Autore Topic: Impunità mediatica. Istruzioni per l'uso.  (Letto 1138 volte)

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Offline vnd

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Impunità mediatica. Istruzioni per l'uso.
« il: Luglio 09, 2012, 13:52:07 pm »
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/07/08/come-sfogarsi-su-facebook-farsi-querelare-e-vivere-in-felici/

Come sfogarsi su facebook, farsi querelare, e vivere in-felici

Lascio intatto il temino perché tutto sommato non si tratta di suggerimenti del tutto inutili.
Abbiate solo l'accortezza, nel leggerli, di coniugarli al maschile.

Vi ricordate, vero, il fatto che loro abbiamo scritto pagine e pagine per dirci come fare a difenderci dalle cyberstalking? Ecco: documentare, monitorare per denunciare è quello che fanno anche i vostri detrattori e dunque esistono fasciste, femministe, stronze, che non aspettano altro che di vedervi scrivere cose attaccabili per mandarvi in galera.

Chi ha un'ex-moglie o un amico ce ce l'ha sa che cosa intende la nazicozza.
Vnd [nick collettivo].

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Re: Impunità mediatica. Istruzioni per l'uso.
« Risposta #1 il: Luglio 09, 2012, 19:13:30 pm »
ebbene sì, quoto tutto, parola per parola

Citazione
Come sfogarsi su facebook, farsi querelare, e vivere in-felici

Le nostre care amiche che gestiscono la pagina a nostro sostegno su facebook, giacché noi al primo femblogcamp ci siamo già occupate di un workshop di autodifesa legale, ci hanno chiesto di scrivere qualcosa che induca le frequentatrici o i frequentatori della pagina a non scrivere cose delle quali potrebbero pentirsi.

A noi sembra una causa persa perché quando gli/le utenti di faccialibro si scatenano nei due minuti d’odio, pensando di cambiare il mondo con un vaffanculo scritto su un social network, non c’è santo che possa fermarli, ché anzi sono lì a dirti che li censuri e se gli dici che si trovano su un luogo pubblico e tutto ciò che dicono è querelabile quasi ti considerano un limite al loro incredibile coraggio.

Ma come, non vedi come sono temerari e animati dal sacro fuoco delle missioni che stanno portando avanti? Non vedi come riescono a staccare i pezzi della tastiera per quanto forte scolpiscono nero su bianco su facebook che quel tizio è un coglione?

Ed è divertente assistere alle manovre discorsive, alla maniera attraverso la quale sfuggono alle critiche, per cui chi gestisce la pagina dice “ma devi proprio dire che quello lì è merda, stronzo, e bla bla bla? non puoi argomentare senza piazzare l’ingiuria in bella vista?” e quelli rispondono “ma si, certo, è che proprio se le tirano… capisci?” oppure “ma quel titolo se lo merita, non è proprio un insulto…” come se si trovassero davanti al giudice “capisce, vostro onore, gli ho dato del bastardo ma se lo meritava” e sai che gliene frega a chi gestisce la pagina (che glielo racconti a fare?) delle tue ragioni o cosa se ne fa quando dovrà sborsare cifre agli avvocati per affrontare comunque una causa che non si è cercat@ e che non può permettersi. Te la raccontano come fossero bambini, si giustificano come se intendessero ricavare comprensione, e sai che gliene fotte al giudice quando si ritroverà mille denunce per diffamazione o ingiuria o calunnia a mezzo stampa perché tu hai ritenuto di avere una ottima motivazione per dare del bastardo a qualcuno.

Ci sono fior di militanti lì su facebook, infliggono sconfitte su sconfitte, più insultano e più infliggono, e facebook brucia di battaglie, fuochi di qua e fuochi di là e chi lo sa come mai il mondo fuori non si accorge di niente e non gliene frega un cazzo di cotanto sforzo. Cinico giudizio? No. Realista. E’ ridicolo. E più che un vademecum per impedire alla gente di farsi querelare si esige una lezione sulla militanza vera. Quella che si pratica in silenzio, senza gloria, mentre il mondo fa rumore e pensa che tu non stai facendo un cazzo. Il lavoro all’ombra, dietro le quinte. Quello è importante più di tanto stridere, distrarre e tanto far vuoto rumore.

Come quando si tentava di spiegare che Indymedia, ben altra cosa e ben altro strumento, ché non c’è nemmeno paragone, non era il pisciatoio degli sfoghi di chiunque, giusto il luogo attraverso il quale potevi saldare conti e toglierti sassolini dalle scarpe, ma era un posto da usare responsabilmente perché ogni cosa che scrivi se la scrivi male e se hai il senso della responsabilità collettiva dei progetti e delle cause può portare guai inutili a qualcun altro.

Intendiamoci: qui siamo per rivendicare le lotte e se c’è da prendersi denunce ché però ne valga la pena, che siano cose serie, lotte reali, e non quelle cose idiote per cui dopo che ti sei sfogato su facebook dando del cretino a uno pensi di aver cambiato il mondo e invece ti sei solo svuotato la vescica. E oltretutto, così facendo, hai messo nella merda anche la persona che ospita quel commento, chi gestisce un blog, una pagina, uno spazio, anche se la responsabilità è individuale e ciascun@ si assume la responsabilità di quello che scrive. Ma che brutta cosa pensare ad una dimensione individuale delle cazzate da dire perché non si riesce ad avere una dimensione collettiva delle lotte.

Ma parliamone in termini di valore e cifre: dare della merda a qualcuno su facebook non serve a niente. Dire “stronzo”, “minchione”, “topo di fogna” è ingiuria. Fino a sei mesi di galera e svariate centinaia di euro di risarcimento. Dare del pedofilo, assassino, criminale, ovvero descrivere una persona come avesse compiuto un reato è calunnia e ti becchi dai due ai sei anni di galera. Descrivere qualcuno in modo negativo tanto da danneggiarne l’immagine può essere diffamazione a mezzo stampa. Uno o più anni e qualche migliaio di euro di risarcimento. E quando parlo di risarcimento dipende: ché l’entità del danno viene stabilita a seconda del fatto che il soggetto del quale hai danneggiato l’immagine ne ricavi un problema economico, morale, chi lo sa, e in causa civile la cifra richiesta per il risarcimento può essere altissima.

A volte, quando voi scrivete qualcosa che disturba qualcuno, questo qualcuno ne chiede la cancellazione, la rettifica, errata corrige, bhò, ma certe volte non vuole proprio niente nell’immediato perché l’obiettivo è solo quello di farvi il culo e senza farvelo sapere semplicemente vi denuncia e di questa denuncia voi vedrete traccia dopo anni in cui il procedimento è andato avanti fino al punto in cui vedrete qualcuno bussare alla vostra porta che vi notificherà che siete chiamati a processo perché quel tal giorno vi siete presi la gran soddisfazione di dare del bastardo ad un certo personaggio e quel personaggio se l’è presa e ha deciso di farvela pagare.

Non è un invito a tacere, censurare, figuriamoci, ma siete su facebook, il luogo che viola la privacy più di ogni altro, il posto più fascista che ci sia, dove qualunque vostro respiro viene monitorato, documentato e all’occorrenza consegnato a polizie di ogni genere. E se proprio dovete beccarvi una denuncia fatelo per cause serie, perché state compiendo una denuncia sociale enorme e perché è utile ai fini dell’obiettivo che vi siete prefissi. Ce l’avrete un cazzo di scopo o no? O pisciate insulti solo perché soffrite di incontinenza? Se è così allora invece che cospargere di urina insultante gli spazi che frequentate sovraesponendo anche le persone che li gestiscono mettetevi un pannolone e fate le persone serie. Se siete in modalità ossessiva mode/on contro un determinato soggetto e avete deciso che in ogni bacheca dovete lasciare traccia del vostro pensiero su costui o costei tenetevelo o decidetevi a mollarlo nei luoghi di competenza perché è una stronzata continuare a consegnare le vostre confessioni sulle malefatte altrui su facebook che non è né un ufficio di polizia, sempre che vogliate servirvene, né la filiale dei servizi segreti. Se decidete che è utile per le vostre strategie politiche compiere una denuncia valutando il rischio allora fatelo ma siate seri e commisurate i rischi ai risultati.

Vale a dire che non serve vantarvi delle vostre azioni militanti su facebook e poi dare dello stronzo al fottuto sbirro mettendo anche la sua foto perché quello lì vi denuncia e voi avete compiuto solo una bella mossa di autodelazione. Ricordate sempre che Patrizia Moretti ha potuto querelare i poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi per aver diffamato il figlio e lei stessa, con querela estesa a chi gestiva la pagina, perché quelli, i poliziotti, su una bacheca facebook si sono lasciati andare in “liberi sfoghi”. Lo stesso può succedere a chiunque tra voi.

Insomma, giusto per tentare di essere buone quando invece vorremmo colmarvi di attenzioni a suon di scudisciate (si fa per dire :P ), il punto è che il mezzo che usate per comunicare è brutto e che dovete essere consapevoli del fatto che siete in pubblico.

Vi ricordate, vero, il fatto che noi abbiamo scritto pagine e pagine per dirvi come fare a difendervi dal cyberstalking? Ecco: documentare, monitorare per denunciare è quello che fanno anche i vostri detrattori e dunque esistono fascisti, maschilisti, stronzi, che non aspettano altro che di vedervi scrivere cose attaccabili per mandarvi in galera.

Usate il cervello. E se decidete di militare fatelo meno con la tastiera e un po’ di più nella pratica. Grazie! :)
Dio cè
MA NON SEI TU
Rilassati

Offline vnd

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Re: Impunità mediatica. Istruzioni per l'uso.
« Risposta #2 il: Luglio 09, 2012, 19:49:35 pm »
Io avrei in canna una querela contro la Terragni...
Disgustato dal modo fazioso di moderare (assolutamente illogico) ho ritirato il consenso al trattamento dei dati personali e ho chiesto la cancellazione dei messaggi già publicati.
Niente... Li ha lasciati lì.

Ho scritto alla redazione di "Io donna" (capirai...) e del "Corriere".
Niente...
Ho sollecitato tre volte e alla fine ho ottenuto la cancellazione dei miei dati in linea con la legge sulla privacy.
Però la terragni continua a riportare alcuni messaggi a firma vnd.

A ste cose, effettivamente, uno dovrebbe star dietro..
Oggi trovare uno che ti dà del cane rabbioso o del bastardo è una fortuna....
Ma chi ce l'ha il tempo?

A proposito...
vedete di eliminare i messaggi dove fikasekka dice che qualcuno le avrebbe dato della pedofila.
Cosa assolutamente falsa....
 :D

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