Autore Topic: Cassazione: vietato discriminare le donne, dire "serve un uomo" diventa reato  (Letto 4186 volte)

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Offline adangwin

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http://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/12/news/cassazione-donne-2606495/

La Suprema Corte conferma la condanna per diffamazione a un cronista e un sindacalista
Dopo l'articolo sul 'Corriere di Caserta', la direttrice del carcere di Arienzo li aveva citati in giudizio
Cassazione: vietato discriminare le donne, dire "serve un uomo" diventa reato
Gli imputati si erano difesi invocando il diritto di cronaca e quello di critica sindacale
Entrambi dovranno risarcire la persona offesa con oltre 10mila euro

Cassazione: vietato discriminare le donne dire "serve un uomo" diventa reato
ROMA - Basta critiche alle donne. Per la quinta sezione penale della Cassazione commenti maschilisti e discriminatori verso le donne sono reato e si pagano con la condanna penale e il risarcimento dei danni. La Suprema Corte ha confermato la condanna di un cronista e di un sindacalista per diffamazione a mezzo stampa nei confronti della direttrice del penitenziario di Arienzo (Caserta). Al centro del contenzioso un articolo pubblicato il 14 giugno del 2002 sul 'Corriere di Caserta', dal titolo "Carcere, per dirigerlo serve un uomo".

Sul quotidiano erano riportati anche dei virgolettati di un'intervista telefonica al sindacalista, con cui si dichiarava che "sarebbe meglio una gestione al maschile". Gli imputati, condannati in primo e in secondo grado dai giudici di Salerno (il cronista al pagamento di una multa di 1.500 euro, il sindacalista a versare 700 euro, ed entrambi a risarcire la persona offesa con oltre 10mila euro), si erano difesi invocando l'uno l'esimente del diritto di cronaca, l'altro quella del diritto di critica sindacale.

La Cassazione ha rigettato i loro ricorsi, condividendo in toto le motivazioni dei giudici del merito, secondo i quali "la frase 'sarebbe meglio una gestione al maschile' è oggettivamente diffamatoria ed è da sola idonea ad affermare la responsabilità sia dell'intervistato che dell'intervistatore". Tale dichiarazione, si legge ancora nella sentenza n.10164 "è certamente lesiva della reputazione" della direttrice del carcere, "trattandosi di un suggerimento assolutamente gratuito, sganciato dai fatti e che costituisce una mera valutazione, ripresa a caratteri cubitali nel titolo, nel quale si puntualizza proprio la necessità (sottolineata dal verbo servire) di affidare la direzione del carcere comunque a un uomo".

Per questo, la motivazione dei giudici d'appello è immune "da vizi logici", dato che la censura mossa alla persona offesa "è sganciata da ogni dato gestionale ed è riferita al solo fatto di essere una donna - rileva la Cassazione, citando la sentenza di secondo grado - gratuito apprezzamento, contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico dell'appartenenza all'uno o all'altro sesso".

12 marzo 2010


Pensate, oltre 10mila euro di risarcimento. Ci mettiamo a denunciare le donne (e anche molti "uomini") che sproloquiano sul genere maschile nei talk-show? Sarebbe una buona idea, che ne dite? Ho solo qualche dubbio sull'esito.  :dry:

Offline madjakk

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E' della serie "vado ovunque, nessuno può dirmi nulla". Gli fa coda quest'altra news:

IL CASO
Virgilio, maglietta osé in classe
«Umiliata dalla prof, la denuncio»
Sotto accusa una frase della t-shirt. La docente: nessuna offesa
 
La t-shirt delle polemiche (Fotogramma)
MILANO - La studentessa indossava una t-shirt, mercoledì mattina a scuola. Una maglietta blu con la scritta Kiss me before my boyfriend comes back, baciami prima che torni il mio ragazzo. Messaggio semiserio, poco gradito a una professoressa. Forse anche giustamente, «ragazze pensate bene alle frasi che veicolate con il vostro corpo», ha detto la docente alle studentesse di prima liceo. Ma la ramanzina è andata avanti. La ragazza racconta: «La prof mi ha umiliata invitando la classe a commentare il mio gesto. Poi ha aggiunto alcuni suoi commenti. Tra questi uno in particolare: "cagna in calore che cammina"». Possibile? La mamma della studentessa riusciva a stento a crederci. Poi, mercoledì sera, ha querelato l’insegnante. Che a sua volta si difende: «Mai detto nulla del genere».

La versione di una quindicenne e quella di una professoressa stimata, da oltre vent’anni al Virgilio. La ragazzina mostra il quaderno, è seria e combattiva. «La prof ci ha fatto scrivere i commenti emersi dal dibattito sul mio comportamento. La mie compagne (è una classe tutta al femminile) hanno parlato di "mancanza di rispetto, mancanza di fedeltà, tradimento, superficialità". A quel punto la docente ha suggerito altre interpretazioni. Sì sì, le sue, guardi qui, le ho scritte (la prof ci chiede sempre di prendere appunti): "esplicito messaggio sessuale, ragazza facile, idea di sesso prevalente". E poi quella cosa della cagna...». Una versione confermata ieri alle 13 fuori da scuola, in via Pisacane: «Sì, l’ho sentito con le mie orecchie, ha detto prima cane e poi cagna». Un’altra ragazza: «Io da settembre indosso solo magliette a tinta unita per questo motivo».

Un caso difficile. E una mamma sconvolta: «Certe cose non devono succedere. Un docente non si può permettere certi atteggiamenti». La donna, accompagnata dalla figlia, ha presentato una querela contro la docente «per tutti i reati che si possono ravvisare nei fatti esposti», allegando anche il quaderno della ragazza con le frasi incriminate. «Mia figlia? È una ragazza in gamba, non ha paura». Ieri la studentessa ha chiesto alle compagne un gesto di solidarietà. Ma in molte «hanno paura». Dal canto suo il preside del liceo (1.700 studenti, due sedi e un’ottima fama), ieri mattina ha convocato la professoressa. «È caduta dalle nuvole», riferisce Paolo Saporiti. «Mi ha semplicemente spiegato che ha preso spunto dalla vita quotidiana per impostare la lezione. Succede spesso, soprattutto al primo anno». Una lezione «partecipata». Con gli adolescenti che espongono sensazioni e si confessano. «La docente, con vent’anni di esperienza, mi ha assicurato di non aver pronunciato alcuna frase offensiva», continua il dirigente. «È convinta di essere stata male interpretata. E comunque ha ripetuto più volte di non aver detto la parola cagna».

Due versioni completamente diverse. Di certo c’è solo la querela presentata ai carabinieri, lo sconforto della quindicenne e l’amarezza di sua mamma: «Quella maglietta l’abbiamo comprata insieme, in vacanza. È accollata e lunga, per nulla sexy. È vero, l’altra mattina non ho controllato come fosse vestita mia figlia, ma non avrei mai immaginato che potesse succedere tutto questo».

Offline icarus.10

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E' vietato dire "in questa mansione serve un uomo?"
Bene, ma vale anche quando per questa mansione si tratta di lavorare da muratore, nelle fogne, nelle miniere, ecc????

Lì, pare che non è vietato dirlo. Anzi, è obbligatorio.
"Sono contraria alla pena di morte e all'ergastolo, eccetto che per stupratori, pedofili, e per coloro che maltrattano cani, gatti e...criceti"

Offline fabriziopiludu

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La Suprema Corte conferma la condanna per diffamazione a un cronista e un sindacalista
Dopo l'articolo sul 'Corriere di Caserta', la direttrice del carcere di Arienzo li aveva citati in giudizio
Cassazione: vietato discriminare le donne, dire "serve un uomo" diventa reato
Gli imputati si erano difesi invocando il diritto di cronaca e quello di critica sindacale
Entrambi dovranno risarcire la persona offesa con oltre 10mila euro

Cassazione: vietato discriminare le donne dire "serve un uomo" diventa reato
ROMA - Basta critiche alle donne. Per la quinta sezione penale della Cassazione commenti maschilisti e discriminatori verso le donne sono reato e si pagano con la condanna penale e il risarcimento dei danni. La Suprema Corte ha confermato la condanna di un cronista e di un sindacalista per diffamazione a mezzo stampa nei confronti della direttrice del penitenziario di Arienzo (Caserta). Al centro del contenzioso un articolo pubblicato il 14 giugno del 2002 sul 'Corriere di Caserta', dal titolo "Carcere, per dirigerlo serve un uomo".

Sul quotidiano erano riportati anche dei virgolettati di un'intervista telefonica al sindacalista, con cui si dichiarava che "sarebbe meglio una gestione al maschile". Gli imputati, condannati in primo e in secondo grado dai giudici di Salerno (il cronista al pagamento di una multa di 1.500 euro, il sindacalista a versare 700 euro, ed entrambi a risarcire la persona offesa con oltre 10mila euro), si erano difesi invocando l'uno l'esimente del diritto di cronaca, l'altro quella del diritto di critica sindacale.

La Cassazione ha rigettato i loro ricorsi, condividendo in toto le motivazioni dei giudici del merito, secondo i quali "la frase 'sarebbe meglio una gestione al maschile' è oggettivamente diffamatoria ed è da sola idonea ad affermare la responsabilità sia dell'intervistato che dell'intervistatore". Tale dichiarazione, si legge ancora nella sentenza n.10164 "è certamente lesiva della reputazione" della direttrice del carcere, "trattandosi di un suggerimento assolutamente gratuito, sganciato dai fatti e che costituisce una mera valutazione, ripresa a caratteri cubitali nel titolo, nel quale si puntualizza proprio la necessità (sottolineata dal verbo servire) di affidare la direzione del carcere comunque a un uomo".

Per questo, la motivazione dei giudici d'appello è immune "da vizi logici", dato che la censura mossa alla persona offesa "è sganciata da ogni dato gestionale ed è riferita al solo fatto di essere una donna - rileva la Cassazione, citando la sentenza di secondo grado - gratuito apprezzamento, contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico dell'appartenenza all'uno o all'altro sesso".

12 marzo 2010


Pensate, oltre 10mila euro di risarcimento. Ci mettiamo a denunciare le donne (e anche molti "uomini") che sproloquiano sul genere maschile nei talk-show? Sarebbe una buona idea, che ne dite? Ho solo qualche dubbio sull'esito.  :dry:
Straquoto!

Offline nonmorto

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lo stesso articolo su un altro giornale

http://www.leggonline.it/articolo.php?id=51417

Citazione
CASSAZIONE: BASTA CRITICHE
ALLE DONNE IN QUANTO TALI

Le donne non possono esser criticate solo per la loro appartenenza al genere femminile e non si può dire che, ad esempio, in un determinato posto di lavoro, sarebbe meglio sostituirle «comunque, con un uomo». Lo stop alle critiche nei confronti delle donne, sganciate da qualunque riferimento a fatti specifici e riferite solo al «dato biologico», sono lesive della dignità della persona e si pagano con la condanna penale ed il risarcimento dei danni. Lo sottolinea la Cassazione confermando la condanna per diffamazione nei confronti di un giornalista e di un sindacalista per le critiche di genere che avevano rivolto alla direttrice del carcere di Arienzo (Caserta). La Suprema Corte ha ritenuto diffamatorio un'intervista pubblicata su un quotidiano locale di Caserta nel giugno 2002, intitolata «Carcere: per dirigerlo serve un uomo». Già di per sè il titolo è stato ritenuto, sicuramente, offensivo e offensivo è stato ritenuto un passaggio dell'intervista fatta dal giornalista Antonio C. ad un sindacalista della Cisl, Luciano D.M. che, parlando della situazione del Carcere di Arienzo diceva che per la struttura, diretta da Carmela C., «sarebbe meglio una gestione al maschile», senza ancorare questa affermazione a nessun elemento oggettivo. Senza successo il giornalista ed il sindacalista hanno invocato il diritto di cronaca e quello di critica sindacale. Chiedendo di essere assolti e di annullare il verdetto emesso dalla Corte d'Appello di Salerno nel febbraio 2009. «Correttamente - scrive la Cassazione nella sentenza 10164 - i giudici di merito hanno ritenuto che la frase 'sarebbe meglio una gestione al maschilè, attribuita al sindacalista, è oggettivamente diffamatoria ed è, da sola, idonea ad affermare la responsabilità sia dell'intervistato che dell'intervistatore». La Cassazione aggiunge che «si tratta di una dichiarazione certamente lesiva della reputazione della direttrice del carcere trattandosi di un riferimento assolutamente gratuito, sganciato dai fatti, e che costituisce una mera valutazione, ripresa a caratteri cubitali nel titolo, nel quale si puntualizza proprio la necessità (sottolineata dal verbo servire) di affidare la direzione del carcere, comunque, ad un uomo». «In sostanza, la critica che viene mossa alla direttrice - continua la Cassazione - è sganciata da ogni dato gestionale ed è riferita al solo fatto di essere una donna, gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perchè ancorato al profilo, ritenuto decisivo, che deriva dal dato biologico dell'appartenenza all'uno o all'altro sesso». Giornalista e sindacalista sono stati, dunque, condannati per diffamazione e a risarcire alla direttrice 3500 euro come riparazione pecuniaria oltre ad un risarcimento danni di 7000 euro. Nell'articolo il cronista aveva fatto un generico riferimento ad una protesta, dell'agosto 2000, dei detenuti del carcere di Arienzo e alla lettera che essi avevano scritto denunciando le cattive condizioni di detenzione ricollegando il permanere di questo stato di cose alla presenza della direttrice dell'istituto penitenziario senza verificare alcunchè.

LA DONNA DELLA SENTENZA: "MAI PIÙ DISCRIMINATA" La protagonista della sentenza della Cassazione alla quale gli 'ermellinì hanno riconosciuto un risarcimento di 7 mila euro per la diffamazione subita per essere stata criticata in quanto donna, dopo quell'episodio non è più stata «oggetto di discriminazioni». Lo racconta la stessa Carmela Campi, ora non più direttrice dell'istituto penitenziario di Arienzo ma a Carinola, nel casertano. «Ma sia chiaro - afferma all'Adnkronos - non sono stata spostata per discriminazione. Ma per una normale alternanza. Anzi, a dire il vero dopo di me è andata un'altra donna. Ora c'è un uomo ma è un puro caso». La direttrice ha fatto causa al 'Corriere di Casertà che aveva pubblicato un articolo diffamatorio nei suoi confronti il 14 giugno del 2002 dal titolo 'Carcere, per dirigerlo serve un uomò perchè, come spiega, «non ho mai potuto tollerare le discriminazioni. Quell'articolo invece era lesivo della dignità perchè non esistono persone buone o cattive in base al sesso. Le persone o sono capaci o sono incapaci». La direttrice Campi ha vinto la sua causa in tutti e tre i gradi di giudizio.« E me ne rallegro - afferma ancora -. Non potrei mai tollerare discriminazioni solo perchè siamo donne e poi, a dirla tutta, noi donne abbiamo una marcia in più».

CARFAGNA: "IMPORTANTE PASSO AVANTI" «Sono assolutamente d'accordo con questo pronunciamento, che, anzi, considero un importante passo avanti sulla strada della tolleranza zero nei confronti delle discriminazioni»: così il ministro per le pari opportunità Mara Carfagna commenta, all'ANSA, la sentenza della Cassazione che ha messo al bando le critiche alle donne basate solo sulla differenza di genere. «Seppur ci sia stato, col passare degli anni, un deciso miglioramento della condizione femminile - aggiunge il ministro - la forma di discriminazione più diffusa resta quella contro le donne, fatta magari di battutine o facili pregiudizi. Totalmente avulsi dalla realtà, tra l'altro: le donne nei posti di lavoro sono esattamente come gli uomini, se non, in molti casi, più competenti e produttive». «Da oggi Š ancora pi— evidente che atteggiamenti di questo genere sono reati, diffamazione» conclude Mara Carfagna.

MUSSOLINI: "SENTENZA POSITIVA" «È una sentenza positiva e noi dobbiamo puntellarla con una legislazione che rafforzi la presenza delle donne soprattutto nei ruoli di vertice e dirigenziali». Così Alessandra Mussolini, parlamentare del Pdl, commenta la sentenza della Cassazione che ha messo al bando le critiche alle donne basate solo sulla differenza di genere. «Penso che siano necessarie norme per realizzare nei posti di lavoro la parità tra uomo e donna - dice -: ad esempio, a parità di curriculum e formazione, si dovrà dare la precedenza alla scelta di candidate donne, rispetto ai candidati uomini, per i ruoli dirigenziali che sono quelli che vedono più penalizzata la presenza femminile. Naturalmente, una norma del genere avrebbe una durata temporanea pari al tempo necessario per colmare il 'gap' tra uomini e donne. In Germania c'è già ».

LUXURIA: "SIAMO ARRETRATI" «Nel nostro paese c'è ancora una mentalità arretrata che dà per scontato che le capacità di una persona dipendono dal genere di appartenenza, tanto è vero che certe professioni come quella di avvocato o magistrato sono ancora declinate solo al maschile. Questa sentenza della Cassazione è importante perchè è un segnale forte di rispetto». Così Vladimir Luxuria, ex parlamentare di Rifondazione, ha commentato la sentenza della Suprema corte che ha messo al bando le critiche alle donne basate solo sull'appartenenza di genere. «Tante volte - aggiunge Luxuria - sono stata chiamata 'femminà o 'femminuccià per denigrazione mentre la parola donna non deve essere considerata un insulto e la Cassazione lo sottolinea. Certo servirebbe anche una legislazione di sostegno alle donne per le pari opportunità nel lavoro, per evitare che perdano il posto, ad esempio, le tante precarie che vanno in maternità. Ma penso anche a norme che garantiscano la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società, come avviene nei paesi scandinavi».

FEMMINISTE: "SE NE ACCORGONO DOPO 40 ANNI" «Nonostante la trovi una sentenza positivissima, è divertente che si accorgano del problema dopo 40 anni di lotte per la parità delle donne». È il commento di Edda Billi, co-presidente dell'Associazione Federativa Femminista Internazionale (Affi), alla sentenza della Cassazione che bandisce le critiche alle donne basate sul genere. «È ora che gli uomini inizino a rispettarci, - continua Edda Billi - che comincino a prendere atto che esiste un »altro da loro«. Chiunque discrimini una donna in quanto tale è un minus da aborrire. Il mondo - conclude - è fatto di due generi. Noi lo guardiamo con i nostri occhi».

Citazione
La direttrice Campi ha vinto la sua causa in tutti e tre i gradi di giudizio.« E me ne rallegro - afferma ancora -. Non potrei mai tollerare discriminazioni solo perchè siamo donne e poi, a dirla tutta, noi donne abbiamo una marcia in più».

?????????????????

Citazione
CARFAGNA: le donne nei posti di lavoro sono esattamente come gli uomini, se non, in molti casi, più competenti e produttive».

?????????????????

Citazione
MUSSOLINI: a parità di curriculum e formazione, si dovrà dare la precedenza alla scelta di candidate donne, rispetto ai candidati uomini, per i ruoli dirigenziali che sono quelli che vedono più penalizzata la presenza femminile.

????????

Citazione
LUXURIA: penso anche a norme che garantiscano la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società, come avviene nei paesi scandinavi
????????


Ma saranno vere queste interviste o sono inventate?? Sono troppo assurde.
« Ultima modifica: Marzo 12, 2010, 19:08:37 pm da nonmorto »

Offline Angelo

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Mah... Una sentenza veramente scandalosa. Questi sono i giudici della Cassazione?  :sick: :sick: :sick: :sick: :sick:

Ca***,  potrebbero accusarmi di faccina indecorosa... E adesso?  :lol: :lol: :lol:

Che viltà , che asservimento.

E di tutta la merda che quotidianamente viene buttata addosso agli uomini  non dicono nulla questi illustri saggi ? Del resto c'è bisogno sempre dei cani , dei servitori per applicare sentenze infami e liberticide.

Naturalmente ciò che scrivo lo penso , lo affermo, lo dico ad alta voce e lo direi pure davanti a codesti illustri saggi . E lo direi pure davanti alle simpaticissime amicon@ del mitico blog che tanto parla di noi .
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton

Offline Anomaly

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Qui sono contenuti commenti giustamente perplessi riguardo alla sentenza e alla situazione di doppio standard che si ha di fronte:
http://www.ilgiornale.it/interni/non_e_lavoro_donne_verdetto_cassazione_sono_accuse_diffamatorie/cronaca-giustizia-diffamazione-insulti_donna-critiche/12-03-2010/articolo-id=429040-page=0-comments=1#1

Citazione
La direttrice Campi ha vinto la sua causa in tutti e tre i gradi di giudizio.« E me ne rallegro - afferma ancora -. Non potrei mai tollerare discriminazioni solo perchè siamo donne e poi, a dirla tutta, noi donne abbiamo una marcia in più».

Sulla parte che riguarda il non accettare discriminazioni potrei essere d'accordo... se non fosse che ne fai una NELLA FRASE SUCCESSIVA.

Citazione
CARFAGNA: le donne nei posti di lavoro sono esattamente come gli uomini, se non, in molti casi, più competenti e produttive».

Sìiiiiiii... per questo si vedono così tante muratrici, asfaltatrici, scaricatrici di porto, ecc... vero?

Citazione
MUSSOLINI: a parità di curriculum e formazione, si dovrà dare la precedenza alla scelta di candidate donne, rispetto ai candidati uomini, per i ruoli dirigenziali che sono quelli che vedono più penalizzata la presenza femminile.

Questa è oggettivamente discriminazione. Positiva, come piace tanto chiamarla, ma sempre discriminazione.
Basata, oltretutto, su una teoria (quella dei "dirigenti maschilisti che lasciano le donne in posti inferiori in quanto tali" ) che poteva valere decenni fa.
We're in freaking 2010.

Citazione
LUXURIA: penso anche a norme che garantiscano la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società, come avviene nei paesi scandinavi

...................


Per caso non è reperibile quell'articolo del Corriere di Caserta? Vorrei farne l'inversione... e scommetto che così assomiglierebbe a uno dei tanti articoli dove si scrive che "le donne sono meglio degli uomini a fare X" o "il settore Y è donna" ecc... ai quali potrebbe essere applicato lo stesso principio di "reato di discriminazione".
Personalmente, questo è assolutamente snervante.

Ma non perdiamo la testa. Se ci si dovesse arrabbiare per ogni caso del genere... questa sarebbe la fine delle nostre teste.  :)

No, sul serio... La Cassazione ha dichiarando "reato" qualcosa che a generi invertiti non avrebbe fatto battere ciglio a nessuno, e anzi molto probabilmente sarebbe stato acclamato dalle stesse parlamentari che condannano l'articolo in questione. Il problema è più questo, il doppio standard, che la sentenza in sé, pur esagerata.
« Ultima modifica: Marzo 12, 2010, 20:45:00 pm da LOL WUT »

Offline JAROD72

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Non si puo' piu' parlare, il bello e' che in futuro qualunque commento che ruota attorno alla donne, anche alcune battute simpatiche diventeranno fonti di guadagno tramite la denuncia.

Si noti che anche criticare gli immigrati si e' a rischio, vedere scandinavia e altri paesi. Stessa cosa se lo si fa con la religione islamica, tranne quella cattolica. Una battuta anche sui gay come nei film italiani girati negli anni 70 e 80 suscitava risate, oggi lentamente sta sparendo.


Guardate il servizio su canale 5 su questo fatto. Anche in francia le donne stanno a testa bassa si dice, perche' sono stufe di essere considerate solo per le scollature, quindi come battuta sulla fronte sono apparse con due bugni.  Mi e' sempre piu' chiaro il significato della riservatezza.

Offline Cancellato

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Devo desumere dall'"italiano" della sentenza che varrebbe anche a parti invertite. Quanti giornali, TV, siti Internet possiamo denunciare da oggi in avanti?

Svariate migliaia credo...

P.S. Interessante la direttrice trionfatrice che afferma "A dirla tutta, noi donne. abbiamo una marcia in più".  Ma non se l'è letta la Sentenza ?? Rischia una querela adesso signora, lo sa?

Purtroppo sono così tanto abituate a sentirselo dire, soprattutto da quei 4 maschi-pentiti striscianti, che ormai ne sono proprio convinte le poverette.


Offline JAROD72

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Infatto e' l'ipocrisia attuale ma non solo, anche la stupidita' e la poca intelligenza. Da una parte si vuole combattere la discriminazione dall'altra la si avalla. Guardiamo attentamente la filmografia italiana attuale, ma non solo, prendiamo tutta la letteratura, i discorsi fatte dalle femministe in politica, tra le psicologhe, intellettuali, donne di spettacolo, ecc ecc. Senza uscire dal contesto italico. Se poi si esce dall'italia e si prendeno gli usa, la musica non cambia.

Adesso sto catalogando una lunga bibliografia di libri femministi antiuomini e anche una filmografia sempre contro i medesimi.


La colpa dei giornalisti e' di avere fatto il nome.


Il femminismo lo hanno creato gli uomini e sono loro che hanno fortificato le signore per riscattarle da quello che hanno subito in passato. E' la colpa del maschio bianco, l'autocolpevolezza che si e' autoinculcato. Stessa cosa che si ha verso le popolazioni di colore e i gruppi allogeni ritenuti meno fortunati.

Offline fabriziopiludu

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La frase dell'Onorevole Mussolini è di una gravità paragonabile alle frasi dell'antisemita Christian Wirth, che raggiunse il grado di Maggiore delle SS!
"Dare la precedenza agli Ariani, poichè gli Ebrei occupano troppe alte posizioni..."
Ma questo è Nazismo!
E questi Magistrati si possono definire all'altezza - alla bassezza - di Roland Freisler!!! Questo, per il III° Reich, è stato il Fouquier-Tinville della Rivoluzione Francese, e lo Jagoda della Russia Sovietica!
Gente ambiziosa, ignorante e sterminatrice!

Hanno fatto tutti una brutta fine, però! :w00t:

Qui, si sta tirando troppo la corda!!!
« Ultima modifica: Marzo 13, 2010, 03:22:08 am da fabriziopiludu »

Offline JAROD72

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Le iene adesso stanno parlando delle donne considerate solo per il modo di vestire. Ovviamente sono politicamente corretti, quindi non c'e' da aspettarsi nulla.

Offline Tullio

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La frase dell'Onorevole Mussolini è di una gravità paragonabile alle frasi dell'antisemita Christian Wirth, che raggiunse il grado di Maggiore delle SS!
"Dare la precedenza agli Ariani, poichè gli Ebrei occupano troppe alte posizioni..."
Ma questo è Nazismo!
E questi Magistrati si possono definire all'altezza - alla bassezza - di Roland Freisler!!! Questo, per il III° Reich, è stato il Fouquier-Tinville della Rivoluzione Francese, e lo Jagoda della Russia Sovietica!
Gente ambiziosa, ignorante e sterminatrice!

Hanno fatto tutti una brutta fine, però! :w00t:

Qui, si sta tirando troppo la corda!!!

infatti lo chiamano nazifemminismo

Comunque il nonno era di tuttaltra idea, ed era anche un donnaiolo di quelli che lei fucilerebbe nella schiena.

Paradossi della storia.

omissis

Offline fabriziopiludu

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Re:Cassazione: vietato discriminare le donne, dire "serve un uomo" diventa reato
« Risposta #13 il: Maggio 23, 2014, 21:55:58 pm »



 Roland Freisler è stato decapitato da una scheggia di bomba durante un bombardamento aereo.
 Fouquier-Tinville è stato ghigliottinato.
 Jagoda è stato ucciso a colpi di armi da fuoco da Agenti della Ceka.
 Christian Wirth è stato mandato a combatter i Partigiani in Yugoslavia per la massima responsabilità nell'Olocausto. In effetti, NON tornò ad Oberbalzheim.