era l'ultima ruota del carro oggi si è invertito ed è la donna il modello sociale da rincorrere ed imitare.
Donne che sfidano la natura , donne che entrano nei guinness , donne che salvano vite , donne che sorpassano i maschi . . . tutto viene amplicato all'ennesima potenza ; a parti invertite è considerato scontato , banale e poco velatamente fastidioso .
In cosa siamo "primi" vi chiedere e vi rispondo : nel picchiare i gay , nei femmicidi , nel molestare bambini , nella misoginia , nella corruzione . . .. Insomma la società ipersviluppata & neoliberale pone la donna al centro del mondo esaltandone le qualità positive , il povero maschietto viene relegato nella zona d'ombra e messo in luce solo per le qualità negative.
donne che sorpassano i maschi
donne che salvano vite
LA SUPERIORITÀ BIOLOGICA E PSICHICA DELLA DONNA SCIENTIFICAMENTE DIMOSTRATA.
Quale è il “sesso debole”?
giovedì 1 dicembre 2005 di Andrea Forte, Vivi Lombroso
In passato l’uomo costituiva il “sesso forte” rispetto la donna. Durante questi ultimi decenni però un buon numero di ricerche scientifiche, alcune evoluzioni sociali, e moltissime analisi statistiche in svariati campi... hanno ormai dimostrato come il maschio umano costituisca di fatto il “sesso debole” rispetto la donna. Vediamo perché.
Cominciamo con alcune (ma non tutte) acquisizioni scientifiche:
- a) le donne sono anatomicamente e fisiologicamente più longeve, e lo sono -sempre a livello di tendenza genetica- anche psicologicamente: in altre parole, il deterioramento caratteriale e l’indebolimento mentale risulta più precoce e pronunciato nei maschi, come peraltro le statistiche confermano.
- b) grazie ad una più sana e consapevole tendenza, le donne si espongono generalmente meno al rischio di traumi per eccesso di violenza (sports abnormi, delinquenza armata, guerra, etc).
- c) proporzionalmente alla struttura psicosomatica, risultano più robuste, e - sotto stress prolungato- molto più resistenti. In altre parole, a parità di peso, muscolatura, livello culturale e psicologico etc, la donna risulta più forte e più resistente del corrispettivo maschile.
- d) il sesso femminile risulta meno esposto alle patologie cardiovascolari, delle vie respiratorie, ed infettive in generale. Come struttura, il suo sistema immunitario è più efficiente.
- e) in base a quanto sopra detto - sia pure molto succintamente - consegue che la donna è senza equivoci più reattiva all’attacco ecosistemico globalmente inteso (e per ecosistema s’intende quello che va dalla casa alla città, dalla regione in cui si vive all’aumento degli ultravioletti per il rarefarsi dell’ozono etc.). In pratica, la donna si adatta meglio, e resiste di più alle contrarietà ambientali di vario tipo (miseria, lutti, inquinamento etc.). Le prove di questa maggiore reattività femminile sono molteplici, storiche, sociali, mediche, e così via... ma tanto per citarne una: l’incremento della precocità dell’andropausa, e la sterilità maschile in continuo aumento, a seguito dell’effetto serra e di altre concause. In sintesi, sotto l’attacco ecosistemico, gli uomini tendono a diventare impotenti e sterili, le donne no (con tutto ciò che questo significa, geneticamente e psichicamente).
Vediamo ora alcune valutazioni in campi diversi, ma che concorrono tutte profondamente alla situazione di fatto:
- a) storicamente e socialmente risulta, al di là delle apparenze, che gli uomini governano il mondo... ma le donne governano gli uomini, più spesso di quanto non sembri. Questo accade in tutti gli strati sociali. In altre parole, il potere diretto (da quello familiare a quello statale) è quasi sempre maschile, quello indiretto è femminile, in passato come ora.
- b) storicamente e statisticamente risulta che le donne possiedono beni mobiliari, immobiliari e finanziari in misura maggiore, anche se il mondo dell’economia e della finanza è preponderantemente in mano agli uomini. Stante la maggiore reattività all’attacco ambientale, una congenita prudenza e tendenza a difendere l’acquisito, e la maggiore longevità... la proprietà dei beni tende ad accumularsi nelle mani delle donne.
Infine, due fattori di estrema importanza, che vanno a toccare anch’essi la sostanza della realtà:
Il primo fattore è che la donna gode di un’esperienza fondamentale, profonda, intensa, in sintesi essenziale, che l’uomo non può avere: la gravidanza in particolare, e la maternità in generale. Ancorché possa costituire un’esperienza importante per il maschio, la paternità resta un fatto “superficiale” rispetto quello sostanziale di letteralmente “fare un figlio”... dimensione fisica, psichica, e presumibilmente spirituale, che solamente la donna può vivere e capire, con tutto ciò che questo significa.
Il secondo fattore emerge da recenti acquisizioni scientifiche. In sintesi si tratta di questo: i due emisferi cerebrali hanno una serie di connessioni, laddove più esse sono numerose ed efficienti, più l’individuo ha un rapporto qualificato nei confronti dell’ambiente e di se stesso. A questo punto però, col progredire della neurologia, embrionologia e attinenti, è risultato: quando nel feto s’innesca la sessualizzazione al maschile, ciò accade a seguito di una serie delicata e complessa di secrezioni ormonali, che hanno fra l’altro anche il triste effetto di inibire e ridurre le suddette connessioni. Ne consegue che, quando il feto rimane femminile, esso non viene penalizzato dalle suddette secrezioni, perché non perde connessioni fra gli emisferi cerebrali: in pratica il cervello della donna resta intatto e più efficiente (vedasi l’idolatrato quanto temuto “intuito” femminile). Nascendo maschio invece, si subisce comunque la suddetta penalizzazione, vero e proprio handicap encefalico, donde un meno qualificato rapporto all’interno e all’esterno di se stesso. Questo handicap pregiudiziale può essere corretto e compensato a livello di singolo individuo: resta il fatto però che in partenza sussiste sempre, e bisognerebbe spiegare a parte come e perché eventualmente i maschi si riscattino da tale pregiudiziale, ammesso che se ne riscattino.
Per concludere questa veloce panoramica su un problema molto complesso e delicato, si potrebbe dire che -approfondendo adeguatamente e specialisticamente tutti i fattori storici, statistici, psicosomatici, neurologici etc.- emerge evidente la naturale e pregiudiziale superiorità biologica e psichica della donna, anche se le cose sembrano essere andate alquanto diversamente, a livello di storia del genere umano.
19 marzo 2012, di loverboy77
E’ ovvio che le donne sono superiori a noi maschi, sia per le ragioni
mostrate nell’articolo che per molte altre ancora. E’ evidente che loro sono le
nostre magnifiche regine e noi i loro rozzi schiavi. E la presa di coscienza
della superiorità femminile da parte di donne e maschi dovrebbe tradursi
legalmente in maggiori diritti e privilegi per le donne e maggiori obblighi e
meno diritti per noi maschi. Dovremmo essere costretti a servirle ed educati a
sacrificarci per loro, sapendo che mille maschi non valgono una sola donna
10 gennaio 2013, di andrea_80
Sono pienamente d’accordo e ora che ne hanno la possibilità lo stanno dimostrando, basta vedere che a scuola in media sono più brave e il 70% dei nuovi laureati è DONNA, soprattutto nel settore della medicina e della giurisprudenza, ed ora anche nel campo dell’Ingegneria iniziano a prendere potere (una donna è candidata alla presenza dell’Ordine degli Ingegneri di Roma)
0 settembre 2013, di fenrir891
é ora che cominci ad essere introdotto il culto della sacralità ed inviolabilità della donna.Nel pieno rispetto di ciò noi maschietti non dovremmo essere più considerati loro amanti o compagni,non siamo in condizioni di parità.L’uomo è inferiore e non degno del loro amore.Dovrebbero essere perciò imposte l’adorazione e la sottomissione come eticamente corrette. Dovremmo essere subordinati a loro e amministrati da loro.Ed è ingiusto ed oltraggioso che l’ordinamento vigente mantenga pari diritti e doveri per entrambi i sessi.
L’uomo dovrebbe essere messo per legge in condizioni di servitù nei confronti della donna.L’ordinamento dovrebbe privare il genere maschile di tutti i diritti,compresa la libertà fisica e personale e affidarne l’esercitazione discrezionale con piena capacità giuridica alla donna,istituire la sacralità assoluta,eticamente corretta,del genere femminile,onorandola e rispettandola legalizzando la schiavitù assoluta,eticamente corretta del genere maschile.
a) storicamente e socialmente risulta, al di là delle apparenze, che gli uomini governano il mondo... ma le donne governano gli uomini, più spesso di quanto non sembri. Questo accade in tutti gli strati sociali. In altre parole, il potere diretto (da quello familiare a quello statale) è quasi sempre maschile, quello indiretto è femminile, in passato come ora.
Ah, a proposito...
Scrive il summenzionato genio:
Ehi, fenomeno, potresti farmi un elenco delle femminucce che mettono in gioco la propria per salvare degli uomini ?
Non ti sbaglierai mica con i koala ?
https://video.gazzetta.it/donna-le-fiamme-salvare-koala-video-fa-giro-mondo/174da326-0bc6-11ea-a2ec-1d234f449863
Carolina Rakete, l'eroina delle ONG pagata se non sbaglio anche dal governo tedesco per scaricarci africani nel cortile di casa. Fantastico, mi hai convinto.
Frank, vuoi per caso dare importanza a quel soggetto lì?
Carolina Rakete, l'eroina delle ONG pagata se non sbaglio anche dal governo tedesco per scaricarci africani nel cortile di casa. Fantastico, mi hai convinto.
La definisce pure "grande"... di proposito.Perché non ospita lui qualcuno dei passeggeri della Rakete? No eh?
Insomma, un poveretto, non solo femminista ma anche anti-italiano, quindi esterofilo e disfattista.
Ergo, il peggio del peggio.
CLUBBER
Re:La superdonna onnivincente e rappresentativa ha fatto FLOP
« Reply #39 on: August 12, 2016, 21:53:52 PM »
Non sono assolutamente d'accordo.
Il fatto che sia DIFFICILE primeggiare nel loro genere sessuale non significa che i loro risultati siano uguali.
Chi vince nello sport non è chi si È IMPEGNATO di più ma chi porta a casa il risultato.
Non c'è la medaglia d'oro all'impegno, c'è la medaglia a chi è più veloce,a chi ha saltato più in alto,a chi ha sollevato più chili e a chi ha mandato KO l'avversario.
Le donne quindi competono tra loro perché a parità d'impegno comunque hanno prestazioni inferiori e se gareggiassero con gli uomini di medaglie non ne avrebbero neanche una,quindi possiamo affermare tranquillamente senza inutile buonismo che SI,LE LORO MEDAGLIE VALGONO MENO.
Lo sport femminile è uno sport di serie B e lo sport maschile di serie A.
Non è neanche oggetto di discussione ma è una questione di puri numeri e risultati
19.12: BRONZO SCOZZOLI!!! Grande prova del romagnolo che in 56″55 sale sul podio, preceduto dall’olandese Kamminga (56″06) e dal bielorusso Shymanovich (56″42). Nicolò Martinenghi è quinto in 56″70, con il personale (il precedente era 57″05).
oggi l’azzurra è partita bene lasciando sfogare la baldanzosa irlandese Mona McSharry nelle prime vasche e poi nell’ultima virata ha operato il sorpasso risolutore toccando la piastra col tempo di 1:04.51.
18.55: SIMONA QUADARELLA OROOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!! Vittoria da campionessa per l’azzurra in questi 400 stile libero: 3’59″75. Un rush finale pazzesco, piegando le mire della tedesca Gose (4’00″01) e dell’ungherese Kesely (4’00″04). Una vittoria da combattente. Per lei è il personale, letteralmente stracciato (4’01″17 il precedente crono). Ottava posizione per Caramignoli in 4’05″43.
Si apre subito con il botto la prima sessione di finali degli Europei in vasca corta a Glasgow: Gabriele Detti, dopo il bronzo nei 400 misti di Ilaria Cusinato, ha conquistato un’ottima medaglia dello stesso metallo sui suoi 400 stile libero.
In una gara dominata dallo sbalorditivo lituano Danas Rapsys, che stabilisce in 3.33.2 il record dei campionati e il terzo tempo all-time sulla distanza, resta un po’ di amaro in bocca per l’atleta di Stefano Morini che era entrato in finale con il miglior crono e che aveva nuotato tutta la gara in seconda posizione, prima di subire, nell’ultimo cento, l’inaspettato attacco dalla corsia 8 del britannico Thomas Dean e capitolare in terza posizione con il crono finale di 3.38.06.
In casa Italia degno di nota anche il quarto posto dell’altro azzurro impegnato, Matteo Ciampi, che in 3.38.96 chiude comunque positivamente la propria prima giornata di Campionati. Per Detti, l’ultimo cento ci fa decisamente capire che la condizione non è ancora delle migliori anche in vista dei Campionati Italiani Assoluti della prossima settimana in cui il livornese andrà a caccia del tempo limite per le Olimpiadi 2020.
Calcio femminile, arriva il professionismo anche in Italia. Un primo passo di una possibile svolta epocale
Published: 11 Dicembre 2019 20:31Updated: 21:14 AuthorGiandomenico Tiseo
La notizia è la seguente: le atlete in Italia diventano sportive professioniste dal punto di vista contrattuale. La commissione Bilancio del Senato, infatti, ha approvato un emendamento alla manovra del governo che mette sullo stesso livello le donne e gli uomini, andando ad estendere le tutele previste dalla legge sulle prestazioni di carattere sportivo, affinché venga promosso il professionismo dello sport femminile. Si parla, in tal senso, dell’introduzione di un esonero contributivo al 100% per tre anni per le società sportive femminili che raggiungeranno accordi contrattuali con le atlete.
Un primo passo è stato compiuto per alcune specialità, ovvero il calcio, il basket, il golf e il ciclismo, che hanno riconosciuto al proprio interno il professionismo. Siamo, però, solo al primo step perché per poter mantenere questo status servirà un lavoro condiviso. Indubbiamente i contributi al 100% a carico dello Stato sono un segnale importante, ma sarà necessaria un’azione anche dal basso.
In primis, il lavoro da farsi è culturale. L’accettazione, specie nel mondo del calcio, di ragazze che praticano questa specialità è ancora complicata. La relazione pallone-uomo è molto radicata ed ecco che le gesta delle atlete in campo ancora sono considerate come un “fenomeno poco apprezzabile”. Indubbiamente la vetrina di cui la Nazionale italiana di Milena Bertolini ha goduto ai Mondiali è stata importante. I quarti di finale in Francia hanno acceso i riflettori e le considerazioni della capitana Sara Gama e della stessa CT sul tema hanno scosso le coscienze.
Di fatto, l’unica formazione formata da non professioniste, tra le otto migliori della rassegna iridata, era quella nostrana. Pertanto, per poter approssimarsi al professionismo nella sua essenza bisognerà continuare su questa strada per aumentare il numero delle praticanti ed il seguito, affinché la pratica possa essere anche soddisfacente e garantire le coperture adeguate in maniera crescente.
giandomenico.tiseo@oasport.it
Ridete pure, ma secondo me non è lontano il giorno in cui si disputeranno partite intersesso con l'aiuto di ormoni e "aiutini" vari.
Fallon Fox (born November 29, 1975) is an American retired MMA (mixed martial arts) fighter. She is the first openly transgender athlete in MMA history.[2][3][4][5]
During Fox's fight against Tamikka Brents, Brents suffered a concussion, an orbital bone fracture, and seven staples to the head in the 1st round. After her loss, Brents took to social media to convey her thoughts on the experience of fighting Fox: "I've fought a lot of women and have never felt the strength that I felt in a fight as I did that night. I can't answer whether it's because she was born a man or not because I'm not a doctor. I can only say, I've never felt so overpowered ever in my life and I am an abnormally strong female in my own right," she stated. "Her grip was different, I could usually move around in the clinch against other females but couldn't move at all in Fox's clinch..."[18]
A parte il fatto che non c'è nulla da ridereSi può pensare che non avvenga mai. Ma chi lo sa.
Fallon Fox (born November 29, 1975) is an American retired MMA (mixed martial arts) fighter. She is the first openly transgender athlete in MMA history.[2][3][4][5]Appunto.
Ridete pure, ma secondo me non è lontano il giorno in cui si disputeranno partite intersesso con l'aiuto di ormoni e "aiutini" vari.Nel basket è impossibile... dimmi tu con che aiutini una donna potrebbe affrontare giocatori tipo il buon vecchio Shaq, p.es. (all'epoca 216 cm. x 150 kg.) :lol:
Come nel pugilato, si potrebbero organizzare incontri in base al peso o all'altezza. Impossibile? Speriamo.Anche a parità di peso e altezza nel basket non c'è confronto, le donne sono sacchi di patate.
Ad esempio: quale femmina potrebbe salire sul ring contro quest'uomo ?Speriamo che lo meni. :lol:
https://en.wikipedia.org/wiki/Deontay_Wilder
Che proprio oggi si trova a Roma, ospite anche del Papa.
Spero di cuore che abbiate ragione.
De Randamie knocked out a man named Tom Waes who was 40 lbs heavier than her in a pro boxing match.[45]e l'attore belga Tom Waes.
Joseph A. Buttafuoco (nato l'11 marzo 1956) è un proprietario di una carrozzeria di Long Island che ha avuto una relazione sessuale con una minorenne, Amy Fisher , che in seguito ha sparato alla moglie, Mary Jo Buttafuoco , in faccia.
Joan Marie Laurer, meglio conosciuta come Chyna[10] (Rochester, 27 dicembre 1969 – Redondo Beach, 20 aprile 2016), è stata una wrestler, culturista e attrice pornografica statunitense, nota per i suoi trascorsi nella World Wrestling Federation (WWF) tra il 1997 e il 2001.
Speriamo che lo meni. :lol:“Il cattivo prelato può essere corretto dall’inferiore che ricorre al superiore denunciandolo, e, se non ha un superiore [cioè è Papa] ricorra a Dio affinché lo corregga o lo tolga dalla faccia della terra” (S. Tommaso d'Aquino, IV Sent., dist. 19, q. 2, a. 2, qcl. 3, ad 2).
E' una pagliacciata, però c'è stata. La mia ipotesi - che spero resti tale - è che vedremo sempre più, a un livello prima dilettantesco poi forse professionale, incontri tra esseri di sesso indefinibile: trans, ormonizzati e scoppiati vari in nome della "parità". Già ce ne sono, speriamo bene.
Se non autorizzeranno pesanti cure ormonali, femmine vs. maschi non le vedremo mai.
A proposito: la wonder woman Germaine de Randamie è la tizia che potete ammirare alla vostra destra. *Oddio, ammirare è una parola grossa... :lol:
Ultima battuta sul calcio femminile, sempre più in espansione e sempre più sotto la lente di ingrandimento della FIFA: “Con i Mondiali di Francia 2019 abbiamo avuto un totale di oltre un miliardo di telespettatori in tutto il globo e alcuni risultati eccellenti in paesi laddove, solitamente, il calcio femminile non ha paragoni con quello maschile, con Italia, Brasile o Inghilterra. Un successo enorme, sul quale vogliamo continuare a lavorare. In primo luogo stiamo valutando se sarà possibile disputare la kermesse iridata ogni due anni e non ogni quattro”. In calce a questa conferenza stampa la FIFA ha annunciato che la Coppa del Mondo femminile Under20 si disputerà ad agosto 2020 in Costa Rica e Panama.
Ad oggi non è rimasto nulla ad essere considerato prerogativa maschileLa cravatta.
Quella la scelgono le compagne.Non nel mio caso, sapessi che merdate mi hanno talvolta regalato...
Se le varie competizioni sportive fossero miste, anziché divise in base al sesso, le femmine verrebbero letteralmente umiliate.
Ad esempio: la tanto osannata Federica Pellegrini le buscherebbe da adolescenti di 16 anni.
VIDEO Caeleb Dressel è un siluro a Las Vegas: l’americano firma il nuovo record del mondo dei 50 sl in vasca corta
Published: 21 Dicembre 2019 - 07:33 Updated: 11:01 Author Giandomenico Tiseo
20″24: è questo il crono fantascientifico dell’americano Caeleb Dressel nel corso del day-1 delle Finali della ISL 2019 a Las Vegas (Stati Uniti), la Champions League del nuoto. Un riferimento pazzesco nei 50 stile libero, valso all’asso statunitense della velocità il nuovo record del mondo della distanza in vasca corta, strappando il primato al francese Florent Manaudou (20″26), che lo aveva stabilito nel corso dei Mondiali 2014 a Doha. Un Manaudou che era, tra l’altro, vicino di corsia in questa gara, primo a congratularsi con il padrone di casa. Di seguito il video della grande impresa di Dressel:
50 m 22"93 - Ranomi Kromowidjojo - Paesi Bassi 7 agosto 2017
Non nel mio caso, sapessi che merdate mi hanno talvolta regalato...Ti sarà toccato metterle... :cool:
Ti sarà toccato metterle... :cool:Eh no, dicevo che le mettevo sul lavoro e invece... col cavolo. :lol:
Perdona la curiosità ma cosa c'era su queste cravatte: Paperino? Pac Man?:lol:
Sportivo italiano 2019 – Oscar OA Sport: Dorothea Wierer reginetta, Pellegrini e Paris da podio
Published: 25 Dicembre 2019 - 10:00 - Updated: 20:05 Stefano Villa
PRIMO POSTO – DOROTHEA WIERER:
La donna delle prime volte, la pioniera di territori inesplorati, magistrale rivoluzionaria capace di scrivere pagine dorate (il gioco di parole con il suo nome di battesimo è ormai una costante), killer implacabile al poligono, sciatrice provetta capace di spingersi oltre i propri limiti e compiere imprese illogiche, irreali, impossibili, inimmaginabili, pietre miliari che rimarranno per l’eternità. Dorothea Wierer è indiscutibilmente la sportiva dell’anno perché è arrivata dove nessuna italiana era mai riuscita a giungere, ha sfondato muri e barriere, ha incantato per tutta la stagione, ci ha fatto commuovere e gioire: il respiro della prima volta non ha eguali, l’altoatesina ha scalfito il suo nome nell’immortalità sportiva, almeno alle nostre latitudini.
La 29enne ha alzato al cielo la Coppa del Mondo generale di biathlon, ha portato la Sfera di Cristallo per la prima volta nel nostro Paese in uno sport letteralmente esploso a livello mediatico grazie (anche) alle sue maestose gesta. Si è laureata Campionessa del Mondo nella mass start, dominando l’ultima gara della rassegna iridata in una giornata poi consegnata di diritto alla storia vista l’apoteosi del corregionale Dominik Windisch. Ha vinto la gara a inseguimento nella sua Anterselva, ha realizzato un vertiginoso back-to-back nella sprint tra Oestersund e Hochfilzen a inizio dicembre. Sono numeri da Campionessa consumata entrata definitivamente nel pantheon delle immortali.
SECONDO POSTO – FEDERICA PELLEGRINI:
L’Immortale. L’Eterna. L’Infinita. Semplicemente la Divina, la donna dalle mille vite, la ragazza dalle mille sorprese, l’inimitabile Araba Fenice, l’impareggiabile Sirena che ammalia col suo canto. La più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi non demorde mai, ogni volta risorge dalle sue ceneri, imperitura fuoriclasse capace di regalare emozioni indelebili e di scrivere un capitolo sportivo lungo più di tre lustri, un’icona vivente perennemente sulla cresta dell’onda che è sempre capace di re-inventarsi e di entrare nel mito bracciata dopo bracciata, in maniera fragorosa e mai banale, impartendo lezioni di sport e di vita con la lingua universale del successo. Una vincente nata, una highlander che va a nozze col trionfo e che ne conosce tutte le sfacettature, tutti i segreti, tutti i lati più nascosti riuscendo a domarli con la facilità di una veterana navigata che non ha mai perso il gusto della donna sola al comando.
Federica Pellegrini si conferma Campionessa del Mondo dei 200 metri stile libero: due anni fa si era inventata una delle più grandi imprese sportive italiane del terzo millennio battendo l’aliena Katie Ledecky, quest’estate a Gwanjiu si è divorata la vasca annichilendo Ariarne Titmus e Sarah Sjoestroem. Il volto simbolo del nuoto azzurro ha così conquistato il quarto sigillo iridato in carriera sulla distanza prediletta ed è salita sul podio in questa specialità per l’ottava volta consecutiva come mai nessuno era riuscito a fare nella storia. Chiude la stagione con l’argento sui 200 sl agli Europei in vasca corta venendo beffata nel finale, ora sarà caccia al pass olimpico e a Tokyo andrà a caccia dell’ultimo sigillo di una carriera irripetibile.
200 m 1'52"98 Record mondiale Federica Pellegrini 29 luglio 2009 Campionati mondiali Roma, Italia
400 m 3'59"15 Record europeo Federica Pellegrini 26 luglio 2009 Campionati mondiali Roma, Italia
200 m 1'45"67 Filippo Megli 23 luglio 2019 Campionati mondiali Corea del Sud Gwangju, Corea del Sud
400 m 3'43"23 Gabriele Detti 21 luglio 2019 Campionati mondiali Corea del Sud Gwangju, Corea del Sud
200 m Rag 1'50"23 Andrea Mitchell D'Arrigo (1995) 17 aprile 2011 Riccione
400 m Rag 3'52"69 Andrea Mitchell D'Arrigo (1995) 16 agosto 2011 Lima
F1, Mattia Binotto: “Le donne devono essere parte del programma futuro della Ferrari Academy”
Published: 25 Dicembre 2019 - 16:56 - Updated: 19:45 Federico Rossini
C’è un capitolo della storia della F1 spesso poco toccato, e qualche volta visto con più di un sospetto da tanti: la presenza dell’universo femminile. Poche volte le donne si sono presentate su una monoposto della massima categoria motoristica: cinque, e precisamente Maria Teresa De Filippis, Lella Lombardi, Divina Galica, Desiré Wilson e Giovanna Amati: tre italiane, una britannica e una sudafricana.
Di loro, soltanto Lella Lombardi è riuscita a conquistare mezzo punto, anche se quel GP di Spagna del 1975, la cui interruzione al 29° giro fu causa del dimezzamento dei punti, è noto per un altro, e più tragico, motivo: la Hill del tedesco Rolf Stommelen perse l’alettone posteriore e, dopo una tremenda carambola, volò oltre le barriere, uccidendo quattro persone e segnando definitivamente la storia del circuito di Montjuic, a Barcellona.
Il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, torna a spingere su questo punto parlandone a proposito dei progetti di sviluppo della Ferrari Academy: “Alcuni piloti si uniranno a noi per ampliare l’Academy. E’ qualcosa su cui stiamo lavorando molto duramente. L’Academy è qualcosa di importante per noi e Leclerc ne è il migliore esempio. Dobbiamo analizzare la futura generazione di talenti per la Ferrari. L’Academy cerca anche donne per il futuro. Le donne dovranno essere parte del programma ed è qualcosa su cui stiamo lavorando per far sì che succeda molto presto“.
C’è un nome che in passato è finito sotto gli occhi dell’Academy quattro anni fa: è quello della spagnola Marta Garcia, allora premiata per i suoi risultati con i kart e quest’anno quarta nelle W Series dopo aver a lungo lottato per il titolo. A 19 anni, del futuro potrebbe averlo.
Basket 3×3 femminile, possibile rivelazione azzurra nel 2020? Dirottate anche ragazze provenienti dalla Nazionale classica
Published: 1 Gennaio 2020 - 15:00 Updated: 16:42 Author Federico Rossini
Tra le mille parole che ruotano intorno alla pallacanestro italiana, una se n’è aggiunta in maniera piuttosto prepotente negli ultimi due anni: 3×3. In questo che è il fratello minore del gioco che tutti siamo abituati a vedere e conoscere, l’Italia è riuscita a conquistare un titolo mondiale femminile nel 2018, e proprio le donne hanno la chance, nel prossimo marzo, di qualificarsi per le Olimpiadi.
Le ultime convocazioni per il raduno di Roma hanno dimostrato che il Settore Squadre Nazionali intende cercare di capire che cosa fare in vista dell’appuntamento in India. Al gruppo che, con qualche rotazione per infortuni o altro genere di problematiche, è diventato quello storico degli ultimi anni (Rae Lin D’Alie, Giulia Rulli, Marcella Filippi ed Arianna Zampieri, con Giulia Ciavarella rimasta fuori da questa tornata) sono state infatti aggiunte altre protagoniste di Nazionali, giovanili o maggiori, o di Serie A1.
Dall’elenco pubblicato dalla FIP il 17 dicembre, però, va esclusa Sara Madera, che ha comunicato la propria rinuncia al raduno a causa di un infortunio subito in campionato, nel match che opponeva la sua Lucca alla Virtus Bologna. Per il resto, spazio a protagoniste anche degli ultimi Europei, come Nicole Romeo, Elisa Penna e Olbis Andrè, ma anche a Sara Bocchetti, che a Vigarano si è ritagliata un ruolo da settima miglior realizzatrice della massima serie con 17.08 punti a partita, unica nostra giocatrice nelle prime 10. A Roma andranno anche l’esperta Chiara Consolini, la capitana di Venezia Debora Carangelo e Martina Bestagno, che sempre alla Reyer sta disputando forse la miglior annata della sua carriera per sostanza.
Non è escluso che si possa dunque cercare un mix ideale tra il gruppo che ha fatto benissimo a livello europeo e globale e alcune delle giocatrici che finora non sono mai state realmente all’interno delle scelte per il 3×3 in un qualsivoglia ambito. Le valutazioni, in ogni caso, vanno fatte per tempo e considerando quali possono essere i pregi e i rischi di eventuali nuovi inserimenti in un assetto che, di base, è già formato e si fonda in gran quantità sull’apporto di D’Alie, amatissima da tutti gli appassionati del genere. Una statistica le fa particolarmente onore: in stagione è stata l’unica a mettere a segno per 10 volte, nella stessa partita, 5 punti, 5 rimbalzi e 5 assist. L’aggettivo “unica”, in questo caso, va esteso in senso universale, perché non ci è riuscito neppure alcun maschio.
A tal proposito, qualche parola anche per gli uomini, che pian piano stanno cercando di trovare un’identità e forse, in parte, ci stanno anche riuscendo, dal momento che ciò che serve per una scalata a livello internazionale è soprattutto un gruppo stabile. Del resto, per l’insegnamento basta andare non solo nell’Italia femminile, ma anche nella Serbia dei maestri di questa specialità, da Dusan “Mr. Bulletproof” Bulut in giù. La speranza è di poter vedere anche la rappresentativa maschile agli Europei di Anversa a fine giugno.
federico.rossini@oasport.it
Le valutazioni, in ogni caso, vanno fatte per tempo e considerando quali possono essere i pregi e i rischi di eventuali nuovi inserimenti in un assetto che, di base, è già formato e si fonda in gran quantità sull’apporto di D’Alie, amatissima da tutti gli appassionati del genere. Una statistica le fa particolarmente onore: in stagione è stata l’unica a mettere a segno per 10 volte, nella stessa partita, 5 punti, 5 rimbalzi e 5 assist. L’aggettivo “unica”, in questo caso, va esteso in senso universale, perché non ci è riuscito neppure alcun maschio.
Il divario tra basket MM e FF è così elevato che son certo che una buona squadra juniores maschile sia in grado di battere qualsiasi squadra femminile di livello.Quando ero junior i cadetti mi raccontavano che nelle amichevoli con la squadra di A femminile di buon livello spadroneggiavano... d'altronde quassù a 16/17 anni i ragazzi fisicamente sono già delle bestie. :lol:
Nazionali comprese.
“Claressa is a two-time Olympic gold medalist,” Salita said. “She’s the undisputed middleweight world champion, unified undisputed middleweight world champion. She’s going to fight for a third division world title against Ivana Habazin on Showtime, and if she wins, she’s going to be the fastest fighter in the history of the sport — man or woman — to win three division titles in under 11 fights.
Silvano Varettoni: “Intanto, sottolineiamo il fatto che tanti vincitori nuovi e tante prime volte in assoluto ci stanno regalando uno spettacolo diverso, più vario. Così è assolutamente divertente e attenzione, non vuol dire necessariamente che il livello si sia abbassato. Anzi. Io penso esattamente il contrario: molti atleti sono migliorati e quindi reputo il livello più alto, soprattutto al maschile. Logico, manca Hirscher, il fuoriclasse assoluto che ti vinceva 13-14 gare all’anno e ti ‘ammazzava’ la stagione, anche se in realtà lo scorso anno ha fatto fatica anche lui, ha dovuto rimontare in parecchie occasioni e alla fine era giustamente stanco e scarico. Tornando ai giorni nostri, in velocità regna l’equilibrio: 4 gare, 4 vincitori diversi. Rallenti un attimo, commetti un minimo errore, ti ritrovi in fondo alla classifica”.
Camilla Alfieri: “Molto divertente e sintomo di un livello, soprattutto nei maschi, mediamente alto, se non altissimo. Per una volta ti butto io lì una domanda: ‘Non è che il ritiro di Hirscher, in una situazione in cui fino a un anno fa si partiva con la consapevolezza di arrivare secondi, abbia… dato libero sfogo a chi aveva talento, ma in qualche modo pativa un po’ la sua presenza’? Uno spunto di riflessione. In ogni caso, questo equilibrio dimostra che davvero ci troviamo di fronte a una situazione interessante, ricca di atleti forti, soprattutto tra i maschi”.
Lake Louise, prime gare femminili in velocità. Impressioni? Ledecka vince perché è un fenomeno o anche perché trova condizioni particolari, in contesti particolari?
V: “Inizio col dire che lei ha per forza qualcosa in più, altrimenti non arrivi nemmeno a pensare di poter gareggiare in sport così diversi. E vincere persino, al cospetto di atlete che si allenano 365 giorni all’anno in una singola disciplina. Detto questo, il livello femminile non è quello maschile: tolte 3-4 atlete top, cambiano le situazioni. Soprattutto, se quelle 3-4 atlete sbagliano o non riescono a essere performanti al meglio, a maggior ragione su piste già abbastanza facili, dove principalmente bisogna far scorrere lo sci, ecco che Ledecka può essere lì davanti. Il superG, invece, è stato bello, particolare un po’ diverso dal solito, e ha mostrato anche tanti errori sulla porta che decideva la gara, nel passaggio tra Fish-net e Fall Away. Lì bisognava usare anche la tattica, prendere un pochino di spazio in entrata per poi uscire più alti di linea per tutto il piatto finale, pianeggiante: cosa che hanno fatto benissimo, per esempio, Brignone, Marsaglia, Delago, mentre molte altre ragazze, anche top, hanno sbagliato e incredibilmente allo stesso modo. Rebensburg ha sciato benissimo e soprattutto lo ha fatto in tutte e tre le gare veloci. Nel complesso, è stata la migliore a Lake Louise, non solo per la vittoria in superG. Sembra strano vederla primeggiare su quella pista, lei, così tecnica, ma la realtà è che… è un fenomeno!”.
A: “Non saprei dire se Ledecka sia un fenomeno o meno. Certo, la capacità di passare da una disciplina all’altra e rimanere vincenti è una caratteristica che appartiene a poche elette, a prescindere dal livello che ci può essere. Solo per questo, non possiamo non parlare di un’atleta incredibile, fuori dagli schemi. Sicuramente, andando avanti nella stagione, sono convinta che tante situazioni torneranno alla normalità, i livelli andranno al loro posto, nel senso che comunque, per dire, è plausibile che la Weirather non sia quella vista a Lake Louise, che la Stuhec “rientri” nel suo ‘trip’ ecc. ecc.. Almeno questo è il mio pensiero. Secondo me è tutto ancora da vedere, nel dettaglio: le gare canadesi tra le donne portano spesso ad analisi e spunti da prendere e mettere lì, per carità, ma con altri invece da osservare… tramite più distacco. Schmidhofer si sta dimostrando grandissima, una signora velocista, non sbaglia un colpo. Ha fatto un salto di qualità enorme. Personalmente, sono contenta per Rebensburg, atleta che stimo a ogni livello, soprattutto dopo che in gigante era apparsa un po’ in difficoltà. Ribadisco, sulla velocità sarà necessario attendere ancora lo sviluppo delle prossime 2-3 gare, non è detto che i valori di Lake Louise verranno confermati in toto”.
Nostalgico Del Futuro
2 ore fa
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Casi come questo sono quasi all'ordine del giorno. Conosco personalmente capitreno della stessa età che hanno subito aggressioni anche da parte di gruppi di infami che, inutile prenderci in giro, spesso popolano i treni regionali. Persone che hanno dovuto curarsi con gli psicofarmaci per poter tornare a lavorare.
Le regioni e Trenitalia sanno da anni di questa situazione, è vergognoso che insieme al capotreno non ci sia almeno un agente di polizia o un militare di qualsivoglia tipo.
E hanno la faccia di mandare ragazze sotto i 30 anni da sole a fare questo lavoro. Folli.
multivariate
↪ Nostalgico Del Futuro
un'ora fa
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E le ragazze spesso hanno più fegato dei maschi.
Quando un maschio (uomo o ragazzo) le busca, le prende e basta. Nessuno ipotizza che abbia avuto "fegato". È solo uno che le ha prese. La ragazza in questione per l'appunto è stata menata. Ed era lì solo per fare il suo lavoro di controllore. Ma invece e' stata aggredita come spesso capita ai maschi che lavorano e le ha buscate di brutto. Se questo è "fegato"......
Madonna che cesso, se la vedi la mattina quando si alza prendi paura...
Fermo restando che non credo si svegli prima delle 11.
Non credo durerebbe così tanto, dopo qualche minuto sarebbe già nella pagina degli annunzi mortuari. :lol:
Tuttavia mi piacerebbe passare un'oretta con questa tizia...
https://www.instagram.com/p/B6vG4BuomRO/
Mah, secondo me questo modo dire nasce dai fabbri di paese di una volta, me li ricordo bene, altro che 53 kg... porco giuda avevano le mani come badili. :ohmy:
Queste sono le wonder woman che "menano come fabbri" (da ridere).
ApprofondimentoRugby
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07 FEBBRAIO 2020
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Una fa la pasticcera. Un'altra l'insegnante. Una studia all'università, una frequenta il liceo. E poi c'è chi fa la barista, chi sta dietro il bancone di una farmacia o in uno studio di design. Una è istruttrice di pugilato, una baby-sitter. Le ragazze del rugby. Quelle che in maglia azzurra vincono, mica i maschi: lo scorso anno seconde nel Sei Nazioni, dietro solo alle professioniste dell'Inghilterra. Guerriere, amiche. Dopo aver battuto il Galles d...
Mah, secondo me questo modo dire nasce dai fabbri di paese di una volta, me li ricordo bene, altro che 53 kg... porco giuda avevano le mani come badili. :ohmy:
Ma qualcuno di questi deficienti non ci arriva a capire che le atlete GAREGGIANO CON ALTRE DONNE E NON CON UOMINI? no, non ci arriva.
100 m piani 11"14 (+1,0 m/s) Manuela Levorato 4 luglio 2001
Me li ricordo anch'io...Hai un buon dna, niente da dire; anch'io non mi lamento essendo nipote di muratori... :cool:
Anche mio nonno paterno fu un fabbro e pure lui aveva due mani come badili.
Non bisogna essere degli esperti per capire che se c'è uno sport in cui i paragoni tra i due sessi sono assurdi è proprio il rugby.Questo è palese, eccetto per gli zerbini femministelli leccaculo.
Le femmine verrebbero tritate.
Questo è palese, eccetto per gli zerbini femministelli leccaculo.
Comunque ho visto il rugby femminile a scuola (dove purtroppo fanno anche quello misto :mad:), e ho notato che le ragazze sono mooooooolto più scorrette e sleali dei ragazzi, ma la cosa non mi ha stupito.
Guardate la differenza tra lei:lol: :lol: :lol:
https://www.instagram.com/p/CBgJNgRlpvy/?igshid=u464s7j8vfvw
e lui...
https://www.instagram.com/p/CBtpdORFvHl/?igshid=19ck5zog0jiwa
Il film MMA di Halle Berry `` Bruised '' con la campionessa UFC Valentina Shevchenko viene venduto a Netflix
Di Damon Martin @DamonMartin 13 settembre 2020, 14:00 EDT
Il debutto alla regia di Halle Berry nel film a tema MMA Bruised ha una nuova casa dopo essere stato presentato in anteprima al Toronto International Film Festival questo fine settimana.
Secondo un rapporto di Deadline , Netflix ha fatto un'offerta a otto cifre vicino a $ 20 milioni per acquisire i diritti del film, con la campionessa UFC dei pesi mosca Valentina Shevchenko .
Endeavor Content e Netflix hanno infine concluso l'accordo prima che Bruised debuttasse effettivamente al pubblico sabato.
Berry, una vincitrice di un Academy Award, ha trovato un progetto appassionato dopo aver deciso che voleva fare Bruised . Dopo non essere stato in grado di collaborare con un regista per realizzare il film, Berry ha deciso di mettersi dietro la telecamera per la prima volta mentre recitava anche nel ruolo principale.
Ecco la sinossi di Bruised :
Berry interpreta un combattente di MMA in disuso che lotta per la redenzione sia come atleta che come madre. Jackie "Justice" (Berry) ha svolto più lavori e da quando ha perso una partita importante anni fa, a malapena si è accontentato. Quando il suo ragazzo, Desi (Adan Canto), riesce a indurla a partecipare a una rissa sotterranea, la sua passione per lo sport è riaccesa. Mentre Jackie si prepara a tornare all '"unica cosa in cui è brava", il figlio che una volta ha abbandonato viene lasciato alla sua porta. Di fronte alle sue scelte passate e ai suoi traumi, Jackie dovrà combattere per rivendicare le due cose più significative da cui si è allontanata: Manny di sei anni e un titolo di MMA.
Berry ha finito per lavorare con Shevchenko al progetto, con la campionessa in carica dei pesi mosca UFC che interpretava il suo principale avversario nel film.
Sebbene non sia un'atleta professionista, Berry si è lanciata nel ruolo e ha persino sofferto di costole rotte a causa di una giornata particolarmente fisica di riprese con Shevchenko.
"Non volevo fermarmi perché mi ero preparato da così tanto tempo", ha detto Berry a proposito dell'infortunio parlando con Variety . “Avevamo provato; eravamo pronti. Quindi la mia mente, la mente del mio regista, era solo ... andare avanti.
“E l'ho suddiviso in compartimenti, e ho continuato a dire: 'Non mi fermerò. Sono arrivato troppo lontano. Mi comporterò come se questo non facesse male. Ce la farò io stesso. E così abbiamo fatto. "
Dopo aver girato il film insieme, Berry e Shevchenko sono diventati subito amici e l'attrice 54enne ha persino partecipato alla più recente difesa del titolo di Shevchenko all'UFC 247, dove ha sconfitto Katlyn Chookagian a febbraio.
Sempre più profetico questo film del 2006.In realtà nemmeno gli idioti fanno più figli, a meno che non siano sbarcati di recente
In nome della "parità di genere" (?) il Cio ha abolito (alle Olimpiadi) una gara storica come la 50 chilometri di marcia maschile.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/08/parigi-2024-niente-50-chilometri-di-marcia-in-nome-della-parita-di-genere-sostituita-da-nuovo-evento-misto/6030366/
The reality of biology
29 set 2019
The World Athletic Championships in Doha, 29 September 2019. The 4x400 mixed relay final (2 men and 2 women per team) sees Poland, with a female runner, start the last leg with at least a five-second lead. Around 50 seconds later, FOUR men have cruised past her to leave Poland finishing 5th.
No, "chi di dovere" dovrà agire a livello genetico.Probabile. L'identità sessuale potrebbe restare privilegio di pochi, la maggior parte degli esseri umani faranno parte di un sesso neutro, stile api operaie, come preconizzò Wyndham Lewis un secolo fa. Tranne l'aspetto genetico questo accade già ora, single e gattare servono a mantenere (con lavoro e tasse) le famiglie altrui che costano troppo al sistema.
La differenza che passa tra le chiacchiere e i film in salsa femminista, dove le femmine spaccano tutto e "battono" regolarmente i maschi", :doh: e la realtà. :cool2:Staffetta mista? Da quando esiste 'sta merda?
Staffetta mista? Da quando esiste 'sta merda?
:mad:
"La magia del ring non lascia immune il sesso debole ..."
Duca, guarda questo...D'altronde se un uomo di 90 e passa kg. - anche senza essere Tyson - tira un cartone a una donna l'ammazza, altro che razza superiore... :lol:
https://www.thesun.co.uk/video/tvandshowbiz/sas-who-dares-wins-airs-woman-punched-in-head-by-male-rival/
https://www.dailymail.co.uk/video/tvshowbiz/video-1840570/Video-Woman-beaten-male-contestant-SAS-Dares-Wins.html
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In questo momento ho fra le mani un vecchio numero speciale di Banzai International (prestatomi da un amico), risalente al febbraio 1988, dove fu pubblicato un articolo intitolato:
"Il pugilato, sport maschio per eccellenza, e il sesso".
Articolo che iniziava così:
L'autore dell'articolo rivolgeva pure delle critiche a una giornalista di un diffuso quotidiano nazionale, che (parole del giornalista)
"era arrivata ridicolmente a sostenere che l'inusuale passione di Mike Tyson per le sua amiche colombe era il chiaro segno di una frustrazione di origine sessuale. Non credo però che il "Marciano nero" si sia accasato con la esigente Robin Givens, che lo stava rendendo padre, per tentare di fugare i dubbi della maldicente collega".
Oggi scoppierebbe il finimondo mediatico se un giornalista usasse quei toni nei confronti di una appartenente alla Razza Superiore.
Non parlianmo poi di cosa accadrebbe se qualcuno definisse pubblicamente quello femminile il sesso debole...
Poi voglio vedere se la giornalista avrebbe il coraggio di dire in faccia a Tyson che è un frustrato sessuale... anche adesso che è ultracinquantenne fa paura. :ohmy:
Compirà 55 anni tra 26 giorni, ed è veramente in forma.Vero, però alla fine ha fatto un gesto cortese al malcapitato rivale; secondo me non dev'essere male come persona, il classico compagnone che ovviamente è meglio non far incazzare, però con lui ti faresti sempre quattro risate. :D
https://www.instagram.com/p/CPoLrmPAuX8/
Vero, però alla fine ha fatto un gesto cortese al malcapitato rivale; secondo me non dev'essere male come persona, il classico compagnone che ovviamente è meglio non far incazzare, però con lui ti faresti sempre quattro risate. :D
Lo penso anch'io.E non solo parlare... :lol:
Son pure sicuro che è il classico tipo al quale piace molto parlare di gnocca. ^_^
E non solo parlare... :lol:
Ah beh, anche questo è sicuro. :cool:15 al giorno secondo me sono tante anche per un animale come lui... :ohmy:
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/08/11/tyson-15-donne-al-giorno.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/27/mike-tyson-io-malato-di-sesso-ho-fatto-orge-con-mamme-sorelle-cugine-di-tutti-quelli-che-conoscevo-un-animale-pieno-di-soldi/5750898/
Qui, invece, era con il Berlusca, trent'anni fa.
La Groves rinuncia ai Trials: "In Australia misoginia e sessismo"
Nuoto: tutte
le notizie
La biolimpionica accusa: “Non si possono sfruttare le ragazze, svergognare i loro corpi o temere per la loro salute, e poi aspettarsi che li rappresentino ai Giochi”. La reazione del presidente Perkins
Stefano Arcobelli
11 giugno - MILANO
Vigilia tesa dei Trials olimpici ad Adelaide e in tutta l’Australia: sta avendo un certo impatto il post di Maddie Groves, due medaglie olimpiche nei 200 delfino e staffetta veloce, che rinuncia ai trials di Tokyo e denuncia la misoginia e la presenza di subdoli molestatori a bordo vasca. Un’accusa di sessismo grave nella patria dello stile libero. La ventiseienne aveva postato giovedì le motivazioni del suo tirarsi indietro: “Possa questa essere una lezione per tutti i pervertiti misogini nello sport: non puoi più sfruttare giovani donne e ragazze, svergognare i loro corpi o temere per la loro salute, e poi aspettarti che ti rappresentino (ai Giochi) in modo che tu possa guadagnare il tuo bonus annuale”. E’ indignata ma non fornisce indicazioni sull’identità delle persone che accusa. A novembre su Twitter si era lamentata di una “persona che lavora nel nuoto che mi fa sentire a disagio per il modo in cui mi fissa nei miei vestiti”. Pochi giorni dopo ha denunciato un “commento sinistro” fatto da un allenatore non identificato, che poi si è subito scusato, “forse perché glielo aveva detto lo psicologo della squadra”.
IMBARAZZO FEDERALE
Il presidente di Swimming Australia, Kieren Perkins, da parte sua si è rammaricato che la Groves non abbia presentato un reclamo formale. “La realtà è che tutto ciò che sappiamo è ciò che è sui social media, lei non ha mai contattato Swimming Australia, e non siamo stati in grado di parlarle direttamente e parlare delle sue preoccupazioni per capire che cosa sta succedendo. Purtroppo, i post sui social media non sono una lamentela valida per noi. Dobbiamo sederci con le persone e parlarne. Ci piacerebbe davvero farlo e vorremmo che Maddie venisse a parlare con noi se pensa di poterlo fare. “Tutte le accuse che hanno a che fare con abusi sui minori o cattiva condotta sessuale sono prese sul serio da Swimming Australia”. La Groves afferma che non intende ritirarsi e che non vede l’ora di “partecipare ad altre competizioni entro la fine dell’anno”.
Nessuno/a tra gli estimatori di queste wonder woman nota che con tipe del genere quasiasi rapporto di coppia è impossibile?
Assolutamente no 😁 tanto per dirne una, ho avuto un coinquilino fissato con la collezione di antichi pugnali intarsiati, film di guerra e serie televisive tipo "Vickings".
Single cronico, aveva trovato miracolosamente questa 24enne molto bella, timida, amorevole e con evidenti problemi di autostima. Tutta premurosa gli preparava i dolcetti, roba varia. E questo pazzo le diceva:
"Basta con questa compostezza da casalinga disperata! Devi essere aggressiva! Le mogli dei vichinghi combattevano insieme ai mariti in guerra!...
Se ti rasassi metà testa come le guerriere vichinghe, aah allora si che cadrei ai tuoi piedi, amore mio..."
Ora a parte che non so quanto sia vero che le donne vichinghe andassero in guerra (me pare na cazzata)
Nessuno/a tra gli estimatori di queste wonder woman nota che con tipe del genere quasiasi rapporto di coppia è impossibile o di breve durata anche tra praticanti di arti marziali (non credo siano molte le cinture nere che passerebbero tutta la vita con donne così)
E li trovano frequentemente anche in Oriente... questo per chi ancora credesse che il rincoglionimento riguarda solo gli uomini occidentali.
E' così, al 100%.Nel mio dojo sono passate (e andate via) 4 donne, 3 sono rimaste cinture bianche. Vederle praticare (male) il karate aveva su di me un sicuro effetto repellente.
Per quanto mi riguarda l'unico rapporto che potrei avere con tipe del genere è quello... di Frank che le gonfia come una zampogna ogni volta che rompono i coglioni.
Del resto, in gioventù, ne feci volare più di una sul tatami durante gli allenamenti...
Antonio quel soggetto è così idiota che pare di leggere un fumetto comico ma di certo non fa media. E' vero come dice FRank che non ci sono limiti alla stupidità umana, ma questa passione di migliaia di uomini per lottatrici e vichinghe è tutta da dimostrare.
Sì, però, a prescindere da questo particolare feticismo per le sexy vichinghe da serie tv, credo che i media abbiano reso appetibile l'ideale della donna aggressiva
Quindi una considerevole fetta di ragazzi ama l'IDEA della donna, indipendente e "cazzuta", anche se dal vivo non ne ha mai conosciuta una.
Ne ho visto più di uno che stimolava la fidanzata ad essere "ambiziosa". Si comportavano come "motivatori" verso le placide pischelle, perché "se tu non mordi la vita, la vita morderà te".
In teoria sarebbe pure giusto, ma questi non consideravano il fatto che se quelle fossero state in grado di "mordere la vita" , di sicuro non sarebbero state le loro fidanzate.
E non capiscono che la donna aggressiva che popola le loro fantasie, con l'uomo da cui sono attratte, diventano docili come agnellini, altro che dominatrici.
Prendi Alexandra Ocasio-Cortez.
Ho un amico "de sinistra" che fa:
"QUELLA SÍ che c'ha le palle! Dall'essere una cameriera, si è fatta da sola ed è arrivata in alto. È così arrapante, me la SCO-PE-REI. Perché è intelligeeeeente"
Eh certo, si è fatta da sola, come no, non è per niente frutto di un progetto scritto a tavolino da altri uomini, ha fatto tutto da self made woman.
E il tizio in questione non riesce assolutamente a razionalizzare che la parlamentare in questione, in realtà, titilla solo i suoi 2 personali feticismi: quello per le "zecche" (termine vintage) e quello per le "negre" (vabbè, in questo caso *messicana dalla pelle ambrata*)
Oppure le diceva di farsi i muscoli:
"Combatti! Devi essere più muscolosa! Colpisci forte qui! Più forte"
e la scuoteva manco fosse Clint Eastwood che allena la "Million dollar baby" (un altro film che lui amava)
Nessuno/a tra gli estimatori di queste wonder woman nota che con tipe del genere quasiasi rapporto di coppia è impossibile o di breve durata anche tra praticanti di arti marziali (non credo siano molte le cinture nere che passerebbero tutta la vita con donne così)
Ora a parte che non so quanto sia vero che le donne vichinghe andassero in guerra (me pare na cazzata)
Vabbe', ma allora e' ritardato forte 'sto qua, scusami eh.Sembrerà assurdo, ma tutto ciò era perfettamente in linea con il suo "personaggio". Era molto basso e bruttarello ma faceva palestra e assumeva atteggiamenti da "maschio alpha convinto" per compensazione (con risultati ridicoli, perché non poteva permetterselo).
Da manuale di psicologia. 100% Vero Distillato.Un punto che sottolineao da quando mi occupo di QM è: si può cambiare tutto, si può "progredire" quanto si vuole ma non si può forzare la natura anche perché la natura si vendica sempre.
Perche' sono tutte ragazze con problemi psicologici e che sono a disagio con se' stesse. Nella stragrande maggioranza dei casi, sono delle disperate in cerca di attenzioni (maschili).
Per esempio, se vuoi la pornostar e non sopporti le cattoliche non ti impelaghi quattro anni in una relazione a distanza con una polacca cattolica. Sarebbe come se mi mettessi quattro anni con una spogliarellista ceca nell'attesa di una "brava ragazza di campagna". Non so se mi spiego.
Parere da storico: minchiata al 100%.
Ora a parte che non so quanto sia vero che le donne vichinghe andassero in guerra (me pare na cazzata)...
Può darsi, ma questo si avvicina molto a materiale da troll che apre bocca e gli dà fiato:
"Se ti rasassi metà testa come le guerriere vichinghe, aah allora si che cadrei ai tuoi piedi, amore mio..."
"Combatti! Devi essere più muscolosa! Colpisci forte qui! Più forte"
e la scuoteva manco fosse Clint Eastwood che allena la "Million dollar baby" (un altro film che lui amava)
era pretenzioso come una milanese appena uscita dalla Bocconi.
Credo che sia la femminilità a mancare, tutte le donne che incontro sono generalmente aggressive, assenti, fredde... insomma mi sembra di avere a che fare con dei maschi nel corpo di donne, e dato che non sono omosessuale questa cosa mi disgusta. Senza contare che le donne oggi sembrano essere costantemente con i piedi in più scarpe, non appena ne conosco una nuova mi sento letteralmente scannerizzato e messo a confronto con tutti gli altri con cui si stanno frequentando. Roba da supermercato.E' incredibile come scriviamo tutti le stesse cose pour provenendo da percorsi di vita differenti
Non so niente di gnocca internazionale, ma solo di laziali e terrone.
Ennesima dimostrazione del fatto che il rincoglionimento maschile riguarda ogni luogo di questo assurdo mondo.
Leccare il culo alle femmine è ormai una moda mondiale.
https://www.instagram.com/p/CQam1Vti8K6/
Proponessero una roba del genere a me, andrei lì solo per spezzare le braccia a qualche aspirante "wonder woman" di merda.
Fantastico Warholm: dopo 29 anni batte il mitico record dei 400 ostacoli
A Oslo nella tappa di Diamond League il norvegese fa segnare 46"70, cancellando il primato del 1992 di Young
Grandissima impresa del norvegese Karsten Warholm, che questa sera nella tappa di Oslo della Diamond League ha stabilito il nuovo record del mondo dei 400 ostacoli, con il tempo di 46"70.
1 luglio - MILANO
Il record precedente, 46"78, durava da ben 29 anni, poiché era stato realizzato dallo statunitense Kevin Young ai Giochi olimpici di Barcellona 1992.
I 400 ostacoli alle Olmpiadi di Tokyo del prossimo mese si annunciano come una delle gare più avvincenti: Warholm sfiderò l'arcirivale statunitense Rai Benjamin, che lo scorso mese ai Trials Usa ha segnato il crono di 46"83. C'è solo un terzo atleta, il qatariota Abderrahmane Samba, che è stato capace di scendere sotto i 47" sulla distanza.
Nuovi missili crescono: chi è Knighton, il 17enne che ha battuto i record di Bolt
Ai Trials Usa ha migliorato due volte il record che apparteneva al giamaicano dal 2004. Un fenomeno che arriva dal football...
C'è anche da dire che se le donne non fanno Olimpiadi, il mondo va avanti lo stesso... e molto meglio, soprattutto se non facessero altre cose più importanti. :D
A me a dare urto al sistema nervoso sono i continui e assurdi paragoni con la controparte maschile.
Olimpiadi di Tokyo, nel pugilato le donne italiane battono gli uomini
Non era mai accaduto in 101 anni, ma quest’anno l’Italia maschile del pugilato deve rinunciare alle Olimpiadi. Cosa ben diversa per il pugilato femminile che di donne ne ha qualificate ben tre
La boxe alle Olimpiadi è per tre donne. Nessun pugile (maschio), infatti, è riuscito a ottenere la qualificazione per Tokyo 2020. Ma l’Italia della boxe alle Olimpiadi del Sol Levante ci sarà lo stesso. Grazie al 3 donne: Giordana Sorrentino, Angela Carini e Irma Testa. Sono loro le tre boxeuse che hanno salvato l’Italia del pugilato da un clamoroso quanto storico flop del movimento nazionale.
Boxe salvata dalle donne: Sorrentino, Carini e Testa alle Olimpiadi di Tokyo, disfatta tra gli uomini
In campo maschile l’oro manca dal 2008: l’unica speranza è il ripescaggio del catanese Salvatore Cavallaro nei 75 kg, gli azzurri si sono sempre qualificati negli ultimi 100 anni
di Marco Bonarrigo
Ci salvano le donne, ci salvano tre straordinarie combattenti: Giordana Sorrentino, Angela Carini e Irma Testa ovvero le tre boxeuse che hanno tirato fuori dai guai l’Italia del pugilato qualificandosi per i Giochi di Tokyo al Torneo Europeo di Parigi, impresa che non è riuscita a nessun maschio.
Giordana, Angela e Irma combatteranno in tre categorie diverse (51, 69 e 57 chilogrammi) mentre i maschi non saranno proprio presenti: non accadeva dal 1920, il primo anno in cui l’Italia partecipò ai Giochi sul ring. Da quel giorno, gli azzurri hanno fatto la storia: siamo al quarto posto nel medagliere olimpico con ben 48 medaglie (15 ori, 16 argenti e 17 bronzi), dietro al Regno Unito, Cuba e Usa.
PARIGI - Irma Testa non delude, e il pugilato italiano a Tokyo è sempre più donna.
Ah, per inciso: le tre pugilesse (che nel frattempo son diventate quattro; infatti se ne è qualificata un'altra) sono allenate da uomini non da femmine.
Tokyo 2020: rivoluzione sul ring, il pugilato azzurro è donna
Nessun uomo qualificato (il solo Cavallaro può sperare nel ripescaggio) e ben 4 ragazze: Sorrentino, Testa, Nicoli e Carini
08 giugno 2021A A A
L'Italia di Nino Benvenuti, Patrizio Oliva, Roberto Cammarelle e Clemente Russo rischia di non portare nemmeno un pugile a Tokyo, ma avrà l'orgoglio di essere rappresentata da quattro atlete. Un fatto clamoroso, mai registrato fin dal 1920, ma è un altro segno che lo sport al femminile è vicino al sorpasso, anche in una disciplina che in rosa ha avuto accesso ai Giochi solo a Londra 2012. Per le Olimpiadi, infatti, hanno strappato il pass Giordana Sorrentino (51 kg), Irma Testa (57 kg), Rebecca Nicoli (60 kg) e Angela Carini (69 kg).
Nadia Comaneci piaceva moltissimo anche a me: si impegnava moltissimo e non se la tirava quando vinceva. Anzi, aveva quasi sempre lo sguardo triste e serio quando faceva gli esercizi. La trovavo bella e femminile anche per questo. Si vedeva che voleva essere un'atleta e una campionessa dell'atletica femminile e basta. Sicuramente non fantasticava di battere i maschi. Tantomeno, di misurarsi con loro.
Ai giochi olimpici di Atene 2004 gli USA furono eliminati dall’Argentina e se una sconfitta due anni prima poteva essere considerata un’incidente di percorso, due consecutive erano davvero inammissibili
Il torneo di pallacanestro ai Giochi della XXVIII Olimpiade si è disputato ad Atene dal 14 al 28 agosto 2004.
L'Argentina ha vinto la medaglia d'oro nel torneo maschile, e gli Stati Uniti in quello femminile, sconfiggendo in finale rispettivamente l'Italia e l'Australia. Per l'Argentina si trattò del primo oro olimpico, mentre per le donne statunitensi fu il 5º successo su 7 partecipazioni.
https://www.sportmediaset.mediaset.it/altrisport/olimpiadi/tokyo-2020-rivoluzione-sul-ring-il-pugilato-azzurro-e-donna_33699561-202102k.shtml
Leggo:
... "altro segno che lo sport al femminile è vicino al sorpasso",
Di quale "sorpasso" si parla ?
Forse le femmine combattono contro i maschi ?
Ovviamente no.
Ma nonostante ciò i ritardati che infestano i media nostrani (e non) seguitano a parlare di "sorpassi femminili".
E' un qualcosa di folle, che in altre epoche non sarebbe stato pensato neppure di striscio, da nessun uomo.
Ma quelli, per l'appunto, erano altri tempi.
Oggi siamo circondati da mammolette leccaculo.
digilando
view post Inviato il 15/8/2009, 18:23
Utente cancellato
Visto che ci si torna su periodicamente , ho fatto un piccolo sunto sull'argomento ,da tenere a mente e da mostrare alle esagitate di turno.
Sullo sport professionistico femminile
Lo sport professionistico femminile, così come il doping, può essere definito a tutti gli effetti, antisportivo.
La ragione risiede nel fatto che basa tutto il suo successo sulla prassi dopante, oppure a seconda dei punti di vista, è il doping che deve tutto il suo successo a questo “capriccio femminile”.
E non si riesce ad eradicarlo dallo sport perchè, senza questa pratica , i naturalmente deboli non possono più colmare il divario con i forti, ossia, le femmine con i maschi.
Le donne virili e dominatrici di competizioni, con caratteri sessuali secondari più maschili che femminili, e basti ricordare, una per tutte, Florence Griffith detentrice di un record sui 100 m piani stratosferico e deceduta all'improvviso a 38 anni, non potendo più colmare il divario naturale con l'artificiale, non perderebbero forse del terreno rispetto al “maschio dominante”?
E non ritornerebbero le prestazioni femminili ad essere comparabili con quelle amatoriali maschili, così come il gender gap, il divario di prestazione che tra i professionisti è “stranamente” risicato, a quello che normalmente esiste tra uomini e donne comuni, cioè non dopati?
Lo sport femminile, non ritornerebbe insomma al suo presupposto naturale, ovvero, quello del patetico?
E se lo sport maschile non è altro che una grandiosa messa in scena , o della competizione spermatica, uno che “vince” su tutti, o della guerra, anch'essa a sua volta riproposizione della competizione sessuale maschile, che cosa sottende lo sport femminile, e qual'è sarebbe il suo fine?
Perché le categorie ad es. non sono unificate?
Certo, in un eventuale unificazione delle categorie, le donne non vincerebbero mai, e dunque, è solo per gentile concessione maschile che si tengono separate, onde evitare l'umiliazione femminile.
Gentile concessione maschile?
Si sogna insomma, si crede davvero che laddove, magari in uno sport appositamente ideato, la discrepanza dovesse risultare favorevole al femminile, si manterrebbe tale separazione, e non piuttosto, si procederebbe subito alla sua abolizione, la categoria unica!
A parte questa piccola impossibilità di confrontarsi direttamente, dunque, tête-à-tête, la verità è che le donne non competono tra di loro, certo, la singola atleta compete con le altre, a livello individuale è così, ma a livello di genere, sovra-individuale, il vero avversario è il maschio, ossia il suo primato.
Se non fosse così, perché si confrontano i record maschili con quelli femminili, facendo osservare, su quanto si stanno ormai avvicinando, e ancor di più, come si spiegherebbe quel paradosso che si esplicita attraverso i media, che pur vedendoli gareggiare in categoria diverse, sempre più di frequente, ovvero tutte le volte che le donne fanno meglio degli uomini, e mai succede a parti invertite, afferma: “Potere rosa, le donne battono gli uomini!”
Ma non erano....due categorie diverse?
la verità è che le donne non competono tra di loro, certo, la singola atleta compete con le altre, a livello individuale è così, ma a livello di genere, sovra-individuale, il vero avversario è il maschio, ossia il suo primato.
Il pattinaggio non è il pugilato ma le donne atlete (fino a 30 anni e più) non sono indispensabili al mondo.
Considera che per ogni atleta olimpica ce ne sono migliaia che praticano sport agonistico fino a "tarda" età. Non sanno rammendare nemmeno un calzino e hanno altri profili di consumo. Ce n'è proprio bisogno? A cosa servono?
Frank in questa società femminista le donne fanno tutto tranne le donne: sport, Erasmus e altre inutili "carriere".
Non so se cogli la portata della questione e le conseguenze per la collettività. Se gli uomini (tra cent'anni come dici e forse hai ragione) smettessero di accettare questa situazione e addirittura di incensarle forse una speranza ci sarebbe.
Certo questo forum non farà sparire il femminismo, ma per questo vogliamo chiuderlo o addirittura incensare le femministe?
FrankPerché fingi di non capire ?
Fossimo realmente importanti e fastidiosi, saremmo già stati oscurati "da chi di dovere".
Chiunque si intenda un po' di queste cose, sa bene che uno degli sport in cui il divario tra i due sessi è molto marcato (in favore degli uomini), è proprio il basket...Ai miei tempi la squadra femminile di serie A nelle amichevoli di preparazione le prendeva di brutto dai cadetti (16/17 anni) senza che questi si impegnassero granché... :lol:
Esatto, Fritz, hai colto il punto: non si tratta di vietare ma almeno di non incoraggiare.
Ai miei tempi la squadra femminile di serie A nelle amichevoli di preparazione le prendeva di brutto dai cadetti (16/17 anni) senza che questi si impegnassero granché... :lol:
E chi è che in ambito momas incoraggerebbe le femmine a darsi al pugilato ?Per esempio c'è chi è favorevole alle donne nell'esercito, eventualmente "con gli stessi standard" ma sempre favorevole
Non ne dubito...
Pallacanestro, pallavolo, rugby, pallanuoto, etc, sono discipline sportive in cui le femmine sarebbero veramente annientate se dovessero competere contro atleti maschi di alto livello.
Pur non essendone un appassionato, qualche volta mi metto a vedere su you tube i giocatori dell'NBA e le giocatrici della WNBA: beh, il confronto è impietoso.
le donne non dovrebbero mai poter decidere. E dunque, in primis, non dovrebbero avere diritto di voto.
Neanche io seguo il basket, pero' effettivamente non capisco come mai le donne siano cosi' inferiori in questo sport.Concordo, però nel basket ok ci vuole tecnica ma resta comunque uno sport di contatto, soprattutto nel pitturato sono botte da orbi tra animali di 110/120 chili e anche più... una donna fisicamente non ce la fa, ha voglia a tagliar fuori uno come Shaq o tirare di polso da 8 metri tipo il Beli... :cool:
Se parliamo infatti di uno sport dove il contatto fisico e le prestazioni fisiche sono determinanti, a mio avviso e' inutile anche discutere (con una femminista).
Gli sport di squadra piu' tecnici come il basket, la pallavolo o il calcio invece lasciano, a mio avviso, pochi spazi a ulteriori dubbi che la inferiorita' della donna non e' semplicemente sul piano fisico, ma e' mentale e intellettiva (e abbiamo ri-scoperto l'acqua calda).
Cosa che riconferma quanto ho gia' avuto modo di dire ripetutamente qua dentro: le donne non dovrebbero mai poter decidere. E dunque, in primis, non dovrebbero avere diritto di voto.
Italbasket, sei gigante! Serbia battuta, gli azzurri vanno a Tokyo
Basket: tutte le notizie
Clamorosa impresa della Nazionale di Sacchetti, che torna alle Olimpiadi dopo 17 anni
dal nostro inviato Vincenzo Di Schiavi
4 luglio - BELGRADO (SERBIA)
Dopo 17 anni l’Italia torna all’Olimpiade. Gli azzurri rendono magica e indimenticabile la notte di Belgrado piegando la Serbia 102-95 in casa sua, con una partita indimenticabile. Quasi sempre davanti a tratti dominando, ci riprendiamo i Giochi che mancavano da Atene 2004.
TRIONFO— Si va a Tokyo dunque e gli eroi di questa grande impresa si chiamano Mannion, Fontecchio, Pajola e, soprattutto, Achille Polonara (22 punti, 12 rimbalzi). Ma è il successo di tutti, a cominciare da capitan Melli, guida morale di un gruppo ringiovanito che, come ha vaticinato Sacchetti, “non ha paura di nulla”. E questo anche il trionfo del c.t. che quattro anni fa aveva avviato un ricambio generazionale, culminato ora con il successo più bello.
Ai miei tempi la squadra femminile di serie A nelle amichevoli di preparazione le prendeva di brutto dai cadetti (16/17 anni) senza che questi si impegnassero granché... :lol:
Frank
Reply #80 on: April 22, 2019,
The sports world is the easiest way to discern the huge physical differences, and abilities, between men and women. In 2014 the U.S. women's Olympic hockey team practised against northeastern U.S. boy's high school hockey teams...and the boy's were not allowed to body check the women for fear of hurting them. The boy's teams won several games over the best female hockey players in the world. In 2016 the Australian boy's 15 and under soccer team beat the women's national Australian soccer team 7-0! In 2017 the FC Dallas boy's 15 and under squad beat the women's U.S. national soccer team 5-2. And these wins were achieved by very skilled boys...not men. The games would have been much more uneven if the boys had been men. Putting women onto men's soccer teams would make them worse, not better and the same is true in infantry units in combat where soldiers must carry loads up to 100 lbs for days on end with little rest, sleep, food or water. So why put weaker women into combat fighting against men? It is not fair to either the men or the women who must fight together.
Duca... :cool:Grande vittoria, a differenza della tanto esaltata squadra femminile che ha perso contro le serbe. :lol:
https://www.gazzetta.it/Basket/nazionali/04-07-2021/basket-italia-olimpiadi-tokyo-serbia-belgrado-4102502670741.shtml
Duca, leggi qui:Già, anch'io sinceramente quelle - per fortuna pochissime - volte che ho fatto qualche amichevole contro le donne mi sono controllato parecchio altrimenti avrei mandato qualcuna in ospedale, e sì che coi miei 90 e passa chili non ero certo tra i più massicci... :lol:
https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13785.msg189118.html#msg189118
22 luglio 2021
La scelta sincronizzata della Carbonell: non allatta e sceglie i Giochi
di Stefano Arcobelli
Il rinvio olimpico ha favorito il ritorno agonistico di Ona Carbonell, 31 anni, convintasi a tornare dopo aver fatto un figlio come già successe alla connazionale Gemma Mengual, e alle russe Svetlana Romashina e Natalia Ishchenko. Davanti alla prospettiva di lasciare il figlio di nemmeno un anno in un albergo fuori dal Villaggio Olimpico e non poterlo tenere con sè per allattarlo, la sincronette spagnola. Carbonell, 2 medaglie olimpiche in 2 partecipazioni, ha dovuto decidere se partecipare a Tokyo o rinunciarvi. Alla fine ha prevalso la passione per lo sport e la sincronette, 31 anni, vivrà i Giochi di Tokyo lontana dal compagno Pablo e dal piccolo Kai. Le famiglie degli atleti non possono partecipare alle Olimpiadi. Gli organizzatori hanno fatto un’eccezione per i bambini allattati al seno, dopo le critiche arrivate da alcune mamme-sportive. Ma i neonati non possono soggiornare nel Villaggio e devono essere ospitati in strutture private, come gli hotel. Condizioni che alla fine hanno dissuaso Ona Carbonell dal portare il suo compagno e il figlio in Giappone. “Quando ho dato alla luce Kai e mi stavo riprendendo per partecipare ai Giochi, la prima cosa che ho chiesto è se potevo portarlo perché lo stavo allattando e mi hanno detto di no – ha spiegato sui social, in un video in cui appare mentre allatta il suo bambino -. Qualche settimana fa alcune sportive hanno denunciato sulle reti la nostra difficile situazione che consiste nel dover scegliere tra l’allattamento al seno, la vita familiare e le Olimpiadi”. Dopo aver parlato con le autorità sportive spagnole e aver scritto al Cio per spiegare la sua situazione: “Due settimane fa, mi hanno risposto che potevo andare in Giappone, ma alle condizioni stabilite dal governo giapponese”: Pablo e Kai in un albergo “che non sapevamo quanto sarebbe stato lontano dal Villaggio e che non avrebbero potuto lasciare durante i 20 giorni che avrei trascorso a Tokio”. Condizioni «incompatibili con una performance ai Giochi Olimpici» che l’hanno convinta a rinunciare alla famiglia. La Carbonell nel 2019 ai Mondiali grazie all’argento nel Solo aveva staccato la Ishchenko come donna più decorata ai Mondiali in tutte le discipline a quota 22 podi, terza dietro soltanto ai nuotatori americani Michael Phelps (33) e Ryan Lochte (27). La spagnola si ispira all’eroico ex presidente sudafricano anti-apartheid Nelson Mandela, secondo il quale lo sport “ha la capacità di cambiare il mondo e di fregarsene delle discriminazioni”. Un grande potere ideale. Come quest’altra grande nuotatrice che non molla, insomma. In una disciplina nella quale dietro i sorrisi e le coreografie c’è un durissimo lavoro di perfezionamento tecnico. L’esperienza aiuta: altroché.
Normale di Pisa, l'accusa di tre neolaureate al sistema universitario: "Disuguaglianze, sfruttamento e logica del profitto"
"Proprio perché la scuola ha significato così tanto per noi, vorremmo oggi provare a spiegare come mai quando guardiamo noi stessi o quando ci guardiamo intorno, ci è difficile guardare questo momento di celebrazione senza condividere con voi alcune preoccupazioni". Inizia così il discorso tenuto da Virginia Magnaghi, Valeria Spacciante e Virginia Grossi, neo diplomate alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Le tre dottoresse hanno apertamente criticato il sistema accademico italiano per l'impostazione "neoliberale dell'Università", per quella che definiscono una spinta alla competitività estrema, per la rinuncia a una presa di posizione nel dibattito pubblico e per la disparità uomo-donna nel contesto accademico.
"Vi chiediamo di prestare attenzione quando di fronte a voi avete una donna, vi chiediamo di pensarci due volte quando una ricercatrice è incinta, una professoressa è madre o quando un'allieva rimane ferita di fronte a un commento che voi ritenete innocuo". Ecco un estratto del loro discorso.
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Re:La superdonna onnivincente e rappresentativa ha fatto FLOP
« Reply #100 on: August 17, 2016, 16:20:41 PM »CitazioneQuote from: Frank on August 17, 2016, 11:38:10 AM
Come ho già avuto modo di scrivere, la tennista numero uno tra le donne, non è equiparabile neppure al numero cinquecento tra gli uomini.
Il che sta a significare che le vittorie femminili esistono solo in virtù della separazione dei sessi, tutto il resto è fuffa.CitazioneArticolo del dicembre 2009, che mette in evidenza una volta di più, la stupidità, la malafede e i complessi di inferiorità femminili.
https://clasworks.wordpress.com/2009/12/20/belle-brave-e-non-mammone-perche-vincono-solo-le-donne/
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BELLE, BRAVE E NON MAMMONE. PERCHÉ VINCONO SOLO LE DONNE
Pubblicato il dicembre 20, 2009
di Claudia Faggioni
Se lo avessero saputo, i greci le avrebbero autorizzate a gareggiare. Invece di lasciarle nel talamo, avrebbero potuto mandarle ad Olimpia, e forse avrebbero fatto meglio. In Italia è così che sta andando: le donne vincono, molto più degli uomini. Ultimo, in ordine di tempo, il successo delle ragazze della pallavolo. Dopo il titolo europeo in Polonia, l’oro ai Giochi del Mediterraneo e alle Universiadi, e la qualificazione ai Mondiali del 2010, le azzurre hanno alzato la coppa della Grand Champions Cup (la Coppa dei Campioni) battendo in quattro set il Giappone. Eleonora Lo Bianco (il capitano) e compagne hanno sconfitto la Thailandia, la Corea del Sud, la Repubblica Dominicana e le campionesse olimpiche del Brasile. «Ho a disposizione una squadra eccezionale, ragazze pronte a qualsiasi sacrificio per questa maglia. Sono delle grandi giocatrici, ma anche delle grandi persone» ha detto Massimo Barbolini che le ha guidate in questo 2009 straordinario. Loro che, coalizzatesi, hanno ottenuto l’allontanamento dell’allenatore Marco Bonitta, perché non lo volevano.
Hanno deciso e si sono fatte valere. Come a smentire la convinzione che le donne in genere non siano famose per la loro solidarietà. Troppa competizione, troppa invidia – nello sport come nella vita nemiche dello spirito di squadra. Forse, ma ultimamente qualcosa è cambiato. Sono cambiate, e con loro anche la loro visione del mondo. Il gioco di squadra adesso lo sanno fare benissimo. Non solo nel volley. Flavia (Pennetta), Francesca (Schiavone), Roberta (Vinci) e Sara (Errani) giocano a tennis, da sole, quasi tutto l’anno. Ognuna con i suoi risultati, ognuna con la sua vita. Ogni tanto si ritrovano, si uniscono per giocare insieme la Fed Cup. Ed è lì che danno il meglio. L’unione fa la forza, la squadra è come un giocatore in più, un valore aggiunto. E allora arrivano i successi, le medaglie, le coppe. Ultima la Coppa Davis femminile, poco più di una settimana fa. E l’Italia è finita in vetta alla classifica mondiale. I colleghi uomini che fanno? Ci sono, qualche volta raggiungono dei risultati, ma il nostro n.1 Andreas Seppi è solo n. 49 del mondo. Insomma a vincere, vincere davvero, non ci riescono.
Non è solo il tennis, non è solo il volley, succede in sempre più discipline, quasi tutte. Le Olimpiadi passano e il numero delle donne si avvicina a quello degli uomini partecipanti. Per Londra 2012, in termini di medaglie, è prevista la possibilità di un sorpasso, come ha più volte ripetuto felice il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna. Vincenti nella scherma, nel nuoto, nel ciclismo, ora aspettiamo i risultati della valanga rosa di sci con, tra le altre, la promessa dello slalom Chiara Costazza. C’è la ginnasta Vanessa Ferrari, prima azzurra a vincere un mondiale, le cicliste Tatiana Guderzo e Noemi Cantele, la canoista Josefa Idem… E la conquista rosa anche del golf, con la 26enne Diana Luna, prima italiana della storia a qualificarsi per la Solheim Cup. C’è Valentina Vezzali, prima schermitrice al mondo ad essersi aggiudicata tre medaglie d’oro olimpiche consecutive e cinque titoli mondiali, che mentre ottiene medaglie e titoli, fa da quattro anni la mamma di Pietro. E continuerà fino a Londra, quando avrà 38 anni. Poi, forse, smetterà. Ha partecipato a Ballando con le stelle, intanto la sua collega Margherita Granbassi era al fianco di Santoro ad Annozero.
Vanno in tv, si divertono, tra una gara e l’altra. Flavia Pennetta sfila alla settimana della moda di Milano, Federica Pellegrini scrive un libro. Poi tornano a gareggiare, e vincono. La Pellegrini, si sa, ha vinto tutto e ha riscritto la storia del nuoto: la pagina più recente ai mondiali di Roma dell’estate scorsa, insieme con la rivale/ non rivale Alessia Filippi. Federica ha perso la sua guida, il ct Alberto Castagnetti, mancato lo scorso ottobre. «Ho pensato di smettere» ha detto, ma poi ha raggiunto il terzo tempo mondiale stagionale a Viareggio nei 200 stile libero, qualche giorno fa. Perché le donne in Italia vincono molto più degli uomini? «Perché siamo più determinate, se decidiamo una cosa prima o poi la otteniamo» dicono Pennetta e Schiavone. «E poi gli uomini sono mammoni, non si staccano dalle famiglie». Eccoci qua, il risvolto è nuovo, il problema no.
(pubblicato martedì 17 novembre 2009 sul “Riformista”)CitazioneSe lo avessero saputo, i greci le avrebbero autorizzate a gareggiare. Invece di lasciarle nel talamo, avrebbero potuto mandarle ad Olimpia, e forse avrebbero fatto meglio. In Italia è così che sta andando: le donne vincono, molto più degli uomini. Ultimo, in ordine di tempo, il successo delle ragazze della pallavolo.... :doh:
Moebius aveva assolutamente ragione.
http://www.lucidamente.com/1802-quel-maledetto-crucco-di-moebius/
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Claudia Faggioni
https://pbs.twimg.com/profile_images/378800000222075527/424889d0623e3d3f43a3aa9c8bbf9b6a_400x400.jpeg[/color][/size]
http://www.dailymail.co.uk/sport/football/article-4389760/USA-women-s-team-suffer-5-2-loss-FC-Dallas-U-15-boys.htm
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Queste sono le campionesse del mondo
http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2015/07/06/news/mondiale_calcio_femminile_usa_campione_battuto_il_giappone_5-2-118430479/
battute da adolescenti maschi di 15 anni.
E non è la prima volta che accade un fatto del genere.
Ellen abbatte un muro: ecco la prima donna-calciatrice in una squadra maschile
Giovedì 6 Agosto 2020, 07:34
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Ellen e le sue sorelle. Della serie: incontri ravvicinati del tipo «donne nel calcio degli uomini». Dalla lavagna tattica di Carolina Morace al fischietto di Stéphanie Frappart passando per Carolina Jaramillo, oggi è l’Olanda – che di rivoluzioni nel pallone ne sa – ad aggiornare il libro delle prime volte. Si chiama Ellen Fokkema, si dice «felice di partecipare a questo piano pilota» e il piano è quello della federazione tulipana: via libera al Foarut per integrare Ellen in quarta divisione, strappo al limite dei 19 anni per giocare con i maschi in prima squadra e se la cosa funziona la regola può cambiare.
PAESI BASSI E NON
La storia di Fokkema è fresca. Milita nel Foarut da quand’aveva cinque anni. L’anagrafe l’avrebbe costretta a scendere di categoria. «Ho chiesto se si poteva fare qualcosa e col club abbiamo presentato domanda. I miei compagni sono entusiasti. È una sfida». Una sfida spinta dal basso. «Ogni anno c’è una richiesta tipo Fokkema», così Art Langeler, direttore sviluppo per la federazione d’Olanda. Curiosità: e da noi? Misto fino ai Giovanissimi, 14 anni, poi il femminile. Cioè quel settore che Katia Serra, lunga carriera da centrocampista e una breccia aperta nel commento tecnico in tv, segue oggi per l’Aic: «Il calcio misto è formativo, non impossibile. L’opportunità a Fokkema certifica che lei in prima squadra ci può stare. I parametri atletici a un certo livello sono fondamentali ma una donna può aver sviluppato più tecnica, strategia, velocità di pensiero e tenere il campo alla grande».
È il rosa nel calcio hombre. E il piccolo passo «local» di Fokkema alimenta l’album «global» di ruoli e battesimi. Quando Cristiana Capotondi – nuova capodelegazione dell’Italia donne – diventa vicepresidente di Lega Pro nel novembre 2018, la memoria corre a Renata Fraizzoli, prima lady operativa nel calcio, moglie del presidente dell’Inter anni 70 e 80. Quando Stéphanie Frappart, 14 agosto 2019, rompe il muro dell’arbitraggio di una finale europea, Chelsea-Liverpool di Supercoppa, l’archivio ne ricorda l’antesignana, la svizzera Nicole Petignat, ancora il 14 agosto ma del 2003, prima designata dalla Uefa a dirigere un match tra uomini: qualificazioni dell’attuale Europa League, Aik Solna (Svezia) contro Fylkir (Islanda). Una pioniera, Petignat, sulla cui scia si sono infilate di recente Bibiana Steinhaus in Bundesliga (2017) e ancora la Frappart in Ligue 1.
DA CAROLINA A CAROLINA
E poi Luciano Gaucci. È con lui che Carolina Morace firma il primo contratto di un’allenatrice nel professionismo maschile. Correva l’estate ‘99, la Viterbese in C1, paginata del «Time» su un’Italia che «vive di calcio ma solo quello giocato dagli uomini». In quel calcio, lato panchina, ci trovi oggi Patrizia Panico, altra ex stella coi tacchetti, vice di Paolo Nicolato in Under 21: la prima al timone di una Nazionale maschile, 22 marzo 2017, l’Under 16 che quel giorno vedeva assente il ct Zoratto. Lei: «Forse è stato varcato un Rubicone». Quello più grande provava a varcarlo ancora Gaucci nel 2003: voleva una donna nel Perugia, corteggiò i cartellini della tedesca Birgit Prinz e delle svedesi Victoria Svensson e Hanna Ljungberg, non se ne fece niente. Per raccontare di una calciatrice fra i calciatori pro, le cronache offrono il profilo di un’altra Carolina, di cognome Jaramillo: 2016, tesserata dall’Atletico Baja, squadra messicana indoor della Major Arena Soccer League. Succedeva quattro anni prima del piccolo passo di Ellen Fokkema.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I parametri atletici a un certo livello sono fondamentali ma una donna può aver sviluppato più tecnica, strategia, velocità di pensiero e tenere il campo alla grande».
From world champions to humbling defeat against Under 15s side... World Cup-winning USA women's team suffer 5-2 loss against Dallas academy boys
USA women's team played warm up for Russia friendly against Dallas Under-15s
Informal game did not go to plan for international side as they lost 5-2
Result did not seem to matter with USA beating Russia 4-0 in main fixture
Players' spirits were still high after humbling loss as they posed for photos
By WILL GRIFFEE FOR MAILONLINE
PUBLISHED: 10:16 GMT, 7 April 2017 | UPDATED: 10:38 GMT, 7 April 2017
The USA women's football team were convincingly beaten by a team of adolescents in a embarrassing defeat for the world champions.
They were roundly outplayed, losing 5-2 against FC Dallas Under-15s academy side who took full advantage of their big day.
The players did not appear to allow the display to subdue their spirits and posed with the opposition for photos after the game.
Calcio femminile, l’Australia
battuta 7-0 da ragazzini under 15
In un’amichevole in preparazione ai Giochi Olimpici di Rio le Matildas, numero 5 del ranking, umiliate dai giovani. L’allenatore: «È stato solo per la condizione fisica»
di Redazione sport
Mercoledì è accaduto l’imponderabile. A Parklea, Sydney, la nazionale australiana femminile, quinta nel ranking mondiale, è stata sconfitta per 7-0. Avversaria di giornata, nell’amichevole, una squadra Under 15 con qualche rinforzo di 16enni e 17enne. Si trattava dei ragazzini del Newcastle Jets.
Assenze e attenuanti
Come parziale attenuante per le «Matildas», che si stanno preparando per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro (affronteranno nel girone il Canada, lo Zimbabwe e la Germania, la finale del torneo è il 19 agosto), le assenze delle giocatrici che militano all’estero come Kyah Simon. Erano però presenti altre delle stelle della nazionale Down Under, come Lisa De Vanna, Caitlin Foord, Michelle Heyman, Katrina Gorry e Clare Polkinghorne.
Non succede solo nel calcio
La disfatta è arrivata nella settimana di preparazione alla doppia sfida amichevole contro la Nuova Zelanda a Ballarat e all’Etihad Stadium di Melbourne. Secondo l’allenatore in seconda delle Matildas Gary Van Egmond la sconfitta è stata dovuta ai carichi di preparazione per l’Olimpiade. «Al momento le Matildas non sono in grado di giocare con regolarità, quindi erano tutte un po’ arrugginite. Non è una questione di calcio: capiterebbe anche a una tennista, o a una nuotatrice, che si trovasse contro degli adolescenti in fase esplosiva».
27 maggio 2016 (modifica il 27 maggio 2016 | 16:55)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.ilgiornale.it/news/sport/lindsey-vonn-ora-sfida-uomini-nella-discesa-libera-1447187.htmlCitazioneLindsey Vonn ora sfida gli uomini nella discesa libera
La campionessa americana vuole il via libera per la competizione di Lake Louise
Lucio Di Marzo - Gio, 28/09/2017 - 20:00
Una carriera da record nello sci femminile e quel desiderio mai sopito di mettersi alla prova anche contro i colleghi maschi, per dimostrare che ce la può fare e che se magari non vincerà, almeno potrà dire di averci provato.
È questo il desiderio ancora irrealizzato di Lindsey Vonn che presto, se la federazione statunitense avrà successo, potrebbe essere accontentato.
Dopo 77 vittorie e 130 podi, Lindsey si sente di dover affrontare un'ultima sfid e per questo ha chiesto l'aiuto della sua federazione per intercedere presso quella internazionale e ottenere di scendere in pista nella gara maschile di Lake Louise, nel 2018.
"Penso di essermi guadagnata abbastanza rispetto per avere quest'occasione", ha dichiarato la Vonn, che a 33 anni e con in mente di ritirarsi al termine della prossima stagione, sa di non avere più molto per provarci ancora. Contro gli uomini questa volta. Per dimostrare che la stoffa del campione non è un fatto di sesso.
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Lucio Di Marzo
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Per dimostrare che la stoffa del campione non è un fatto di sesso
...CitazioneFeyerabend
Ven, 29/09/2017 - 09:53
Chiunque capisca un poco di sci sa che che la Von dai maschietti, in una discesa tecnica di 2 minuti prenderà circa 6 secondi dai primi. Non capisco perchè, se non per soldi, grandi campioni si umiliano in queste farse da circo equestre. Per fare un esempio, nel pattinaggio di velocità sul ghiaccio (quindi in situazioni tecniche paritarie), dove reattività e forza fisica (come nello sci) sono fondamentali, in gare di meno di due minuti la differenza tra i due sessi è di circa 10 secondi.Citazioneschiacciarayban...
Ven, 29/09/2017 - 11:31
Tanto per fare un esempio, quando avevo 20 anni ed ero buon Gigantista a livello regionale, ma nulla più, ho avuto modo di allenarmi con Claudia Giordani, ai tempi probabilamente tra le prime 5 al mondo, e l'ho quasi sempre battuta! La differenza tra maschi e femmine allora era abissale, e non credo che sia cambiata molto al giorno d'oggi. Basta vedere le coscie della Vonn e quelle di Innerhofer... Io credo che la Vonn da Inner prenderebbe sicuramente più di 5 secondi.CitazioneClaudia Giordani
https://it.wikipedia.org/wiki/Claudia_Giordani
Claudia Giordani (Roma, 27 ottobre 1955) è una dirigente sportiva ed ex sciatrice alpina italiana.
Vincitrice di una medaglia d'argento olimpica e iridata e di tre gare di Coppa del Mondo, fu un'atleta di punta della nazionale italiana femminile degli anni settanta (la "Valanga rosa").
Carriera sciistica
Stagioni 1970-1975
Figlia del giornalista sportivo Aldo Giordani e della cestista Francesca Cipriani, e trasferitasi sin da bambina a Milano dove risiede, iniziò a sciare a dieci anni[1][2][3]. Approdata allo Sci Club Sestriere, a quindici anni vinse i Campionati italiani juniores[1] ed esordì in Coppa del Mondo[1][2], manifestazione nella quale ottenne il primo piazzamento di rilievo il 10 febbraio 1973 a Sankt Moritz (5ª in discesa libera). Il 15 marzo 1973, a diciassette anni, salì per la prima volta sul podio in Coppa del Mondo nello slalom gigante di Naeba, in Giappone (2ª); nella stessa stagione vinse un oro e un bronzo ai Campionati europei juniores[1].
Il 9 gennaio 1974 arrivò la prima vittoria in Coppa, nello slalom gigante di Les Gets in Francia; partecipò quindi ai Mondiali di Sankt Moritz 1974, classificandosi 5ª nello slalom speciale.
Stagioni 1975-1981
La sua carriera culminò con la medaglia d'argento nello slalom speciale ai XII Giochi olimpici invernali di Innsbruck 1976 (medaglia valida anche ai fini del Mondiali 1976), mentre nello slalom gigante fu 13ª.
Vinse il suo primo slalom speciale in Coppa del Mondo a Maribor nel 1977, in quella che fu la sua migliore stagione nel massimo circuito internazionale: chiuse infatti all'8º posto nella classifica generale e al 3º in quella di slalom speciale. L'anno dopo si piazzò 8ª nello slalom speciale dei Mondiali di Garmisch-Partenkirchen
Nel 1980 partecipò ai XIII Giochi olimpici invernali di Lake Placid 1980 (10ª nello slalom gigante, 5 nello slalom speciale) e vinse la sua terza e ultima gare di Coppa del Mondo (a Saalbach l'11 marzo) . Si ritirò alla fine della stagione 1980-1981, a venticinque anni.
Claudia Giordani
https://it.wikipedia.org/wiki/Claudia_Giordani
La complessata sciatrice statunitense Lindsey Vonn è nuovamente tornata all'attacco.
http://www.gazzetta.it/Sport-Invernali/Sci-Alpino/Coppa-Mondo-Sci/04-10-2017/sci-discesa-uomini-vonn-spera-certi-membri-fis-il-si-si-decide-maggio-2201060521261.shtmlCitazioneSci, discesa con gli uomini? Vonn spera: "Si decide a maggio, qualcuno per il sì"
La proposta di gareggiare a Lake Louise nell’autunno 2018 è stata presentata all’esecutivo della federazione internazionale. Riml, direttore della Ussa: “Ci sono ancora molti punti da chiarire”. Il capoallenatore austriaco Puelacher: “Solo pubblicità”
04 ottobre 2017 - Milano
Non è un sì, ma nemmeno un no. La richiesta di Lindsey Vonn di gareggiare contro gli uomini in una gara di Coppa del Mondo di sci è stata presentata martedì dalla federazione statunitense (Ussa) all’esecutivo della federazione internazionale, riunito a Zurigo, che lo metterà all’ordine del giorno nella riunione del maggio prossimo.
La Vonn vorrebbe prendere parte alla discesa di Lake Louise in programma nell’autunno 2018, su una pista che l’ha vista vincere già 14 volte nelle gare di Coppa della specialità più veloce.
Secondo Patrick Riml, direttore della Ussa, “alcuni membri dell’esecutivo supportano l’idea, ma si sono anche molti punti da chiarire”. Secondo il capoallenatore austriaco Andreas Puelacher, la proposta è “una pura questione di immagine”. Con 77 vittorie in Coppa, Lindsey Vonn insegue il record assoluto di Ingemar Stenmark. E’ annunciata anche tra le protagoniste dei Giochi di PyeongChang in febbraio.Citazione
VeryHardCoder 11:48, 5 Ottobre 2017
Non capisco bene: ma le libere delle donne sono preparate diversamente da quelle degli uomini? Se no, si potrebbe anche fare; il problema credo sia più di qualificazione: mica chiunque voglia partecipa ad una gara di Coppa del Mondo, occorre prima avere un certo punteggio nelle gare minori... sarebbe interessante vedere se riuscirebbe a battersela con gli ultimi classificati
ElMagicoGonzalez 12:33, 5 Ottobre 2017
Si, sono diverse. Solitamente sono proprio diversi i tracciati , ad esempio le donne a Kitz o Wengen non gareggiano proprio, e anche quando si gareggia sulle stesse piste i tracciati sono diversi, più "morbidi" soprattutto nei curvoni e nei salti, perché la potenza richiesta per restare in traiettoria e non finire con la testa nelle reti in determinati punti di alcune gare le donne non possono averla.
sanmames 17:19, 4 Ottobre 2017
a Lake Louise... pista ridicola dove chi anche non sa sciare starebbe in piedi. Fatela gareggiare con gli uomini sulla Streif, al Lauberhorn, a Wengen o sulla Birds of pray. Se su quelle piste prende meno di 25 secondi di distacco è un miracolo.Le donne gareggino con le donne, gli uomini con gli uomini. Pure una superba Shiffrin faticherebbe ad ottenere un buon piazzamento in uno slalom maschile
sanmames 17:30, 4 Ottobre 2017
volevo scrivere 15 secondi, ma il concetto non cambia. Cambia la pista invece, che si chiama Birds of prey.
stefer74 18:53, 4 Ottobre 2017
Ad Aspen (altra pista non certo trascendentale) nel marzo scorso ha perso oltre mezzo secondo nel piano iniziale dalla Stuhec che (lei sì) ha fatto tempi paragonabili a quelli degli uomini, in quel tratto. Se c'è una che potrebbe "sfidare" gli uomini non mi sembra che sia la Vonn.
charliehawk 17:58, 4 Ottobre 2017
Ho sempre fatto un gran tifo per Lindsey, da quando ancora si chiamava Kildow, ma alcune uscite (e non parlo di pista...) già lo scorso anno e questa storia , trita e ritrita della libera con i maschi, mi fanno sempre più pensare che, fatalmente, si stia sempre più trasformando in un fenomeno mediatico a scapito del fenomeno sportivo. Spero di sbagliarmi e che in Corea mi smentisca, ma per adesso...
stefer74 18:49, 4 Ottobre 2017
A me pare che (anche) fenomeno mediatico lo sia da tempo, e non unicamente per responsabilità sua.
stefer74 18:48, 4 Ottobre 2017
Fossi in lei a Lake Louise penserei a battere Ilka Stuhec nel 2017 (e la vedo molto dura), altro che a gareggiare con gli uomini nel 2018.
ElMagicoGonzalez 17:27, 4 Ottobre 2017
A QUAle scopo ? O corri su una pista monca oppure se il tracciato presenta tutte le prerogative di una discesa maschile sottoponi l'atleta donna a rischi molto maggiori non avendo paragonabile massa muscolare e forza per "tenere" su dossi, contropendenze , curve e salti.
E se non si fa male arriva con 4 secondi di ritardo
....a che pro?
Michy981 17:15, 4 Ottobre 2017
Mah...se fosse per raccogliere fondi lo capirei, ma in Coppa del Mondo?
Vedremo...
Michy
panteranera 16:56, 4 Ottobre 2017
Ha ragione il capo allenatore, solo pubblicità. Ridicola
stefano79 16:10, 4 Ottobre 2017
lasciatela provare. poi quando prenderà 2/3 secondi dal primo tornerà a far le gare con le donne..
Claudio Di Flumeri 16:45, 4 Ottobre 2017
Se prendesse 2/3 secondi dal primo sarebbe un risultato incredibile! E' molto più probabile che ne prenda 2/3 dal trentesimo arrivato, senza ovviamente sminuire la sua grandezza (in campo femminile)
kenzaki 16:04, 4 Ottobre 2017
Sfida al limite dell'assurdo. Pur brava che sia non è che alle altre donne dia 4-5 secondi, che poi sarà il distacco che becca dagli uomini.
Sicuramente farà audience
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Dipendesse da me la obbligherei a gareggiare qui, sulla Streif, pista per soli atleti di sesso maschile, dove le femmine non gareggiano per ovvi limiti fisici e muscolari...
http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p4/2017/01/20/Sport/Foto/RitagliWeb/50QYIRYS864-ksw-U11008695704900rC-1024x576%40LaStampa.it.jpg
Vuoi fare l'uomo?
Bene, allora fallo fino in fondo, altrimenti taci e non rompere più con questa storia.
Tanto per evidenziare una volta di più quanto le femminucce moderne - tipo la statunitense Vonn - siano ossessionate dagli uomini.
https://www.agi.it/sport/olimpiadi-invernali-2018/lindsay_vonn-3444592/news/2018-02-03/CitazioneE’ la più vincente della storia a stelle a strisce. Ma è anche molto di più dei numeri e dei record. Intanto, è una bellissima donna col sorriso da attrice e le cicatrici del guerriero. Che, ostinato, dopo ogni sgambetto della fortuna, si rialza sempre e comunque, per abitudine, per orgoglio, per un sogno, e riparte, affamato di riscatto: “Il mio obiettivo non si chiama oro o Olimpiade, si chiama Stenmark, il suo record di 86 successi di Coppa, è quello il limite che ho in testa, la leggenda, il campione più forte di sempre, qualcosa di insuperabile e di indimenticabile”.
Ovviamente, la statunitense dimentica di evidenziare che se Stenmark avesse gareggiato contro le donne, anziché tra gli uomini, avrebbe vinto centinaia di gare e non "solo" 86.
Mentre lei, contro gli uomini, non non solo non ne avrebbe mai vinta una di gara, ma non sarebbe mai salita neppure sul podio.
Ragion per cui la suddetta potrà pure vincere 90 o 100 gare tra le donne; ma nei fatti non batterà mai il record dello svedese.
Trattasi di un "piccolo particolare" che nessun giornalista, tantomeno alcun sciatore (Stenmark compreso), fa notare alla complessata statunitense.CitazioneSoprattutto con una motivazione extra, gareggiare con gli uomini, un vecchio pallino femminista che la statunitense rilancia da anni. “Mi sono sempre allenata con gli uomini, mi diverto tantissimo, sono super stimolata e riesco a dare il cento per cento. Perché non posso anche gareggiare contro di loro?”. La biondona ruba ancora ai miti del tennis: “A parte la mia soddisfazione personale, se vediamo la questione da una prospettiva più ampia, quello che Billie Jean King ha fatto ha avuto un impatto enorme e duraturo. Dobbiamo continuare a spingere avanti le donne nello sport”.
Perfetto.
E allora perché un campione di sesso maschile non potrebbe e non dovrebbe gareggiare contro le donne?
Uno che la pensava come me...
https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13706.msg158328.html#msg158328CitazioneCLUBBER
Re:La superdonna onnivincente e rappresentativa ha fatto FLOP
« Reply #39 on: August 12, 2016, 21:53:52 PM »
Non sono assolutamente d'accordo.
Il fatto che sia DIFFICILE primeggiare nel loro genere sessuale non significa che i loro risultati siano uguali.
Chi vince nello sport non è chi si È IMPEGNATO di più ma chi porta a casa il risultato.
Non c'è la medaglia d'oro all'impegno, c'è la medaglia a chi è più veloce,a chi ha saltato più in alto,a chi ha sollevato più chili e a chi ha mandato KO l'avversario.
Le donne quindi competono tra loro perché a parità d'impegno comunque hanno prestazioni inferiori e se gareggiassero con gli uomini di medaglie non ne avrebbero neanche una,quindi possiamo affermare tranquillamente senza inutile buonismo che SI,LE LORO MEDAGLIE VALGONO MENO.
Lo sport femminile è uno sport di serie B e lo sport maschile di serie A.
Non è neanche oggetto di discussione ma è una questione di puri numeri e risultati
Questo, invece, ignoro chi fosse.
https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13706.90.htmlCitazione29.06 | 23:24 FLANEUR
Le medaglie, come le gare, sono divise per sessi altrimenti lo sport femminile non esisterebbe neanche. Dunque in questo caso il separatismo giova alle donne ed è ben accetto, diversamente da altri campi. Ma a parte questo, se in una nazione le donne conquistano più medaglie degli uomini in una Olimpiade, è matematico che in un’altra siano gli uomini a conquistarne di più. Ma allora che senso ha parlare di sorpassi al femminile, di maggior tenacia, di capacità di fare squadra delle donne, di maggior spirito di sacrificio e via banalizzando? E si è mai letto qualcosa del genere quando sono i maschi a vincere più medaglie? Mai, ovviamente e giustamente. Quindi sia l’articolo che i commenti entusiasti non hanno senso alcuno, sono solo l’espressione del maintream in cui siamo immersi che obnubila menti e ragione.
Sulla differenza di retribuzione fra sport maschile e femminile: avete mai letto di ingiustizia retributiva fra le modelle e i modelli maschi(di cui nessuno ricorda il nome)?
No, ovvio. Le modelle smuovono un business e un interesse che i maschi non si sognano. Lo sport al femminile, per diventare visibile e interessante per gli spettatori dal vivo e in TV, deve penosamente ridurre oltre il limite i cm quadrati dei costumi di scena delle atlete, le quali da parte loro accettano ben volentieri questa esposizione del “corpo delle donne” sia per guadagnare di più, sia, diciamocelo, per narcisismo. E allora di che si lamentano? Sarebbe come se un romanziere che vende mille copie pretendesse di essere pagato come quello che ne vende 100.000. Assurdo! Ma viviamo, appunto, nel teatro dell’assurdo, come questa discussione e l’articolo che ne è all’origine dimostra.
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https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,13706.120.htmlCitazioneOnline Frank
WikiQM
Storico
Re:La superdonna onnivincente e rappresentativa ha fatto FLOP
« Reply #131 on: August 30, 2016, 00:14:12 AM »
from: Frank on August 22, 2016, 00:12:44 AM
Dunque, le Olimpiadi si sono concluse e l'Italia è rimasta tra le prime dieci nazioni del mondo, classificandosi nona.
http://olimpiadi.gazzetta.it/medagliere.shtml
Le medaglie vinte sono state ventotto.
Diciotto ne hanno vinte gli uomini - di cui sette d'oro, su otto - e dieci le donne.
Il che sta a significare che anche stavolta la Repubblica, il Corriere della sera, la Gazzetta dello sport, il Corriere dello sport, la 27ora, Io Donna, Donna Moderna e tutta la compagnia cantante di stampo femminista, non potranno sparare in prima pagina titoloni del tipo:
"L'Olimpiade è donna", "Viva le donne", "Uomini superati dalle donne", "Donne sesso forte: battuti i maschi"*, etc etc.
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Le "donne" e i "maschi" è un classico.
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PS: gli USA - primi nel medagliere - hanno vinto ben 121 medaglie, di cui 46 d'oro.
Impressionanti.
Impressionante in negativo, invece, l'India; ossia un paese popolato da 1.276 miliardi di persone, ma capace di vincere solo due medaglie: una d'argento e una di bronzo.
Ci hanno messo una settimana a scriverlo e pur essendo decisamente "mitigato" rispetto al solito (i motivi sono ovvi...), su Il Messaggero di ieri, 29 agosto 2016, è stato pubblicato un articolo intitolato:
"ITALIA, LO SPORT E' ROSA"
"Dai record durante le gare all'impegno sociale, le stelle azzurre rappresentano sempre più un esempio vincente"
"Lezione di stile femminile anche nelle scelte di vita.
Pennetta e Cagnotto lasciano per costruire una famiglia"
E ancora:
"I numeri lo dicevano già in partenza. L'Italia team a Rio era composto da 163 uomini e 144 donne.
La più numerosa rappresentanza femminile di sempre, sia a livello di numero assoluto, sia a livello percentuale: 46,9%, parecchio più del 43,78% registrato a Londra 2012. E che bottino. Dieci medaglie sulle 28 azzurre sono state conquistate dalle donne. Un oro su otto, quello dell'umbra Diana Bacosi, che si è giocata il primo posto nello skeet con l'altra italiana, Chiara Cainero, entrambe mamme. Sei argenti su dodici. Tre bronzi su otto. Ma la forza delle donne nello sport ha anche il volto delle campionesse che questa volta hanno mancato il podio. Lacrime e coraggio.
Come quelle di Vanessa Ferrari con un secondo difficilissimo quarto posto alle Olimpiadi dopo Londra. Adesso deciderà quale strada prendere per il futuro. Come farà Federica Pellegrini - quinta
portabandiera azzurra donna nella storia a cinque cerchi -, dopo il quarto posto nei suoi 200.
Con una gran voglia ancora di mettersi in gioco, anche nell'impegno sociale. E c'è un altro record che porta il nome di Irma Testa, prima pugilessa azzurra ai Giochi".
Alessandra Camilletti
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Insomma, come ti rigiro la frittata e trasformo una Olimpiade (femminile) mediocre in un successo.
Al contrario la tipa parlerebbe di "disfatta maschile" e "potere rosa".
La lealtà femminile, questa sconosciuta.
La questione del livello medio più alto (o molto più alto) nel settore maschile, riguarda vari sport, fra i quali il calcio, il tennis e lo sci.
https://www.oasport.it/2019/12/sci-alpino-slalom-parallelo-varettoni-alfieri-maschi-spettacolo-molto-divertente-delago-che-talento-shiffrin-quali-sono-i-veri-obiettivi-e-in-europa/CitazioneSilvano Varettoni: “Intanto, sottolineiamo il fatto che tanti vincitori nuovi e tante prime volte in assoluto ci stanno regalando uno spettacolo diverso, più vario. Così è assolutamente divertente e attenzione, non vuol dire necessariamente che il livello si sia abbassato. Anzi. Io penso esattamente il contrario: molti atleti sono migliorati e quindi reputo il livello più alto, soprattutto al maschile. Logico, manca Hirscher, il fuoriclasse assoluto che ti vinceva 13-14 gare all’anno e ti ‘ammazzava’ la stagione, anche se in realtà lo scorso anno ha fatto fatica anche lui, ha dovuto rimontare in parecchie occasioni e alla fine era giustamente stanco e scarico. Tornando ai giorni nostri, in velocità regna l’equilibrio: 4 gare, 4 vincitori diversi. Rallenti un attimo, commetti un minimo errore, ti ritrovi in fondo alla classifica”.CitazioneCamilla Alfieri: “Molto divertente e sintomo di un livello, soprattutto nei maschi, mediamente alto, se non altissimo. Per una volta ti butto io lì una domanda: ‘Non è che il ritiro di Hirscher, in una situazione in cui fino a un anno fa si partiva con la consapevolezza di arrivare secondi, abbia… dato libero sfogo a chi aveva talento, ma in qualche modo pativa un po’ la sua presenza’? Uno spunto di riflessione. In ogni caso, questo equilibrio dimostra che davvero ci troviamo di fronte a una situazione interessante, ricca di atleti forti, soprattutto tra i maschi”.
Lake Louise, prime gare femminili in velocità. Impressioni? Ledecka vince perché è un fenomeno o anche perché trova condizioni particolari, in contesti particolari?CitazioneV: “Inizio col dire che lei ha per forza qualcosa in più, altrimenti non arrivi nemmeno a pensare di poter gareggiare in sport così diversi. E vincere persino, al cospetto di atlete che si allenano 365 giorni all’anno in una singola disciplina. Detto questo, il livello femminile non è quello maschile: tolte 3-4 atlete top, cambiano le situazioni. Soprattutto, se quelle 3-4 atlete sbagliano o non riescono a essere performanti al meglio, a maggior ragione su piste già abbastanza facili, dove principalmente bisogna far scorrere lo sci, ecco che Ledecka può essere lì davanti. Il superG, invece, è stato bello, particolare un po’ diverso dal solito, e ha mostrato anche tanti errori sulla porta che decideva la gara, nel passaggio tra Fish-net e Fall Away. Lì bisognava usare anche la tattica, prendere un pochino di spazio in entrata per poi uscire più alti di linea per tutto il piatto finale, pianeggiante: cosa che hanno fatto benissimo, per esempio, Brignone, Marsaglia, Delago, mentre molte altre ragazze, anche top, hanno sbagliato e incredibilmente allo stesso modo. Rebensburg ha sciato benissimo e soprattutto lo ha fatto in tutte e tre le gare veloci. Nel complesso, è stata la migliore a Lake Louise, non solo per la vittoria in superG. Sembra strano vederla primeggiare su quella pista, lei, così tecnica, ma la realtà è che… è un fenomeno!”.CitazioneA: “Non saprei dire se Ledecka sia un fenomeno o meno. Certo, la capacità di passare da una disciplina all’altra e rimanere vincenti è una caratteristica che appartiene a poche elette, a prescindere dal livello che ci può essere. Solo per questo, non possiamo non parlare di un’atleta incredibile, fuori dagli schemi. Sicuramente, andando avanti nella stagione, sono convinta che tante situazioni torneranno alla normalità, i livelli andranno al loro posto, nel senso che comunque, per dire, è plausibile che la Weirather non sia quella vista a Lake Louise, che la Stuhec “rientri” nel suo ‘trip’ ecc. ecc.. Almeno questo è il mio pensiero. Secondo me è tutto ancora da vedere, nel dettaglio: le gare canadesi tra le donne portano spesso ad analisi e spunti da prendere e mettere lì, per carità, ma con altri invece da osservare… tramite più distacco. Schmidhofer si sta dimostrando grandissima, una signora velocista, non sbaglia un colpo. Ha fatto un salto di qualità enorme. Personalmente, sono contenta per Rebensburg, atleta che stimo a ogni livello, soprattutto dopo che in gigante era apparsa un po’ in difficoltà. Ribadisco, sulla velocità sarà necessario attendere ancora lo sviluppo delle prossime 2-3 gare, non è detto che i valori di Lake Louise verranno confermati in toto”.
Qualche settimana fa Lindsey Vonn (che spesso si allenava con gli atleti uomini quando era in attività, come ha spesso confessato) ha voluto provare la Streif, la terribile pista di Kitzbühel, interdetta alle sciatrici per l'eccessiva pericolosità.
La differenza che passa tra le chiacchiere e i film in salsa femminista, dove le femmine spaccano tutto e "battono" regolarmente i "maschi", :doh: e la realtà. :cool2:CitazioneThe reality of biology
29 set 2019
The World Athletic Championships in Doha, 29 September 2019. The 4x400 mixed relay final (2 men and 2 women per team) sees Poland, with a female runner, start the last leg with at least a five-second lead. Around 50 seconds later, FOUR men have cruised past her to leave Poland finishing 5th
Duca, guarda questo...
https://www.thesun.co.uk/video/tvandshowbiz/sas-who-dares-wins-airs-woman-punched-in-head-by-male-rival/
https://www.dailymail.co.uk/video/tvshowbiz/video-1840570/Video-Woman-beaten-male-contestant-SAS-Dares-Wins.html
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In questo momento ho fra le mani un vecchio numero speciale di Banzai International (prestatomi da un amico), risalente al febbraio 1988, dove fu pubblicato un articolo intitolato:
"Il pugilato, sport maschio per eccellenza, e il sesso".
Articolo che iniziava così:Citazione"La magia del ring non lascia immune il sesso debole ..."
L'autore dell'articolo rivolgeva pure delle critiche a una giornalista di un diffuso quotidiano nazionale, che (parole del giornalista)
"era arrivata ridicolmente a sostenere che l'inusuale passione di Mike Tyson per le sua amiche colombe era il chiaro segno di una frustrazione di origine sessuale. Non credo però che il "Marciano nero" si sia accasato con la esigente Robin Givens, che lo stava rendendo padre, per tentare di fugare i dubbi della maldicente collega".
Oggi scoppierebbe il finimondo mediatico se un giornalista usasse quei toni nei confronti di una appartenente alla Razza Superiore.
Non parlianmo poi di cosa accadrebbe se qualcuno definisse pubblicamente quello femminile il sesso debole...
Questa wonder woman l'ho scoperta oggi.
La Bruce Lee in versione femminile... :sick: :doh:
Una mezza sega alta un cazzo e un barattolo, pesante meno di 50 kg, esperta di wushu che "picchia" e "ammazza"... :hmm: (minuti 3:30 - 3:40) tutti gli uomini che le si parano contro.
E' un delirio mondiale, da Occidente a Oriente.
Non parliamo poi del rincoglionimento maschile, che è un fatto che ormai riguarda pure l'Oriente, perché solo dei rincoglioniti possono accettare parti del genere.
Nella realtà la mezza sega in questione sarebbe stata ammazzata come un cane.
Sai quali dichiarazioni ha rilasciato la Vonn in merito alla sua prova sulla Streif ?
Te lo chiedo perché al momento non ho voglia di mettermi a fare una ricerca.
L’ex perla di Labuan stesa sulla panca piana tira su un bilanciere da 40 chili e altrettanti con lo squat, roba da far invidia a un sollevatore di pesi. “Mia madre alla sua età fa fatica a salire le scale…” scherza Di Pippo.
Nel tennis più arbitre che nel calcio, ma dominano ancora i maschi
Sono parecchie le giudici che oltre alla sedia si sono prese anche la scena, a cominciare da Aurelie Tourte che agli Open Usa 2020 ha sbattuto fuori dal campo Novak Djokovic
di Antonella Piperno
AGI - Rispetto al calcio, dove Stéphanie Frappart, la prima donna arbitra dei mondiali (in Qatar) ha avuto un impatto talmente rivoluzionario da essere stata celebrata come e più di una Samantha Cristoforetti del pallone, il tennis in quanto a parità di genere arbitrale è parecchio avanti. Con parecchie giudici che oltre la sedia si sono prese anche la scena, a cominciare da Aurelie Tourte, che non ci ha pensato due volte a sbattere fuori dal campo e dagli Open Usa 2020 Novak Djokovic, quando il campione serbo in preda all’ira tirò una pallata che centrò la trachea di una giudice di linea, togliendole il respiro.
La pioniera però è stata Sandra de Jenker, nel 2005 prima donna ad arbitrare una finale di Coppa Davis, oltre che la prima a farlo in uno Slam, sia in Australia sia al Roland Garros, nel 2007, mentre l’Atp di Sofia nell’ottobre scorso, si è concesso un anticipo autunnale dell’ 8 marzo sfoggiando uno staff arbitrale composto da sole donne. Tutto bene in una disciplina dove i montepremi femminili e maschili degli Slam sono stati finalmente equiparati?
Non esattamente perché i numeri parlano chiaro, fotografando un gender gap ancora da colmare: nel mondo i giudici di sedia “gold badge” cioè il più alto livello di arbitro attribuito dalla Federazione internazionale di tennis (salgono sui seggioloni degli Slam, dell’Atp e del Wta world tour) sono in tutto trentaquattro, così ripartiti: tredici donne e ventuno uomini. La vera parità, insomma, è ancora un po’ lontana. Tra le arbitre stratosferiche c’è anche un’italiana, Cecilia Alberti, di Parma, salita anche sul seggiolone di Wimbledon. Ma la strada è evidentemente ancora in salita.
La bionda arbitra Marjana Veljovic che somma talento e bellezza, l’ha detto chiaramente: “Credo sia assolutamente sbagliato partire dal presupposto “Sarà all’altezza della situazione?” solo perché donna. Solitamente non ci sono abbastanza giudici di sedia donne, perciò penso che sia una buona idea cercare di introdurre sempre più persone di sesso femminile a questa carriera” E se per l’arbitraggio di una partita dei mondiali di calcio maschili abbiamo dovuto aspettare fino al 2022, il soffitto di cristallo della finale maschile nel tempio sacro di Wimbledon è stato infranto, in fondo, solo l’anno prima: quando a sovrintendere il match Djokovic - Berrettini c’era la croata Marija Cicak./b]
Tutto bene in una disciplina dove i montepremi femminili e maschili degli Slam sono stati finalmente equiparati?
«La loro morale è soprattutto morale di sentimento; la morale che deriva dal ragionamento è loro inaccessibile e la riflessione non fa che renderle peggiori. A questa unilateralità s’aggiunge una ristrettezza di visuale. Giustizia, senza riguardo alla persona, è per esse un concetto vuoto di senso. Esse, nel fondo, non hanno il senso del giusto. Ne consegue la violenza degli affetti, la incapacità al dominio di se stessi. La gelosia e la vanità, insoddisfatta o ferita, suscitano tempeste che non concedono campo a nessuna riflessione d’ordine morale. Se la donna non fosse fisicamente debole, essa sarebbe un essere altamente pericoloso».
E' di oggi la notizia, sbandierata su tutti i media, che la sciatrice Mikaela Shiffrin ha superato numericamente (87) le vittorie in Coppa del Mondo lo svedese Ingemar Stenmark (86).
L'equiparazione tra i due è stata presentata con il nemmeno troppo velato intento di far apparire più forte la Shiffrin rispetto a Stenmark e conseguentemente, cosa ancora più stravagante, più "vincente" una donna rispetto ad un uomo.
Precisato che l'americana quelle vittorie le ha conquistate contro altre donne e lo svedese contro uomini, in due campionati che si corrono parallelamente e su tracciati diversi, vanno messe in fila alcune cose:
a) da 34 anni in qua (Stenmark chiude la carriera nel 1989) nessun giornalista che io ricordi ha mai sottolineato che il maggior numero di vittorie in CdM di sci appartenesse ad un uomo e non ad una donna, poichè sarebbe stata una sciocchezza...mentre ora invece lo si fa;
b) Stenmark le sue vittorie le ha conquistate in due sole specialità (Slalom speciale e gigante) correndo 155 gare, mentre la Shiffrin in sei (Discesa libera, supergigante, slalom gigante, slalom speciale, combinata) correndo in 135 gare, a dimostrazione che il primo aveva molta più concorrenza di qualità rispetto alla seconda e che le vittorie sportive si debbono sempre ponderare in base alla qualità degli avversari;
c) Stenmark ha gareggiato nel periodo 1974/1989 mentre la Shiffrin dal 2011 ad oggi, con una evidente e determinante differenza di materiali e tecnologie in termini di efficienza e sofisticazione.
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Qualche settimana fa Lindsey Vonn (che spesso si allenava con gli atleti uomini quando era in attività, come ha spesso confessato) ha voluto provare la Streif, la terribile pista di Kitzbühel, interdetta alle sciatrici per l'eccessiva pericolosità.
Chiese, senza mai ottenerlo, di poter gareggiare in quella pista in gare ufficiali contro gli uomini.
L'italiano Innerhofer le rispose a dovere.
Qui due articoli che parlano di lei e che testimoniano la deriva che sta prendendo lo sci alpino in materia di contrapposizione maschile/femminile con finalità di marketing commerciale.
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https://www.vanityfair.it/sport/altri-sport/2017/10/19/lindsey-vonn-perderebbe-contro-uomini-discriminazione
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https://www.vanityfair.it/sport/altri-sport/2017/10/18/innerhofer-lindsey-vonn-gara-uomini-triste-operazione-marketing-pareri-foto
La regina delle nevi
"Sii sempre più veloce dei ragazzi", il sogno realizzato di Mikaela Shiffrin
Con la vittoria numero 86 in Coppa del mondo di sci alpino oggi in Svezia, la sciatrice del Colorado eguaglia il record dello svedese Stenmark del 1989
10/03/2023
"Sii sempre più veloce dei ragazzi", il sogno realizzato di Mikaela ShiffrinGetty Images
Mikaela Shiffrin
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Quando Mikaela Shiffrin era una bambina i suoi genitori le avevano regalato un poster autografato dalla tre volte campionessa olimpionica statunitense Heidi Voelker. Sotto alla firma una scritta: “A.B.F.T.T.B.": Always Be Faster Then The Boys. L’augurio di correre sempre più veloce dei ragazzi.
Quelle sei lettere Mikaela le ha avute per anni stampate sul suo casco e sugli sci, la sua firma, il suo motto.
Oggi Mikaeale Shiffrin, dal Colorado, è una nuova stella sulla bandiera degli Stati Uniti e nel firmamento dei grandi campioni della storia dello sci. Con la sua 86esima vittoria eguaglia il record di gare vinte in Coppa del mondo dallo svedese Ingemar Stenmark. Lui a 33 anni, nel febbraio 1989, diventava lo sciatore con più gare vinte. Shiffrin di anni ne ha solo 27 e può vincere ancora tanto.
Il suo periodo di massimo splendore fino ad ora è stato nella stagione 2018/19, con 17 successi in una stagione, prima di allora i successi più grandi erano stati quelli dello svizzero Vreni Schneider con 14, e quelli degli austriaci Hermann Maier e Marcel Hirscher così come Stenmark con 13.
Per quanto concerne le conquiste delle Coppe del mono generali, Stenmark ne ha vinte tre (1976, 1977 e 1978), Shiffrin quattro (2017, 2018, 2019 e 2022). Stenmark ha vinto otto coppe di slalom, otto di slalom gigante, Shiffrin rispettivamente sei e una, oltre ad una in Super G. Gli ori olimpici vedono Stenmark e Shiffrin in perfetta parità. Ai Mondiali, Shiffrin ha conquistato sei titoli iridati (di cui 4 in slalom) e undici podi complessivi, Stenmark si è imposto cinque volte (di cui 3 in slalom) e sette podi totali.
"Sii sempre più veloce dei ragazzi", il sogno realizzato di Mikaela Shiffrin
Leggi questo articolo.
https://www.rainews.it/articoli/2023/01/sci-coppa-del-mondo-record-vittorie-mikaela-shiffrin-ritratto-29-gennaio-2023-14bce82e-a1dd-4761-b4c1-20f9f3ab64d7.html?fbclid=IwAR3Nv4l39FKDFi9CYtx6snR9-ptYqmDybHgRXYZ_NtrWrDhfudDhrxAZUc0
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Questo atteggiamento competitivo-ossessivo delle femmine nei confronti dei maschi lo si riscontra in maniera forte nell'infanzia e fino alla prima adolescenza.
I maschi al contrario, già da quell'età, non sono interessati a competere contro le femmine. Figuriamoci da adulti.
Penso che questa assurda comparazione tra la Shiffrin e Stenmark rifletta la prosecuzione di questa dinamica fanciullesca femminile in età adulta e nasconda una malcelata invidia e frustrazione per il maschile che ha a mio avviso una base biologica nel dimorfismo sessuale.
Tra l'altro, così facendo, non fanno che martellarsi da sè le ovaie perchè, ammettendo pure di accettare questa metodologia, i palmares femminili risulterebbero minori in una miriade di altre specialità sportive.
Confermando così che la razionalità non è esattamente la caratteristica principale del femminile contemporaneo.
https://luce.lanazione.it/sport/infantino-fifa-diritti-tv/
La sfida, dunque, non sarebbe relativa ai diritti delle donne, come affermato più volte nella giornata di ieri dal palco di Zurigo, ma sarebbe relativa a mere questioni di bilancio e di copertura mediatica dell’evento.
Uno scontro destinato a protrarsi nel tempo, almeno fino all’inizio della competizione, programmato per il 20 luglio nei principali impianti sportivi di Australia e Nuova Zelanda.“ [/i]
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Siamo all'assurdo (ma nemmeno poi tanto visti i pregressi).
In pratica questo tizio ha aumentato deliberatamente i costi del Mondiale femminile senza ancora avere avuto la certezza dei ricavi ed ora fa pressioni perché qualcuno rifonda le sue elargizioni clientelari.
Ce ne sarebbe abbastanza per mandarlo via a pedate nel c*** assieme a tutto il board.
Il termine esiste: operazione cosmetica
Ti dirò, non mi soddisfa come resa di "pinkwashing", però qui ho divagato, colpa mia. Aprirò un topic per la terminologia ad uso del "Momas".E' il termine più simile in italiano e a parte la specificazione "rosa" il significato è identico
Siamo all'assurdo (ma nemmeno poi tanto visti i pregressi).
In pratica questo tizio ha aumentato deliberatamente i costi del Mondiale femminile senza ancora avere avuto la certezza dei ricavi ed ora fa pressioni perché qualcuno rifonda le sue elargizioni clientelari.
Ce ne sarebbe abbastanza per mandarlo via a pedate nel c*** assieme a tutto il board.
Questo atteggiamento competitivo-ossessivo delle femmine nei confronti dei maschi lo si riscontra in maniera forte nell'infanzia e fino alla prima adolescenza.
I maschi al contrario, già da quell'età, non sono interessati a competere contro le femmine. Figuriamoci da adulti.
Penso che questa assurda comparazione tra la Shiffrin e Stenmark rifletta la prosecuzione di questa dinamica fanciullesca femminile in età adulta e nasconda una malcelata invidia e frustrazione per il maschile che ha a mio avviso una base biologica nel dimorfismo sessuale
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Re:Arti Marziali
« Reply #1076 on: April 20, 2019, 11:09:39 AM »
Quote
Cicalone non è certamente un quemmista, tantomeno possiede la nostra consapevolezza in materia di guerra di sessi,* ma perlomeno non ammorba continuamente i suoi video con delle "femmine guerriere".
Di questi tempi non è poco, considerando l'altissimo livello di rincoglionimento raggiunto dall' uomo medio, che ormai, in presenza di femmine, dà il peggio di se stesso.
Basta citare certi maestri di kickboxing - tipo uno di mia conoscenza - che su facebook postano dei video in cui si vedono queste giovanotte in allenamento, il tutto condito dai soliti commenti deficienti dei soliti maschietti medi, inconsapevoli e mentalmente castrati.
Orgoglio maschile=zero.
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* Per dire: in passato Cicalone dedicò un video a questa tipa,
che a molti potrà anche "far paura", ma che a me fa veramente... sorridere.
Tralascio poi il discorso relativo al fatto di farsi allenare da una femmina, che per un uomo vecchio stampo come me, non sta né in cielo né in terra.
Rammento a chi legge che quelli tra i due sessi sono anzitutto rapporti di potere e non d'amore.
Già le donne si reputano intellettivamente e moralmente superiori agli uomini; farle "tracimare" anche in ambiti storicamente maschili (ma ormai inquinatissimi dalla loro presenza), come quello delle arti marziali e delle discipline da combattimento, equivale a farle diventare ancora più arroganti e prepotenti di quello che già sono.
La femmina "dolce, gentile e accogliente" era solo un prodotto del vecchio ed estinto patriarcato.
Finito quello è emersa la vera indole femminile, che niente ha a che fare con la gentilezza e l'accoglienza.
Anzi, i loro insopprimibili complessi di inferiorità, uniti al senso di rivalsa verso gli uomini, le portano ad essere estremamente competitive verso i suddetti.
Basta vedere l'impegno e la determinazione che le ragazze mettono ogni volta che si allenano con dei ragazzi.
Ragazzi che nei loro confronti non sono altrettanto competitivi, innanzitutto perché non le percepiscono come le loro avversarie naturali e tantomeno come delle nemiche da abbattere, poi perché non sono psicologicamente addestrati a farlo dagli stessi (pseudo) maestri moderni.
I maschi sono competitivi verso gli altri maschi, mentre le femmine sono competitive verso le altre femmine e soprattutto verso i maschi, che considerano il loro "punto d'arrivo", possibilmente da sconfiggere e magari da umiliare.
Il tutto con la compiacenza e il supporto degli stessi maestri di sesso maschile.
Ah, ovviamente, a parte il vecchio judoka Frank e pochissimi altri, potete pure star certi che discorsi del genere non li sentirete mai uscire dalla bocca di un qualsiasi maestro moderno.
La riunione di Tivoli – Stephanie Silva: “Lavoro duro ogni giorno per dimostrare il mio valore: voglio battere la Gangloff !”
Posted on 29 Aprile 2023 by Alfredo Bruno
In questa card c’è un rapporto donne/uomini davvero equilibrato. Come pensi si possano avvicinare ancora di più le ragazze a questo sport?
“Credo che stiamo crescendo perché c’è tanta qualità e le ragazze, anche a livello dilettantistico, stanno portando tanti risultati a casa. Così facendo dai un esempio vincente e rilevante alle ragazze nuove che si approcciano a questo sport. A una ragazza che è affascinata e però ha un po’ timore di avvicinarsi alla boxe, le direi che il pugilato è un viaggio emozionante e bellissimo. Quando sali sul ring, a prescindere dal risultato, vivi delle emozioni che nient’altro al mondo ti può dare. Ti senti forte, vivi tutto in maniera più intensa. Dovete provarlo, ragazze!”
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Re:"Donne Vittoriose"
« Reply #395 on: June 12, 2019, 20:00:43 PM »CitazioneQuote from: Frank on June 09, 2019, 18:51:24 PM
A qualcuno di voi risulta che alle donne, qui in Occidente, (ma anche in Oriente) sia impedito di creare delle proprie federazioni, dei propri campionati?
Qualcuno impedisce loro di creare una FIFA al femminile ?
Qualcuno vieta alle (tante) ricche imprenditrici che ci sono al mondo, di investire nel calcio e nello sport femminile in genere ?
Ovviamente no.
Ma nonostante ciò le suddette seguitano a lagnarsi e a pretendere - da brave parassite quali sono - che degli uomini spendano per loro e pensino a creare divisioni femminili, squadre femminili e quant'altro.
https://www.figc.it/it/femminile/news/la-fifa-investe-sulle-donne-500-milioni-di-dollari-nei-prossimi-quattro-anni/CitazioneCalcio Femminile
La FIFA investe sulle donne: 500 milioni di dollari nei prossimi quattro anni
Alla convention di Parigi sul calcio in rosa ha partecipato anche la responsabile della Divisione Calcio Femminile della FIGC Francesca Sanzone
sabato 8 giugno 2019
La FIFA investe sulle donne: 500 milioni di dollari nei prossimi quattro anni
Cinquecento milioni di dollari per i prossimi quattro anni. E’ questo l’investimento della FIFA sul calcio femminile, un budget che finanzierà i programmi di sviluppo, la Coppa del Mondo e le competizioni giovanili. Ad annunciarlo il presidente della FIFA Gianni Infantino in occasione della convention sul calcio femminile organizzata a Parigi, che proprio ieri al ‘Parco dei Principi’ ha salutato l’inizio del Mondiale con il rotondo successo (4-0) delle padrone di casa della Francia sulla Corea del Sud.
Nel corso della convention, a cui ha preso parte anche la responsabile della Divisione Calcio Femminile della FIGC Francesca Sanzone, è stato firmato anche il primo memorandum tra la FIFA e il Comitato Onu per l'uguaglianza di genere. "Questo è un momento significativo per la FIFA - ha dichiarato Infantino - poiché uniamo le forze con le donne delle Nazioni Unite per realizzare l'uguaglianza di genere per tutte le donne, sia dentro che fuori dal campo. Insieme aumenteremo la consapevolezza sul calcio femminile e il suo impatto in termini di salute, crescita e modelli di sviluppo".
"Questa Coppa del Mondo - ha sottolineato il ministro francese per lo sport Roxana Maracineaunu - è una grande opportunità. Spero che incoraggi sempre più persone ad essere arbitri, allenatori e amministratori nei nostri club e federazioni. Lo sport ha bisogno delle donne perché portino una mentalità nuova ".
La due volte campionessa del Mondo con gli Stati Uniti Mia Hamm ha chiesto alla FIFA di trovare nuove risorse per il calcio in rosa: "Abbiamo la possibilità di cambiare la vita di tante ragazze. Io sono un esempio vivente di ciò che il Calcio può fare, sono stata anche in grado di creare una fondazione per aiutare molte persone. Il Calcio è più di un semplice gioco".
Dunque, "lo sport ha bisogno delle donne perché porterebbero una mentalità nuova"...
Domanda; quale mentalità ?
Quella solita da irrecuperabili parassite, che stanno lì ad aspettare che degli uomini tirino su il portafogli e, come al solito, finanzino lo sport in rosa ?
E le loro sorelle con il grano dove sono...?
Perché non tiran su un centesimo ?
Perché le donne magari donano tutti i propri averi a cani e gatti... ma non investono i propri soldi nello sport femminile ?
Perché amano così tanto parassitare gli ambiti maschili, anziché crearne di propri ?
...
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PS: ovviamente le mie sono... domande retoriche.
Basta dire che fino a pochi giorni fa alla femmina media non fregava una ceppa del calcio, mentre ora basta fare un giro sul web per leggere una caterva di ridicoli commenti femminili, di donnicciole che si dichiarano "entusiaste" del calcio femminile e definiscono "fantastiche" le calciatrici italiane...
Non solo: ora le suddette complessate son diventate anche "esperte" delle varie tattiche di gioco, etc etc...
Son veramente patetiche e false più di Giuda.
Dunque, leggevo altrove che la solita nazionale femminile, che ormai infesta i media, ha raggiunto i quarti di finale dopo ben 28 anni.
Stando a quello che leggo, sembra che abbia vinto un non meglio specificato... "campionato universale", tali e tante sono le iperboli.
Ma sempre significativi sono i commenti di un numero impressionante di maschietti (ed in misura minore di femminucce), i quali non perdono occasione per comparare l'accesso ai quarti della nazionale femminile, alla mancata qualificazione alle semifinali dell'under 21 maschile.
Insomma, per l'ennesima volta i nostri simili danno il peggio di sé, dimostrando ancora una volta quanto ritardati siano e quanto dipendano dal femminile.
Ovviamente, il discorso riguarda anche tante femminucce, che però in questo caso non raggiungono i livelli di idiozia, mista a masochismo, della (irrecuperabile) controparte maschile.
Del resto, come ho già avuto modo di scrivere, se l'Italia femminile dovesse arrivare in finale e per ipotesi vincere il campionato del mondo (di serie C, ovvio), ci fracasserebbero i maroni da qui al prossimo mondiale.
E in prima fila ci sarebbero gli stessi uomini; anzi, omuncoli.
Ho visto un pezzo della partita contro il Sudafrica. Sembravano loro le dilettanti, non le altre. Poi non ho capito certe tattiche di centrocampo... Indipendentemente dalla letterina stupida, che non giustifico, la Bertolini non sa sul serio fare il suo mestiere.
La Bertolini è solamente una fanatica che ha scaltramente utilizzato il vento femminista che spira in questi anni.
Ditemi voi come si fa a fare affermazioni di questa calibratura.
Roba da psicofarmaci.
Il problema è che quando fa queste affermazioni strampalate sa benissimo che nessun giornalista la contraddice...
Silenzio imposto dal direttore d'orchestra
Non è solo questione di direttori d'orchestra; è anche questione di mancanza di attributi, oltre che di consapevolezza.Frank dovresti sapere che a dire certe cose si perde il posto. B. Rinaldi aveva uscite un po' troppo "conservatrici" e fu buttata fuori da Uno Mattina. Dopo un anno a piangere, la mandarono nella più innocua Elisir dove non commise di nuovo l'errore e parlò solo di medicine e cure termali
Il problema di fondo è che siamo circondati da un oceano di ometti senza un minimo di spina dorsale, regolarmente piegati a novanta gradi di fronte a qualsiasi portatrice di una vagina. *
In altri tempi i "direttori d'orchestra" sarebbero stati presi a calci in bocca, ad andar bene.
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* Per esempio: anche in paesi come la Francia, dove per altre questioni spaccano tutto, quando ci son di mezzo le femmine non vola neppure una mosca.
Le femmine sono a dir poco il tallone d'Achille degli uomini.
Frank dovresti sapere che a dire certe cose si perde il posto. B. Rinaldi aveva uscite un po' troppo "conservatrici" e fu buttata fuori da Uno Mattina. Dopo un anno a piangere, la mandarono nella più innocua Elisir dove non commise di nuovo l'errore e parlò solo di medicine e cure termali
Calcio femminile, professionismo specchietto per le allodole. L’Italia resta dietro anni luce le big internazionali
Pubblicato 4 ore fa il 7 Agosto 2023
Da Giandomenico Tiseo
Professionismo, specchietto per le allodole? La sensazione è che in Italia l’avvento di tale status nell’ambito del calcio femminile sia stato troppo frettoloso, alimentato più da una visione di facciata di un mondo in cui pochi credono davvero. L’eliminazione della Nazionale italiana di Milena Bertolini, nel primo turno della fase finale dei Mondiali di scena in Australia/Nuova Zelanda, non è stato certamente lo spot migliore possibile, considerando anche la brutta prestazione negli Europei del 2022.
La rappresentazione sul primo canale della compagine tricolore, purtroppo, ha reso ancor più evidenti al grande pubblico le mancanze di giocatrici e soprattutto di un sistema che fatica a evolversi oppure non lo fa alla stessa velocità di altri contesti. I quarti di finale raggiunti quattro anni fa non sono stati veicolati nella maniera giusta. Più che dare impulso alla pratica e a lavorare per la diffusione effettiva nelle istituzioni di base, vera fonte di investimento dal punto di vista dell’organizzazione, si è spinto per il raggiungimento di un contesto professionistico che solo pochi club si possono permettere allo stato attuale delle cose.
Nel report della FIGC si parla di un incremento, tra il 2008 e il 2022, delle calciatrici tesserate passate da 18.854 a 36.552. Si legge: “Con un aumento di 10.000 unità nell’ultimo anno e una crescita di circa 9.000 tesserate rispetto alla rilevazione pre-pandemica“. Numeri però non sufficienti perché l’impatto con i contesti in evoluzione è stato devastante, al di là delle performance al di sotto delle proprie possibilità della formazione di Bertolini. La lettera delle calciatrici e la risposta del tecnico, che ha terminato la propria avventura in panchina, la dicono lunga sulle tante cose negative del gruppo nostrano.
Tuttavia, il Report ritiene che il valore commerciale del calcio femminile italiano nei prossimi dieci anni potrà crescere di 7,1 volte, passando dai 6,6 milioni di euro del 2021 ai 46,7 del 2033. Da capire in che modo questi numeri avranno un impatto sugli aspetti squisitamente legati al gioco e alla crescita del livello, assai deficitari per quanto si è visto nel quadriennio post Mondiali 2019.
Calcio femminile, chi allenerà l’Italia al posto di Bertolini? I possibili candidati
Pubblicato 4 ore fa il 7 Agosto 2023
Da Giandomenico Tiseo
Una sconfitta pesante e un nuovo corso. L’avventura in Nuova Zelanda/Australia 2023 è finita per la Nazionale italiana di calcio femminile. La sconfitta per 3-2 contro il Sudafrica a Wellington è stata letale nel percorso delle azzurre nella fase finale dei Mondiali. E così, dopo l’uscita di scena nella fase a gironi degli Europei dell’anno scorso, la selezione di Milena Bertolini è stata estromessa ancora una volta al primo turno.
Le cose cambieranno, ma questo già lo si sapeva. Bertolini aveva già fatto sapere che l’esperienza mondiale sarebbe stata l’ultima pagina del libro. “Non ha tanta importanza il mio futuro quanto il futuro poi del movimento, che mi auguro che cresca sempre di più, mi auguro di aver lasciato anche un’eredità con questa squadra giovane, che ha fatto un’esperienza importante e che credo che poi il movimento si ritroverà in futuro”, aveva dichiarato ieri ai microfoni della Rai a caldo l’allenatrice.
La domanda che ci si pone è la seguente: chi al suo posto? Alcuni giorni fa, sulla Gazzetta dello Sport, sono stati fatti dei nomi e si parla di rifiuti importanti come quelli di Paolo Nicolato, Andrea Stramaccioni e di Chicco Evani, mentre Attilio Lombardo sembrerebbe indirizzato alla Nazionale U20 maschile. Chi parrebbe maggiormente indiziato per subentrare a Bertolini è Carmine Gautieri, tecnico che non ha esperienza nel calcio femminile, al pari dei tecnici citati a onor del vero, ma in questo caso potrebbero essere le motivazioni a fare la differenza.
Una sconfitta pesante e un nuovo corso. L’avventura in Nuova Zelanda/Australia 2023 è finita per la Nazionale italiana di calcio femminile. La sconfitta per 3-2 contro il Sudafrica a Wellington è stata letale nel percorso delle azzurre nella fase finale dei Mondiali. E così, dopo l’uscita di scena nella fase a gironi degli Europei dell’anno scorso, la selezione di Milena Bertolini è stata estromessa ancora una volta al primo turno.
Le cose cambieranno, ma questo già lo si sapeva. Bertolini aveva già fatto sapere che l’esperienza mondiale sarebbe stata l’ultima pagina del libro. “Non ha tanta importanza il mio futuro quanto il futuro poi del movimento, che mi auguro che cresca sempre di più, mi auguro di aver lasciato anche un’eredità con questa squadra giovane, che ha fatto un’esperienza importante e che credo che poi il movimento si ritroverà in futuro”, aveva dichiarato ieri ai microfoni della Rai a caldo l’allenatrice.
La domanda che ci si pone è la seguente: chi al suo posto? Alcuni giorni fa, sulla Gazzetta dello Sport, sono stati fatti dei nomi e si parla di rifiuti importanti come quelli di Paolo Nicolato, Andrea Stramaccioni e di Chicco Evani, mentre Attilio Lombardo sembrerebbe indirizzato alla Nazionale U20 maschile. Chi parrebbe maggiormente indiziato per subentrare a Bertolini è Carmine Gautieri, tecnico che non ha esperienza nel calcio femminile, al pari dei tecnici citati a onor del vero, ma in questo caso potrebbero essere le motivazioni a fare la differenza.
Da capire in che modo la guida tecnica della Nazionale femminile potrebbe essere strutturata, soprattutto a livello di staff: dal vice allenatore al resto dell’organigramma. Gautieri, qualora dovesse accettare la sfida, cercherà di mettere sul rettangolo verde tutte le proprie risorse, ricordando la storia di calciatore di ottimo livello (ala destra), alla Roma soprattutto, e da tecnico tra Serie B e C, ispirato dal credo “Zemaniano” nel suo 4-3-3 e con ultima esperienza al Sangiuliano (Serie C).
Serve una scossa a tutto l’ambiente e vedremo se sarà il 53enne, dal carattere istintivo e vivace come quando saltava gli avversari sulle corsie esterne, a dare il via al nuovo corso e a ridestare dal torpore la Nazionale del “Pallone in rosa”.
https://www.oasport.it/2023/08/calcio-femminile-chi-allenera-litalia-al-posto-di-bertolini-i-possibili-candidati/.
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Sono assolutamente contrario alla guida tecnica della nazionale femminile da parte di un'allenatore uomo.
Spero vivamente in una levata di scudi da parte degli ambienti femministi che spingano per la scelta di un'allenatrice, che poi è la medesima spinta ideologica che portò alla selezione della incapace Bertolini.
Dopo tutta la me**@ che hanno sparso sul maschile (con l'avvallo degli organi federali)...arrivando persino a paventare una superiorità tecnica delle calciatrici sui calciatori, trovo giusto che se la sbrighino tra di loro e ci facciano finalmente vedere di cosa sono capaci.
Devono affogare nella stessa schiuma tossica che hanno prodotto in tutti questi anni.
Rifiuta incontro con l'avversaria trans, pugile perde il titolo: "Temo per mia incolumità"
Storia di Federico Garau •
Venuta a conoscenza solo poche ore prima del match del fatto che la sua prossima avversaria sarebbe stata una transessuale, ha preferito rinunciare a salire sul ring anche a costo di perdere il titolo di cui era detentrice: il caso di Katia Bissonnette sta alimentando in queste ore il dibattito sul web.
Una vicenda che riaccende i fari su una questione aperta già da tempo ma in realtà non ben definita, dato che si parla di consentire la partecipazione di atlete transessuali, vale a dire nate con sesso maschile ma in corso di transizione o a transizione ultimata verso il genere femminile, a competizioni sportive esclusivamente femminili. In questo caso si parla di boxe, ovvero di uno sport in cui lo squilibrio di forze può causare, oltre che una possibilità superiore di sconfitta, delle conseguenze anche più pesanti per chi si trova in condizioni di evidente inferiorità fisica.
Ed è ciò su cui ha posto l'accento la boxer canadese Katia Bissonnette, che ha preferito non correre rischi incassando i pugni di un'avversaria da lei ritenuta superiore per questioni di carattere biologico. Venuta a conoscenza a un'ora dal gong che l'avversaria nel match programmato per difendere la cintura sarebbe stata una transessuale, Bissonnette non ha avuto dubbi e ha anteposto le preoccupazioni per la sua incolumità al titolo sportivo. Impossibile, come spiegato dal Daily Mail, provvedere a una sostituzione, dato che non c'era nessun'altra atleta che potesse competere nella loro categoria di peso al campionato provinciale dei Guanti d'Oro 2023 di Victoriaville, in Quebec (Canada).
"Le donne non dovrebbero sopportare i rischi fisici e psicologici portati dalle decisioni di un uomo riguardo alla sua vita personale e alla sua identità", ha dichiarato Bissonnette a Reduxx,"dovrebbero esserci due categorie: maschili e femminili biologici". La boxer ha citato anche uno studio dell'Università dello Utah che dimostra come gli uomini possono dare pugni più forti del 163% rispetto alle donne. Anche la scatola cranica di una donna, così come la struttura fisica in generale, è profondamente differente da quella di un uomo, dato che le ossa sono meno spesse, specie quelle della mandibola, che nel pugilato in genere subisce parecchi colpi.
Secondo Boxing Canada, l'identità di un combattente trans non dovrebbe essere rivelata se la transizione è stata intrapresa prima della pubertà per prevenire la discriminazione. Ed è su questo aspetto che ha fatto leva l'avversaria Mya Walmsley, che non ha voluto prendere in considerazione il fatto che l'avversaria stesse semplicemente tentando di proteggere se stessa."Questo tipo di comportamento espone gli atleti al rischio di essere esclusi o di ricevere attacchi personali basati su dicerie", ha detto Walmsley in una nota. "Temo che questo tipo di accuse possano eventualmente servire a delegittimare le atlete della categoria femminile, e a giustificare regolamentazioni arbitrarie e invasive".
Walmsey parla di regole senza, tuttavia, accettarle in toto. Il Comitato olimpico internazionale stabilisce infatti che le donne trans possono competere nelle categorie femminili solo se abbassano il loro testosterone ad un certo livello, da misurare preventivamente in laboratorio. Walmsey ha rifiutato di farlo prima della competizione, ritenendolo un passaggio superfluo oltre che discriminatorio.
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Sono assolutamente contrario alla guida tecnica della nazionale femminile da parte di un'allenatore uomo.
Spero vivamente in una levata di scudi da parte degli ambienti femministi che spingano per la scelta di un'allenatrice, che poi è la medesima spinta ideologica che portò alla selezione della incapace Bertolini.
Dopo tutta la me**@ che hanno sparso sul maschile (con l'avvallo degli organi federali)...arrivando persino a paventare una superiorità tecnica delle calciatrici sui calciatori, trovo giusto che se la sbrighino tra di loro e ci facciano finalmente vedere di cosa sono capaci.
Devono affogare nella stessa schiuma tossica che hanno prodotto in tutti questi anni.
borat-thefaxspitter9006
2 settimane fa
12 goals in 40 minutes is crazy
Imagine if they played full 90
@jujucasar2003
2 mesi fa (modificato)
In 1999 the US women's team won the entire world cup. They had Mia Ham, Michelle Atkers, Cindy Parlow. It was a very stacked team. This was probably the best the US women's soccer team was ever. Earlier that year in January they skirmished a boy's under 15 team that was 1st place in the premier league for the California coast soccer league. The US women's team proceeded to lose 1-0 the same team my team (mid range gold level) lost to 3-1 in a tournament as i was 14 at the time as well. To recap under 15 = 14 and under. The women had posession of the about 60% of the time, might have passed the ball better, but they couldnt match the speed and the power of the 14 yr old boys and didnt really come close to scoring. Women going vs men or even boys in sports is a joke.
13 risposte
@kalevi9192
@kalevi9192
4 mesi fa
When I was a kid my D1 high school had a crazy good girl's basketball team that regularly won states. I was the captain of our mediocre (at best) wrestling team. Every year we would go over to the gym and play a basketball game in our wrestling shoes against the girls and we utterly destroyed them. This was at the request of their coach who wanted them to realize that humbleness was a tool that they needed in their skillset. None of us (the wrestling team) could play basketball to save our lives but it was still no contest year after year. It's simply not fair to pit women against men or even women against boys. I'm 36 now and I wouldn't even want to go up against my 17-18 year old self in any kind of physical competition, and I am a professional firefighter. If I was a girl or a woman I'd be 10 times more trepidatious about it. I'm just an average guy and yet I KNOW that 99 to 100 percent of females wouldn't stand a chance against me on their best day and my worst day in a physical contest. That's not a flex anymore than me saying a toddler couldn't beat me in a boxing match. It's simply easily observable physiological differences that take place in most biologically dimorphic species, of which humans are very much included. A female gorilla has basically zero chances in a fight with a male silverback... why do some people insist that is should be a different story when it comes to us?
@andregrothe8381
2 anni fa
Women: ,,we want equal pay in soccer"
14 year old boys: ,,Hold my apfelschorle"
@diegobarriga6604
1 anno fa
This exact same thing happened to me. When i was 14 i played in the u15 boys team. Keep in mind 1. We sucked(were in 2nd division 2. 1/3 of the starting team was out so most players were 6th graders. 3. The u18 girls team had just not only won nationals but regionals. So the reigning u18 women team played against us, the 2nd division u15 team with many players missing. Still. In a 45min match we ended 7-0. Its not a discrimination, its just a given.
Poverina: è deficiente. Ma è anche il risultato di una campagna mediatica di criminalizzazione del genere maschile e di esaltazione acritica del genere femminile che dura da decenni in Occidente.
drmerodack
5 g
Le combat des féministes finira par payer 😂🤌🏾💔
Mamma mia,non avevo mai letto questa discussione.... ma vi piacciono "donne" così? Sono troppo uome,hanno perso tutta ciò che le rendeva donne.Sono curiosa: secondo te (e secondo chiunque abbia piacere di rispondere), quali caratteristiche rendono una donna tale?
Inqualificabili.
E non sono neanche le peggiori,se andate vedendo... proprio ieri,ho appuntato sul canale una tizia che dice apertamente di aver abortito volontariamente 45 volte,perché le piace uccidere bambini :blink:
Poveri voi.
Sono curiosa: secondo te (e secondo chiunque abbia piacere di rispondere), quali caratteristiche rendono una donna tale?Forse si fa prima a dire cosa NON la rende tale: una donna disposta a fare sacrifici per avere una famiglia più numerosa; che si occupi della casa e dei figli; che consideri il marito il capofamiglia.
Forse si fa prima a dire cosa NON la rende tale: una donna disposta a fare sacrifici per avere una famiglia più numerosa; che si occupi della casa e dei figli; che consideri il marito il capofamiglia.ùOk allora sono una uoma. Lo sospettavo ahah
Insomma un'alleata non un peso, su coi contare non che può divorziare da un giorno all'altro; di carattere civile, non che ti urla nelle orecchie quando rientri distrutto dal lavoro.
Tutte le altre per me rientrano con vari gradi e sfumature nella categoria UOME.
Lascio a chi legge indovinare le percentuali dell'una e dell'altra tipologia di donna
Sei in buona compagniaNon credo che alcune di quelle caratteristiche se assenti rendano meno donna (un po' come il discorso di AnimaZen sulle faccende di casa. E il cucinare? Il fatto che la maggioranza degli chef più bravi e famosi siamo uomini ci deve far pensare che quelli stess siano meno uomini perché fanno un'attività tradizionalmente associata alle donne?), parere mio
.....Lo chef è un mestiere a cui le donne non aspirano perché devi lavorare nei giorni ed a orari quando generalmente le altre persone si divertono. Cucinare in casa con le comodità è tutta una altra cosa che andare ad asfaltare le strade in estate.
Il fatto che la maggioranza degli chef più bravi e famosi siamo uomini ci deve far pensare che quelli stess siano meno uomini perché fanno un'attività tradizionalmente associata alle donne?)....
https://www.motogp.com/it/news/2023/04/29/e-in-arrivo-il-campionato-del-mondo-femminile-fim/427503
Ovviamente un campionato per minorate, finanziato e gestito da uomini... essendo le femmine totalmente incapaci di crearsi un campionato da sole.
Sempre più impressionante la sottomissione psicologica maschile nei confronti dell'inesistente "gentil sesso".
La ragione di questa indeterminatezza è dovuta per l'appunto al fatto che questo campionato godrà dell'ombrello di quello maschile
Che provvederà per tutto
Via col doping!
"Giocate a calcio tra ragazze”. E invece vincono il campionato maschile
E' la storia delle Queen Park Ladies, squadra under 12 di Bournemouth, in Inghilterra, che hanno stracciato le squadre avversarie, tutte maschili, vincendo anche i pregiudizi
di DOMENICO GUARINO -
6 maggio 2024
18 vittorie e quattro pareggi su 22 partite giocate, 61 gol segnati e solo 11 subiti: uno score da record che ha guadagnato il titolo di 'invincibili'. Le Queens Park Ladies, squadra femminile under 12 di Bournemouth , in Inghilterra, hanno letteralmente dominato il campionato, stracciando i propri avversari. Fin qui nulla di strano. Se non ché le Queens Park Ladies hanno vinto un campionato...maschile.
Proprio così: nella loro prima stagione della terza divisione della Bournemouth Youth Football League , la squadra composta da tutte ragazze ha primeggiato battendo avversari maschi.
Un obiettivo ai pregiudizi
Le cronache della stagione ci raccontano che all'inizio Queens hanno dovuto fronteggiare la diffidenza degli avversari, calciatori e dirigenti, che le hanno sottovalutate invitandole ad iscriversi ad una competizione per sole donne. Via via però la diffidenza si è trasformata prima in stupore e poi in timore, avendo le ragazze dimostrato sul campo la loro superiorità tecnico tattica. E anche fisica.
“Missione compiuta” si legge nel post del profilo ufficiale della società al termine del campionato, celebrando una stagione da 'invincibili. E ancora “Le ragazze dovrebbero essere così orgogliose di sé stesse! La maggior parte dei genitori di calcio non ha mai finito una stagione senza perdere almeno una partita. Dalle partite difficili in trasferta contro Ringwood e Verwood fino a giocare un grande calcio a Talbot Heath .
Chiunque sia il tempo o le condizioni del campo, chiunque sia l'opposizione oi giocatori disponibili, e ogni volta che la partita. Autunno, inverno o primavera - imbattuto. Farlo in questa fase della loro vita è fantastico. Ora hanno quei ricordi in banca, e nessuno può toglierglielo” .
L'allenatore della squadra, Toby Green , lodando il duro lavoro e l'impegno delle ragazze, ha sottolineato che il loro successo è stato “il risultato di un lavoro incessante in allenamento e in partita che ha permesso loro di essere promosse nella seconda divisione da imbattute” .
Cambionato da imbattute
“E' eccezionale il fatto che abbiamo subito solo 11 goal in tutta la stagione” ha aggiunto, esprimendo la speranza che “il successo delle ragazze possa ispirare altri giovani a intraprendere la strada del calcio”.
Passione, determinazione, fiducia nei propri mezzi, volontà di andare oltre i propri limiti, o quelli che gli altri ti attribuiscono come tali: la lezione delle Regine rimarrà certamente nella storia. Non solo del calcio.
"Ho pensato che fosse incredibile che siamo andati così lontano per colpire alcuni ragazzi che probabilmente sono più fisici di noi. In realtà li abbiamo distrutti ”ha detto Millie Ray, 11 anni, centrocampista.
Una bella grinta, non c'è che dire! Complimenti ragazze e in bocca al lupo.
"Ho pensato che fosse incredibile che siamo andati così lontano per colpire alcuni ragazzi che probabilmente sono più fisici di noi. In realtà li abbiamo distrutti ”ha detto Millie Ray, 11 anni, centrocampista.
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Re:Arti Marziali
« Reply #112 on: October 11, 2015, 20:30:27 PM »
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Quote from: Vicus on October 11, 2015, 19:25:38 PM
La palestra era mista e a turno ci si allenava in kata e kumite con donne - del tutto impraticabile. Lo shian ci consigliò di vederci in un'altra palestra dove non erano iscritte e l'allenamento era un'altra cosa.
Ah, senza alcun dubbio era un' altra cosa...
Tra l' altro, se dipendesse da me, maschi e femmine sarebbero sempre rigorosamente separati in tutte le palestre dove si praticano arti marziali o altre discipline da combattimento, come il pugilato o la kickboxing, per più di una ragione, e in particolar modo perché le donne hanno solo da guadagnarci nell' allenarsi con gli uomini, mentre quest' ultimi hanno solo da perderci.
Non solo: per la gran parte dei maschi, soprattutto da giovani o da giovanissimi, è alquanto imbarazzante allenarsi con le femmine, per il semplice fatto che le suddette non sono i loro "avversari naturali", per cui non rendono neanche al massimo.
Viceversa, le femmine danno sempre il massimo, sia perché non hanno nulla da perdere, sia perché vedono nei maschi il loro "punto di riferimento", possibilmente "da superare".
Per le femmine l' avversario numero uno è il maschio, non la femmina, mentre per gli appartenenti al sesso maschile sono gli altri maschi e non le femmine, verso le quali hanno quasi sempre un certo rispetto e senso di protezione, che al contrario non esiste.
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Re:"Donne Vittoriose"
« Reply #166 on: November 05, 2017, 18:59:46 PM »
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http://www.dailymail.co.uk/sport/football/article-4389760/USA-women-s-team-suffer-5-2-loss-FC-Dallas-U-15-boys.htm
Quote
From world champions to humbling defeat against Under 15s side... World Cup-winning USA women's team suffer 5-2 loss against Dallas academy boys
USA women's team played warm up for Russia friendly against Dallas Under-15s
Informal game did not go to plan for international side as they lost 5-2
Result did not seem to matter with USA beating Russia 4-0 in main fixture
Players' spirits were still high after humbling loss as they posed for photos
By Will Griffee For Mailonline
Published: 10:16 GMT, 7 April 2017 | Updated: 10:38 GMT, 7 April 2017
The USA women's football team were convincingly beaten by a team of adolescents in a embarrassing defeat for the world champions.
They were roundly outplayed, losing 5-2 against FC Dallas Under-15s academy side who took full advantage of their big day.
The players did not appear to allow the display to subdue their spirits and posed with the opposition for photos after the game.
The Dallas academy boys posed for photos with the international USA women's side
+2
The Dallas academy boys posed for photos with the international USA women's side
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Queste sono le campionesse del mondo
http://www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2015/07/06/news/mondiale_calcio_femminile_usa_campione_battuto_il_giappone_5-2-118430479/
battute da adolescenti maschi di 15 anni.
E non è la prima volta che accade un fatto del genere.
220.025 visualizzazioni 29 giu 2023
La squadra femminile della nazionale degli USA ha giocato una partita di calcio contro degli uomini...
Abbonati al canale: / @tweener
PATREON ▶️ / tweener
Calcio femminile, l’Australia
battuta 7-0 da ragazzini under 15
In un’amichevole in preparazione ai Giochi Olimpici di Rio le Matildas, numero 5 del ranking, umiliate dai giovani. L’allenatore: «È stato solo per la condizione fisica»
di Redazione sport
Lisa De Vanna (Twitter)Lisa De Vanna (Twitter)shadow
Mercoledì è accaduto l’imponderabile. A Parklea, Sydney, la nazionale australiana femminile, quinta nel ranking mondiale, è stata sconfitta per 7-0. Avversaria di giornata, nell’amichevole, una squadra Under 15 con qualche rinforzo di 16enni e 17enne. Si trattava dei ragazzini del Newcastle Jets.
Assenze e attenuanti
Come parziale attenuante per le «Matildas», che si stanno preparando per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro (affronteranno nel girone il Canada, lo Zimbabwe e la Germania, la finale del torneo è il 19 agosto), le assenze delle giocatrici che militano all’estero come Kyah Simon. Erano però presenti altre delle stelle della nazionale Down Under, come Lisa De Vanna, Caitlin Foord, Michelle Heyman, Katrina Gorry e Clare Polkinghorne.
Non succede solo nel calcio
La disfatta è arrivata nella settimana di preparazione alla doppia sfida amichevole contro la Nuova Zelanda a Ballarat e all’Etihad Stadium di Melbourne. Secondo l’allenatore in seconda delle Matildas Gary Van Egmond la sconfitta è stata dovuta ai carichi di preparazione per l’Olimpiade. «Al momento le Matildas non sono in grado di giocare con regolarità, quindi erano tutte un po’ arrugginite. Non è una questione di calcio: capiterebbe anche a una tennista, o a una nuotatrice, che si trovasse contro degli adolescenti in fase esplosiva».
27 maggio 2016 (modifica il 27 maggio 2016 | 16:55)
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Re:Soldatesse e donne in divisa (da carnevale)
« Reply #80 on: April 22, 2019, 02:36:48 AM »
Quote
Commento più che condivisibile di uno statunitense dell'Arizona.
Quote
The sports world is the easiest way to discern the huge physical differences, and abilities, between men and women. In 2014 the U.S. women's Olympic hockey team practised against northeastern U.S. boy's high school hockey teams...and the boy's were not allowed to body check the women for fear of hurting them. The boy's teams won several games over the best female hockey players in the world. In 2016 the Australian boy's 15 and under soccer team beat the women's national Australian soccer team 7-0! In 2017 the FC Dallas boy's 15 and under squad beat the women's U.S. national soccer team 5-2. And these wins were achieved by very skilled boys...not men. The games would have been much more uneven if the boys had been men. Putting women onto men's soccer teams would make them worse, not better and the same is true in infantry units in combat where soldiers must carry loads up to 100 lbs for days on end with little rest, sleep, food or water. So why put weaker women into combat fighting against men? It is not fair to either the men or the women who must fight together.
https://www.cbssports.com/soccer/news/a-dallas-fc-under-15-boys-squad-beat-the-u-s-womens-national-team-in-a-scrimmage/?fbclid=IwAR2_3P7NGKf0rvw-YxF8OdhcIv6ttsaWum64mZs2JNJPIo4x_JQ1irWwTHs
Il Gremio U16 ha battuto la nazionale brasiliana femminile e la 6 volte la miglior giocatrice del mondo Marta 6-0
14 gennaio 2021, 12:35
La squadra U16 del club brasiliano Gremio ha battuto la nazionale femminile del Brasile 6-0 in un'amichevole martedì scorso.
La partita è stata organizzata per preparare le donne brasiliane in vista delle Olimpiadi che si terranno a Tokyo alla fine dell'anno.
Nonostante Marta, la sei volte migliore giocatrice femminile della FIFA, sia stata presente in questa partita, sono stati gli adolescenti del Gremio a dominare la gara, e a stravincerla.
Una tripletta per Daniel e i gol di Nathan, Lucas Canagia e Hiago hanno consegnato una grande vittoria ai ragazzi.
La squadra femminile del Brasile è attualmente all'8°posizione nella classifica della FIFA e cercherà di tornare a vincere quando affronterà la squadra femminile di Gremino il 18 gennaio.
Ovviamente, quando i maschi non sono ancora sviluppati e quindi nel pieno delle loro forze, può capitare che li facciano competere contro delle femmine.
Accade nel judo, nel BJJ, nella lotta, nel triathlon, etc, dove non è raro che delle ragazzine possano battere dei coetanei di sesso maschile (il discorso cambia nell'adolescenza e soprattutto in età adulta).
Serena Williams e quel 6 a 0 ad Andy Roddick
13/07/2015 07:21 16 commenti
La campionessa americana Serena Williams ha festeggiato il sesto titolo a Wimbledon e per l’occasione ha ritrovato nello studio della BBC inglese il suo vecchio amico Andy Roddick, che ricorda di aver battuto da bambina.
La 21 volte vincitrice dello slam ha rifilato un 6-0 al suo connazionale. Roddick ha scherzato su come la minore delle sorelle Williams si vanti ancora sul suo sito personale di quel successo in età infantile.
Quando Serena sfidò gli uomini e perse con un tabagista
C’è un episodio che Serena e Venus Williams non ricordano volentieri: durante l’Australian Open 1998, Serena si disse convinta di battere un uomo fuori dai top-200 ATP. Raccolse la sfida Karsten Braasch, un tipo decisamente particolare che quel giorno era n.203. Batté entrambe fumando ai cambi di campo. Da allora, le sorellone si sono ben guardate dallo sfidare gli uomini. Anzi, ne stanno alla larga…
Riccardo Bisti
30 gennaio 2021
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Fosse successo oggi, non li avrebbero collocati sul campo 17 di Melbourne Park. Ci sarebbe stata la diretta TV, migliaia di persone (COVID permettendo) si sarebbero ammassate in tribuna e l’hashtag avrebbe fatto tendenza. Per ricordare l’improvvisata Battaglia dei Sessi di Melbourne, invece, bisogna affidarsi all’antico strumento dei testimoni oculari. Neanche le riviste specializzate dell’epoca – pensate un po’ – diedero grande risalto alla lezione che Karsten Braasch rifilò a Serena e Venus Williams, allora giovani rampanti del tour. 23 anni dopo sono diventate star planetarie e ricordano malvolentieri quel pomeriggio del 27 gennaio 1998. Se possono, evitano del tutto. Venus aveva già raggiunto la finale allo Us Open (persa contro Martina Hingis), mentre papà Richard (inascoltato) diceva che la sorella minore sarebbe stata ancora più forte. Le due si affrontarono al secondo turno nel primo episodio di una saga infinita. Ma nessuno immaginava cosa sarebbe successo pochi giorni dopo.
Durante una conferenza stampa, alcuni giornalisti confrontarono lo stile aggressivo delle sorelle con quello del tennis maschile. La 16enne Serena rispose a gamba tesa: “Durante il torneo mi sono allenata spesso con gli uomini e li ho visti lavorare. Onestamente credo di poter battere un uomo fuori dai primi 200 ATP”. Un tour manager particolarmente arguto pensò che sarebbe stato divertente organizzare la sfida. Diede un’occhiata alla classifica mondiale, la confrontò con i giocatori ancora presenti a Melbourne e si accorse che al numero 203 (qualche settimana prima era stato esattamente n.200) si trovava Karsten Braasch, 31 anni, tedesco. Era stato eliminato al primo turno dopo aver superato le qualificazioni ed era il profilo giusto: ex n.38, in declino, personalità particolare, vizio del fumo, occhiali da vista e un servizio dal movimento stranissimo, imparato chissà dove. Per la sua personalità, in Germania dicevano che era il Mario Basler del tennis. “Mi accennarono la possibilità di questa sfida, pensando che fossi il candidato perfetto – racconta Braasch – non c’è voluto molto per convincermi, mi sembrava divertente”.
“Gli uomini sono in grado di dare effetti che le donne non sono abituate a fronteggiare. E poi la preparazione atletica: hanno tirato alcuni colpi che in campo femminile sarebbero stati vincenti, invece io li ho rimandati di là”
Karsten Braasch
La Battaglia dei Sessi tra Billie Jean King e Bobby Riggs. 25 anni dopo, nessuna TV avrebbe ripreso la sfida delle sorelle Williams a Karsten Braasch
L’avvicinamento al match non fu semplice, poiché le Williams erano già popolarissime e la sfida fu rinviata un paio di volte a causa dei loro impegni. “In questi casi è importante rimanere rilassati e non prenderla troppo sul serio – dice Braasch, soprannominato “Katze”, gatto – la mia preparazione è stata una partita di golf al mattino, poi ho bevuto qualcosa e fumato le mie immancabili sigarette. Mi sono presentato sufficientemente rilassato”. Il match si è giocato sul Campo 17, davanti a uno sparuto gruppo di spettatori e un paio di giornalisti. Come era accaduto qualche anno prima a Jimmy Connors contro Martina Navratilova, il tedesco ha rinunciato alla seconda di servizio. Nonostante il vantaggio, per Serena è stato un incubo. In pochi minuti è piombata sullo 0-5: temeva il cappotto, ma ha raccolto il game della bandiera. Non è dato sapere se Braasch gliel’abbia concesso o meno. Sul finire della partita, è arrivata Venus. Aveva appena terminato la conferenza stampa dopo la sconfitta contro Lindsay Davenport. In un atto di solidarietà familiare, ha sfidato Braasch per vendicare la sorella. Risultato? 6-2 per il mancino di Marl, cresciuto nella Germania operosa della Ruhr.
“Entrambe colpiscono la palla molto bene – dice Braasch – ma se hai frequentato il circuito ATP possiedi alcune armi che le metteranno in difficoltà. Le rotazioni, per esempio: noi siamo in grado di dare effetti che non sono abituate a fronteggiare. E poi la preparazione atletica: hanno tirato alcuni colpi che in campo femminile sarebbero stati vincenti, invece io li ho rimandati di là. Il clima era sereno, non l’abbiamo presa troppo sul serio, ci siamo divertiti”. Non tutti ricordano che – dopo la batosta – Venus e Serena hanno rilanciato, abbassando le pretese. Volevano sfidare di nuovo un uomo, spostando però l’asticella al n.350 ATP. “Ho detto loro che bastava aspettare qualche settimana e mi avrebbero potuto sfidare di nuovo!”. Già, perché a fine torneo Braasch perse i punti del terzo turno raccolto l’anno prima e a fine torneo precipitò al numero 339. La rivincita non si è mai tenuta: Braasch ha visto Venus qualche mese dopo, al Roland Garros: “La nostra rivincita non si è svolta!” disse la Williams con un sorriso, salvo poi scappare via. Meglio non alimentare l’idea di una rivincita.
Oggi Karsten Braasch è tra i più forti al mondo tra gli Over 50
Leggi anche: Dall’oro olimpico alla depressione… e ritorno?
Nonostante mezzo corridoio a disposizione a una sola palla di servizio per l’avversario, Martina Navratilova non riuscì a battere Jimmy Connors
Oggi Braasch è un simpatico 53enne che si diletta nei tornei senior, rassegnato ad essere ricordato soprattutto per quella partita giocata bevendo birra e fumando ai cambi di campo. Come Antonin Panenka per il suo rigore a cucchiaio, o Olivier Panis per la sua vittoria a Monte Carlo, sa che glielo chiederanno fino alla fine dei suoi giorni. Al contrario, Serena ha fatto il possibile per cancellare il ricordo. Nel 2017, anno dell’ultima finale Slam in famiglia, i giornalisti le hanno chiesto un ricordo. “Mi ero già dimenticata di lui – ha risposto imbarazzata – non ricordo nemmeno in che anno sia successo”. Qualche mese dopo, John McEnroe ha detto che una Serena al meglio avrebbe potuto collocarsi intorno al numero 700 ATP. Curiosamente, in quel momento si trovava in 701esima posizione Dmitry Tursunov. Qualcuno provò a solleticarlo, ma lui tenne alla larga le suggestioni: “Discutere su questo è come cercare di capire chi è più veloce, l’uomo o la donna. Il tennis richiede grande forza fisica, quindi per una donna è molto complicato battere un uomo”.
Questa storia quasi dimenticata, tuttavia, è servita a cancellare ogni discussione sulla possibilità di una reale sfida tra sessi. Il mitico Riggs-King ebbe troppe influenze sociali e culturali per essere ritenuto attendibile (e qualcuno giura che Riggs scommise una bella cifra contro se stesso), mentre gli altri match di questo tipo erano state semplici esibizioni. Le sorelle Williams hanno avuto bisogno di toccare con mano il divario per tornare a miti consigli. Nel 2010 Serena ha ammesso l’enorme differenza tra i due circuiti. “Credo che tennis maschile e femminile siano molto diversi. Gli uomini sono molto più forti. È come mischiare mele con pere. Non avrei nessuna possibilità contro un top-100”. Qualche anno dopo, Andy Murray (uno dei pochissimi uomini che segue con interesse il tennis femminile) disse che gli sarebbe piaciuto affrontarla. “Davvero? Ne è sicuro? – disse Serena – sarebbe divertente, ma credo che non riuscirei a fare un punto”. Realismo travestito da umiltà. Per rendersi conto della realtà, aveva dovuto prendere una stesa da un tabagista tedesco con barba e occhiali da vista. Non fosse successo per davvero, sembrerebbe un film.
Come era accaduto qualche anno prima a Jimmy Connors contro Martina Navratilova, il tedesco ha rinunciato alla seconda di servizio. Nonostante il vantaggio, per Serena è stato un incubo. In pochi minuti è piombata sullo 0-5: temeva il cappotto, ma ha raccolto il game della bandiera. Non è dato sapere se Braasch gliel’abbia concesso o meno. Sul finire della partita, è arrivata Venus. Aveva appena terminato la conferenza stampa dopo la sconfitta contro Lindsay Davenport. In un atto di solidarietà familiare, ha sfidato Braasch per vendicare la sorella. Risultato? 6-2 per il mancino di Marl, cresciuto nella Germania operosa della Ruhr.
Ovviamente, quando i maschi non sono ancora sviluppati e quindi nel pieno delle loro forze, può capitare che li facciano competere contro delle femmine.
Accade nel judo, nel BJJ, nella lotta, nel triathlon, etc, dove non è raro che delle ragazzine possano battere dei coetanai di sesso maschile (il discorso cambia nell'adolescenza e soprattutto in età adulta).
https://queensparkladies.co.uk/wp-content/uploads/2024/04/Queens-Park-Ladies-Header-Home.mp4 (https://queensparkladies.co.uk/wp-content/uploads/2024/04/Queens-Park-Ladies-Header-Home.mp4)
Questa sarebbe l'invincibile squadra femminile Queen Park Ladies
Da quello che si vede il livello degli avversari (questa è la seconda classificata!) è veramente scarso
Nessuna organizzazione di gioco con la squadra larghissima e giocatori che praticamente camminano, fondamentali inesistenti...ed un portiere imbarazzante (il gol è in realtà una sua “papera”)
Verrebbe da chiedersi poi:...se una squadra maschile chiedesse di iscriversi in un campionato femminile della medesima lega giovanile cosa accadrebbe?
E perchè questo non accade?
Seghe assolute :lol:; poi va tenuto presente che fisicamente lo sviluppo maschile è diverso, le femmine a 13/14 anni han già finito mentre tanti maschi crescono anche dopo i 18/19.
Non c'è dubbio che quei ragazzini undicenni, e poco più, siano veramente scarsi.
Se quelle ragazzine dovessero confrontarsi con dei loro coetanei, qui in provincia di Perugia, ne uscirebbero devastate...*
Seghe assolute :lol:; poi va tenuto presente che fisicamente lo sviluppo maschile è diverso, le femmine a 13/14 anni han già finito mentre tanti maschi crescono anche dopo i 18/19.
Ovviamente, quando i maschi non sono ancora sviluppati e quindi nel pieno delle loro forze, può capitare che li facciano competere contro delle femmine.
Accade nel judo, nel BJJ, nella lotta, nel triathlon, etc, dove non è raro che delle ragazzine possano battere dei coetanei di sesso maschile (il discorso cambia nell'adolescenza e soprattutto in età adulta).
Henrietta Freeman
Gran Bretagna Anno di nascita: 1983
Ed ecco un altro co***o*e all'opera (Jo Jones_ lottatore MMA)
Come alcuni commentatori d'altronde, quelli non mancano mai
Va ricordato che Floyd Mayweather è un ex-pugile imbattuto (50-O)
Un vero e proprio animale da combattimento, che ha combattuto con il meglio della sua epoca (Manny Pacquiao, Oscar de la Hoya, Jesús Chávez, José Luis Castillo, Miguel Cotto...)(https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/8b/Floyd_Mayweather_jr_weigh-in.jpg/220px-Floyd_Mayweather_jr_weigh-in.jpg)
Gene Lebell vs Milo Savage - Judo/Jiu-Jitsu vs Boxe 1963
La sua unica sconfitta su un ring di kickboxing è stata in un incontro di esibizione allo Sporthallen Zuid di Amsterdam nell'ottobre 1994, quando ha combattuto contro il combattente maschile di Muay Thai Somchai Jaidee, che l'ha messa KO al secondo round.
Minuti 8:15 - 8:40
Online Frank
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Re:Arti Marziali
« Reply #1213 on: January 05, 2020, 00:26:36 AM »
Quote
Quote from: Alexandros on January 04, 2020, 23:07:36 PM
Un esempio di un tizio che non ha mai preso uno schiaffo in vita sua ma "insegna" ad un considerevole numero di persone:
Conosco bene questi tizi, che in molti casi "insegnano" anche come "difendersi" da un attacco col coltello...
Una stronzata, perché qualora si avesse la sfortuna di avere contro qualcuno armato di coltello, la soluzione più saggia è quella di scappare (se è possibile).
La realtà è molto diversa dai film di Steven Seagal.
Matilda De Angelis: in Citadel non solo azione, la mia eroina è vera
03 ottobre 2024
Roma, 3 ott. (askanews) - Matilda De Angelis entra con grande energia ed un forte impatto nel mondo di "Citadel", la serie d'azione e spionaggio di grande successo che ha debuttato nel 2023. L'attrice è infatti protagonista di "Citadel: Diana" diretta da Arnaldo Catinari, su Prime Video dal 10 ottobre, serie originale italiana nata nel solco di quella americana dei fratelli Russo. Siamo a Milano nel 2030, l'agenzia indipendente di spionaggio Citadel è stata distrutta da una potente organizzazione rivale, Manticore. Matilda-Diana, agente sotto copertura, è rimasta intrappolata nella rete nemica, che vende armi e approfitta del clima cupo e di oppressione che regna nel Paese. Quella interpretata da De Angelis è un'eroina originale, con grande forza e molte sfumature. "Questa è una serie molto emotiva, che si basa veramente sui personaggi. - ha spiegato l'attrice - Uno pensa sempre che la parte più difficile sia quella di imparare a tirare pugni e calci, che in realtà per me, per il mio passato, è stata la parte più divertente e organizza alla mia persona. La parte veramente difficile è quella di restituire una tridimensionalità a un personaggio, quasi a due personaggi, che sia credibile, in un futuro prossimo". Sono rare in Italia le eroine femminili in film d'azione, di spionaggio, Matilda è quasi una pioniera. De Angelis ha affermato: "In questo caso specifico la storia andava raccontata da un punto di vista femminile, per cui non è stata un'imposizione per moda o perché adesso dobbiamo per forza mettere un'eroina femminile all'interno di un film di genere, ma perché tutto quello che riguarda l'oppressione della società, la liberazione da certi canoni, la soppressione dei sentimenti, sono tutti discorsi che si possono fare veramente intorno al femminile".
Citadel: Diana è diretta da Arnaldo Catinari e sviluppata da Alessandro Fabbri, che ricopre anche il ruolo di head writer, ed ha scritto la serie con Ilaria Bernardini, Gianluca Bernardini, Laura Colella e Giordana Mari. Showrunner ed executive producer è Gina Gardini; con lei, nel ruolo di executive producer, Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini ed Emanuele Savoini. Anthony Russo, Joe Russo, Angela Russo-Otstot, Scott Nemes di AGBO e David Weil sono executive producer di Citadel: Diana e di tutte le serie nel mondo di Citadel.
Un genere, quello dello spionaggio, che esalta i ricordi di sceneggiatore e regista, mentre la protagonista De Angelis precisa come “in passato le donne non erano rappresentate nel genere, mentre hai bisogno di vedere qualcosa che ti somigli. In questo senso sono contenta se potrò dare motivo di appassionarsi al genere alle bambine che diventeranno le donne di domani. Non posso dire molto, CItadel: Diana è una serie in cui tutto è il contrario di quello che sembra o quasi, ci sono cecchini che mi minacciano se spoliero qualcosa. Sicuro mi sono allenata, dal punto di vista fisico mettendo a frutto dodici anni di ginnastica artistica, ma soprattutto da quello emotivo. Il mio personaggio deve reprimere le emozioni, anche se l’amore è una di quelle che non si riesce a domare e creerà scompensi a lei e alla serie”.
Quattro mesi di intensi allenamenti con uno squadra di stunt man al massimo livello, per Matilda De Angelis. “Mi sono preparata e sono arrivata pronta ed entusiasta”, ha dichiarato, “anche se non mi aspettavo fosse così difficile, fra il parkour e le arti marziali, oltre al maestro d’armi. Dovevo dare l’idea di essere credibile come macchina da guerra pronta a uccidere, anche perché la nostra è una serie analogica, tutte le azioni sono fatte realmente, ci sono pochissimi effetti. Era importante essere in grado di fare il 90 per cento delle scene d’azione. Maneggiare armi ha significato un peso specifico emotivo e fisico molto grande. Non erano ovviamente vere, eravamo in piena sicurezza, ma pesavano molto e tenere in mano un oggetto così piccolo e potenzialmente letale è spaventoso. Detto questo, ho acquisito fluidità e confidenza col mezzo e cambiavo caricatori come una pazza, il mio allenatore era fierissimo di me. È quasi diventata una cosa divertente, visto che sapevo di non far male a nessuno”
Amante del genere fin da ragazzino, invece, con passione particolare per l’action hongkonghese è il regista di tutti i sei episodi della prima stagione di Citadel: Diana, Arnaldo Catrinari, una lunga carriera di successo come direttore della fotografia alle spalle, oltre a un film e due serie, Suburra e Vita da Carlo, dietro alla macchina da presa. “Sono cresciuto da amante dello spionaggio e di 007. Raccontare una storia come questo, all’interno del genere, è una delle cose più interessanti che può capitare”, ha dichiarato incontrando la stampa. “Non ho pensato allo stile dei fratelli Russo e di Citadel, ma abbiamo realizzato una versione italiana con alle spalle la nostra tradizione, molto orientata ai personaggi, in cui le scene non sono ritoccate digitalmente ma sono coreografie molto precise. L’attore è la chiave di una scena d’azione, non il contrario”.
Scienze La mano degli uomini è progettata per fare a pugni?
La mano degli uomini, a differenza di quella delle donne, è progettata in modo da stringersi a pugno e colpire con forza: una questione di sopravvivenza e di evoluzione.
La mano degli uomini è progettata per stringersi a pugno e colpire con forza. Non solo: la differenza è notevole anche per il torso dell'uomo, che ha il 75% in più di massa muscolare rispetto alla donna. A che cosa serve, ai maschi, tutta questa potenza che le donne non hanno? A combattere con altri maschi. Soprattutto, a combattere prendendosi a... cazzotti. Questione di sopravvivenza e, quindi, di evoluzione.
Che Forza! È la conclusione a cui sono arrivati alcuni ricercatori dell'Università dello Utah (Usa) al termine di uno studio condotto su 39 persone (20 uomini e 19 donne). Ai volontari è stato chiesto sia di lanciare un giavellotto sia di dare un pugno con energia. La forza dei due movimenti veniva quindi misurata.
Risultato? Nel caso del pugno gli uomini erano del 162% più forti delle donne, mentre nei lanci del giavellotto la differenza era meno netta. Il commento dei ricercatori: «Un divario così grande è presente proprio nelle armi che i maschi dei mammiferi usano per combattere tra loro».
29 marzo 2020 Fabrizia Sacchetti
L'unico, vero, autentico, indiscutibile genere cinematografico in cui il femminile esprime le sue peculiari e insostituibili qualità e capacità...è il porno
Li niente controfigure, niente effetti speciali
Tutta autentica maestria e doti naturali
Anche nel caso in cui l'attrice avesse le capacità recitative di un congelatore...la riuscita è comunque garantita
Infatti credo che il rapporto numerico di attrici rispetto a quello degli attori sia di mille a uno
Un numero sterminato
Però "la pornografia è donna"...non si legge mai
Strano no?
Dovevo dare l’idea di essere credibile come macchina da guerra pronta a uccidere, anche perché la nostra è una serie analogica, tutte le azioni sono fatte realmente, ci sono pochissimi effetti. Era importante essere in grado di fare il 90 per cento delle scene d’azione. Maneggiare armi ha significato un peso specifico emotivo e fisico molto grande. Non erano ovviamente vere, eravamo in piena sicurezza, ma pesavano molto e tenere in mano un oggetto così piccolo e potenzialmente letale è spaventoso. Detto questo, ho acquisito fluidità e confidenza col mezzo e cambiavo caricatori come una pazza, il mio allenatore era fierissimo di me. È quasi diventata una cosa divertente, visto che sapevo di non far male a nessuno”
.
Durante il servizio militare avevo in dotazione la mitica pistola Beretta Mod 34 - cal 9 corto
Un ferrovecchio utilizzato nelle guerra di trincea da parte dell'ufficiale che comandava l'assalto, con un tiro utile limitato a max 30 mt
Scherzando si diceva che contro un nemico fosse più efficace lanciargliela addosso piuttosto che sparargli
Nonostante questi limiti aveva un rinculo micidiale (dovuto al cal 9x17) ed una proiezione del braccio verso destra dovuto alla canna rigata destrorsa
Fu sostituita poi con la Beretta 92 cal 9 lungo con munizionamento 9 × 19 mm Parabellum
Una bestia indomabile
Quasi 22 cm per un peso appena inferiore ad un 1,2 kg
L'ho solo impugnata ma mai utilizzata
Credo sia persino difficile suicidarcisi
Pensare che sia in dotazione alle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, GdF) in cui c'è anche il personale femminile che le utilizza mi produce brividi alla schiena
Immagino che cosa rappresenti per loro estrarla, impugnarla (il calcio è imponente) e soprattutto fare fuoco
Paradossi dell'ingresso delle donne nei corpi militari e di polizia per scopi evidentemente politici
Immagino che cosa rappresenti per loro estrarla, impugnarla (il calcio è imponente) e soprattutto fare fuocoRoba da mettersi le mani nei capelli.
Gli scopi nonsono politici, sono sottrarre le donne alla procreazione e confondere l'identità dei ruoli
Dovevo dare l’idea di essere credibile come macchina da guerra pronta a uccidere, anche perché la nostra è una serie analogica, tutte le azioni sono fatte realmente, ci sono pochissimi effetti. Era importante essere in grado di fare il 90 per cento delle scene d’azione. Maneggiare armi ha significato un peso specifico emotivo e fisico molto grande. Non erano ovviamente vere, eravamo in piena sicurezza, ma pesavano molto e tenere in mano un oggetto così piccolo e potenzialmente letale è spaventoso. Detto questo, ho acquisito fluidità e confidenza col mezzo e cambiavo caricatori come una pazza, il mio allenatore era fierissimo di me. È quasi diventata una cosa divertente, visto che sapevo di non far male a nessuno”
.
Durante il servizio militare avevo in dotazione la mitica pistola Beretta Mod 34 - cal 9 corto
Un ferrovecchio utilizzato nelle guerra di trincea da parte dell'ufficiale che comandava l'assalto, con un tiro utile limitato a max 30 mt
Scherzando si diceva che contro un nemico fosse più efficace lanciargliela addosso piuttosto che sparargli
Nonostante questi limiti aveva un rinculo micidiale (dovuto al cal 9x17) ed una proiezione del braccio verso destra dovuto alla canna rigata destrorsa
Fu sostituita poi con la Beretta 92 cal 9 lungo con munizionamento 9 × 19 mm Parabellum
Una bestia indomabile
Quasi 22 cm per un peso appena inferiore ad un 1,2 kg
L'ho solo impugnata ma mai utilizzata
Credo sia persino difficile suicidarcisi
Pensare che sia in dotazione alle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, GdF) in cui c'è anche il personale femminile che le utilizza mi produce brividi alla schiena
Immagino che cosa rappresenti per loro estrarla, impugnarla (il calcio è imponente) e soprattutto fare fuoco
Paradossi dell'ingresso delle donne nei corpi militari e di polizia per scopi evidentemente politici
Poliziottesse in una doppia sessione di tiro al poligono, perché non erano in grado di svolgere i normali esercizi
Riguardo alla questione di ieri, almeno una decina di aspiranti agentesse, avrebbe dei grossi problemi con il tiro con la pistola. Le stesse non sarebbero in grado di esplodere dei colpi in doppia azione con l’arma di servizio. Per fuoco in doppia azione si intende l’azione dello sparare, trascinando la leva di sparo con “cane” non armato. Questo ovviamente richiede di imporre al grilletto una forza maggiore della singola azione, dove il cane viene pre armato dal ciclo di sparo dell’arma, grazie all’arretramento del carrello dovuto ai gas di scarico. La pressione in questo modo passa da circa 5kg a poco più di 2kg.
Svariati allievi agenti inoltre sarebbero stati segnalati da 5 istruttori di diverse materie operative, per la loro incapacità nel svolgere le normali mansioni di polizia
«Promemoria del concorso 1600 Allievi Agenti 2010/11 della polizia di
stato. Il promemoria riguarda le prove psicoattitudinali svoltesi nel
mese di Luglio 2011. Ogni giornata prevedeva un gruppo di 60 persone
circa, questo resoconto quindi tiene conto dall’esperienza personale di
uno solo di questi gruppi, pur rimanendo identiche le modalità e tempi
di svolgimento.
1. Prove di efficienza fisica differenziate tra uomini e donne: La prova
di corsa è risultata alquanto dubbia, in quanto gran parte delle donne
mostravano una manifesta impreparazione atletica, constatabile anche
visivamente a causa della forma fisica sicuramente non rientrante nei
canoni del peso forma.
Molte di loro, pur dovendo affrontare la prova dei 1000m piani in 4’45” a
differenza dei colleghi uomini che avevano in limite in 4’15”,non hanno tenuto
sicuramente un passo idoneo per il superamento della prova. Nessuna di
loro è risultata non idonea alla prova, considerando che solo una decina
di candidate hanno dimostrato una preparazione idonea. Molte delle
suddette, si sono anche permesse di insultare i candidati maschili
mentre osservavano le prove, in quanto alle donne era stato concesso di
partire per prime, in previsione del fatto che la prova si sarebbe poi
prolungata nelle ore più calde della giornata. (E’ da considerare che chi
aveva già sostenuto la prova poteva osservare le altre batterie della
corsa stando seduto sotto un gazebo all’ombra attrezzato per
l’occasione). Si potrebbe anche ragionare sul fatto che la migliore
delle candidate femminili non sarebbe rientrata nel tempo minimo dei
candidati maschili, in quanto classificatasi prima con 4’18”.
Il salto in alto ha visto scartati 3 uomini e 0 donne. Altezza prevista per le donne 90cm. Altezza prevista per gli uomini 110cm. Per chi è un minimo esperto del settore,
capirà come 20 cm possano fare la differenza in uno sport di questo
tipo.
Per quanto riguarda le prove di forza invece, sollevamento alla sbarra e
piegamenti, risultano un mistero in quanto le prove femminili si sono
“tenute esclusivamente a porte chiuse”, a differenza di quelle maschili
ovviamente di pubblico dominio.
A prescindere dal fatto che ritengo che sostenere una prova sotto lo
sguardo di un pubblico che ti osserva sia completamente diverso dal
sostenerlo in separata sede al riparo da sguardi “indaganti” magari di
un sesso opposto al nostro. Mi sembra obbligatorio riportare per
ammissione di alcune candidate stesse, che le donne sono state agevolate
nell’espletamento delle prove di forza.
1. Gli esaminatori aiutavano le donne sostenendole sui fianchi durante i
sollevamenti alla sbarra, ed era loro concesso lo stacco con slancio
da terra per effettuare la prima trazione. (Donne 2 trazioni per
superamento. Uomini 5 trazioni per superamento)
2. Gli esaminatori contavano con estrema
sufficienza il numero massimo di piegamenti alle donne.
(10 flessioni per le donne. 15 flessioni per gli uomini).
Prove di accertamento fisico:
Anche qui la disparità di trattamento è emersa violentemente fin dai
primi momenti, in quanto alle candidate ci si riferiva con “donne” ai
candidati con l’appellativo di “maschietti”. Le dottoresse che poi
esaminavano gli aspiranti per la valutazione medica generale della
vista, peso altezza, patologie generali, erano definite dalle candidate
stesse “acide”. Si dimostravano infatti scortesi ed arroganti, prive del
tutto di tatto e professionalità. Va considerato inoltre che alle donne
chiaramente è stata concessa una commissione medica del tutto
femminile, mentre agli uomini una commissione mista composta per lo più
dalla commissione femminile con l’aggiunta di un collega maschile.»
come mai certe donne entrano in poliziaDicesi stipendificio.
Dicesi stipendificio.Con quel viso poteva fare ben altro. E non mi lascio facilmente incantare dalla bellezza femminile (almeno, non era in uniforme)