non ci può essere il diritto al sesso,bisogna solo insegnare i ragazzi,se brutti o normali,a non illudersi di speranza vane con l'altro sesso e di limitarsi alle puttane.ma cio non avverrà mai perchè siamo una società bluepillata e una societa redpillata per quanto "bella" è utopistica e avrebbe cmq dei difetti non indifferente.
Inutile discutere con chi non vuole capire. Sono d'accordo col fatto che bisognerebbe reagire anziché uccidersi, ma bisognerebbe altresì capire che ritrovarsi in una situazione come quella di Michele è davvero brutto.Capisco perfettamente perché anch'io come tutti son passato per disoccupazione e rifiuti. Ma come molti altri ho reagito diversamente.
Detto questo, mi dispiace che il thread non abbia colto nel segno. Infatti cercavo di puntare l'attenzione sulla violenza che gli uomini sono costretti a subire quotidianamente dalle donne. Perché vivere nel rifiuto è una violenza.Ripeto: non dico che tutti gli uomini debbano avere il diritto ad una relazione stabile, ma oggi viviamo nell'esatto opposto.
Inutile discutere con chi non vuole capire. Sono d'accordo col fatto che bisognerebbe reagire anziché uccidersi, ma bisognerebbe altresì capire che ritrovarsi in una situazione come quella di Michele è davvero brutto.
Detto questo, mi dispiace che il thread non abbia colto nel segno. Infatti cercavo di puntare l'attenzione sulla violenza che gli uomini sono costretti a subire quotidianamente dalle donne. Perché vivere nel rifiuto è una violenza. Ripeto: non dico che tutti gli uomini debbano avere il diritto ad una relazione stabile, ma oggi viviamo nell'esatto opposto.
non ci può essere il diritto al sesso,bisogna solo insegnare i ragazzi,se brutti o normali,a non illudersi di speranza vane con l'altro sesso e di limitarsi alle puttane.ma cio non avverrà mai perchè siamo una società bluepillata e una societa redpillata per quanto "bella" è utopistica e avrebbe cmq dei difetti non indifferente.
Basterebbe poco:
1. Aprire ad una prostituzione sicura e (perché no) tassata.
2. Smetterla di criminalizzare l'uomo parlando continuamente di questi c.d. femminicidi.
3. Abolire le leggi antimaschili e promuovere una vera parità tra i sessi.
4. Tante altre cose che ora non mi vengono in mente...
Inutile discutere con chi non vuole capire. Sono d'accordo col fatto che bisognerebbe reagire anziché uccidersi, ma bisognerebbe altresì capire che ritrovarsi in una situazione come quella di Michele è davvero brutto.
Detto questo, mi dispiace che il thread non abbia colto nel segno. Infatti cercavo di puntare l'attenzione sulla violenza che gli uomini sono costretti a subire quotidianamente dalle donne. Perché vivere nel rifiuto è una violenza.Ripeto: non dico che tutti gli uomini debbano avere il diritto ad una relazione stabile, ma oggi viviamo nell'esatto opposto.
Al primo rispondo: la “cristiana pietà” per Michele bisognava averla prima. Adesso non serve. E’ solo sentimentalismo, una delle piaghe collettive italiane. Lo dimostra il secondo lettore: “Lei non sembra amare i giovani”. Naturalmente, per “amare i giovani” in Italia bisogna dirgli che sì, che hanno ragione, mantenerli infantili, compatirli, accarezzarli.
6 Il sesso suicida: se è vero che gli uomini hanno il potere, perché tra loro i suicidi sono più frequenti?
«L'uomo cui muore la moglie tende a suicidarsi dieci volte più spesso della donna cui muore il marito.»[1]
«Tra i disoccupati il tasso di suicidi è doppio rispetto a quello che si rileva tra quanti hanno un lavoro. Tra le donne, non c'è alcuna differenza nel tasso di suicidi, che lavorino o no.»[2]
«Nel bel mezzo della Grande Depressione, la tendenza al suicidio tra gli uomini era 650 volte superiore che tra le donne.»[3]
«Il tasso di suicidi tra gli adolescenti è recentemente aumentato e ora è 3 volte superiore rispetto a quanto avviene tra le ragazze.»[4]
«Solo vent'anni fa, gli uomini tra i 25 e i 34 anni si suicidavano in percentuale doppia rispetto alle coetanee; oggi la percentuale è quadruplicata. (Il tasso tra gli uomini è aumentato del 26 per cento, tra le donne è diminuito del 33 per cento.)»[5]
Questi dati sollevano una serie di interrogativi; Perché il tasso di suicidi tra i ragazzi è aumentato tanto di più che tra le ragazze, in tempi recenti? Perché la perdita dell'amore è così devastante per gli uomini? Se tra gli uomini la disoccupazione porta al suicidio, è in qualche modo paragonabile a quello che è lo stupro per una donna? La depressione femminile è l'equivalente del suicidio maschile? Perché le donne tentano il suicidio più spesso, mentre gli uomini ci riescono quattro volte più spesso?[6] Perché la «classe suicida» è anche la «classe arrivata»? Forse gli uomini si suicidano in numero maggiore perché ce ne occupiamo meno, e quindi la «classe suicida» sarebbe la «classe non amata»?
Cominciamo dagli adolescenti. Perché il tasso di suicidi tra i ragazzi, ma non tra le ragazze, aumenta del 25.000 per cento quando diventano chiari i ruoli sessuali?[7]
Perché i ragazzi si suicidano più di frequente non appena diventano chiari i loro ruoli sessuali
«Quando un ragazzo delle isole Truk (gruppo insulare del Pacifico) ha una relazione difficile, ci si aspetta che reagisca con l'amwunumwun, una sorta di blocco emotivo. I maschi delle Truk si suicidano 25 volte più spesso dei loro coetanei americani.»[8]
Nella preadolescenza, ragazzi e ragazze esprimono nello stesso modo le emozioni e si suicidano all'incirca in numero pari. È nell'adolescenza che i ragazzi americani (come i ragazzi delle isole Truk) sono spinti a controllare e nascondere le emozioni. Ed è proprio nell'adolescenza che il tasso di suicidi tra i ragazzi, fino a quel punto assai vicino a quello delle ragazze, diventa quattro volte superiore.[9]
In entrambi i sessi l'adolescenza acuisce l'angoscia per il ruolo sessuale: la paura del rifiuto crea una fragilità emotiva. Le ragazze meno attraenti si sentono in particolare vulnerabili... vulnerabili quanto invisibili. A sua volta, la ragazza più attraente finisce per intuire la sua dipendenza da un potere che a un certo punto svanirà, e poiché i ragazzi fanno a gara per conquistare la sua attenzione, quasi fosse una celebrità, in sostanza si trasforma in una celebrità genetica - e le celebrità genetiche diventano dipendenti da! riconoscimento del loro titolo. Mentre difficilmente capita alle ragazze, credo che in quel periodo ai ragazzi accada qualcosa che rende più probabile il suicidio.
Rendendo i ragazzi più dipendenti dal corpo delle ragazze e non viceversa, facciamo sì che i ragazzi si sentano inferiori. Di conseguenza, cercano di far colpo sulle ragazze, danno loro la caccia, pagano per loro, proprio per compensare quella inferiorità. Quando pensano che mai riusciranno a guadagnare abbastanza per permettersi ciò da cui dipendono sono sopraffatti dall'angoscia che, nella sua forma estrema, conduce al suicidio. Le azioni, il corteggiamento e la possibilità di pagare provocano tanta angoscia perché il ragazzo intuisce che sono metafore delle versioni adulte delle prestazioni, del successo, del denaro (quindi, se non ci riesce da piccolo...)
L'adolescente nota che i ragazzi che ottengono l'«amore» della celebrità genetica sono più in gamba:
• Nelle prestazioni. Diventano leader (a capo di una squadra o della classe), mostrano un bel «potenziale», oppure hanno la macchina.
• Nel dare la caccia. A lei tocca inseguire, a lui aspettare. Si dà per scontato che comprenda vaghe allusioni femminili quando non riesce neppure a comprendere se stesso. E più la ragazza non comprende se stessa, più diventa schiacciante la paura del ragazzo di interpretare male ciò che non è chiaro. Gli ormoni lo preparano alla ricerca del sesso ma non al rifiuto. Si presume che sappia fare alla perfezione del sesso quando ancora
non sa che cosa sia. Sa di volere dei contatti sessuali con le ragazze, ma non è sicuro che anche loro lo desiderino (e a rifiutarlo sono soprattutto le ragazze che lo interessano di più). Al giorno d'oggi, inoltre, se interpreta male un messaggio può anche finire in galera. Il che non accade a lei. Ciò crea una certa angoscia.
• Nel pagare. Più lei è bella e più dovrà pagare, e quindi guadagnare.
Queste sono le cose che i ragazzi apprendono di dover fare se vogliono essere all'altezza dell'amore delle ragazze. Anche la teen-ager ha le sue angosce, ma mediamente ha meno richieste da soddisfare e più risorse da usare per ottenere l'amore. Il suo corpo e la sua mente sono in maggior misura dei doni genetici. Pertanto, una ragazza ammirata è prevalentemente una celebrità genetica, mentre un ragazzo ammirato è prevalentemente una celebrità conquistata. Più è attratto dalla celebrità genetica, più deve diventare una celebrità conquistata.
La richiesta di prestazioni senza le risorse per fornirle
A rendere tanto opprimente l'angoscia del teen-ager è il fatto che per lui la socializzazione è richiesta di prestazioni, ma senza le risorse necessarie per farvi fronte. Di conseguenza, molti sono i rischi, molti anche i fallimenti. E per giunta sono più che evidenti. Quasi tutti i ragazzi si sentono silenziosi soci del Club dei Fallimenti Frequenti.
Inoltre, i più grandi tra i vincenti, i giocatori di calcio, ricevono amore abusando di sé. In alcuni ragazzi l'idea di ricevere amore abusando di sé crea ansia. Ma perdere l'amore crea anche maggior ansia. Così il teen-ager è prigioniero tra l'ansia dell'abuso e l'ansia del rifiuto.
Nel ragazzo le cui prestazioni sono mentali ma non fisiche, l'identità si va formando negli anni in cui i coetanei che rispetta meno ottengono l'«amore» delle ragazze che desidera di più. D'altro canto, il ragazzo dalle buone prestazioni fisiche ma non mentali spesso teme che i suoi giorni eroici finiranno con l'ultimo giorno dì liceo.
Né i vincenti a breve termine né i perdenti a breve termine sanno comprendere e individuare il significato di tutto ciò. Né li sentirete mai parlare della questione. L'angoscia attanaglia lo stomaco, si vince con l'alcol e trova sfogo al volante di una macchina. Se è quindici volte più probabile per un teen-ager rispetto all'automobilista medio provocare involontariamente un incidente mortale,[10] allora la socializzazione maschile sì è combinata con la tecnologia per trasformare il protettore e killer del nemico in un protettore e killer a casaccio. Alle elezioni Michael Dukakis è stato sconfitto perché aveva lasciato libero Willy Horton, ma noi tutti creiamo dei Willy Horton. Li acclamiamo persino. E poi sposiamo dei Willy Loman.
Non trovando nessuna alternativa, vedendo che ogni rituale sottolinea la sua inadeguatezza proprio mentre va alla ricerca della sua identità, e non ha neppure il permesso di parlare con i suoi pari delle proprie paure, l'isolamento e i dubbi su di sé lo portano al suicidio. E il tasso di suicidi tra ragazzi, prima inferiore a quello delle ragazze, è quindi oggi quattro volte maggiore.[11]
Come mai negli ultimi tempi il tasso di suicidi tra i ragazzi è aumentato tanto più rapidamente che tra le ragazze?
Le ragazze si preparano per un mondo che sempre più consente loro di essere ciò che desiderano - donne di casa, madri, segretarie, dirigenti. Le ragazze possono dimostrare le proprie capacità all'esterno, esprimere in casa le loro doti materne, o conciliare le due cose, a seconda della personalità. I ragazzi devono comunque dar prova di sé all'esterno, indipendentemente dalla personalità. Per alcuni ragazzi la vita è tuttora problematica, com'era un tempo per entrambi i sessi. Ciò vale in particolare per i ragazzi gay, ai quali non è ancora permesso essere «femminili», mentre alle ragazze gay è più ampiamente consentito essere «mascoline». Forse per questo tra i teen-ager gay i suicidi sono tre volte più frequenti che tra le teen-ager gay.[12]
Un tempo i due sessi seguivano entrambi uno stretto sentiero di aspettative nell'amore: lei doveva attrarre e opporre resistenza; lui doveva inseguire e insistere. Ora a lei si offre la possibilità di inseguire, mentre a lui resta l'antica aspettativa di inseguire, alla quale non se ne aggiungono di nuove (se spera di trovare l'amore). In passato, sesso e gravidanza erano fonte di ansia per entrambi i sessi. Ora la pillola riduce al minimo l'ansia della ragazza, mentre i preservativi accrescono l'ansia del ragazzo. Ora il ragazzo foruncoloso deve rischiare il rifiuto, sebbene abbia intanto dovuto superare la propria paura dell'herpes e dell' AIDS e possa assicurarle che non c'è nulla da temere. Ora deve continuare a rischiare, ma può finire in galera se rischia troppo alla svelta, o essere dileggiato se non è abbastanza lesto.
Attualmente una ragazza può scegliere tra prendere o non prendere la pillola; la scelta del ragazzo non implica la sicurezza che lei la prenda. Un tempo, una gravidanza era un guaio sia per il ragazzo sia per la ragazza, indubbiamente pesava di più su quest'ultima. Attualmente, per una ragazza significa la possibilità di abortire (indipendentemente dai desideri del ragazzo) o di citare in giudizio il partner per ottenere il mantenimento, per diciotto anni, del bambino (indipendentemente dai desideri del ragazzo). In breve, oggi conta la volontà della ragazza e non quella del ragazzo. Ogni volta che lei fa del sesso, ha una scelta; ogni volta che lui fa del sesso, rischia di restare prigioniero delle decisioni della partner per il resto della sua esistenza.
In tutto il mondo industrializzato, non essendo i ragazzi riusciti a liberarsi dell'obbligo di dar prova di sé, i giochi previsti per gli adolescenti hanno ancora il fine di prepararli a questo. Tuttora i ragazzi si sfidano a saltare davanti a un treno in arrivo, a guidare a grande velocità, arrampicarsi sugli alberi o a rubare,[13] quasi fosse una cerimonia rituale per mettere alla prova la disponibilità a sacrificare la vita per proteggere.
L'impatto di questa priorità data alla capacità di fornire prestazioni - per cui la vita degli uomini passa in secondo piano - è viva tra noi. Una pubblicità televisiva è un esempio lampante di questa realtà:
«La ragazza dà il segnale. Due ragazzi si lanciano in macchina verso una scogliera. Il ragazzo che si butterà fuori dalla macchina per primo è un «cagasotto». Una portiera si blocca; il ragazzo e la sua macchina sbandano, finiscono sugli scogli e poi nell'oceano. Riaffiorano solamente una giacca a vento e un paio di jeans. Sullo schermo appare la scritta UNION BAY - LA MODA CHE DURA.»[14]
Se sugli scogli e nell'oceano si andasse a sfracellare il corpo di una ragazza, a nessun pubblicitario verrebbe in mente di sfruttare queste scene per vendere una «moda che dura»... di usare la fragilità femminile per celebrare la lunga durata della moda. Sarebbe considerato un esempio perfetto della scarsa considerazione in cui viene tenuto il sesso femminile - un sesso di cui disporre a piacimento.
Come mai «il sesso che non sa amare» è distrutto dalla perdita dell'amore?
Le più stimate terapeute femministe, per esempio Carol Gilligan e Jean Baker Miller, affermano che una relazione finita è più grave per le donne che per gli uomini.[15] Se fosse vero, come mai gli uomini cui muore la moglie si suicidano con una frequenza dieci volte superiore rispetto alle donne che perdono il marito?[16] Una mia amica ipotizzò: «Dev'essere perché i vedovi sono per lo più dei pensionati che non possono seppellirsi nel lavoro». Allora ho fatto qualche controllo. Ho scoperto che per un trentenne cui muore la moglie ci sono undici probabilità in più di suicidarsi rispetto al trentenne la cui moglie è in vita.[17] A trent'anni, quando gli uomini possono buttarsi nel lavoro e sono fisicamente ed economicamente interessanti per l'altro sesso, la perdita della donna amata è talmente devastante che spesso non è alleviata neppure dalla possibilità di avere molte donne. Gli uomini potrebbero buttarsi nel lavoro, o anche su un'altra donna, ma non seppelliscono il dolore. In breve, è la perdita dell'amore che distrugge gli uomini.
Il militare: il boccone più ostico e amaro
«Negli Anni Ottanta si suicidarono più militari di quanti non fossero stati uccisi in Libano, Grenada e Panama messi insieme .[18] E per ogni suicidio ci furono otto tentativi di suicidio. »[19]
Spesso immaginiamo un militare come un uomo più attento al potere e al sesso che alla sensibilità e all'amore; ma il militare tende a suicidarsi non quando non riceve una promozione o subisce un rifiuto nel sesso, ma quando gli viene rifiutato l'amore.[20] La seconda ragione principale? La mancanza di amici.[21] La terza? La mancanza di rispetto da parte della famiglia (per esempio, una famiglia che non lo rispetta ancora dopo averlo visto il giorno del conferimento dei gradi).[22] Il comune denominatore? La mancanza di amore e di rispetto da parte della famiglia.
Come mai «il sesso che non sa amare» è distrutto quando perde l'amore? Perché deve ingoiare il boccone più ostico e amaro. Ecco perché.
Immaginate di perdere in un sol colpo tutti i vostri amici e conoscenti e di non poter parlare a qualcuno della perdita per più di tre minuti alla volta. Questo è ciò che può significare per un uomo il divorzio, o la morte della moglie: infatti spesso la moglie rappresenta per lui «tutti gli amici e i conoscenti», il suo unico e assoluto collegamento all'intimità. (Pensa di non poter ottenere più di tre minuti di tempo da un collega di lavoro per parlare del suo divorzio e spesso si tratta del suo «miglior amico».)
Dire - come fanno le terapeute femministe di fronte alla comunita terapeutica - che le donne sono più focalizzate sui rapporti e soffrono pertanto dì più della perdita di un rapporto equivale a dire che un uomo è più focalizzato sul denaro e dovrebbe quindi ricevere un miglior trattamento economico dopo il divorzio. Si approfitta così della socializzazione femminile e la si usa come giustificazione per ottenere un ulteriore vantaggio: la donna nei panni della «vittima». Con quale risultato? Ci preoccupiamo delle donne afflitte e isoliamo gli uomini afflitti, appesantendo l'atmosfera che induce gli uomini a suicidarsi. Come ebbe a dire una mia amica: «Quando mio nonno morì, la nonna si iscrisse immediatamente alla Greeley Widows' Society... Non ho mai sentito parlare di una associazione di vedovi». Non ci viene neppure in mente di organizzare gruppi di supporto per i vedovi, che non pensano certo a crearseli da soli.
Le donne si rifiutano di suicidarsi perché è un atto di egoismo?
«Il personaggio interpretato da Jimmy Stewart prende in considerazione il suicidio affinché la moglie possa riscuotere la sua polizza di 5000 dollari. Il film s'intitola La vita è meravigliosa. (Chissà che cosa farebbe se fosse orribile!)»
«Quando, agli inizi degli anni Ottanta, la crisi agricola portò divieti di ipoteca e bancarotte negli Stati settentrionali del Middle West, il tasso di suicidi tra i maschi agricoltori triplicò.»[23]
Quando, durante i seminali, parlo del tasso di suicidi tra gli uomini, c'è sempre una donna che domanda: «Il suicidio non è forse un atto di egoismo? Si lascia dietro persone che hanno bisogno di te e ti amano». È corretto - ma molto più corretto per le donne. Ecco perché. La donna che divorzia ottiene la custodia dei figli nel 90 per cento dei casi. Ha uno stretto rapporto quotidiano con le persone che ama, sente che hanno bisogno di lei. Ascoltando migliaia di donne e uomini i cui amici o i cui parenti si erano suicidati, ho notato che le persone che si sentono veramente amate e veramente necessarie raramente sì suicidano. Siccome è più spesso la donna ad abbandonare persone che, come ben sa, la amano e hanno bisogno di lei, è anche meno portata al suicidio.
Invece gli uomini si suicidano più spesso quando sono disoccupati o perdono i risparmi di una vita a causa di una crisi economica, perché allora l'uomo sente che, uccidendosi, «uccide il fa dello inutile». Per lui il suicidio non è perciò un atto di egoismo ma un atto d'amore - perché toglie un peso alle persone che ama. Così almeno vede la cosa in quel momento. Ma se pensa di poter guadagnare altro denaro - e non essere di peso - continui a vivere. E se qualcuno davvero lo convince che non sarà di peso neppure se continuerà a essere disoccupato, allora continuerà vivere.
L'unica soluzione per evitare il suicidio è far sentire all'uomo che si ha bisogno di lui in quanto essere umano. E non soltanto come portafogli ambulante. Quando gli uomini si sentono necessari soprattutto come fonte di reddito, tendono a suicidarsi quando il portafogli è vuoto.
Perché le donne «tentano» il suicidio più spesso degli uomini?
Perché la donna è tre volte più propensa dell'uomo a tentare suicidio? Si sente spesso dire che lo fa per attrarre su di sé l'attenzione, ma ciò non basta a farci comprendere che cosa si pro pone di ottenere richiamando l'attenzione: vuole diventare 1a priorità assoluta per coloro che ama, e non continuare a dar loro la priorità. È stanca di quella definizione dell'amore che consiste nell'essere sempre presente per gli altri, mentre gli altri no sono lì per lei. Ciò porta a un «tentativo» di suicidio, che in realtà non è un tentativo di suicidio ma piuttosto un segnale d'allarme, come la luce gialla del semaforo non è un tentativo di rossi ma un segnale che avverte del pericolo.
Molti uomini hanno un profondo bisogno di inviare segnali d'allarme, ma pensano di non avere nessun diritto di chiedere agli altri di salvarli dalla catastrofe che immaginano di essersi cercata, e pertanto evitano persino di far sapere di nutrire quel bisogno. Sanno inoltre che l'ammissione di un fallimento in realtà può produrre altri fallimenti, perché quando amici e colleghi ne vengono a conoscenza, automaticamente diminuiscono le assegnazioni e le promozioni, e aumenta dunque la possibilità di un disastro economico. Agli uomini resta ben poco spazio per tentare di chiedere aiuto agli altri. Quindi si chiudono nell'isolamento. Se ce la fanno, bene; se non ce la fanno, allora nessuno li amerà, diventeranno una nullità. Anzi, peggio di una nullità: saranno un peso.
Credo che gli uomini si suicidino quando o pensano che nessuno li ami né abbia bisogno di loro (e quindi non si può parlare di egoismo), oppure, peggio ancora, si convincono di essere di peso per coloro che amano.
Perché la «classe suicida» è la «classe arrivata»?
La «classe suicida» è per il 91 per cento formata da bianchi,[24] di solito istruiti e in genere appartenenti alla classe media. Sono la «classe arrivata», o almeno lo erano, prima di perdere il lavoro o i risparmi. Ma perché il suicidio, se ho detto e ripetuto che il catalizzatore è il non sentirsi amati, non sentirsi necessari? Perché gli uomini di successo diventano più dipendenti dal successo per ottenere amore. Quando perdono il successo, spesso temono di perdere l'amore. È vero? Be', di solito è in parte per questo e in parte per paura. Di solito è vero che la moglie forse non lo avrebbe considerato un buon partito se fosse stato un semplice impiegato di un supermercato; e anche che il successo necessario per trovare l'amore l'ha reso più esperto in successi che in amore; tuttavia, potrebbe anche essere che sottovaluta il vero amore della moglie o dell'amica. Comunque, dato di fatto e paure sono entrambi reali per lui; di qui la connessione tra uomini, amore, successo e suicidio. O, potremmo anche dire, la separazione tra uomini e vita.
Noto che Blondet seguita a propagandare la tesi secondo la quale "certe cose son tipiche dell'Italia" (implicitamente dice questo).Avrebbe dovuto dire l'Occidente.
Avrebbe dovuto dire l'Occidente.
12 settembre 2014
La mappa dei suicidi nel mondo
Secondo i dati forniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, muoiono in questo modo più di 800 mila persone all'anno
Il numero di suicidi nel mondo
Mercoledì 10 settembre è stata la Giornata mondiale di prevenzione dei suicidi, un evento organizzato dall’Associazione Internazionale di Prevenzione dei Suicidi (IASP). Il gruppo – impegnato nella sensibilizzazione e informazione riguardo questi temi – lavora in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che nelle settimane scorse ha diffuso una serie di analisi e mappe che mostrano il tasso di suicidi nel mondo secondo i dati disponibili più recenti, relativi al 2012. Ogni anno nel mondo circa 804 mila persone muoiono suicidandosi – una ogni quaranta secondi –, e molte di più sono quelle che tentano il suicidio: i suicidi si verificano a qualsiasi età, ma nel 2012, in particolare, sono stati la seconda causa di morte tra le persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni.
La prima mappa mostra, in ogni paese, il numero di suicidi per ogni 100 mila abitanti, sia uomini sia donne: la media globale è di 11,4 suicidi all’anno ogni 100 mila abitanti.
La seconda mappa mostra il rapporto tra i suicidi compiuti dagli uomini e i suicidi compiuti dalle donne, in tutto il mondo, paese per paese. La media globale, ogni 100 mila abitanti, è di 15 suicidi compiuti da uomini e di 8 suicidi compiuti da donne: il rapporto medio globale è di 1,9.
Dall’analisi dei dati disponibili emerge che il paese con il minor numero di suicidi al mondo è l’Arabia Saudita (0,4), seguita da Siria (0.4), Kuwait (0.9), Libano (0,9), Oman (1) e Giamaica (1.2); poi c’è l’Iraq (1.7), dove però è più elevato il tasso di suicidi compiuti da donne, contrariamente alla tendenza globale. I paesi con il tasso più elevato di suicidi sono invece Guyana (44,2), Corea del Nord (38,5), Corea del Sud (28,9), Sri Lanka (28,8), Lituania (28,2), Suriname (27,8) e Mozambico (27,4), seguiti da Nepal (24,9) e Tanzania (24,9).
In Europa i paesi con il minor numero di suicidi sono Azerbaijan (1,7), Armenia (2,9), Georgia (3,2), Grecia (3,8), Tagikistan (4,2), Cipro (4,7), Italia (4,7) e Spagna (5,1). Quelli con il numero più elevato sono Lituania (28,2), Kazakistan (23,8), Turkmenistan (19,6), Ungheria (19,1) e Bielorussia (18,3). I paesi col più elevato numero di suicidi al mondo, tra le donne, sono Corea del Nord, Guyana, Mozambico e Nepal; tra gli uomini sono Guyana, Lituania, Sri Lanka e Corea del Nord.
Un articolo sull’Economist – che ritiene in parte inaffidabili le statistiche sui suicidi, perché “molti, per ragioni culturali e religiose, non vengono registrati” – riporta alcune informazioni riguardo il caso particolare della Guyana, il paese che – oltre ogni ragionevole dubbio – ha di gran lunga il più elevato numero di suicidi all’anno ogni 100 mila abitanti (44, ). Il normale rapporto tra suicidi compiuti dagli uomini e quelli compiuti dalle donne – mediamente di circa 1,9 – nel caso della Guayana è sbilanciato in modo ancora più marcato a favore dei suicidi compiuti da uomini. Molti di loro, scrive l’Economist, assumono volontariamente erbicidi, che causano una morte piuttosto lenta e dolorosa; vivono in aree rurali; e sono prevalentemente uomini di mezza età e anziani. È vero che le condizioni economiche della Guyana non sono buone, premette l’Economist, ma c’è chi sta messo molto peggio senza tuttavia presentare dati statistici sui suicidi lontanamente paragonabili a quelli della Guyana.
Lo psichiatra Gerard Hutchinson – a capo del dipartimento di Scienze mediche e cliniche all’Università delle Indie Occidentali, a St. Augustine, in Trinidad e Tobago – sostiene che anche alcuni fattori chimico-ambientali possano in una qualche misura condizionare il dato statistico. Molti agricoltori e contadini guianesi potrebbero fare un uso eccessivo di erbicidi e insetticidi a base di organofosfati, che secondo diversi studi scientifici internazionali possono portare a comportamenti suicidi impulsivi. Un altro fattore determinante potrebbe infine essere la scarsa assistenza fornita alle persone a rischio di suicidio.
In realtà, caro Vicus, quello dei suicidi è un dramma che non riguarda solo l'Occidente.Si riferiva a questo:
Anzi, altrove è pure peggio.
http://www.ilpost.it/2014/09/12/mappa-suicidi-nel-mondo/
Al primo rispondo: la “cristiana pietà” per Michele bisognava averla prima. Adesso non serve. E’ solo sentimentalismo, una delle piaghe collettive italiane. Lo dimostra il secondo lettore: “Lei non sembra amare i giovani”. Naturalmente, per “amare i giovani” in Italia bisogna dirgli che sì, che hanno ragione, mantenerli infantili, compatirli, accarezzarli.