Autore Topic: Il mondo salvato dai vecchi  (Letto 1466 volte)

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Offline KasparHauser

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Il mondo salvato dai vecchi
« il: Dicembre 18, 2016, 12:54:25 pm »
Dopo anni di critiche alla classe politica italiana fatta di vecchi e soli uomini, l'Italia improvvisamente si scopre giovanilistica e donna. Mentre negli altri stati si contendono il potere uomini e donne over 60 (guardate ai vertici della politica in Usa o Francia o Germania o Gran Bretagna) in Italia si è appena concluso il governo di un giovane, con un parlamento tra i più giovani e sicuramente più femminile di tutta la storia italiana ( ma anche dei parlamenti succitati attualmente in vigore). Improvvisamente è sembrato a qualcuno che essere giovani e donne era già un punto a favore. I fatti, che come diceva qualcuno sono ostinati, ci stanno dimostrando che questo ottimismo tutto italiano non è proprio ben riposto.
Eccezion fatta per la Raggi, naturalmente ,giovane donna saldamente al comando.
Mi ha molto divertito l'intervista a Amleto Da Silva sui giovani.
Durante l'intervista ho avuto la sensazione che il fumettista scrittore nelle sue critiche si rivolgesse alla parte maschile dei giovani, senza mai dirlo, e forse senza volerlo, come a dire inconsapevolmente che se la società deve cambiare è dai giovani di sesso maschile che si sta aspettando una risposta, gli unici che possono , ma ahimè....
L'intervista.

Online Frank

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #1 il: Dicembre 18, 2016, 16:39:27 pm »
Citazione
Ma non è che questi "giovani di merda" di cui parli sono solo i figli di "vecchi di merda" che a loro volta, da giovani, erano sempre di merda?
Nun ce prova’. Anche noi eravamo oppressi dai genitori, dalla scuola, dalla società. Che poi è esattamente quello che serve per crescere. Questi invece sono in perfetta sintonia con scuola, società, genitori. E’ questa la cosa terribile. Ognuno di loro è il kapò di sé stesso.

Cosa ha reso i giovani di oggi una generazione così molle?
Mi piacerebbe dire che è colpa di Internet, della televisione, dei computer, ma non sono sicuro che sia così. Mi piace pensare a una cosa tipo invasione degli ultracorpi, tipo che degli alieni deficienti ed effeminati abbiano preso il controllo dei loro corpi. O magari un maleficio stregonesco, cose così.

Perché non si ribellano più? È la rivoluzione ad essere passata di moda o sono loro che sono dei mollaccioni?
E a cosa dovrebbero ribellarsi? A loro questo sistema di vita piace, e pure assai. Al massimo si incazzano se non riescono a diventare ricchi e famosi in poco tempo. Comunque io non pretendo che si ribellino, mi basterebbe che ogni tanto incidessero un disco che posso ascoltare, o un libro che posso leggere, o un fumetto disegnato bene. E invece.

I giovani degli anni 60 e 70 spesso invecchiando sono diventati vecchi di merda. Che è successo? Erano di merda pure da giovani o è stato il tempo a farceli diventare?
Il tempo non sarà galantuomo ma non è manco stronzo. Chiaro che questi erano stronzi già da prima. E credimi, io quelli che sarebbero diventati assessori o artistucoli raccomandati li avevo già sgamati all’epoca. E’ che non erano, non eravamo tutti così. Lo prova, appunto, il fatto che abbiamo quasi tutto fatto una brutta fine.

Io non sono più giovane (tra un mese esatto saranno 46), ma questa storia secondo cui i giovani (maschi) sarebbero sempre e comunque peggiori dei loro padri e nonni, la ascolto da quando ero ragazzino.
Ricordo che i maturi e gli anziani di allora, si consideravano decisamente migliori di quelli della mia generazione; anzi, dei maschi della mia generazione, visto e considerato che le femmine vengono sempre escluse da questi discorsi e che al riguardo la massa maschile sa dire solo una caterva di cazzate, oggi come ieri.

Per il resto, sì, nemmeno io sopporto tanti giovani maschi odierni e il loro starsene continuamente fissati davanti agli smartphone (è solo un esempio tra i tanti), ma non sopporto nemmeno tanti uomini della mia generazione e ancor di più molti (moltissimi) 60/70enni, ovvero coloro che dal mio punto di vista hanno le maggiori responsabilità dell'odierna situazione.
In fin dei conti i giovani (maschi) di oggi, sono in gran parte un prodotto di chi li ha (dis)educati,  cresciuti e castrati.

Online Frank

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #2 il: Dicembre 18, 2016, 16:48:43 pm »
KasparHauser

Citazione
Durante l'intervista ho avuto la sensazione che il fumettista scrittore nelle sue critiche si rivolgesse alla parte maschile dei giovani, senza mai dirlo, e forse senza volerlo, come a dire inconsapevolmente che se la società deve cambiare è dai giovani di sesso maschile che si sta aspettando una risposta, gli unici che possono , ma ahimè....

Sì, questo è chiaro, perché non vi è alcun dubbio riguardo al fatto che una società può essere radicalmente cambiata solo da giovani maschi e non certamente dalle femmine, giovani e non.

Offline Hector Hammond

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #3 il: Dicembre 18, 2016, 20:04:17 pm »
Lo stacco vero è il secondo dopoguerra , è da allora chi i maschi hanno cominciato a perdere colpi in maniera preoccupante , anche perché le idee che giravano in Europa si rifacevano a valori patriarcali , diciamo  :lol: !

Offline ilmarmocchio

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #4 il: Dicembre 18, 2016, 20:52:43 pm »
concordo pienamente con Frank :  le responsabilità dei 60enni sono pesantissime

Offline Fazer

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #5 il: Dicembre 18, 2016, 21:05:02 pm »
Ci vuole Svartjugend.
Sugli anziani:

http://www.svartjugend.com/2010/02/08/gli-anziani-chi-sono-e-come-difendersi-da-loro/

Gli anziani: chi sono e come difendersi da loro.

Eccoli.

Quegli omini ricurvi, dall’aria instabile e trasandata, che arrancano impolverati nelle strade. Soffocano per il caldo. Spargono effluvi di talco, piscio, solitudine. Li vedi in coda negli uffici postali, intenti a lamentarsi. Seduti sull’autobus, mentre gemono. Nelle questure, a denunciare per rapina l’omino del gas o la badante di turno. Li trovi al parco che fissano il vuoto. Al pronto soccorso, risoluti a intasare il flusso di fratture e angina pectoris con un melenso codice verde. A presenziare ad ogni sepoltura. A giocare a tombola a Natale. A controllare lo svolgimento dei lavori per la Metro C.
E puoi scorgerli anche a casa, nella tua casa.
I tuoi nonni. O i tuoi genitori. O il vecchio zio Gaspare.
Sono tra noi. La loro ombra si staglia contro le nostre vite. Il loro profumo di naftalina e rimpianti ci sorprende nei luoghi più impensati. A volte ci parliamo persino.
Sembrano innocui, certo. Deboli, brontoloni, tutto sommato simpatici. Saggi.
Ma chi sono davvero gli anziani?

Forse è giunto il momento di mettere da parte la foto di nonno da giovane, la propaganda di Un medico in famiglia, le pubblicità progresso, e indagare veramente su questo fenomeno inquietante.
Inquietante, sì. Un primo indizio?
Torniamo indietro nel 1978, alla profetica pellicola Zombi (Dawn of the Dead) di G. A. Romero, che ci avvertiva: quando non ci sarà più posto all’inferno, i morti cammineranno sulla terra. Romero, mostrandoci un futuro dove in morti resuscitano, ci era andato vicino. Ma la questione è un po’ diversa: i vivi hanno smesso di morire. La scienza, il progresso, hanno i loro effetti collaterali. Questi cadaveri che nei tempi che furono sarebbero stati disintegrati da un raffreddore, annaspano ora illesi attraverso morbi e pandemie, perdendo pezzi di corpo, facoltà mentali, ma rimanendo inesorabilmente in pista.

Questi fanatici dell’avvizzimento, questi neo-decadenti si sono assicurati una rendita eterna attraverso un ingegnoso sistema di welfare e senso di colpa, gravando impenitenti sulle spalle di tutti, senza risparmiare, all’occasione, rimproveri, piagnistei e patetismi assortiti. Assicuratasi dunque una rendita infinita, possono stamparsi davanti a ogni telequiz, sventolare invalidità vere o presunte, e assicurarsi il magico cartellino arancione sulle loro utilitarie, un vero e proprio passaporto per l’impunità.

Ma guardateli.

Antropologicamente, costituiscono una sottocultura.

Tratti distintivi del look: vestiti forzatamente sformati e fuori moda, stile fuori sede bolognese, capelli rosa o azzurri per le donne, berretti per gli uomini, con visiera rigorosamente piatta, mutuata dall’hip hop, e logo stampigliato sul fronte. Sì, perché la tacita regola del mondo degli anziani è che il cappello è gratis. Getta uno sguardo a qualsiasi promozione dove si distribuiscono berretti pubblicitari, e vedrai anziani in fila, che spintonano tutti con la loro consueta prepotenza da menomato. D’estate si accalcano nelle balere, attirati dalle luci come falene. Infestano i bingo. Le strutture umanitarie. I circoli di briscola. Questa la movida dei Non-Vivi.

Incoscienti al volante, spesso invadono gli autobus, scalzando pendolari dai posti a sedere, aggredendo i conducenti per futili motivi. Odiano i giovani, decantando un’età dell’oro mai esistita dove regnava civiltà e accortezza. Millantano esperienza e cultura, quella saggezza tipica delle società patriarcali, e sgomitano per instaurare una feroce gerontocrazia. Sono, invero, gli analfabeti del terzo millennio: ignorano le lingue straniere, sono privi di capacità informatiche, fermi in un decennio imprecisato che varia tra i ’60 e i ’70, e completamente incapaci di assimilare e gestire ogni mutamento avvenuto nel mondo dal momento in cui sono entrati nella loro non-vita.

Questo costituisce il loro punto debole principale: gli anziani possono essere infatti facilmente raggirati. Ed è un tripudio di truffe, talvolta ingegnose, molto spesso dozzinali, che fanno leva non solo sull’ignoranza dei Non-Vivi, ma anche sui loro tratti più meschini: il terrore di confrontarsi con le autorità (finti omini del gas, finti agenti di polizia), il desiderio sessuale sopito (badanti), l’avidità (imbroglioni di mezza tacca, falsari, strozzini), la superstizione popolare (maghi, cartomanti e ciarlatani di ogni risma).

L’imbroglio è la vera arma contro gli anziani.

Mai paghi, incapaci di concepire l’umiliazione, i Non-Vivi non si lasciano certo piegare da un semplice raggiro, e scaricano la loro frustrazione su tutto e tutti, dalle istituzioni a un semplice, malcapitato passante. Entrano qui in gioco altri due fattori, escogitati dalla natura stessa per disfarsi delle sue piaghe da decubito: il clima e la solitudine.

Spossatezza, disidratazione, ecco il Caldo Killer, braccio armato della Natura, che nel raccolto del 2003 aveva mietuto ben 975 Non-Vivi. Con questo ingegnoso trucchetto, il termometro sale e gli anziani cadono come mosche.

Sicuramente, però, la canicola rende un pessimo servizio anche gli umani, ragion per cui mi sento di preferire un altro sicario di Madre Natura: Miss Solitudine. Se è vero che chi semina naftalina raccoglie solo indifferenza, eccoci con un altro grande dramma da Studio Aperto, un altro diabolico piano dell’epidermide per sbarazzarsi delle cellule morte. Ed è quindi un tripudio di anziani che si spengono in salotti vetusti, che si estinguono nei loro letti tumidi nella noncuranza generale, orfani dei propri figli, abbandonati a loro stessi, riesumati da una chiamata anonima di un vicino che sentiva uno strano odore. Anziani abbandonati sull’A1 da famiglie che se ne vanno in vacanza. Anziani sequestrati in case di riposo. Cuccioli di anziano acquistati ad una bancarella e scaricati nel cesso per paura che possano crescere troppo. Anziani attirati in Italia con la promessa di un berretto e poi gettati sui marciapiedi da sfruttatori senza scrupoli. Anziani eliminati con una partita di briscola tagliata male.

Potrebbero farvi pena, lo so.

Ma lasciate ogni pietà a casa, vicino al vostro condizionatore nuovo di zecca, e indossate la vostra falsa divisa da poliziotto. Raccattate un berretto griffato Toyota Rav-4 o Cartolaio Amico e dirigetevi con passo sicuro verso il bingo più vicino.

E ricordate: se vostra nonna telefona, non rispondetele.

Questa è una guerra e non si fanno prigionieri.

Offline Fazer

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #6 il: Dicembre 18, 2016, 21:07:31 pm »
Sui giovani (estratto):

...Avete scambiato l’ebbrezza con l’isteria, l’uomo con l’umano, il sacro con il privato, la legge con la legalità, la cultura con il nozionismo, l’arte con la creatività, il sacrificio con la rinuncia, l’etica con il costume, la libertà con l’edonismo, l’amore con il possesso, la morte per un torto a chi resta – siete già finiti, implosi, sconfitti, mai nati, così distanti da questa stirpe da non esserne nemmeno più la caricatura. Dai «je suis» vari al «diritto di amare» avete dato il massimo nel campionato mondiale dell’isteria, sarà che da bravi democratici forse vi manca far finta di eleggere un premier dal 2008, che sostanzialmente significa che uno nato nel 1990 non ha verosimilmente mai visto un suo voto trasformarsi in una carica al governo. Cioè nel frattempo s’è laureato. Ed è tornato dall’Erasmus nelle pustole d’Europa per venire a dire a me (qui in una penisola, che vengo da un Impero, nato nella città crocevia di tutti gli uomini e le culture e le merci del mondo conosciuto già millenni prima del liberismo, cresciuto in un lembo di terra che va dalle Alpi all’Africa dove abbiamo sostanzialmente bevuto, scopato e fatto a botte con chiunque) venire insomma a dirmi che sono «fobico». Voi che siete esempi di coraggio, tanto che ogni vostra singola azione è guidata dalla paura, paura dello stato, paura del fisco, paura della malattia, paura della morte, paura del sangue, paura di non essere approvati, paura di non essere all’altezza, paura di essere rifiutati, paura di non funzionare a letto, paura di invecchiare. paura degli esami, paura del lavoro, paura del vostro aspetto, paura di offendere qualcuno, paura delle parole, paura dei simboli, paura dei mercati (la mia preferita), paura di non avere abbastanza like su Facebook. A parlare di «fobia» sono sempre quelli per cui è stata inventata una classe apposita di farmaci per curare ogni singolo aspetto di quella che qualsiasi nonna col tombolo e qualsiasi canzone di Sanremo avrebbe liquidato come «la vita». Come si chiama la fobia per la quale quasi un secolo dopo aver vinto una guerra quel che più ti terrorizza è il nemico che hai annientato e lo continui a scorgere ovunque? Non dico in Argentina che ci caschiamo sempre tutti, proprio dietro il cespuglio al parco, come i maniaci. E non solo lo hai annientato, anzi, è stato addirittura «condannato dalla storia», storia che dunque ha facoltà di condannare – e assolvere, suppongo – uno dei mille superpoteri che attribuite ad entità a caso che sono sostanzialmente concetti astratti a cui affibbiate una sorta di volontà, o coscienza, creando in questo modo un pantheon di divinità senza senso per soddisfare l’istinto innato che tende al divino e che non trova una risposta nel vostro ateismo d’accatto, ma una concezione (questa del condannare/assolvere) che tradisce comunque una mentalità secondo cui la realtà e le sue dinamiche sono ascrivibili ad un’aula di tribunale (luogo che ad ogni modo non ho mai apprezzato, sin dai suoi albori, preferendo di gran lunga le Erinni e Aiace). Ma è sempre curioso notare come il vostro lessico sia progressivamente più infarcito di termini giuridici, vuoi forse perché avete trasformato la giurisprudenza nell’indirizzo più inutile, le nuove lettere, prima di convogliare tutti insieme (gli esclusi, i questuanti, i rancorosi, gli scartati) nella nuova carta da culo da esibire come un minacciosissimo distintivo (il patentino da pubblicista), per poi perdersi tutti in chiacchiere su chiacchiere, la pistola scarica di voi sceriffi decisi a far rispettare a tutti i costi leggi ridicole, abomini del diritto e della logica, e ad inserirne di nuove che invocate come grandissimi diritti e mirabolanti conquiste pagate anche a caro prezzo (generalmente, per qualche ragione, da vostro nonno) e innovazioni necessarie che poi se vai a vedere sono i regolamenti interni delle multinazionali, cioè fondamentalmente la tua battaglia politica è quella per il primato dell’economia sulla politica, cioè in pratica il (compianto) Governo Monti, solo che sei un morto di fame e non comprerai mai una casa e non avrai mai una pensione e allora per non deprimerti vai a ballare e ti sparano i bambini siriani di 36 anni che fuggivano dalla guerra in Gambia...

Offline KasparHauser

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #7 il: Dicembre 18, 2016, 23:41:34 pm »
Mah gira che ti rigira...la colpa è del 68 non c'è dubbio, quando nascono i giovani. Il 68 è il vaso di Pandora da cui sono usciti tutti i mali di oggi. Anche il neoliberismo e il capitalismo e il consumismo sfrenato, sono tutti figli diretti del 68, insieme a questa gioventù, un po' viziata, un po' effeminata, un po' coccolata, e anche un po' disgraziata loro malgrado.

Offline Sardus_Pater

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #8 il: Dicembre 19, 2016, 22:53:52 pm »
Mah gira che ti rigira...la colpa è del 68 non c'è dubbio, quando nascono i giovani. Il 68 è il vaso di Pandora da cui sono usciti tutti i mali di oggi. Anche il neoliberismo e il capitalismo e il consumismo sfrenato, sono tutti figli diretti del 68, insieme a questa gioventù, un po' viziata, un po' effeminata, un po' coccolata, e anche un po' disgraziata loro malgrado.

Ma anche no. Il neoliberismo poi non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni sessantottine (anche se diversi ex sessantottini si sono riciclati in tal senso). Il consumismo sfrenato è nato negli anni '50. Il capitalismo nel '700.
Il femminismo è l'oppio delle donne.

Offline Vicus

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Re:Il mondo salvato dai vecchi
« Risposta #9 il: Dicembre 20, 2016, 00:06:09 am »
Ma anche no. Il neoliberismo poi non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni sessantottine
Per quanto non sembri a prima vista, un legame c'è (come sempre se avete fretta leggete i grassetti):

La prima privatizzazione

Ricordate? Ci sono stati gli anni della contestazione globale, della rivoluzione immaginaria e permanente, studentesca e operaia.
Poi, di colpo, il Riflusso. Da un giorno all’altro, il Disimpegno. Tutti a casa. Com’è stato possibile? È un ritorno, come sospetta subito qualcuno, al Potere Grigio? Fatto sta che il fenomeno è subito registrato, con la parola che lo definisce: il Riflusso. Immediatamente, i giornali più potenti vi riconoscono “un grosso fatto di costume”. Definito “grosso”, il “fatto” va ingrossato, e non manca il metodo per farlo. Si mobilitano le Grandi Firme per discutere, dibattere, pronunciarsi pro e contro il Riflusso. Lo scopo è: parlarne per farlo esistere.
Il Corriere pubblica a valanga lettere di altri lettori, che rispondono al cinquantenne innamorato con consigli, parole di conforto, resoconti di “esperienze personali”. Pochi giorni dopo, un altro “grosso fatto”: il Corriere ripubblica una lettera intima, stavolta di un adultero di Cinisello Balsamo.
Non c’è che dire, è proprio il Riflusso [oggi c'è Maria De Filippi]. Ormai se ne scoprono dappertutto i segni. Infuria la febbre del sabato sera. “I nuovi giacobini dopo Marcuse hanno scoperto John Travolta”, come dice un altro titolo del Corriere.
I “giovani” (quelli cioè che non hanno fatto il ‘68 per tenerezza di età) disertano le assemblee e affollano le balere: si apre a Milano, con capitali del Psi di Craxi, una discoteca con duemila posti, il “Club 54”. Mauro Rostagno, uno dei fondatori del Movimento all’Università di Trento con Renato Curcio e Mario Boato, ricompare vestito di mussola color zafferano: è diventato un seguace di guru Rajneesh. Professa una nuova religione che contempla l’uso del sesso etero e omo, di spinelli, e il dogma: “Io sono l’unico Dio di me stesso”.
Proprio in base a quest’indagine, per venire incontro al nuovo mercato che si starebbe delineando, le teste d’uovo editoriali avrebbero progettato a tavolino il “nuovo quotidiano popolare”, subito definito “a larga diffusione”, la cui direzione è stata affidata a Maurizio Costanzo: un altro personaggio che solo dopo confesserà di appartenere alla P2. Il nuovo “popolare” si chiamerà L’Occhio e uscirà in autunno. E destinato a “questi famosi quarantenni di cui si parla tanto perché non hanno fatto né la guerra né la Resistenza né il ‘68”. In un’intervista3, Maurizio Costanzo ha spiegato che suo compito è fare “un giornale non ansiogeno”, che non presenti “le notizie sempre al negativo”, ma che “racconti fatti che colpiscono ed esprimono i sentimenti della gente”. Insomma, “faremo molta cronaca”, dice Costanzo. E aggiunge: “Non intendo occuparmi del Palazzo, lo si fa già troppo”.
Esiste la famosa ricerca di mercato? Al Corriere negano. Ma si sa che è stato il direttore piduista in persona, Di Bella, a insistere   contro la perplessità dei suoi collaboratori più vicini   a mettere in prima pagina la lettera del cinquantenne innamorato. L’ammissione è importante: c’è stata dunque una scelta precisa, probabilmente ben motivata.
In quel periodo, essendo in Italia per delle conferenze Noam Chomsky, il linguista del MIT (Massachusetts Institute of Technology), un giornale lo intervista: e gli fa dire che il Riflusso è una creazione della Trilateral Commission, il Gran Consiglio del supercapitalismo. Secondo Chomsky; “l’ordine, come stabilisce testualmente la Trilateral, dipende dalla capacità di portare disfattismo e passività negli strati che si sono mobilitati. Ecco il perché della propaganda in atto, che vuole istillare nella gente egoismo e apatia al posto di ideali, speranze e volontà (...) anche qui in Italia è in atto il solito sforzo propagandistico, che va sotto il particolare nome di ‘riflusso’.
Detto così, certo, pare rozza fantapolitica. Eppure Chomsky ha in mente un testo preciso: il Rapporto sulla Governabilità delle Democrazie pubblicato fra i documenti della Trilaterale (Triangle Papers, New York University Press) pochi anni prima, nel 1975: dove, a pagina 114, si legge: “Il funzionamento efficace di un sistema democratico richiede una qualche misura di apatia e non coinvolgimento da parte di individui e gruppi”, e in cui, a pagina 152, si propongono metodi per il controllo dei mass media e degli “intellettuali orientati ai valori” (value oriented intellectuals), che devono essere invece sostituiti da technocratic policy oriented intellectuals, più adatti a capire le esigenze di una “democrazia efficace”. E non a caso, quando Chomsky rilascia quell’intervista, in Italia il Corriere della Sera è appena passato, con tutta l’editoriale Rizzoli, sotto la proprietà della Fiat: e il Corriere, con direttore P2, è   abbiamo visto   l’annunciatore del Riflusso.
Qualcosa di vero può dunque esserci. Proviamo a seguire il ragionamento: nel 1978, il Centro dell’Impero decide che è ormai ora, diciamo così, di raffreddare le scorie roventi della contestazione, che coinvolgendo i gruppi sociali nella politica   dalla protesta per il Vietnam in poi   ha messo in pericolo la “governabilità” del sistema tecnocratico. Ma bisogna farlo senza mettere in pericolo quelle “conquiste del ‘68” che sono funzionali al sistema. Il ‘68 infatti è stata una rivoluzione culturale nel senso più profondo: non ha cambiato i rapporti di potere esistenti (anzi, il potere è sempre saldamente in mano a quelli nel Centro dell’Impero), ma ha rivoluzionato i costumi: in un senso che la tecnocrazia approva. La “conquista” centrale del ‘68 si identifica con la “rivoluzione sessuale”: la diffusione nel vasto cuore della società di quella “modernità” psicologica, totalmente secolarizzata, illuministica in senso libertino, che prima era privilegio di scarne élites laiciste. Il ‘68 non ha dato “il potere agli operai”, come vaneggiavano i suoi figuranti, ma ha dato alla società italiana l’aborto, il divorzio, la tolleranza per l’abuso delle droghe, le varie “libertà per i diversi”. Sono queste “le conquiste del ‘68” che il potere economico intende conservare: perché, spazzato via il senso comune (“cattolico”, in Italia), sono stati fatti cadere gli ostacoli morali alla trasformazione dell’uomo in “consumatore” edonista.
Il Riflusso garantisce che queste “conquiste” non vadano perdute: nel 1978, il Ritorno al Privato approvato non è ancora una richiesta politica, per esempio di “privatizzazione” della società civile dall’invadenza dello statalismo. I soli Ritorni al Privato che vengono promossi sono quelli che si esercitano nelle camere da letto (gli innamoramenti dei cinquantenni), o quelli che si esercitano nell’insignificante (la “febbre del sabato sera”). È proprio di questo che si compiace l’Espresso, quando in un sondaggio sulla “nuova morale”, può annunciare felice che sono mutati i confini tra le zone del bene e del male”.
In quegli stessi giorni, Giorgio Galli afferma: “Ma agli anni Cinquanta non si torna”6, perché gli italiani “sono arrivati alla filosofia politica occidentale anche attraverso la cultura ribelle del Sessantotto”; e “dieci anni di lotte coraggiose hanno convinto metà degli italiani che la sinistra ha diritto di governare”. Il messaggio poteva sfuggire, allora, agli ingenui. Pochi potevano capire che la “filosofia politica occidentale” che “la cultura ribelle del ‘68” aveva promosso, era in definitiva quella dell’America, intesa come l’Impero del Consumo e dell’Efficienza. Ma nel nuovo impero, si prometteva un posto alla “sinistra”: ossia al Pci, se rinunciava al suo populismo messianico. Era, sulle scorie normalizzate del ‘68, “l’incontro tra borghesia progressiva e comunismo” post rivoluzionario. Solo Augusto del Noce lo capì: la rivoluzione culturale aveva “esercitato un’azione dissolutiva che non distrugge le classi, ma porta al dominio di una nuova classe, quella che tratta ogni idea come strumento di potere”. Qual è questa nuova classe? Sono “i manager (che) possono presentare il loro dominio come una necessità tecnica della produzione, unico valore rimasto dopo la distruzione” di tutti i valori. Ai comunisti e rivoluzionari sessantottini, in via di diventare (non lo sapevano ancora, loro) i “democratici della sinistra”, la tecnocrazia offre un impiego: quello “di tenere in custodia un mondo in cui i valori si sono dissolti”7.
Più di tre lustri sono passati. Il Riflusso continua anche nel Nuovo Ordine Mondiale.
Alla direzione del Corriere (e anche de La Stampa) ci sono intelligentissimi ex sessantottini, assai scanzonati quanto ai principii, ma molto ossequienti alla Proprietà. Dicono che Paolo Mieli ed Ezio Mauro vadano spesso a trovare Enrico Cuccia. E pendono dalle sue labbra.
Così, assai prima che si cominciasse a parlare di “privatizzazioni”   delle industrie parastatali, dei telefoni, della previdenza sociale   fu intrapresa la privatizzazione delle anime. Necessario preliminare alle altre.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.