Italia, 9 Giugno 2010
pubblicato da
Italynews.it, politicamentecorretto.com, Comunicazione di Genere, Giornale del Lazio, L'Avantiarticolo originale su:
http://paternita.info/lettere/odio-diversiUn tempo ci insegnavano i buoni ed i cattivi. Un po’ perché il mondo era più semplice un po’ perché eravamo più piccoli ed ingenui noi, questi insegnamenti ci facevano dare un senso ed una direzione alla vita. Diversità, libertà, tolleranza, uguaglianza, accoglienza, rispetto, pane quotidiano col quale ci hanno cresciuti.
Donne, ragazzi, immigrati, gay, alternativi e minoranze, solo alcune delle categorie dei “sempre buoni” o di quelli comunque “da proteggere”, perché più deboli, poveri, giovani, perseguitati.
Guardando il mondo
oggi però ci si accorge che non è più così: baby gang di bulli che spacciano ed accoltellano, immigrati che stuprano ed uccidono, gay passati dal riconoscimento individuale (arbitrio personale) all’esigere diritti economici e politici, addirittura voler imporre a soggetti terzi e non mentalmente maturi (i bambini) la privazione di uno dei due sessi genitoriali (cioè obbligarli ad avere “due padri” o “due madri” come genitori). Le donne dalla discriminazione sono passate al discriminare, cariche pubbliche eleggibili solo tra donne (pari opportunità territoriali), discriminazioni scolastiche, diritto di famiglia (riproduzione e separazioni) dove i bambini sono diventati proprietà privata, strumento di potere ed oggetto di controvalore economico.
Ma la cosa che più colpisce è l’odio, l’infantilità, la determinazione e la scaltrezza, di queste cosiddette “categorie deboli”. I diversi odiano, e tanto, e vengono spesso giustificati se lo fanno.
Facciamo un esempio classico: se un padre tocca il sedere di una bambina è un “orco” se quella stessa bambina la madre la
uccide (80 infanticidi l’anno solo in Italia, tutti materni, AMI) è solo una “poveretta” malata, e si inventa o si scarica la colpa su qualche patologia (depressione, solitudine, autolesionismo, ansia, ecc); se la stessa bambina ad esempio è nigeriana ed il padre la picchia perché troppo svestita è di nuovo un “mostro” ma se è la madre ad INFIBULARLA (amputazione dei genitali femminili, reato fondamentalmente materno) non è “colpa” della persona ma della “cultura” arretrata di quei paesi o della povertà o di chissà cos’altro..
Idem per gli altri “diversi”:
giustificati, tutelati, privilegiati, glorificati. I “tempi bui” oggi sempre più spesso li vivono le persone normali, li vivono ad esempio i 50.000 padri separati che solo nella provincia Milanese mangiano in mense per poveri (AMI/CARITAS). Essere normali e normalmente sani è sempre più difficile, ma forse il dato più taciuto ed illuminante è che, al contrario di quanto si pensa, ogni anno nel mondo si suicidano in seguito a solitudine e sofferenza oltre 1.000.000 di persone dove 800.000 di queste persone sono normali uomini, uomini del luogo (OMS). Anche in Italia il rapporto suicidi uomo/donna è 4 su 5.
Sarà il vecchio vizio del lamento italiano, ma questa strada rischia di distruggere quella “normale popolazione” che non sta ogni giorno a rivendicare diritti o lamentarsi in piazza, tutti gli italiani, le donne normali ed ancor di più gli “uomini normali” che ogni giorno lavorano, educano i figli, si impegnano, amano e rispettano il proprio Stato ed il luogo in cui vivono
dando loro per primi l’esempio; le persone insomma su cui poggia tutta la società moderna e civile, la democrazia e la pace, ed anche tutti quei diritti acquisiti di quelle minoranze “orgogliose” e sempre più “prepotenti” ma che senza i “normali” non potrebbero esistere.
Ma come Natura ci insegna l’eccezione, si, è sempre esistita.. ma ha anche sempre confermato la regola (che è la maggior parte), e se un giorno questa eccezione si crede d’esser superiore ben presto ci saranno dure batoste. Tant’è che in tutto il mondo i “normali” si stanno risvegliando, perché nel loro essere
altruisti in silenzio si sono accorti che la generosità ed operosità quotidiana che li muove non solo non è più riconosciuta ma è soprattutto diventata inutile, controproducente.
Meditate.
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