Bene ma questi (esprimo un'opinione personale) sono argomenti più adatti a un forum bisesssuale, nel senso che qui possiamo anche parlare della prossima spedizione su Marte ma normalmente le dinamiche delle relazioni lesbiche non hanno un impatto sulla condizione maschile, anche se le amiche di qualcuno sono lesbiche non è un suo problema.
Ora posta la libertà di ciascuno di dire quel che vuole, cosa rara a partire da certi spazi LGBT che si pretendono pro-uomini e censurano pesantemente, sono tutte energie disperse.
In un forum maschile ci si aspetta di trovare topic e iniziative sui separati, sulle leggi misandriche, sui celibi involontari (argomento del tutto assente qui); non un numero anormalmente elevato di discussioni sul come le donne vivono una relazione lesbica, sul come prendere ormoni per andare con uomini, sulle posizioni politiche di personaggi gay ecc. Questa è indubbiamente roba da forum gay.
Stranamente nessuno di questi topic arcobaleno affronta mai il problema del danno per gli uomini del diffondersi della filosofia LGBT, men che meno di leggi e programmi scolastici liberticidi!
Poiché nella vita reale gli uomini non fanno queste discussioni, men che meno con questa elevata frequenza, qualche domanda sul profluvio di topic LGBT da qualche tempo a questa parte e sulla sua utilità per la questione maschile e lo stesso forum ci sarebbe da porsela.
...Detto alla Verdone: "In che senso?.."
Voglio dire:
se l'odierna popolazione femminile si suddivide fra:
- apertamente misandriche;
- cagnare/gattare;
- bisessuali/lesbiche;
- eterosessuali in cerca di profitto materiale, di dominanza contrattuale, o anche di un semplice cavalier servente per le uscite;
se, dopo questa scrematura, la percentuale di donne disposte a sacrificarsi in un progetto familiare normale e sano è prossima allo ZERO,
...questo non sarebbe un problema squisitamente maschile? sarebbe, invece, uno "spreco di energie"?
Insomma, la QM - che ha una moltitudine di approcci - io la vedo fondamentalmente bipartita:
da un lato, i
sintomi-emergenze, che si manifestano per categorizzazioni: gli Incel, i padri separati, le vittime di false accuse, le vittime di shitstorm, di cyber-bullismo-rosa, ecc.;
dall'altro lato, ci sono quelli della generazione mia, di un Rino, di un Armando, di un Fabrizio M., di un Fabio N., di un Vincenzo Sp., di un Francesco To. ecc., che quei singoli sintomi li riconducono tutti alla patologia di fondo, cioè alla
deriva antropologica, all'individualismo politicamente-culturalmente imposto (monade consumatrice), cioè al fottersene della continuazione della comunità; anzi, al desiderarne oscuramente la dissoluzione, o la sostituzione; una voglia di morte collettiva (estrema eterogenesi dei fini dell'individualismo, il quale in sé sarebbe parossistica celebrazione sì della vita, ma solo per "se stesso, qui ed ora").
La differenza di fondo che io intravedo [ma questo sarebbe un thread a parte; forse esiste già in questo sterminato forum] fra quella prima generazione di QMmisti, e quella successiva degli odierni 45enni - che hanno lanciato nuovi formidabili canali di comunicazione leave - è che questi ultimi fanno coincidere quella deriva antropologica con un "femminismo" inquadrato come
patologia della generale femminilità (si direbbe che abbiano un disperato bisogno di credere che la natura femminile sia più generosa di quel che è); i primi, invece (che, in generale, sono ormai "fuori dai giochi" nel rapporto con l'altro sesso), vedono il femminismo come un qualcosa di perfettamente CONNATURATO alla stessa natura femminile, cioè all'
utilitarismo: un qualcosa che covava dalla notte dei tempi, silente, e che aspettava solo il fattore slatentizzante per manifestarsi (la Tecnica, la possibilità di ottenere reddito in settori economici non legati alla forza muscolare).