Forum sulla Questione Maschile
Off Topic => Off Topic => Topic aperto da: Animus - Novembre 21, 2010, 15:28:26 pm
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Qualcuno ha mai letto 'dialettica della natura' di Engels?
Non sapevo che nella terza parte espone un punto di vista analogo (praticamente identico) a quello che ho esposto anch'io, e per questo lo trovo interessante... da approfondire:
IN NATURA UNO NON E' UGUALE A UNO
un uomo non è mai uguale ad un altro, così un cane, un gatto, un carciofo, un albero.
Nemmeno noi stessi siamo uguali a noi stessi in quanto, in ogni attimo avviene il nostro invecchiamento.
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/la/cula2e09.htm
Il pensiero razionale occidentale si fonda su un falso, cioè che A=A sia davvero un’espressione dotata di senso, mentre in realtà, non significa nulla[1].
Da un punto di vista fisico, non esiste niente che si possa dire essere uguale a se stesso
http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/aphorismen/msg1035/#msg1035
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Voglio vedere se Engels ha esposto questo concetto con un rigore logico-filosofico superiore al mio... :shifty: :P
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E non è la sola coincidenza, c'è anche questa:
1) LEGGE DELLA TRASFORMAZIONE DELLE QUANTITA' IN QUALITA'.
Engels afferma e dimostra: i piccoli cambiamenti non sono sufficienti a modificare la qualità.
(sempre da link su Engels)
L’analisi matematica[5] si regge su un principio fondamentale, ovvero quello di ignorare le differenze infinitesime, e pare che da un punto di vista materiale, quantitativo, le cose continuino a funzionare lo stesso, anzi, si semplificano[6]
6- Vi è una chiara analogia con la parte infinitesima di materia del gamete maschile rispetto all’apporto materiale femminile.
(sempre da link su Aphorismen)
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Che dire ... è interessante vedere le conclusioni a cui arriva (dalle stesse premesse).
Pare pero' che il libro non sia più disponibile presso l'editore. :cry:
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Son riuscito a trovare il libro in biblioteca, probabilmente l'unica copia in tutte le biblio di milano, leggero' e magari ci scrivero' qualcosa.
Tra l'altro questo è il testo, la base teorica, da cui poi Marx ha 'dedotto' il materialismo storico.
Cmq una cosa la posso già dire, per adesso l'unica vicinanza con Engels.
Anch'io ho provato a spiegare, ad alcuni amici, che A non è uguale ad A, ma non c'è stato niente da fare....mi guardavano con gli occhi sbarrati. :blink:
E' il destino dei figli di Eraclito, non a caso soprannominato l'oscuro, quello di non essere capiti.
:cry:
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Si l'ho letto. Da quel che ricordo il concetto che uno non è uguale a uno o che A non è uguale ad A vuol dire che la parola "uno" e la parola "A" indicano solo delle categorie, dei concetti astratti non gli enti concreti. Gli enti concreti non sono mai uguali tra loro ma sono ricompresi nella nostra mente in categorie che possono, queste, essere le stesse di altri enti.
Sarebbe a dire che ciò che viene compreso in "uno" appartiene alla stessa categoria di enti che vengono ricompresi anch'essi in "uno", ciò che è compreso nella categoria "A" appartiene alla stessa categoria di ciò che analogamente è compreso nella stessa categorai "A".
O almeno io così ricordo, si tratta di cose che ho letto anni fa e la mia vecchai memoria è un po' arrugginita.
E se non sbaglio una cosa simili la dice anche Russell nel libro "Introduzione alla filosofia matematica".
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Va bene Giubizza, ma il concetto è in realtà ancora più semplice (non scomodiamo le categorie e Russell).
In natura l'uguaglianza non esiste.
Non è vero?
Mi si trova allora qualcosa, di concreto (da una montagna ad un atomo), che si possa dire essere uguale (che significa in tutte le sue proprietà/caratteristiche) ad un'altra.
Ma in realtà dicendo che A<>A (A non è uguale ad A) spingo la differenza ancora oltre.
Non solo dico che un entità reale non è uguale ad un altra, a nessun'altra, ma che... non è uguale neppure a se stessa!!
:rolleyes:
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La sparo grossa se dico che di fatto l'uguaglianza non esiste?
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Infatti non esiste, è un concetto puramente psicologico.
Io sono Io è non sono un altro.
Insomma è la coscienza che si riflette, si riconosce, su se stessa come unità.
Ecco cosa significa A=A, il principio d'identità, la genitrice e di tutte le uguaglianze. :)
Un piccolo aneddoto.
Un tale, certo Rudolf Carnap agli inizi del secolo scorso (intorno agli anni '20) cerco' di elaborare una teoria del mondo fondandola interamente sulla logica.
Alla fine del suo lavoro, comunque notevole, per sua stessa ammissione, Carnap lo riconobbe insoddisfacente, perchè la sua teoria appariva come una mescolanza di elementi logici e psicologi , insomma, non era riuscito ad eliminare del tutto quelli psicologici.
E non ci era riuscito per una ragione precisa: perchè alla base non ci sono, come credeva lui, i principi logici .... ma quelli psicologici.
Insomma è la logica che si fonda/deriva dalla psiche (la coscienza) ... non il contrario!
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Ma tutto ciò non è logico! :hmm:
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La sparo grossa se dico che di fatto l'uguaglianza non esiste?
Ma se non esiste l'uguaglianza, allora esiste solo la diversità? :hmm:
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XRed.
Perchè?
Ma se non esiste l'uguaglianza, allora esiste solo la diversità?
Elementare .... Watson.
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Ragazzi, stampatevelo bene in testa come un marchio a fuoco.
C'è stato solo uno (in occidente) che ha detto la verità.
Lui.
Purtroppo, non ha avuto nessuna fortuna ... non l'hanno capito. :(
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Ma se non esiste l'uguaglianza, allora esiste solo la diversità? hmm
Elementare .... Watson.
Se esiste solo la diversità, la si deve quindi rispettare tacitamente?
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Si puo' anche non rispettarla.
Certo, poi come si suol dire, chi è causa del suo male ... mal pianga se stesso.
Ragazzi, lo so che non è facile, certi concetti sono intrinsecamente difficili, ma bisogno fare uno sforzo, cercare di cogliere almeno il concetto di sintesi, la morale della storia.
E' tutto scritti quì: http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/aphorismen/msg1035/#msg1035
La storia dell'occidente, è l'affermazione di un principio contronatura (cioè che non esiste in natura)...quello dell'uguaglianza.
E questi infatti .... sono i risultati.
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Ho trovato questo video di Galimberti che forse servirà a spiegare un po' meglio il concetto.
So bene che a molti non è simpatico, ma a prescindere dalla posizione politico/ideologica (che si colloca sull'altra sponda) non si puo' non riconoscerli una statura culturale ... considerevole... enorme (padroneggia infatti tutti i campi del sapere delle cosiddette scienze umane, antropologia, psicologia, filosofia, sociologia)
Si presti in particolar modo attenzione al minuto 7-8 (differenza oriente/occidente).
Ovviamente consiglio la visione non solo della prima parte (il video che segnalo), ma tutti i successivi (dovrebbero essere otto)
Questa, secondo me, è davvero una lectio magistralis.
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http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/aphorismen/msg23309/#msg23309
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Comunque, ritornando un attimo alla logica, io direi che questa è una funzione della nostra mente e mi azzardo a dire che forse non è neanche la più importante e di certo non è la più fondamentale.
La natura, la reltà delle cose, non è né logica né illogica. Siamo noi a rendere logiche o illogiche le cose.
C'è poi da aggiungere anche che la nostra mente è a sua volta un prodotto della natura e che quindi c'è un rapporto, appunto, dialettico tra mente e realtà. La realtà ha prodotto e produce la mente, la mente RIproduce la realtà per utilizzarla per vivere.
Se non ricordo male lo stesso Marx asseriva che l'Uomo è quella parte della natura che prende consapevolezza di sé. A sua volta all'interno della categoria "Uomo" ci sono parti e individui che hanno diversi tipi e diversi gradi di consapevolezza di sé e del mondo.
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Si puo' anche non rispettarla.
Certo, poi come si suol dire, chi è causa del suo male ... mal pianga se stesso.
Ragazzi, lo so che non è facile, certi concetti sono intrinsecamente difficili, ma bisogno fare uno sforzo, cercare di cogliere almeno il concetto di sintesi, la morale della storia.
E' tutto scritti quì: http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/aphorismen/msg1035/#msg1035
La storia dell'occidente, è l'affermazione di un principio contronatura (cioè che non esiste in natura)...quello dell'uguaglianza.
E questi infatti .... sono i risultati.
Impossibile cogliere una morale là dove una morale non c'è.
E se c'è, qual'è? Siamo diversi, ma uguali, ma posso rispettare la diversità, ma anche no; siamo diversi ma anche uguali, e poi posso fare quel che ca**hio voglio. :D
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e poi posso fare quel che ca**hio voglio. :D
:rofl1: :rofl1: :rofl1:
Questa filosofia di vita "silviesco/briatoresca" è affascinante...
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Ragzzi, Red e Fazerante, se continuate a scrivere banalità vi cancello i posts. :mad:
Almeno Giubizza ci prova...
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certo, tocca avere il giusto animus.
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:rofl1: :rofl1: :rofl1:
Questa filosofia di vita "silviesco/briatoresca" è affascinante...
Al di là di Silvio & C., mi ricorda tanto la filosofia dell'anarchico individualista e mi viene in mente (chissà perchè) la figura (notevole, comunque) di Renzo Novatore,
http://www.novatore.it/
...il quale era una sorta di D'annunzio, in piccolo e con qualche variante; quest'ultimo era poi una sorta di "Nice", in piccolo e con qualche variante.
« Oggi cerco un'ora sola di furibonda anarchia e per quell'ora darei tutti i miei sogni, tutti i miei amori, tutta la mia vita. »
(Renzo Novatore)
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Il tutto è ovviamente una mia libera interpretazione, provvisoria.
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Non capisco cosa abbia detto Animus di tanto "scandaloso"...
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Non capisco cosa abbia detto Animus di tanto "scandaloso"...
Ma che stai a scherzà?
Gli ho detto che tutto quello in cui credono/hanno creduto è falso, che i loro rispettabili maestri, di pensiero e scienza, sono i capi degli ingannatori, che tutta la concezione del mondo che hanno è basata su un falso (Il pensiero razionale occidentale si fonda su un falso), e dunque sono false le idee che possono produrre ... cioè solo idee e sentimenti da falsari (perchè fondati su un concetto falso eppure davvero imprescindibile a tutto cio' che gli viene costruito sopra), dato che è ovvio che togliendo le fondamenta, viene/verrebbe giù tutto il castello.
Cioè....mi pare ovvio che il buttare tutto a tarallucci e vino, sia la cosa più 'ragionevole'... ^_^
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Secondo te qual è l'origine primaria di questo falso? E quali sono i motivi per cui è stato originato?
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Io le cose le ho scritte, link, articoli, etc.
Se poi nessuno si prende la briga di leggerli...
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Intendevo una sintesi. Comunque ok, darò un'occhiata.
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Intendevo una sintesi. Comunque ok, darò un'occhiata.
Cmq sono arrivato ormai a pag. 180 e de vo dire che sta 'dialettica della natura' di Engel è davvero deludente non la consiglio a nessuno.
Cioè, è semplicemente il punto dell'arte della conoscenza scientifica raggiunta nell'800.
Più che un libro di filosofia, è un testo di fisica.
Speriamo sia piu' interessante negli ultimi capitoli perchè fino adesso...:blink: :cry: :doh:
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Sono oramai oltre pag. 220 e confermo che continuo a trovarlo deludente.
Non lo so, sarà un limite mio ma tra i Nietzsche/Hegel e i Marx/Engels c'è un abisso, li sovrastano di 100 volte.
Il concetto più interessante di Engels che ho trovato fin ora, è quello del pappagallo (l'uccello dalla voce più brutta è quello che meglio imita la voce umana). :cry:
Per il resto è, ripeto, il riassunto delle conquiste scientifiche del tempo, un po' in tutti campi, mentre qui pochi concetti filosofici che vi sono presenti, sono stati TUTTI rubacchiati ... a Hegel.
LEGGE DELLA TRASFORMAZIONE DELLE QUANTITA' IN QUALITA'.
Engels afferma e dimostra: i piccoli cambiamenti non sono sufficienti a modificare la qualità.
In realtà è un falso.
E' Hegel che evince (non so se lo dimostra, non ho letto la scienza della logica di Hegel) che ad un cambio quantitativo si ha un cambio qualitativo.
E' sempre Hegel la legge di compenetrazione degli opposti, ed è ancora di Hegel la legge della negazione della negazione (quella per cui uno non è uguale a uno).
di Friedrich Engels un testo scientifico fondamentale che il "potere" in connubio col revisionismo ha sottratto alla conoscenza dei lettori
Falsari....
Derl resto l'ho detto e scritto piu' e piu' volte, che i veri cristiani...sono i socialisti.
:doh: :cry:
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mentre qui pochi concetti filosofici che vi sono presenti, sono stati TUTTI rubacchiati ... a Hegel.
In realtà è un falso.
E' Hegel che evince (non so se lo dimostra, non ho letto la scienza della logica di Hegel) che ad un cambio quantitativo si ha un cambio qualitativo.
0" - 3'10''
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Devo spezzare una lancia pero' in favore di Engels, nel senso che lui non nega mai che tutti i principi teorici che utilizza sono stati formulati da Hegel, che cita in continuazione, e non fa a meno di elogiarlo:
"l'intima verità e necessità di tale raggruppamento diverrà evidente a chiunque studi a fondo il geniale sviluppo esposto nella grande Logica di Hegel" (pag. 234)
"tutt'e tre le leggi della dialettica sono state sviluppate da Hegel" (pag 77)
Evidentemente sono stati i suoi seguaci, i marxisti (ricordiamo che a sua volta Marx per la teoria del materialismo storico si basò sugli scritti di Engels), ad avergli attribuito meriti e affermazioni, che lui stesso non ha mai nè avuto nè affermato.
Così come l'opposizione con Hegel (ripeto non fa altro che elogiarlo) che da questo testo non si evince in nessun modo.
Insomma, deve essere stato .. ... il Marx.
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Ma che stai a scherzà?
Gli ho detto che tutto quello in cui credono/hanno creduto è falso, che i loro rispettabili maestri, di pensiero e scienza, sono i capi degli ingannatori, che tutta la concezione del mondo che hanno è basata su un falso (Il pensiero razionale occidentale si fonda su un falso), e dunque sono false le idee che possono produrre ... cioè solo idee e sentimenti da falsari (perchè fondati su un concetto falso eppure davvero imprescindibile a tutto cio' che gli viene costruito sopra), dato che è ovvio che togliendo le fondamenta, viene/verrebbe giù tutto il castello.
Cioè....mi pare ovvio che il buttare tutto a tarallucci e vino, sia la cosa più 'ragionevole'... ^_^
guardate che tutto si fonda su un falso, senza del quale però saremmo tutti solo animali. io fossi in voi mi terrei il falso.
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Si però il falso si fonda sul vero. E quindi il vero non è vero che sia falso. Cioè... senza saremmo tutti aria, ricordate.
E poi io me lo terrei. Il vero. O il falso. Mah. ..Fate voi, uno dei due.
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Scusa Nino, al di là di tutto, io non ti seguo affatto. Se tutto si fonda sul falso, cos'è il vero?
E perchè scrivi "fossi in voi" ? Tu sei noi, perchè fai parte del gruppo, cioè di questa comunità.
Nino, per me non ci sono tremila verità, nel mondo umano esistono solo tre regole fondamentali: quelle naturali, quelle sociali e quelle legali. Solo su queste ci è permesso indagare, non c'è niente altro sotto questo cielo.
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Edit
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Eh eh...quoto gli ultimi due post, di Red e ninonino.
A nino rispondo che senza il falso, più che essere animali saremmo .. morti.
Ed ad entrambi, con un altro afo, del solito Nietzsche
L'uomo preferisce ancora volere il nulla piuttosto che non volere nulla.
E' la stessa cosa?
No, non lo è affatto.
Significa che l'uomo preferisce volere la diminuzione (di se stesso) , la negazione, l'annientamento, la devastazione (cio' che io chiamo il falso), piuttosto che l'orrore di non volere nulla...
Se lo capite, avete già fatto un grosso passo avanti....
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L'uomo preferisce ancora volere il nulla piuttosto che non volere nulla.
E questa è cmq la differenza tra un Nietzsche e un Marx, tra chi fonda la propria filosofia sulla psiche e chi ... sui beni materiali.
Un abisso.
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Si però il falso si fonda sul vero. E quindi il vero non è vero che sia falso. Cioè... senza saremmo tutti aria, ricordate.
E poi io me lo terrei. Il vero. O il falso. Mah. ..Fate voi, uno dei due.
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Scusa Nino, al di là di tutto, io non ti seguo affatto. Se tutto si fonda sul falso, cos'è il vero?
E perchè scrivi "fossi in voi" ? Tu sei noi, perchè fai parte del gruppo, cioè di questa comunità.
Nino, per me non ci sono tremila verità, nel mondo umano esistono solo tre regole fondamentali: quelle naturali, quelle sociali e quelle legali. Solo su queste ci è permesso indagare, non c'è niente altro sotto questo cielo.
ti sfugge una dimensione, quella individuale, altrimenti saremmo solo animali, e continui a non volerlo capire. senza la dimensione individuale non hai né quella sociale, né quella legale. senza la dimensione individuale hai solo la natura, e quella non basta a renderti uomo. il voi è riferito a quelli come te che dimostrano di non voler capire ciò.
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Ho capito il vostro punto di vista, ho capito la questione del cambiamento qualitativo in conseguenza ad un aumento quantitativo, ho capito la questione del volere nulla e del non volere nulla, ma ancora mi chiedo (e scusate la mia ignoranza): Ma nei fatti cosa contano queste considerazioni? Quale utilità hanno questi concetti?
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Ho capito il vostro punto di vista, ho capito la questione del cambiamento qualitativo in conseguenza ad un aumento quantitativo, ho capito la questione del volere nulla e del non volere nulla, ma ancora mi chiedo (e scusate la mia ignoranza): Ma nei fatti cosa contano queste considerazioni? Quale utilità hanno questi concetti?
dunque, vediamo un po'. il concetto altro non è che la consacrazione, o in alcuni casi il corroboramento, del senso del significato, del significato del senso, del significato del significato e del senso del senso, il tutto al di fuori del nonsenso, altrimenti non c'ha senso.
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E il concetto che in natura uno non è uguale a uno è "vero a metà", perché se osservassimo le differenza infinitesimali questo sarebbe certamente vero, eppure con un certo grado di approssimazione possiamo affermare che un atomo di idrogeno ha le stesse identiche caratteristiche di un altro atomo di idrogeno, e così via. Noi esseri umani applichiamo queste approssimazioni per comodità, qualora le differenze non comportino errori da approssimazione rilevanti.
L'uguaglianza è certamente un'approssimazione per definizione. Il dilemma sta nel dove voler far cadere questa approssimazione. Voler dire che tutti gli uomini sono uguali, è un'approssimazione talmente grossolana che solo un pazzo potrebbe fare, poiché implica conseguenze pratiche (per noi) enormi, mentre affermare che tutti gli atomi di idrogeno sono identici non implica che la loro infinitesimale differenza comporti un fenomeno rilevante e/o conseguenze tangibili nella nostra vita di tutti i giorni.
Quindi, è certamente vero che uno non è mai uguale a uno. Ma è anche vero che a noi, per approssimazione, fa comodo pensare che sia così quando ci possiamo permettere, nella pratica, di ignorare tale assunto.
La domanda non è: Davvero esiste qualcosa di uguale? (perché la risposta la sappiamo già)
Ma diventa: Quando ci conviene affermare che A è uguale a A e quando A NON è uguale ad A?
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dunque, vediamo un po'. il concetto altro non è che la consacrazione, o in alcuni casi il corroboramento, del senso del significato, del significato del senso, del significato del significato e del senso del senso, il tutto al di fuori del nonsenso, altrimenti non c'ha senso.
E' un discreto sofisma. Ti spiace se lo inserisco nel 3D apposito?
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dunque, vediamo un po'. il concetto altro non è che la consacrazione, o in alcuni casi il corroboramento, del senso del significato, del significato del senso, del significato del significato e del senso del senso, il tutto al di fuori del nonsenso, altrimenti non c'ha senso.
Leggere questa tua risposta alla svelta ha scatenato in me un senso di presa in giro... :ohmy:
Non si può parlare ad esempi ed esplicitare il concetto senza tanti giri di parole? :hmm:
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E il concetto che in natura uno non è uguale a uno è "vero a metà", perché se osservassimo le differenza infinitesimali questo sarebbe certamente vero, eppure con un certo grado di approssimazione possiamo affermare che un atomo di idrogeno ha le stesse identiche caratteristiche di un altro atomo di idrogeno, e così via. Noi esseri umani applichiamo queste approssimazioni per comodità, qualora le differenze non comportino errori da approssimazione rilevanti.
L'uguaglianza è certamente un'approssimazione per definizione. Il dilemma sta nel dove voler far cadere questa approssimazione. Voler dire che tutti gli uomini sono uguali, è un'approssimazione talmente grossolana che solo un pazzo potrebbe fare, poiché implica conseguenze pratiche (per noi) enormi, mentre affermare che tutti gli atomi di idrogeno sono identici non implica che la loro infinitesimale differenza comporti un fenomeno rilevante e/o conseguenze tangibili nella nostra vita di tutti i giorni.
Quindi, è certamente vero che uno non è mai uguale a uno. Ma è anche vero che a noi, per approssimazione, fa comodo pensare che sia così quando ci possiamo permettere, nella pratica, di ignorare tale assunto.
E' così, sono assolutamente d'accordo.
Tutta la scienza è un'approssimazione, ma a volte è un'approssimazione talmente infinitesimale che se ne può non tener conto.
Il mio ex insegnante di fisica (che continuo a citare perchè per me era un genio- credo la persona più intelligente che abbia conosciuto) era solito dire che anche nelle leggi fisiche nn abbiamo mai certezze, al massimo delle probabilità; se lanciamo un sasso verso l'alto ...non è certo, ma bensì è molto probabile che ricada verso il basso. E' di quella probabilità che ci dobbiamo interessare, invece quello 0,000...1% di probabilità che per qualche motivo non ricada verso il basso non ci deve interessare, se non in "secondissima" battuta
voler ricondurre ogni fenomeno alla sola nostra percezione soggettiva è invece un sofisma, ovvero qualcosa che non ha alcun significato nel mondo esterno a noi.
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dunque, vediamo un po' di spiegare. il mio non è un sofisma. il prof di fisica ha ragione da vendere. l'approssimazione caratterizzante l'identità tra due entità puo anche esser trascurata nella maggior parte dei casi. essa si prenderà invece in operativa considerazione solo in qualche caso particolare in cui si rivela significativa. a questo punto quindi non riesco io a capire come mai sia tanto imbarazzante considerare tutti gli esseri umani uguali. tanto assodato questo si dovrà pur sempre sancire che sono anche diversi, così la sacra unicità di ciascun singolo c***one è fatta salva. a guisa di obiter dictum, i miei interventi non sono off topic, quindi se uno non li capisce basta che chieda. presa in giro de che? mi limitavo ad apostrofare l'involuto procedere, incedere e circumcedere mentale oggi imperante nella modernità imperversante.
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Eh eh...quoto gli ultimi due post, di Red e ninonino.
A nino rispondo che senza il falso, più che essere animali saremmo .. morti.
Ed ad entrambi, con un altro afo, del solito Nietzsche
L'uomo preferisce ancora volere il nulla piuttosto che non volere nulla.
E' la stessa cosa?
No, non lo è affatto.
Significa che l'uomo preferisce volere la diminuzione (di se stesso) , la negazione, l'annientamento, la devastazione (cio' che io chiamo il falso), piuttosto che l'orrore di non volere nulla...
Se lo capite, avete già fatto un grosso passo avanti....
volere il nulla, mio caro, non significa volere la diminuzione di se stesso, o la devastazione di chissacché, significa vivere, significa evitare di non voler nulla, che corrisponde piu o meno a vegetare, quindi peggio degli animali. questo nulla di cui parli tu è il senso dell'essere. per dirla contro schopenhauer, è infinitamente più dignitoso pensare di passar la vita camminando anziché evitando di cadere. ecco vedi l'uomo per esistere preferisce agire, fare il nulla piuttosto che evitare di agire, fare qualsiasi cosa. insomma l'uomo che vive tenta in tutti i modi (compreso anche il non riuscirci) di esorcizzare la morte. vivere in questo senso equivale a non morire. sempre e comunque finché possiamo, ben sapendo che morir dovremo.
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In un mio testo universitario c'era un esempio molto interessante per spiegare come è fatta la scienza.
In chimica, esiste l'assunto per cui se un gas è posto in un recipiente esso si espanderà fino ad occupare tutto lo spazio disponibile.
Eppure, la scienza non dice che ogni volta che un gas viene posto in un recipiente esso occuperà in ogni istante l'intero volume con le sue particelle.
Ecco infatti qual'era l'esempio per spiegare come ogni conclusione scientifica sia in realtà un'approssimazione:
Abbiamo due camere di volume identico, collegate fra di loro da un tubo in cui è presente una valvola. In una delle due camere è presente un gas, mentre l'altra è totalmente vuota.
A un certo punto, si decide di aprire la valvola e il gas si espande anche nell'altra camera, occupando il volume totale delle due camere e del tubo di congiunzione.
A questo punto ogni chimico ti direbbe che il gas è presente in ogni angolo dell'intero volume con un numero di particelle uguale (tutte le particelle occupano lo stesso volume disponibile).
Ma... questa è un'approssimazione. Secondo una legge fondamentale della chimica, un gas occupa il volume disponibile distribuendosi omogeneamente. Eppure, le particelle del gas si muovono, e quindi non è vero che in ogni istante abbiamo lo stesso numero di particelle di gas in ciascuna camera.
Quindi mentre a noi fa comodo dire che, per esempio, abbiamo 100 particelle di gas nella prima camera per ogni 100 particelle di gas nella seconda, in realtà, nella pratica, le particelle di muovono e in determinati istanti capita (con una probabilità calcolabile e definita) che nella prima camera vi siano 98 particelle di gas per ogni 102 presenti nella seconda e così via.
Ecco che, tramite un calcolo che ora non ricordo, venne calcolato che la probabilità che in un dato istante tutte le particelle del gas si ritrovino casualmente nella stessa camera (ovvero che il moto delle particelle determinasse una migrazione casuale di tutte le particelle verso una sola delle due camere sebbene la valvola fosse aperta) fosse talmente infinitesimale che non sarebbe bastata tutta la superficie terreste per scrivere tutti gli zeri dopo la virgola per indicarne il numero (una cosa tipo: 0,00000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000....00001%).
Questo spiega come la scienza non dia MAI delle certezze, ma solo delle approssimazioni basate sulla probabilità di un dato fenomeno.
Quindi si può dire che in ogni istante il numero di particelle di gas è identico in entrambe le camere perché questo modo di vedere le cose ci facilita la visione del mondo, sebbene in fondo sappiamo che tale dichiarazione è solo una comoda approssimazione statistica.
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dunque, vediamo un po' di spiegare. il mio non è un sofisma. il prof di fisica ha ragione da vendere. l'approssimazione caratterizzante l'identità tra due entità puo anche esser trascurata nella maggior parte dei casi. essa si prenderà invece in operativa considerazione solo in qualche caso particolare in cui si rivela significativa. a questo punto quindi non riesco io a capire come mai sia tanto imbarazzante considerare tutti gli esseri umani uguali. tanto assodato questo si dovrà pur sempre sancire che sono anche diversi, così la sacra unicità di ciascun singolo c***one è fatta salva. a guisa di obiter dictum, i miei interventi non sono off topic, quindi se uno non li capisce basta che chieda. presa in giro de che? mi limitavo ad apostrofare l'involuto procedere, incedere e circumcedere mentale oggi imperante nella modernità imperversante.
No ninonino non preoccuparti, non mi sentivo realmente preso in giro, era solo per rendere l'idea che non avevo capito praticamente nulla... :)
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No ninonino non preoccuparti, non mi sentivo realmente preso in giro, era solo per rendere l'idea che non avevo capito praticamente nulla... :)
sono contento che perlomeno adesso tu abbia invece capito.
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E il concetto che in natura uno non è uguale a uno è "vero a metà", perché se osservassimo le differenza infinitesimali questo sarebbe certamente vero, eppure con un certo grado di approssimazione possiamo affermare che un atomo di idrogeno ha le stesse identiche caratteristiche di un altro atomo di idrogeno, e così via. Noi esseri umani applichiamo queste approssimazioni per comodità, qualora le differenze non comportino errori da approssimazione rilevanti.
L'uguaglianza è certamente un'approssimazione per definizione. Il dilemma ....
Non c'è nessun dilemma, vuol dire che, SOPRA TUTTO, vale il principio di utilità.
Ovvero l'uguaglianza esiste, considero uguale cio' che è diverso, perchè mi torna utile farlo (ignorando le differenze che non mi/ci sono utili)
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Non c'è nessun dilemma, vuol dire che, SOPRA TUTTO, vale il principio di utilità.
Ovvero l'uguaglianza esiste, considero uguale cio' che è diverso, perchè mi torna utile farlo (ignorando le differenze che non mi/ci sono utili)
insomma un pragmatismo alla vaccinara.