http://www.corriere.it/cronache/10_luglio_25/ferrarella_afaf8d64-97e0-11df-8aa9-00144f02aabe.shtmlMILANO— È stato strozzato dai tassi di interesse del 20% mensile impostigli da una famiglia di ’ndrangheta. Ma alla polizia, perfino dopo l’arresto del clan 15 giorni fa, continua a negare di essere mai stato vittima di usura. E anzi spaventa un altro usurato che invece sta parlando, gli dice «sei pazzo a dire quelle cose», gli prospetta che quando i clan lo verranno a sapere reagiranno male: «Magari anche verso tuo figlio». Così, per la prima volta, l’antimafia milanese ha fatto arrestare una vittima di usura per «favoreggiamento» dei suoi usurai, con la speciale aggravante della finalità di «voler avvantaggiare non questo o quel singolo indagato ma la famiglia di ’ndrangheta in quanto tale».
« Questi comportamenti e atteggiamenti omertosi vanno immediatamente bloccati e repressi perché l’idea che sia meglio avere i clan alle spalle piuttosto che il rischio di un procedimento penale è semplicemente inaccettabile», motiva il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Gennari nell’ordinare l’arresto di Francesco A., 53 anni, gestore di un bar e di alcune società immobiliari. «O si dà atto che il territorio lombardo è in totale balia della criminalità organizzata, il che non è, oppure — argomenta il giudice— condotte omertose vanno giustamente sanzionate per quello che sono: favoreggiamento di un gruppo criminale che non può pensare di sostituirsi allo Stato». È la linea dura con la «società civile» che il nuovo procuratore aggiunto del Direzione distrettuale antimafia milanese, Ilda Boccassini, sta incarnando da mesi insieme alla collega Alessandra Dolci e agli «esperimenti» giuridici del pm Paolo Storari, teorico dello smantellamento di quel «capitale sociale dell’organizzazione criminale» costituito dalle «relazioni con imprenditori e politici coinvolti in un rapporto sistematico di cointeressenze».
Ecco così non soltanto gli ormai continui sequestri di beni e società, che seguono le retate antimafia come quella recente dei 300 arresti, ma anche ad esempio la fresca condanna a 4 anni e mezzo di un imprenditore che si rappresentava come vittima della pressione intimidatoria di una cosca sui lavori di movimentazione terra nell’hinterland milanese. Ecco, in un altro processo, la Procura teorizzare che un imprenditore non affiliato alla ’ndrangheta, non prestanome dei boss, e nemmeno finanziato dai clan, di fatto «contribuisce a realizzare un utile strumento di appoggio» alle cosche anche solo se «con il libero esercizio della sua attività imprenditoriale agevola l'attività di indagati per usura, estorsione riciclaggio e associazione mafiosa»: col risultato di andare incontro alla «sospensione» giudiziaria della sua impresa «dall’attività economica Calabria») e la più prosaica realtà documentata dalle intercettazioni e dalle ammissioni di un altro degli usurati: «I Valle padre e figlio (Francesco e Fortunato), con la mediazione di una terza persona, hanno finanziato l’imprenditore e intendono rientrare della loro prestazione— riassume il giudice —. Nella fase di recupero interviene anche Ciccio Lampada», personaggio di spicco di un’altra famiglia di ’ndrangheta imparentata con i Valle, «il quale rintraccia il debitore» (che per la paura aveva addirittura chiuso il bar ed era scappato da casa), «lo accompagna dal "nonno" Valle e lo invita caldamente a trovare una soluzione al suo problema, magari anche cedendo il suo bar. I metodi sono sempre gli stessi: minacce più o meno esplicite, riunioni davanti a tutta la "famiglia", induzione di una forte condizione di preoccupazione e pressione in capo al debitore».
E come negli altri casi, aggiunge il giudice, «il debitore è un imprenditore con beni immobili, sui quali i Valle allungano le loro mire» attraverso i cancelli da aggiustare, come nelle intercettazioni gli usurai chiamano i prestiti man mano rinegoziati per strozzare il debitore: «...più tardi io ho un appuntamento con uno che mi deve aggiustare un altro cancello, tu devi sapere quanto vuole e quanto non vuole... E se ci conviene di aggiustarlo...». esercitata e in particolare dall’utilizzo del complesso aziendale, ivi comprese le partecipazioni societarie detenute». Nel caso di ieri, invece, l’arresto dell’usurato per favoreggiamento degli usurai nasce dall’abisso tra le bucoliche deposizioni rese dalla vittima in Questura aMilano dopo l’arresto a inizio mese della famiglia Valle («i miei rapporti con loro erano e sono tuttora di amicizia, essendo essi miei compaesani e precisamente della città di Reggio.