Fonte :
http://it.avoiceformen.com/suggerito/uomini-potere-soldi/li uomini, il potere, i soldi: intervista a Warren Farrell
July 18, 2014 By Warren Farrell 0 Comments
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Warren Farrell, uno dei massimi esperti di questioni maschili, è stato intervistato da Marty Nemko per Psychology Today:
Lei è noto soprattutto per il suo libro «Il mito del potere maschile», appena ripubblicato come e-book. Molte persone pensano che gli uomini abbiano il potere, guardando ai politici ed ai dirigenti d’azienda. Come risponde:
Una piccola precentuale di uomini hanno potere istituzionale, ma nella maggioranza della popolazione potere significa essere liberi di auto-determinarsi. Il femminismo ha reso socialmente accettabile per una donna lavorare a tempo pieno, o a tempo parziale, o stare a casa con i figli. È giusto così. Però un papà non è libero di scegliere di dedicarsi ai figli, o di lavorare a tempo parziale. Il mammo oggi viene deriso.
Nel suo libro «perché gli uomini guadagnano di più», le descrive come la statistica secondo cui le donne guadagnano il 23% in meno degli uomini inganna. Può spiegarci il perché?
Le donne non sposate e senza figli guadagnano il 17% in più degli uomini nelle stesse condizioni, anche a parità di educazione e di età lavorativa. Gli uomini non guadagnano più delle donne. Sono i papà a gaudagnare più delle mamme. Perché? Quando nascono i figli, una madre solitamente si divide fra il lavoro ed il loro accudimento, guadagnando di meno. Un papà solitamente lavora di più – o fa due lavori – spesso scegliendo lavori che gli piacciano di meno ma che pagano di più.
Nel libro lei scrive «La strada che porta ad uno stipendio elevato ha costi elevati». Sta suggerendo che potere e stipendio sono anti-correlati?
Sì. Molti papà guadagnano di più non per avere più potere, ma per rendere la vita dei figli migiore della propria. Per dare alla moglie una vita migliore. E per ottenere uno stipendio migliore, deve accettare lavori di cui farebbe a meno. Per esempio molti vorrebbero essere insegnanti o creativi, ma per sostenere meglio la famiglia accettano lunghi lavorati stressanti, che li obbligano a faticosi spostamenti.
Il sotto-titolo del suo libro è «Perché gli uomini sono il sesso sacrificabile». Cosa intende?
Virtualmente tutte le società sono sopravvissute istruendo i bambini maschi a considerarsi sacrificabili per il bene della società – sacrificabili in guerra, sacrificabili sul lavoro.
È una affermazione forte. Quale è l’evidenza?
L’evidenza è ovunque. Il 92% dei morti sul lavoro sono uomini, in lavori che poche donne fanno: camionisti, minatori, muratori… Non c’è la volontà politica di proteggere meglio questi lavoratori. Nel frattempo, quando le donne hanno problemi minori, ad esempio sono in minoranza fra gli ingegneri, gli stati investono in massa per compensare. Il servizio militare per i soli maschi viola le costituzioni, ma è talmente accettato nel subconscio che nessuno ne parla. Solo gli uomini possono partecipare ai combattimenti, così ancora oggi sono il 98% dei morti in operazioni militari.
Il fatto che gli uomini muoiono 5 anni prima delle donne (7 in Italia) è un altro esempio di come gli uomini sono sacrificabili?
A riflettere la psicologia dell’indifferenza verso il sacrificio degli uomini è la combinazione del fatto che gli uomini muoiono anni prima, per tutte le 10 principali cause di morte, più il fatto che gli stati hanno uffici dedicati alla salute femminile, ma nessuno dedicato alla salute maschile. (…)
Lei dice che gli uomini sono sacrificabili come papà. Cosa intende?
Nelle separazioni i tribubali assumono preventivamente che una madre abbia ragione se non vuole che il padre sia equamente coinvolto nella vita dei figli. I papà devono combattere nei tribunali, e questo costa. A meno che uno possa permetterselo, viene sacrificato.
L’intervista è apparsa su Psychology Today, 17/7/2014