Dare valore alla verginità, che teniamo ben presente indica solo una condizione fisica e nulla dice sul carattere interiore della persona, a me sembra il tentativo di riacquistare da parte del femminile il potere perso a favore del maschile con la scoperta e l'affermazione della paternità. Partorire da vergine, cioè senza l'intervento dell'uomo, oltre ad indicare chiaramente il rifiuto del maschile, rappresenta proprio il desiderio di appropriarsi in modo esclusivo del potere di generare da parte del femminile, cosa di cui si sentiva defraudato con la scoperta del fondamentale ruolo svolto dal maschio. Che volendo si potrebbe al contrario ben dire che se qualcuno crea quello è il padre, colui che ha il seme, la madre al limite procrea, cioè mette al mondo.
Tanto è vero che etimologicamente il termine vergine derivando da vir dovrebbe subito indurre delle perplessità, viene da vir, la forza maschile, da cui derivano anche i termini verga o virago, la donna mascolina.
Quindi una bella distanza intercorre fra il significato corrente e l’etimo della parola “vergine”, che semmai stava ad indicare grande fecondità (come nel caso delle antiche dee madri, sempre vergini e contemporaneamente simbolo di fertilità per eccellenza), ma allo stesso tempo indipendenza dal maschio e rifiuto di sottomissione.