Autore Topic: Articoli di Franco Lauria  (Letto 1069 volte)

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Offline maveryx

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Articoli di Franco Lauria
« il: Settembre 27, 2015, 12:58:29 pm »
No al maschicidio psicologico di massa

E’ la cultura catto-comunista, la cultura assistenziale, a dominare il bacino del mediterraneo, e tutti ne siamo pienamente impregnati e soggezionati.
Quando i padri andavano a lavorare al mattino presto e tornavano a casa la sera ormai stanchi morti, uccisi dalla fatica del lavoro nei campi, le madri stavano a casa a fare il lavaggio del cervello ai figli, e mentre i padri cercavano di mandare avanti la carretta, le madri scavavano la fossa ai mariti creandosi degli alleati educati sin dalla nascita, soggezionati psicologicamente, i figli e le madri che sebbene separati nel corpo, non lo erano nella mente, alleati, contro il padre, sino alla fine, sino alla morte.  E’la meritocrazia il vero nemico del catto-comunismo, è lo studio, la fatica, meglio fare studiare gli altri, meglio fare lavorare gli altri, soprattutto i maschi , e poi da grandi fregargli lo stipendio, la pensione, le case, tutti i beni materiali possibili, attraverso la soggezione psicologica, il senso di colpa inculcato scientificamente nella mente dei bambini soprattutto maschietti, attraverso un sentimento che li faccia sentire indegni, una merda, se solo da adulti osino ragionare di testa loro, liberi, ed individualisti.  Cosi i maschi della generazione anni ’60 e ‘70 sono diventati “femministi”, ibridi mostruosi, non più maschi e mai femmine.  Rinnegando la loro biologia, i maschi hanno perso l’ identità, ormai deboli, confusi, dipendenti, incapaci di esprimere anche un solo parere, per paura di essere fulminati all’istante dallo sguardo di una femmina. I maschi si aggirano in branco fra di loro, lontani dalle femmine, vanno a giocare fra di loro, passeggiano fra di loro, in fuga eterna dalle donne- madri, femmine virago, in fuga da questi mostri assassini. Le donne madri, appunto.
Dove sono finiti gli eroi?  Non è più tempo di eroi, non è più tempo di Ercole o di Teseo che uccise Medea grazie all’aiuto di uno scudo.  Dove sono finiti i cow-boy? o i gentiluomini? Che fine ha fatto il principe azzurro? Gli 007? I James Bond?  Estinti, e le femmine disperate di non riuscire a trovare più un vero uomo, sole, anche loro si aggirano in branchi famelici, in cerca di veri uomini, ma non ne trovano, il femminismo dopo 40 anni, si sta ritorcendo contro loro stesse, perché dopo avere reso deboli e fragili i maschi adesso si mordono le unghia perchè non trovano un vero maschio, neanche a cercalo con il lanternino.  Che delusione amiche mie.
Non vi posso presentare nessuno, nessun maschio perché nessuno è alla vostra altezza, tutti scemi, mezzi idioti, o disoccupati, e comunque improponibili.  E’ fra le lenzuola sudate in odore di sesso, che le femmine hanno imposto ai maschi la loro volontà, senza bisogno di quote rosa, senza bisogno di un lavoro, da semplici casalinghe, infatti le donne meritevoli lo sanno e rifiutano le quote rosa in quanto sanno di valere come persone, e non vogliono passare per idiote da proteggere per legge.
Chi ha capacità, chi vale si fa avanti, e non ci sono quote che tengano, nè rosa nè nere, come hanno fatto i neri in America.  Ma quest’altra idiozia è ormai passata nel nostro parlamento a stragrande maggioranza maschile, vittima della soggezione verso le femmine, perché questi maschietti sanno che appena fuori dal parlamento devono rendere conto alle loro madri, alle loro mogli, e pur di essere lasciati in pace gli votano qualsiasi idiozia.  E il patrimonio immobiliare italiano, o gelese? quanto di tutto questo patrimonio frutto, molto spesso del lavoro maschile è invece di proprietà delle femmine?
I notai lo sanno, gli avvocati pure, se potessero parlare avremmo delle belle conferme. E le ville? villa Daniela, villa Rosa, villa Anna, etc, tutte al femminile e tutte di proprietà di femmine, ma frutto del sudore dei maschi. Le donne non hanno mai avuto bisogno di andare in parlamento per comandare, né di trovarsi un lavoro, è bastato educare bene i bambini, è bastato infilarsi nei loro letti da adulti, o da mogli o da amanti.  La storia è maestra di queste cose.

La violenza delle madri

Tutto ebbe inizio con la vittoria degli ateniesi sugli spartani, i filosofi vinsero sui guerrieri, le femmine sui maschi.
Ma il cattolicesimo diede il colpo di grazia, e il Figlio, alleato strettissimo della Madre, divenne il nuovo Dio, scalzando il padre Zeus o Javè dal trono. Gli spartani ebbero la peggio, gli ebrei furono rinnovati dai cattolici.
 La lunga marcia delle Madri verso il potere ebbe inizio così, ed oggi ci ritroviamo tante feste in onore delle madri, le Madonne con il Bambino in braccio, e nessuna festa dedicata a Dio padre.
 La Madonna con il Bambino si affiancò e sostituì la dea Artemide con la spiga in braccio, e insieme campeggiano in pubblica piazza.
Il Dio padre, sfrattato, e isolato, viene rimosso ed al suo posto, ci ritroviamo un padre putativo, S. Giuseppe, debole e vecchio , figura ombra, inconsistente, rassegnato a subire la volontà delle madri, e perfino a ingoiare un tradimento, perché opera dello Spirito Santo.
E finalmente il figlio ormai morto, il Venerdi Santo, ritorna al padre, dimodochè le madri possano vivere libere e forti, con un potere pressoché assoluto, la dittatura delle madri, che è vero, piangono il figlio morto, ma meglio un figlio morto che un figlio giovane, vivo e pericoloso per il loro potere.
Niente più figli, e niente più mariti.
La società senza padre trionfa, nelle solitudini delle case moderne, troppo grandi per una persona sola.
Il maschio adulto, forte giovane e libero, è il vero nemico, cercato amato e desiderato quando è libero e solo, respinto come pericolosissimo quando ormai è all’interno di un nucleo familiare.
Mentre prima da single il suo potere è 100, da fidanzato scema, da marito scema ancora di più, da separato, crolla, per riprendersi in parte nella condizione di uomo divorziato. In ultimo il catto-comunismo soprattutto in Italia ha avuto il suo trionfo attraverso le Leggi sul divorzio e sull’aborto, dove il maschio è stato definitivamente messo da parte, ed in ispecie con la Legge sull’aborto, messo a tacere, ormai pallida figura, senza alcun peso e valore.
La violenza sulle donne, da parte dei maschi, violenza fisica soprattutto, quotidiana fra le mura domestiche, ha origini altrettanto lontane, il maschio non ha mai accettato questa sconfitta, non la sopporta, la sua genetica, la sua biologia lo porta alla libertà ed alla infedeltà, al tradimento, mentre la donna tende a tenersi vicino il maschio sino a quando lo domina e lo gestisce, altrimenti lo butta fuori, con l’ausilio delle leggi dello Stato, tenendosi i suoi figli, ed i suoi beni materiali.
Al di la di ogni romanticismo, in effetti la donna-madre si sa fare bene i conti, e tende ad accaparrarsi sempre di più i beni materiali dell’ex coniuge, dimostrando un attaccamento alla “roba” superiore a quello del maschio.
Il maschio incapace di reggere un conflitto sul piano psicologico e verbale, terreno di elezione per la femmina, sposta il conflitto sul piano fisico ed aggredisce, sino ad uccidere la femmina. Ma la femmina è a sua volta una professionista della tortura psicologica sul maschio, di cui le donne non parlano, esibendo piuttosto vittimismo quando serve, pianti e urla, e servendosi delle Leggi quando sono a loro favore.
Non basterà incrementare le pene per i maschi violenti fisicamente, e perché non prevedere pene severissime per le madri violente psicologicamente?

  Il cristianesimo

     Il Cristo piagato, ricurvo, sotto la croce è il cavallo di Troia nel mondo delle donna-madre, Maria
     E’ il nuovo maschio, il nuovo Superstar, Jesus Christ Superstar.
E la Madre Addolorata piange ipocritamente il destino del figlio che soffre e muore. Come dire “mi dispiace che tu debba essere umile e sottomesso, che tu debba soffrire, ma non c’è altra soluzione, solo cosi io, donna-madre potrò avere quello che mi spetta , il potere definitivo”. La Chiesa (cattolica) è madre.
Le mamme fanno il loro ingresso nella storia grazie al figlio sacrificato, non più e mai più uomo, ma eternamente figlio. Il nuovo maschio d’ora in poi sarà debole e sottomesso, sarà un Cristo, solo così sarà tollerato e usato a scopo procreativo (e porterà i soldi a casa, che saranno gestiti dalla madre), come un tempo facevano i maschi con le donne in Grecia ed in Israele. I nuovi maschi ormai sconfitti, ridotti a mere ombre di quello che furono un tempo, sono grassi e mollicci, con la panza, sono bambinoni infantili, deboli e sottomessi, ma sono rassicuranti per la donna-madre che si porta dentro il ricordo di migliaia di anni di schiavitù.
Ora la donna può respirare, sollevata, il nuovo maschio cattolico sarà il Cristo, sarà figlio, eternamente figlio, piccolo, e dipendente, sarà effeminato e mite. Il residuo antico del maschio alla Achille, è messo ai margini, tutto quello che farà sarà condannato moralmente e sarà reato . La sua violenza fisica sarà deplorata, il rispetto della donna infatti nella nuova società è al primo posto, non il rispetto della persona umana, no. Se il maschio adulto dai 14 ai 65 anni subisce violenza fisica o mentale non conta nulla, non c’è condanna morale e non costituisce reato. La stessa violenza invece se perpetrata contro una donna sarà condannata moralmente e sarà reato. La diade madre-bambino fa il suo ingresso nella storia dove il figlio è sempre bambino e la madre sempre madre, sono archetipi dell’inconscio collettivo.
Il potere non è né nella donna sexy e single, né nella donna moglie, ma solo nella donna-madre di un figlio maschio sottomesso. Il figlio sarà educato alla nascita e gli verrà inculcato il senso di colpa per ogni pensiero o azione autonoma, che possa esprimere se stesso. La psicoanalisi direbbe che l’Io del bambino deve essere per tutta la vita succube del Super-Io materno. D’ora in avanti i suoi pensieri saranno quelli della madre, i suoi comportamenti saranno quelli voluti ed accettati dalla donna-madre. Tutto il resto sarà condannato moralmente ed il bambino soffrirà di sensi di colpa tremendi, e qualora volesse continuare a pensare di testa sua verrà punito dalla Legge ed incapperà negli articoli del codice penale.
La svolta dal patriarcato al matriarcato fu possibile in quella zona del mondo, Israele, area di passaggio di vari popoli, con lingue, culture e religioni diverse, preparata per centinaia di anni, ormai Zeus e Javeh sono in soffitta. Di loro nella religione cattolica rimane un misero padre uomo, S. Giuseppe che viene fatto santo solo perché rassegnato accetta di sposare una donna che fa il figlio con un altro e non con lui. E come dire “il figlio è solo mio, tu Giuseppe come padre non conti nulla, non hai potere su di lui, qua comando io, la madre.
Questo è l’essenza del cattolicesimo: il potere della madre ed il pensiero ipocrita. I contadini delle pianure hanno operato questa svolta a danno dei pastori delle montagne. Ma i pastori non si danno per vinti, e per secoli lavoreranno per la rivincita maschilista che arriverà alcuni secoli dopo con un nuovo messia chiamato Maometto ed un nuovo Dio-padre chiamato Allah.

Dal femminile al maschile

La natura è femminile, cosi come l’origine della vita, per cui il femminile è all’origine di tutta la vita. Il maschile proviene e deriva dal femminile, e non ha una sua origine, diversa, separata, altra, dal femminile. Il maschile altro non è se non una estrinsecazione del femminile, una estroflessione del femminile. L’esistenza del femminile è scontata, ovvia, è semplicemente vivere. L’esistenza del maschile è tutta da dimostrare e non è scontata o automatica, è una conquista dal e contro il femminile che cerca di riassorbirlo. Fuori dal concetto filosofico, la madre tenta di riprendersi il figlio se non materialmente o biologicamente perché impossibile, almeno psicologicamente, ed è questo il terreno di lotta preferito dalle donne e dalle madri contro i maschi. I maschi avvertono questo pericolo, questo attentato alla loro esistenza libera e autonoma e mettono in atto tutta una serie di gesti dimostrativi della propria esistenza autonoma e separata, maschia, come nelle guerre, e nello sport. Quando lo scontro diventa forte si arriva alla violenza diretta dei maschi contro le femmine. La violenza fisica del maschio è quindi l’ultima possibilità per restare vivo ed autonomo.
Combattendo contro l’angoscia del riassorbimento nella donna-madre, combattendo contro la femmina fagocitante, il maschio si sente costretto ad usare la violenza e a nulla valgono le leggi dello Stato, le misure repressive e punitive, o le denunce delle donne contro i maschi. Per ottenere questo risultato può arrivare anche a sopprimerla, ad ucciderla, a volte anche con ferocia. Si parla molto oggigiorno della violenza dei maschi contro le femmine, ma non si va oltre la superficie, né cercando di capire le dinamiche psichiche né tantomeno risalendo ai presupposti filosofici ed ontologici. 
Egli farà violenza, anche grave, sino all’omicidio efferato, perché se non uccide non vive, non esiste, la morte della femmina è la prova della propria esistenza vera ed autentica. Allora perché non ripensare alle motivazioni profonde della violenza dei maschi contro le femmine e tenerne conto quando maschi e femmine si relazionano? Le femmine ammirano, stimano e si innamorano dei maschi attivi, volitivi, coraggiosi e protettivi, ma purtroppo ognuna di queste azioni oggi rischia di diventare reato penale, ed il maschio che vuole conquistare una femmina si muove sempre più sul filo del rasoio dei confini angusti delle leggi.
Molti maschi vengono scoraggiati a comportarsi in questo modo, sono in crisi, smarriti, disorientati ,confusi, e le femmine sono in crisi perché cercano, ma non trovano “maschi veri”. Le relazioni maschio-femmina sono diventati difficili, con poca o nessuna fiducia vicendevole. Molte sono le solitudini, molta è l’angoscia per l’impossibilità di creare relazioni amicali o d’amore basate sulla fiducia reciproca perché sulla relazione incombe l’ombra minacciosa di uno Stato-padrone e persecutorio contro il maschio. Non è la repressione o la punizione delle leggi dello Stato la strada per recuperare i rapporti maschio-femmina, ma è il rispetto delle proprie esistenze, delle proprie personalità, dei propri caratteri, delle proprie diversità. La donna deve evitare il rischio di essere madre fagocitante per il maschio ed il maschio deve imparare a rispettare la femmina e a essere tollerante, sopportando il rischio-pericolo immanente del risucchio angosciante.

La individuazione

La individuazione è responsabilizzazione, è favorire la crescita non solo fisica, favorire l’autonomia materiale e psicologica, che esige la sopportazione del rischio, il rischio di sbagliare e di provare la frustrazione ed il dolore, senza i quali la crescita e l’autonomia sono impossibili, e senza autonomia si diventa un ibrido informe di carne mal separata dal genitore, con un cordone ombelicale ancora idealmente sano e caldo, e fluttuante di rosso sangue che in una diade grottesca tiene uniti i due in un uno che ormai è solo un mostro della natura dove i limiti fra vittima e carnefice sono sfumati, sovrapposti in parte, in parte intercambiabili, impossibile lasciarsi, impossibile infuturarsi in una propria individualità sana e produttiva.
Diade di amanti maledetti, diade di carne malsana e maleodorante, frammista a brufoli e verruche, a tic e accessi di vomito incoercibile, madre e figlio, padre e figlia, sangue malato di malsani pensieri, di desideri inconfessabili, di odi inestinguibili. La bestia umana, l’animale umano mal si adatta, mal sopporta la civiltà ed i suoi limiti, le sue regole, le sue rinunce.
Pretende la soddisfazione del piacere in tutte le sue varianti, meglio se esplicito e diretto, sesso e cibo, e odori e sapori, tatto, vista e udito, odore di umori e di sangue, sapori forti di aromi e spezie, e non conosce contraddizioni, né ostacoli all’incesto, non solo mentale o affettivo, ma anche fisico e carnale. Individuarsi significa rompere il filo, il legame assassino, amarsi a distanza, odiarsi in maniera più sana, consapevoli della contraddizione, scegliendo il limite, capaci di fermarsi al punto giusto. Individuarsi significa sopportare la solitudine dell’Uno, di plotiniana memoria, camminare avanti da soli, guardando verso il nulla, verso lo spazio dove nessuno ha osato poggiare il piede, individuarsi significa essere eroi, essere affascinanti in un mondo di nani, essere leader in un mondo di gregari, osare e patire, osare e soffrire, osare è vivere.
Individuarsi significa separarsi, e riconoscersi in quanto mente e corpo altro, personale, nuovo, ansiogeno ed angosciante primariamente e solo dopo averlo veramente conosciuto e gestito diventa ricchezza dominio e forza.
Individuarsi implica una lotta titanica per la propria esistenza psicologica, per il proprio “Se”, fuori dal branco, fuori dalla massa informe, alla ricerca di entità sconosciute, di luoghi e di spazi ancora senza nome, o innominabili, di amori strani ed improbabili, ricerca ed esplorazione, curiosità e coraggio, per vivere l’altra vita, quella degli uomini veri, che rischiano sempre, che sono disposti a morire per conoscere, per sapere, per esperire il nuovo, mal sopportando di rifare l’usato, la via conosciuta, vissuta come banale e noiosa.
Ed in effetti muoiono, per rinascere , muoiono almeno in parte disfacendoci della componente malata e putrefatta, per ritornare a vivere prepotentemente ed ancora più forti. Individuarsi significa responsabilizzarsi, sopportandone il peso, orgogliosi del proprio valore, della propria diversità, vissuta non come handicap, ma come ricchezza di cui essere finalmente orgogliosi.

Alle origini del femminicidio  1 parte

Approfittando del fatto che ormai in Italia c’è una legge sul femminicidio , mi permetto di scrivere una nota, dal mio punto di vista personale, sulle cause e sulle motivazioni lontane e vicine che producono il fenomeno. Possiamo seguire alcuni approcci come quello psicologico-analitico. Il maschio è tutto da inventare dopo la nascita, deve costruirsi in alternativa alla femmina che invece è lì, natura, carne, con un destino preciso di donna e madre. Il maschio deve differenziarsi dalla donna-madre e trovarsi una sua precisa identità, cosa non sempre facile. La femmina è natura essa stessa, e rimane legata alla natura attraverso il corpo ed i suoi appuntamenti. Il maschio è uno strappo alla natura, è lacerazione di un tessuto socio-psicologico, impresa che si sta dimostrando sempre più difficile, per diversi motivi.
I movimenti femministi della fine degli ani '60 hanno provocato un cambiamento del ruolo della donna in relazione ai maschi, i quali però fondamentalmente sono cambiati poco, e molti non sono cambiati affatto, senza accettare il cambiamento imposto dai movimenti femministi. Si sentono quindi disadattati e frustrati. Questo succede in maschi normali psicologicamente, ma figuratevi che succede nella mente di maschi fragili, senza una forte identità, e sempre a rischio di essere risucchiati psichicamente dalla donna-madre. Ci sono maschi insicuri, anche molto, schizoidi, paranoici, sociopatici, etc. e questi non sanno che farsene di leggi che inaspriscono le pene, tanto è vero che dopo l’omicidio si consegnano spontaneamente, o addirittura a volte si uccidono essi stessi. Da questo punto di vista la legge sul femminicidio non serve a nulla. La legge può servire per iniziare un discorso serio sulle cause più o meno remote che hanno indotto il fenomeno sino al punto attuale, ma ci vogliono professionisti seri, preparati, motivati, agenzie, associazioni di volontariato che abbiano nello statuto finalità come protezione e tutela delle fragilità, e delle donne vittime di tentativo di femminicidio, o di violenze fisiche e psichiche in genere. Attenzione però, a questo punto bisogna pur aggiungere per onestà morale ed intellettuale che anche certe donne procurano danni psichici ai maschi, e sono a volte grossi danni psicologici, che nessuno sino ad oggi vuole riconoscere, e semplicemente vengono scartati, repressi, rimossi. Tantomeno si pensa a poterli perseguire con una legge, cosi come si è fatto con la legge sul femminicidio. Io direi infatti che una legge sul maschicidio psicologico non è affatto una esagerazione, ma un notevole segno di civiltà. Ci sono, seppure rare, donne che per punire, uccidere i compagni o i mariti assoldano altre persone, amanti o amici di amici. Le donne poi, alcune donne sanno mentire molto bene, sanno creare menzogne, e recitarle come fosse pura e santa verità, ed attraverso le menzogne sanno fare danni psicologici enormi. Io sono convinto che tenendo conto della difficoltà filosofica-ontologica del maschio a diventare tale durante gli anni della crescita, è possibile tentare di capire il fenomeno. Per fare questo è necessario attivare in Italia tutta una serie di associazioni onlus, composte da persone competenti fra cui: psicologi, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione, educatori, pedagogisti, che abbiano a cuore i problemi della fragilità, sopratutto quella legata al disturbo psichico, alla malattia mentale vera e propria, allo svantaggio, etc., per fare formazione, prevenzione e nei casi specifici anche terapia, intesa come psicoterapia. Ma è chiaro che nessuna agenzia o associazione può risolvere nulla, se non operiamo un cambiamento epocale nei rapporti maschi-femmine, e penso ad un cambiamento culturale nei ruoli e nelle relazioni, oltre che nelle identità, smettendola di pensare che tutta la colpa è dei maschi, e che le femmine sono solo le vittime designate. Le cose non stanno cosi. Noi operatori che lavoriamo nei dipartimento di salute mentale lo sappiamo.

Alle origini del femminicidio 2 parte

Il maschio ama la donna in quanto amato da bambino dalla madre, e crescendo ripropone la relazione madre-figlio in ogni donna che incontra. Spesso sento dire a delle mie amiche: Io non ho un figlio, ma due, riferendosi cosi al marito prima ed al figlio dopo. Ma il bambino-figlio per diventare un vero maschio deve acquisire delle capacità psicologiche che non sono insite naturalmente nel suo essere maschio biologico, ma sono frutto di apprendimento, per imitazione ed immedesimazione di figure maschili forti.
Là dove per sua fortuna sono presenti tali figure maschili forti, il bambino apprende ad essere coraggioso, a sopportare il dolore, a non lagnarsi, a rischiare, a prendere l’iniziativa, ad essere attivo, a scegliere, a prendere decisioni. Là dove per sua sfortuna tali maschi sono carenti per numero o per struttura di personalità (padre debole), il bambino introietta una figura maschile debole, ed una figura femminile forte, dove femminilità è associata a passività, bisogno di sicurezza, di protezione, di dipendenza.
A parte i casi limite dove queste situazioni sono chiare e nette, in una buona percentuale di casi la realtà è promiscua, ed il bambino deve districarsi fra mille difficoltà per assorbire un modello maschile forte.
Quindi deve lottare per acquisire le caratteristiche maschili, in una società dove il potere psicologico nelle relazioni è tutto al femminile. Il maschio rischia di essere risucchiato dalla madre, che da un lato lo partorisce biologicamente, ma dall’altro lo divora psicologicamente. Alcuni maschi non nascono mai, in senso ontologico, restano legati a vita ad un cordone ombelicale psicologico con la madre, e molte mogli ne sanno qualcosa, quando si lamentano della intromissione delle suocere nel rapporto marito-moglie.
Vivono da maschi deboli, passivi e rassegnati. Altri maschi introiettano il modello femminile e vivono da gay, da maschi effeminati, altri maschi sostengono di non essere maschi, ma femmine, e che la responsabilità è della natura, loro sono maschi solo nell’involucro esterno, ma in realtà sono femmine.
A parte questi casi estremi, la maggior parte dei maschi lotta per differenziarsi dal modello femminile, per affrancarsi dalla dipendenza, per sentirsi forti e tranquilli. In alcuni casi incontrano notevoli ostacoli nell’ambiente domestico, da parte delle madri, delle sorelle, e delle femmine del clan, e come in un arcobaleno di colori le variabili sono tante, cosi che le caratteristiche maschile e femminili si mescolano.
Il maschio che non raggiunge questa serenità interiore deve lottare ogni giorno per avere la conferma di essere maschio, deve difendersi dal rischio di essere fagogitato, dal rischio di non esistere.
La sua difesa è per sua natura comportamentale, è nella azione, nella forza muscolare, nella aggressione fisica. La donna che lo minaccia nella sua essenza, vive il rischio di essere aggredita fisicamente, non psicologicamente, in quanto è lei la vittoriosa sul piano psicologico, ed il maschio fragile lo avverte, avverte il pericolo mortale di essere tallonato ogni giorno della propria vita, si difende con il mutismo, con la fuga nell’impegno sociale, fuori casa, fa sport, fa sindacato, fa politica.
E così nella stragrande maggioranza dei casi riesce a sottrarsi a questo immane pericolo. Ma in alcuni casi limite succede che il maschio perde l’autocontrollo, o perchè ormai francamente paranoico, con la paura di essere “ucciso”, o vittima di un acting-out in personalità fragile. Alcuni maschi perdono il controllo, e per non essere uccisi psicologicamente spostano inconsapevolmente la lotta dal piano psicologico a quello fisico –comportamentale, la fonte del pericolo deve essere eliminata… o io la uccido o lei mi divora ed io non esisto più. Il maschio in questi casi limite uccide.
"Fuggi a vele spiegate, uomo felice, da ogni genere di cultura." Epicuro