Autore Topic: Dopo le cagne sciolte, eccovi le "gatta randagia"...  (Letto 1440 volte)

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Offline Angelo

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Dopo le cagne sciolte, eccovi le "gatta randagia"...
« il: Giugno 15, 2015, 23:08:05 pm »
Cari lettori, voi pensavate che il mondo femminista si sarebbe accontentato delle sole "cagne sciolte"?

Vi sbagliavate c'è un altro genio femminista che prova a demolire i discorsi delle Sentinelle in Piedi e di tutti quelli che sono contrari ai corsi genderfemministi nelle scuole.

Questo genio incompreso è quasi paragonabile a questo qui ---> Ci sarebbe da ridere in faccia a queste femministe meno intelligenti del mio gatto .

Ma andiamo direttamente alla perla di questa femminista che si autoappella "Gatt(A) Randagi(A)...

Nel tentativo di decostruire i "terribili" e "cattivissimi" genitori (e non solo) che imporrebbero (secondo questa "gatta randagia" femminista) dittatoriali stereotipi ai propri figli, la femminista (genio in erba) cita John Money (se mi leggi, impara a scrivere John...  :lol: )...

E qui, per i lettori meno attenti va fatto un riassunto breve. John Money era un dottore statunitense che credeva che il genere sessuale fosse un prodotto CULTURALE E NON UN PRODOTTO NATURALE / BIOLOGICO. In soldoni, questo soggetto lugubre ed infame, credeva che si nasceva maschi e femmine ma che il genere sessuale potesse esser manipolato a seconda dell'educazione e della cultura imposta al bimbo (o alla bimba) .
Tale teoria è STATA RIPRESA E ADDIRITTURA CITATA DALLE ESPERTE DI GENERE (si legga a tal proposito il libro "Educare alla diversità" dell'A.T. Beck Institute, pagina 7 dove c'è una citazione proprio di John Money).
Le lezioni gender nelle scuole, partono proprio dall'assunto di John Money e di tante altre femministe che credono in questa enorme, colossale, stronzata.

E qui c'è la "sapienza" della "gatta randagia"...

Leggete e ...  :lol:

https://gatterandagie.wordpress.com/2015/06/15/sulla-questione-dellideologia-gender/

L’ossessione sull’ideologia di genere sta diventando una crociata. Fra i racconti che spesso leggo tra il materiale dei sostenitori dell’esistenza dell’ideologia Gender c’è quella mostruosità che è stata fatta ai i piccoli Bruce e Brian Reimer. Uno dei due gemelli per complicazioni mediche viene menomato del pene. Il dott. Jhon Money ha la terrificante intuizione ,quindi,di trattare quest’ultimo come una bambina. Le conseguenze di questa storia sono agghiaccianti. Sono agghiaccianti come tutte le storie di sovra determinazione della personalità e sessualità altrui.Come quella di ‪#‎LeelahAlcorn‬ suicida il giorno di natale, dopo essere stata condotta ad uno stato di isolamento da parte dei genitori che non accettavano(e non hanno accettato dopo la sua morte), il suo dichiararsi transessuale. Allora, possiamo continuare, a brandire come spade i corpi di queste persone per sostenere le nostre tesi,ma rimane il fatto che questi esseri umani sono stati sovradeterminati . Non è stata rispettata la loro personalità, la loro sessualità. Sono stati trattati come cavie, o come malati da isolare. Davvero non vedete che la gravità non sta nell’essere o meno trans ma nella negazione della libertà di scelta?. Possibile che ci sia cosi tanto bisogno di mettere delle regole scientifiche pro o contro la transessualità piuttosto che emanciparsi, umanamente e comprendere l’errore e l’orrore di  imporre il modo di esistere nel mondo anche agli altri?.Credere in Dio non vuol dire identificarsi con esso e desiderare una società a propria immagine e somiglianza.

Gli articoli che ho letto sull’ideologia gender fanno pensare ad un mondo dove c’è una propaganda trans accanita. Non so voi ,ma io non vedo transessuali che mi riempiono la cassetta della posta di materiale gender. Spesso trovo nella mia cassetta materiale cattolico e a pasqua mi hanno messo pure un ramo di ulivo che ha incastrato il resto del contenuto.Si, un ramo di ulivo dentro alla mia cassetta. A me, che sono agnostica, ok?. Questo solo per dire che mi fanno paura le persone come john Money o come i genitori di leelah e tutti quelli che fanno uso di queste morti per imporre un loro credo. A chi crede di poter dare una sua definizione di natura, di donna e di uomo, per far sentire altri sbagliati ed immondi. O per correggerli, in ogni caso sovradeterminando le loro scelte. Schiacciandoli,uccidendoli,soffocandoli. Capite cosa fanno le vostre parole, le vostre ossessioni, le vostre paure?.

Voglio dire anche un’altra cosa. Se siamo sopravvissuti alla presenza del crocifisso negli uffici ed in ogni aula scolastica di edifici pubblici. E li sono rimasti insieme alla superbia culturale, alle immagini sessiste nei libri di scuola. Potete sopravvivere ad un libretto scolastico dove invece che madre e padre c’è scritto genitore?. Senza che ne fate un dramma e ci costruite sopra addirittura un complotto mondiale di lobby gay?.

Se vi racconto che sono cresciuta in una famiglia tradizionale e ho fatto battesimo,comunione e cresima,a carnevale mi vestivo da principessa. Eppure sento che la mia sessualità non ha a che fare solo con la natura ed il sesso con cui sono nata. Se vi dico che mi definisco qeer, che l’aggettivo Femmina non mi è sufficiente e dentro di me sento altro e probabilmente lo sento in funzione di questa società in cui vivo, come azione politica che in un altro mondo non sarebbe necessaria. Perchè dovete cercare in me qualcosa per potermi delegittimare, per poter mettere in discussione la mia intelligenza e lucidità?. Perchè dovete farmi sentire malata e sentirvi così tanto minacciati dalla mia sola voglia di esistere e prendermi un pezzettino di terra dove poter vivere in santa pace?.


LETTERA DI ADDIO AI GENITORI DI LEELAH ALCORN(1997-2014):

Se state leggendo questo messaggio, vuol dire che mi sono suicidata e quindi non sono riuscita a cancellare questo post programmato. Per favore, non siate tristi, è meglio così. La vita che avrei vissuto non sarebbe stata degna di essere vissuta… perché sono transessuale. Potrei entrare nei dettagli per spiegare perché lo penso, ma questa lettera sarà già abbastanza lunga così. Per farla semplice, mi sento una ragazza intrappolata nel corpo di un ragazzo da quando avevo quattro anni. Per molto tempo non ho saputo dell’esistenza di una parola per definire questa sensazione, né che fosse possibile per un ragazzo diventare una ragazza, così non l’ho detto a nessuno e ho semplicemente continuato a fare cose convenzionalmente da maschi per cercare di adattarmi. Quando avevo 14 anni ho imparato cosa volesse dire la parola “transessuale” e ho pianto di gioia. Dopo dieci anni di confusione avevo finalmente capito chi ero. L’ho detto subito a mia mamma e lei ha reagito molto negativamente, dicendomi che era una fase, che non sarei mai stato davvero una ragazza, che Dio non fa errori e che ero io a essere sbagliata. Se state leggendo questa lettera: cari genitori, non dite così ai vostri figli. Anche se siete cristiani o siete contro i transessuali, non dite mai questa cosa a nessuno: specialmente ai vostri figli. Non otterrete niente a parte far sì che odino se stessi. È esattamente quello che è successo a me.
Mia mamma ha iniziato a portarmi da terapisti ma solo da terapisti cristiani, tutti con molti pregiudizi, quindi non ho mai avuto le cure
di cui avrei avuto bisogno per la mia depressione. Ho solo ottenuto che altri cristiani mi dicessero che sono egoista e sbagliata e che avrei dovuto cercare l’aiuto di Dio. Quando avevo 16 anni mi sono resa conto che i miei genitori non mi avrebbero mai aiutata, e che avrei dovuto aspettare di compiere 18 anni per iniziare qualsiasi terapia e intervento di transizione, cosa che mi ha davvero spezzato il cuore. Più aspetti, più la transizione è difficile. Mi sono sentita senza speranze, sicura che avrei passato il resto della mia vita con le sembianze di un uomo. Quando ho compiuto 16 anni e ho capito che i miei genitori non avrebbero dato il loro consenso per farmi iniziare la transizione, ho pianto finché non mi sono addormentata. Ho sviluppato nel tempo una specie di atteggiamento “vaffanculo” verso i miei genitori e ho fatto coming out come gay a scuola, pensando che
forse sarebbe stato più facile così un giorno dire che in realtà sono transessuale. Per quanto la reazione dei miei amici sia stata buona, i miei genitori si sono arrabbiati. Hanno pensato che volessi compromettere la loro immagine e che li stessi mettendo in imbarazzo. Volevano che fossi il classico piccolo perfetto ragazzo cristiano e ovviamente non era quello che volevo io.
Quindi mi hanno tirato via dalla scuola pubblica, mi hanno sequestrato il computer e lo smartphone e mi hanno impedito di frequentare qualsiasi social network, isolandomi così completamente dai miei amici. Questa è stata probabilmente la parte della mia vita in cui sono stata più depressa, e sono ancora stupita di non essermi uccisa già allora. Sono stata completamente sola per cinque mesi. Nessun amico, nessun sostegno, nessun amore. Solo la delusione dei miei genitori e la crudeltà della solitudine. Alla fine dell’anno scolastico i miei genitori finalmente mi hanno restituito il mio smartphone e mi hanno permesso di tornare sui social network. Ero felicissima, finalmente potevo riavere indietro i miei amici. Ma solo all’inizio. Alla fine mi sono resa conto che anche a loro non importava molto di me, e mi sono sentita persino più sola di quanto fossi prima. Piacevo agli unici amici che pensavo di avere per il solo motivo che mi vedevano per cinque giorni ogni settimana. Dopo un’estate praticamente senza amici unita al peso di dover pensare al college, di risparmiare per quando avrei lasciato casa, di tenere alti i miei voti, di andare in chiesa ogni settimana e sentirmi di merda perché in chiesa tutti sono contrari a quello che sono, ho deciso che ne ho abbastanza. Non completerò mai nessuna transizione, nemmeno quando andrò via di casa. Non sarò mai felice con me stessa, col modo in cui appaio e con la voce che ho. Non avrò mai abbastanza amici da esserne soddisfatta. Non troverò mai un uomo che mi ami. Non sarò mai felice. Potrò vivere il resto della mia vita come un uomo solo che desidera essere una donna oppure come una donna ancora più sola che odia se stessa. Non c’è modo di averla vinta. Non c’è via d’uscita. Sono già abbastanza triste, non ho bisogno di una vita ancora peggiore di così. La gente dice che “le cose cambiano” ma nel mio caso non è vero. Le cose peggiorano. Le cose peggiorano ogni giorno.
Questo è il succo, questo è il motivo per cui mi sento di uccidermi. Mi dispiace se per voi non sarà abbastanza una buona ragione, lo è per me. Per quel che riguarda le mie volontà, voglio che il 100 per cento delle cose che possiedo sia venduto e che il denaro (più i soldi che ho da parte in banca) siano donati a un movimento per il sostegno e per i diritti delle persone transessuali, non importa quale. L’unico momento in cui riposerò in pace arriverà quando le persone transessuali non saranno più trattate come sono stata trattata io: quando saranno trattate da esseri umani, con sentimenti validi, sinceri e legittimi, e con dei diritti umani. Le questioni di genere devono essere insegnate a scuola, prima è e meglio è. La mia morte deve significare qualcosa. La mia morte dev’essere contata tra quelle dei transessuali che si sono suicidati quest’anno. Voglio che qualcuno guardi a quel numero e dica “questa cosa è assurda”, e si occupi di sistemarla. Sistemate la società. Per favore.
Addio.

Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.

Gilbert Keith Chesterton