Autore Topic: La donna nel Medioevo  (Letto 4673 volte)

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Offline jorek

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La donna nel Medioevo
« il: Agosto 25, 2010, 21:36:01 pm »
La favola dello “ius primae noctis”

Nel corso di un convegno tenuto di recente nel Regno Unito, l'eretica storica inglese ha citato numerosi esempi di donne che, in pieno Medioevo, vivevano in una condizione di assoluta parità con gli uomini. Secondo il celebre medievalista “fedele alla linea” Jacques Le Goff le donne portate ad esempio da questa sua collega “molto presuntuosa e soprattutto molto ignorante” (Repubblica, 12.9.2007) sarebbero soltanto delle sparute eccezioni fra milioni di donne umiliate ed oppresse nei “secoli bui”. Solo eccezioni? Secondo Régine Pernoud no. Circa trenta anni fa questa storica francese, oggi scomparsa, ha sostenuto le stesse tesi che oggi sostiene Sue Niebrzydowski nei libri Medioevo un secolare pregiudizio (edito in Italia da Bompiani nel 1983) e La donna al tempo delle cattedrali, (edito in Italia da Rizzoli nel 1982). Andiamo a rileggerli.

In primo luogo, la Pernoud si chiede come possa esserci ancora qualcuno che crede alla favola dello “ius primae noctis”, invenzione di qualche romanziere d'appendice. Quanto all'idea che le donne nel Medioevo fossero considerate creature senz'anima, la Pernoud taglia corto: “Strano che i primi martiri che sono stati onorati come santi, siano delle donne e non degli uomini: sant'Agnese, santa Cecilia, sant'Agata e tante altre. Triste davvero che santa Blandina o santa Genoveffa fossero prive di un'anima immortale! Sorprendente che una delle più antiche pitture delle catacombe (nel cimitero di Priscilla) raffigurasse precisamente la Vergine con Bambino, ben designata dalla stella a dal profeta Isaia” (Medioevo un secolare pregiudizio).

Donne al comando

Dopo avere fatto piazza pulita di queste fandonie, la Pernoud si sofferma sulle grandi regine francesi del Basso Medioevo: “Non è sorprendente che ai tempi feudali la regina fosse incoronata come il re, a Reims generalmente (a Sens nel caso di Margherita di Provenza), ma sempre dalle mani dell'arcivescovo di Reims? In altre parole, si attribuiva all'incoronazione della regina altrettanto valore che a quello del re. (…) Eleonora d'Aquitania e Bianca di Castiglia dominano realmente il loro secolo, esercitano un potere incontestato nel caso in cui il re sia assente, malato o morto, hanno la loro cancelleria personale, il loro campo di attività personale” (op. cit.). Non bisogna dimenticare che fu una regina, Isabella di Castiglia, a patrocinare l'impresa che segna simbolicamente l'inizio dell'epoca moderna: la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo.

Oltre a queste grandi regine, la Pernoud cita un numero impressionante di nobildonne e signore feudali vissute fra il quinto e il quindicesimo secolo dopo Cristo. Di esse qui ricordiamo soltanto la celebre Matilda di Canossa, che nel 1115 osò ribellarsi all'imperatore tedesco Federico Barbarossa, nemico giurato dei comuni italiani, donando i suoi feudi toscani ed emiliani al papa. Le donne avevano posizioni di potere anche all'interno della Chiesa: “Alcune badesse agivano come autentici signori feudali il cui potere era rispettato al pari di quello di tutti gli altri signori, alcune donne indossavano la croce al pari dei vescovi; sovente amministravano vasti territori che includevano villaggi, parrocchie…” (op. cit.). Le Goff ribatte: è vero, certe badesse erano potenti “ma non dobbiamo dimenticare che i conventi femminili erano sempre sottoposti a quelli maschili” (Repubblica, 12.9.2007). Ciò non è vero. Non solo non tutti i conventi femminili erano sottoposti a quelli maschili, ma successe anche il contrario: “ci si domandi che cosa ne direbbe il nostro XX secolo di conventi maschili posti sotto la direzione di una donna. (…) E tuttavia è proprio ciò che si verificò, con pieno successo e senza causare nella Chiesa il sia pure minimo scandalo, ad opera di Roberto di Abrissel, a Fontevrault, nei primi anni del XII secolo” (op. cit.). Egli pose, infatti, i monaci del suo ordine sotto la direzione della badessa dell'attiguo convento femminile.

Se alcune badesse avevano più potere degli abati, invece le donne sposate di qualunque categoria sociale erano indipendenti dai mariti anche relativamente al diritto di proprietà: “Negli atti stipulati è molto frequente il caso di una donna sposata che agisce per conto suo, per esempio avviando un negozio o un commercio, senza essere tenuta a produrre un'autorizzazione maritale” (op. cit.). Anche nelle campagne, fra i cosiddetti “servi della gleba”, c'erano donne che compravano o vendevano piccole proprietà: in un atto dell'XI secolo si parla di “due serve, di nome Auberede e Romelde, che alla fine dell'XI secolo (tra il 1089 e il 1095) acquistavano il proprio affrancamento in cambio di una casa che possedevano a Beauvais, sulla piazza del mercato” (op. cit.).

Donne che lavorano e donne che votano

Le prime femministe, apparse fra la fine del diciannovesimo e l'inizio del ventesimo secolo, si battevano per il riconoscimento di tre diritti fondamentali alle donne: il diritto all'istruzione superiore, il diritto di accedere a tutte le professioni e infine il diritto di voto. Ebbene le donne del Medioevo non avevano avuto bisogno di fare delle battaglie femministe per accedere al mondo del lavoro: “le iscrizioni della taglia (oggi diremmo le imposte di registro), ovunque ci siano state conservate, come nel caso della Parigi di fine XIII secolo, ci mostrano una folla di donne esercitanti i più vari mestieri: maestra di scuola, medico, farmacista, gessaiuola, tingitrice, copista, miniaturista, rilegatrice di libri e così via” (op. cit.). Notare: c'erano anche delle miniaturiste, ovvero delle artiste (un libro di miniature porta ad esempio questa iscrizione: “Omnis pictura et floratura istius libri depicta ac florata est per me Margaretam Scheiffartz” - “Ogni immagine e decorazione di questo libro è stata dipinta e disegnata da me, Margherita Scheiffartz”).

E adesso tenetevi forte: nel Medioevo non solo esistevano delle forme di democrazia diretta a livello locale, ma votavano sia gli uomini che le donne. Dall'insieme delle raccolte consuetudinarie, degli statuti delle città, ma anche dall'enorme massa degli atti notarili, dei documenti giudiziari, o ancora dalle inchieste ordinate da san Luigi “balza fuori un quadro che per noi presenta più d'un tratto sorprendente, dato che, per esempio, vediamo le donne votare alla pari degli uomini nelle assemblee cittadine o in quelle dei comuni rurali” (op. cit.). Non sorprende affatto che nel Medioevo esistessero alcune forme di democrazia diretta. Si attribuisce a Carlo Magno, imperatore cattolico, il motto: “Vox populi, vox Dei”. In una delle numerose lettere che inviava ai papi e ai re nel periodo drammatico della cattivita' avignonese, santa Caterina da Siena scrisse: “Il potere non è assoluto, è prestato da Dio. O dal popolo”. Questa donna del popolo era ascoltata dai più grandi potenti del suo tempo. Sarebbe possibile una cosa simile oggi? Un secolo dopo, durante la guerra dei cent'anni, una semplice ragazza di umili origini riusc? a convincere i regnanti di Francia a metterla a capo di un esercito di uomini. Si chiamava Giovanna d'Arco.

Donne che studiano

Jacques Le Goff afferma bellamente che “la prima letterata donna della storia” sarebbe apparsa solo nel quindicesimo secolo nella persona di Cristina di Pisano, “poetessa e filosofa, molto critica con la misoginia dei suoi tempi” (Repubblica, 12.9.2007). Anche questo è inesatto: le donne letterate pullulavano da molto prima del quindicesimo secolo. Tre soli esempi: Dhuoda (autrice fra il 841 e il 843 del primo trattato di educazione pubblicato in Francia), la badessa Rosvita (autrice di un manoscritto del X secolo contenente sei commedie, in prosa rimata, che influirono grandemente sullo sviluppo letterario dei paesi germanici) e la badessa Herrada di Landsberg (autrice del celebre Hortus Deliciarum, l'enciclopedia più nota del XII secolo).

I poeti del XII secolo hanno ripetutamente vantato le qualità intellettuali delle donne del loro ambiente; Baudri de Bourgueil, scrivendo l'epitaffio di una certa Costanza, dice che era sapiente come una sibilla e fa anche l'elogio di una certa Muriel, che ha fama di recitare versi con voce dolce e melodiosa” (La donna al tempo delle cattedrali).

I poeti medievali lodavano le qualità intellettuali e spirituali delle loro donne, oggi invece la televisione e il cinema celebrano il culto della donna oggetto. A parte questo, gia' nel 1883 lo studioso Karl Bartsch era giunto alla conclusione che “nel Medioevo le donne leggevano più degli uomini”. Forse non più degli uomini, ma certamente leggevano quanto loro. E quanto loro scrivevano: molti manoscritti portano la firma di copiste donne. In effetti “all'epoca feudale e nel Medioevo, le scuole monastiche istruiscono un po' dovunque ragazzini e ragazzine…” (op. cit.). Nei conventi femminili, da sempre luoghi di studio oltreché di preghiera, le donne avevano la possibilità di ricevere un'istruzione di livello universitario: ad esempio la religiosa Gertrude di Hefta “ci racconta, nel XIII secolo, come fosse felice di passare dal grado di ‘grammatica' a quello di ‘teologa', vale a dire che, dopo avere percorso il ciclo di studi preparatori, si apprestava a passare ad un ciclo superiore come si faceva all'università. (…) D'altra parte, constatiamo che le religiose di quel tempo… sono per lo più donne di grande cultura, donne che avrebbero potuto gareggiare per dottrina con i monaci più eruditi del tempo. La stessa Eloisa [la celebre donna amata da Abelardo - N.d.R.] sapeva, e insegnava alle sue monache, il greco e l'ebraico” (Medioevo un secolare pregiudizio).

Hildegarda: scienziata, musicista, filosofa

Fra i più grandi geni di tutto il Medioevo, accanto a santi dottori come Bernardo e Tommaso, troviamo Hildegarda di Bingen. Nata nel 1098 presso Magonza e morta nel 1179, questa sposa di Cristo non fu solo una grande intellettuale ma anche una grande musicista (i cd con le esecuzioni degli inni e delle sinfonie che ella scriveva per le sue monache ultimamente vanno a ruba nei negozi specializzati, come ha verificato chi scrive).

Come più tardi santa Caterina, Hildegarda trovava ascolto presso papi, re, imperatori: “O re”, scrisse a Federico Barbarossa riferendogli le parole che Dio le aveva rivelato in una visione, “se ti preme di vivere, ascoltami, o la mia spada ti trafiggerà”. Nelle sue tre opere principali ella descrive le visioni soprannaturali che aveva fin dall'età di tre anni: il Libro dei meriti della vita, il Libro delle opere divine (tradotto di recente per Mondadori Meridiani Classici dello Spirito) e infine lo Scivias (in italiano: “conosci”). Quest'ultima è un'opera monumentale in cui Hildegarda attraversa con uno sguardo unitario tutti gli ambiti del sapere del XII secolo, dalla teologia alla poesia fino alla musica e alla pittura (nelle miniature che accompagnano il testo ella illustra le sue visioni). “L'analisi della sua opera ha rivelato che aveva avuto prescienza della legge d'attrazione e dell'azione magnetica dei corpi, mentre le sue profezie indicanti astri immobili alla fine dei tempi sono sembrate ad alcuni scienziati l'annuncio della legge della degradazione dell'energia; nelle sue opere si è potuto discernere anche ciò che sarebbe stato oggetto di scoperte scientifiche cinquecento anni dopo la sua morte: il sole al centro del ‘firmamento’, la circolazione del sangue ecc.” (La donna al tempo delle cattedrali).

L'emarginazione della donna inizia con l'Umanesimo

Insomma, sembra proprio che questa Cristina di Pisano “molto critica con la misoginia dei suoi tempi” non sia stata affatto la prima donna letterata del Medioevo, come pretende Le Goff. Pure la “misoginia” è un tratto caratteristico non della cultura medievale bensì della cultura che stava emergendo proprio nel secolo di Cristina: l'Umanesimo. Qualunque studente del liceo classico sa che nella società greca e romana le donne avevano un ruolo del tutto marginale. La cultura classica non ha mai prodotto una grande letteratura d'amore (con l'eccezione della poesia di Saffo e delle riflessioni di Platone sull'eros, entrambi a sfondo omosessuale). Nella letteratura cortese si parla di cavalieri che venerano la donna amata come “suzeraine”, ovvero “regina” in lingua d'Oil. Ebbene gli autori classici insegnavano agli umanisti a non venerare più la donna ma lo Stato. In Francia anche le regine vere e proprie iniziano a contare sempre meno, fin quando “a partire dal XVII secolo, la regina scompare letteralmente di scena a vantaggio della favorita [l'amante del re - N.d.R.]. (…) E quando l'ultima regina di Francia, volle riprendere una particella di potere, ebbe di che pentirsene, infatti si chiamava Maria Antonietta (è solo giusto aggiungere che l'ultima favorita, la Du Barry, raggiungerà sul patibolo l'ultima regina)” (Medioevo un secolare pregiudizio).

Non si è mai notato a sufficienza come, nell'età moderna, l'affermazione dello Stato assoluto e l'esclusione della donna dalla vita intellettuale e politica abbiano viaggiato su binari paralleli. La Pernoud individua la causa efficiente di entrambi questi fenomeni nella riscoperta umanistica del diritto romano, che è “il diritto di coloro che vogliono affermare un'autorità statale centrale” e “il diritto del pater familias”. Conformandosi al diritto romano, le legislazioni dei paesi europei tenderanno a “confinare la donna in quello che è stato, in tutti i tempi, il suo campo privilegiato: la cura della casa e l'educazione dei figli, finché le sarà tolto anche questo, a norma di legge. Infatti, si noti bene, è con il codice napoleonico che la donna non è più padrona neppure dei propri beni e svolge in casa propria solo un ruolo subalterno” (op. cit.).

Al declino femminile diede un contributo fondamentale anche la Riforma protestante. Martin Lutero vietava alle donne di operare al di fuori dell'ambito delimitato dalle tre “K”: Kirche, Kinder, Küche (chiesa, bambini, cucina). Quelle che provavano ad infrangere questo divieto, finivano braccate come “streghe” (Lutero gettava benzina sul fuoco della superstizione anti-stregonesca). Nello stesso periodo il raffinato umanista Erasmo da Rotterdam, nel celeberrimo Elogio della pazzia, definiva la donna “un animale inetto e stolto”. Le prove di questa nuova temperie culturale misogina, durata fino alla fine del diciannovesimo secolo, sono troppo numerose per citarle in questa sede. Per fare un solo esempio, Giacomo Leopardi non si è vergognato di scrivere che la donna “dell'uomo al tutto da natura è minor” e che nelle sue “anguste fronti” la donna non può contenere gli stessi alti pensieri dell'uomo. “Che se più molli \ e più tenui le membra, essa la mente \ men capace e men forte anco riceve” (dal canto Aspasia). Mentre il poeta dell'era positivista per le donne non aveva che parole di disprezzo, invece il poeta dell'era cristiana per le donne non aveva che parole di ammirazione: “Tanto gentile e tanto onesta pare \ la donna mia quand'ella altrui saluta, \ ch'ogne lingua deven tremando muta \ e li occhi no l'ardiscon di guardare (…) e par che sia cosa venuta \ da cielo in terra a miracol mostrare” (Dante nella Vita Nova). Che abisso separa Aspasia da Beatrice! Negli occhi di Aspasia Leopardi aveva visto il riflesso dell'infinito, una promessa di felicità eterna. Ma quando si era avvicinato alla donna, il riflesso era scomparso: allora si convinse che l'infinito era un inganno, che l'amore era una illusione, che la donna era solo fonte di delusione. Molti secoli prima Dante vide la stessa promessa negli occhi di Beatrice. Ma Beatrice non lo deluse affatto. Nell'ultima cantica della Divina Commedia è Beatrice a condurre Dante fino al cospetto di Dio. Dante ci insegna che non si può adorare la donna senza adorare Dio. L'odio di Leopardi per la donna nasce proprio dalla sua mancanza di fede in quel Dio che solo può compiere la promessa contenuta negli occhi della donna.

Insomma, anche Leopardi ci insegna qualcosa di importante: che il declino della fede cristiana è causa del declino femminile e della misoginia affermatasi dopo la fine del Medioevo. Quando tutti gli uomini credevano in Dio, e nella Madre di Dio, rispettavano le donne. Da quando Dio è stato dato per morto, è morta pure la dignità della donna. Ridotta oggi ad essere carne da pornografia.

http://www.storialibera.it/attualita/do ... hp?id=2740




Regine Pernoud è stata una medievista francese attivissima negli anni 70-80. Femminista sui generis, con la sua opera storiografica, sfata il dogma femminista della "donna schiava" medievale,andando a riscoprire le donne di quei secoli e il loro valore attivo e fondamentale in quei tempi

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #1 il: Agosto 25, 2010, 22:09:35 pm »
Sul medio evo se ne son dette di stronzate.

Offline jorek

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #2 il: Agosto 27, 2010, 00:00:51 am »
per altro,aggiungo io,che la donne fossero considerate indipendenti e non subordiante all'uomo basti pensare al Decameron di Boccaccio: quest'opera fu infatti una delle piu grandi opere di "marketing editoriale" del medioevo e lostesso autore disse che l'obbiettivo di questa azione commerciale erano proprio le donne.
Evidentemente l'autore dava per scontato che:
1)le donne sapevano leggere e presumibilmente scrivere
2)le donne avevano del denaro proprio per comprarsi un manoscritto (che costava tanto)
3)le donne avevano la licenza di leggere narrativa acontenuto "piccante" e goliardico.

E visto che quest'opera ebbe un successo roboante in Italia come in Europa di donne con queste facolta ce ne dovevano essere parecchie

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #3 il: Agosto 28, 2010, 01:54:04 am »
Piu' che altro difende il Medioevo contro l'Umanesimo e i cambiamenti successivi perche' intenta a difendere il Cristianesimo: e per farlo presenta una versione quasi da parodia di quel tempo.
Femminismo e Cristianesimo sono difficilmente conciliabili, anche se c'e' chi tenta questa operazione.
Poi c'e' anche chi tenta di far passare il Corano per un testo a favore dell'emancipazione femminile.
Credo che il giudizio di Le Goff su di lei sia appropriato.
ciao

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #4 il: Agosto 28, 2010, 11:34:10 am »
Femminismo e Cristianesimo sono difficilmente conciliabili, anche se c'e' chi tenta questa operazione.
Mi sa che non hai mai letto Il Messaggero di Sant'Antonio e Madre...

Offline mik

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #5 il: Agosto 28, 2010, 11:44:10 am »
Mi sa che non hai mai letto Il Messaggero di Sant'Antonio e Madre...
No, confesso di non averlo mai letto, e continuero' pervicacemente nell'errore non leggendolo.
Gia' solo dal titolo e' tutto un programma.
ciao

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #6 il: Agosto 28, 2010, 12:05:16 pm »
No, confesso di non averlo mai letto, e continuero' pervicacemente nell'errore non leggendolo.
Gia' solo dal titolo e' tutto un programma.
ciao
Sono due riviste cattoliche: http://www.santantonio.org/portale/home.asphttp://www.rivistamadre.it/

Offline jorek

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #7 il: Agosto 28, 2010, 12:32:49 pm »
Piu' che altro difende il Medioevo contro l'Umanesimo e i cambiamenti successivi perche' intenta a difendere il Cristianesimo: e per farlo presenta una versione quasi da parodia di quel tempo.
Femminismo e Cristianesimo sono difficilmente conciliabili, anche se c'e' chi tenta questa operazione.
Poi c'e' anche chi tenta di far passare il Corano per un testo a favore dell'emancipazione femminile.
Credo che il giudizio di Le Goff su di lei sia appropriato.
ciao

Questa signora è vero che difende il medioevo a spada tratta,ma presenta anche documentazioni importanti e verosimili( tant'è che molti suopi libri sono tranqiuillamente accettati pure a livello accademico). Dopotutto noi abbiamo un idea distorta di quel tempo a causa del martellamento ideologico degli umanisti del 400 prima, e degli illuministi poi....Poi le goff a livello storiografico, di cazzate ne ha scritte un po pure lui....

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #8 il: Agosto 28, 2010, 14:03:03 pm »
Questa signora è vero che difende il medioevo a spada tratta,ma presenta anche documentazioni importanti e verosimili( tant'è che molti suopi libri sono tranqiuillamente accettati pure a livello accademico). Dopotutto noi abbiamo un idea distorta di quel tempo a causa del martellamento ideologico degli umanisti del 400 prima, e degli illuministi poi....Poi le goff a livello storiografico, di cazzate ne ha scritte un po pure lui....
Tutte le societa' tendono a dare un'immagine distorta di se'(in senso troppo positivo) e del passato(spesso in senso negativo).
Vedere i lati negativi del presente (moltissimi) non necessariamente deve portare ad assumere posizioni reazionarie di esaltazione dei tempi antichi:questo vale anche per quegli aspetti positivi che indubbiamente c'erano e che la societa' moderna ha abbandonato; ancor di piu' cio' vale quando si tenta di falsare completamente un'epoca del passato partendo dall'interpretazione distorta o generalizzata di alcuni elementi.

La societa' medievale e' stata la societa' cristiana per autonomasia:logico, per alcuni credenti, volerla difendere a qualsiasi costo contrapponendola a societa' piu' distaccate dalla religiosita'.
A questo aggiungi che e' anche obiettivo del femminismo una distorsione in tal senso:da una parte la storia come sopraffazione dell'uomo sulla donna(e poco piu' di questo),come genocidio contro il genere femminile (un evidente meccanismo di proiezione:le uniche a cui io abbia mai sentito fare discorsi auspicanti l'estinzione dell'altro sesso sono state alcuni gruppi di femministe),dall'altra una progressiva riduzione (sia spaziale che temporale) del patriarcato, volta a descriverlo come uno sfortunato e limitato incidente della storia, una deviazione dalla giusta via delle societa' "egalitarie"(cioe' delle societa' a gestione e centralita' femminile che la maggior parte di loro auspica).
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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #9 il: Agosto 28, 2010, 14:12:32 pm »
Veramente il cristianesimo si è diffuso maggiormente nella popolazione europea durante l'era moderna, dal XVI xecolo in poi. Nel medio evo solo il clero e alcuni personaggi colti erano più o meno cristiani mentre negli strati medi, mediobassi e bassi della popolazione predominavano credenze "pagane" miste a superstizioni varie.

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #10 il: Agosto 28, 2010, 14:38:56 pm »
Veramente il cristianesimo si è diffuso maggiormente nella popolazione europea durante l'era moderna, dal XVI xecolo in poi. Nel medio evo solo il clero e alcuni personaggi colti erano più o meno cristiani mentre negli strati medi, mediobassi e bassi della popolazione predominavano credenze "pagane" miste a superstizioni varie.
Credenze pagane nascoste sotto culti cristiani sono sempre state comuni (il Natale non cade per caso in prossimita' del solstizio d'inverno), ma che la fede permeasse quella civilta' e' difficilmente negabile:la potenza temporale della Chiesa ha conosciuto non a caso in quell'epoca il suo apice e si fondava sull'influenza fortissima sui popoli europei, che poi ha gradatamente perso.
Se poi ti riferisci all'Inquisizione (che ha avuto il suo massimo "splendore" proprio dopo il Concilio di Trento), io lo leggerei piuttosto come colpi di coda di una visione avviatasi ad un lento(e lungo) declino:certo persone credenti erano ancora molto numerose-questo ancora fino a non molti decenni fa, ma la "storia" da quel momento ha preso decisamente un'altra direzione.

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #11 il: Agosto 28, 2010, 14:51:21 pm »
L'Inquisizione è un fenomeno controverso. Se in apparenza sembra reazionario ci sono storici che invece lo vedono come una delle prime spinte volte alla nascita dello stato nazionale e quindi come un fenomeno che spingeva in avanti. Non bisogna dimenticare che a quei tempi la nobiltà era "democratica" nel senso che disponeva in molti paesi di assemblee in cui votava per controbilanciare il potere dei sovrani, e in alcuni casi, come in Germania, li eleggeva addirittura.
Invece la giovane borghesia europea stringeva sempre più alleanze con i monarchi spingedo verso la monarchia assoluta. L'Inquisizione fu una politica volta ad "omogeneizzare" la popolazione per creare il terreno idoneo all'avvento degli stati nazionali.
E sempre la borghesia ha iniziato a fare sua la religione cristiana nella sua opera di moralizzazione volta a preparare le persone comuni all'economia di mercato. Le forme più forti del cristianesimo sono di derivazione borghese, come il puritanesimo per esempio.
Si tratta ovviamente di spinte attuate in maniera inconsapevole e con vari tentativi che hanno preso la strada che hanno preso perché l'evoluzione delal società europea andava in quella direzione.
Ma io credo che il massimo "splendore" del cristianesimo si sia avuto tra il XVIII e il XIX secolo.

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #12 il: Agosto 28, 2010, 15:17:59 pm »
L'Inquisizione è un fenomeno controverso. Se in apparenza sembra reazionario ci sono storici che invece lo vedono come una delle prime spinte volte alla nascita dello stato nazionale e quindi come un fenomeno che spingeva in avanti. Non bisogna dimenticare che a quei tempi la nobiltà era "democratica" nel senso che disponeva in molti paesi di assemblee in cui votava per controbilanciare il potere dei sovrani, e in alcuni casi, come in Germania, li eleggeva addirittura.
Invece la giovane borghesia europea stringeva sempre più alleanze con i monarchi spingedo verso la monarchia assoluta. L'Inquisizione fu una politica volta ad "omogeneizzare" la popolazione per creare il terreno idoneo all'avvento degli stati nazionali.
E sempre la borghesia ha iniziato a fare sua la religione cristiana nella sua opera di moralizzazione volta a preparare le persone comuni all'economia di mercato. Le forme più forti del cristianesimo sono di derivazione borghese, come il puritanesimo per esempio.
Si tratta ovviamente di spinte attuate in maniera inconsapevole e con vari tentativi che hanno preso la strada che hanno preso perché l'evoluzione delal società europea andava in quella direzione.
Ma io credo che il massimo "splendore" del cristianesimo si sia avuto tra il XVIII e il XIX secolo.
Diciamo che la nobilta' era" democratica" nel senso che voleva mantenere democraticamente al suo interno poteri e privilegi.
Vera e' l'alleanza dei borghesi con le monarchie e vera altresi' l'importanza della religione(Lutero e soprattutto Calvino):il capitalismo e' nato anche grazie alla religione e l'ha usata: ma come scriveva Pasolini 40 anni fa(riferendosi al caso italiano) non ha piu' alcun interesse a mantenere la vecchia alleanza.
Sul carattere non reazionario dell'Inquisizione nutro fortissimi dubbi, ma naturalmente la storia e' interpretazione(anni fa l'allora cardinale Ratzinger lo defini' un atto d'amore:tutto dipende da cosa si definisce come amore)
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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #13 il: Agosto 29, 2010, 21:24:33 pm »
Sul carattere non reazionario dell'Inquisizione nutro fortissimi dubbi, ma naturalmente la storia e' interpretazione(anni fa l'allora cardinale Ratzinger lo defini' un atto d'amore:tutto dipende da cosa si definisce come amore)
Non è questione di interpretazione ma di eventi. L'Inquisizione, al contrario di quanto comunemente si ritiene, era un fenomeno essenzialmente laico, portato avanti dallo stato non dalla chiesa. La chiesa si limitava a mettere all'indice i libri non di più, ma tutto il "lavoro" e la direzione politica era competenza del "potere secolare".

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Re: La donna nel Medioevo
« Risposta #14 il: Agosto 29, 2010, 23:25:06 pm »
Non è questione di interpretazione ma di eventi. L'Inquisizione, al contrario di quanto comunemente si ritiene, era un fenomeno essenzialmente laico, portato avanti dallo stato non dalla chiesa. La chiesa si limitava a mettere all'indice i libri non di più, ma tutto il "lavoro" e la direzione politica era competenza del "potere secolare".
Ma istituite con autorizzazione dei pontefici e ufficialmente tribunali ecclesiastici.
poi, se intendi che agivano per scopi politici, tipo l'Inquisizione spagnola, si'.
ciao