Autore Topic: Terragni: "la violenza dei maschi femministi"  (Letto 6313 volte)

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Online Jason

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Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« il: Ottobre 30, 2017, 13:57:07 pm »
http://marinaterragni.it/la-violenza-dei-maschi-femministi/
Il mio commento in un secondo post

Credo di aver deciso definitivamente per il femminismo sui 14 anni, nel corso di un raduno politico-musicale giovanile, tutti seduti sul prato. Intercetto una conversazione tra due giovani maschi.
“E quindi cosa vogliono ‘ste femministe?”.
“Pensa ai negri”.
“I negri???”.
“Lottano per i loro diritti, no? Ecco: le donne sono come i negri. Uguale”.
Qui intervengo io: “No, scusate! Non è uguale. E’ un’altra cosa”.
Si voltano a guardarmi, sbigottiti. Il magister ridacchia beffardo.
“Lasciala perdere” dice all’amico. “Non capisce un cazzo”.
Nella vita mi è successo di tutto, come a tutte. Avrei un #metoo come una guida telefonica. Molestie, soprusi, ricatti sessuali, palpeggiamenti, intimidazioni, svalorizzazione, insulti, ingiustizie e pure botte. Tutto quanto il repertorio, stupro escluso.
Ma in cima alle violenze metterei quell’episodio, quel maschio che pretendeva di sapere meglio di me cos’ero io.
Fino ai 12 anni ero stata una bossy. Avevo un sacco di amici maschi che riconoscevano la mia autorità. Poi mi spuntarono le tette, e pure tante. Da quel momento in poi è cambiato tutto. Da quel momento è cominciata la salita.
Mi rende giustizia, tantissimi anni dopo, un titolo di Rebecca Solnit, “Gli uomini mi spiegano le cose” (Ponte alle Grazie): purtroppo, a dispetto del titolo, nel libro il tema è appena sfiorato.
Gli uomini ti spiegano tutto del mondo, ma ti spiegano anche che cos’è una donna. Direi soprattutto che cos’è una donna. Quello che per lungo tempo ti veniva imposto con la forza, oggi è oggetto di mellifluo ammaestramento. Freud ebbe il pudore di fermarsi di fronte all’enigma, ma tutti gli altri no. C’è un termine per questo: mansplaning. Io li chiamo spiegoni, e ormai è un’epidemia.
All’inizio del femminismo le donne cominciarono a vedersi e fare tra loro, e gli uomini dovettero accettare di farsi da parte. Sottratta al divide et impera maschile, la forza delle donne si manifestò come quello che era, un immane terrorizzante. Quelli che decisero di sostenere questa forza si tennero a latere o in coda, senza mai permettersi di questionare nel merito. L’urto fu violento, nella politica e nelle vite.
I primi indizi di spiegonismo si sono manifestati alcuni anni fa nei maschi cosiddetti autocoscienti
. Intenerite e commosse, abbiamo celebrato l’epifania dell’uomo nuovo, ci siamo confrontate con la nuova specie in pensosi seminari e convegni. Oddio, qualche indizio c’era: ricordo una due giorni di lavori all’università di Parma. Misi in questione l’impostazione di un relatore che per poco non mi si magnò. Rabbioso e violento, tale e quale al quattordicenne dei “negri”. Poi, a quanto pare, quel medesimo signore si rese protagonista di ben altre violenze, coperto e omosessualmente difeso dal suo gruppo.
Dalla cauta posizione a latere, gli spiegonisti si sono portati sempre più in prossimità del centro: la postura maschile è immancabilmente sempre quella, piantati in mezzo a gambe larghe, e sopra. Si tratta spesso di maschi che nel fra-uomini (in buona sostanza, il mondo: le professioni, la politica) hanno fallito. In stile volpe ed uva, dicono di rifiutare le regole di quel mondo maschile, violento e competitivo e cercano una seconda occasione nel “fra donne”. Partendo da un dichiarato riconoscimento dell’autorità femminile arrivano progressivamente a praticare un’autorità sul femminile. Prima subdolamente e poi, in assenza di efficaci sbarramenti, in modo sempre più franco. Siamo figlie, sorelle, compagne, amiche, madri di uomini, dovremmo sapere come vanno a finire le cose con loro, mia nonna lo sapeva benissimo. Un’alternativa alla postura del dominio non è ancora stata individuata: e chi glielo fa fare, del resto? Quale sarebbe la loro convenienza? Perché mai dovrebbero rinunciare ai propri privilegi? Al momento si tratterebbe di un’operazione in perdita netta (sui tempi lunghi è ben altra faccenda, come dice Gilligan: ma devono lasciare fare a noi e non mettersi in mezzo).
Allora meglio il franco dominator, dico io, che quello subdolo, sempre viva il non-Nobel Philip Roth: quanto meno con il primo, pratica millenaria, sappiamo come regolarci. Tra l’altro è anche più sexy, nel caso tu sia etero.
Il più recente femminismo market-friendly ha opportunisticamente moltiplicato le schiere degli spiegonisti, che ormai si dichiarano senza mezzi termini “femministi” : hanno fatto carriera. Con il femminismo oggi gli uomini fanno buoni affari: intercettano fondi per la formazione antisessista -sì, ciao- nelle scuole e nelle università, scrivono opinioni sui giornali e best seller, vengono intervistati da radio e tv, fanno carriera politica, eventualmente diventano anche presidenti del Consiglio tra i festeggiamenti delle ancelle.
Se essere una donna conviene, allora il posto delle donne-alfa se lo prendono loro: del resto è da svariati millenni che ci provano, il femministo è solo l’ultima suggestiva variante.
Il femministo, etero o gay, partecipa alle manifestazioni, anzi preferibilmente si mette in testa al corteo. Spiegonisticamente apre e chiude dibattiti, tenendo stucchevoli e universalistiche lezioni sulla storia delle donne, citando Virginia Woolf e Hannah Arendt, fulminandoti come il mio quattordicenne se per caso hai qualcosa da obiettare. Ti bacchetta sui social network. Ti banna e ti espelle leninisticamente dalle pagine Fb femministe (vita vissuta). Detta bizzarre agende politiche che, per esempio, subordinano il femminismo agli issue della politica maschile: es. non si può dire che i migranti per la strada ti molestano, se no si fa il gioco delle destre, beccati le molestie e taci. E non di rado tengono ai primi posti la libertà di affittare vagina e utero -beata la stronza cis-privilegiata che ce li ha-: una variante del vecchio caro “stai seduta sulla tua fortuna”. E bullizzano e aggrediscono furiosamente le cosiddette femministe escludenti, quelle che in sostanza dicono loro “statevene a casa vostra”, rivendicando il diritto a pratiche politiche separate.
Insomma: è il patriarcato che per sopravvivere tenta anche questa.
Ma anche questa nuova figura fenomenologica del patriarcato dà segni di cedimento. Un episodio rivelatore, qualche settimana fa, quando le studentesse di un liceo di Padova sono scese in piazza in una manifestazione separata perché i maschi le “molestavano”.
Per le giovani generazioni il separatismo è tabù assoluto. Le loro nonne erano separate per forza, le loro madri separatiste per amore, ma per le ragazze separarsi è una cosa sconvolgente. Il totem della parità ai confini del fluid viene ribadito e rafforzato ogni giorno da una propaganda mainstream e correct senza precedenti, dai festeggiamenti per l’aumento delle transizioni alle sfilate della lingerie no-gender -il famoso neutrum oeconomicum, funzionale al mercato- e non può essere messo in discussione. Il gesto di queste ragazze è un oltraggio imprevisto che la dice ben più lunga di quanto forse loro stesse ritenevano di dire.
Ma anche tra le “madri” monta finalmente l’insofferenza contro l’invadenza sospetta di questi gestori del capitale femminile -per il proprio tornaconto-, mentre tu vieni inchiodata a spendere tutte le tue meravigliose energie cosmiche per difenderti dalla violenza, dal papponismo universale vagina-utero e da altre porcate.
Se c’è una cosa buona è che le invasioni barbarico-ordaliche maschili etero e gay del territorio femminista sono la controprova di quanto vale, questa nostra terra. E allora gestiamocelo in proprio, questo patrimonio. Riaccompagniamo cortesemente gli invasori ai confini, sbarriamo loro la strada, e non pensiamo nemmeno lontanamente di aiutarli a casa loro: d’ora in poi facciano a meno del nostro aiuto e del nostro maternage, da cui hanno tratto ricco nutrimento per poi ripresentarsi pasciuti e corroborati con le stesse pretese dei patriarchi delle origini.
In una parola: separatismo. Non più per difenderci, ma per mettere al mondo il mondo.
La denuncia planetaria dei violenti e dei ricattatori sessuali sta producendo un vero e proprio salto quantico. Impariamo a riconoscere come violenti anche questi padroncini opportunisti.
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

Online Jason

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #1 il: Ottobre 30, 2017, 13:59:49 pm »
Propongo di metterlo in evidenza.
Questa non è altro che la prova di quello che tutte* le femministe pensano degli uomini femministi .

Preciso una cosa : ringrazio di cuore Marina Terragni per questo suo post. "Cara" Marina, magari fossero tutte esplicite come te , non hai la minima idea del contributo alla QM che questi articoli danno  :D

*Si, tutte. Anche quelle che a parole condannano il separatismo , inconsciamente lo pensano tutte.
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Offline COSMOS1

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #2 il: Ottobre 31, 2017, 20:31:23 pm »
ma certo, non c'è razza peggiore dei femministi:

Caccianli i ciel per non esser men belli,
 né lo profondo inferno li riceve,
 ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli".

pure le femministe (il profondo inferno) li schifano  :lol:

sarebbe ora che ciascuno imparasse a guardare le cose dal proprio punto di vista: omuncoli svenduti!

[certo che dal punto di vista squisitamente stilistico/letterario questa Terragni è illeggibile: logorrea allo stato puro!]
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Offline Vicus

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #3 il: Novembre 01, 2017, 03:04:04 am »
Propongo di metterlo in evidenza.
Fatto.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Offline freethinker

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #4 il: Novembre 01, 2017, 09:21:12 am »
Propongo di metterlo in evidenza.
Questa non è altro che la prova di quello che tutte* le femministe pensano degli uomini femministi .

Preciso una cosa : ringrazio di cuore Marina Terragni per questo suo post. "Cara" Marina, magari fossero tutte esplicite come te , non hai la minima idea del contributo alla QM che questi articoli danno  :D

*Si, tutte. Anche quelle che a parole condannano il separatismo , inconsciamente lo pensano tutte.

Si, Jason, articoli come questi aiuteranno i femministi a fare un "salto quantico" anch'essi :lol:
Those who would give up essential liberty to purchase a little temporary safety deserve neither liberty nor safety.
Benjamin Franklin, Historical Review of Pennsylvania, 1759

Online Frank

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #5 il: Novembre 01, 2017, 10:34:08 am »
Negli ultimi 10 anni della mia vita ne ho lette a bizzeffe di vaginate del genere; nonostante ciò non posso non evidenziare una volta di più l'assoluta povertà del pensiero femminil/femminista, che altro non è che che un' accozzaglia di puttanate cosmiche, partorite da menti frustratissime e complessatissime.

Dunque:

Citazione
Nella vita mi è successo di tutto, come a tutte. Avrei un #metoo come una guida telefonica. Molestie, soprusi, ricatti sessuali, palpeggiamenti, intimidazioni, svalorizzazione, insulti, ingiustizie e pure botte. Tutto quanto il repertorio, stupro escluso.
Ma in cima alle violenze metterei quell’episodio, quel maschio che pretendeva di sapere meglio di me cos’ero io.
Fino ai 12 anni ero stata una bossy. Avevo un sacco di amici maschi che riconoscevano la mia autorità. Poi mi spuntarono le tette, e pure tante. Da quel momento in poi è cambiato tutto. Da quel momento è cominciata la salita.
Mi rende giustizia, tantissimi anni dopo, un titolo di Rebecca Solnit, “Gli uomini mi spiegano le cose” (Ponte alle Grazie): purtroppo, a dispetto del titolo, nel libro il tema è appena sfiorato.
Gli uomini ti spiegano tutto del mondo, ma ti spiegano anche che cos’è una donna. Direi soprattutto che cos’è una donna. Quello che per lungo tempo ti veniva imposto con la forza, oggi è oggetto di mellifluo ammaestramento. Freud ebbe il pudore di fermarsi di fronte all’enigma, ma tutti gli altri no. C’è un termine per questo: mansplaning. Io li chiamo spiegoni, e ormai è un’epidemia.

.

Innanzitutto sarebbe interessante sapere quanta violenza - verbale in primis - ha inferto lei, cioè Marina Terragni, perché è chiaro che una tizia che usa un linguaggio del genere - che definire violento è poco - non può essere né è una persona piacevole da ascoltare e frequentare.
Io, come minimo, la manderei affanculo.

Inoltre credo molto poco a queste storie secondo cui fin da piccola "i maschi" avrebbero cercato di spiegarle cos'è lei e cosa sono le femmine - ops!, "le donne"... - in generale.
Credo che chiunque di voi sappia che generalmente chi cerca di spiegare qualcosa all'altro, son proprio le donne, convinte come sono di essere superiori agli uomini.
Perciò di cosa cazzo sta parlando questa deficiente ?


Citazione
All’inizio del femminismo le donne cominciarono a vedersi e fare tra loro, e gli uomini dovettero accettare di farsi da parte. Sottratta al divide et impera maschile, la forza delle donne si manifestò come quello che era, un immane terrorizzante. Quelli che decisero di sostenere questa forza si tennero a latere o in coda, senza mai permettersi di questionare nel merito. L’urto fu violento, nella politica e nelle vite

A me questi riferimenti agli "uomini" fanno sempre "morire".
Di quali uomini parla la demente in questione ?
Di quale ceto sociale ?
Di quale etnia ?
Di quale parte del mondo ?


Vogliamo "scommettere" che si riferisce a intellettuali, politici e quant' altro, bianchi e occidentali ?
Scommettiamo che i bianchi dell' Est (intellettuali o meno) non c'entrano una beneamata mazza ?
E scommettiamo che le "risorse" provenienti dall'Africa o da altri luoghi del pianeta c'entrano meno di zero ?  :cool2:
Già questo la dice lunga sulla limitatezza mentale delle varie Terragni in circolazione.
Ma poi di quale "forza immane e terrorizzante" parla questa povera disgraziata?
Vada a raccontarlo alle "risorse", ché poi glielo spiegheranno loro quanto può esser terrorizzante la forza maschile "allo stato brado"...
(In merito basterebbe chiedere informazioni alle femministe svedesi...)

Comunque, quello che io mi chiedo, è come facciano queste donne a sposarsi e a mettere al mondo dei figli (mi risulta che Terragni è madre), considerando il disprezzo che le suddette nutrono verso il sesso maschile.
Ma ancor di più mi domando come facciano certi "uomini" a sposare e scopare deficienti ammosciacazzi del genere.


@@

ps:
http://www.movimentozero.it/marina-terragni-andate-a-lezione-di-tango-e-scoprirete-che-noi-donne-siamo-scomparse-2/

Citazione
Marina Terragni – Andate a lezione di tango e scoprirete che noi donne siamo scomparse
settembre 2, 2015Redazione

Siamo proprio diventate veri maschi. Sogniamo anche il loro stesso sogno, cancellare la differenza sessuata, tenere chiuso il corpo materno nello scantinato, come Norman Bates-Anthony Perkins in “Psycho”. Lo scrive Marina Terragni in un libro bello e importante, che esce oggi e che si intitola “La scomparsa delle donne” (Mondadori, 235 pagine, 16 euro). Un titolo apparentemente iperbolico che racconta una verità concretissima, perché quella scomparsa non è soltanto simbolica, ma attraversa le vite di tante e di tanti.

Essere cadute nell’equivoco di considerare “lavoro, emancipazione e libertà” come modi diversi per dire la stessa cosa, ha fatto sì che il modello di libertà sul quale plasmare se stesse, le proprie ambizioni, i propri desideri, compreso il desiderio sessuale, per tante donne finisse per essere il modello maschile. Per questo appaiono come un grande inganno tutte quelle “spericolate teorie su sesso e genere (Judith Butler, Donna Haraway e così via)” che, scrive la Terragni, arrivano “a concludere che il corpo con cui si nasce conta poco o niente”, perché tutto è cultura e quindi anche la differenza per eccellenza, la differenza sessuale, è un rottame del patriarcato.

La presunta libertà di scegliersi il genere, di costruirlo come un leggero bricolage di identità, porta semplicemente all’azzeramento del femminile: “Quello che mi pare di vedere – dice Marina Terragni – è che ciò che si stacca dal corpo diventa quasi sempre maschio”. Dimenticare il proprio corpo, staccarsene, non è soltanto l’operazione sofisticata e militante di cui parla la Butler. E’, più banalmente, quello che le donne fanno quando negano il materno o lo accantonano fino al momento in cui sarà il corpo a reclamare il “fuori tempo massimo”.

Lo fanno quando cercano di essere più realiste del re, grate per essere state ammesse nella meravigliosa “terra straniera” di un lavoro che è, sempre o quasi, a misura di maschio. Una terra straniera dove per vincere, a volte semplicemente per resistere, è necessario diventare straniere a se stesse. Mentre “di slegarsi dal proprio corpo alla stragrande maggioranza dei maschi è sempre interessato poco. Loro stanno benissimo così, vengono alla luce in un mondo tagliato a misura, trovano la loro lingua bell’e fatta, escono dall’alvo materno per infilarsi direttamente nell’Assoluto, comandano, guadagnano un sacco di soldi e fanno tutto quello che gli pare. Tolta la fatica iniziale di staccarsi dal corpo della madre – fatica che pure nella loro vita non finisce mai –, finora per loro è sempre stato tutto molto più semplice”.

Ma ora, scrive Marina Terragni, è arrivato davvero il momento di scegliere. Ora che l’emancipazione è al suo climax, ora che “stiamo diventando tutte veri uomini senza nemmeno avere saputo come sarebbe stato essere vere donne” è urgente capire come riaffermare quella differenza: “La questione è se ri-legarsi a sé, se salvare la propria differenza femminile o slegarsene definitivamente”.

Ma non è possibile nessuna restaurazione, nessun semplice “tornare indietro”, nessun oleografico “voglio tornare a casa”, come recitava il titolo di un vecchio libro di Christiane Collange, che con una ventina d’anni d’anticipo sul fenomeno delle casalinghe di ritorno decantava le gioie della vecchia femminilità. Si tratta, invece, scrive Marina Terragni, della “più grossa questione politica che abbiamo da affrontare, il più importante lavoro politico che ci tocca: politico perché ha a che fare con la felicità o l’infelicità di tutti – anche degli uomini –, e non c’è definizione di politica che mi convinca di più”.

Si è già visto abbastanza per deciderci, si è visto “quanta solitudine e quanta violenza può esserci in un mondo fatto di soli maschi e di loro omologhi, in cui la speranza costituita dalle donne, dalla loro capacità di fare perdere peso alle cose, di vincere la gravità e la dittatura dell’utile vengono progressivamente meno, in cui le donne spuntano occasionalmente fuori solo come revenant di un’umanità perduta o come un paio di superbe tette di silicone, immagine grottesca della dea negata”.

Di scomparsa delle donne ci parlano “le anoressiche, il loro corpo come campo di battaglia, le sterili inseminate con sperma ghiacciato, la morte del desiderio, le single sfinite, le skeleton mummy e i loro figli affamati, le perverse pluri-rifatte, Lyndie England, tutte quelle che al momento del divorzio vogliono la testa di Garcia”. Ormai sappiamo perfettamente, scrive Marina Terragni “ che cosa significa avere tutti i diritti tranne quello alla propria identità sessuale. La scomparsa delle donne genera la depressione del mondo, perché diminuisce il tasso di compassione e di agàpe circolante”.


Si parla molto, è vero, di “femminilizzazione” degli uomini, di “tutti questi homme mou, questi maschi mammi, lisci, depilati, palestrati, eleganti, abbronzati, piagnucolosi, metrosexual”. Ma quello della femminilizzazione maschile è “un epifenomeno buono per le allodole, non lasciamoci incantare.

Lo dice benissimo Luce Irigaray: il maschio ‘accetterà perfino di diventare un po’ donna, piuttosto che confrontarsi con una rivoluzione di pensiero oggi inevitabile”, cioè piuttosto che ammettere l’irriducibile alterità dell’Altra. Si rassegnerà a inglobarla, che poi è un altro modo di ridurre l’Altra all’identico a sé”. Ma anche il maschio, in questo gioco, perde. Perché negare l’alterità è distruggere la possibilità stessa dell’amore, è perdere se stessi. “Provate a prendere qualche lezione di tango e vi renderete conto che oggi per una donna la cosa più difficile è abbandonarsi come una dolce zavorra, lasciarsi sbatacchiare, cedere con fiducia.

Ma per gli uomini è anche più dura: stanno lì, come sacchi di patate, non guidano, non prendono iniziative, cercano di scaricarti addosso ogni responsabilità”. Non solo per ballare bene il tango, ma per continuare a esistere come donne e come uomini, per non patire la lontananza da sé che affligge le une e gli altri, oggi “la questione è far ritornare le donne. Tornare donne. Tornare in noi e fare festa”. Perché, conclude Marina Terragni, quello si può fare per gli uomini “è onorare la mia, di differenza. Quello che posso fare per loro è semplicemente essere una donna”. Ed è tutto quello che le donne possono fare per sé.

Il Foglio – 08/05/2007
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Offline Warlordmaniac

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #6 il: Novembre 01, 2017, 10:45:59 am »
Siamo semplicemente allo scontro derbystico tra due branche del femminismo. Lo scontro alla base è quello tipico sulla linea innatismo-culturalismo.

Ma il bello è che il centro commerciale, dal quale mi collego, censura il sito, avendolo messo in blacklist.

Online Frank

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #7 il: Novembre 01, 2017, 11:23:36 am »
Perle di Marina Terragni.

Citazione
Mentre “di slegarsi dal proprio corpo alla stragrande maggioranza dei maschi è sempre interessato poco. Loro stanno benissimo così, vengono alla luce in un mondo tagliato a misura, trovano la loro lingua bell’e fatta, escono dall’alvo materno per infilarsi direttamente nell’Assoluto, comandano, guadagnano un sacco di soldi e fanno tutto quello che gli pare. Tolta la fatica iniziale di staccarsi dal corpo della madre – fatica che pure nella loro vita non finisce mai –, finora per loro è sempre stato tutto molto più semplice”.

Quanti, fra di voi, "comandano" e hanno "un sacco di soldi" ?
Quanti ricconi conoscete?
E fra questi quanti ce ne sono che mantengono delle donne...?
Al contrario conoscete donne che mantegono degli uomini ?
Inoltre, quanti uomini conoscete che "comandano" veramente in famiglia ed esercitano un reale potere (o "dominio"...?) sulle donne, "risorse" a parte ?
Perché è chiaro che, nello specifico, mi riferisco ai nostri connazionali, ragion per cui parlare di "uomini che comandano" fa veramente ridere; anzi, fa scompisciare dalle risate, considerando che oggi, anno 2017, son proprio le donne a fare il bello e il brutto tempo e consequenzialmente a fare quel che cazzo gli pare.

@@

ps: personalmente ho, ed ho sempre saputo di avere, un solo reale potere sulle donne: quello fisico-muscolare, che però, a meno che non sia costretto dagli eventi (oppure mi trovo in un palestra di judo...), non posso usare.
Ma per il resto, e al pari di altri milioni di uomini, quali poteri ho ?
Ripeto: di cosa cazzo parlano queste deficienti ?

Offline Vicus

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #8 il: Novembre 01, 2017, 11:38:19 am »
Parlano della finzione necessaria al potere per sussistere.
Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto.

Online Frank

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #9 il: Novembre 01, 2017, 12:21:00 pm »
Da ragazzo mai avrei pensato di dovermi occupare, da adulto, di certe puttanate, ed invece è andata diversamente.
Infatti ora mi occupo del "Nulla", perché questa roba è realmente il nulla assoluto.

Scrive Marrina Terragni:
Citazione
Mi rende giustizia, tantissimi anni dopo, un titolo di Rebecca Solnit, “Gli uomini mi spiegano le cose” (Ponte alle Grazie): purtroppo, a dispetto del titolo, nel libro il tema è appena sfiorato.

Bene, andiamo a vedere le brillanti conclusioni di questa ennesima e incompresa scienziatessa, guarda caso statunitense.
https://it.wikipedia.org/wiki/Men_Explain_Things_to_Me

Citazione
Men Explain Things to Me
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Men Explain Things to Me
Titolo originale    Men Explain Things to Me
Autore    Rebecca Solnit
1ª ed. originale    2014
Genere    saggio
Lingua originale    inglese

Men Explain Things to Me è una raccolta di saggi brevi di Rebecca Solnit, pubblicata nel 2014 da Haymarket Books. La prima edizione del libro conteneva sette saggi per un totale di 130 pagine, mentre nel settembre 2015 è stata pubblicata una seconda edizione che include due nuove saggi dell'autrice, portando le pagine a 176[1].

Men Explain Things to Me (2008)


Men Explain Things to Me (Gli uomini mi spiegano le cose) è il saggio che dà il titolo alla raccolta, in cui l'autrice descrive la pratica di alcuni uomini di spiegare con un atteggiamento arrogante e paternalistico un concetto ad una donna come se lei non ne fosse a conoscenza oppure un qualcosa di ovvio o cui l'interlocutrice già sappia bene cosa sia o ne sia competente e specializzata. Secondo la Solnit questo atteggiamento, che svilisce la professionalità e la credibilità delle donne, è una delle cause che portano alla violenza contro le donne, alle molestie e persino allo stupro.


Sebbene nel saggio non venga mai utilizzato,[2] da questo saggio deriva il neologismo mansplaining[3] che definisce l'atteggiamento utilizzato da alcuni uomini durante una conversazione se l'interlocutore è una donna.[4] Il termine è una parola macedonia ottenuta dall'unione delle parole inglesi man (uomo) e explain (spiegare)[5], ed è stato incluso nei dizionari a partire dal 2014.[6][7] Il New York Times ha inserito il termine tra le parole dell'anno del 2010.[8].
The Longest War (2013)


The Longest War (La guerra piú lunga) si focalizza sulla violenza contro le donne, in particolare sul femminicidio. This essay focuses on the violence against women, Solnit descrive come le comunitá online siano terreno fertile per questi comportamenti violenti, e analizza lo stupro e l'omicidio di Jyoti Singh a Nuova Delhi come esempio di quello che molte donne sono chiamate ad affrontare durante la loro vita.
Worlds Collide in a Luxury Suite: Some Thoughts on the IMF, Global Injustice, and a Stranger on a Train (2011)


Worlds Collide in a Luxury Suite: Some Thoughts on the IMF, Global Injustice, and a Stranger on a Train (Il mondo si scontra in una suite di lusso: Alcuni pensieri sul FMI, Ingiustizie Globali, e uno straniero su un treno) Questo saggio è incentrato sulla figura di Dominique Strauss-Kahn e la sua reazione alle accuse di stupro della cameriera Nafissatou Diallo. Solnit paragona il modo in cui il Fondo monetario internazionale sfrutta i paesi in via di svilippo al modo in cui gli uomini sfruttano le donne in posizioni di debolezza, approfittando del loro potere.
In Praise of the Threat: What Marriage Equality Really Means (2013)


In Praise of the Threat: What Marriage Equality Really Means (Elogio della minaccia: Cosa significa realmente un matrimonio fra uguali) In questo saggio l'autrice sostiene che i matrimoni fra persone dello stesso sesso sono osteggiati e considerati una minaccia all'idea tradizionale di matrimonio, perché questi matrimoni si svolgono fra "uguali", senza distinizione di ruolo e di genere, mentre nel matrimonio tradizionale la donna é sempre subalterna all'uomo.
Grandmother Spider (2014)


Grandmother Spider (Nonna ragno) esamina come la memoria delle donne è stata sempre annichilita nel corso della storia, portando come esempio la legislazione di matrimonio inglese che vede la donna come "proprietá" del marito, e che non riporta i nomi delle consorti all'interno degli alberi genealogici.

Woolf’s Darkness: Embracing the Inexplicable (2009)
Woolf’s Darkness: Embracing the Inexplicable (L'oscuritá di Virginia Woolf: Abbracciare l'inesplicabile). Il saggio è centrato sulla figura di Virginia Woolf e la sua influenza. In particolare l'autrice riflette sull'aforisma “Il futuro é oscuro, che penso sia la cosa migliore che il futuro possa essere", considerando come l'incertezza del futuro non sia da temere ma anzi consenta una serie infinita di possibilitá da esplorare
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Online KasparHauser

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #10 il: Novembre 01, 2017, 12:43:42 pm »
Evidentemente cominciano a creare un certo imbarazzo da quelle parti casi come Weinstein  e Spacey (entrambi democratici entrambi amici di Clinton).
Tutta gente che avrà gridato contro il predatore sessuale Trump, il quale non ha mai nascosto che potere e sesso sono sempre intrecciati tra di loro.

Alberto1986

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #11 il: Novembre 02, 2017, 01:10:01 am »
Carissimi zerbini femministi Gasperino, Lizzi, Ciccone e compagnia varia delle indie: oramai ve lo dice pure quella mentecatta nazi-misandrica della vostra amichetta Terragni: siete nient'altro che dei poveri coglioni, affetti da un incurabile difetto psicopatologico interconnesso tra centro delle gambe e sistema nervoso centrale.  :cool:
« Ultima modifica: Novembre 02, 2017, 22:35:49 pm da -Alberto86- »

Online Jason

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #12 il: Novembre 02, 2017, 12:38:29 pm »
Frank

Citazione
Credo che chiunque di voi sappia che generalmente chi cerca di spiegare qualcosa all'altro, son proprio le donne, convinte come sono di essere superiori agli uomini.

Vero.
La prova di quello che dici di credere è il mito del "real man" . Ossia come deve essere il vero uomo che piace alle femministe : ossia bruto , quando vogliono loro e sopratutto bruto solamente con altri uomini, mai con le donne : deve soddisfare i piaceri ed interessi femminili sempre e comunque : deve prendere le distanze dagli altri uomini che come classe sono oppressori delle donne : non deve mai lamentarsi, l'uomo vero non ha problemi e non deve reclamarne .

Preciso che questa è roba reperibile su internet .
Per cui le prime "spiegone", per usare un termine come piace a quella terragni, sono proprio le femministe . E la parola "mansplaining" la tirano fuori guarda caso anche quando le contraddice .
«La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine».
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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #13 il: Novembre 02, 2017, 12:40:22 pm »
Frank

Citazione
Al contrario conoscete donne che mantegono degli uomini ?

Mai conosciuta una , personalmente .

Comunque, non troppo provocatoriamente, io penso che quelle come la Terragni facciano un ottimo servizio agli uomini comuni, per trascinarli dalla nostra parte.
Parlo di quelli comuni, perchè i gasparrini vari sono irrecuperabili .
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Theodore Roosvelt, Presidente degli Stati Uniti d’America

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Re:Terragni: "la violenza dei maschi femministi"
« Risposta #14 il: Novembre 02, 2017, 12:49:46 pm »
Carissimi zerbini femministi Gasperino, Lizzi, Ciccone e compagnia varia delle indie: oramai ve lo dice pure quella mentecatta nazi-misandrica della Terragni: siete nient'altro che dei poveri coglioni, affetti da un incurabile difetto psicopatologico interconnesso tra centro delle gambe e sistema nervoso centrale.  :cool:
aggiungo anche uno che ultimamente ha palesato l'intenzione di superarli tutti, un tal Giorgio Montanini, una specie di comico satirico che si esibisce anche alle Iene.