Poi basta spostarsi ad oriente, per vedere quanto sia falso che "civilizzazione (non incivilimento) va di pari passo con banalizzazione".
Ancora oggi, nel vietnamita, una stessa vocale può essere pronunciata con 6 toni diversi (indicando sei parole diverse), il thailandese ha quarantaquattro consonanti, ventotto forme vocaliche e se non bastasse ... quattro indicatori di tono.
Non entro nel merito del discorso generale sulla morale vittimista, perché non ne sono in grado dato le mie scarse conoscenze in materia.
Commento solo questa tue considerazioni linguistiche: dai pochi indizi che hai scritto non si può concludere che il Thai o altre lingue asiatiche siano più ricche di sfumature delle lingue dei paesi cristiani.
Attenzione: non dico che non possa essere così, dico solo che le tue affermazioni non bastano a dimostarlo.
E per spiegarlo commento le tue affermazioni:
1)
il Thai ha 44 consonantiSi, ma 44 consonanti
non indicano 44 fonemi consonantici diversi. Cioè, molte di quelle consonanti hanno lo stesso suono distintivo e si differenziano solo per come si scrivono.
Ad esempio in Thai il suono k(h), cioè c dura aspirata, corrisponde a 5 grafemi consonantici diversi: ข ฃ ค ฅ ฆ. Il suono t(h), cioè t aspirata, corrisponde addirittura a 6 grafemi: ฐ ฑ ฒ ถ ท ธ.
Perché una così tale ricchezza di lettere, a fronte di un suono identico? Perché le diverse lettere, in combinazione con il tipo di sillaba e l'eventuale marcatore di tono, determinano appunto il tono con cui dovrà essere pronunciata la sillaba corrispondente. Ma il suono della consonante resta invariato.
2)
il Thai ha 28 forme vocalicheQuesto invece è vero, perché il Thai conosce l'opposizione quantitativa ( la distinzione tra vocali corte e vocali lunghe ) e perché tra le forme vocaliche si includono anche alcuni dittonghi. Ma se si considerano solo i singoli fonemi vocalici, a prescindere dalla distinzione quantitativa, è vero che il Thai ha più vocali dell'italiano ma non più vocali di tante lingue germaniche e slave, che sono lingue di paesi cristiani. E molte di queste lingue conoscono la distinzione tra vocali corte e vocali lunghe, compreso l'inglese.
Ad esempio il Thai ha 9 vocali corte e 9 lunghe,
esattamente come lo svedese. L'inglese di tipo RP ( Received Pronounciation, l'inglese della BBC per interderci ) ha almeno 13 suoni vocalici.
3)
il Thai ha 4 indicatori di tonoVero, e dal punto di vista fonetico ha 5 toni ( basso, medio, alto, crescente e discendente ). Ma questo non implica necessariamente una maggiore sofisticazione o ricchezza fonetica. Perché, ad esempio, a fronte di 5 toni le parole Thai sono quasi sempre monosillabiche (e quindi la varietà fonologica delle singole parole è inferiore a una lingua che ha parole più lunge) e inoltre i Thai tendono a "lasciar cadere" la pronuncia delle consonanti secondarie nei cluster consonantici. Ad esempio la parola krap, che è la particella di cortesia maschile, viene spesso pronunciata lasciando cadere la r ( non pronunciandola o pronunciandola appena appena ).
Inoltre le consonanti a chiusura di sillaba non sono pronunciate in modo distinto e completo, ma "a metà", cioè fermando la voce prima della conclusione del suono consonantico.
Questo per dire che a fronte di un elemento, come la pronuncia tonale, che tende ad espandere la varietà fonetica del linguaggio, ci stanno altri elementi che tendono a restringere tale varietà.
Questo per quanto riguarda la varietà fonetica.
Parlando ora di varietà semantica, cioè dello spazio dei SIGNIFICATI che una lingua apre, per conoscenza diretta posso dire che:
i) il Thai è povero di tempi verbali: c'è solo un passato, un presente e un futuro. Questo perché, in definitiva, la mentalità buddhista spinge a ignorare il passato e considerare importante solo il presente e il futuro prossimo, per cui il tempo non è concepito nel senso cristiano di "progresso cronologico", ma in senso ciclico di un riproporsi di attimi di presente.
ii) il Thai ha parole, o combinazioni di parole, per esprimere concetti importanti per la morale del suo popolo (morale che è evidemente basata su concetti buddhisti) e che in italiano e nelle altre lingue cristiane sono assenti. Parlare di questi concetti vorrebbe dire scrivere un libro, per cui mi limito ad un esempio: la parola "sabai" esprime un concetto, sconosciuto all'occidente, riferito alla sensazione di essere comodo e confortevole sul piano psico-fisico nel suo insieme. Insomma i Thai, da buoni buddhisti, ci tengono a sentirsi bene nel corpo e nello spirito, che per loro sono elementi che vanno di pari passo, e da qui deriva tutta la cultura del massaggio (volto a favorire il benessere psico-fisico), del sanuk (divertimento che ai nostri occhi è sempliciotto, ingenuo e immotivato ma che è giusto concedersi quasi ogni giorno), ecc.
iii) il Thai fa distinzioni di classe, perché ogni azione o sensazione si esprime con parole diverse a seconda della classe sociale di chi compie l'azione o prova la sensazione. Così il verbo "mangiare" si dice in modo diverso se riguarda il popolino, la classe media, il clero buddhista, l'aristocrazia e infine i Reali. E lo stesso vale per ogni altra azione/sensazione.
Scusate la pappardella, ma per questioni familiari sul Thai sono ferrato