Autore Topic: Aborto per ridurre la disoccupazione?  (Letto 2373 volte)

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Offline nonmorto

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Aborto per ridurre la disoccupazione?
« il: Agosto 02, 2015, 16:02:18 pm »
Sono incappato in un evento interessante che mi era sfuggito, per questo apro questo thread. Addirittura un articolo del washington post che si occupa delle dichiarazioni di un vescovo italiano. Siamo famosi.

I politici spesso parlano di disoccupazione come uno dei problemi principali dell'Italia, parlano di "creare posti di lavoro" espressione che sinceramente mi fa un po' sorridere, si creano merci, oggetti, case, ma posti di lavoro?

La disoccupazione è uno dei temi centrali del nostro secolo, un male che va combattuto, uno dei mali principali, ci sono delle persone "inutili" per l'economia, che ha bisogno di un certo numero di persone per produrre tutto e quindi ci sono persone "in eccesso".

Non parlo di persone che non possono essere sfamate, non parlo di persone che l'ambiente non può sostenere, parlo di persone che non servono al sistema economico. Inutili, dannose anche, magari si ribellano pure, hanno tempo libero, leggono, fanno rivoluzioni. Non solo inutili ma dannose. Una piaga.

Quindi da sempre ho avuto questa impressione che l'aborto, con i suoi 6 milioni di bambini non nati in Italia, da quando è stato introdotto, non fosse altro che un sistema per ridurre la disoccupazione. Di fatto lo è, che sia stato introdotto per questo o no non è dato a sapere, che abbia ridotto di 6 milioni il numero di disoccupati è certo.

Perché però apro ora questo thread? Perché a febbraio 2015 il vescovo di Ferrara, Luigi Negri fa una dichiarazione secondo cui l'aborto è la causa della crisi economica. Ci sarebbero secondo lui 6 milioni di lavoratori in meno.

Ovviamente lo stato sociale, conquista? moderna, si basa sul fatto che c'è una popolazione attiva, che lavora, che paga le pensioni e la sanità ad una popolazione che non lavora, ossia ai bambini paga la scuola, agli anziani sanità e pensioni.

Lo stato sociale si basa sul rapporto numerico tra popolazione attiva e popolazione non attiva, in Italia questo rapporto è sempre più a favore della popolazione non attiva, siamo diventati un popolo di vecchi a causa dell'aborto, quindi è evidente che abbiamo fatto e dovremo fare sempre più tagli a pensioni e sanità o dovremo mettere sempre più tasse sui lavoratori per mantere lo stesso livello. L'aborto quindi è una questione demografica ed economica, non morale come vogliono farci credere.

Dopo le dichiarazioni del vescovo scoppiò un putiferio, addirittura il washington post riportò le dichiarazioni del vescovo e scrisse un articolo, eccolo qui

http://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2015/02/05/abortions-caused-italys-economic-crisis-archbishop-claims/

L'articolo ci spiega che in Italia c'è molta disoccupazione, quindi il vescovo è intellettualmente disonesto nel dire che 6 milioni di persone in meno sono 6 milioni di lavoratori in meno. Ossia con molto candore ci spiega che l'aborto in Italia non ha conseguenze economiche, lasciando intendere che i morti non saranno diventati lavoratori, ma saranno rimasti disoccupati.

Ossia lascia intedere che l'aborto è stato introdotto per ridurre la disoccupazione, aumentando il carico quando ci spiega che le donne in Italia hanno ancora difficoltà ad abortire, quindi dovrebbero esserci più aborti.

Grazie washington post per avermi chiarito un dubbio che avevo da tempo.

Offline nonmorto

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Re:Aborto per ridurre la disoccupazione?
« Risposta #1 il: Agosto 02, 2015, 16:06:31 pm »
Quindi è o vero che l'aborto ha causato la crisi o è vero che l'aborto serve a ridurre i disoccupati. È banale aritmetica, una delle due affermazioni è vera. Dato che non mi intendo molto di economia lascio i pro-choice scegliere quale.

Offline nonmorto

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Re:Aborto per ridurre la disoccupazione?
« Risposta #2 il: Agosto 02, 2015, 16:19:53 pm »
Dimenticavo la terza ipotesi: magari l'aborto serve a fare spazio agli immigrati?

Offline Vicus

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Re:Aborto per ridurre la disoccupazione?
« Risposta #3 il: Agosto 02, 2015, 17:58:38 pm »
Dimenticavo la terza ipotesi: magari l'aborto serve a fare spazio agli immigrati?
Su questo non sembrano esserci dubbi, gli immigrati costano meno, non chiedono tutele anche se molti di loro sono disoccupati, quindi i motivi dell'immigrazione non sono solo economici. Una popolazione omogenea su un determinato territorio crea più problemi di una atomizzata in balia di guerre tra poveri.
Citazione
Quindi è o vero che l'aborto ha causato la crisi o è vero che l'aborto serve a ridurre i disoccupati. È banale aritmetica, una delle due affermazioni è vera. Dato che non mi intendo molto di economia lascio i pro-choice scegliere quale.
Probabilmente sono vere tutt'e due: da un lato la produzione non ha più bisogno di esseri umani, quindi più disoccupati e più aborti.
Allo stesso tempo gli esseri umani sono anche una risorsa economica, ma non li si sa e non li si vuole utilizzare in relazione alle nuove tecnologie che hanno reso molti lavori superflui.
Inoltre, l'occidente cavalca la decrescita: deindustrializza, frena lo sviluppo con burocrazia, stretta del credito e costi vari (norme, permessi, costo del lavoro alto per l'imprenditore - ma stipendi bassi per il lavoratore). Senza dimenticare l'energia, i cui costi lieviteranno a causa della crisi Europa-Russia. Gli aborti sono coerenti con questo quadro maltusiano.
In occidente si è smarrito il più elementare buonsenso, a parlare di aborto c'è una levata di scudi e non ci si rende conto che la demografia è anche una questione economica e culturale, e che nessuna civiltà dell'aborto ha mai prosperato.


Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline ilmarmocchio

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Re:Aborto per ridurre la disoccupazione?
« Risposta #4 il: Agosto 02, 2015, 18:09:37 pm »
Citazione
Vicus : Su questo non sembrano esserci dubbi, gli immigrati costano meno, non chiedono tutele anche se molti di loro sono disoccupati, quindi i motivi dell'immigrazione non sono solo economici. Una popolazione omogenea su un determinato territorio crea più problemi di una atomizzata in balia di guerre tra poveri.

Ottima sintesi, da mettere in evidenza

Offline Vicus

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Re:Aborto per ridurre la disoccupazione?
« Risposta #5 il: Agosto 02, 2015, 23:54:14 pm »
Sui migranti, riporto alcuni estratti di un'interessante traduzione di articoli di giornali francesi e tedeschi.

«Siamo qui per essere venduti»: così i migranti – quasi tutti subsahariani – che sono parcheggiati nel centro di raccolta di Zaouia, in Libia, un 50 chilometri ad ovest di Tripoli. Due inviati di Le Monde sono riusciti a avvicinarli (non si conoscono i particolari): come risultati dai loro agghiaccianti racconti, diversi sono rimasti vittime di retate delle ‘autorità’ libiche della zona e del momento.

«Le autorità ci accusano di voler partire per l’acqua, ma è falso», dice uno (Le Monde lo mostra in video): «C’è chi viene preso in casa, negli appartamenti, altri sono presi per strada; come me, io sono stato preso per strada».

«I veri traghettatori sono loro», spiega un compagno. «Dicono agli europei che ci hanno catturato in mare ma è falso! Ci stanno vendendo. Sono loro che gestiscono la prigione e organizzano le partenze per andare in Italia. Sono padroni di appartamenti in riva all’acqua, raccolgono la gente nelle ‘connection houses’. La ‘connessione’ sono loro, la fanno tra di loro, è il loro business. Siamo qui per essere venduti, alcuni a quasi mille dinari (libici). Mangiamo pochissimo, Quando arrivate voi giornalisti, fanno finta, è organizzato».

«Mi chiamo Roland», interviene un terzo, «sono nigeriano. Siamo venuti qui per lavorare, io e i miei amici. Guarda, ho addosso ancora i miei abiti da lavoro. La polizia ci ha arrestato per la strada. Noi non siamo venuti per fare la traversata, siamo venuti per lavorare. Io lavo le auto, questo faccio. Non so più che fare. Tutti i miei soldi, il telefono... tutto! Mi hanno preso tutto, sono in piedi senza niente. Non abbiamo alcun contatto... il mio telefono, tutto! Tutto m’hanno preso. Guardami, sono davanti a te».

I prigionieri sono tutti negri dell’Africa nera, non vengono dal Medio Oriente, non fuggono le guerre e l’IS.

Molti di loro sostengono essere emigrati per lavoro nella Libia di Gheddafi; si dicono vittime di sistematiche retate da parte di poliziotti (o quel che sono) libici, comunque gente di un qualche «Governo» in combutta con i trafficanti, o trafficanti essi stessi, per essere mandati in Italia su barconi o gommoni.

In Libia c’è la caccia all’africano nero, perché il traffico rende. Siccome l’Italia li accoglie tutti l’industria della tratta libica ce ne manda sempre di più. Se ne procura di sempre nuovi con arresti e retate, li caccia nei suoi campi, e li imbarca –– alcuni contro la loro volontà: quanti? Non sappiamo. Altri di sicuro si sono mossi per venire in Italia via mare.
Cercando in archivio trovo un titolo del 2011: «È caccia all’africano nero in Libia, ma nessuno lo dice». È un comunicato dell’agenzia Habeshia per la comunicazione e lo sviluppo (un gruppo di eritrei), e parlava di un altro genere di caccia in voga allora: tutti i neri, per lo più immigrati lavoratori nella prospera Libia di Gheddafi (i libici si sa non lavorano; avevano – diciamo – il reddito di cittadinanza, potevano pagarsi i negri come servi e schiavi) quando Gheddafi è stato rovesciato sono stati presi di mira come «mercenari al soldo del colonnello, e per questo inseguiti, perseguitati e uccisi. (...)» .

La pulsione del linciaggio razzista, la caccia al negro di allora, sembra adesso perfezionata in industria del rastrellamento e vendita del negro all’Italia, che li accoglie tutti.

«Dal gennaio 2015 la guardia costiera libica non salpa più in mare per pattugliamenti», scrive Deutsche Welle in un servizio di poche settimane fa.

Messe insieme, le asserzioni del brav’uomo con il servizio fotografico-impressionistico di Le Monde, si intuisce che è la guardia costiera libica a fare i business, o almeno a prenderci la sua parte. Infatti Baithi spiega a DW quel che già sappiamo: «I barconi mandano un messaggio di SOS, le navi mercantili o i pescherecci nelle vicinanze sono obbligati in base al diritto internazionale marittimo a soccorrerli. Devono prender tutta questa gente a bordo». E il gioco è fatto.

«Siamo qui per essere venduti», dicono i negri imprigionati, e gli impressionisti di Le Monde non chiedono dettagli: venduti da chi? E soprattutto: a chi? Chi vi vuole comprare? Per quanti soldi?

La nostra carità senza limiti aumenta il numero degli annegati? È una modesta domanda. Tanto più urgente visto che anche da noi fiorisce il business sull’immigrato salvato-in-mare: con la differenza che a pagare il business criminale italiota siamo noi contribuenti italioti. Carità pelosa?

Da noi domina l’accoglienza totale, la carità senza limiti, e guai a chi storce il naso; che non sia quello il fomite dell’industria del negro con retate dall’altra sponda? Che più ne accogliamo e più loro ce ne trovano?

Chi li compra in Italia, in Europa, in Occidente?
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.