Tratto da alcune recensioni di un libro di Davide Stasi. Miei commenti alla fine:
http://web.tiscali.it/EditFFE/books/rececongiurazzurra.htm"Congiura azzurra"
di Domenico Gallo
Ciò che colpisce il lettore locale, ovvero il genovese che dalle pagine dei quotidiani locali legge le malefatte della giunta e assiste impotente al degrado della regione, è l'impressionante coincidenza con i reali protagonisti della politica.
In Congiura azzurra la realtà è esplicita, nuda e crudele, i politici sono criminali, cocainomani, massoni, pedofili, corrotti e quant'altro, e il protagonista è uno di loro.
Davide Stasi per anni è stato ghost-writer proprio di questa cinica consorteria di politici che ora attacca con le armi pesanti. Un trucco? Una vendetta? Un pentimento? Chi lo sa? Ma certamente una consistente componente del successo di questo libro risiede proprio nell'identità dello scrittore e in quel fascinoso gioco che porta il lettore ad avvicinarsi a Congiura azzurra come se fosse il
memoriale di un pentito.
di Felice Laudadio
La congiura turchina del genovese Stasi è in realtà un romanzo noir. In azione un
arrivista pentito,
ben addentro ai meccanismi di un partito di potere.
di Maurizio Di Giangiacomo
La storia è quella di un giovane
consulente politico, rampante e carrierista all'interno del partito al potere, che si trova all'improvviso invischiato in un intrigo di malavita, potere e denaro. Il libro è l'esordio da romanziere di Davide Stasi. A questa circostanza si è coniugata
la pratica che per lungo tempo Stasi ha avuto con gli ambienti politici del centro-destra, anche come ghost e speech writer. Impressioni, sensazioni ed esperienze vissute sono trasfuse in questo suo primo romanzo, che presenta caratteri ambigui, dove
tutto, anche il peggio, può sembrare quanto meno verosimile.
di Donald Datti
Il protagonista è un giovane rampante della politica locale che abita in vico delle Fate: un bell’appartamento decisamente fighetto, arredato con gran gusto. I vicoli diventano meta privilegiata della nuova “Genova bene”.
Stasi ha fatto un buon lavoro, si vede che ha bazzicato il “dietro le quinte” della politica (“è stato ghost e speech writer per personaggi dell’economia e della politica”, recita la biografia. Che aggiunge: nato a Genova nel 1974).
L’autore ci costringe ad affezionarci a personaggi anomali, niente affatto idealisti, un po’ viscidi, il cui unico obiettivo è cadere in piedi e che non hanno (e non vogliono avere) niente dell’eroe.
Dal Corriere Mercantile
Nella trama inventata, protagonisti riconducibili a personaggi reali
Marco è un giovane consulente politico, rampante e carrierista all'interno del partito al potere: profilo del protagonista di un romanzo non dissimile da quello dell'autore, Davide Stasi. Il quale (27 anni, laurea in scienze politiche e impiego presso un'associazione imprenditoriale e sindacale della Liguria)
così si autodefinisce: "Nel contesto degli ambienti politici del centro-destra, che ha praticato per un lungo periodo, è stato impegnato in un'intensa attività di ghost e speech writer per noti personaggi dell'economia e della politica".
Naturalmente,
è difficile credere che la decisione di scrivere un noir sulle nequizie e gli intrighi di un fantomatico centro-destra che governa la Regione Liguria sia nata in maniera del tutto autonoma rispetto alle vicissitudini dell'autore.
Marco Cassini è il consulente-portaborse dell'assessore regionale all'edilizia e un pezzo grosso di Forza Italia in Liguria. Una sera si trova inspiegabilmente inseguito da due uomini armati. Preso in trappola, trova il coraggio di reagire e li uccide. Marco è certo che si sia trattato di una rapina fallita, ma in breve capisce che l'aggressione era in realtà un tentativo di omicidio in piena regola. Nello stesso tempo le sue quotazioni dentro Forza Italia cominciano a calare, e l'atteggiamento dei compagni di partito si fa ostile. Il percorso d'indagine che Marco segue con l'aiuto di pochi, fidati e singolari amici, lo conduce a scoprire una vera e propria congiura ordita ai suoi danni dai capi del partito, in un
intreccio fra politica, potere affari e malavita da cui sembra impossibile uscire, se non utilizzando la stessa capacità di intrigo e spregiudicatezza.
Naturalmente i morti ammazzati sono l'unica cosa che non sembra presa a ricalco da uno scenario riconoscibilissimo. Difatti è lo stesso autore a dire: "I personaggi e la storia possono anche essere inventati di sana pianta. Il clima interno, il tipo di relazioni interpersonali,
le alleanze fatte e tradite in breve tempo, e i modi di agire no: corrispondono perfettamente a ciò che ho visto e vissuto... Alla realtà".
di Costantino Malatto
Il libro, edito dalla Fratelli Frilli Editore, è stato scritto da
Davide Stasi, uno che questi mondi li conosce bene: ha fatto per due anni e mezzo il ghost writer, scrivendo i discorsi per importanti uomini di partito del centro destra, e ha frequentato le segreterie e le segrete stanze di quei partiti. Tanto è vero che qualche suo amico ora giura che c’è anche una buona fetta dell’autore nel personaggio del protagonista, Marco Cassini.
Marco è il classico giovane portaborse: rampante, arrivista, ambizioso, doppiogiochista. Come lui nel romanzo ce ne sono parecchi. In questo
mondo politico, corrotto e corruttore, Cassini “consulente e braccio destro dell’assessore regionale all’edilizia”,
nuota come un pesce nell’acqua: “A ventinove anni poteva godere di una posizione di rilievo in un’amministrazione pubblica come la Regione, poteva contare su un reddito molto alto e su una posizione politica consolidata, per la quale era considerato fra i primi per importanza nell’organigramma regionale del partito.
Era quello che si dice un “pezzo grosso, destinato a ingrandirsi sempre più”.
Di certo
l’immagine che dal romanzo esce del mondo politico ligure è davvero misera. Forza Italia è guidata da uomini infidi e ambiziosi come Piero Minati (“Una serpe della vecchia scuola, affinato nell’astuzia da una lunga militanza, che ancora durava, nella più potente loggia massonica genovese”).
Da Il Giornale del 25 marzo 2003
Giura l'autore, il ventottenne genovese Davide Stasi, che "tutti i fatti narrati e tutti i personaggi descritti sono frutto della fantasia". Eppure il titolo, "Congiura azzurra", e il fatto che Stasi abbia militato in Forza Italia e ne sia uscito sbattendo la porta o quasi, hanno già scatenato la caccia al chi è dipinto come. Così, il giallo nel giallo è cominciato.
Tanto più che nel romanzo, fra riferimenti a legami di parentela e a bacini di voti, qualcuno potrebbe davvero riconoscersi. Lui, Stasi, la mette così: "I personaggi sono tutti inventati.
Non mi interessava rappresentare quelli reali, ma solo rendere un certo tipo di clima politico che ho conosciuto". Che non gli è piaciuto molto, a quanto pare. Basta leggere il riassunto della trama sulla copertina. Racconta di un giovane consulente politico, "
rampante e carrierista all'interno del partito di potere, che si trova invischiato in un intrigo di malavita, potere e denaro, dove qualcuno tenta più volte di eliminarlo".
Mio commento:
La prima cosa che salta all'occhio è il gran numero di recensioni, anche di importanti testate, del romanzetto di un esordiente. Possibile segno di non pochi contatti "in alto" dell'autore. E' un'opera di narrativa eppure lo stesso Stasi dice che descrive un "reale clima politico". Gran parte dei recensori ritengono che
il protagonista, un "portaborse rampante, arrivista, ambizioso, doppiogiochista" ricalchi l'autore.
Un tale Gallo descrive l'opera come un
racconto di "criminali, cocainomani, massoni, pedofili, corrotti e quant'altro, e il protagonista è uno di loro" e il Corriere Mercantile: un "intreccio fra politica, potere affari e malavita da cui sembra impossibile uscire, se non utilizzando la stessa capacità di intrigo e spregiudicatezza."
Non voglio considerare reale un'opera di fantasia, ma forse è proprio Stasi a usare nella realtà lo stile del racconto, con espressioni che sembrano riecheggiarne le atmosfere para-malavitose, come "vi piscerò sul cadavere" che non stonerebbero in bocca a un boss della camorra. Nonostante il tenore delle recensioni non voglio pensare che Stasi sia un malavitoso o abbia assorbito i modi di determinati ambienti. Ma non si può negare che subisce il fascino di certo linguaggio.
Colpisce anche il commento di vari recensori, secondo i quali
il protagonista, che in teoria dovrebbe rivestire il ruolo dell'eroe, è in realtà tutt'uno con quest'ambiente (tranne che fa il portaborse): "arrivista, spregiudicato, doppiogiochista" che usa la "stessa capacità di intrigo e spregiudicatezza." Un autore di solito narra di ciò che sa, e di ciò che è. Certo non possiamo chiedere a Stasi il talento di Dostoevskij, che di fronte a personaggi abietti poneva uomini di profonda nobiltà d'animo.
Ma già che siamo in tema di romanzi, proviamo a suggerire noi la trama di un racconto.
Stasi è solo un ex ghost-writer (mi viene un'altra parola, indovinatela voi) o di quel mondo ha mantenuto contatti politici e - perché no visto che ne parla - massonici?
Il marcato laicismo di fondo, l'assenza di valori profondamente sentiti, il sostegno all'agenda LGBT e altri elementi così vicini al pensiero di Forza Italia/Mediaset potrebbero lasciarlo supporre. Come non aiuta a smentirlo la recensione del Giornale e la pubblicità che gli hanno fatto di recente Le Iene (nome quanto mai azzeccato), che proprio questi temi di fondo portano avanti.
Se Stasi fosse, per esempio, massone (
cosa meno rara di quanto si pensi, ancor meno negli ambienti di Forza Italia) sarebbe davvero facile spiegare
la pubblicità sul mainstream e la facilità con cui a un suo cenno raduna e fa lavorare per lui un intero carrozzone di esperti, pubblicisti di livello professionale (al netto degli pseudonimi) e procacciatori di informazioni che altri attivisti maschili di lunghissima data, anche con solida militanza politica alle spalle, non sono stati in grado di metter su. Ma tralasciamo per ora l'ipotesi, anche se è un ambiente che sembra conoscere e descrivere molto bene.
Nel constatare il notevole sostegno dato a Stasi in termini di risonanza mediatica e risorse umane, il lettore dotato di logica non potrà non domandarsi:
è disinteressato o c'è una contropartita? La risposta forse nelle prossime puntate.