Autore Topic: Cinema, uomini, solitudini: "Driver l'imprendibile"(Usa 1977)di Walter Hill. Con  (Letto 2202 volte)

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Offline Suicide Is Painless

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Cinema, uomini, solitudini:
"Driver l'imprendibile", [The Driver], Walter Hill, [Usa], 1977. Poliziesco-azione.

“E’ lui che può portarti via più velocemente di chiunque altro, sulle quattro ruote.”.

“Lui è l’autista migliore per guidare in questo business ... e il più letale.”

“Per spezzare il driver, il detective era disposto a infrangere la legge.”

“Un gioco ... una sfida ... Un inseguimento fino alla morte!”

Frasi di lancio originali del film

"Un tipo con un atteggiamento come il tuo, dovrebbe davvero portare una pistola." dice un delinquente con una pistola puntata sull'uomo, conosciuto in questo film solo come il “Driver” ovvero il guidatore,  (Ryan O'Neal). Essendo un grande sostenitore del fare spettacolo con la filosofia, il driver sorprende il delinquente dalla sua convinzione , tirando rapidamente fuori la sua pistola e facendolo secco. Egli ci dice in un altro punto del film quanto odia le pistole, ma questo fatto viene diviene secondario rispetto alla sua bravura nel proprio lavoro. Sappiamo che se non porta armi vuol dire che non gli sono necessarie. Il “driver” è davvero un grande professionista nella sua specializzazione del crimine. Lui è l'uomo migliore che ci sia in circolazione come autista di rapine, perché sa come guidare, e segue alla perfezione le regole che si è dato nello svolgere i suoi incarichi. In apertura del film, dopo aver condotto una fuga inseguito assieme ai due banditi seduti nei sedili posteriori dell’auto, da quella che sembrerebbe l’intera forza di polizia della città, si guadagna la sua parte del bottino. I suoi complici sembrano sollevati, di non essere rimasti feriti dalle pallottole che la polizia gli ha sparato contro. "Dobbiamo prendere meno rischi la prossima volta.” Dice uno dei due rapinatori. "Non ci sarà una prossima volta. Eri in ritardo." Così gli risponde il driver, e questa è la fine della questione.

Naturalmente un criminale bravo nel suo lavoro come il Driver è destinato ad attirare l’attenzione. E’ infatti diventato noto come "il cowboy che non è mai stato catturato." Per l'uomo conosciuto come “Il Detective” (Bruce Dern) questo diviene un’ossessione. Intanto, in una scena che ricorda "Frank Costello Faccia d’Angelo”(Le Samourai) di Jean-Pierre Melville, l'unica persona che lo ha visto chiaramente in faccia durante un colpo in una bisca è una donna, chiamata “La Giocatrice” (Isabelle Adjani), una giocatrice d'azzardo nei casinò che lo ha visto all’uscita dal locale. Lei sostiene che non era lui, e quindi, è anche il suo unico alibi.

Mentre il detective si è dimostrato essere molto temibile, è anche l’opposto della personalità del driver. Il driver non ha bisogno di vantarsi delle sue abilità, arrivando a mostrarle solamente in caso di necessità, il Detective soffre invece della necessità di annunciare e poi sfoderare le sue capacità in ogni occasione. Durante uno scambio di battute con il driver, gli dice, "Io rispetto un uomo che è bravo in quello che fa. Ti dirò una cosa, io sono molto bravo in quello che faccio." Il driver lo capisce, ma non ne è molto turbato, non più di quanto abbia bisogno di esserlo. E’ consapevole che il Detective si è investito in una missione che lo porta a volerlo arrestare, ed è ben deciso a mandare all’aria i suoi piani.
il Detective è indiscutibilmente bravo nel proprio lavoro, tanto che la sua intera vita non è altro che il lavoro. Considera la cattura o la morte dei criminali la sua ossessione non solo come ufficiale della legge, "bravo nel suo lavoro”, ma proprio per levarli di mezzo fisicamente o meno,  in ogni modo dalla società. E’ determinato a prendere il driver, ben consapevole che questo non sarà possibile con i soli mezzi della legge. Decide di usare un paio di rapinatori di banche che ha recentemente arrestato per tendergli una trappola. Stavano puntando una banca da rapinare e ingaggiano il driver per la guida. In seguito, devono andare ad un incontro con il Driver, e a quel punto il Detective li deve liberare.

Suona come un efficace piano sulla carta, ma molto similmente che il Detective, questi criminali non sentono il bisogno di seguire le regole. Il piano si complica ancora di più per il fatto che il Driver non è come loro, lui ha un codice di comportamento e non vuole lavorarci assieme, per la loro predilezione alle armi, e per le loro personalità generalmente da “perdenti”. Uno dei rapinatori gli chiede come possano sapere se lui valga tutta la sua parte dei soldi, e ancora una volta, invece di rispondere con le parole, in una sequenza rimasta memorabile il Driver gli dice di salire in macchina e, attraverso un garage sotterraneo, demolisce pezzo per pezzo la loro Mercedes contro i muri e le colonne, senza mai rallentare. Sono terrorizzati e gli gridano  di smettere, ma egli si ferma soltanto quando ha finito, e quando con quella macchina completamente distrutta non potranno più andare da nessuna parte.

Il driver inizialmente si rifiuta di aiutarli per il loro lavoro in banca, anche buttando giù dalle scale uno degli uomini, che si è presentato a casa sua tentando di convincerlo a mano armata. Il bandito spiega al Detective che il conducente non gli aiuterà. Il Detective compie allora una visita al Driver dicendogli "Mi piace molto dare la caccia." Lui gli risponde: "Sembra che hai un problema." Poi, sfidato dal Detective che gli dice"Se vinci ti tieni l’intera posta dei soldi. A loro ci penso io. Ma se vinco io, ti fai 15 anni. Dubbi al riguardo?" Il driver si incontra allora di nuovo con i banditi, e gli comunica che il suo prezzo è però raddoppiato.

Quando la rapina in banca accade, uno dei banditi uccide l’altro complice, questo perché ha deciso di non presentarsi al successivo appuntamento col detective, scegliendo un altro posto dove far lasciare la macchina e così cercando di uccidere il Driver, ma finendo solo per essere fulminato dal driver che ovviamente, aveva previsto la cosa. Naturalmente, ne derivano complicazioni. Il driver lascia la borsa con il denaro della rapina in un armadietto della stazione ferroviaria. Il Driver si mette in contatto con il tizio che “lava” i soldi frutto delle rapine, per combinare un incontro e farsi dare un sacco di soldi puliti in cambio della borsa con il denaro sporco.

Il Detective segue però l’uomo dei cambi e gli spara, mentre egli cerca di scappare da un treno. Nel frattempo uno della banda che ha compiuto la rapina, inizia a cercare il driver rivendicando la sua parte (e probabilmente più) dei soldi. Egli viene a conoscenza dello scambio e ruba la chiave dell'armadietto contenente il denaro, dall’uomo dei cambi. Il driver lo insegue in quella che è la parte di azione automobilistica più bella e intensa dell’intero film. Il driver alla fine acciuffa e uccide il ladro, si riprende la chiave e va per prendersi i suoi soldi. E’ sorpreso di trovare però ad aspettarlo nella hall della stazione il Detective, assieme ad un nugolo di poliziotti, che aspettano solo di giubilarlo con l’arresto. Ancora più sorpreso rimane però il Detective quando il Driver gli mostra che la borsa che ha preso dall’armadietto è vuota.
Detective:-“Cosa è successo?”
Driver:-“Sembra che siamo entrambi stati fregati”.
Detective:- “Sembra che abbiamo avuto una fregatura dall’uomo dei cambi.”
Driver- “Ci sono troppi individui di cui non ci si può fidare, di questi tempi.”
Il driver, ben sapendo che il Detective non ha dunque nessuna prova in mano per poterlo arrestare, si allontana..

“Driver l’imprendibile” fu ed è rimasta una pietra miliare ed un film di grande interesse, di ribaltamento delle convenzioni del noir e dell’”heist movie”. Mentre la maggior parte dei film incentrati sulle rapine comportano il personaggio dell’autista per le fughe, la sua parte è di solito una delle più piccole, quasi un atto dovuto. Qui però ci viene chiesto di considerare gli accadimenti in un film dove l’autista è l’elemento principale e quello più forte, tra i componenti di una banda di rapinatori di banche. Il Driver è sempre consapevole di quello che sta facendo, a partire dall’utilizzo del titolo “professionale” invece che del nome, e ci fa capire che stiamo assistendo ad una storia nella quale i personaggi sono come le palline di un geometrico flipper, quale i dinamismi e le luci notturne da videogame della città e delle macchine negli inseguimenti. Una volta che abbiamo deciso che il punto di vista del protagonista è il migliore ed è anche quello d’immedesimazione dello spettatore, sappiamo come potrà essere la visualizzazione di questi eventi. Mentre l’autista è stato storicamente nell’”heist movie” colui su cui meno si è focalizzato il genere, facendone qui il protagonista significa ottenere molta azione, consistente in alcuni grandiosi inseguimenti automobilistici, sui quali si incentra la storia stessa del film. Dopo tutto, ognuno è il protagonista nella propria vita. Tenendo bene questo in mente, Hill ci spiega anche il comportamento del Detective, narcisistico e antipatico. E l’assenza di scrupoli dei criminali protagonisti, forse in parte perché questa è la storia di un protagonista che è un criminale, e quindi anche colorata dalle sentenziose battute del driver.

Hill lascia fuori tutto ciò che non è di vitale importanza per la storia. Che per il Driver è unicamente focalizzata sugli eventi che deve fronteggiare nel presente. Egli non si può prendere la briga di dire una parola appena più del necessario, perché già la sua energia deve essere spesa per trarsi fuori dai guai. Come il detective osserva, non ha amici, non ha donne né abitudini stravaganti. Egli non fa quello che fa per i soldi, e anche se si fa pagare di più per il suo lavoro, è solamente perché lui è il migliore sulla piazza in quel che fa. I tanti soldi che guadagna sono tutti messi da parte e non spesi. Egli gode di uno suo status leggendario nell’ambiente, e non trova molti che lo possano sfidare. Quando il detective lo spinge ad accettare il lavoro in banca, egli accetta perché c'è una possibilità di aver trovato un degno avversario. Il detective è guidato da un bisogno simile ed è molto aperto a questo proposito verso il Driver. Bruce Dern compie un lavoro eccellente rendendo il detective antipatico in molti modi. Anche il suo subordinato non lo sopporta, e anche se lui fa quello che ha detto, in fondo a malincuore. Si compensa la mancanza di dialogo da parte del Driver, non utilizza mai tre parole se è possibile utilizzarne una sola, e non manca mai, se c’è la possibilità di fare la cravatta a tutti, per quanto è bravo in quel che fa.

Il driver utilizza anche una convenzione del noir senza però rovesciarla, ovvero aderendo rigidamente al proprio codice. Anche se questo è più spesso utilizzato in film imperniati su quel che può dimostrarsi un successo finale del personaggio, qui funziona bene , e questo è davvero il cuore della storia, risolvendosi nel fallimento un uomo che segue il proprio codice con disciplina, mentre tutti intorno si piegano a seconda delle proprie convenienze all’ordine del giorno. Il Driver è un personaggio che ha molto in comune con il Jeff Costello/Alain Delon, di "Frank Costello Faccia d’Angelo"(Le Samourai) un fattore che Hill punteggia in un paio di scene; la giocatrice rifiuta di identificare il Driver in un riconoscimento diretto, e il Detective va a trovare in una squallida stanzetta il Driver disteso sul suo letto nel bel mezzo della giornata. Ryan O’Neal contiene in sé, il personaggio di "Le Samourai" . Non c’è una storia molto diversa, nei due film. In “Driver l’imprendibile” vi è solamente una maggiore attenzione ad essa.

Ryan O'Neal ci mostra il suo personaggio che pare sempre mantenere una enorme compostezza. La sua espressione è la stessa, mantenuta sia quando deve utilizzare una pistola che quando ha da parlare con un socio. Egli esiste in virtù della sua freddezza, quanto di più lontano dalla maggior parte dei criminali suoi complici come dai poliziotti, anche se si può supporre che ci siano altri criminali della sua pasta, o non sarebbe così minacciato nel mantenersi il proprio lavoro.

Un canovaccio di questo genere che Hill salta a piè pari è il rapporto del Driver con il suo “capo”. Di solito il protagonista deve tradire à è tradito dal suo capo, in un contesto nel quale tutti fanno il doppio gioco, per evitare di dargli la propria parte di soldi, o semplicemente per eliminarlo assieme a quello che sa. Il “Driver" rende invece chiaro fin da subito che egli è indipendente e non intende neppure farsi disturbare da simili intrighi. Anche quando si presta al doppio gioco della banda di rapinatori al soldo del detective per incastrarlo, egli non è mai realmente in pericolo, prevede ogni loro mossa, e vi pone rimedio rapidamente. Casomai il doppio gioco più grosso non viene compiuto da un boss, ma dall’”uomo dei cambi”, che lascia una borsa vuota nell’armadietto della stazione, invece che i soldi puliti come concordato. Questo doppio gioco però funziona alla fine solo a favore del Driver, impedendone l’arresto. E’ una scelta interessante avere un finale che termina su di una tale torsione di ogni convenzione, quando la maggior parte del film stabilisce che il Driver grazie alle sue abilità non può mai farsi fregare. La mia opinione su questo è che esso sia un promemoria sull’importanza preponderante del caso come fattore, alla pari del famoso finale di “Rapina a mano armata”(The Killers)(1956)di Stanley Kubrick, e non importa quanto si possa essere abili, il meglio che si può fare rimane quello di seguire un proprio codice, per mantenere le probabilità a tuo favore. La presenza della giocatrice, il cui tratto distintivo è di essere un giocatore d'azzardo mi porta verso questa conclusione. Se si tratta di un gioco, una certa quantità di fortuna è sempre coinvolta.

L’altro spunto interessante del film è che il Driver non è in cerca della morte. Credo che semplicemente si debba caricare di grandi rischi poiché insiti nel suo ruolo. Mentre ci si può aspettare che un killer, occupandosi di morte come professione abbia un recondito desiderio di morte, il Driver in un certo senso è il suo opposto. La funzione alla guida è quella di condurre al meglio la fuga e dunque portarti via assieme ai soldi, e se deve uccidere alcuni personaggi, non ha certo piacere nel farlo, ma solamente per aggirare l’ostacolo che essi hanno rappresentato. Certamente la sua occupazione ha i suoi svantaggi, come il doversi mantenere in costante movimento e quindi senza legami, ma nell’accoglimento della morte non è uno di loro. Dato il suo carattere, e il modo con cui si gestisce negli scontri a fuoco, egli vede la morte molto simile a come la vede il Detective, solo un altro avversario contro cui giocare la partita.

“Driver l’imprendibile” è stato il secondo film diretto da Walter Hill, e in linea con le storie che trasponeva sullo schermo all’epoca, avviene per la maggior parte in stanze e strade buie. Anche alla luce del giorno è un mondo ruvido e sporco. Una grande qualità di “Driver l’imprendibile” sono i suoi lunghi e grandiosi inseguimenti automobilistici, alcuni dei quali considerati fra i più entusiasmanti mai realizzati, come quello citato nel garage sotterraneo. Mentre la violenza presente nel film che pure è massiccia, è sempre presentata in maniera fredda e ben poco in spirito di esaltazione. Nel Driver vibra infatti molta più energia quando deve difendersi da un uomo che lo minaccia puntandogli contro una pistola con la sua sola abilità delle mani,  rispetto a quando in realtà deve rispondere al fuoco. Non gli piacciono le pistole, è che ci si imbatte.

“Driver l’imprendibile” ha ovviamente ricevuto anche un rinnovato interesse quando Nicholas Winding Refn ha realizzato “Drive”, il quale non è un remake, ma utilizza molti degli elementi di "Driver". E’ d’altronde nella logica di un genere quale quello del noir, dove non si può che cercare di espandere e semplicemente rielaborare, magari con l’aiuto del montaggio, storie che non possono più essere “nuove”, ma soltanto con ricercati“nuovi” approcci, e punti di vista. Il film di Hill non è così lucido o stilizzato come è stato quello di Refn. Hill ci presenta i personaggi, la situazione, e poi li lascia andare. Per gli appassionati dei film di rapina e dei neo-noir settanteschi, è però un'esperienza di grande soddisfazione, e un segno che Hill aveva preso sul serio e davvero assimilato bene le sue influenze.

Suicide Is Painless

Una versione del film passata tanti anni fa alla tv americana, includeva un prologo prima dei titoli, in cui Bruce Dern e il personaggio di Matt Clark si  incontrano per la prima volta, e Ronee Blakley dà ad Isabelle Adjani il suo incarico come alibi. La versione home video della CBS / Fox inizia bruscamente con i titoli di testa, omettendo questo prologo.

Le prime versioni cinematografiche e video in Gran Bretagna sono state tagliate di 18 secondi dalla BBFC e hanno completamente rimosso la scena in cui Ronee Blakley ha una pistola costretta nella sua bocca. Questo taglio è stato cancellato nel 2004.

All’American Cinematheque di Los Angeles, è stata mostrata una versione di 131 minuti del film. Mentre aggiunge intuizioni su alcuni personaggi della storia, questa versione mostra anche molti altri inseguimenti automobilistici.

Il film venne originariamente scritto per Steve McQueen , ma lui rifiutò. Secondo Walter Hill , "McQueen non voleva avere nulla che avesse a che fare con le automobili in quel momento. Si sentiva come se avesse già dato tutto quello che poteva dare in merito al filone automobilistico del cinema, e che fosse troppo difficile poter fare meglio di quel che aveva fatto.” Hill era stato assistente alla regia in “Bullitt” (1968) e “Il Caso Thomas Crown” (1968), e aveva scritto “Getaway!” (1972).

Non un solo personaggio ha il proprio nome nel film, sono tutti definiti dalla loro occupazione; ad esempio, "Il Driver".

Sylvester Stallone era in trattative per fare il protagonista. Ma dovette rinunciare a causa dell’impegno con “F.I.S.T.” (1978).

Il driver è un uomo di poche parole - 350 in tutto il film.

Anche se il rough cut era lungo più di due ore e comprendeva una sequenza d’azione in più (ma non d’inseguimento), e anche se per anni pure le prime vhs riportavano la durata di due ore, Walter Hill ha negato che questa versione fosse la sua mai intesa “Director’s cut”, dicendo che l’esistenza di un montaggio del regista è una leggenda metropolitana. Il DVD pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti contiene una sequenza introduttiva che lo studio aveva costretto Hill a girare, per chiarire un po’ meglio il ruolo dei personaggi. La scena venne poi tagliata nelle successive edizioni in home video, ma c’era originariamente in tutte le copie cinematografiche.

Cheryl Smith aveva avuto un ruolo da co-protagonista considerevolmente più lungo nel montaggio originale del film, ma la sotto trama che coinvolgeva il suo personaggio venne tagliata, successivamente, e quindi tagliate anche tutte le sue scene. Hill si è rammaricato per il taglio di queste scene e ha parlato favorevolmente della Smith.

Il bar Torchy che appare in questo film è apparso poi in altre due pellicole di Walter Hill – “48 ore” (1982) _ e “Streets of fire- Strade di fuoco” (1984).

Il driver disdegna apertamente l'uso di armi da fuoco, in definitiva è un uomo pragmatico e in caso di necessità si difende con una calibro 45 Colt Peacemaker, un’arma dei tempi del selvaggio west. Anche se è un'arma antiquata per gli anni ‘70, questo è in linea con il suo personaggio da cowboy solitario.

Hill disse che la grande influenza visiva apposta sul film furono le opere dell'artista Edward Hopper.

Isabelle Adjani ha accettato di essere nel film perché era un’ammiratrice del primo film di Hill, “L’Eroe della strada” (1975).

Il trailer cinematografico mostra alcune scene tagliate ed estese; la giocatrice che bacia il driver, maggiore dialogo tra il Detective e il Driver nella stanza di un motel e di guida, più alcune scene di inseguimento modificate per essere maggiormente lunghe rispetto a quelle nel film, e anche più dialogo tra il driver e Teeth sulle scale, nel quale egli chiede a Teeth "Ora ti mostro come farai a scendere le scale" prima di prenderlo a pugni come nella versione finale della scena, e la scena cancellata di un dialogo nel bar tra il Detective, un tizio rosso di capelli e barista.

È stata l'ispirazione per il remake “apocrifo” “Drive”(2011).

Il produttore Larry Gordon ha riflettuto circa la scarsa risposta del pubblico e della critica all’epoca dell’uscita cinematografica negli Stati Uniti:
"Se avessimo avuto Clint Eastwood nel film, saremmo stati perdonati tutto e avrei detto, '’E' un altro film di Eastwood ma alla guida di una macchina." Se avessimo avuto Steve McQueen , saremmo stati rispettati come “Bullitt” (1968) o “Getaway!” (1972), trattati maggiormente come un film d'autore, piuttosto che un film d'azione. Abbiamo però intrapreso un approccio unico pur alle prese con del materiale standard. Stavamo tentando una cosa  nuova, ma con un cast diverso avremmo attirato un pubblico. Io ho sempre voluto fare ritornare il denaro agli investitori- e se potessi rifare “Driver, l'imprendibile”(1978) ancora una volta, mi piacerebbe provare a porre rimedio per un maggiore riscontro commerciale. Quando si sta scrivendo questo tipo di script ... naturalmente si pensa di fare un’elettrizzante film d’azione con Bronson o Eastwood ... e certamente la Fox voleva un nome all’altezza. Ma quando siamo arrivati a Ryan, ho suggerito di apportare delle modifiche per soddisfare il suo personaggio. Questa è anche sempre una prerogativa del regista.”

Il film è stato di una grande influenza per “Drive” (2011).

Julie Christie rifiutò il ruolo della giocatrice.

La scena in cui si chiede al Driver di dimostrare la sua abilità alla guida nel parcheggio sotterraneo, demolendo appunto una Mercedes, viene copiata in modo quasi identico, nel film di Bollywod “Qurbani” (1980).

Walter Hill ha inviato una copia del progetto originale dello script a Raoul Walsh per la sua approvazione, e al veterano regista di Hollywood è piaciuta.

Questo è stato il primo ruolo a Hollywood per Isabelle Adjani .

Isabelle Adjani si sarebbe poi lamentata che il film ha nuociuto alla propria carriera. "In seguito le uniche offerte americane che ho ottenuto erano cattive," ha detto. "L'ho fatto, davvero, perché dopo “Adele H., Una storia d'amore” (1975) tutti mi hanno spinto a fare un film di Hollywood. Ho rifiutato diverse proposte, e sentivo che non potevo continuare a farlo. E mi è piaciuto Walter Hill . Solo più tardi mi resi conto che avevo fatto un terribile errore. "

Secondo il libro di Wensley Clarkson, “Tarantino - L'uomo, il mito e i suoi film”, Quentin Tarantino elenca questo come uno dei " film più cool di tutti i tempi."

La EMI Films aveva annunciato l'intenzione di fare un altro film con Walter Hill , un western chiamato “The Last Gun”, ma questo non è poi accaduto.

Charlotte Rampling ha rifiutato il ruolo della giocatrice, perché si stava riprendendo dalla nascita del suo secondo figlio, David Jarre.

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Neil McCauley/Robert DE Niro [ultime parole]:- "Visto che non ci torno in prigione?"
Vincent Hanna/Al Pacino :-"Già."
Noodles:"I vincenti si riconoscono alla partenza. Riconosci i vincenti e i brocchi.Chi avrebbe puntato su di me?"
Fat Moe:"Io avrei puntato tutto su di te."
Noodles:E avresti perso.