Consiglio caldamente di leggere questo articolo. Spiega come si è arrivati a determinate situazioni.
http://sakeritalia.it/politica/la-nato-attraverso-lo-specchio-un-viaggio-personale-dallingenuita-alla-lucidita/Era una fredda sera di marzo del 2004 quando io ed un insegnante russo di inglese uscimmo dalla University Embankment nella notte dell’isola Vasilevsky, a San Pietroburgo. Eravamo colleghi nella stessa scuola linguistica, che collaborava con la facoltà di Filologia della Università Statale in quella città. Il marciapiede era affollato di studenti, di altri insegnanti e personale amministrativo, perché i corsi erano molto popolari e venivamo buttati fuori alla 9 di sera. Dovevamo andare in differenti direzioni, sicché ci fermammo per una breve chiacchierata.
Lui mi guardò, sospirò e disse “Il mondo sta diventando un posto pericoloso!”. Lo guardai di sbieco, “Che vuoi dire?” gli chiesi.
Rispose che “Aerei della NATO saranno presto a Riga, appena a cinquecento chilometri da qui”. Tutti e tre gli Stati baltici erano nella fase finale dell’ingresso nella NATO.
A quel tempo avevo scelto di vivere a casa senza mezzi di comunicazione. Niente televisione, radio o internet.
Ero consapevole di questo sviluppo e non ci vedevo nessun problema. Infatti pensavo che la Russia stessa, in un prossimo futuro, avrebbe stipulato qualche sorta di accordo di affiliazione se non un ingresso vero e proprio.
Sapevo che tanti russi, inclusi parecchi nel governo, erano molto sospettosi verso questa organizzazione ma supponevo allegramente che fossero soltanto le vecchie ragnatele psicologiche dei Soviet, quelle che presto sarebbero state gentilmente spolverate via dentro gli annali storici mezzo dimenticati. Fui sorpreso genuinamente dalla sua trepidazione, perchè si trattava di una persona che si era presa la briga di studiare per diventare insegnante di inglese, che aveva viaggiato negli USA e che in generale sapeva tanto sul mondo anglosassone.
Mi lanciai in un monologo improvvisato, lo stesso che mi sarei sorpreso a ripetere negli anni successivi. Dissi al mio amico che quella non era una cosa di cui preoccuparsi, che quegli aerei non avrebbero arrecato danno a lui, a sua madre o alla sua madrepatria. Spiegai entusiasticamente che la NATO era una forza dedita alla pace ed alla stabilità nel mondo, lo dissi perché ci credevo.
Dopo tutto, non era riuscita la NATO a terminare il comunismo sovietico senza sparare un colpo? Dove saremmo stati ora se l’URSS ed il Patto di Varsavia avessero “vinto” la Guerra Fredda? Non era forse vero, continuai, che stavamo tenendo questa libera conversazione sulla strada grazie alla NATO? Questo non sarebbe stato possibile quando avevo visitato l’Unione Sovietica, eccetto che nella presunta riservatezza di casa sua. Sua figlia allora viveva saltuariamente in America senza problemi di sorta, grazie alla NATO! Lui le aveva fatto visita senza nessuna complicazione grazie alla NATO. Lui era stato in vacanza in Grecia grazie alla NATO. Lui aveva internet libera e senza censura, e poteva studiare tutto quel che voleva grazie alla NATO. Lui poteva comprare o leggere qualsiasi libro desiderasse grazie alla NATO. Adesso lui poteva comprare ed assaggiare qualsiasi cibo di qualunque parte del mondo, poteva arredare la sua casa di campagna con roba d’alta qualità tedesca o finlandese, e tutti gli altri vantaggi ed i miglioramenti nello stile di vita, ognuno dei quali grazie alla NATO!
Sebbene il mio interlocutore non se ne uscì con nessun fatto concreto per ribattere alle mie osservazioni, percepii che ne rimase poco impressionato e, in qualche misura, depresso. Eravamo entrambi figli della Guerra Fredda, ma da parti opposte, e ridussi il tutto alle abitudini mentali, naturalmente senza analizzare le mie, ed al piccato orgoglio per la perdita dell’impero (gli Stati baltici furono “incorporati” nell’URSS nel 1940 e furono una meta per le vacanze molto popolare durante il periodo sovietico).
Ovviamente, questo fu un modo “imperialista” di pensare, quello stesso di cui molti stranieri, specialmente americani, accusavano noi britannici di avere: una cosa che non avevo mai sentito mia. Parlammo di altre cose ancora qualche minuto, poi ci salutammo. Durante la passeggiata verso casa, attraverso il ponte del Tenente Schmidt, sul Lungofiume degli Inglesi fino alla Prospettiva Inglese, in cui questo inglese viveva in quel periodo, rimuginai sulle preoccupazioni del mio collega, ma la mia convinzione che la rosea vista della futura cooperazione fra NATO e Russia fosse basata su ragionamenti solidi, portò presto i miei pensieri verso materie più importanti come la cena.
Col passare del tempo, l’argomento sarebbe saltato fuori fra gli amici e gli studenti con sempre più stretta regolarità, e dalla televisione russa che avevo iniziato a seguire. Nei successivi dieci anni, quando guardavo i sempre più numerosi diverbi sorprendentemente surreali fra i governi inglese e russo, li attribuivo a cattivi consiglieri all’interno del Foreign Office e degli MI5 o 6.
Strano, pensavo: sembrava che, ai tempi di Margaret Thatcher, lei fosse molto ben consigliata sull’URSS. Dev’essere che ora è semplicemente meno importante, supponevo.
Quando emerse il sempre più sospettoso atteggiamento del governo e dei media russi verso le ONG operanti in Russia, lo attribuii ai residui della paranoia sovietica. In fondo, non c’erano Paesi come Inghilterra o Francia pieni di ONG, molte delle quali finanziate dall’estero, senza che questo fosse un grosso problema? Perfino il “sistema missilistico di difesa” che gli Stati Uniti pianificavano di installare in Polonia ed in Romania, quello che Obama aveva promesso di scartare appena eletto, continuava a sembrare abbastanza innocente alla mia mente credulona. A dispetto del fatto che avevo visto chiaramente come la stampa occidentale aveva iniziato, in massa, a dipingere la Russia in una luce molto negativa e falsa appena dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la qual cosa non aveva nessun riscontro nella mia vita in Russia fin dal 2003, niente mi aveva preparato al “collasso” totale della stampa ufficiale dell’agosto del 2008, quando aveva dipinto la fanatica invasione georgiana dell’Ossezia del Sud come una invasione russa non provocata della Georgia. Ero in ferie in quel periodo e non capii l’intero quadro fino al mio arrivo in Gran Bretagna qualche settimana dopo, e fu probabilmente per questo che riuscii a convincermi che si fosse trattato semplicemente di un errore da parte di una stampa la cui attenzione, a partire dalla fine della Guerra Fredda, era diretta da altre parti.
Più e più amici russi di tutte le tendenze (ed io qui conosco persone in quasi ogni ambiente) mi dicevano che gli Stati Uniti e la NATO stavano circondando la Russia, e che si preparavano ad architettare un cambio di regime o perfino un attacco diretto teso a smembrarla, in modo da saccheggiare le sue risorse naturali ed impedirle per sempre di sfidare l’egemonia statunitense. Tutto ciò mi suonava “un po’ estremo”, e c’era anche una non piccola minoranza di russi, e ne conoscevo alcuni, per i quali l’Occidente rimaneva “il bravo ragazzo”, e tutto questo era colpa di Putin.
Per me, caro lettore, la ragione principale per cui non capivo quello che stava arrivando era che non riuscivo a vedere come alcuni sospetti espressi dai miei amici e conoscenti russi, ammesso che fossero fondati, potessero essere nell’interesse delle nazioni occidentali come USA, UK e via dicendo! In altre parole, credevo ancora che i nostri governi agissero, sebbene talvolta tentennanti o mal consigliati, nel nostro proprio interesse. Alcuni di voi potrebbero a ragione riderne, ma ancor oggi molti miei amici la citano come la ragione principale per non credermi quando dico loro che se siamo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale è per colpa, quasi intera, dell’Occidente!
Dopo tutto, dicevo a me stesso e a tutti quei russi preoccupati, gli interessi fondamentali della Russia e delle altre nazioni occidentali erano fondamentalmente gli stessi poiché condividevamo gli stessi stili di vita, gli stessi legami storici, culturali e religiosi ed ovviamente potevamo trovare enormi vantaggi dalla cooperazione reciproca. La Guerra Fredda era stata una aberrazione causata dal terrorismo bolscevico ed ora potevamo riunire l’Europa senza ulteriori conflitti. Vero? In fondo non eravamo più nel 19° secolo, quando ogni nazione ed ogni impero europei erano in una diretta, e talvolta aggressiva, competizione con tutti gli altri. D’accordo? Sarebbe stato assolutamente folle provocare una guerra con la Russia moderna quando nei nostri tempi non c’è tangibilmente più niente per cui provocare una guerra, non è forse così? I nostri leader non avrebbero fatto questo adesso, vero?
I paraocchi mi erano finalmente caduti durante i mesi di Febbraio e Marzo 2014. La propaganda antirussa dei media principali aveva raggiunto dei livelli mai visti di isteria rabbiosa e razzista, fatta coincidere con i Giochi Olimpici Invernali di Sochi. Nello stesso momento a Kiev, Ucraina, dopo l’uccisione di numerosi manifestanti e poliziotti da parte di misteriosi cecchini, la folla prendeva possesso di Piazza Maidan, ribaltando un accordo ratificato solo il giorno prima, ed il presidente Yanukovich fuggiva per salvarsi la vita. Secondo alcuni, anche questo avvenimento era stato fatto coincidere con le Olimpiadi Invernali di Sochi.
Sono stato in mezzo ai russi per trent’anni e ho vissuto in Russia per dieci, sono stato per vent’anni anche con gli ucraini e conosco bene le tensioni e le divisioni interne insite in quella nazione fin dai tempi dell’Unione Sovietica. Conosco bene anche le caratteristiche del nazionalismo ucraino. In ogni modo, al principio avevo una certa simpatia per la protesta di Maidan, per le ragioni dette prima e poi perché gli amici ucraini mi avevano perfettamente informato degli incredibili livelli raggiunti qui dalla corruzione, anche se trovavo ridicolo da parte degli ucraini incolpare la Russia di tutti i loro problemi, argomentazione questa che ritenevo priva di ogni serietà. Magari l’Unione Sovietica, e di quei tempi poi, poteva avere qualche colpa, ma la Russia moderna non era l’Unione Sovietica ed ero preoccupato nel vedere come alcuni amici ucraini non facessero assolutamente distinzione fra Impero Russo, URSS e Federazione Russa. Secondo loro tutto si riduceva alla Russia e questo era stato, ed era, un male per l’Ucraina. Mi metteva poi sempre più a disagio il livello di sostegno politico che la protesta di Maidan andava ricevendo dai politici occidentali e dai leader, nominati ma non eletti, dell’Unione Europea, gente che non si era mai impressionata troppo per i disordini di piazza nei loro rispettivi Paesi. Non capivo perché l’UE stesse forzando l’Ucraina a fare una netta scelta di campo. Non mi sembrava scienza atomica lasciare gli europeisti ai loro interessi e affari con l’Occidente e permettere la stessa cosa a tutti quelli con interessi verso la Russia. Mi sembrava anche poco intelligente cercare di staccare completamente l’Ucraina dalla Russia, visti i profondi legami familiari, culturali, storici ed economici fra le due nazioni.
Ucraina e Russia sono molto più unite di quanto lo siano Scozia e Inghilterra, anche se alcuni nazionalisti ucraini occidentali rifiutano di accettare questo fatto solo perché questa non è la storia scritta da loro. Inoltre, le differenze visibili fra molti ucraini e russi sono molto meno marcate di quelle che ci possono essere fra gente dell’Essex e dello Yorkshire, per esempio.
“Se questa tensione continua, ci sarà una guerra civile!” Questo dicevo a volte a me stesso e agli altri. Sicuramente i nostri capi lo sanno. Hanno consiglieri ed esperti, o no? Mi ricordavo poi come nel 2008, al tempo della guerra in Georgia, avessi visto, incredulo, il Ministro degli Esteri inglese Millband volare a Kiev per “creare un fronte antirusso”, come disse la BBC, nonostante il fatto che mezza Ucraina fosse ampiamente russofona e che la Russia non avesse fatto nulla per arrivare a quello stato di cose. In retrospettiva erano solo le prove generali di ciò che stava accadendo. Inoltre, in tutta l’Ucraina centrale e occidentale, gli edifici governativi, le stazioni di polizia e i depositi di armi venivano occupati, come potevo vedere online, da gruppi di nazionalisti bene armati e bene organizzati, anche se questi episodi non venivano mai riportati dai media occidentali. Sui social media notavo come amici russi ed ucraini cominciassero a dividersi in campi opposti, pro o anti Maidan, e non secondo la nazione di appartenenza.
Al cambio di regime a Kiev fece seguito la riunificazione della Crimea con la Russia e l’isterica canea da parte dei nuovi padroni di Kiev, Washington, Londra e Bruxelles. “Putin deve essere fermato”, “E’ il nuovo Hitler”, “Arriverà ai porti della Manica in qualche settimana, se non facciamo qualcosa”. Certo i resoconti delle proteste di Maidan sono stati di parte, ma non completamente. C’è stato “qualche” accenno al fatto che la metà della nazione che aveva votato per Yanukovich non voleva né us-ukraine-media-control.si_-620x330l’EU, né la NATO e preferiva rimanere ancora di più nella sfera di influenza russa. C’è stata “qualche” allusione sul coinvolgimento di forze dell’ultradestra nelle proteste e anche di una interferenza da parte americana. Non è molto, ma è già qualcosa. Però, appena fu evidente che Russia e Crimea avrebbero negato l’accesso alla penisola alle formazioni paramilitari nazionalistiche ucraine, e che si stava organizzando un referendum lampo sul ritorno della Crimea in seno alla Russia, la stampa occidentale (personalmente seguivo quella inglese, americana e francese) e, per inciso, tutti i media occidentali, passarono in massa ed al momento giusto alla totale demonizzazione di Putin e della sua nazione ed a una egualmente totale adulazione del nuovo governo di Kiev, in vero stile totalitario. In massa! Come è possibile in nazioni libere, indipendenti e con dei mezzi di informazione che si suppone liberi? La brutale risposta a questa domanda è che, se questo è possibile , allora significa che non viviamo in nazioni libere ed indipendenti e che i nostri mezzi di informazione non sono liberi e indipendenti [NdT: i frame di Foa].
Il ventunesimo secolo iniziò effettivamente a Kiev in una delle 48 ore che vanno dal 20 al 22 febbraio 2014, quando i cecchini cominciarono a sparare a Maidan causando poi il rovesciamento del governo ucraino. Esattamente cento anni dopo che il diciannovesimo secolo era scomparso nella deflagrazione della prima guerra mondiale e della rivoluzione, aprendo le porte al vero ventesimo secolo, nel 2014 abbiamo visto il nostro mondo andare a gambe all’aria quasi alla velocità della luce. Proprio come cento anni fa, i problemi e le motivazioni di questi avvenimenti esistevano e si erano incancreniti da lungo tempo. La loro improvvisa comparsa nel mondo reale sembra abbia colto di sorpresa molti di noi. Non so cosa ne pensiate voi, ma questo ventunesimo secolo di sicuro a me non piace!
In Ucraina stiamo assistendo al più grande episodio di psicosi di massa, proprio nel cuore dell’Europa, dalla morte di Stalin e dai raduni di Norimberga. Invece di cercare di circoscrivere quello che è un fenomeno di enorme potere distruttivo, gli USA, l’EU e la NATO hanno continuamente buttando benzina sul fuoco, hanno cinicamente alimentato le fiamme e usato l’inferno che ne è uscito per presentare una versione dei fatti completamente diversa da quelli che sono i veri interessi dell’Occidente. Stiamo parlando della radicalizzazione di centinaia di migliaia di ucraini, specialmente i giovani, proprio come succede con i fondamentalisti islamici, solo che questa volta vengono convertiti ad un nazionalismo totalmente russofobo. La causa può avere un nome diverso ma il processo mentale e psicologico è identico. Anche il risultato! Questo lo sanno bene i governi occidentali che sostengono Kiev. Come si riconosce un ucraino vittima della psicosi di massa? Questa è la cartina di tornasole: se cominciano a dire che “L’Ucraina è totalmente unita in un’unica nazione. Tutti quelli che si oppongono al nuovo governo scaturito dal Maidan non sono ucraini ma spie di Putin, effettivi delle forze speciali Specnaz, e combattenti russi infiltrati allo scopo di uccidere tutti gli ucraini.” Parlano di questi definendoli “aggressori”, ma in realtà si riferiscono alla Russia intera. Sono in preda ad una psicosi di massa. Non bisogna essere profondi conoscitori dell’Ucraina per capire la follia di tutto ciò. La tua stessa nazione è completamente unita? Lo è la tua città? La tua famiglia? Sei unito con te stesso? L’Ucraina, anche prima dell’indipendenza dall’URSS era una delle nazioni meno unite della Terra! Rimasi perplesso quando un amico ucraino me lo disse per la prima volta. Poi cominciai a sentirlo dire con sempre maggior regolarità da amici, conoscenti e da interviste sui media. La stessa identica frase, sempre pronunciata in fretta e ripetuta in continuazione. Se una situazione del genere la calassimo nella politica degli Stati Uniti, sarebbe come se il Partito Repubblicano improvvisamente incominciasse a dire che in America non ci sono i democratici. “L’America è totalmente unita con noi”. Infatti tutti i cosiddetti “democratici” sono in realtà spie e soldati cubani mandati oltre il confine ad uccidere tutti gli americani. I repubblicani potrebbero poi procedere con una “operazione antiterrorismo”, bombardando e cannoneggiando i distretti democratici nei vari stati allo scopo di assoggettarli o spazzarli via!
È veramente pauroso vedere persone intelligenti, ben istruite, finora lucide, alcune delle quali sono miei stretti amici, e con cui era possibile avere fino ad un anno fa una conversazione razionale sul futuro dell’Ucraina, spegnere una dopo l’altra la loro luce interiore volontariamente, o almeno così sembra, e saltare dentro il distorcente nero fossato dello stupore di massa.
Uno dei risultati più ovvi di tutto questo è che i politici ed i portavoce del regime di Kiev, sostenuto dagli Stati Uniti, sono bugiardi patologicamente illusi; eppure tutto quello che dicono è riportato dalla stampa occidentale come se fosse la verità rivelata, senza nessun esame dettagliato.
Questa è anche la ragione principale per cui l’esercito ucraino si è rivelato così inefficiente in battaglia. La loro intera ragion d’essere è basata su fondamenta totalmente false, su false credenze e su vuoti slogan, mentre i combattenti per l’autodifesa del Donbass, pur se alcuni sono attaccati alle vecchie illusioni della loro infanzia (l’ammirazione per Lenin e talvolta per Stalin, ecc.), rimangono lucidi sulla situazione attuale e sanno esattamente cosa stanno combattendo e perché.
Riportare indietro alla coscienza gli individui radicalizzati è un affare costoso, delicato, lungo e la storia recente mostra che non tutti riescono a tornare indietro. In questa situazione non riesco a vedere niente di buono uscir fuori dall’Ucraina per un periodo molto lungo, indipendentemente da ciò che succederà sul terreno.
Il nazionalismo estremo è semplicemente una ricetta per privazione, disintegrazione, povertà e, alla fine, distruzione e morte, dovunque nel mondo, in qualunque periodo storico. È stato sempre così, così sarà sempre.
Inoltre, nell’Ucraina controllata dagli Stati Uniti, le multinazionali occidentali dell’industria agro-alimentare stanno entrando nelle più grandi distese di suolo fertile presenti in Europa, con piani per la coltivazione di sementi geneticamente modificate e per l’estrazione di gas mediante cracking. Quest’ultima, fra parentesi, è uno dei principali motivi per cui la gente del Donbass deve essere sottomessa o allontanata. La Royal Dutch Shell ha firmato un accordo con il governo di Yanukovitch per iniziare il cracking nel Donbass. La popolazione presente non lo vuole e non ne ha bisogno, perché i loro fratelli al di là del confine nuotano nel gas naturale a poco prezzo. Kiev, Washington e Bruxelles lo vogliono perché, oltre a tirarne fuori una fortuna, il gas da fracking del Donbass aiuterebbe a ridurre la dipendenza dalla Russia per le forniture e indebolirebbe ancor più l’economia russa. Il fracking è estremamente malvisto in Europa ed in Nord America, ma i leader ucraini sostenuti dagli USA hanno descritto più volte la gente del Donbass come insetti, scarafaggi, terroristi e subumani che devono solo rassegnarsi, andar via o morire.
Ogni parola e accusa che esce fuori da questo governo radicale di Kiev è studiata per portare dalla sua parte la NATO o chiunque altro possa “aiutarlo” nel conflitto armato nell’est. Il fatto più pauroso, comunque, è che essi pensano che per l’intero mondo sia completamente normale sacrificare se stesso, perfino al punto di un olocausto nucleare, per sostenere la loro folle illusione non solo di una Ucraina “completamente” unita attorno agli artificiali confini di Lenin, Stalin e Kruscev, ma anche, per molti di loro, di un impero ucraino esteso fino a Vladivostok. La NATO, quella forza dedita alla pace e alla stabilità in cui ero abituato a credere, è diventata una forza molto aggressiva dedita alla instabilità in Europa e nel mondo.
Il battaglione ucraino Azov
Il battaglione ucraino Azov
È guidata da stupidi burattini, come in “Siamo gli uomini vuoti, la testa piena di paglia”, che sputano falsità ed ambiguità ad ogni occasione. È diventata l’esercito privato del complesso militare-industriale dell’Occidente, ed è la più larga e meglio equipaggiata forza combattente che il mondo abbia mai visto, con le più tenui connessioni a qualsiasi forma di decisione democratica sul suo uso. In effetti, la NATO sembra essere l’esatta immagine riflessa di quella che era ai tempi della Guerra Fredda.
Come ho detto, dodici anni fa pensavo di aver capito perfettamente il perché molti stati in Europa orientale volevano unirsi alla NATO, ma essa si è trasformata in un calice profondamente avvelenato, una immagine riflessa del suo io precedente, fermentando il nazionalismo e portandoli molto più vicini esattamente a quello che, nelle loro menti, si supponeva avrebbe dovuto difenderli: una grande guerra con la Russia e la risultante devastazione delle loro terre e persone.
Lo specchio è, per molti versi, una metafora perfetta per questa intera crisi e per “il mondo nuovo” in cui ci ritroviamo. Esso sembra proprio l’esatto opposto del mondo della Guerra Fredda in cui sono cresciuto. I politici occidentali “democratici” hanno pubblicamente accumulato lodi su quelli che lanciano bombe molotov contro poliziotti disarmati e si impossessano con la forza di caserme di polizia ed altri edifici pubblici, in apparenza senza mai considerare che ciò sarebbe ritornato inevitabilmente a perseguitarli in un modo o nell’altro. Quando la gente dell’Ucraina orientale ha fatto la stessa esatta cosa, per proteggersi dagli ultranazionalisti andati al potere nella loro capitale e di cui da lungo tempo sente di essere odiata con desiderio di vendetta radicale, ciò è stato considerato criminale e terrorista dagli stessi politici e dalla loro stampa. L’Ucraina è stata in effetti invasa dagli USA, anche senza “molti” stivali americani sul terreno, almeno per ora. Questo non viene mai menzionato.
Tuttavia, il ritorno della Crimea alla Russia è ritratto come una occupazione violenta, anche se non è stato sparato un colpo e non c’è stata invasione, perché le truppe russe erano già lì legalmente, compreso il loro diritto alla rotazione. Questo evento, di significato spirituale profondo per i crimeani ed i russi (anche se per i crimeani era anche questione di sopravvivenza), è stato rappresentato come una violazione della legge internazionale, mentre non lo è il colpo di stato a Kiev istigato dagli USA.
Neanche il principio di autodeterminazione è mai menzionato, sebbene sia stato una giustificazione di primo piano avanzata dai britannici per liberare le isole Falkland dall’Argentina e per rifiutare la pressione dei terroristi dell’IRA nell’Ulster, dove una minoranza violenta cercava di imporre il proprio volere sulla maggioranza. Se i crimeani e la Russia non avessero agito come hanno fatto, in quella che è stata una operazione eseguita brillantemente, ci sarebbe stato un genocidio e una pulizia etnica anche in Crimea proprio come in Ucraina orientale, con in più la possibilità di un ingaggio fra le truppe russe ed ucraine là stazionate. Senza contare la marina statunitense ad incrociare al largo di Sebastopoli ed insediarsi come re del Mar Nero, il che, naturalmente, era in primo luogo un’altra delle ragioni principali per l’intera operazione di cambio di regime.
L’Occidente sembra avere adesso una stampa totalitaria simile a quella dell’URSS prima di Gorbaciov, o quella della Germania nazista, una situazione assolutamente senza precedenti per quanto possa ricordare e, fedele allo stile, accusa costantemente la stampa russa di essere esattamente quello che lei stessa è diventata. A parte qualche occasionale momento di follia auto-sabotante, la stampa russa è diventata, in verità, considerevolmente più obiettiva di quella occidentale odierna. La differenza è che, in gran parte, è il governo che parla con voi, apertamente, senza nessuna copertura. Ognuno lo sa e valuta quello che vede, sente e legge come meglio crede.
Almeno fino allo scorso dicembre, per la mia ultima visita là, la rete internet della Russia rimane più libera di quella della Gran Bretagna, per esempio.
Il mondo anglo-sassone, con la possibile eccezione della Nuova Zelanda, è stato vittima di un colpo di stato silenzioso. Sebbene per il momento le vite di molte persone “ordinarie” non sembra siano molto cambiate, i nostri partiti politici principali si sono fusi in uno solo, ed eseguono le richieste della CIA, del complesso militare-industriale e dei loro finanziatori, mantenendo ancora l’apparenza di avere agende alternative. Il risultato? Non c’è più una reale opposizione che possa porre domande o censurare. Ma si suppone che noi si esca a votare comunque. Politiche pesantemente controverse, come entrare in guerra con la Russia, incontrano la totale acquiescenza dei politici e dei media, con un sempre minor numero di anziani funzionari statali, ex ambasciatori ed esperti commentatori in là con gli anni, ad alzare la loro voce di saggezza nel deserto di questo “inferno di idioti”.
Abbiamo una sorveglianza governativa massiccia dei nostri propri cittadini e di tutti gli altri. La libertà di parola viene progressivamente ridotta in nome di dubbiose ideologie come la correttezza politica, e le prospettive di carriera girano al peggio se le persone esprimono pubblicamente delle opinioni anticonformiste! Dodici anni fa, al tempo dell’invasione dell’Iraq guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna, alcuni dei Paesi europei più grandi erano chiaramente indipendenti dal controllo statunitense. Mette i brividi vedere come la situazione sia insidiosamente cambiata, ed ora sembra che tutti i maggiori paesi dell’Europa siano nelle grinfie della nuova realtà americana: con tutti quelli che hanno provato, anche solo per un momento, a sfuggire alle spire avvolgenti, nessuno ci è finora riuscito.
Avendo vissuto in Francia e in Russia per molti anni, ho sempre resistito all’anti-americanismo spesso manifestato in queste nazioni. Mi è sempre sembrato in gran parte il risultato di gelosia meschina e di malumore per il ruolo dell’America nel mondo, e, naturalmente, un’ideologia “di sinistra” in cui non ho mai trovato nessuna risposta soddisfacente. Non ero cieco alle molte pecche degli USA e da bambino parteggiavo sempre per gli indiani e non per quei “volgari” cowboy, ma il contributo dell’America al ventesimo secolo mi pare che sia stato letteralmente sbalorditivo.
Tuttavia le scorse primavera ed estate, mentre notavo il modo in cui Obama e la sua amministrazione spingevano senza soste verso il confronto, alzavano l’asticella, affermavano cose assolutamente false e propagandistiche circa la gente del Donbass e le azioni e le intenzioni della Russia, montavano gli ucraini, inizialmente riluttanti, a parte gli ultranazionalisti, per farli sparare fra loro, provocavano in realtà Putin per fargli invadere l’Ucraina orientale, potevo letteralmente sentire, come una netta sensazione fisica nel mio cervello, aprirsi i percorsi neuronali del mio anti-americanismo, così poco usati e penosamente stretti.
Realizzai che le politiche del governo degli Stati Uniti stavano cercando di distruggere tutto quello in cui credevo e che avevo sperato fosse già a portata di mano. Una Europa genuinamente unita, con commerci liberi e libertà di pensiero e di parola (ma senza il cieco insulto degli altri), con libertà di movimento sull’intero continente ed oltre. Un mondo multipolare senza nazioni sconfitte e senza più grandi guerre. Che non è poi così difficile da raggiungere. Come è stato possibile che non avessimo imparato le lezioni del ventesimo secolo e che, soprattutto, fossero adesso i “vincitori democratici” della guerra fredda che stessero diventando i nemici antidemocratici, più velocemente di quanto si potesse stare dietro?
Mi ripeto: ho avuto intorno russi per trent’anni, ucraini per venti, ho vissuto in Russia per dieci anni. Le ingannevoli dichiarazioni di Obama e Kerry non mi avrebbero messo il prosciutto sugli occhi!
Mi ha colpito fin da subito che ho una conoscenza generale dell’Africa, dell’Iraq, della Siria e dell’Afganistan. Non sono mai stato in questi posti, non conosco nessuno di laggiù e non parlo le loro lingue. E se non fosse stato così, cosa avrei pensato degli USA, della NATO e delle loro politiche? Solo ora che tutto questo ha toccato una parte del mondo che conosco intimamente, cominciavo realmente a vedere attraverso tutta la massa di bugie ed inganni, e a fatica riuscivo a credere quanto estesa ed insidiosa essa fosse.
La comprensione successiva fu ovviamente che la maggior parte delle persone a casa, che non hanno una dettagliata conoscenza di prima mano della Russia e dell’Ucraina o di qualsiasi altra nazione in cui USA, NATO e FMI hanno seminato morte e distruzione, avrebbero sicuramente continuato a credere alla loro televisione ed ai loro giornali. Ciò sembra essere nato dalla mia propria esperienza, parlando alle persone in Gran Bretagna e Francia.
I resoconti forniti dai media su altri argomenti, interni o internazionali, sembrano essere, per quanto possa dire, più o meno normali a quelli di noi con una conoscenza generale dei problemi discussi. Certamente meno sfacciatamente tendenziosi. Molte organizzazioni come la BBC ed il New York Times hanno solide e stagionate reputazioni e pedigree, e così molta gente trova difficile credere alla totale falsità di ciò che dicono riguardo la Russia e l’Ucraina. Adesso ditemi voi se questa non è una cospirazione! Ebbene, sì! Adesso ve l’ho detto! Ho usato la parola con la “C” ma questo è un soggetto che si merita un altro articolo separato.
Pare che una delle cose che tutti noi troviamo più difficile da accettare è il cambiamento, e questo è il motivo principale per cui la propaganda sta funzionando ed il mondo è diretto verso una nuova guerra generale. Gli USA sembrano la nuova URSS con la Gran Bretagna nel ruolo della nuova Bulgaria sovietica, il sicario locale. Molti cittadini di queste nazioni sembrano beatamente ignari della nuova loro situazione “brezneviana”. La Germania assomiglia ad un nuova Romania sovietica, talvolta dando l’impressione di un pensiero indipendente ma, alla resa dei conti, conformandosi sempre al volere del padrone. La Merkel, mentre per il consumo degli elettori domestici ha fatto mostra di essere una negoziatrice, in questa crisi ha in effetti spinto finora senza soste per la guerra e le sanzioni all’unisono con gli Stati Uniti.
Quando stavo finendo questo resoconto personale sulla mia esperienza di grande cambiamento, ho ricevuto alcune buone notizie, ed altre cattive. Le cattive notizie sono che ho visto dei resoconti sulla Nuova Zelanda che sembrano indicare che anche loro sono sulla strada di diventare uno stato di polizia. Devo però averne ancora conferma. La buona notizia è che, nelle due settimane seguite alla firma del Minsk 2, sembra emergere un vero allontanamento fra Europa e Stati Uniti. In effetti, con maggiore accuratezza, fra il mondo anglosassone e le nazioni europee non di lingua inglese, e stavolta sembra includendo ”veramente” la Germania, questa crepa riguarda il come procedere per risolvere questa crisi e, soprattutto, la questione se armare il governo di Kiev, una cosa che renderebbe infinitamente più probabile una grande guerra in Europa e forse anche una Terza Guerra Mondiale. È troppo presto per le previsioni, ma potrebbe essere il primo segno del ritorno alla ragione del “vecchio mondo europeo”.
La pazzia regna suprema fra i leader della gente che parla inglese, il che, essendo io orgogliosamente uno di loro, mi lascia disperatamente triste e molto impaurito. È niente di meno che un collasso cognitivo, intellettuale. Andranno comunque avanti con i loro piani di cambio di regime in Russia, che, di questa crisi ucraina, è la vera ragione dietro tutte le altre ragioni, o abbastanza teste lotteranno per accettare la realtà per come è, e permettere alle economie emergenti di prendere il loro posto nel mondo nuovo e semplicemente trarre vantaggio da ciò invece di combatterlo? Dopo tutto non è scienza atomica. Tutto quello che possiamo fare è parlar chiaro, ogni voce fa la differenza. E pregare. Voglio ringraziare e pregare per la gente del Donbass che ha sostenuto il peso maggiore dei combattimenti e della distruzione senza averlo né chiesto né incitato. Molti, sia combattenti che civili, sono morti, hanno subito mutilazioni e ferite. E non sono separatisti! Come potrebbero esserlo quando sono a casa loro, proteggendo le loro terre e le case da un attacco esterno? Essi non sono sicuramente neppure terroristi. Combattono contro il terrorismo. Sono davvero letteralmente all’avanguardia di una lotta di importanza mondiale e di rilevanza storica, fra il completo dilagare della schiavitù finanziaria del Nuovo Ordine Mondiale – FMI e la possibilità di una positiva economia multipolare e di un mondo di abbondanza. Se loro falliscono, le luci si spegneranno non solo in tutta Europa ma anche in tutto il mondo.
Combattenti del Donbass
Combattenti del Donbass
Non sono certo il primo a far notare che tutti noi abbiamo sottovalutato la gente del Donbass. Io certamente l’ho fatto, in gran parte per la mia nostalgia del comunismo sovietico.
Il loro stoicismo, la loro tenacia e abilità organizzativa, e la loro pura grinta sono diventate un esempio storico per tutti noi e per le generazioni future.
Naturalmente essi sono aiutati! Devono esserlo. Suppongo. Sebbene non sia certamente l’unico a non averne prova. Non aiutarli sarebbe un crimine contro l’umanità stessa, ma loro hanno capito chiaramente perché quell’aiuto ha da essere, per ora, furtivo e molto minore di quello che avevano così disperatamente sperato di avere. Hanno accettato la situazione mondiale, l’hanno guardata in faccia e, nonostante ciò, hanno combattuto per la loro sopravvivenza.
Dedico questo articolo alla gente del Donbass, a quelli caduti ed a quelli vivi e vegeti. Anche a quelli uccisi o mutilati della cosiddetta “parte ucraina”, siano stati essi coscritti a forza da altri, o coscritti per la forza della loro mancanza di lucidità. In quello che è un altro spreco, futile e senza scopo, di vita umana e di potenziale, per ordine delle macchinazioni di manipolatori incoscienti, a migliaia di chilometri di distanza, su quello che, da là, sembra essere a loro un altro pianeta.
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Articolo di Marcus Godwyn