"Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all'assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell'uguaglianza, che dispensa l'ignorante di istruirsi, l'imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull'uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell'appiattimento. L'adorazione delle apparenze si paga."
Henri-Frédéric Amiel, 1871.
Forse alcuni di voi conosceranno questa citazione, che per quanto mi riguarda è una delle più lucide e consapevoli critiche del principio dell'uguaglianza. In poche righe ha espresso in forma moderna i grandi dubbi che molti pensatori, a partire da Socrate e da Aristotele, hanno espresso nel concepire una società democratica fino all'estremismo, dove la dottrina dell'uguaglianza a tutti i costi diventa una vera e propria religione.
Il diciannovesimo secolo ha prodotto molti dei pensatori più profondi degli ultimi 2000 anni.