Autore Topic: tutto Svezia: news e dati  (Letto 6127 volte)

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Re:tutto Svezia: news e dati
« Risposta #15 il: Novembre 23, 2016, 15:51:20 pm »
FUMATORI


http://magazine.imshealth.it/quanto-fumano-gli-italiani-e-quanto-ricorrono-ai-prodotti-disassuefanti/





notare: le donne svedesi fumano più degli uomini.  unico caso in europa
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Re:tutto Svezia: news e dati
« Risposta #16 il: Novembre 23, 2016, 15:55:09 pm »
DISOCCUPAZIONE





Tasso di disoccupazione nei 28 Paesi membri dell'Unione europea nell'aprile 2016 o all'ultimo dato disponibile. Fonte: Eurostat.
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Re:tutto Svezia: news e dati
« Risposta #17 il: Novembre 24, 2016, 11:47:08 am »
ottimo lavoro Bhisma, anche se sulle statistiche c'è sempre un grosso problema :
i dati all'origine.
Per es , le statistiche di morte dipendono da chi stila i certificati e dai criteri diagnostici, che non sono uniformi.
Inoltre, le nazioni hanno la tendenza a minimizzare i loro problemi specifici.
Un es : molte morti per cirrosi epatica derivano dall'alcoolismo, ma vengono rilevate diversamente.
Sui suicidi, salvo i casi manifesti, ci sono difformità.
Poi , il dato dell' Italia sulla disoccupazione mi pare ottimistico, e anche lì ci sono i giochetti.
A monte delle statistiche , intendo.
Noi tutti ricordiamo la statistica istat sulle 4 donne morte quotidianamente per mano maschile :doh:.
Comunque, sulla moneta elettronica , gli svedesi facciano quello che vogliono. E' un errore colossale e la perdita della libertà, che a loro sta evidentemente poco a cuore, barattandola per una presunta sicurezza.
Buona idea quella dell' oro , anche se poi c'è il problema della convertibilità.
Altrettanto giusta la  considerazione che la vera evasione non è certo quella del contante

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Re:tutto Svezia: news e dati
« Risposta #18 il: Novembre 30, 2016, 15:29:56 pm »
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/welfare-la-lezione-svedese-per-far-rifiorire-la-natalit

Famiglia. Welfare, la lezione svedese per far rifiorire la natalità
Luigi Campiglio mercoledì 30 novembre 2016
Welfare, la lezione svedese per far rifiorire la natalità
Lo sviluppo in fiore degli anni migliori del nostro Paese si è arrestato alla fine degli anni 80, e poi dalla metà degli anni ’90 ha iniziato a deperire: prima ha perso i suoi petali e poi i suoi germogli. Potrebbe riprendere a fiorire, se protetto e nutrito. I germogli dei nuovi nati nel 2015, secondo i dati Istat definitivi, sono diminuiti, per la prima volta dall’Unità d’Italia, sotto quota 500 mila, nonostante il crescente contributo dell’immigrazione. La diminuzione è continuata nel 2016, secondo i primi dati provvisori. Per Paesi a bassa natalità, come l’Italia e la Germania, la dinamica della natalità è diventata una misura del benessere del Paese, molto più attendibile del Pil: in Italia il crollo della natalità dal 2008 è un segnale inequivocabile della stagnazione economica da cui non si riesce a uscire, così come, all’opposto, in Germania il numero di nati per donna è stato nel 2015 il più elevato degli ultimi 33 anni, e, dal 2006, l’aumento costante del numero di nuovi nati si è accompagnato alla piena occupazione e la stabile crescita economica del paese.

L'aumento di nuovi nati in Germania nel 2015 è tuttavia ancora lontano dal livello del 1990, perché nel frattempo è diminuita la generazione di giovani donne e uomini: 6 milioni di giovani 'petali' fra i 20 e i 39 anni – la generazione 'core' sul piano economico e sociale – sono 'scomparsi' fra il 1993 il 2015. Questo vuoto è stato colmato dall’immigrazione, che in Germania ha trovato opportunità favorevoli di occupazione. In Italia il numero di giovani 'scomparsi' fra il 1995 e il 2015 è stato analogamente elevato e pari a 4 milioni, essendo le donne in numero un poco maggiore degli uomini. La crisi del 2008 ha bruscamente interrotto una debole ripresa della natalità, inclusiva del crescente contributo dei nuovi nati da immigrati: negli ultimi anni, fra le famiglie immigrate, il numero di nuovi nati si è bruscamente ridotto sotto i 2 figli per donna, condividendo le analoghe difficoltà economiche delle famiglie italiane. In Italia, il numero di figli per donna è sceso a 1,35 nel 2015, poco sopra il livello minimo di 1,19 del 1995, quando tuttavia il numero di donne della generazione 'core' era più elevato di 2 milioni. La conseguenza è che, con la crisi economica l’Italia è entrata in un nuovo regime di basso numero di nati, anche se il tasso di nuovi nati per donna dovesse di poco risalire: la futura generazione 'core' – 20-39 anni – sta ulteriormente diminuendo, a meno di un aumento del numero d’immigrati di prima generazione.

Le ragioni della crisi demografica della popolazione giovane e dei nuovi nati ha molteplici cause, che la crisi economica riassume in gran parte: il nuovo regime di basso numero di nati, oltre che di nati per donna, ha come causa centrale il rapido deterioramento delle prospettive sul proprio futuro delle giovani coppie, per le quali è sempre più difficile concretizzare i propri piani di vita, nonché la crescente difficoltà delle coppie con figli giovani più grandi ad offrire loro le opportunità di istruzione e crescita culturale oggi necessarie. Dal 2008 si è infatti drasticamente ridotto il tenore di vita delle famiglie. L’aumento della povertà assoluta in Italia ha colpito in particolare i nuclei con figli: il consumo medio annuo, in termini reali, è diminuito sensibilmente dal 2007 e in misura crescente con l’aumentare del numero di figli. Il vincolo economico alla scelta di avere figli, o più di un figlio, è sempre più stringente, perché la crisi economica ha rapidamente prosciugato risparmi e certezze di una quota rilevante di ceto medio. Scriveva Tocqueville quasi due secoli fa che «quando una rivoluzione scoppia, si scoprirà, quasi sempre, che la questione della disuguaglianza era al centro» e per questo egli individua nella classe media un fattore di stabilità sociale, perché «gli uomini la cui esistenza confortevole è ugualmente distante dalla ricchezza e dalla povertà attribuiscono un immenso valore alla loro proprietà: essendo ancora molto vicini alla povertà, conoscono in dettaglio le sue privazioni e ne hanno timore».

Ci si domanda se e come sia possibile fermare la deriva sociale dell’Italia e come questa sia legata alla situazione economia: il caso della Svezia può dare qualche indicazione. La recessione economica svedese degli anni 90 è simile, su scala ridotta, alla più vasta crisi europea dal 2010 in poi: in Svezia la disoccupazione aumentò di molto – in particolare per i giovani, gli immigrati e le famiglie con un solo genitore – mentre tutti i programmi sociali furono ridimensionati o tagliati. La natalità, che era di 2,1 figli per donna nel 1991, crollò a 1,5 nel 1999: nel decennio successivo il tasso di natalità lentamente riprese, fino a raggiungere nuovamente il livello di 2 nel 2011. Un lungo ciclo completo di circa 20 anni, che ha avuto il suo punto di svolta nel momento in cui la Svezia ha cambiamento radicalmente la sua politica economica, e si è riproposta come un paese 'amico' della famiglia, con una profonda trasformazione e miglioramento del sistema di welfare.

Tra i punti di forza del modello svedese si possono segnalare, a titolo di esempio: congedo di maternità/paternità di 480 giorni pagati a salario normale; assegno mensile di 100 euro per ogni figlio fino ai 16 anni, più assegni alle famiglie numerose; scuola gratuita, pasti compresi!, fino ai 19 anni; permessi retribuiti per le malattie dei figli sotto i 12 anni e fino a 120 giorni in un anno; trasporti pubblici gratuiti con i figli in carrozzina; aree pubbliche baby fiendly... La Svezia, pur con le sue distanze culturali rispetto all’Italia è un esempio del fatto che il ciclo negativo può essere interrotto, ricostruendo un Paese economicamente forte, perché capace di ascoltare e rispondere alla domanda di certezze sul futuro dei suoi cittadini, con un efficace sistema di welfare che ha favorito, anziché bloccato il processo innovativo: oggi la Svezia è un paese paragonabile alla Germania, come forza economica e capacità di innovazione.

Un problema centrale di ogni società è il rapporto fra meriti e bisogni: il mercato può essere il meccanismo che remunera i meriti, e solo in modo subordinato i bisogni, mentre lo Stato dovrebbe essere un centrale meccanismo di risposta al bisogno. Vi sono bisogni senza merito, come nel caso dei molto giovani o dei più deboli; o bisogni legittimati da meriti passati, come nel caso dei pensionati, che hanno a loro volta contribuito nel corso della loro vita lavorativa. La distribuzione primaria del reddito dovrebbe rispondere a criteri di merito, mentre la distribuzione secondaria del reddito, attraverso il meccanismo redistributivo d’imposte e spesa pubblica, dovrebbe rispondere alle ragioni del bisogno delle persone e lo Stato dovrebbe avere il ruolo di garante, sia della libertà dal bisogno sia della tutela della sfera di libertà privata. Ciò non sempre accade, e le riduzioni di spesa pubblica sono spesso, in realtà, riduzione del reddito disponibile delle famiglie.

I sistemi di welfare, pur innovati, sono centrali per far rifiorire un Paese un po’ appassito, come l’Italia. In particolare è importante la loro stabilità, e dove possibile universalità: laddove esistono condizioni per l’accesso ai servizi è cruciale che i criteri utilizzati diventino meccanismi per un’inclusione sempre più larga, piuttosto che di esclusione, come attualmente accade. È necessario dare un ruolo centrale al welfare in natura, come nel caso della sanità e dell’istruzione, perché l’esperienza di molti Paesi, come la Svezia, dimostra che i cittadini sono molto più disponibili a contribuire fiscalmente se vi è trasparenza sull’utilizzo delle risorse e la loro destinazione. È possibile far rifiorire l’Italia, senza contrapposizioni fra efficienza e giustizia sociale: ma occorre fare un primo passo deciso indicando quale meta si intende raggiungere.
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Re:tutto Svezia: news e dati
« Risposta #20 il: Dicembre 04, 2016, 15:06:12 pm »
DISOCCUPAZIONE





Tasso di disoccupazione nei 28 Paesi membri dell'Unione europea nell'aprile 2016 o all'ultimo dato disponibile. Fonte: Eurostat.

L'Italia è gialla quindi a metà classifica però ha una netta divisione interna, con il nord che dovrebbe essere verde come la Polonia e il Regno unito, e il sud nero come la Spagna.

Questa mappa si riferisce al 2015:


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Re:tutto Svezia: news e dati
« Risposta #21 il: Dicembre 04, 2016, 15:22:32 pm »
L'Italia è gialla quindi a metà classifica però ha una netta divisione interna, con il nord che dovrebbe essere verde come la Polonia e il Regno unito, e il sud nero come la Spagna.



la svezia è abbastanza uniforme.
(il tema del 3d è la svezia)
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Re:tutto Svezia: news e dati
« Risposta #22 il: Dicembre 08, 2016, 00:31:11 am »
http://www.avantionline.it/2016/12/svezia-il-micropartito-nazionalista-arrivato-in-parlamento/#.WEiXlebhDIU

Svezia. Da ‘micropartito’ nazionalista al Parlamento

L’Europa va a destra? Viaggio tra le varie compagini politiche di destra ed estrema destra nei vari scenari politici nazionali. (15^ puntata).
akesson_szd5d050La principale forza politica della destra svedese è il partito dei Democratici svedesi.
Nato a fine degli anni 80, da membri fuoriusciti dai vari movimenti e partiti dell’estrema destra svedese, come forza neofascista, i Democratici svedesi sono stati per oltre un decennio un micropartito in grado di raccogliere solo poche migliaia di voti alle varie elezioni nazionali. Nel 1995 Mikael Jansson diventa leader del partito riuscendo a portarlo su posizioni più moderate. Nel 2000 il partito riesce per la prima volta a superare l’1% alle elezioni, e 10 anni più tardi, sotto la guida di Jimmie Åkesson, leader del partito dal 2005, riesce ad entrare per la prima volta al Parlamento svedese. Nel 2014 riesce ad eleggere due propri rappresentanti al Parlamento europeo, sfiorando il 10% dei consensi e pochi mesi più tardi il partito ottiene oltre 800.000 voti alle elezioni nazionali, diventando così la terza forza politica del Paese, dietro solo al Partito Socialdemocratico e al Partito Moderato. Al Parlamento riesce ad ottenere un settimo dei propri rappresentanti, costringendo i socialdemocratici a formare un governo di coalizione con i Verdi.
I Democratici svedesi sono al giorno d’oggi una forza politica nazionalista ed euroscettica. Oltre alla battaglia per l’uscita dall’Unione Europea, i Democratici svedesi si battono in particolare per eliminare ogni forma di privilegio agli abitanti della Lapponia svedese.
A livello internazionale i rapporti con la leader della principale alleanza d’estrema destra europea, Marine Le Pen, sono pessimi. La leader del Front National francese ha più volte criticato la scelta dei Democratici svedesi di non aderire all’alleanza da lei capeggiata e di aver preferito allearsi con lo UKIP di Nigel Farage e il Movimento 5 stelle nel gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta. In passato i due partiti erano stati alleati all’interno dell’Euronat, e sul modello di questa alleanza i Democratici Svedesi avevano fondato anche la Nord Nat, alleanza dei nazionalisti scandinavi, a cui aveva aderito fra gli altri anche il Partito dei patriottici finlandesi. Alle ultime elezioni presidenziali americane, il leader del partito Åkesson è stato l’unico segretario di partito in Svezia a dare il proprio sostegno a Donald Trump, mentre i leader dei partiti di centrodestra e centrosinistra hanno dato il proprio endorsement a Hillary Clinton.
La roccaforte del consenso dei Democratici Svedesi è nella provincia di Malmö, dove il partito supera il 20%, a differenza del Nord della Svezia, zona tradizionalmente a sinistra. Nella provincia di Malmö, vi sono movimenti e partiti di estrema destra che negli ultimi anni, soprattutto per il successo dei Democratici Svedesi, hanno visto una forte crisi di consensi, come il Partito della Scania, partito separatista di estrema destra.
I cittadini svedesi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento di Svezia nel 2018. Attualmente i sondaggi danno i socialdemocratici in vantaggio fra il 25% e al 27%, i moderati fra il 22% e il 23% e gli Svedesi Democratici attorno al 17%, mentre tutte le altre forze politiche viaggiano sotto al 10%.

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Re:tutto Svezia: news e dati
« Risposta #23 il: Dicembre 13, 2016, 17:17:00 pm »
http://www.repubblica.it/ambiente/2016/12/12/news/la_svezia_diventera_il_primo_paese_senza_combustibili_fossili-153961930/


La Svezia diventerà il primo paese senza combustibili fossili
Il governo ha annunciato un ambizioso piano per investire in rinnovabili. Da realizzare entro il 2020. Già oggi la raccolta e il reimpiego dei rifiuti funzionano così bene che devono importarne

di ANDREA TARQUINI

12 dicembre 2016
10,6mila
La Svezia diventerà il primo paese senza combustibili fossiliSTOCCOLMA - Ormai dall'elaborazione il piano è passato alla fase operativa: la Svezia governata dai socialdemocratici (eredi del mitico Olof Palme) del premier Stefan Loefvén e dai Verdi sarà il primo paese al mondo che lavorerà, produrrà, viaggerà, esporterà, svolgerà insomma qualsiasi attività per cui è necessario consumare energia, senza più usare i carburanti fossili. Nel 2020, insomma tra tre o quattro anni a seconda che ci si arrivi a gennaio o dicembre di quell'anno vicinissimo. Gli investimenti partono, ecco punto per punto il piano operativo del governo:

1. 4,5 miliardi di corone subito, nei prossimi dodici mesi, per sviluppare le infrastrutture verdi, dai pannelli solari alle pale eoliche fino alla biomassa e alla produzione di energia dall'incenerimento dei rifiuti.

2. Già oggi la raccolta e il reimpiego dei rifiuti funzionano così bene che Stoccolma deve importarne per far funzionare gli impianti che li inceneriscono producendo energia.

3. Poi ogni anno 50 milioni di corone saranno spese per le tecnologie per immagazzinare l'elettricità in eccesso, e un miliardo di corone sarà destinato all'ammodernamento termico degli edifici abitativi o pubblici per ridurne il consumo energetico.

4. Ogni anno Stoccolma - che già è tra i primi della classe mondiali negli aiuti ai paesi poveri - spenderà 500 milioni di corone per sostenere investimenti per l'infrastruttura e l'energia verdi nei Paesi in via di sviluppo.

5. Nel campo dei trasporti terrestri, la rivoluzione è già attuata. Tutti i mezzi pubblici - dalla Tunnelbana (la fitta, splendida rete di metro di Stoccolma) ai treni ad alta velocità e normali, ai tram, tutti i veicoli elettrici su rotaie camminano solo con elettricità prodotta da energie rinnovabili. I taxi e i loro operatori sono sfavoriti (con più tasse e col divieto di percorsi lunghi tipo città-aeroporto) se non sono vetture a gas, ibride o elettriche. Vedi girare persino diversi taxi Tesla, nonostante l'alto prezzo dell'elettrica di lusso. Gli autobus camminano solo a bioetanolo o a propulsione ibrida. Analogo sistema per l'illuminazione pubblica.

6. Sono in fase avanzata, in cooperazione con ditte d'alta tecnologia e ricerca d'eccellenza israeliane e della Silicon Valley, gli studi per produrre biocarburanti anche per i motori d'aviazione, quelli degli aerei civili (la Sas, l'airline cogestita con danesi e norvegesi, è un big mondiale specie nel lungo raggio), e quelli dei potentissimi caccia multiruolo Saab JAS-39 Gripen, spina dorsale dell'aviazione reale sempre in allarme rosso contro le quotidiane, pericolose provocazioni e violazioni di spazio aereo da parte dei bombardieri atomici di Putin. Il Gripen tra l'altro è uno dei grandi successi dell'export d'eccellenza svedese (il 50 per cento del pil viene dalle esportazioni industriali) ma come ogni arma made in Sweden è sottoposto a regole di export etico: va venduto solo a democrazie.

Già oggi, i paesi nordici sono all'avanguardia nel mondo per il passaggio in corsa alle energie rinnovabili e bio. La Svezia, con tutta la forza del suo sistema industriale, produce due terzi dell'elettricità con fonti rinnovabili. La Danimarca è arrivata l'estate scorsa, grazie al vento, a produrre con le pale eoliche il 140 per cento del fabbisogno d'elettricità, esportando il resto in Germania, Svezia e persino in Norvegia. Grande produttore di petrolio e gas, anche il regno delle Loro Maestà Harald e Sonia passa sempre più all'energia pulita: vuole abolire ogni veicolo a combustione di carburanti fossili entro il 2025, usa sempre più i suoi fiumi sotterranei installandovi turbine o dighe per produrre elettricità, sovvenziona con un massimo di nove-diecimila euro, esenzione da tassa di circolazione e assicurazione, e ovunque colonnine di rifornimento con corrente gratis, chiunque acquisti auto elettriche. Infine ma non ultimo, la piccola ma creativa e moderna Islanda ricava quasi il 100 per cento dell'elettricità dalle fonti rinnovabili: vulcani, geyser, cascate, vento.

Stoccolma dispone ancora di almeno otto centrali nucleari ma le vuol spegnere in fretta, sia perché sono vecchie sia per liberarsi da ogni rischio di panne o incidente dopo le esperienze tragiche in Urss e Giappone e i guasti continui in Francia. "Vogliamo che i nostri figli vivano in un ambiente privo di sostanze tossiche, quindi il principio è rimuovere ogni sostanza pericolosa e che chiunque inquini sia multato", dice il premier Loefvén. E si sa: nel grande Nord, specie in Svezia, dalle parole ai fatti il passo è breve. La via verso il punto di non ritorno, Stoccolma adesso l'ha imboccata a passo di corsa.
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