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Dal Parlamento, le quote rosa migrano ai libri di testo delle scuole di ogni ordine e grado.Con una mossa un poco da Minculpop, il ministero dell'Istruzione targato Valeria Fedeli promuove la revisione di libri e sussidiari per inserire sempre più figure di donne nei programmi scolastici.L'obiettivo, naturalmente, è il raggiungimento della sospirata parità di genere, vecchio pallino della titolare del Miur, già al centro delle polemiche all'indomani della nomina per la questione della laurea inserita nel curriculum e mai realmente conseguita.Il nome della senatrice lombarda del Pd figurava già nel novembre 2014 in calce al disegno di legge n.1680 per l'introduzione dell'educazione di genere nelle scuole. Scopo era quello di "integrare l'offerta formativa dei curricoli scolastici di ogni ordine e grado con l'insegnamento interdisciplinare dell'educazione di genere come materia". Imponente il budget previsto: ben 200 milioni di euro all'anno. E ci sarà anche una consulta nazionale per individuare quali "eccellenze femminili" saranno degne di essere incluse in questa operazione e quali invece no.Obbligatoria per tutti gli istituti, scrive Italia Oggi, l'adozione di testi e materiali dichiarati conformi alle linee guida. Che, ora che la Fedeli è ministro, vengono integrate dalle direttive del Miur. E quindi: più Grazia Deledda e meno Luigi Pirandello, più Artemisia Gentileschi e meno Giorgio Vasari, più Rita Levi Montalcini e meno Enrico Fermi.Un 'assurdità, alle orecchie di chi ama la cultura. Perché il tempo di studenti e docenti è limitato e per inserire forzatamente "più donne" nei programmi sarebbe inevitabile tagliare altri autori - ovviamente uomini. E se già aveva fatto discutere l'idea della Fedeli di "più vie intitolate alle donne", in quel caso si poteva almeno sperare che il diktat riguardasse le nuove intitolazioni di strade e piazze. Con la scuola, così non si può fare.