I padri non sono genitori di serie B
Tiberio TimperiGiornalista e conduttore tv, porta avanti una battaglia pubblica (e privata) affinché i padri separati abbiano davvero diritto alla cura dei figli.
Lei è uno dei padri separati celebri che, come il portiere del Brescia Matteo Sereni, hanno messo la faccia per il ‘diritto ai figli’: perché?
Perché ci sono tante altre persone, che non hanno la mia visibilità, che non hanno le mie risorse economiche, e si trovano in mezzo a una strada a causa di un sistema culturale, che in caso di separazione privilegia e le donne rispetto agli uomini.
Lei è separato e ha l’affidamento congiunto di suo figlio: ha difficoltà a vederlo?
Sono titolare di un provvedimento di affido condiviso ben fatto e illuminato, che però a volte non è stato interpretato a favore di mio figlio. Ma preferisco non parlare della mia vicenda personale.
Parliamo in generale, allora: quali sono i problemi più diffusi con l’affido condiviso?
Se ci sono conflitti, le madri possono facilmente ostacolare il rapporto con il padre. Basta un certificato medico o non rispondere al telefono. Ricordo che le sanzioni giuridiche per inosservanza al provvedimento del giudice sono irrisorie: 103 euro di multa.
Be’,questo vale per entrambi i genitori...
In Italia l’affidamento condiviso ormai viene concesso per il 90% dei casi. Però poi, all’interno del condiviso, il 95% dei “collocamenti” è fatto in modo tale che il bimbo abiti con la mamma.
Lei ha mai vissuto con suo figlio?
Ci vivo, ma grazie a un provvedimento del giudice. È giusto secondo lei che un padre per stare con il figlio abbia bisogno del provvedimento del giudice?
Sta dicendo che la legge sull’affido condiviso non funziona?
È uno “stato d’animo”, funziona solo se c’è buon senso da ambo le parti. Ma in caso di separazione giudiziale non è assolutamente applicabile. Le mamme sanno che il 99,9% delle volte il figlio verrà “collocato” presso di loro. E molto spesso lo usano come una clava.
Insomma, secondo lei è una legge ipocrita...
È una legge nobile applicata in maniera ipocrita. Concretamente ha peggiorato le cose. Quando un genitore non è d’accordo con l’altro su scelte fondamentali, per esempio se mandare il figlio in una scuola pubblica o privata, deve rivolgersi all’avvocato. E questo significa soldi, soldi, soldi. E provvedimenti d’urgenza, istanze al giudice. Di fatto si favorisce solo la lobby degli avvocati.
Eppure in Europa la norma è l’affidamento congiunto e sembra funzionare benissimo.
Nei Paesi Bassi per il genitore collocatario che ostacola il rapporto con l’altro genitore – e non parlo volutamente di ‘padre’ o ‘madre’ – è previsto l’arresto. In Italia rischia 103 euro. Vogliamo mettere 100mila euro? Vogliamo mettere l’arresto? Vogliamo vedere che poi tutto fila meglio?
Basterebbe?
Aiuterebbe. Poi bisogna iniziare a non trattare i padri come genitori di serie B. In questo Paese quando sei un papà e vai da un avvocato per chiedere l’affido di tuo figlio, ti rispondono: “Lascia stare, è impossibile”. Se ti dicono così – e te lo dicono – vuol dire che la legge non è uguale per tutti. È più uguale per la mamma.
In effetti c’è ancora un grande pregiudizio su questo: “La mamma è sempre la mamma”...
Non c’è un pregiudizio, c’è un Everest, un Himalaya, un universo di pregiudizi! Mi spieghi perché io a Roma ho dovuto creare una casa alloggio per padri separati, con la benedizione e l’aiuto fattivo dell’Assessora alle Politiche sociali Sveva Belviso, mentre non ci sono case di accoglienza per madri separate?
Perché?
Perché la donna è iper tutelata. La donna in Italia ha subito mille violenze, mille soprusi, mille angherie. Ma non ci possiamo sdebitare solo al momento del divorzio. Non ci possiamo dimenticare del femminismo una volta che si va davanti a un giudice per la separazione.
Spesso separazione vuol dire anche problemi economici...
Sì, perché le madri hanno l’affidamento del figlio 9,9 volte su dieci. E con il bambino la casa. Così il povero cristo che ha lavorato una vita, si trova in una botta sola senza un figlio, senza una casa e con lo stipendio che prima bastava per un nucleo familiare, che deve bastare per due. Magari con il mutuo. Ci sono madri parassite: non è carino dirlo, non sono tutte così, ma questa è una parte della realtà che nessun vuol vedere.
Ma la cattiva gestione dei figli non dipende anche dal fatto che in Italia abbiamo una pessima cultura, da parte di tutti? I bimbi spesso vengono usati come arma di ricatto.
I figli sono un’arma di ricatto solo per chi sa di averli già in mano, cioè in Italia la madre.
In concreto come dovrebbe cambiare la legge, secondo lei?
Il condiviso va concesso solo se non c’è conflittualità. Se c’è, il giudice deve valutare chi è aggredito e chi aggredisce, devono essere fatte delle perizie psichiatriche serie. E poi si deve decidere senza pregiudizi, iniziare ad affidare i bambini anche ai padri.
Secondo lei si tratta di prendere atto di cambiamenti sociali?
Sì, il muro di Berlino è caduto, i papà cambiano i pannolini, ma per un certo orientamento culturale sono genitori di serie B. Sottili come un bancomat: devono solo pagare. Dopo l’aborto, dopo divorzio, oggi c’è un’altra grande battaglia sociale: quella per la giusta separazione. Io ci metto la faccia e il cuore perché le cose devono cambiare.
Elena Tebano
elena.tebano@rcs.it
La vita in 5 date
1964
Nasce a Roma, il 19 ottobre
1977
Fa il suo primo programma in una radio privata locale.
1983
Inizia la sua carriera a Radio Rai, dove conduce per 4 anni la trasmissione “Hit Parade”.
1987
Passa a lavorare a Telemontecarlo e conduce l’edizione del Tg delle 20, fino al 1991, quando si trasferisce all’allora Fininvest. Poi dopo sei anni torna in Rai. Attualmente conduce “Mattina in Famiglia” con Miriam Leone su Raiuno.
2004
Nasce suo figlio Daniele.