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Dialoghi => Natura maschile e natura femminile => Topic aperto da: Vicus - Aprile 17, 2025, 22:36:01 pm

Titolo: "Mi amo troppo per stare con qualunque uomo" spiegato bene
Inserito da: Vicus - Aprile 17, 2025, 22:36:01 pm
L’Io minimo è un’opera fondamentale di Christopher Lasch, sociologo e pensatore americano di fine secolo XX. Pubblicato cinque anni dopo La cultura del narcisismo, testo in cui l’edonismo contemporaneo, la ricerca di sé, l’egoismo, l’indifferenza verso il bene dell’umanità gli apparivano come i tratti salienti dello sradicamento prodotto dalla moderna società industriale,  segna una svolta nel pensiero di Lasch, tra i più acuti osservatori dell’ uomo occidentale contemporaneo.

L’io sovrano di ieri cede il posto all’io minimo, poiché la postmodernità annuncia una nuova condizione della società caratterizzata da poteri globali, dalla crescita di una “mente globale” e dalla “fine della speranza in un’azione politica capace di rendere via via più umana la società industriale.

La linea d’ombra diventa la mera sopravvivenza e la mentalità della sopravvivenza. L’ identità personale è un lusso, poiché “ implica radici, una storia personale, amici, una famiglia, il senso d’appartenenza a un luogo”. Con l’accentuarsi dello sradicamento l’io si contrae, si riduce a un nucleo difensivo armato contro le avversità. L’essere umano ripiega in “individualità assediata”, risposta difensiva prodotta della radicale trasformazione della società.

Per Lasch non saranno né “Narciso né Prometeo a guidarci fuori dalla condizione in cui ci troviamo”. Non ci salveranno il ripiegamento individualistico pago di sé-dell’immagine che di noi stessi ci costruiamo- Né il tuffo nel vasto mare aperto della tecnologia padrona, della sostituzione e della trasvalutazione soggettivistica dei valori.

Il problema è che Narciso si è impadronito delle ultime generazioni: centrate su se stesse, in fuga dal sociale e dalle relazioni, impaurite, attanagliate da un individualismo esasperato di massa che trasforma stili e comportamenti di vita.

Siamo immersi in quella che il sociologo Ulrich Beck chiama individualizzazione tragica. L’io minimo che aveva già sostituito la persona – il Sé e la rivendicazione di autocoscienza – perde la battaglia con l’Ego massimo, la concentrazione soggettiva di ogni desiderio, esperienza, volontà.

Ne è prova la frase scelta per il suo profilo social dalla povera Sara Campanella, la studentessa messinese uccisa da un giovane respinto: mi amo troppo per stare con chiunque.

Mi amo troppo per stare con chiunque", la frase profetica di Sara sulla pensilina Atm

Un po’ di immaturità, comprensibile alla sua età, molto conformismo. L’Io minimo trasformato in Ego massimo per mordere la vita, tutto subito, in base a desiderio, volontà sovrana e indiscutibile del momento. Nulla che non sia prescritto dal vangelo apocrifo del consumo fondato sul soggettivismo estremo, convinto di essere il padrone delle proprie scelte, in realtà indotte dal baccano esterno psichedelico (ovvero che modifica l’esperienza psichica).

Povera ragazza, meritava di vivere e rivedere nel tempo quell’egolatria insensibile. Povero- benché colpevole – il suo assassino che voleva, in uso o possesso, quel corpo e non sospettava che i dinieghi ripetuti fossero rivolti non solo a lui, ma alle relazioni, alle responsabilità, ai limiti imposti da ogni impegno. E povera, misera, una società che trasforma in slogan, con striscioni e cartelloni affissi in città, il suo pensiero ingenuo, manifesto di una società spappolata, incapace di aprirsi all’Altro.

Nella tragedia scespiriana Tito Andronico vi è una frase emblematica: “stolto Lucio, non ti accorgi che Roma è una gabbia di tigri”. Povera Sara, avevi ogni diritto di respingere il tuo aguzzino, ma un mondo dominato dall’Ego – il tuo e quello di ogni altro- è una gabbia di tigri. E di matti, poiché l’essere umano ridotto solo all’amore di sé è un folle che cammina e travolge tutto ciò che incontra.

Chi ama se stesso al di sopra di tutto, rinunciando ai sentimenti, al dare senza contropartita, all’incontro con l’altro, finisce nel cinismo, nell’egoismo, nel buio.

La somma di personalità di questo genere produce una non-società di soggetti in lotta contro tutti.

L’uomo che è lupo per l’altro uomo. Sara ne ha fatto tragica esperienza: nella guerra a somma negativa tra egoismi , vince il più forte o trionfa la distruzione. Nel suo caso, la fine di una giovane vita e la rovina di due famiglie. L’uomo è una creazione del desiderio, non del bisogno, scriveva il filosofo Gaston Bachelard. E il desiderio, pur nascendo dentro il Sé, è sempre proiettato all’esterno; non può fare a meno del rapporto con l’altro essere umano, conflittuale, difficile, ineludibile.

Un mondo di atomi autocentrati è insensato, cioè privo di senso. Per questo ci fa così male vedere la frase di una personalità ancora acerba esibita, brandita come bandiera di libertà.

Sara aveva il diritto di vivere proprio per aprirsi al mondo, sperimentare la comunità, l’amore come donazione. In un brano de Il Maestro e Margherita, uno dei vertici della letteratura del Novecento, Michail Bulgakov scrive: “l’amore ci balzò addosso come un assassino sbuca fuori da un vicolo, quasi uscisse dal centro della terra e ci colpì nello stesso istante. “

Non dovevi stare necessariamente con qualcuno, Sara, tanto meno con chi non volevi, ma sei morta, ahimè, senza sperimentare la bellezza della relazione, dell’apertura all’altro, che da giovani significa soprattutto aderire a una causa, a un’idea, a una persona,a una visione del mondo condivisa con altri, provare dei sentimenti e delle avversioni, voler bene, amare con la totalità dell’età e il sapore della scoperta, qualcosa che il cuore serba per tutta la vita.

Per questo odiamo una società che alleva personalità narcisistiche, innamorate della propria immagine, ed insieme egoistiche, incapaci di vivere per qualcuno o qualcosa . E’ una civiltà arida, una terra desolata, guasta, che insegna a non uscire dalla dimensione individuale, chiusa, incapace di pronunciare la parola “noi”. Impossibilitata, temiamo, a riflettere, meditare, poiché prigioniera di sensazioni, istinti, pulsioni trasformate in omandi. Quelli che spingevano Sara a un‘esistenza fondata su se stessa, quelli che hanno indotto l’assassino a uccidere come atto distruttivo, nichilistico, l’assurda ripicca contro un no. Ed è proprio l’Ego massimo combinato con l’Io minimo a non saper elaborare il rifiuto, a cui non ci preparano più la società permissiva e iper competitiva, la famiglia spezzata, le istituzioni assenti, le chiese sbarrate alle domande esistenziali.

La perdita di religione non è solo estraneità alla trascendenza, è taglio dei legami. Religio significa questo, in origine: essere legati, riconoscere un destino comune, sapere di non essere monadi gettate nel mondo.

Da una parte viviamo l'inautenticità di un mondo impersonale e gregario, un regno dell’uomo-massa dove l’uomo-persona perisce, annegato nell’Ego. Dall’altro lato, l’ansia che attanaglia l’uomo privo di qualsiasi dimensione sacra, esterna, irrimediabilmente solo, che strappa sia le radici che lo ancorano nel tempo, sia i legami che lo uniscono allo spazio  della famiglia e della sua comunità. Un’ansia, un timore di perdere opportunità e piaceri che spinge alla corsa, all’agitazione, all’innalzamento continuo delle aspettative individuali e vede l’altro come nemico, un concorrente spietato nella conquista di esperienze.

L’esistenza è vista esclusivamente nella prospettiva soggettiva. Gli esseri umani si trasformano in massa impersonale di soggetti isolati, nemici. La diffusione di questo stato mentale solipsistico provoca l’ansia di vivere sensazioni sempre nuove e cancella l’intimo desiderio di vivere con gli altri, aprirsi, formare una famiglia, o, con le parole di Sara, stare con qualcuno.
E’ la polverizzazione della famiglia, della comunità, delle relazioni- precarie, provvisorie, liquide- che getta nell’ansia oppure è il clima di ansia di massa a screditare i legami? L’uno e l’altro, con la conseguenza dell’ isolamento interiore unito alla promiscuità e al frastuono esteriore.

Connettersi è sempre più un gesto meccanico, legato all’artificiale, non un’esigenza del cuore. L’ansia che rode diventa angoscia che blocca. Di qui la sfiducia reciproca, la volontà di non aprirsi ai sentimenti, di non mettersi in gioco . Il materialismo individualista rinuncia alla dimensione comunitaria della vita sino a negare i legami, idolatrare se stessi, non guardare verso l’alto, odiare il compito naturale di trasmettere la vita e la civiltà comune. E’ una crisi di speranza provocata dal neoliberismo rampante, un regime economico sociopolitico trasformato in malattia spirituale che annulla la speranza, chiude in se stessi e produce ansia da prestazione, angoscia da sovraccarico.

Etimologicamente, la parola angoscia evoca qualcosa di stretto, angusto. La ristrettezza, l’orizzonte gretto, il paraocchi centrato sul proprio Io minimo sono caratteristiche di un sistema disumanizzata da cui sono bandite la generosità, la spontaneità, la fiducia.

Sara, come milioni di altri, non voleva “stare con chiunque” per assenza di fiducia. Non a torto riconosceva negli altri le barriere che lei stessa innalzava nei confronti dei sentimenti.

Vittima di una società di vite ortopediche non più sostenute dalla speranza. Ci si apre agli altri perché si confida in loro. Si può sbagliare, ma questa è la vita. Il sistema impone la pianificazione individualistica, l’ottimizzazione, la redditività, anche nelle passioni e negli affetti . Il dono, l’apertura, la gratuità, in definitiva la fiducia, non sono previsti.

La miscela esplosiva di Io minimo e Ego massimo   una conseguenza della mancanza di fiducia, cioè di fede. Con il lessico di Girgio Agamben , zòe – nuda vita, dimensione esclusivamente materiale, biologica, individuale dell’esistenza- contro bìos, la pienezza dell’esistenza dell’ uomo, l’ animale sociale che ha bisogno dell’altro, della comunità, dello spirito e dell’amore come dell’aria che respira.

https://www.maurizioblondet.it/lio-minimo-lego-massimo-e-femminicidi/
Titolo: Re:"Mi amo troppo per stare con qualunque uomo" spiegato bene
Inserito da: Massimo - Aprile 18, 2025, 01:23:07 am
E vogliamo scommettere che questo sarà il NUOVO MANIFESTO dell'umanità femminile moderna, perfettamente in linea con la società neoliberale costituita da individui isolati che in quanto tali non formano, non possono e non vogliono formare la società, come già la celebrava e la esaltava Margareth Thatcher? Essa sarà anzi celebrata tra poco come la "martire" da ammirare e da imitare della società nichilista che non ammette nulla al di fuori e di diverso dal nulla.
Titolo: Re:"Mi amo troppo per stare con qualunque uomo" spiegato bene
Inserito da: Vicus - Aprile 18, 2025, 02:19:07 am
Non sono capaci di scarabocchiare un manifesto, a meno che qualche regista del femminismo non glielo detti.
E' assodato che la Thatcher non era simpatica neppure alla Corona.

Se c'è un compito fondamentale che l'umanità ha di fronte (mi verrebbe da dire gli uomini, ché sulle donne non conterei, lasciando ponderare le ragioni) è rifondare la comunità. Pochi ne parlano (troppo occupati a montare siti su come rimorchiare e altre distrazioni di massa) ma per quanto incredibile appaia, è essenziale per la sopravvivenza del genere umano.
Per Ortega y Gasset la società era un organismo vivente, di cui vedeva la decadenza, per esempio, nel progressivo cadere in disuso del saluto, che impedisce ai passanti di aggredirsi. Oggi, come apprendiamo dalla cronaca, è stato rimpiazzato dai pugni in testa dell'immigrato cui non dai abbastanza.
Malgrado la rete (per restare all'androsfera) parli di gazebi, concioni in luoghi istituzionali e più squallidamente di mirabolanti avventure con straniere belle come urì, la realtà è quella che vediamo tutti intorno a noi: coppie fragili e più spesso inesistenti, procreazione azzerata, assenza di spazi maschili che non siano virtuali. Qualcosa da fare ci sarebbe sicuramente
Titolo: Re:"Mi amo troppo per stare con qualunque uomo" spiegato bene
Inserito da: Massimo - Aprile 18, 2025, 15:36:34 pm
Quello che resta da fare è aspettare il crollo dell'attuale sistema economico e finanziario. Solo dopo si potrà ricominciare daccapo e ricostruire la società dalle fondamenta come intendi suggerire tu. Come d'altra parte si è fatto in Europa nel Medioevo dopo la caduta dell'Impero Romano.
Titolo: Re:"Mi amo troppo per stare con qualunque uomo" spiegato bene
Inserito da: AnimaZen - Aprile 20, 2025, 15:23:15 pm
Ma questa Sara mi risulta che fosse fidanzata con un altro (se ho capito bene),quindi era l'assassino che rifiutava,non è che volesse stare sola. In ogni caso,credo che qualsiasi persona non voglia "stare con chiunque",senò passa l'idea per cui 1 vale l'altro (che neanche è giusta).
Il problema,secondo me,è che l'uomoccidentale,reso rammollito dal tipo di educazione che riceve (immagino senza figure maschili di riferimento,ecc),non riesce a tollerare neanche un rifiuto,cosa a cui l'uomo è stato sempre un po' abituato e che,in epoche passate,a stento lo scalfiva + di tanto. Si è diffusa questa idea malsana per cui tutto è ottenibile facilmente (intimità compresa),che basti il messaggino su Tinder per avere accesso a qualsiasi ragazza (perché magari l'amico lo ottiene),perché le ragazze sono promiscue e concedono tutto a tutti (perciò è stato sbagliato diffondere questo tipo di messaggio) e quindi la frittata è fatta.
Da quello che ho sentito,la mammina di questo qui lo avrebbe perfino aiutato... magari ancora gli faceva la pappina,perché no.
Un uomo di valore,un uomo forte e cresciuto come si deve si sarebbe fatto scivolare tutto addosso e non si sarebbe mai rovinato il futuro per una che gli diceva no.
Io continuo a sostenere che il problema sta nel come vengono allevati oggi i ragazzi (sia maschi che femmine),senza + figure maschili,senza + famiglie solide,ecc.