Fonte :
http://www.corriere.it/esteri/14_agosto_07/iraq-jihadisti-conquistano-qaraqosh-fuga-massa-cristiani-ccb6b968-1e10-11e4-832c-946865584d19.shtmlEsplora il significato del termine: IL VATICANO: «SITUAZIONE DISPERATA»
Iraq, fuga in massa dei cristiani
Il Papa: «Dramma umanitario»
Le milizie dell’Isis nella più grande città cristiana nel nord del Paese. Migliaia di fedeli verso il Kurdistan. Francesco: «La mia vicinanza spirituale»
di Redazione Online
7 IRAQ
shadow
Sono 100.000 i cristiani in fuga dalle città del nord iracheno conquistate dai jihadisti, che hanno anche «tolto le croci dalle chiese e bruciato antichi manoscritti». Lo ha riferito il patriarca caldeo di Kirkuk, Louis Sako, parlando di «disastro umanitario» dopo che i jihadisti, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno preso il controllo di Qaraqosh e di altre tre località vicine, dove vivono gran parte dei cristiani del paese. «Sono fuggiti con nient’altro che i loro vestiti addosso, alcuni a piedi, per raggiungere la regione del Kurdistan» ha detto Sako aggiungendo che i jihadisti hanno anche bruciato 1.500 antichi manoscritti cristiani.
Verso il Kurdistan
Secondo fonti localii fedeli e religiosi cristiani, e altri 40.000 membri di altre minoranze religiose, si stanno dirigendo verso il Kurdistan autonomo. I jihadisti dello Stato Islamico hanno avviato l’attacco nella notte dopo il ritiro del peshmerga curdi, che sono sotto pressione in diversi fronti iracheni, «apprendo ora che le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh, si sono svuotate della popolazione e ora sono il controllo dei miliziani», ha riferito allarmato Joseph Thomas, arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaimaniyah. Qaraqosh è una città interamente cristiana, che si trova tra Mosul, ormai in mano ai jihadisti, e Arbil, la capitale della regione curda; ed in tempi normali ha una popolazione di circa 50mila persone.
L’appello del Papa
Sulla situazione in Iraq interviene anche il Papa con «appello alla comunità internazionale», in particolare per «porre fine al dramma umanitario in atto e perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati». Appello anche alla «coscienza di tutti» e alla preghiera di tutti i cristiani e le Chiese. L’appello di papa Francesco, letto da padre Federico Lombardi, si articola in una ampia dichiarazione in cui viene rilanciato anche l’appello di papa Francesco pronunciato all’Angelus dello scorso 20 luglio. Oggi, «alla luce degli angosciosi eventi», che «interessano popolazioni inermi», il Papa si unisce agli appelli dei vescovi e si rivolge alle comunità cristiane, alla comunità internazionale e «alla coscienza di tutti».
«Situazione disperata»
«I cristiani hanno dovuto abbandonare tutto, persino le scarpe, e scalzi sono stati instradati a forza verso l’area del Kurdistan. La situazione dei cristiani cacciati è disperata perché ad Arbil, la capitale del Kurdistan iracheno, non sono intenzionati ad accoglierli perché non sanno come ospitare queste migliaia di persone», dice il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che in precedenza era stato Nunzio apostolico in Iraq e conosce bene la situazione del Paese.
La Francia chiede riunione Consiglio Onu
Dopo la presa della città cristiana di Qaraqosh, nel nord dell’Iraq, e di altre tre località vicine da parte degli estremisti islamici, la Francia - tramite il ministro degli Esteri Laurent Fabius - «chiede una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza (dell’Onu), affinché la comunità internazionale si mobiliti per contrastare la minaccia terrorista in Iraq e per portare aiuto e protezione alle popolazioni minacciate».
La Casa Bianca: «Non ci saranno truppe americane»
Per quanto riguarda la Casa Bianca, il portavoce Josh Earnest giovedì ha ribadito che «non ci saranno truppe americane in Iraq. Ogni eventuale azione militare sarà limitata nei suoi obiettivi», e ha ripetuto che la posizione del presidente Barack Obama, secondo cui «non c’è una soluzione militare alla crisi dell’Iraq, ma quella che serve è una soluzione politica». In giornata il New York Times, citando fonti dell’amministrazione, aveva spiegato che gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di lanci con il paracadute di cibo e medicine sulle montagne per affrontare la crisi umanitaria. L’esercito potrebbe anche consigliare e assistere le forze aeree irachene su come e dove consegnare i rifornimenti umanitari. In questo caso attacchi aerei potrebbero essere usati per fornire copertura ai voli con i rifornimenti.IL VATICANO: «SITUAZIONE DISPERATA»
Iraq, fuga in massa dei cristiani
Il Papa: «Dramma umanitario»
Le milizie dell’Isis nella più grande città cristiana nel nord del Paese. Migliaia di fedeli verso il Kurdistan. Francesco: «La mia vicinanza spirituale»
di Redazione Online
7 IRAQ
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Sono 100.000 i cristiani in fuga dalle città del nord iracheno conquistate dai jihadisti, che hanno anche «tolto le croci dalle chiese e bruciato antichi manoscritti». Lo ha riferito il patriarca caldeo di Kirkuk, Louis Sako, parlando di «disastro umanitario» dopo che i jihadisti, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno preso il controllo di Qaraqosh e di altre tre località vicine, dove vivono gran parte dei cristiani del paese. «Sono fuggiti con nient’altro che i loro vestiti addosso, alcuni a piedi, per raggiungere la regione del Kurdistan» ha detto Sako aggiungendo che i jihadisti hanno anche bruciato 1.500 antichi manoscritti cristiani.
Verso il Kurdistan
Secondo fonti localii fedeli e religiosi cristiani, e altri 40.000 membri di altre minoranze religiose, si stanno dirigendo verso il Kurdistan autonomo. I jihadisti dello Stato Islamico hanno avviato l’attacco nella notte dopo il ritiro del peshmerga curdi, che sono sotto pressione in diversi fronti iracheni, «apprendo ora che le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh, si sono svuotate della popolazione e ora sono il controllo dei miliziani», ha riferito allarmato Joseph Thomas, arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaimaniyah. Qaraqosh è una città interamente cristiana, che si trova tra Mosul, ormai in mano ai jihadisti, e Arbil, la capitale della regione curda; ed in tempi normali ha una popolazione di circa 50mila persone.
L’appello del Papa
Sulla situazione in Iraq interviene anche il Papa con «appello alla comunità internazionale», in particolare per «porre fine al dramma umanitario in atto e perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati». Appello anche alla «coscienza di tutti» e alla preghiera di tutti i cristiani e le Chiese. L’appello di papa Francesco, letto da padre Federico Lombardi, si articola in una ampia dichiarazione in cui viene rilanciato anche l’appello di papa Francesco pronunciato all’Angelus dello scorso 20 luglio. Oggi, «alla luce degli angosciosi eventi», che «interessano popolazioni inermi», il Papa si unisce agli appelli dei vescovi e si rivolge alle comunità cristiane, alla comunità internazionale e «alla coscienza di tutti».
«Situazione disperata»
«I cristiani hanno dovuto abbandonare tutto, persino le scarpe, e scalzi sono stati instradati a forza verso l’area del Kurdistan. La situazione dei cristiani cacciati è disperata perché ad Arbil, la capitale del Kurdistan iracheno, non sono intenzionati ad accoglierli perché non sanno come ospitare queste migliaia di persone», dice il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che in precedenza era stato Nunzio apostolico in Iraq e conosce bene la situazione del Paese.
La Francia chiede riunione Consiglio Onu
Dopo la presa della città cristiana di Qaraqosh, nel nord dell’Iraq, e di altre tre località vicine da parte degli estremisti islamici, la Francia - tramite il ministro degli Esteri Laurent Fabius - «chiede una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza (dell’Onu), affinché la comunità internazionale si mobiliti per contrastare la minaccia terrorista in Iraq e per portare aiuto e protezione alle popolazioni minacciate».
La Casa Bianca: «Non ci saranno truppe americane»
Per quanto riguarda la Casa Bianca, il portavoce Josh Earnest giovedì ha ribadito che «non ci saranno truppe americane in Iraq. Ogni eventuale azione militare sarà limitata nei suoi obiettivi», e ha ripetuto che la posizione del presidente Barack Obama, secondo cui «non c’è una soluzione militare alla crisi dell’Iraq, ma quella che serve è una soluzione politica». In giornata il New York Times, citando fonti dell’amministrazione, aveva spiegato che gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di lanci con il paracadute di cibo e medicine sulle montagne per affrontare la crisi umanitaria. L’esercito potrebbe anche consigliare e assistere le forze aeree irachene su come e dove consegnare i rifornimenti umanitari. In questo caso attacchi aerei potrebbero essere usati per fornire copertura ai voli con i rifornimenti.