IL CASO
L'avvento delle mamme-maitresse
così finisce la sacra famiglia italiana
Le "lupe di Arcore" avanguardia del nuovo degrado. La madre di Noemi: "Una bambina che ho allevato nella luce del Vangelo e del Signore. Lo chiama Papi perché l'abbiamo educata nel culto di Silvio". La microspia del padre di Barbara Guerra di FRANCESCO MERLO
L'avvento delle mamme-maitresse così finisce la sacra famiglia italiana Noemi con la madre
LA GRANDE novità storica sono le mamme istigatrici e complici. Non le lupe di Arcore, ma queste mamme-maitresse che investono e lucrano sul sesso delle figlie, mamme che rompono la gabbia, all'apparenza inespugnabile, dell'identità italiana, della mamma chioccia, del "son tutte belle le mamme del mondo", della sacra famiglia, vetrina dei valori della tradizione: il matrimonio possibilmente d'amore, la maternità, la dignità. Mi faceva sorridere mia madre quando a mia sorella che si truccava gli occhi diceva: "Che cosa sono tutti questi buttanesimi?". Ma chissà come avremmo reagito noi fratelli, padri e fidanzati dinanzi alla madre di Elisa che contabilizza con ingordigia: "Seimila euro, hai capito, sono dodici milioni delle vecchie lire!". È una mamma che predispone strategie quando la figlia le racconta che "lui mi vedrebbe bene a lavorare in Pubblitalia". È una mamma realista e pratica: "Se poi va male, pazienza, tanto va bene anche cosi". E forse Elisa un poco lo subisce, ma certamente alla sua mamma Berlusconi non basta mai: "Vi ha detto quando vi potrà rivedere?".
Non c'è nulla di speciale nelle lupe di Arcore, nelle escort, nelle professioniste del sesso e meno che mai nelle loro baruffe, negli insulti e nelle rivalità con le gote accese - "si ammazzerebbero tra loro" confessa Iris Berardi - che sono un classico della farsa scollacciata, un topos dei teatri di periferia dove picchiandosi, tirandosi per i capelli e contendendosi
i danari del caprone, le Filumena Marturano hanno sempre fatto sghignazzare i Lele Mora e gli Emilio Fede di turno. Ma sono al contrario specialissime le madri di Elisa, di Sara, di Noemi e di molte altre, sono mamme-mezzane che dinanzi alla prostrazione psico-fisica, che sempre accompagna i più rozzi e pesanti sapori della vita ("sono in condizione pietose") , senza pudore minimizzano ("e che sarà mai") ed esaltano solo il valore del compenso "seimila euro, hai detto niente". Qui ci sono mamme che somigliano alle "parrine", quelle che lenivano i corpi abusati nel cambio della quindicina, le acide ma benevole streghe che preparavano gli impacchi e dosavano e alternavano le tisane e il riposo allo snervamento, e intanto legavano i rotoloni di soldi con lo spago.
E i padri, che una volta erano il braccio armato dell'educazione, ora, come i fratelli, sembrano assistenti ruffiani. E c'è il signor Faggioli che istruisce la sua Barbara nell'arte d'amare: "Tu in questo momento devi fargli vedere che gli sei vicino". Ed è papà che invita Barbara Guerra a dire a Berlusconi che "mio padre, per il grande rispetto che ha nei suoi confronti" è pronto a mettere una cimice nella sede dei finiani: "digli che io ci ho le chiavi". Anche i fidanzati, che un tempo erano gelosi, oggi sono azionisti di minoranza degli amplessi altrui, come Ale che pretende che la sua Imma si guadagni 'i vestiti', cioè i soldi: "... io penso che non mi dà niente". "No? Perché no, scusa? Mi incazzo! Oh!". "Eh amore, ma che ne so. Io non faccio niente con lui...". "Eh, ma sei scema?".
Vendute dalle madri, dai padri, dai fratelli e dai fidanzati le lupe di Arcore non sono le vittime ma l'avanguardia di un degrado familiare che non esiste in nessuna parte del mondo civilizzato ed è addirittura inaudito in Italia, che è la terra della mamma Madonna, della natalità, la patria del presepe.
Non c'erano mai state, nel pur vasto catalogo nazionale, queste povere mamme sfiorite che cercano un riscatto nel corpo delle figlie offrendolo al cliente ricco e vecchio e, allo stesso tempo, al bisturi del chirurgo estetico. Non c'era ancora, nel mito mediterraneo e matriarcale della mamma italiana, la signora Anna Palumbo che incassa ventimila euro dal ragioniere di Berlusconi: "La mia Noemi - ha dichiarato ai giornali - è una bambina che ho allevato nella luce del Vangelo e del Signore". Sul viso di Noemi "ci sono almeno 17 mila euro solo di lifting", ha scritto Famiglia Cristiana: ritocchi, contraffazioni, un accanimento sull'adolescenza della figlia, sulla sua apparenza, un'educazione familiare che cerca il riscatto nella creazione di un'antropologia chirurgica, un'idea del successo fondata sui trucchi estetici e sulle foto con Berlusconi pubblicate dal manipolatore Signorini, tutti a brindare con sugar daddy, con papi, che è al tempo stesso Gozzano e Freud, la tenerezza e la pedofilia. "Mio marito frequenta minorenni" disse la signora Veronica Lario e sul settimanale "Chi?" i Letizia divennero una famiglia-escort, finto fidanzato tronista, mamma allena e papà benedice: "Mia figlia lo chiama papi perché la abbiamo educata nel culto di Silvio".
Certo, ci sono nella storia d'Italia le mamme di Bellissima, con la popolana Anna Magnani che si illude che la bellezza possa riscattare proprio tutto e prima di tutto la povertà, e ci sono i concorsi e le selezioni per miss Italia con quell'immagine odiosa della mamma che sbottona la camicetta della figlia adolescente per attirare sul seno gli sguardi lubrici della giuria. E c'è il caso, unico e terribile, e proprio per questo ricordato dalla storia, di una tredicenne ceduta a Vittorio Emaunele II "da una bruttissima mamma" che notò Carlo Dossi "prese a circolare in carrozza". E c'è l'Italia in quella madre felliniana che trascina la figlia davanti al divo inglese, "le presento la mia bambina, sa cantare, ballare, recitare ed è stata pure a Londra. Dai, dì qualcosa..." . E la ragazza: "Salve".
Ci sono insomma, nella nostra storia, le mamme disposte a tutto e magari anche ad umiliarsi ma mai a vendere le figlie e i figli, e proprio perché mamme italiane, proprio perché mamme-mammelle, perché la mamma italiana ha il fascino della fragilità e della determinazione semplice e chiara e mi vengono in mente la mamma della piccola Yara e la mamma di Sarah che, pur così diverse tra loro, trattano i giornalisti con il medesimo rigore della maternità straziata. Ci sono mamme e mogli come Marella Agnelli e come Sofia Loren e Mina e come era la stessa mamma di Berlusconi che fu l'unica cosa dolce della sua vita forsennata, o ancora - cito alla rinfusa - Luciana Castellina e Anna Craxi, Eleonora Moro, Ilary Blasi, Franca Ciampi, la Seredova Buffon, Gemma Calabresi..., signore d'Italia, padrone di casa, voci e volti antichi e moderni della tradizione della nostra civiltà femminile, donne italiane di oggi, energiche belle e nervose come Isabella Rossellini e Monica Bellucci, o riservate ed eleganti come la vedova di Enrico Berlinguer e Carla Fracci, e penso a come furono meravigliosamente mamme toste Marcella Ferrara, storica collaboratrice di Togliatti, e Palma Bucarelli, la signora dell'arte contemporanea. Non abbiamo avuto solo Filumena Marturano, la Ciociara e Anna Magnani. Le mamme italiane sono personaggi del romanzo nazionale dei sentimenti. E c'è "la mamma ignota", la mamma che ancora una volta è stata cantata a Sanremo, la mamma che sogna la laurea, un genero, i nipoti e diffida delle scuole di recitazione perché pensa, all'antica, che "femmina che muove l'anca / o è puttana o poco ci manca" che è certo un proverbio reazionario ma era una difesa contro questa smania di vendersi, contro i concorsi per "miss maglietta bagnata", contro le selezioni per diventare veline che - va detto chiaro - non è un mestiere. Non ci vuole il metodo Stanislavskij per trasformarsi in eccellenze del tacere agitando i fianchi, campionesse di velocità nel cambio degli stivali e dei pantaloncini corti, non è necessario frequentare l'Actor's Studio per formare corpi senza erotismo, fantasmi televisivi, lolite smaterializzate e desessualizzate, il sesso senza eros, il ballo senza sapori. Eppure la professione di velina eccita queste nuove mamme italiane, perché appunto basta la "bella presenza" e nient'altro, come ha dimostrato a Sanremo Elisabetta Canalis.
Ma forse per capire il degrado e la corruzione della famiglia italiana bisogna per contrasto aver visto in tv quell'intervista rubata al papà di Ruby, al venditore ambulante marocchino e musulmano. Sdentato, malvestito, povero ma non corrotto come i padri e le madri delle lupe italiane, ha tentato di cacciare i giornalisti urlando in dialetto sicilian-marocchino: "Itivinni, itivinni". E quando gli hanno detto che Ruby lo accusava di averla picchiata perché era diventata cattolica: "Ma quali botte. Ma quale cattolica. Quella di televisione si era ammalata".
(07 marzo 2011)
http://www.repubblica.it/politica/2011/03/07/news/mamme_maitresse-13273980/