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Natura maschile e natura femminile / Le donne immaritabili di oggi
« Ultimo post da Vicus il Oggi alle 01:12:21 »La donna viziata, drogata dalle infinite possibilità che la modernità le offre in ogni campo spiega innanzitutto la crisi del matrimonio: perché infatti impegnarsi in un rapporto stabile e irrevocabile, promettendo una fedeltà assoluta al coniuge e rinunciando così alle infinite possibilità affettive e sentimentali che la vita potrebbe riservarmi? La donna moderna è ormai incapace di de-cidersi, di trasformare l’apparente contingenza di una scelta, in necessità, in destino; è, in un certo senso, incapace di fedeltà e il matrimonio, con le sue aspre esigenze, con l’ascesi che gli è inevitabilmente connessa, le fa orrore.
Per lo stesso motivo la donna contemporanea è nemica della natalità, è incapace di aprirsi alla vita con generosità, perché nulla come la nascita di un figlio incatena alla necessità, limita una libertà che si pensa come vera solo se sempre disimpegnata, leggera, in grado di abbandonare una situazione, per immergersi in un’altra più eccitante, o, semplicemente, nuova.
Numerosi ormai i casi di figli lasciati morire per giorni in casa, per andare a una festa lontana a farsi selfie.
I figli “invecchiano”: la loro crescita scandisce inesorabilmente il tempo che passa; essi incatenano al presente e alla realtà come nessun’altra forza. Si può dire che l’avere dei figli rivela la serietà del vivere, il profondo dell’esistenza come nessun’altra esperienza: introducono inesorabilmente -molto più del semplice rapporto con il coniuge- nella dimensione del sacrificio e del dovere.
Infine la donna-massa, la donna volgare, la donna soddisfatta di sé e assetata solo di sempre nuove possibilità, esperienze e piaceri, adolescente eterna che non conosce la tragicità del vivere, che non conosce il dramma sotteso a ogni vero decidere, è anche donna intimamente irreligiosa (al più pratica una religiosità superficiale e sentimentale, vuota e consolatoria). Nulla le ripugna più dell’assolutezza con cui la fede cristiana intima di credere, con cui la morale limita l’effervescenza di una volontà mobile e spettrale, ma che si pensa come divina e onnipotente.
Per lo stesso motivo la donna contemporanea è nemica della natalità, è incapace di aprirsi alla vita con generosità, perché nulla come la nascita di un figlio incatena alla necessità, limita una libertà che si pensa come vera solo se sempre disimpegnata, leggera, in grado di abbandonare una situazione, per immergersi in un’altra più eccitante, o, semplicemente, nuova.
Numerosi ormai i casi di figli lasciati morire per giorni in casa, per andare a una festa lontana a farsi selfie.
I figli “invecchiano”: la loro crescita scandisce inesorabilmente il tempo che passa; essi incatenano al presente e alla realtà come nessun’altra forza. Si può dire che l’avere dei figli rivela la serietà del vivere, il profondo dell’esistenza come nessun’altra esperienza: introducono inesorabilmente -molto più del semplice rapporto con il coniuge- nella dimensione del sacrificio e del dovere.
Infine la donna-massa, la donna volgare, la donna soddisfatta di sé e assetata solo di sempre nuove possibilità, esperienze e piaceri, adolescente eterna che non conosce la tragicità del vivere, che non conosce il dramma sotteso a ogni vero decidere, è anche donna intimamente irreligiosa (al più pratica una religiosità superficiale e sentimentale, vuota e consolatoria). Nulla le ripugna più dell’assolutezza con cui la fede cristiana intima di credere, con cui la morale limita l’effervescenza di una volontà mobile e spettrale, ma che si pensa come divina e onnipotente.