Nonostante un po’ molto autolesionismo, più di nove milioni d’italiani li hanno votati. I cinquestelle, come il Di Pietro dei tempi che furono, hanno il fiato corto costitutivamente, sia perché monotematici, sia perché fondamentalmente stupidi, per dirla gentilmente.
I partiti – per “noi” -, quelli buoni (in realtà, i meno cattivi: il mio criterio è “voto per il peggior nemico eletto dal mio peggior nemico”) devono essere considerati come dei rompighiaccio, che aprono una scia in cui possiamo far navigare le nostre canoe. Se ci sono, dobbiamo approfittarne, sapendo che non saranno loro a fare quello che dobbiamo fare “noi”. Se non lo facciamo, se non ci buttiamo in questa scia non per farci accogliere a bordo, ma solo per raggiungere qualche lido in cui fare missione, allora non lamentiamoci. Dice, “siamo pochi”. Il punto non è quanti siamo, ma quello che dobbiamo fare.