http://jonathanx.altervista.org/leggenda/leggenda_frameset.htmlLa prostituzione e i media.
Se il cittadino italiano si è fatto un'idea molto parziale (per non dire errata) della prostituzione in questo paese, soprattutto di quella straniera, la colpa non è solo di Don Benzi.
La colpa è anche, e forse soprattutto, di coloro che dovrebbero essere deputati ad informare correttamente il pubblico e a verificare le informazioni prima di darle: i giornalisti.
Per chi ha approfondito la questione, vedere ed ascoltare certe trasmissioni, leggere certi articoli è una cosa veramente deprimente ...
Gli esempi al proposito sarebbero innumerevoli, basta accendere la televisione o aprire un giornale per trovarsi ad ascoltare delle "perle" che fanno rizzare i capelli.
Il Censis stima che in Italia ci siano 28.000 prostitute straniere?
Bene, il giornalista di turno potrà magari diligentemente procurarsi quel dato ma state pur certi che il relativo servizio del telegiornale verrà presentato come "In Italia ci sono 28.000 prostitute schiave!". (TG3, una sera di settembre 2002)
Credo che valga la pena riportare, per chi non ne fosse ancora convinto, almeno un esempio concreto di giornalismo di bassissima lega, che però è purtroppo assolutamente tipico del conformismo menzognero dei media italiani quando si tratta di parlare di prostituzione.
Ed è assolutamente tipico dei danni che la propaganda di Don Benzi ha fatto in Italia.
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Questa è la cronaca di una trasmissione televisiva: Giovedi 26 settembre 2002, Rai 3, ore 23.20, "C'era una volta".
Avevo già visto, su altri argomenti a carattere sessuale, alcune puntate di "C'era una volta" e proprio per questo ero piuttosto perplesso (per usare un eufemismo) sulla correttezza di ciò che sarebbe stato mostrato.
La, chiamiamola così, "inchiesta" si intitola "Marciapiede" e consta in interviste a prostitute e prostituti.
Già in apertura un baffuto giornalista, suppongo uno dei responsabili della trasmissione, esordisce con un poco promettente "con questa inchiesta abbiamo ottenuto un quadro INQUIETANTE dei clienti delle prostitute".
"Cominciamo bene ...", penso.
Le prime immagini sono già rivelatrici del "taglio" che verrà dato alla trasmissione: in barba a qualunque criterio di "proporzionalità numerica maschi/femmine" in rapporto alla realtà del mercato della prostituzione, si parte con ... prostituti maschi!
Nulla di male in sè, beninteso, ma qui è evidentissimo l'intento di "mostrare le cose più sconce" (secondo una certa mentalità ...), ovvero travestiti effeminati e mal rasati che parlano di rapporti omosessuali a pagamento!
Il tutto con l'evidente obiettivo di "schifare lo spettatore".
Se non c'è nulla di male nella prostituzione omosessuale, c'è invece molto di male nella malafede di certi giornalisti ...
Si va avanti con alcuni minuti di interviste (50% ai travestiti, 50% a prostitute donne).
Le prostitute donne sono:
1) un'anziana sudamericana, l'unica ripresa in volto, che si esprime acidamente nei confronti dei clienti
2) una giovane ragazza africana, ex prostituta ora in un "programma di recupero", con la sua storia di schiavitù "stile Don Benzi"
3) una giovane ragazza albanese, ex prostituta ora in un "programma di recupero", con la sua storia di schiavitù "stile Don Benzi"
Non posso fare a meno di notare che quando certi giornalisti vogliono trovare storie "alla Don Benzi" non possono far altro che cercare albanesi e nigeriane, le due sole categorie etniche dove, secondo gli studi sociologici fatti, la schiavitù è più frequente.
E adesso ... tenetevi forte!
Altra scena.
Il giornalista di turno, in auto con telecamera nascosta, fingendosi un cliente avvicina in strada una giovane prostituta di razza bianca.
La ragazza sale.
Ha vent'anni ed è di nazionalità russa, risponde alla domanda del giornalista.
Il giornalista le chiede se possono parlare un pò.
Lei, comprensibilmente, è un pò sorpresa e un pò seccata, ma accetta.
Ovviamente si preoccupa di chiarire che i soldi li vuole comunque e prima di iniziare, si tratti di "parlare o scopare".
"Questa sembra un'intervista normale, non preparata o tendenziosa" - mi dico - "Quella ragazza si comporta proprio nel modo un pò freddo e deciso della maggior parte delle prostitute di strada che vengono dall'Europa dell'Est. Vediamo cosa accade ..."
Riporto qui nelle sue parti principali il seguito del dialogo, che non sono in grado di trascrivere sempre in modo testuale ma che è assolutamente fedele a ciò che che è stato detto.
Domanda chiave del giornalista-cliente: "Perchè sei venuta in Italia?"
"Per lavorare."
"Che tipo di lavoro?"
"Questo!"
"A prostituirti?"
"Certo."
E il giornalista (con evidente sconcerto nella voce): "Ma ... ma ... vuoi dire che quando sei venuta in Italia SAPEVI che saresti venuta a prostituirti?"
"Certo."
"Ma, sai ... in televisione si sente spesso dire che venite qui con l'inganno, che non sapete di venire a fare questo lavoro, che siete costrette a farlo ..."
"Ah, la televisione!" - risponde la ragazza con tono leggermente beffardo - "Ma quella è tutta 'RECLAME'!"
"Ma ... vuoi dire che hai scelto tu di fare questo lavoro?"
"Certo."
"Ma come ti va? Sei contenta?"
"Beh, insomma ..."
"Come? C'è qualcosa che non va?" (si capisce benissimo, dal tono della voce, che il giornalista spera che lei risponda che la sua vita è uno schifo, che prostituirsi le fa schifo, magari confessare improvvisamente che è veramente schiavizzata, ecc. ecc.)
"C'è poco lavoro."
"Poco lavoro? Il problema è che c'è poco lavoro?"
"Si. Oggi poco lavoro, pochi clienti ..."
"E non vorresti fare un altro lavoro, cambiare vita, magari sposarti, magari con un italiano?"
"No, è presto per cambiare. E non voglio sposarmi."
"Non vuoi sposarti con un italiano?" (si capisce benissimo che il giornalista spera che lei risponda: "No, gli italiani non mi piacciono", così potrebbe sottintendere "Visto? I CLIENTI italiani sono persone che fanno schifo, lo dicono le prostitute!")
"Non è questione di italiano o non italiano, adesso non voglio sposarmi!"
"Ma dei clienti che ne pensi?"
"E che vuoi che ne pensi? E' lavoro ..."
"Perciò non te ne importa niente dei clienti?"
"Ma che vuoi dire? Di cosa mi dovrebbe importare, io lavoro ..." (il tono è visibilmente irritato, probabilmente si sta facendo domande sull'intelligenza dell'interlocutore ...)
"Ma se tu volessi smettere, potresti?"
La ragazza lo guarda sconcertata ed il tono della sua voce è ancora più sconcertato:
"Certo che potrei! Se non posso decidere IO di smettere, chi altri dovrebbe farlo?"
Tombola!, mi dico.
Sospiro di sollievo: almeno una volta tanto, UNA VOLTA SU MILLE, si mostrano le cose come sono realmente!
Illuso, il sospiro mi si strozza in gola ...
L'"intervista" finisce praticamente qui, la scena si oscura e appare sullo schermo nero una scritta che dice, più o meno: "La grande maggioranza delle prostitute russe in Italia è costretta a farlo e non può dirlo perchè è sottoposta a minacce."
Ed il programma prosegue tornando alle interviste dei travestiti.
RIMANGO SCHIFATO.
Assolutamente e completamente schifato.
Chiunque abbia visto quella intervista alla prostituta russa ha visto benissimo la sincerità evidente con la quale la ragazza ha risposto, senza esitazione e con una certa irritazione per domande che riteneva certamente "strane" (e forse anche piuttosto stupide ...).
Ma il giornalista di turno, vista la mala parata, non ha esitato a cercare di smentire ciò che la prostituta ha detto, utilizzando la solita affermazione "alla Don Benzi".
Guarda caso, ci sarà nel corso del programma solo un'ulteriore intervista ad una prostituta avvicinata in strada.
E in questo caso il giornalista (se così è degno di essere chiamato ...) si assicurerà di intervistare ... una nigeriana.
La quale gli dirà che è venuta in Italia senza sapere di doversi prostituire e che continua a farlo per poter pagare il debito di 75 milioni che ha contratto con i suoi "protettori", dopo di che cercherà di rimanere in Italia a fare un altro lavoro.
Tutto verissimo, non ne dubito.
Ma la domanda che "sorge spontanea" è:
come mai se una prostituta di strada dice di ESSERE COSTRETTA (o essere stata costretta) a prostituirsi LE SI CREDE SEMPRE SUBITO, pur sapendo che ci sono ottime ragioni (la concessione del permesso di soggiorno, la paura di essere male giudicata) per le quali potrebbe mentire, mentre se dice di NON ESSERE COSTRETTA, al contrario, NON LE SI CREDE MAI, pur in presenza di numerose e concordanti inchieste sociologiche che confermano la ridottissima percentuale di schiave?
E perchè si prende sempre il caso di una prostituta schiavizzata per affermare che TUTTE sono schiave?
Il mio disgusto verso questo tipo di giornalismo non è sensibilmente mitigato neppure dalle condivisibili frasi finali che appaiono sullo schermo, una (di non so quale anonimo) che afferma che se la prostituzione è ineliminabile è lo schiavismo ad essere il vero scandalo che occorre estirpare (concetti sacrosanti ...) e l'altra di Pasolini, una bella frase sulle prostitute che non hanno altra colpa che fare l'amore "anche per gli altri".
Ma un simile programma (non è certo il caso di chiamarlo "inchiesta"!) è indegno di qualsiasi giornalista che si ritenga tale.
A maggior ragione quando viene presentato, come è stato fatto, come "uno spaccato della realtà dei clienti delle prostitute"!
Non c'è stata una sola intervista ad un cliente, NON UNA SOLA!
Almeno Maria Cuffaro per Sciuscià aveva fatto un'inchiesta più che decente e tutto sommato realistica sulla prostituzione (intitolata "La scelta") ed era andata anche ad intervistare qualche cliente!
E da quelle interviste venivano fuori (ovviamente ...) persone normalissime, che andavano con prostitute non per oscuri e deprecabili motivi come "esercitare con il denaro il proprio potere su una donna" (ridicola fissazione degli psicologi!) ma per il semplice fatto che fare sesso con belle ragazze, sia pure a pagamento, una diversa ogni sera se lo si vuole e senza complicazioni emotivo/sentimentali è una cosa che molti trovano divertente, naturale ed appagante (dal puro punto di vista della soddisfazione sessuale, è ovvio che nessun cliente con la testa sulle spalle pretenderà il "sentimento" o il "desiderio altrui" nel sesso a pagamento)!
Qui no: il cliente viene raccontato solo da tre o quattro prostitute e due di loro sono ex-prostitute che aderiscono al programma di protezione, quindi probabilmente provenienti dalle storie peggiori che si possano avere, violenze e tutto il resto, e certamente non portate a parlare bene delle proprie passate esperienze, aspetto "clienti" compreso.
A proposito: nel programma è stato detto che sono duecento le prostitute che hanno sfruttato il programma governativo di protezione sociale per "uscire dalla prostituzione".
Mi sembrano proprio pochine, per chi vuole credere all'esistenza di decine di migliaia di prostitute schiavizzate ...
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Un esempio di "copiatura con stravolgimento".
Che i giornalisti che si occupano di prostituzione copino pappagallescamente le notizie ed i dati, senza mai andare a verificarli, è cosa evidente.
Esistono anche casi nei quali copiano ed "adattano" quanto copiato alle loro personali convinzioni, stravolgendo il senso della fonte originale.
Guardate qui:
http://www.donnanews.it/articoli/details.php?ID=1545E' una "rielaborazione" (sarebbe più onesto dire "copiatura parziale probabilmente non autorizzata" ...) dell'articolo di Orighi, apparso su "La Stampa", che io riporto in La prostituzione in Spagna.
Il tutto, però, stravolgendo in senso anti-regolamentista l'articolo malandrinamente e maldestramente scopiazzato!
Cosa possa giustificare la signora Bottini nella sua affermazione che in Spagna "il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione è ben lontano dall’essere arginato" ce lo dovrebbe spiegare lei, anche alla luce delle valutazioni che fanno stimare il 2-3% solamente di prostitute schiave in quel paese ...
Nulla di sorprendente, comunque, il livello medio del giornalismo italiano che tratta di prostituzione lo conosciamo bene ...
E, per inciso, in quella serie di "articoli" di Anna Bottini si trovano anche altre perle, come il dire che il 20% delle prostitute in Italia è sieropositiva: la stima massima accettata "ufficialmente" (anche in ambiti istituzionali e governativi) è invece del 12% e va considerato che le sieropositive si trovano quasi esclusivamente tra le africane, che provengono da aree dove l'AIDS è endemico, fino al 30% della popolazione sessualmente attiva, e che fanno aumentare moltissimo il valore medio; tra le prostitute non africane e non tossicodipendenti la sieropositività è limitatissima, simile a quella della popolazione in generale o poco più, ovvero attorno al 2% (vedi per esempio quanto detto in
http://www.sedicinews.it/speciali/salute/salute1d.htm).
La cosa vi sorprende? Siete sempre stati convinti che le prostitute fossero in maggior parte sieropositive?
Beh, ve l'hanno fatto credere: in realtà nei paesi occidentali le prostitute di razza bianca non tossicodipendenti non sono mai state considerate una categoria ad alto rischio ed i dati disponibili lo confermano.
Per alcune considerazioni sulla questione vedi La prostituzione e l'AIDS..
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Qualche raro esempio positivo.
Di tanto in tanto, molto ma molto raramente, si trova qualche raro esempio di giornalismo obiettivo, che si rifiuta di liquidare la questione con slogan moralistici, atteggiamento conformista, giudizi precostituiti e affermazioni non provate.
E consente così a chi legge di avere non solo un quadro più corretto della realtà ma anche motivi di riflessione.
Non c'è molto in giro, di tale livello. Questi sono alcuni esempi:
http://www.ristretti.it/areestudio/donne/giudecca/scelta.htmhttp://www.cestim.org/rassegna%20stampa/02/05/15/prostituzione.htm--------------------------------------------------------------------------------
Ogni tanto, la sorpresa positiva viene da dove magari non ti aspetti:
"Porta a Porta", mercoledi 16 ottobre 2002, in una trasmissione su "vip e squillo di lusso" (e prostituzione in genere) questi temi sono stati trattati in modo tutto sommato obiettivo o, almeno, "a più voci" (la più sensata: ... Alessia Merz! E non sto scherzando, la ragazza sembra veramente avere anche cervello ...).
In un breve servizio riepilogativo sulla prostituzione in Italia, sono stati citati i dati riassuntivi risultanti dall'indagine conoscitiva della Commissione Affari Sociali della Camera: da 50.000 a 70.000 prostitute in Italia, delle quali circa 25.000 straniere, 2000 minorenni e oltre 2000 in stato di schiavitù.
Sorprendente! Sono sostanzialmente i dati corretti, non la solita tiritera "alla Don Benzi"!
Unico appunto: nè Bruno Vespa nè alcuno dei tanti ospiti (tra i quali c'erano Livia Turco e Alessandra Mussolini, che in trasmissione si sono espresse entrambe a favore di una regolamentazione della prostituzione, senza mostrare "scivolate" proibizioniste) dopo essersi giustamente espresso contro la schiavitù, si è soffermato a far notare che comunque le schiave sono solo il 10% circa sul totale delle straniere ...
In ogni caso, è stata una boccata di ossigeno mediatico.
E, per la prima volta da tanto tempo, tra gli ospiti mancava la classica voce clerical-bigotta e le voci contrarie alla prostituzione (le stesse Turco e Mussolini) dopo aver espresso la propria contrarietà "morale" si sono dimostrate orientate ad attenersi a principi laici (e non etici) quando si tratta di fare una nuova legge sulla prostituzione, che entrambe hanno detto essere necessaria.
Non oso ancora sperare che sia addirittura un'indicazione che il vento sta cambiando ...