Cerco di riassumere la situazione. Mia madre e mio padre sono entrambi insegnanti di storia e filosofia. Quindi entrambi relativamente colti e pratici del mondo e della vita. Mio padre, ovviamente, più di mia madre.
Da bambino avevo un certo qual rifiuto per lo studio. Non che non mi piacesse studiare... Solo ora mi rendo conto che quel che mi dispiaceva, che mi straziava, era fare ciò che mi dicevano le maestre. Io sono la prova vivente che per natura, per la propria natura, il maschio non ha nulla da imparare dalle donne: il maschio sano, s'intende.
Così, quando mio padre si metteva accanto a me e faceva di tutto per farmi studiare, io mi ribellavo, lo consideravo uno strazio. La profonda incoerenza che vedevo nella faccenda era questa: "se mio padre mi dice di farlo, vuol dire che è importante; e in effetti quello che sto studiando è veramente importante e serio, lo sento. Ma perché allora viene richiesto anche dalle donne e le maestre vogliono che io lo faccia?". Questa profonda incoerenza sembra una sciocchezza, ma è tutto. Sin da bambino (altro che "costruzioni culturali") sapevo che se una donna vuole qualcosa da me, sono fottuto se le do quel che vuole.
Evidentemente mio padre, tutto falce, martello, stella ed esistenzialismo di Sartre (il quale guarda caso "conviveva" con una femminista, Simone De Beauvoir), non si rese conto della cosa. E tuttora finge di non rendersene conto: sostanzialmente mi odia. Ho provato a parlargli, ma lui continua a propormi quell'ideale di cavalleria con il quale mi ha rovinato l'adolescenza. Un ragazzo giovane non dovrebbe legarsi ad una donna come il cavaliere alla sua principessa, altrimenti diventa facilmente uno schiavo: ciò che mi è accaduto. Una donna ottiene virtù e grazia dal legarsi ad un uomo, nonché riconoscimento sociale; l'uomo che si lega ad una donna ne diventa lo zerbino. Mio padre invece sostiene che si debba avere rapporti con le donne, che si debba essere gentili con loro, eccetera. Come se lui fosse "gentile"... Lui non si fa mettere i piedi in testa dalle donne ed insegna a me che loro comandano e che bisogna trattarle bene. In pratica mi ha educato per diventare un eunuco; se ci mettiamo anche le faccende edipiche di mezzo, mi ha come educato a diventare il suo eunuco: "tu guarda le donne mentre io me le scopo" - ecco il suo insegnamento -.
Torniamo al racconto. Mio padre, appunto, fece quello che un vero padre non farebbe mai. Si arrese del tutto alla mia negligenza nello studio. Mi consegnò nelle mani delle donne della mia famiglia: in particolare di quella iena di mia nonna - ve ne ho già parlato in un altro post: una femministoide che vuole l'estinzione della popolazione maschile e che, quand'ero bambino, mi parlò appunto di questo come di un grande progetto umano, perché secondo lei gli uomini sono per natura violenti e quindi inadatti al vivere sociale (oggi direi alla signorina che la forza maschile, che non è violenza - quella semmai è femminile - è proprio ciò che ci rende adatti alla società e che ha dato origine ad essa) -. Per tutta l'infanzia ho avuto soltanto rari incontri con mio padre. La mia infanzia è stata dominata dalle donne - e rovinata da esse (non ce la faccio a dire loro) -.
Sicché divenni quello che si suol chiamare il "bravo ragazzo" di turno. Non sempre, a dire il vero. Riuscivo, per qualche strano motivo, a stare in compagnia di altri maschi. Anzi, se ho avuto dei veri amici quelli erano maschi. Tuttavia ho avuto per moltissimo tempo un atteggiamento passivo, da lavativo, pigro, per nulla virile. E in ogni caso con questo mito della "donna"; sempre pronto a mettere le esigenze altrui prima delle mie (cosa che mi fece anche cacciare in situazioni pericolose con gente un po' criminale) e sempre pronto a mettere le esigenze delle donne prima delle mie e di quelle di altri uomini (che magari avevano, invece, esigenze maggiori). Insomma, ero propriamente il "bravo ragazzo". Negli ultimi anni la situazione è diventata sempre più grave. Ho smesso di frequentare tutti i miei amici, eccetto le donne; ho anche avuto per lungo tempo una ragazza figlia di una put...di una femminista, la quale mi ha fatto il lavaggio del cervello perenne. Mi dava del gay, mi insultava, mi schiaffeggiava... Ed io non mi opponevo... Lasciamo stare.
Fortunatamente con l'aggravarsi della malattia si avvicinò anche la cura. Conobbi l'antifemminismo, questo forum, la storia dei valori maschili. Dico "fortunatamente", ma non si tratta di una fortuna casuale. E' un'altra prova del fatto che la natura biologica degli individui è più forte di qualsiasi tecnica e ideologia borghese. Io, proveniente da una casa di progressisti, cresciuto da donne, con un padre che mi ha consegnato alle donne, che ha sempre frequentato unicamente ambienti studenteschi derivanti dal PD, oppure radical chic... Io, trovai la via verso la QM per puro istinto. Altro che costruzioni culturali.
In questi ultimi anni ho sperimentato una lentissima guarigione. Le arti marziali mi hanno rimesso in contatto con il senso della lotta, lo studio autonomo mi ha riattivato il cervello (che era stato spappolato da alcool, spinelli, dalla compagnia di figli di massoni, femministe, effeminati... E' incredibile che io sia stato abbastanza forte da non diventare uno di loro)... Quest'estate ho riscoperto, dopo averlo chiuso in un cassetto per circa due o tre anni, l'antifemminismo. Ho ri-affinato i sensi, compreso il sesto, ho combattuto il mio zerbinaggio il più possibile. Ho dovuto anche assumere un atteggiamento MGTOW; sono scappato a Firenze, lontano, mio malgrado, dalla terra che amo sentendola come la mia terra e lontano dalla famiglia, che comunque avverto come vicina.
E qui sta il punto. Ancora dipendo dalla mia famiglia. Non posso di punto in bianco allontanarmi per sempre da loro. Ormai sono diventati semplicemente il mio bancomat per pagarmi gli studi ed ottenere l'indipendenza, anche economica (solo che ho delle difficoltà a trovare un lavoro). Non ho intenzione di intrattenere con loro ulteriori rapporti. Una volta che avrò ottenuto anche l'indipendenza economica, li cancellerò dalla mia vita. E' troppo forte la sensazione di tradimento derivante dall'avere un padre che mi ha rifiutato come figlio, pur dicendo di amarmi - in sostanza, un padre femminista -; troppo forte il disprezzo per mia madre, ossessiva verso il prendersi cura di me, che mi ha volutamente reso un inetto (per quel che ha potuto) allo scopo di potermi "rifagocitare" metaforicamente come suo "principesso".
Ma ancora devo incontrarli. Ed ogni volta che li rivedo torno vittima del lungo lavaggio del cervello che mi hanno fatto; per quanto mi sforzi, lo zerbinaggio del mio passato, il maschio-pentitismo, riemerge dal sottosuolo. In particolare mia madre sa sempre come farmi "sputare il rospo" senza che io me ne accorga. Come faccio? Come faccio a fare in modo che mia madre non mi coinvolga nel suo lurido universo confidenziale? Come faccio a mantenere le distanze da quella che considero uno spregevole e subdolo animale, pur essendo costretto a riavvicinarmi ogni tanto a lei per il mio tornaconto? Insomma, quello che vi domando: come si fa a contrastare il brainwashing di un'infame che me l'ha fatto per tutta la vita?
E per quanto riguarda mio padre, invece, ho sviluppato un altro problema. E' come se io un padre non lo avessi avuto. Certo, ho seguito le sue orme, sono iscritto a filosofia - e questo è già un gran passo -, ma lui continua a sabotarmi, a tentare di darmi in pasto a donne, femminismo, alcool... Non posso riconoscerlo come un vero padre... Ma dunque ho bisogno di un padre, un enorme bisogno. Ma come lo trovo un padre? Quest'ultimo dubbio lo rivolgo a voi, ma in realtà è più che altro rivolto al cielo. Come faccio a trovare un padre? La domanda sembra impossibile... Quasi come "come faccio a fare il giro del mondo a piedi in una settimana?"... Però, chissà.